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Autore: SAcHINO    25/01/2009    1 recensioni
questo capitolo fa parte del libro d'amore che sto scrivendo. per questo non posterò tutto. solo questo. uno dei più forti nel libro. vorrei chiedervi se magari ho esagerato e riulta volgare. io ho cercato di descriverlo con naturalezza senza troppa focalizzazione. grazie in anticipo
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcune volte siamo noi che dobbiamo prendere in mano la penna del nostro destino, quella che decreta ciò che ci deve succedere, quella che tutti vorrebbero utilizzare, ma che pochi  hanno veramente il coraggio di utilizzare, e scrivere il nostro felici e contenti. Non si sa mai quando tutto va bene, finché non va meglio. O non va peggio. La nostra vita è un insieme di strade, un crogiolo di visi, un mix di sentimenti, e noi, in quanto di inquilini di essa, abbiamo il dovere di  passar ciò alla centrifuga per divider tutti gli elementi che la compongono, selezionare quelli salutari, e scartare quelli nocivi.

Spetta a noi decidere quello che vogliamo essere. Se vogliamo diventare qualcuno, non dobbiamo far altro che prendere in mano sempre quella penna e scrivere noi il continuo, scrivere come saremo, che faremo…

C’è chi dice che il passato non possa dirti chi sei, ma che abbia la facoltà di dirti chi diventerai. Noi dobbiamo provare ad interrogare il nostro passato, come una  zingara ad una sagra di paese per chiederle cosa ne sarà di noi.

Decidere per gli altri è facile, decidere per noi è come quando devi saltare giù da un ponte per fare Bungee Jumping: si ha sempre paura che quella corda possa non essere attaccata  bene al sostegno, che possa in qualche modo cedere. Un vero uomo, ha la facoltà di decidere di andare avanti,di decidere per se stesso, anche qualche volta egoisticamente.

Quando però subentra l’amore tutto cambia, forse basterebbe respirare un po’ per far uscire quel fumo rosso di imbarazzo che chiunque, chi lo dichiara e chi no, ha dentro la sua testa quando gli batte il cuore. Per una persona.

Non avere peli sulla lingua, rispettando però gli altri, credere in se stessi e nelle proprie azioni,a vere il coraggio di dire BASTA! Oppure di dite TI AMO, sono i veri valori che ogni persona che si reputa libera deve imparare.

E come 2 persone si promettono di amarsi per tutta la vita, lei promette di non rimangiarsi le sue parole, o meglio di non rinnegare il suo passato, per non dimenticare chi sarà.

Lo stesso “qualcuno” di prima direbbe anche: siamo anche ciò che abbiamo perduto. Sempre per lo stesso motivo, coloro o qualcosa che non ci sono più possono aiutarci a capire le nostre vere attitudini a indicarci il cammino che è meglio seguire.

Ora lei sta seguendo quella che la porta a casa sua. Finalmente  arriva. Lui abita in un antico palazzo a Piazzale Baracca. 

Cerca con il dito indice il suo cognome sul citofono, di quelli con il design elegante, d’ottone , con le placchette dei nomi con le incisioni. Poi trova e suona Bergamini.

«si?» gracchia l’altoparlante.

«sono Camilla. C’è per caso Edo?»

«si, glielo passo subito» e riattacca. I secondi che passano sembrano interminabili. Uno, due, tre, quattro,…

Poi all’improvviso, quasi cogliendola impreparata «ciao Camilla, Sali!» e senza permettergli nemmeno di rispondergli, apre il cancello, e a lei non rimane altra scelta che spingere il pesante portone di legno, color noce, intagliato e lucidato per bene e varcare la soglia di quel palazzo fiabesco.

Nell’androne c’è un buon odore di Sapone di Marsiglia. Le piastrelle lucide, probabilmente appena lucidate a cera riflettono chiaramente la sua immagine, che si rompe nelle le fughe tra di esse.

Sale le scale. Non sa di preciso a che piano abiti, ma lei cammina, scalino per scalino.

Arriva al quinto piano, l’ultimo, e ad attenderla una porta alta e larga aperta con dinnanzi alla soglia, lui, a petto nudo, terribilmente sexy, con quegli addominali scolpiti dal nuoto.

«scusa, sono impresentabile, ma non mi aspettavo che venissi a trovarmi. Dai entra» dice con  voce attraente Edo. Camilla imbarazzata varca l’ingresso.

La casa era incredibilmente grande e lussuosa, come quegli appartamenti di fine ‘800..Il parquet color ciliegio era coperto da tappezzerie orientali, i muri erano rivestiti  con una carta da parati color albicocca, e i mobili erano tutti d’antiquariato.

Attraversa il salotto. Percorre un lungo corridoio tempestato di quadri. Arriva in camera sua. Lui si siede sul letto. Lei  si accomoda su una sedia in stile naif.

«Scusa. Sono un terribile cafone. Non ti ho offerto da bere. Vuoi qualcosa?»

«un bicchiere d’acqua, grazie.»

«signora Carmela, per piacere due coca cole»

Dopo due minuti di silenzio, imbarazzante, arriva la domestica, con un vassoio, e poggia sul tavolo al centro della stanza due bicchieri da mezzo litro con dentro molto ghiaccio, una fetta di limone e, naturalmente la coca cola.

«alla fine vinci tu, eh?» dice sorridendo Camilla

«dai, un bicchiere d’acqua. Tristissimo» dice divertito Edo.

E così dicendo  cominciano a sorseggiare la bevanda.

«signorino, io esco a fare la spesa, torno subito» dice la domestica entrando improvvisamente nella stanza.

«ok, a dopo.»risponde edo serio. Si trovano a casa da soli

Si sente la porta che si chiude, e i passi per le scale.

«allora, a cosa devo l’onore di questa visita?»

«nulla. Era da tanto che non ci vedevamo. Volevo sapere come stavi»

«sicura?»domanda impertinente Edo.

«si, sicura» dice Camilla fulminandolo

«io sto bene, ma ora ancora meglio, mi mancavi»

«anche tu. Molto»

«ho un idea, magari stasera andiamo a mangiare una pizza, conosco un ristorante, in Amendola, vicino alla scuola. Oppure facciamo una serata sushi»propone Edo.

«non lo so,dovrei chiedere a mia mamma»

«allora chiamala» dice edo passandole un cordless della Philips.

Compone il numero. Aspetta.

«pronto?»

«ciao mamma sono io»

«ah ciao Camilla, ma da dove stai chiamando?»

«sono a casa di patti»

«ok. Dimmi tutto. Cosa c’è?»

« mamma , stasera volevamo rimanere qui a mangiare siamo tutte. Ordiniamo una pizza. Posso fermarmi?»

«va bene basta che non fai tardi. Alle 2 a casa. Ti passa a prendere papà»

«ok, mi faccio trovare giù sotto casa sua.»

«va bene ciao» e attacca.

«cazzo mi sono messa nei guai!» strilla Camilla

«perché?» domanda Edo

« ho detto a mia mamma che sono a casa di patti, e alle 2 mi devo fare trovare li

«e che problema c’è? Per le due sarai li»

« ne sei sicuro» chiede Camilla spaesata

«sicurissimo» dice Edo avvicinandosi

Camilla lo guarda, lo ammira, un corpo perfetto, glabro, senza alcun che non sia equilibrato.

Li a due passi, ma così distante, così diverso, così terribilmente in un altro mondo, anche se si viaggia sulla stessa lunghezza d’onda. Continuano i discorsi , inutili, perché quello che davvero si dovrebbe dire non viene nemmeno menzionato, sempre per quella famosa paura, sempre perché la corda si potrebbe spezzare, tristemente, dietro al corpo in caduta libera. Lui così fiabescamente principe azzurro, ricco bello e popolare tra i giovani milanesi, perché mai dovrebbe mettersi con una qualunque ragazzina. Una persona  senza alcunché di particolare, una tipa terribilmente normale.

Ma è vero anche che quel bacio c’è stato, lui ha detto anche io ti cercavo, ma da i a quel giorno più nulla, solo amici, per l’ennesima volta se lo ripete, non può cedere, ma ormai non ascolta più quello che lui le sta dicendo, immersa nei sui pensieri, come in un sogno, come se tutto intorno a lei si muovesse a scatti.

Imbambolata  cerca di resistere, ma poi non ce la fa, e poggia la sua mano su quella di Edo.

Lui si blocca di colpo mentre parla e la fissa. Lei cerca di scusarsi «scusa Edo non so cosa mi è preso.» ma lui le poggia un dito sulla bocca e lei tace.

I loro due visi si avvicinano lentamente. Come in un film. Finché le loro bocche non si sfiorano, e sorridendo iniziano quell’apoteosi amorosa qual è il bacio.

Lento, dolce e zuccherato,  le loro lingue vorticano e le loro labbra si toccano. Un bacio completamente non automatico come non le capitava da tempo.

Come non le capitava da quel giorno, del resto.

Ogni secondo l’importanza di quel bacio cresce, le vibrazioni cha partono dal contatto diventano più forti. Gli occhi rimangono chiusi , nessuno ha il coraggio di aprirli.

Perché stanno vedendo la stessa cosa. Come se avessero degli occhiali che trasmettono le stesse immagini, come se guardassero dal finestrino di un aereo la stessa immagine dall’altro di un mondo piccolo e triste dove nessuno capisce davvero quanto vuol dire baciare una persona , dove nessuno capire che essere mano per mano vuol dire che i battiti di quelle persone  vanno all’unisono. Dove quelle persone non capiscono che amarsi vuol dire sopportare e non pensare mai al me o al te ma al noi. E l’unione celebrata da quel bacio determina il noi più assoluto, quello più vero, l’unione di due corpi ancora troppo lontani anche se così vicini. Non finisce. Semplicemente perché il solo amici non bastava. Era una bugia, una scusa per rifugiarsi in  una capanna fittizia dove il vento e le intemperie, come l’amore la guerra non ti possono raggiungere.

In quella stanza,  quadri d’autore spariscono, i mobili diventano nuvole dove ci si può sdraiare, i muri blu cobalto diventano pezzi di cielo, pezzi infiniti di infinito, come quel bacio che sta andando avanti ancora adesso si, proprio adesso mentre stai leggendo questa frase. Qui nessuno può più decidere quello che c’è da fare. Perché non c’è da fare proprio nulla. C’è solo da baciarsi, e da amarsi, da condividesi.

La tristezza di un uomo sta nel riconoscere che la felicità è sempre ad un passo da lui. E loro quel passo l’hanno fatto, ne hanno fatti 10, 20 in più.

Perché poi mentire a se stessi e mentirsi reciprocamente? Assolutamente inutile.

Il bacio continua, e loro si sdraiano sul letto, lentamente. Lei si lascia cadere sul suo petto nudo. Ci starebbe cantare “ We are the champion” oppure “loves comes from the inside” ma nessuno osa aprire la bocca, semplicemente perché non c’è ne è bisogno, semplicemente perché loro vanno oltre le parole, perché la parole sono fragili, e loro insieme sono come roccia.

A Edo gli manca il fiato, allora stacca  le labbra da quella di Camilla, che lo fissa nelle pupille.

Poi Edo allunga la mano ai fianchi di Camilla. Gli stringe e la porta più in su, in modo che la teste combacino perfettamente, e poi ricominciano a baciarsi, mentre Edo sposta la mano sulla maglietta, e pian piano la sfila dal dorso di Camilla, che non oppone alcuna resistenza. Anzi, sfacciatamente, porta la mano in basso, e senza pudore, la appoggia in mezzo alle gambe di Edo, che sussulta, ma che continua a baciarla.

Edo slaccia il reggiseno e glielo toglie di dosso, gettandolo sul pavimento, mentre col tallone si toglie le scarpe, e Camilla fa lo stesso.

Fronte, fronte. Mento, mento. Bocca, bocca. Camilla gli slaccia i pantaloni. Fronte, fronte. Mento, mento. Bocca, bocca. Camilla gli toglie i pantaloni.

Fronte, fronte. Mento, mento. Bocca, bocca.  Edo fa lo stesso. Le lingue continuano ad abbracciarsi. Fronte, fronte. Mento, mento. Bocca, bocca. Camilla osa mettere la meno nelle mutande di Edo, e poi gliele sfila. Fronte, fronte. Mento, mento. Bocca, bocca. Edo fa lo stesso.

Si ritrovano nudi in quel letto gigante. Solo loro, e i loro corpi, pronti a stare più vicini che mai. Pronti ad amarsi come non mai. Pronti a non smettere mai.

Mai.

Mai.

Edo inizia. Ma questo inizio è come un punto, senza forma ne dimensione. Camilla digrigna di denti. Dolore. Ma passa, e lascia posto a ben altre emozioni. Sicuramente più piacevoli. Un turbine di odori, sapori, emozioni e colori. Caffé. Camilla sente sapore di caffé. La sua prima volta dentro una tazzina da caffé. Cazzo. Perfetto. Il caffé è la sua passione. La sua passione come lo è anche Edo. Nessuno dei due guarda niente. Nessuno dei due si vede davvero nudo. Quando fai l’amore però senti e ti senti nudo. Più che per i vestiti, per le emozioni, ti senti spogliato, perché l’altra persona riesce a capire tutto di quello che provi. Ma proprio tutto.

Ma a moro non importa, e l’emozione continua, le lenzuola s arricciano intorno ai loro corpi, caldi. Bollenti. Incandescenti.

Passano i minuti. i secondi. le ore. Il fuoco si spegne. Ma l’amore no.

Edo si alza, si sistema , va in bagno,  quello privato nella sua camera, riempie la vasca, e ci svuota dentro un intera confezione di bagnoschiuma alla vaniglia.

Poi chiude a chiave la porta della stanza.

Prende per mano Camilla,che intanto no si è mossa dal letto, e la porta dentro il bagno, e lui la segue. C’è così tanta schiuma che non si riescono a vedere in faccia. Iniziano a scherzare a ridere, a schizzarsi l’acqua.

È proprio vero.

Il primo amore non si scorda mai.

Ed il più bello. Quello senza pretese, senza virgolette, senza paressi e punti, una frase tutta d’un fiato, che si potrebbe ripetere all’infinito.

E in quel momento questa è l’ipotesi più probabile.

Camilla ed Edo. Amore per sempre.

 


 

  
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