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Autore: Little_Lotte    31/07/2015    4 recensioni
" La mia vita è sempre stata scandita dalla musica.
Andante... Adagio... Allegro moderato...
Una vita costantemente vissuta all'insegna delle melodie tessute dalla mia cetra."
[Gli ultimi pensieri di Mime di Asgard, durante gli ultimi istanti della sua vita.]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mime / Mime
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La mia vita è sempre stata scandita dalla musica.

Andante... Adagio... Allegro moderato...

Una vita costantemente vissuta all'insegna delle melodie tessute dalla mia cetra.

Ho sempre pensato che persino la mia morte sarebbe stata segnata da quella stessa musica, che quando sarei morto avrei udito il dolce e triste suono del mio Requiem; non credevo, tuttavia, che quel momento sarebbe sopraggiunto tanto presto.

Soccombo al potere di un cavaliere troppo forte, molto più di qualsiasi altro nemico da me incontrato in battaglia.

A lui vanno i miei ultimi pensieri, le mie ultime speranze: la speranza che Asgard diventi un luogo migliore, dove la guerra non sarà altro che un brutto e lontano ricordo, e che la Giustizia torni a trionfare su queste terre spazzando via tutto l'odio e la crudeltà che troppo a lungo hanno alimentato questo mio cuore ormai stanco di vivere.

A lui tutto il mio rispetto, per avermi sconfitto lealmente in battaglia ed avermi fatto cadere onorevolmente, da cavaliere e non da vigliacco.

Vorrei che tu mi vedessi adesso, Padre: Sono caduto con onore, ho combattuto fino all'ultimo istante e non mi sono mai tirato indietro di fronte a battaglia alcuna, mai una volta ho pensato di rinunciare.

Saresti fiero di me, Padre, ne sono sicuro.

Nonostante tutti i dispiaceri che ti ho causato e nonostante tutto il dolore che ti ho causato, sono certo che adesso – nel vedermi – il tuo cuore si riempierebbe di amorevole orgoglio.

Ti ho fatto soffrire troppo, Padre mio, e per questo ti domando perdono.

Non sono mai stato alla tua altezza, mai una volta in tutta la mia vita ho creduto di meritare il titolo di tuo figlio; troppo diverso da te, troppo fragile e spaventato, io non sarei mai stato degno della tua reputazione.

Ricordi quel che dicevano di me al villaggio? Quelle parole sono ancora chiaramente impresse dentro al mio cuore, quasi fossero state scolpite nel marmo.

Folken è un uomo così valoroso ed un combattente di grande forza, com' è possibile che suo figlio sia una tale femminuccia?”

Povero Mime, mi fa una tale pena! Si allena ogni giorno per diventare un Cavaliere di Asgard, ma è così fragile ed indifeso... Non riuscirà mai ad eguagliare la potenza e l'ardore di suo padre Folken.”

Quelle parole mi ferivano nel profondo, affondavano dentro al mio petto con la stessa irruenza di un milione di lame appuntite e bramose del mio sangue.

Sapevo che non sarei mai stato alla tua altezza e questa consapevolezza non faceva altro che alimentare il mio animo - ancora così puro e nobile – di odio: odio per te, che mi volevi così diverso da quella che era la mia pacifica natura; odio per me stesso, incapace di raggiungere quei risultati da te tanto ambiti, oh Padre mio; odio per la guerra, quell'inevitabile necessità di mettere da parte ogni cosa bella e dedicarsi alle armi, persino contro la stessa volontà del singolo.

Quell'odio senza pari mi portò ad allenarmi sempre più duramente, fino allo sfinimento.

Volevo essere davvero alla tua altezza, Padre, volevo dimostrare a tutti che non ero solamente un debole e sensibile musicista, che nelle mie vene scorreva lo stesso sangue di Folken, un sangue avido di guerra e di vittoria, che mai mi avrebbe permesso di piegarmi alla sconfitta.

E poi, un bel giorno, ogni cosa perse completamente di significato.

Avvenne quando per la prima volta sentii parlare dei miei veri genitori, quando tu senza alcuno scrupolo mi confessasti di essere il solo responsabile della loro morte e di avermi adottato per il rimorso, crescendomi ed addestrandomi come se fossi figlio tuo.

Quel giorno, l'odio che già nutrivo nei tuoi confronti divenne così cieco da farmi perdere letteralmente il controllo. Dimenticai di colpo tutto ciò in cui avevo sempre creduto, il valore della pace e della giustizia, il mio amore per la musica, la nobiltà e la purezza del mio animo.

Soltanto adesso, ad un passo dalla morte, mi rendo conto di quanto stupidamente mi lasciai vincere dal bieco sentimento di vendetta.

Volevo fartela pagare, Folken, per tutto il male che avevi causato a me e alla mia famiglia; in te non vedevo altro che un mostro, un criminale, e il desiderio di riscatto era tanto forte da intossicare la mia anima ed intorpidire le corde della mia cetra, la cui musica - da quel giorno in poi - si votò unicamente al male e all'inevitabile dolore della guerra.

Se solo fossi stato in grado, all'epoca, di capire.

L'odio mi aveva letteralmente accecato, cancellando ogni ricordo di amore e di affetto, ogni gesto di premura che tu – come un vero padre – dimostrasti verso di me; dimenticai le parole di conforto, i momenti di complicità, le cavalcate insieme fra le nevi perenni e le nottate trascorse a mirare le stelle.

Dimenticai ogni cosa, con bieco furore mi scagliai contro di te e ti colpì a morte, senza neppure domandare spiegazioni.

All'epoca mi sembrava l'unica cosa da fare.

Eppure, se solo avessi osato chiedere, avrei conosciuto una realtà che il mio cuore troppo orgoglioso si era ostinato a dimenticare: avrei conosciuto la vera natura di Folken, uomo nobile e ben più valoroso di quanto chiunque potesse pensare, un soldato costretto ad uccidere a causa di un potere troppo grande da poter essere contrastato, e che senza alcun indugio mi accolse in casa sua e si prese cura di me con premura e con affetto, proprio come se fossi sangue del suo sangue.

Avrei potuto fermare il mio colpo, se solo avessi conosciuto la realtà.

Rimpiango molto di ciò che è stato, Padre mio; rimpiango l'odio covato nei tuoi confronti, rimpiango i sentimenti di vendetta, rimpiango di aver tradito per troppo tempo la mia vera natura, il mio solo ed unico desiderio di pace.

Abbandono questo mondo terreno con il cuore pieno di dolore e al tempo stesso con la certezza di aver lasciato il destino di Asgard in ottime mani.

Ikki... Shun... Vi prego, fate quanto è in vostro potere per salvare Hilda e la mia gente dall'Oscurità; perdonatemi per esservi stato così ostile e per avervi inutilmente affaticato con questa stupida battaglia... Mi auguro solo di potervi rivedere un giorno, nel Paradiso dei Cavaliere, e di poter vivere con voi in pace ed armonia.

In quanto a te, Padre mio.... Perdonami anche tu.

Perdonami per tutto il male che ti ho fatto e per non aver saputo dimostrare apertamente tutto il mio amore; sei stato come un vero padre per me, ed io non ho saputo renderti fiero di me.

Perdonami, Folken di Asgard, se non sono diventato il Cavaliere che tu tanto speravi.

Perdonami per non aver capito, per non aver saputo ascoltare l'amore che batteva dentro al tuo cuore e perdonami per non aver saputo difendere Asgard.

Adesso spetta ai Cavaliere di Athena l'arduo compito di risvegliare Hilda dal suo sonno oscuro ed in quanto a me... Beh, io farò finalmente ritorno da te, Padre mio.

Correrò fra le tue braccia, implorerò un'ultima volta il tuo perdono e piangerò specchiandomi nei tuoi occhi puri e pieni di amore.

Intonerò per te soavi e dolci melodie con la mia cetra.

E so che questa volta, le tue orecchie non saranno più sorde alla mia musica.


 





N.d.A: Questa storia è dedicata a Ladyforseiya_15, che conoscendo il mio grande amore per questo meraviglioso personaggio mi ha commissionato questa storia. Grazie mille, tesoro... Non sai quanto mi abbia fatto bene scriverla! <3
  
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