Alcune
volte siamo noi che dobbiamo
prendere in mano la penna del nostro destino, quella che decreta
ciò che ci
deve succedere, quella che tutti vorrebbero utilizzare, ma che pochi hanno veramente il
coraggio di utilizzare, e
scrivere il nostro felici e contenti. Non si sa mai quando tutto va
bene,
finché non va meglio. O non va peggio. La nostra vita
è un insieme di strade,
un crogiolo di visi, un mix di sentimenti, e noi, in quanto di
inquilini di
essa, abbiamo il dovere di passar
ciò alla
centrifuga per divider tutti gli elementi che la compongono,
selezionare quelli
salutari, e scartare quelli nocivi.
Spetta
a noi decidere quello che
vogliamo essere. Se vogliamo diventare qualcuno, non dobbiamo far altro
che
prendere in mano sempre quella penna e scrivere noi il continuo,
scrivere come
saremo, che faremo…
C’è
chi dice che il passato non
possa dirti chi sei, ma che abbia la facoltà di dirti chi
diventerai. Noi
dobbiamo provare ad interrogare il nostro passato, come una zingara ad una sagra di
paese per chiederle
cosa ne sarà di noi.
Decidere
per gli altri è facile,
decidere per noi è come quando devi saltare giù
da un ponte per fare Bungee
Jumping: si ha sempre paura che quella corda possa non essere attaccata bene al sostegno, che
possa in qualche modo
cedere. Un vero uomo, ha la facoltà di decidere di andare
avanti,di decidere
per se stesso, anche qualche volta egoisticamente.
Quando
però subentra l’amore tutto
cambia, forse basterebbe respirare un po’ per far uscire quel
fumo rosso di
imbarazzo che chiunque, chi lo dichiara e chi no, ha dentro la sua
testa quando
gli batte il cuore. Per una persona.
Non
avere peli sulla lingua,
rispettando però gli altri, credere in se stessi e nelle
proprie azioni,a vere
il coraggio di dire BASTA! Oppure di dite TI AMO, sono i veri valori
che ogni
persona che si reputa libera deve imparare.
E
come 2 persone si promettono di
amarsi per tutta la vita, lei promette di non rimangiarsi le sue
parole, o
meglio di non rinnegare il suo passato, per non dimenticare chi
sarà.
Lo
stesso “qualcuno” di prima
direbbe anche: siamo anche ciò che abbiamo perduto. Sempre
per lo stesso
motivo, coloro o qualcosa che non ci sono più possono
aiutarci a capire le
nostre vere attitudini a indicarci il cammino che è meglio
seguire.
Ora
lei sta seguendo quella che la
porta a casa sua. Finalmente arriva.
Lui
abita in un antico palazzo a Piazzale Baracca.
Cerca
con il dito indice il suo
cognome sul citofono, di quelli con il design elegante,
d’ottone , con le
placchette dei nomi con le incisioni. Poi trova e suona Bergamini.
«si?»
gracchia l’altoparlante.
«sono
Camilla. C’è per caso Edo?»
«si,
glielo passo subito» e
riattacca. I secondi che passano sembrano interminabili. Uno, due, tre,
quattro,…
Poi
all’improvviso, quasi cogliendola
impreparata «ciao Camilla, Sali!» e senza
permettergli nemmeno di rispondergli,
apre il cancello, e a lei non rimane altra scelta che spingere il
pesante
portone di legno, color noce, intagliato e lucidato per bene e varcare
la
soglia di quel palazzo fiabesco.
Nell’androne
c’è un buon odore di
Sapone di Marsiglia. Le piastrelle lucide, probabilmente appena
lucidate a cera
riflettono chiaramente la sua immagine, che si rompe nelle le fughe tra
di
esse.
Sale
le scale. Non sa di preciso a
che piano abiti, ma lei cammina, scalino per scalino.
Arriva
al quinto piano, l’ultimo, e
ad attenderla una porta alta e larga aperta con dinnanzi alla soglia,
lui, a
petto nudo, terribilmente sexy, con quegli addominali scolpiti dal
nuoto.
«scusa,
sono impresentabile, ma non
mi aspettavo che venissi a trovarmi. Dai entra» dice con voce attraente Edo.
Camilla imbarazzata varca
l’ingresso.
La
casa era incredibilmente grande
e lussuosa, come quegli appartamenti di fine ‘800..Il parquet
color ciliegio
era coperto da tappezzerie orientali, i muri erano rivestiti con una carta da parati
color albicocca, e i
mobili erano tutti d’antiquariato.
Attraversa
il salotto. Percorre un
lungo corridoio tempestato di quadri. Arriva in camera sua. Lui si
siede sul
letto. Lei si
accomoda su una sedia in
stile naif.
«Scusa.
Sono un terribile cafone.
Non ti ho offerto da bere. Vuoi qualcosa?»
«un
bicchiere d’acqua, grazie.»
«signora
Carmela, per piacere due
coca cole»
Dopo
due minuti di silenzio,
imbarazzante, arriva la domestica, con un vassoio, e poggia sul tavolo
al
centro della stanza due bicchieri da mezzo litro con dentro molto
ghiaccio, una
fetta di limone e, naturalmente la coca cola.
«alla
fine vinci tu, eh?» dice
sorridendo Camilla
«dai,
un bicchiere d’acqua.
Tristissimo» dice divertito Edo.
E
così dicendo cominciano
a sorseggiare la bevanda.
«signorino,
io esco a fare la
spesa, torno subito» dice la domestica entrando
improvvisamente nella stanza.
«ok,
a dopo.»risponde edo serio. Si
trovano a casa da soli
Si
sente la porta che si chiude, e
i passi per le scale.
«allora,
a cosa devo l’onore di
questa visita?»
«nulla.
Era da tanto che non ci
vedevamo. Volevo sapere come stavi»
«sicura?»domanda
impertinente Edo.
«si,
sicura» dice Camilla
fulminandolo
«io
sto bene, ma ora ancora meglio,
mi mancavi»
«anche
tu. Molto»
«ho
un idea, magari stasera andiamo
a mangiare una pizza, conosco un ristorante, in Amendola, vicino alla
scuola.
Oppure facciamo una serata sushi»propone Edo.
«non
lo so,dovrei chiedere a mia
mamma»
«allora
chiamala» dice edo
passandole un cordless della Philips.
Compone
il numero. Aspetta.
«pronto?»
«ciao
mamma sono io»
«ah
ciao Camilla, ma da dove stai
chiamando?»
«sono
a casa di patti»
«ok.
Dimmi tutto. Cosa c’è?»
«
mamma , stasera volevamo rimanere
qui a mangiare siamo tutte. Ordiniamo una pizza. Posso
fermarmi?»
«va
bene basta che non fai tardi.
Alle
«ok,
mi faccio trovare giù sotto
casa sua.»
«va
bene ciao» e attacca.
«cazzo
mi sono messa nei guai!»
strilla Camilla
«perché?»
domanda Edo
«
ho detto a mia mamma che sono a
casa di patti, e alle
«e
che problema c’è? Per le due
sarai li»
«
ne sei sicuro» chiede Camilla
spaesata
«sicurissimo»
dice Edo avvicinandosi
Camilla
lo guarda, lo ammira, un
corpo perfetto, glabro, senza alcun che non sia equilibrato.
Li
a due passi, ma così distante,
così diverso, così terribilmente in un altro
mondo, anche se si viaggia sulla
stessa lunghezza d’onda. Continuano i discorsi , inutili,
perché quello che
davvero si dovrebbe dire non viene nemmeno menzionato, sempre per
quella famosa
paura, sempre perché la corda si potrebbe spezzare,
tristemente, dietro al
corpo in caduta libera. Lui così fiabescamente principe
azzurro, ricco bello e
popolare tra i giovani milanesi, perché mai dovrebbe
mettersi con una qualunque
ragazzina. Una persona senza
alcunché di
particolare, una tipa terribilmente normale.
Ma
è vero anche che quel bacio c’è
stato, lui ha detto anche io ti cercavo, ma da i a quel giorno
più nulla, solo
amici, per l’ennesima volta se lo ripete, non può
cedere, ma ormai non ascolta
più quello che lui le sta dicendo, immersa nei sui pensieri,
come in un sogno,
come se tutto intorno a lei si muovesse a scatti.
Imbambolata cerca di resistere, ma poi
non ce la fa, e
poggia la sua mano su quella di Edo.
Lui
si blocca di colpo mentre parla
e la fissa. Lei cerca di scusarsi «scusa Edo non so cosa mi
è preso.» ma lui le
poggia un dito sulla bocca e lei tace.
I
loro due visi si avvicinano
lentamente. Come in un film. Finché le loro bocche non si
sfiorano, e
sorridendo iniziano quell’apoteosi amorosa qual è
il bacio.
Lento,
dolce e zuccherato, le
loro lingue vorticano e le loro labbra si
toccano. Un bacio completamente non automatico come non le capitava da
tempo.
Come
non le capitava da quel
giorno, del resto.
Ogni
secondo l’importanza di quel
bacio cresce, le vibrazioni cha partono dal contatto diventano
più forti. Gli
occhi rimangono chiusi , nessuno ha il coraggio di aprirli.
Perché
stanno vedendo la stessa
cosa. Come se avessero degli occhiali che trasmettono le stesse
immagini, come
se guardassero dal finestrino di un aereo la stessa immagine
dall’altro di un
mondo piccolo e triste dove nessuno capisce davvero quanto vuol dire
baciare
una persona , dove nessuno capire che essere mano per mano vuol dire
che i
battiti di quelle persone vanno
all’unisono. Dove quelle persone non capiscono che amarsi
vuol dire sopportare
e non pensare mai al me o al te ma al noi. E l’unione
celebrata da quel bacio
determina il noi più assoluto, quello più vero,
l’unione di due corpi ancora
troppo lontani anche se così vicini. Non finisce.
Semplicemente perché il solo
amici non bastava. Era una bugia, una scusa per rifugiarsi in una capanna fittizia dove
il vento e le
intemperie, come l’amore la guerra non ti possono raggiungere.
In
quella stanza, quadri
d’autore spariscono, i mobili
diventano nuvole dove ci si può sdraiare, i muri blu cobalto
diventano pezzi di
cielo, pezzi infiniti di infinito, come quel bacio che sta andando
avanti
ancora adesso si, proprio adesso mentre stai leggendo questa frase. Qui
nessuno
può più decidere quello che
c’è da fare. Perché non
c’è da fare proprio nulla.
C’è solo da baciarsi, e da amarsi, da condividesi.
La
tristezza di un uomo sta nel
riconoscere che la felicità è sempre ad un passo
da lui. E loro quel passo
l’hanno fatto, ne hanno fatti 10,
Perché
poi mentire a se stessi e
mentirsi reciprocamente? Assolutamente inutile.
Il
bacio continua, e loro si
sdraiano sul letto, lentamente. Lei si lascia cadere sul suo petto
nudo. Ci
starebbe cantare “ We are the champion” oppure
“loves comes from the inside” ma
nessuno osa aprire la bocca, semplicemente perché non
c’è ne è bisogno, semplicemente
perché loro vanno oltre le parole, perché la
parole sono fragili, e loro
insieme sono come roccia.
A
Edo gli manca il fiato, allora
stacca le labbra da
quella di Camilla,
che lo fissa nelle pupille.
Poi
Edo allunga la mano ai fianchi
di Camilla. Gli stringe e la porta più in su, in modo che la
teste combacino
perfettamente, e poi ricominciano a baciarsi, mentre Edo sposta la mano
sulla
maglietta, e pian piano la sfila dal dorso di Camilla, che non oppone
alcuna
resistenza. Anzi, sfacciatamente, porta la mano in basso, e senza
pudore, la
appoggia in mezzo alle gambe di Edo, che sussulta, ma che continua a
baciarla.
Edo
slaccia il reggiseno e glielo
toglie di dosso, gettandolo sul pavimento, mentre col tallone si toglie
le
scarpe, e Camilla fa lo stesso.
Fronte,
fronte. Mento, mento.
Bocca, bocca. Camilla gli slaccia i pantaloni. Fronte, fronte. Mento,
mento.
Bocca, bocca. Camilla gli toglie i pantaloni.
Fronte,
fronte. Mento, mento.
Bocca, bocca. Edo
fa lo stesso. Le
lingue continuano ad abbracciarsi. Fronte, fronte. Mento, mento. Bocca,
bocca.
Camilla osa mettere la meno nelle mutande di Edo, e poi gliele sfila.
Fronte,
fronte. Mento, mento. Bocca, bocca. Edo fa lo stesso.
Si
ritrovano nudi in quel letto
gigante. Solo loro, e i loro corpi, pronti a stare più
vicini che mai. Pronti
ad amarsi come non mai. Pronti a non smettere mai.
Mai.
Mai.
Edo
inizia. Ma questo inizio è come
un punto, senza forma ne dimensione. Camilla digrigna di denti. Dolore.
Ma passa,
e lascia posto a ben altre emozioni. Sicuramente più
piacevoli. Un turbine di
odori, sapori, emozioni e colori. Caffé. Camilla sente
sapore di caffé. La sua
prima volta dentro una tazzina da caffé. Cazzo. Perfetto. Il
caffé è la sua
passione. La sua passione come lo è anche Edo. Nessuno dei
due guarda niente.
Nessuno dei due si vede davvero nudo. Quando fai l’amore
però senti e ti senti
nudo. Più che per i vestiti, per le emozioni, ti senti
spogliato, perché
l’altra persona riesce a capire tutto di quello che provi. Ma
proprio tutto.
Ma
a moro non importa, e l’emozione
continua, le lenzuola s arricciano intorno ai loro corpi, caldi.
Bollenti.
Incandescenti.
Passano
i minuti. i secondi. le
ore. Il fuoco si spegne. Ma l’amore no.
Edo
si alza, si sistema , va in
bagno, quello
privato nella sua camera,
riempie la vasca, e ci svuota dentro un intera confezione di
bagnoschiuma alla
vaniglia.
Poi
chiude a chiave la porta della
stanza.
Prende
per mano Camilla,che intanto
no si è mossa dal letto, e la porta dentro il bagno, e lui
la segue. C’è così
tanta schiuma che non si riescono a vedere in faccia. Iniziano a
scherzare a
ridere, a schizzarsi l’acqua.
È
proprio vero.
Il
primo amore non si scorda mai.
Ed
il più bello. Quello senza
pretese, senza virgolette, senza paressi e punti, una frase tutta
d’un fiato,
che si potrebbe ripetere all’infinito.
E
in quel momento questa è
l’ipotesi più probabile.
Camilla
ed Edo. Amore per sempre.