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Autore: Emmastory    31/07/2015    7 recensioni
Sienna. Una ragazza dal nome ricercato e non assai comune, ingenua, sognatrice e in cerca del vero amore. Sempre pronta a far da spalla alle amiche, realizzerà il suo sogno, scoprendo, forse troppo tardi, che il ragazzo di cui finirà lentamente per innamorarsi perdutamente è avvolto da una coltre di mistero.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Sole d’estate
 
Capitolo I
 
L’inizio di tutto


Mi chiamo Sienna Fanton, e la mia vita potrebbe essere completamente priva di problemi, se solo il mio vero essere non venisse considerato. Difatti, malgrado il mio luminoso viso e i miei occhi di un marrone scuro ed inconfondibile,  un grosso paio d’occhiali mi rende davvero orribile alla vista di ogni persona che abbia mai incrociato il mio sguardo. Non ho alcun amico, ad eccezione di due mie compagne di classe, Amanda e Lily. Entrambe, sono forse le uniche due persone che hanno saputo guardare oltre le spesse lenti dei miei occhiali da vista, riuscendo a scovare la vera me stessa, ovvero una dolce ragazza di poche pretese. Ad ogni modo, assieme a mia cugina Daisy, loro risultano essere le mie uniche confidenti. Ad essere sincera, io e le mie amiche abbiamo molte cose in comune. Difatti, ognuna di noi ama le feste, il divertimento e la musica, ed è ancora in cerca del vero amore. Ora come ora, loro sono già alla ricerca della loro anima gemella, tentando quindi di buttarsi a capofitto in ogni storia d’amore che capiti loro a tiro. Per loro sfortuna, molte di quelle storie non hanno avuto un prosieguo, spegnendosi come vecchie lampadine ormai fulminate, ragion per cui, ho dovuto agire da ancora di salvezza, offrendo ad ognuna di loro una spalla su cui piangere. Ora come ora, dedico il mio tempo allo studio, concentrandomi profondamente sul mio profitto scolastico, e mantenendo un comportamento esemplare anche al di fuori della scuola stessa. Ogni giorno della mia vita scorre lentamente, venendo scandito dall’incessante ticchettio del mio orologio  biologico. In questo preciso momento, siedo nel mio banco di scuola, mantenendo un rispettoso silenzio, e non riuscendo assolutamente a staccare gli occhi dalla porta della mia aula ora chiusa. La lezione prosegue in assoluta tranquillità, ed io impiego il mio tempo scrivendo degli appunti. Improvvisamente, il cigolio della porta che si apre mi distrae. Voltandomi quindi verso la porta stessa, noto che un ragazzo fa il suo ingresso in aula, scegliendo di sedersi accanto a me solo dopo essersi guardato brevemente intorno. Sedendosi, rivolge un sorriso all’insegnante, che lo identifica immediatamente come un nuovo arrivato. Guardandolo negli occhi, lo invitò ad alzarsi pronunciando il suo nome, un nome che rimase impresso nella mia memoria come nero e indelebile inchiostro un bianco foglio. Jayden Stone. Quello era il suo nome, che per qualche strana ragione mi colpì come la scena più importante di un film. Istintivamente, spostai il mio sguardo su di lui, scegliendo di rivolgergli un sorriso. “Mi chiamo Sienna.” Dissi, sorridendo nuovamente. “Piacere di conoscerti.” Esordì, tendendomi la mano in segno di amicizia. Seppur con una vena di riluttanza, gliela strinsi, ritrovandomi poi costretta a ritrarla a causa di un inaspettato e acuto dolore. “Scusa.” Continuò, sorridendo e facendomi notare il leggero luccichio presente nei suoi occhi verdi come smeraldi. A quella scena, mi lasciai sfuggire una risata,  sentendo Jayden ridere a sua volta. “Sei simpatica.” Disse, frugando per un attimo nella tasca dei suoi pantaloni ed estraendone un biglietto, che decisi di dispiegare non appena me lo porse. “Chiamami.” Continuò, decidendo di salutarmi e uscire dall’aula al suono della campanella dell’intervallo. Rimanendo seduta al mio posto, conservai quel bigliettino in uno dei miei libri, avvicinandomi quindi al banco occupato dalla mia amica Amanda. Sedendo dietro di me, aveva avuto modo di assistere all’intera scena, ragion per cui, non potè fare a meno di sorridere non appena incrociò il mio sguardo. “Credo che tu gli piaccia.” Disse, riferendosi alla reazione avuta da Jayden. “Cosa te lo fa credere?” chiesi, apparendo stranita e confusa dalle sue parole. “I suoi occhi parlavano chiaro.” Rispose, tenendo il suo sguardo fisso su di me. Alle sue parole, non risposi, limitandomi a sorridere e salutarla uscendo lentamente dall’aula. Avendo la ferma e precisa intenzione di raggiungere il cortile della scuola, iniziai a correre negli ampi ma affollati corridoi scolastici, finendo per non guardarmi intorno e cadere, facendomi quindi male ad una gamba. Ad ogni modo, tentai di ignorare il dolore, provando subito a rialzarmi, e afferrando una mano che riconobbi come amica. Alzando lo sguardo, incontrai quello di Jayden, che fino a quel momento, camminava tranquillamente nei corridoi scolastici. Ad ogni modo, era letteralmente venuto in mio soccorso, facendo tuttavia cadere a terra il suo cellulare, che procedetti a raccogliere non appena mi rimisi in piedi. “Grazie.” Gli dissi, sorridendo debolmente. “Attenta a dove corri.” Rispose, guardandomi negli occhi e sorridendo a sua volta. Subito dopo, lo salutai, e ognuno di noi due continuò per la sua strada. Raggiungendo quindi il bagno delle ragazze, decisi di lavarmi le mani e il viso, ora leggermente sporchi per via della caduta. Non appena ne uscii, mi diressi subito verso la mia aula, ritrovandomi di fronte ad una scena alla quale non avrei mai voluto assistere. Accanto alla lunga fila di armadietti, c’era Jayden, con una ragazza letteralmente avvinghiata al suo collo, che lo abbracciava e lo baciava come non avevo mai visto fare a nessuno. Rimanendo letteralmente allibita, corsi in aula, sedendo nel mio banco e iniziando a piangere nascondendo il viso con le mani. “Che ti succede?” chiese la mia amica Lily, scegliendo quindi di sedersi accanto a me. “Jayden sta con un'altra.” Piagnucolai, guardandola e tirando su col naso. “Calmati, andrà tutto bene.” Mi disse, porgendomi un fazzoletto di carta. Afferrandolo, la ringraziai, soffiandomi il naso e asciugando ogni mia lacrima. Subito dopo, tornai nel bagno delle ragazze, dove tentai di pulirmi gli occhiali, appannati dal mio stesso pianto. Ad ogni modo, li inforcai non appena furono abbastanza puliti, tornando in classe per la lezione seguente. La stessa, finì in fretta, ma notai che Jayden non riusciva a staccare gli occhi da me per tutto il tempo. Sentendomi ferita dal suo gesto, decisi di voltarmi e ignorarlo, continuando a seguire la lezione fino al suono della campanella. Tornai quindi a casa in pullman dopo la fine delle lezioni, ritrovandomi completamente sola poiché le mie amiche avrebbero raggiunto la loro destinazione a piedi. Il viaggio in pullman proseguiva lentamente, ed io ascoltavo la mia musica preferita guardando fuori da uno dei finestrini. Ad essere sincera, non sapevo se fosse per la musica che ascoltavo o a causa di Jayden, ma improvvisamente ricominciai a singhiozzare, guardando la mia immagine riflessa nel finestrino del pullman. Ad ogni modo, tornai a casa in lacrime, ed attirai senza volere l’attenzione di mia madre, che scelse quindi di entrare nella mia stanza e tentare di consolarmi. “Sienna?” mi chiamò, dubbiosa. “Va tutto bene?” aggiunse, sedendosi sul mio letto. “No.” Risposi, rimanendo seduta sul tappeto della mia stanza e dandole le spalle. Vista la mia reazione, mia madre mi cinse un braccio intorno alle spalle, incoraggiandomi ad aprirmi e dirle la verità. “Non voglio parlarne.” Dissi, attendendo e sperando che uscisse dalla mia stanza. Contrariamente alle mie aspettative, mia madre non si mosse, e voltandomi verso di lei, le chiesi di andarsene. “Non voglio parlarne.” Ripetei, ponendo stavolta maggiore enfasi su quell’unica frase. Alle mie parole, mia madre non reagì, limitandosi ad abbassare il capo e sospirare lasciando quindi la mia stanza. Non appena se ne fu andata, presi in mano il mio cellulare, scegliendo di telefonare a mia cugina Daisy, invitandola quindi a stare da me, così che la sua presenza generasse conforto per il mio povero animo ora cupo e ferito.  Per mia fortuna, Daisy non si fece attendere, e pur vivendo a ben tre isolati da casa mia, arrivò in un tempo così ridotto da non poter essere letteralmente definito. “Cosa turba la mia cugina preferita?” chiese, non appena entrò nella mia stanza. “Questioni di cuore.” Risposi, tenendo il capo leggermente chino. Alle mie parole, Daisy ebbe una reazione che non mi sarei mai aspettata. Avvicinandosi a me, mi sorrise, e pronunciò una frase che mi servì da iniezione di autostima. “So cosa fare.” Disse, facendo un gesto con la mano e invitandola a seguirmi fino al bagno di casa. Non appena entrammo, Daisy aprì la sua borsetta, dalla quale estrasse un’intera trousse di trucchi e prodotti di bellezza. “Che intenzioni hai?” le chiesi, notando che stringeva un paio di forbici.” “Siediti e lasciami lavorare.” Disse, indicandomi quindi uno sgabello su cui sedermi. Sorridendo, decisi di fidarmi e obbedire, decidendo di tenere gli occhi chiusi fino a quando non sentii Daisy allontanarsi da me. Non appena li riaprii, rimasi letteralmente allibita. Ero infatti cambiata completamente. I miei capelli lisci e castani, erano appena stato acconciati in modo da apparire mossi e luminosi. I miei occhi, di un colore leggermente più scuro rispetto ai capelli, erano ora messi in risalto da un filo di trucco. Il mio viso sembrava brillare sotto la luce riflessa dallo specchio del bagno, ed io non potevo sentirmi più felice di quanto già non fossi. Sorridendo, abbracciai Daisy ringraziandola di avermi aiutata a cambiare il mio look, e lei si limitò ad annuire e sorridere a sua volta. Subito dopo, tornai nella mia stanza, sentendola raggiungere la cucina e salutare i miei genitori poco prima di andarsene violando la porta di casa. In quel preciso istante, il mio umore era alle stelle. Avevo sedici anni, una famiglia affettuosa, una cerchia di amici ristretta ma affidabile e una nuova ragione per sorridere. Ne ero ancora all’oscuro, ma quella concatenazione di eventi sarebbe sicuramente stata l’inizio di tutto.
 
 
 
 


 
 
 
 
Capitolo II


Bellezza interiore


È un giorno completamente nuovo nella mia scuola superiore, la Pearl Harbour High. Ora come ora, cammino per i corridoi scolastici alla ricerca del mio armadietto, dove sapevo di aver riposto ognuno dei miei libri. Inserendo la combinazione, lo aprii, scegliendo di impilare i miei libri e portarli con me tenendoli stretti al mio corpo. Mentre camminavo verso la mia aula, mi voltai credendo di aver visto qualcosa in terra, e così facendo attirai l’attenzione della mia amica Amanda, che mi salutò non appena mi vide. “Dove sono i tuoi occhiali?” chiese, sorridendo e attendendo una mia risposta. “Ho smesso di metterli. Ora porto le lenti a contatto.” Dissi, guardandola negli occhi e sperando di aver soddisfatto la sua curiosità. “Hai per caso visto Jayden?” le chiesi, sperando che mi desse una risposta positiva. Alle mie parole, Amanda ebbe un’unica reazione, ossia quella di scuotere il capo e rispondere negativamente. Ricominciando a camminare, seguii Amanda fino alla nostra aula, notando che Jayden sedeva da solo in uno degli ultimi banchi. Ad ogni modo, dato il suo previo comportamento nei miei confronti, decisi di ignorarlo, lasciando che Amanda occupasse il posto vuoto accanto a me. La lezione iniziò come di consueto, e non si interruppe fino all’arrivo dell’intervallo. Proprio in quel momento, Jayden tentò di avvicinarsi a me, ma io decisi di continuare ad ignorarlo. “Sienna, devo parlarti.” Disse, apparendo serio e visibilmente preoccupato per me. “Non abbiamo nulla da dirci.” Risposi, scegliendo di tener fede alla mia precedente decisione. “Ascolta, so che mi hai visto, ma è stato tutto un errore.” Disse, con un tono che lasciava chiaramente trasparire ogni sua ferita emotiva. “Vattene.” Dissi, sentendomi irrimediabilmente ferita. Alle mie parole, Jayden non rispose, scegliendo tuttavia di obbedire senza batter ciglio. Poco tempo dopo, vidi Amanda e Lily fare il loro ingresso in aula, e avvicinarsi a me tentando di consolarmi. Accettai il loro nobile e lodevole gesto, evitando quindi di parlare con i miei compagni, ed esprimendo il solo desiderio di restare da sola, sperando che la solitudine si impadronisse di me fino alla fine dei miei giorni. Ad ogni modo, uscii da scuola dopo il suono dell’ultima campanella della giornata, tornando nuovamente a casa in pullman. Non appena arrivai, mi diressi verso la mia stanza, dove mi liberai del mio pesante zaino e della giacca che portavo. Raggiunsi quindi la cucina, dove consumai il mio pranzo senza parlare. Subito dopo, decisi di rilassarmi guardando la televisione, ma scoprii che nessuno dei programmi in onda in quel momento suscitava il mio interesse, e finii per spegnere il televisore tornando  nella mia stanza, dove sedetti sul mio letto e iniziai a pensare. Per qualche strana ragione, il mio pensiero si concentrava unicamente su Jayden. Andando quindi alla ricerca di conforto, tentai di parlarne con mia madre, che passò l’intera giornata ad ascoltarmi e ripetere con incredibile insistenza che nell’oceano dell’amore c’erano altri pesci. Trassi conforto dalle sue parole, e le rivolsi un debole ma convincente sorriso. Ad ogni modo, mi lasciai andare ad un cupo sospiro non appena mia madre lasciò la stanza. Riflettendo, capii che lei aveva ragione, ma io non volevo assolutamente cambiare idea. Non sono ancora completamente sicura dei miei sentimenti per Jayden, ma possiedo una singola certezza. Un giorno, in un futuro forse non troppo lontano, qualcuno riuscirà a guardare oltre le spesse lenti dei miei occhiali, rendendosi quindi conto della mia bellezza interiore.
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo III


Realtà


La mattinata odierna sta lentamente sfumando nel pomeriggio, ed io sono impegnata con i miei doveri scolastici. I miei libri di testo sono ordinatamente impilati sul tavolo del salotto, e il mio computer è proprio accanto a me. È acceso, e lo sto utilizzando per una ricerca scolastica. Sono quindi in procinto di risolvere un complicato calcolo matematico, ma vengo distratta dalla suoneria del mio cellulare. Guardandone lo schermo, mi accorgo di stare ricevendo una telefonata da Jayden. Inizialmente, esito, pur decidendo quasi istintivamente di rispondere a quella telefonata. “Devo davvero parlarti, esci di casa.” Mi disse, tacendo subito dopo. Quasi meccanicamente, mi alzai in piedi, decidendo di violare la porta di casa con movenze simili a quelle di un automa. Arrivai quindi in strada, e fu allora che lo vidi. I suoi occhi brillavano grazie alla luce del sole, e un sorriso gli illuminava il volto. “Scusami.” Disse, tentando di avvicinarsi e posandomi una mano sulla spalla. “È stato un errore.” Continuò, portandomi a rimembrare la conversazione avuta con lui poche ore prima. In quel preciso istante, lo stesso dolore che avevo provato si ripresentò, ed io mi ritrovai a rispondere formulando una frase che non riuscii a controllare. “Non ti credo.” Risposi, dandogli immediatamente le spalle e avviandomi verso la porta di casa mia. “Aspetta!” mi pregò, stringendomi forte il polso prima che riuscissi a muovere un passo. Subito dopo, con un rapido movimento del braccio, Jayden mi costrinse a voltarmi verso di lui, pronunciando una frase che ebbe la capacità di far sparire ogni mio singolo dubbio. “Sei una ragazza stupenda, ed io ho finito per innamorarmi di te.” Disse, concentrando il suo sguardo sul mio viso. Alle sue parole, non risposi, limitandomi a voltarmi nuovamente. Per mia sfortuna, ogni mio sforzo fu inutile. “Lasciami andare!” gridai. “Torna dalla tua ragazza!” aggiunsi, riuscendo a liberarmi dalla presa nella quale mi aveva stretto fino a quel momento. Data la mia reazione, Jayden decise di desistere, scegliendo di lasciarmi completamente da sola allontanandosi lentamente da me. Sentendo quindi una giusta rabbia crescermi dentro, rientrai in casa, e mi richiusi la porta alle spalle sbattendola. “Che cos’hai?” chiese mia madre, allertata da quel rumore. “È stato il vento.” Mentii, tornando a dedicarmi ai miei compiti, che finii in poco tempo. Subito dopo averli finiti, riposi ognuno dei miei libri nel mio zaino, scegliendo di riprendere in mano il cellulare e comporre il numero di Daisy. Non appena sentii la sua voce, la invitai a raggiungere casa mia. Utilizzando un tono di voce a dir poco entusiastico, Daisy accettò di buon grado il mio invito, raggiungendo la sua destinazione in pochi minuti. Ad ogni modo, non appena la vidi arrivare, aprii la porta di casa, salutandola e guidandola fino alla mia stanza. “Cosa ti è successo?” chiese, apparendo visibilmente curiosa riguardo al motivo della mia precedente telefonata. “Si tratta di Jayden.” Esordii, in tono calmo e pacato. “L’ho visto baciare un'altra ragazza, e mi sono infuriata. Ha deciso di chiamarmi, e mi ha detto che è innamorato di me.” Continuai, completando il mio discorso con un’espressione confusa. “Qual è il problema?” chiese Daisy, apparendo ai miei occhi perfino più confusa di me. “Non riesco a fidarmi di lui.” Dissi, tenendo il capo chino e mostrando una sorta di rassegnazione a riguardo. “È davvero innamorato. Prova a dargli un’occasione.” Rispose Daisy, regalandomi un debole ma convincente sorriso di incoraggiamento. Sorridendo a mia volta, la ringraziai del consiglio, passando quindi il resto del mio tempo assieme a lei. Ci concedemmo quindi un pomeriggio libero, incentrato sulle compere e su delle lunghe passeggiate per il centro città. Ad ogni modo, durante una passeggiata al centro commerciale incontrai le mie amiche, alle quali presentai mia cugina, che si mostrò davvero felice di conoscerle. Lentamente, il pomeriggio venne sostituito dall’imbrunire, e Daisy fu costretta a tornare a casa. Arrendendomi a tale evidenza, decisi di salutarla, tornando quindi a casa a piedi. Non appena raggiunsi la mia destinazione, raggiunsi la mia stanza, lasciandomi cadere pesantemente sul letto. Data la mia lunga e stancante giornata, attendevo semplicemente di scivolare nel sonno, di cui divenni preda dopo pochi minuti. Mi svegliai la mattina dopo, preparandomi per andare a scuola. La raggiunsi facendomi accompagnare da mia madre, ma per qualche strana ragione, una sorta di presentimento mi portava a credere che qualcosa di incredibile sarebbe prima o poi accaduto. Il sole splendeva, e un aura di completa positività mi pervadeva. Ad ogni modo, raggiunsi la mia aula non appena arrivai a scuola, notando che ognuno dei miei compagni sembrava guardarmi con occhi diversi. Non ero cambiata di una virgola, eccezione fatta per un filo di rossetto che mi velava le labbra. Mia madre me l’aveva prestato asserendo che i ragazzi lo amavano, ed io mi ero fidata del suo giudizio. Ad ogni modo, lasciai che le ore scolastiche passassero come di consueto, pur notando che Jayden non riusciva letteralmente a staccarmi gli occhi di dosso. Ignorandolo completamente, attesi l’arrivo dell’intervallo, scegliendo di uscire dall’aula non appena ne sentii la campanella. Tentai di trovare un angolo di tranquillità nel cortile della scuola, riuscendo a ritrovarmi completamente da sola. Generalmente, le persone socievoli come me non gradiscono la solitudine, ma in quel momento stare da sola era ciò che mi serviva. Per mia mera sfortuna, l’intervallo sembrò terminare prima del previsto, ed io mi ritrovai costretta a tornare in classe, divenendo nuovamente il bersaglio degli indecifrabili sguardi di Jayden. Alla fine delle lezioni, mi diedi da fare per rimettere i miei libri nel mio zaino, per poi mettermelo in spalla e iniziare a camminare. Mentre ero nell’atto di farlo, notai che Jayden era intento a seguirmi. “Smettila.” Gli dissi, voltandomi di scatto verso di lui. “Sienna, devo dirti la verità.” “Allora fallo.” Continuai, seccata dalle sue parole. “Voglio stare con te.” Confessò, continuando a guardarmi negli occhi. In quel preciso istante, non avevo assolutamente idea di come reagire, ragion per cui, decisi di rimanere completamente immobile, limitandomi a concentrarmi su di lui. Poco tempo dopo, accade ciò che non mi sarei mai aspettata. Jayden mosse qualche deciso passo verso di me, scegliendo di stringermi in un abbraccio e posare per la prima volta le sue labbra sulle mie. Mantenendo la mia immobilità, provai una sensazione letteralmente indescrivibile. Concedendomi un singolo attimo per pensare, realizzai che Daisy aveva ragione. Jayden era infatti realmente innamorato di me, ma fino a quel momento io mi ero ostinata ad allontanarlo, rinnegando quindi i miei chiari sentimenti per lui. Poco dopo, sciogliemmo il nostro abbraccio, e per qualche ragione mi sentii frastornata. Per tale motivo, Jayden si ritrovò a dover tentare di sorreggermi. Riacquistando l’equilibrio, sorrisi a quel tocco. Tornai quindi a casa assieme a lui, lasciando che mi tenesse la mano per tutto il tragitto. Camminando, pensavo, e non riuscivo a credere a quanto era appena accaduto. Ero infatti appena uscita dal mio guscio, e Jayden era riuscito a scalfire la corazza che avevo fino a quel momento utilizzato per difendermi. Per tale ragione, o forse per una sorta di scherzo del destino, ero riuscita a scoprire la nuda e cruda realtà. Jayden mi amava, e ignorando le mie assurde paure, avevo capito di ricambiare i suoi forti e genuini sentimenti. Parlai quindi con me stessa, ammettendo silenziosamente di non poter chiedere di meglio.


 
 
 
 
 



 
 
 Capitolo IV


Idillio d’amore


Una magnifica notte sta per aver fine, venendo quindi sconfitta dalla splendente luce solare. Seppur ancora per poco tempo, la luna e le sue compagne stelle sono regine del cielo, ma guardandolo scopro che saranno presto costrette a cedere il loro trono ad un sovrano molto più potente di loro, ovvero lo splendido sole. Ora come ora, sono intenta a guardare il cielo dalla finestra della mia stanza, e il silenzio mi avvolge completamente. Ad ogni modo, è per me quasi ora di andare a scuola, e ad essere sincera, non vedo davvero l’ora di andarci. Difatti, so bene che avrò l’occasione di incontrare Jayden. Preparandomi diligentemente, mi avvio verso la mia destinazione, incontrando Jayden durante il mio tragitto. Alla mia vista, mi saluta, scegliendo quindi di stringermi in un forte ma romantico abbraccio. Prendendomi per mano, sceglie di riprendere il suo cammino assieme a me. Raggiungendo quindi la scuola, entriamo in aula, occupando i nostri posti come tutte le mattine. Per tutta la durata delle lezioni, Jayden ed io non ci rivolgiamo la parola, ma ho comunque modo di notare che lui non riusciva a staccare gli occhi da me. Mantenendo il silenzio, mi guardavo saltuariamente intorno, accorgendomi che tutte le mie amiche sembrano essere gelose. Rivolgendo loro dei sorrisi, spero segretamente che non serbino alcun tipo di rancore nei miei confronti. Per mia fortuna, le mie speranze non vengono tradite, poiché vedo Lily e Amanda sorridere leggermente. “Sei davvero fortunata.” Mi dicono, non appena l’intervallo ha inizio. “Vi ringrazio.” Rispondo, sorridendo quasi istintivamente. “È il ragazzo più popolare della scuola.” Disse Amanda, rompendo il silenzio creatosi fra di noi. Alle sue parole, sorrisi nuovamente, lasciandomi anche sfuggire una risata. Poco dopo, volsi il mio sguardo verso il cielo, notando che una nuvola aveva una forma ricordante quella di un cuore. Tacendo la mia scoperta, salutai le mie amiche allontanandomi da loro. Subito dopo, senza neppure accorgermene, mi ritrovai a camminare per i corridoi scolastici alla ricerca Jayden. Camminavo lentamente, guardandomi intorno e sperando di incrociare il suo dolce luminoso sguardo. Ad ogni modo, stavo letteralmente per perdere le speranze, quando improvvisamente sentii qualcuno chiamare il mio nome. Voltandomi verso quella voce, vidi il volto di Jayden. “Ti ho trovata!” disse, sorridendo e abbracciandomi teneramente. “Ti stavo cercando.” Disse, sorridendomi e guardandomi negli occhi. “Anch’io.” Risposi, facendomi sfuggire una seconda risata. “Come stai?” mi chiese, dubbioso. “Bene, perché lo chiedi?” risposi, completando il mio discorso con quell’interrogativo, che per mia fortuna trovò risposta solo pochi istanti dopo. “Mi preoccupo facilmente.” Rispose, mostrando il suo lato dolce e comprensivo. Ad ogni modo, poco tempo dopo la campanella suonò di nuovo, decretando la fine dell’intervallo. Agendo quindi come automi, ci dirigemmo nuovamente verso la nostra aula, e camminando ci tenevamo per mano. Quando finalmente raggiungemmo la nostra destinazione, ci sedemmo al nostro posto, ascoltando il prosieguo della lezione in completo silenzio, scegliendo di uscire da scuola assieme dopo la fine delle lezioni. Jayden si offrì quindi di accompagnarmi a casa, ed io accettai di buon grado la sua proposta, iniziando quindi a camminare al suo fianco. Non appena arrivai a casa, mi ritrovai, seppur a malincuore costretta a salutarlo. Poco prima di andarsene, Jayden decise di posare le sue labbra sulla mia fronte, ed accettai quel bacio mantenendo una perfetta immobilità. Subito dopo, lo salutai con un gesto della mano, vedendolo imitarmi poco tempo dopo. Rimasi quindi ferma a guardarlo allontanarsi e raggiungere casa sua. Rientrai in casa non appena lui fu fuori dal mio campo visivo, scegliendo di raggiungere la mia stanza e prendere in mano il mio cellulare. Composi quindi per l’ennesima volta il numero di mia cugina Daisy, anche se stavolta fu lei ad invitarmi a casa sua. Disse che doveva parlarmi di qualcosa di davvero importante, e per tale ragione, mi precipitai verso la mia destinazione. Raggiunsi casa di mia cugina nell’arco di venti minuti, venendo accolta sia da lei che dai miei zii, ovvero i suoi genitori. Non appena entrai, Daisy mi mostrò la sua stanza, sedendosi sul letto e iniziando il suo discorso. “Daniel ed io siamo ufficialmente insieme.” Disse, sorridendo e mostrandomi l’anello che il suo fidanzato aveva deciso di regalarle. Guardandola negli occhi, pensai che quell’anello fosse bellissimo, e per tale ragione non potei letteralmente fare a meno di sorridere. “Sono felice per te.” Le dissi, mostrandole un secondo sorriso. “Di cosa volevi parlarmi?” le chiesi, incoraggiandola a riprendere a parlare. “Abbiamo ufficializzato il rapporto, e da poco mi sono scoperta incinta.” Confessò concentrando il suo sguardo su di me e tentando di ricacciare indietro delle piccole lacrime che minacciavano di inondarle presto il volto. “Lui lo sa?” chiesi, sperando di non apparire troppo invadente. “Sì.” Rispose, abbassando lentamente il capo. Evitando di staccare il mio sguardo da lei, mi chiesi il perché di quella reazione, e il mio muto interrogativo trovò presto una risposta. “Mia madre non vuole che tenga il bambino.” Continuò, mordendosi leggermente le labbra e tentando di sciogliere il nodo che le attanagliava la gola. Istintivamente, le cinsi un braccio attorno alle spalle, sedendomi sul letto accanto a lei. Avendo quindi scoperto che i miei zii erano fermamente contrari alla sua gravidanza, le dissi di non condividere affatto la loro decisione a riguardo, e Daisy sembrò trarre conforto dalle mie parole. Difatti, raccolse il suo coraggio, mostrandomi quindi un debole sorriso. Mantenendo il silenzio, continuai a guardarla, sperando di riuscire a rincuorarla e allontanare la sua tristezza. Ad ogni modo, arrivò per me l’ora di tornare a casa, ma prima di andarmene, ebbi cura di salutarla e augurarle buona fortuna con il bambino, sperando quindi che i suoi genitori cambiassero idea, dandole quindi modo di crescerlo assieme al suo fidanzato. Tornando a casa, mi concessi alcuni minuti per pensare, scoprendo nei sentimenti miei e di Daisy per i nostri rispettivi fidanzati, un vero e proprio idillio d’amore.
 
 
 
 
 


 
 
 
 

 
Capitolo V


Faide sconosciute


Un’intera settimana è appena giunta al termine, volando via come un uccello che tenta disperatamente di tornare al suo nido per proteggere i suoi piccoli. Il sole rivela la sua oggi debole luce, che filtra dal vetro della finestra solleticandomi il viso e svegliandomi lentamente. Sbadigliando, mi riparo da quella luce con un braccio, scegliendo quindi di provare a strofinarmi gli occhi nel tentativo di riuscire a sopportarla. Alzandomi quindi dal letto, mi avvicino alla mia scrivania, dove ricordo di aver poggiato i miei occhiali la notte prima. Oggi come oggi, non ho assolutamente voglia di indossare le lenti a contatto, sapendo di preferirli largamente. Ad ogni modo, mi preparo per la scuola come di consueto, arrivandovi in perfetto orario. Iniziando quindi a camminare per gli ampi corridoi scolastici, mi imbatto in una ragazza mai vista prima, che si scusa di avermi intralciato la strada. Uno dei suoi libri finisce in terra, ed io mi chino per raccoglierlo, procedendo quindi a restituirglielo. “Ti ringrazio.” Disse, mostrandomi un luminoso sorriso. “Come ti chiami?” chiede, apparendo visibilmente curiosa di conoscermi. “Sono Sienna.” Risposi, tendendole la mano perché me la stringesse. “Valeria.” Disse, imitando il mio gesto. Sorridendo, le strinsi la mano in segno di amicizia, avendo quindi modo di discutere con lei durante il tragitto fino alla mia aula. Ad ogni modo, parlarle è stato davvero interessante, poiché Valeria si è dimostrata davvero gentile con me a differenza di molte altre persone con le quali ho finito per chiudere ogni rapporto. Trovandosi completamente a suo agio in mia compagnia, mi ha detto di avere origini italiane, e che si è trasferita negli Stati Uniti a causa del lavoro del padre, principalmente incentrato sugli affari. Ho inoltre avuto la fortuna di scoprire che la sua classe è situata proprio di fianco alla mia, ragion per cui, avrò modo di trascorrere l’intervallo assieme a lei, arrivando a conoscerla perfino meglio. Salutandola, entrai quindi  nella mia aula, sedendomi accanto a Jayden e aprendo il mio libro di testo. L’odierna ora di storia sembra essere infinita, ed io cerco di ingannare il tempo rileggendo degli appunti scritti tempo prima. Mi concedo inoltre non poche occasioni per lasciarmi letteralmente rapire dal magnetico sguardo di Jayden, che semplicemente guardandomi riesce ad attirare le gelosie dei miei altri compagni di classe. Fra questi, spicca Alexander, mio amico d’infanzia palesemente alla ricerca di amori platonici o impossibili. Ad essere sincera, provo pena per lui, essendo praticamente costretta a vederlo sempre triste e sconsolato. Le delusioni amorose non gli mancano, e secondo alcune voci di corridoio giunte al mio orecchio, farebbe qualunque cosa pur di conquistare il cuore di una ragazza. Io e lui siamo amici sin da quando eravamo poco più che bambini, e ancora oggi mi chiedo se per lui la nostra amicizia non valga qualcosa di più. Ad ogni modo, finisco sempre per concentrare il mio pensiero su Jayden, attendendo il momento più giusto per parlargli. Per mia fortuna, la campanella suona annunciando l’inizio dell’intervallo, e noi due ne approfittiamo per allontanarci dall’aula e raggiungere il cortile. Iniziando a parlare di noi stessi, scopriamo dei lati nascosti delle nostre rispettive personalità. Jayden ha la tipica aria da duro, sotto la quale si nasconde un cuore tenero e aperto alla dolcezza verso coloro che ama. Al contrario di lui, io posso sembrare la classica secchiona, ma coloro che mi conoscono a fondo sanno bene che non è così. Difatti, il mio amore per le feste e il divertimento assieme alle mie amiche è esclusivamente paragonabile al solido affetto che mi lega a Jayden. Noi due abbiamo casualmente scoperto di amarci, ed all’inizio ero così testarda e cieca da non voler ammettere la realtà dei miei sentimenti per lui. Ad ogni modo, mentre siamo completamente concentrati l’uno sull’altra, il mio telefono squilla. Scusandomi con Jayden, mi allontano da lui, in modo tale da poter rispondere alla chiamata. Ne ho appena ricevuta una da Valeria, e le rispondo senza esitazione unicamente pigiando l’apposito tasto del mio cellulare. “Dove sei?” mi chiede, non appena ha modo di sentire la mia voce. “In cortile.” Rispondo, tacendo subito dopo. “Ti va di raggiungermi?” le chiedo, rompendo il silenzio che ero riuscita a creare. “Vengo subito.” Dice, ponendo quindi fine alla telefonata. “Chi era?” chiese Jayden, sperando di non apparire invadente. “Una mia amica.” Risposi, mostrando un sorriso innocente. “Come si chiama?” continua, apparendo ai miei occhi abbastanza curioso. “Valeria.” Dissi, guardandolo negli occhi. A quel nome, il corpo di Jayden venne scosso da un evidente tremito, ed io non potei evitare di avvicinarmi a lui. Aveva ora assunto un’aria preoccupata e guardinga, che non riuscivo a spiegarmi neppure adoperando ogni singolo grammo della mia materia grigia. “Qual è il suo cognome? Chiese, con un tono che mostrava e faceva risaltare tutta la sua preoccupazione. “Non ne ho idea.” Risposi, scuotendo leggermente il capo. Ad ogni modo, alcuni minuti passarono, e Valeria finì per raggiungerci, avvicinandosi con fare amichevole. Con un gesto della mano, decise di salutarmi, ed io ricambiai con un sorriso. Fu quindi questione di un attimo, ed io vidi gli sguardi di Jayden e Valeria incrociarsi. “Stone?” lo chiamò lei, pronunciando con acidità il suo cognome. “Fierro?” rispose lui, con lo stesso tono di voce.  Un attimo scomparve quindi dalla mia vita, ed io li vidi iniziare a litigare aspramente. “Che ci fai qui?” Si chiesero reciprocamente e all’unisono. “Credevo che mio padre vi avesse cacciati dalla città!” disse Jayden a muso duro. “Ti sbagliavi. Siamo tornati per il nostro conto in sospeso.” Rispose lei, apparendo ai miei occhi come una persona completamente diversa. Impietrita, continuavo a guardarli, decidendo presto di non poter sopportare oltre. Frapponendomi fra loro, tentai di provare a dividerli, ottenendo però un risultato contrario alle mie aspettative. “Smettetela!” gridai, allargando le braccia. “Stanne fuori!” urlò Jayden colpendomi così violentemente da farmi cadere sul duro e inospitale cemento del cortile. Da quel momento in poi, non sentii né vidi più nulla. Solo mero buio e assordante silenzio. Ero ormai svenuta, ma sforzandomi di aprire gli occhi, rividi Jayden accanto a me, con una lacrima che gli solcava il volto. “Svegliati.” Mi pregava, prendendo il mio viso fra le mani. “Svegliati.” Ripeteva, sperando che qualcuno più in alto di lui potesse sentirlo. Purtroppo, nulla da fare. Accorgendosi di quanto era appena accaduto, Valeria corse ad avvertire l’insegnante più vicino, che si affrettò a chiamare i soccorsi. Mentre attendeva il loro arrivo, l’insegnante tentò di farmi rinvenire, ma purtroppo senza successo. In quel momento, mi sentivo letteralmente chiusa in una sorta di bozzolo, ritrovandomi incapace di parlare o muovermi. Poco tempo dopo, a Jayden venne chiesto di allontanarsi da me, ma lui si rifiutò, lasciando la scuola e tornando a casa. Onestamente, credevo che mi avesse seguito fino in ospedale, ma per qualche strana e inspiegabile ragione ciò non accadde. Evidentemente, si imputava tutta la colpa del mio incidente, ed era decisamente troppo scosso per rimanere a guardare il mio corpo esanime e privo di coscienza. Ad ogni modo, rinvenni dopo ben cinque ore, venendo quindi dimessa dall’ospedale e avendo la possibilità di tornare a casa. Venni quindi a sapere da Amanda ogni singolo dettaglio riguardo agli eventi accaduti durante la mia incoscienza, scoprendo che a detta di molti, ora Jayden era in uno stato di indescrivibile tristezza. Provando istintivamente pena per lui, decisi di telefonargli e invitarlo a stare da me, sperando in tal modo di risollevargli il morale. Ad ogni modo, durante la nostra conversazione telefonica Jayden appariva alquanto scosso. Facendo uso della mia dialettica, lo convinsi, vedendolo raggiungere casa mia in pochissimo tempo. “Ti sei ripresa!” esclamò non appena mi vide. Subito dopo, lo vidi stringermi in un forte abbraccio, che accettai decidendo di non muovere un muscolo. Il tempo continuò a scorrere, ed io chiusi gli occhi abbandonandomi fra le sue braccia, e sentendolo stringermi a sé con forza ancora maggiore. “Mi dispiace.” Disse, in tono visibilmente mesto. “Non accadrà mai più.” Aggiunse, mutando il suo tono di voce da triste a serio. “Sto bene.” Gli dissi, sorridendo e tentando di rassicurarlo. In quel momento, un secondo abbraccio mi legò a lui, ed io non tentai minimamente di liberarmi da quella presa. “Promettimi di stare lontana dai Fierro e nessuno ti farà più del male.” Disse, terminando quella frase con un bacio che ricambiai quasi istintivamente. Decidendo di obbedire a quella sorta di ordine, annuii, pur sapendo di stare tradendo me stessa. Valeria era una mia amica, e la nostra amicizia sembrava ora essere destinata a dissolversi come bianca e profumata schiuma di mare, semplicemente a causa di faide a me sconosciute.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
Capitolo VI
Sviluppi inaspettati


La sera sta per calare, e Jayden ha deliberatamente deciso di violare il coprifuoco per restare da me. “Non devi farlo.” L’ho avvertito, mostrandogli un sorriso. “Voglio solo starti vicino.” Ha risposto, avvicinandosi a me e stringendomi in un abbraccio. Accettando quell’ennesima manifestazione d’affetto nei miei confronti, non mi mossi, aspettando che Jayden mi lasciasse andare. “Parlami di te.” Gli chiesi, guardandolo negli occhi. Alle mie parole, Jayden apparve confuso, non riuscendo quindi ad avere reazione dissimile dal tacere. “Perché ce l’hai con Valeria? Che cosa ti ha fatto?” osai chiedere, temendo di farlo irrimediabilmente innervosire. “La sua famiglia è fonte di guai per entrambi.” Disse, con un tono capace di mostrare tutta la sua serietà. “Stanne fuori e non ti accadrà nulla.” Mi avvertì, con fare protettivo. In quel momento, mi ritrovai nuovamente ad obbedirgli come una sorta di automa, finendo per annuire e sorridere debolmente. “Ti amo.” Disse, cingendomi un braccio attorno alle spalle e decidendo di posare le sue labbra sulle mie. Evitando di mostrare qualunque tipo di resistenza, ricambiai quel bacio, notando che le luci, ora soffuse, creavano una certa atmosfera. Per qualche strana ragione, pregai che Jayden si allontanasse da me. “No.” Biascicai, intuendo le sue intenzioni. Data la mia inaspettata e improvvisa reazione, Jayden si ritrasse, limitandosi a guardarmi negli occhi. “Scusami. Forse sono stato impulsivo.” Disse, tentando di giustificare il suo comportamento. Ascoltando le sue parole, sorrisi, evitando di mostrare la mia rabbia. Ad ogni modo, nonostante quanto fosse appena accaduto, decisi di proporre un’attività per mezzo della quale passare la serata. “Ti va di uscire?” proposi, attendendo una sua risposta. “Non vedo perchè no.” Disse, con voce calma ed espressione neutra. Subito dopo, mi alzai quasi istintivamente dal divano, scegliendo di raggiungere la mia stanza e cambiarmi per l’occasione. “Aspettami qui.” Gli chiesi, indicandogli quindi il divano di casa. Alle mie parole, Jayden annuì, sedendosi comodamente sul divano. Per sua fortuna, non dovette aspettare molto, poiché fui letteralmente pronta nello spazio di pochi minuti. Ad ogni modo, violammo entrambi la porta di casa, e lui aprì la portiera della sua auto così che io potessi salire. Da quel momento in poi, il nostro viaggio ebbe inizio. “Dove vuoi andare?” mi chiese, tacendo subito dopo e concentrandosi sulla guida. Mantenendo il silenzio, mi strinsi nelle spalle, lasciando che lui scegliesse la nostra destinazione. Il viaggio continuava senza soste, e con il passare del tempo, dovetti ammettere di stare diventando sempre più curiosa. Poco tempo dopo, Jayden fermò la sua auto, e attendendo che scendessi, si avvicinò a me prendendomi quindi la mano. Eravamo arrivati in un bar del centro città, e pur mantenendo il silenzio, reputai il suo gesto davvero romantico. Entrandovi lentamente, ci sedemmo ad un tavolo, e qualcosa attirò la mia attenzione. Jayden era infatti decisamente calmo, e tale comportamento non era davvero da lui, e risultava ai miei occhi quasi innaturale. “Va tutto bene?” chiesi, con un filo di preoccupazione nella voce.” Sto benissimo.” Disse, mostrandomi un ampio e luminoso sorriso. Ad ogni modo, il tempo continuava a scorrere, e guardandomi intorno vidi un cameriere avvicinarsi al nostro tavolo, servendoci quindi quello che avevamo previamente ordinato. Ad essere sincera, la fame e la sete non mi avevano colpito, ragion per cui rimasi immobile a fissare il vitreo bicchiere davanti a Jayden. “Che cos’è?” gli chiesi, riferendomi ovviamente al contenuto del bicchiere stesso. “È solo acqua.” Disse, sorridendo nuovamente e bevendone quindi alcuni sorsi. “Tu non vuoi nulla?” chiese, attendendo con pazienza una mia risposta. Guardandolo negli occhi, decisi di evitare di rompere il silenzio che avevo scelto di mantenere, limitandomi quindi a scuotere il capo. Come c’era quindi d’aspettarselo, la nostra serata insieme giunse a una fine, e Jayden decise di riaccompagnarmi a casa. “Grazie.” Dissi, riferendomi alla qualità del tempo trascorso con lui. Quasi ignorando le mie parole, Jayden non rispose, ma io non battei ciglio, comprendendo che era forse troppo concentrato sulla guida per ascoltarmi. Durante il viaggio in auto, ne approfittai per guardare fuori dal finestrino, scoprendo che la mia casa era ormai lontana. Confusa dall’intera situazione, finii per pormi delle domande che non trovarono risposta, almeno fino al momento in cui Jayden non decise di rompere il silenzio. “Benvenuta a casa mia.” Disse, invitandomi a scendere dall’auto. Istintivamente, obbedii, decidendo di entrare in casa assieme a lui. Per qualche strana ragione, le luci erano ancora accese, e non appena varcai la soglia di casa sua, ebbi la fortuna e l’occasione di conoscere coloro che scoprii essere i suoi genitori. “Tu devi essere Sienna.” Disse sua madre, stringendomi cortesemente la mano. “È un vero piacere conoscerti.” Continuò suo padre, quasi a voler completare la frase lasciata in sospeso dalla moglie. “Ha il permesso di restare da noi?” chiese Jayden, sperando segretamente in una positiva risposta da parte dei suoi genitori. Gli stessi, scivolarono nel più completo mutismo, decidendo quindi di limitarsi ad annuire. Subito dopo, Jayden mi prese per mano, conducendomi quindi nella sua stanza, che procedette a mostrarmi pochi istanti dopo. A prima vista, la stessa poteva sembrare irrimediabilmente disordinata, ma guardandomi intorno, scoprii di sbagliarmi. Non si sentiva infatti neanche il volo di una mosca, e ogni oggetto aveva il suo posto. allontanandosi lentamente da me, Jayden si distese sul letto, ma non disse una parola. “Che cos’hai?” gli chiesi, mostrandomi nuovamente preoccupata per lui. “Sono solo stanco. Tu accomodati.” Disse, pur tenendo il viso schiacciato contro il suo cuscino. Stringendomi nelle spalle, concentrai il mio sguardo su di lui, decidendo di dormire al suo fianco. Allietata dalla sua vicinanza, mi addormentai quasi subito, con la sola compagnia del battito del mio cuore. Mi svegliai riaprendo gli occhi soltanto la mattina dopo, scoprendo che Jayden era ancora sdraiato accanto a me. Sbadigliando, decisi di alzarmi ed aprire la finestra, lasciando che la luce del sole illuminasse la stanza investendola completamente. Poco dopo, sentii Jayden sbuffare per la noia. “Perché mi hai svegliato?” chiese, sbadigliando subito dopo. “È quasi mezzogiorno.” Lo avvertii, sedendomi sul letto e avvicinandomi a lui. Nel mero spazio di un momento, vidi Jayden tentare di liberarsi dalle coperte, riuscendo ad alzarsi solo dopo essersi liberato da quella specie di morbida prigione. “Ti riporto a casa.” Disse, guardandomi negli occhi. Annuendo, accettai la sua proposta, vedendolo uscire dalla stanza unicamente per raggiungere il bagno e liberarsi del suo pigiama. Uscendone a mia volta, raggiunsi il salotto, dove mi accomodai discorrendo tranquillamente con i suoi genitori. Poco tempo dopo, Jayden uscì dal bagno, dichiarandosi quindi pronto a riportarmi a casa. Per mia fortuna, il viaggio in auto non durò molto, ma quando ne scesi, mi ritrovai costretta a salutarlo, con un bacio e un gesto della mano. “A domani.” Disse, riaccendendo il motore dell’auto ora spento, e iniziando a guidare alla volta di casa sua. Ad ogni modo, rientrai in casa aprendo lentamente la porta, e venendo accolta come di consueto da mia madre. “Tua cugina ha appena telefonato.” Mi disse, apparendo incredibilmente seria. “Non ti ha detto nulla?” chiesi, sperando nella positività di una sua prossima risposta. “Doveva parlarti, ed era qualcosa di importante.” Rispose, facendomi quindi realizzare la gravità della situazione. Raggiungendo la mia stanza con velocità inaudita, telefonai subito a Daisy, la cui risposta non si fece attendere. “Che ti è successo?” le chiesi, non appena sentii la sua voce. “Vieni subito a casa mia.” Disse, con una calma mista ad una serietà che non credevo possedesse. “Arrivo subito.” Risposi, ponendo quindi fine alla telefonata. “Vado da Daisy.” Dissi a mia madre, non appena scesi l’ultimo gradino delle scale. Quasi ignorandomi, si limitò a salutarmi, avvertendomi comunque di fare attenzione. Una volta raggiunto il giardino di casa, mi accorsi di non avere abbastanza tempo per rientrare e chiedere ai miei genitori di accompagnarmi, ragion per cui, corsi verso la fermata dell’autobus, saltando sul primo la cui corsa mi avrebbe portato a raggiungere la mia destinazione. Ad ogni modo, arrivai a casa di Daisy il prima possibile, venendo accolta proprio da lei. I suoi genitori erano fuori per lavoro, e per tale ragione, mi invitò a sedermi sul divano di casa. Sedendomi, la vidi imitarmi, e la incoraggiai a iniziare il suo discorso. “Parla pure.” Le dissi, sperando di non sembrare invadente. “Mia madre mi ha costretta ad abortire.” Disse, scoppiando a piangere. “Mi dispiace davvero.” Risposi, avvicinandomi e cingendole un braccio attorno alle spalle nel mero tentativo di confortarla. “Daniel mi ha lasciata.” Continuò, non potendo evitare che le lacrime continuassero a rigarle il volto. “Come ha potuto?” pensai, mantenendo il silenzio, e scorgendo l’immensa tristezza ora presente negli occhi di mia cugina. “Mi dispiace.” Ripetei, stringendola stavolta in un forte abbraccio. “Non ne hai alcuna colpa.” Disse, pur ammettendo di sentirsi decisamente meglio. Ad ogni modo, compresi che la mia visita avrebbe dovuto presto aver fine, così la salutai e uscii da casa sua. Ringraziandomi nuovamente, Daisy mi salutò con un gesto della mano, ed io non esitai a salire su un secondo autobus per iniziare il mio viaggio verso casa. Non appena vi arrivai, raggiunsi la mia stanza, avendo la magnifica occasione di osservare il tramonto, che ammirai in completo e perfetto silenzio. Ad ogni modo, l’imbrunire lasciò il posto alla buia e fredda notte, che io passai a riflettere fissando il soffitto della mia stanza. In quel preciso istante, ammisi di non riuscire più a capire nulla. I comportamenti di Jayden mi stranivano, e per qualche ragione ogni parola da lui pronunciata riguardo a Valeria mi giungeva come una bugia. Come se questo non fosse già abbastanza, ora anche mia cugina aveva perso l’amore della sua vita e il frutto dello stesso, che lei avrebbe davvero voluto dare alla luce. Stremata, mi addormentai pensando, e concludendo che ogni singolo evento di quella giornata non rappresentava altro che un anello di una lunga catena di inaspettati sviluppi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo VII


La realtà del mondo


La pioggia ha lentamente iniziato a scrosciare, rovinando una mattinata piena di sole. Jayden ha deciso di mostrarmi un nuovo lato di sé, esprimendo quindi il desiderio di restare accanto a me in questa domenica primaverile. È concentrato su di me, e si limita a guardarmi senza proferire parola. Io non oso rompere il silenzio, decidendo di sedermi sul divano di casa e guardare la televisione. Mi ritrovo quindi impegnata a cambiare freneticamente canale sperando che un qualunque programma attiri la mia attenzione. Per mia fortuna, un rilassante documentario sulla natura suscita il mio interesse. Spostando quindi il mio sguardo dagli occhi di Jayden allo schermo televisivo, noto che è proprio lui a cambiare canale. “Stavo guardando!” protesto, dandogli uno scherzoso e per niente offensivo pugno sul braccio. “Sai che preferisco lo sport.” Risponde, sorridendo leggermente. Pur senza staccare gli occhi dallo schermo, che ora mostra una partita di basket, mi lascio sfuggire una risata. Finisco quindi per guardare quel programma assieme a lui, lasciando che mi cinga un braccio attorno alle spalle, com’è abituato a fare dal giorno in cui ci siamo fidanzati. Ora come ora, il tempo scorre, e dopo circa venti minuti dall’inizio di quel programma, guardo Jayden negli occhi, proponendogli quindi di uscire. “Stavolta ho un’idea.” Dico, mostrandogli un sorriso. “Che ti va di fare?” chiede, apparendo visibilmente confuso. “È una specie di sorpresa.” Rispondo, sorridendo nuovamente. Subito dopo, lo prendo per mano, invitandolo a seguirmi. Camminiamo l’uno di fianco all’altra, fino a raggiungere un piccolo locale gestito da mio padre. “Perché siamo qui?” chiede Jayden, apparendo ancora più stranito e confuso di prima. “Mi va solo di stare con te.” Dissi, guardandolo negli occhi e decidendo di abbracciarlo. “Ti amo.” Gli sussurro, notando un debole luccichio nel verde dei suoi occhi. Poco tempo dopo, Jayden mi stringe a sé baciandomi, attirando quindi involontariamente l’attenzione del resto dei clienti del locale. “Avrei qualcosa da dirti.” Esordisce, dopo essere riuscito a ricomporsi. Ascoltando le sue parole, annuisco, invitandolo quindi a continuare. Nonostante la calma presente nel tono della mia voce, Jayden è ora teso, e prova una sorta di inspiegabile timore. “Non credo sia il momento.” Dice, afferrando il suo bicchiere per bere dell’acqua. Notando il suo stato d’animo, lascio subito andare la tazzina di caffè che avevo in mano, rinunciando quindi a sorseggiare una delle mie bevande preferite. Credendo che Jayden si senta male, lo riaccompagno subito a casa mia, dandogli quindi modo di sdraiarsi sul mio letto e lasciandolo da solo, così che riesca a riposarsi. “Stai meglio?” gli chiedo, dopo qualche ora passata ad occuparmi di lui. “Sì.” Si limita a rispondere, sorridendo debolmente. “Noi due dobbiamo parlare. “Dice, facendo crescere un grande senso di preoccupazione. “Di cosa?” chiedo, stranita dalle sue parole. “Devo dirti la verità.” Mantenendo il silenzio, attendo che riprenda a parlare. “I Fierro sono per noi una minaccia.” Continua, confondendomi ulteriormente. “Che intendi?” ho la sola forza di chiedere, guardandolo negli occhi. “Hanno fatto del male alla mia famiglia, ed io non posso lasciare che feriscano anche te.” Dice, stringendomi forte una mano. Alle sue parole, non risposi, limitandomi a guardarlo con una mesta espressione dipinta in volto. Ora come ora, vorrei davvero che entrasse nei dettagli, poiché in cuor mio spero di poterlo in qualche modo aiutare, ma comprendo che è ora troppo triste e scosso per parlarmi. Essendo una persona davvero sensibile, capisco che in questo momento Jayden vive una situazione di profondo dolore, sentendosi bloccato in una sorta di infinita oscurità che minaccia di inghiottirlo da un momento all’altro. Fino a questo momento, ha provato a tacere le sue vere emozioni di fronte a me, finendo per esplodere come una bomba e decidere di raccontarmi una seppur frammentata verità. Sa bene di aver trovato in me l’amore della sua vita, e capisco che non vorrebbe mai vedermi ferita. Il mio recente svenimento ha già turbato il suo animo, e so che non si perdonerebbe un secondo avvenimento di questo genere. Personalmente, non conosco ogni singola sfaccettatura della verità che circonda la famiglia di Valeria, ma ho deciso di fidarmi di Jayden e seguire i suoi consigli, allontanandomi da lei in attesa di scoprire la realtà del nostro mondo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 



Capitolo VIII


Segreti di famiglia


Una nuova e radiosa mattinata ha lentamente inizio, ed io mi dedico alla mia ormai stabile routine giornaliera. Ora come ora, sono tranquillamente seduta nel mio banco di scuola, e tengo gli occhi bassi sul mio libro di testo, risultando quindi troppo occupata per volgere il mio sguardo verso le mie amiche, che finisco irrimediabilmente per ignorare. Le ore di lezione trascorrono veloci, ed io decido di passare l’intervallo assieme a Jayden, che mi conduce nel nostro angolo preferito del cortile, dove iniziamo a discorrere come siamo soliti fare. “Ricordati quel che ti ho detto.” Mi avverte, lasciando andare la mia mano e permettendomi di allontanarmi da lui. Fatti pochi passi, mi imbatto in Valeria, che decide di salutarmi amichevolmente. “Come stai?” mi chiede, mostrandomi un sorriso. “Bene.” Rispondo, con una vena di acidità nella voce. “Possiamo parlare?” chiede, aspettando una mia risposta. “Non ne ho alcuna voglia.” Rispondo, stavolta sempre più adirata.” Ma che ti prende?” chiede, stranita dal mio insolito comportamento. “Non sono affari tuoi.” Le dico, ricominciando a camminare con la ferma e precisa intenzione di lasciarmi questa discussione alle spalle. Mentre cammino, non accenno a voltarmi, raggiungendo la mia aula e ritrovando la calma poco tempo dopo. Nel tentativo di tornare ad essere me stessa, inizio a leggere e ripassare alcuni dei miei vecchi appunti. Poco dopo, sento che la porta dell’aula cigola aprendosi, e vedo Jayden fare il suo ingresso nella stessa, venendo seguito dalle mie amiche Lily e Amanda. Entrambe, appaiono davvero stanche e nervose almeno quanto me, ragion per cui, decido di evitare di parlare con loro. La giornata scolastica ha quindi termine, ed io esco da scuola incontrando il mio amico Alexander, che ha tutta l’aria di dovermi parlare. “Ho bisogno di un consiglio.” Esordisce, camminando al mio fianco e guardandomi negli occhi. “Riguardo a cosa?” chiedo, attendendo che riprenda a parlare. “Non sono sicuro di piacere a una ragazza.” Dice, spostando il suo sguardo dalla strada al mio viso. “Di chi si tratta?” oso chiedere, sperando di non risultare invadente. “Valeria Fierro.” Risponde, tacendo subito dopo. “Come posso aiutarti?” chiedo, attendendo una sua risposta. “Parlale di me. Siete amiche no?” dice, spostando nuovamente il suo sguardo su di me. “Non esattamente.” Rispondo, accelerando leggermente il passo che tengo. “Che cos’hai?” chiede Alexander, apparendo visibilmente preoccupato per me. “Ho solo fretta, ora devo andare.” Rispondo, essendo sicura di stare dicendo la verità e desiderando semplicemente di tornare a casa. Ad ogni modo, raggiungo la mia destinazione in poco tempo, raggiungendo la cucina e consumando il pranzo assieme alla mia famiglia. Ora come ora, la mia mente è colma di pensieri e sentimenti contrastanti, ragion per cui, non rispondo a nessuna delle domande postemi dai miei genitori, chiudendomi in un silenzio a dir poco tombale. Subito dopo il pranzo, raggiungo la mia stanza, sdraiandomi sul mio letto e accorgendomi di aver appena ricevuto un messaggio. Prendendo in mano il mio cellulare, lo visualizzo quasi subito, riconoscendo nel numero mostrato sul display dello stesso, quello di Jayden. “Sto venendo da te, aspettami.” Dice, interrompendosi bruscamente. Pur leggendolo, non rispondo, limitandomi a spegnere il cellulare e aspettare che Jayden raggiunga casa mia. Per mia fortuna, non si fa attendere, e bussa alla mia porta dopo una ventina di minuti. Aprendo la porta, lo accolgo in casa, ben sapendo di essere sola a causa del lavoro dei miei genitori. “Qual è il problema?” gli chiedo, invitandolo a sedersi sul divano di casa. “Sono i Fierro.” Risponde, in tono serio ma cupo. “Che cosa ti hanno fatto?” chiedo, sedendomi accanto a lui e guardandolo negli occhi. Quando le ho conosciute, Valeria e sua sorella Maria sembravano due ragazze tranquille, ma il gesto che hanno compiuto mi ha fatto cambiare idea. Disse, tacendo unicamente per tentare di ricomporsi. Difatti, una sorta di nodo alla gola gli impediva di parlare, ed io ero ormai in grado di vedere che il dolore lo stava letteralmente divorando. Poco prima di riprendere a parlare, Jayden iniziò a piangere, evitando quindi i miei sguardi, temendo di apparire debole ai miei occhi. “Calmati.” Gli dissi, provando istintivamente a consolarlo. Annuendo, tentò di riprendere il suo discorso, ma non ci riuscì. “Lasciami da solo.” Mi chiese, dandomi le spalle. “Parlami. Ti sentirai meglio.” Dissi, sperando di riuscire a convincerlo. “Non posso.” Rispose, tentando di ricacciare indietro le sue stesse lacrime. “Prova.” Lo incoraggiai, guardandolo negli occhi. “Ero solo un bambino, e hanno ucciso mio fratello.” Disse, continuando a singhiozzare senza sosta. A quella notizia, sbiancai, sentendomi letteralmente mancare. Mantenendo il silenzio, lo strinsi in un abbraccio, sperando che tale manifestazione d’affetto lo aiutasse a calmarsi. “Grazie.” Disse, decidendo di stringermi a sé con forza ancora maggiore. “Non ti faranno mai del male.” Promise, posando quindi le sue labbra sulla mia fronte. Sciogliendo quindi il nostro abbraccio, notai che la sera era ormai calata, e mi offrii di ospitarlo, lasciando che dormisse nella mia stanza. Al contrario di lui, io dormii sul divano, non provando in nessun modo a lamentarmi. Quella notte passò lentamente, e prima che riuscissi ad addormentarmi, Jayden iniziò a mostrare degli strani comportamenti. Per qualche strana ragione, voleva che rimanessi con lui, e tentava in ogni modo di evitare che lasciassi la stanza. Provando istintivamente pena per lui, decisi di restare al suo fianco per il resto della notte, sapendo di essere per lui una sorta di ancora di salvezza, dalla quale lui non aveva nessuna intenzione di staccarsi. Quello che mi aveva appena raccontato, era un segreto che la sua intera famiglia nascondeva da tempo, e che evidentemente lo aveva davvero intristito, portandolo ora a mostrarsi molto più introverso e protettivo. Jayden stava cambiando, ed io avevo avuto modo di rendermene conto. I suoi comportamenti erano stati la chiave di tutto, e lui aveva promesso di proteggermi, arrivando ad asserire che sarebbe arrivato a dare la sua stessa vita per salvare la mia. Pur mantenendo il silenzio, dovetti ammettere di trovare lodevole il suo gesto, promettendo di non allontanarmi mai da lui. Agli occhi di un estraneo, Jayden potrebbe apparire come una persona iraconda e fortemente irascibile, ma ai miei risulta essere un individuo completamente diverso e profondamente traviato da un passato  davvero difficile. Guardandomi negli occhi, ripete spesso di aver trovato in me l’amore della sua vita, e mantenendo il silenzio, mi limito ad abbracciarlo ogni volta. Difatti, mi sono ripromessa di essere la sua roccia nei suoi momenti difficili, sapendo che lui è una persona gentile, e che in questo momento ha solo bisogno d’aiuto.
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
Capitolo IX


Reagire


L’oscurità notturna perde oggi la sua ennesima battaglia contro la splendente luce solare, che riesce nuovamente a prevalere e spodestarla. Sono sveglia, ma immobile nel mio letto. Avendo passato l’intera notte tentando di rassicurare Jayden e preoccupandomi per lui, ho finito per non riuscire a chiudere occhio. La somma stanchezza che mi pervade mi impedisce qualunque movimento, ma con degli sforzi mai compiuti prima, mi intimo di alzarmi e recarmi a scuola come tutte le mattine. Per mia fortuna, Jayden decide di accompagnarmi, pur ammettendo di provare le mie stesse sensazioni. A causa delle stesse, il tempo ci appare letteralmente fermo, e le ore scolastiche sembrano essere lunghe anni. L’intervallo agisce da antidoto contro la noia che proviamo, ma stavolta ognuno di noi ha deciso di trascorrerlo autonomamente. Difatti, dopo aver lasciato che una settimana scivolasse via dalla mia vita, ho deciso di parlare nuovamente con le mie due migliori amiche, ovvero Lily e Amanda. Ad essere sincera, ho iniziato ad ignorarle sin dal giorno in cui mi sono fidanzata, ragion per cui, credo che ora sia il momento giusto per riallacciare i rapporti con loro. “Come va?” chiedo, avvicinandomi al banco che condividono. “Tutto bene.” Rispondono all’unisono come due gemelle. “Avete dei piani per dopo?” continuo, riferendo all’ormai prossimo pomeriggio. “No. Tu hai qualche idea?” risponde Lily, concludendo quella frase con una domanda. Per qualche strana ragione, Amanda tace, e sembra non aver alcuna voglia di parlare. Ad ogni modo, seppur stranita da quel comportamento, decido di ignorarlo e tacere. “Potremmo uscire insieme.” Azzardo, riprendendo a parlare dopo alcuni istanti di silenzio. “D’accordo.” Dissero entrambe, mostrando stavolta dei luminosi e ampi sorrisi. Subito dopo, mi allontano da loro, salutandole con un gesto della mano e uscendo subito dall’aula. Mi dirigo quindi verso il bagno delle ragazze, dove procedo a pulire nuovamente i miei occhiali, asciugandoli quindi con un fazzoletto di carta. Mentre sono nell’atto di farlo, urto distrattamente contro il lavandino, finendo per lasciare che mi scivolino di mano e finiscano per terra. È quindi questione di un attimo, ed io vedo qualcuno raccoglierli lentamente. Voltandomi verso quella gentile ragazza, scopro in lei l’identità di Valeria. “Spero che non si siano rotti.” Dice, apparendo preoccupata e al contempo mortificata. “Tranquilla, sono integri.” Rispondo, lasciandomi sfuggire una risata. Guardandomi, Valeria mi sorride, decidendo quindi di pormi un’importante domanda. “Perché mi hai trattato male?” chiede, quasi a volermi rimproverare dei gesti risalenti a qualche giorno prima. “Ero semplicemente nervosa.” Dissi, tentando di giustificarmi e sperando segretamente che riuscisse a perdonarmi. “Non fa niente.” Disse, sorridendo debolmente. Istintivamente, sorrisi a mia volta, venendo tuttavia distratta dal suono della campanella. Salutando Valeria con un frettoloso gesto della mano, corro subito nella mia aula, riuscendo per pura fortuna a salvare la mia reputazione di studentessa modello. Occupando lentamente il mio posto come di consueto, noto con dispiacere che l’umore di Jayden non è cambiato neanche di una misera virgola. Non sapendo come reagire, decido di provare a sollevargli il morale, mostrandogli un sorriso e stringendogli la mano. Per mia fortuna, quella sorta di tecnica sembra funzionare, poiché vedo un seppur debole sorriso spuntargli in volto, prendendo quindi il posto della sua previa e mesta espressione. Spostando il mio sguardo dal suo viso al mio quaderno, noto la presenza di uno strano bigliettino, che decido di dispiegare e leggere silenziosamente. “Sei la migliore.” Dice, riuscendo a strapparmi un ennesimo sorriso. Istintivamente, sposto il mio sguardo su Jayden, concludendo che è stato proprio lui a scrivere quel biglietto. “Grazie. Gli sussurro, lasciando che prenda delicatamente la mia mano ora nascosta sotto al banco. Ad ogni modo, dopo un tempo che nessuno di noi due riuscì a definire con precisione, le restanti due ore di scuola giunsero al termine, regalandoci la tanto attesa libertà pomeridiana. Dandomi da fare per rimettere a posto i miei libri, chiudo con cautela lo zaino, volendo assolutamente evitare di perdere qualcuno dei miei importanti appunti. Guidandomi quindi fino alla sua auto, Jayden si offre di accompagnarmi a casa sua, dove ha palesemente intenzione di trascorrere del tempo con me. Sorridendo, mi metto lo zaino in spalla, iniziando a seguirlo e sistemandolo quindi nella sua auto. Sedendomi al posto del passeggero, attesi che il nostro viaggio avesse inizio, e lo stesso finì per terminare nell’arco di venti minuti. Appena arrivata a casa, ero davvero felice. Da qualche tempo a questa parte, Jayden ed io avevamo deciso di convivere per consolidare la nostra relazione, e il nostro espediente sembrava aver funzionato alla perfezione. Con l’arrivo del pomeriggio, Jayden asserì di voler passare del tempo con me, ma proprio quando stavo per accettare, la promessa fatta alle mie amiche mi ritornò in mente, così decisi di raccontargli la verità. “Per me va bene.” Disse, sorridendo e promettendomi che mi avrebbe presto accompagnato al centro commerciale. Un’intera ora passò con estrema lentezza, e per me arrivò il momento di raggiungere le mie amiche. Mi lasciai quindi accompagnare da Jayden nel luogo stabilito, salutandolo non appena lo vidi andar via. Passai quindi il pomeriggio assieme alle mie amiche. Camminavamo per il centro commerciale, visitando vari negozi colmi di vestiti e gioielli che ci piacquero moltissimo. Ad ogni modo, decidemmo di raggiungere il parco cittadino e sederci su una panchina per riposare. Guardandomi intorno, riconobbi il viso di Valeria, che sedeva su una panchina molto distante dalla nostra, ed era impegnata a scambiarsi effusioni con un ragazzo che non riuscii a riconoscere. Respirando profondamente, decisi di alzarmi e provare  a salutarla, riuscendo quindi a scoprire l’identità del ragazzo accanto a lei. Non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo, ma sapevo che la realtà era proprio davanti ai miei occhi. Da ragazzo schivo e timido qual era, Alexander era riuscito a diventare molto più coraggioso e sicuro di sé, riuscendo ad aprire il suo cuore a Valeria, che aveva felicemente accettato i suoi sentimenti. Ad ogni modo, io e le mie amiche tornammo a casa dopo qualche ora, ed io fui felice di poter tornare a passare il mio tempo con Jayden. Al mio ritorno, appariva fortemente preoccupato per qualcosa che io ignoravo completamente. Avvicinandomi, lo condussi nella sua stanza, lasciando che si sedesse sul letto. Guardandolo negli occhi, lo imitai, incoraggiandolo a parlare del problema che sembrava affliggerlo. “Non riesco a smettere di pensare a mio fratello. “Disse, in tono mesto. “Mi è capitata in mano una nostra foto.” Continuò, rimembrando senza volere quel triste momento. In quel preciso istante, provai pena per lui, decidendo di baciarlo in modo che riuscisse a concentrarsi su di me e dimenticare il dolore. Lo amavo davvero, e vederlo soffrire mi faceva stringere il cuore. Rimanendo stoicamente accanto a lui fino a quando non sembrò essersi calmato, gli parlai dolcemente, tentando di spiegargli che non era solo. Ero infatti al suo fianco, e in cuor mio sapevo che non lo avrei abbandonato in nessuna occasione. “Sienna?” mi chiamò, dubbioso. Sentendolo chiamarmi per nome, mi voltai istintivamente verso di lui, guardandolo negli occhi. “Ti amo tantissimo.” Disse, stringendomi in un fortissimo abbraccio che non avrei mai voluto sciogliere. Ad ogni modo, la sera calò in fretta, ed io finii per addormentarmi fra le sue braccia. Seppur inconsciamente, traevamo conforto l’uno dalla presenza dell’altra, venendo allietati e cullati dal battito dei nostri rispettivi e nobili cuori. Jayden ne era completamente all’oscuro, ma per lui sarebbe presto arrivato il momento di difendersi e reagire, combattendo con tutte le sue forze il dolore che lo opprimeva.
 
 
 
 
 
 
 


 
 
Capitolo X


Falsità e credenze


In completo silenzio, siedo nel salotto di casa, alzandomi unicamente per guardare fuori dalla finestra. Il mio respiro appanna il vetro, e volendo evitare di sporcarlo, decido di provare a respirare più lentamente. Senza che io riesca ad accorgermene, Jayden mi raggiunge, concentrando il suo sguardo su di me. Per qualche strana ragione, nota che la tristezza lo pervade. “Va tutto bene?” gli chiedo, mostrandomi preoccupata. “No.” Risponde, evitando il mio sguardo e dandomi le spalle per qualche secondo. “Che hai?” continuo, sperando che si spieghi meglio. “Sono nervoso.” Disse, apparendo ai miei occhi estremamente enigmatico. Posando il mio sguardo su di lui, notai la presenza di un piccolo ma importante particolare. I suoi occhi erano vitrei e spenti, e le parole che pronunciava non erano mai scandite correttamente. Per tale ragione, dovetti faticare davvero molto per capire ciò che avesse da dirmi. Continuava a ripetere che voleva stare da solo, ed io non potevo fare altro che assecondare tale comportamento. Il ricordo della morte di suo fratello lo aveva davvero scosso, e pur non avendo mai vissuto una situazione simile alla sua, non posso certo biasimarlo. Conoscendolo, so che è una persona davvero gentile, e che dentro di sé sta facendo del suo meglio per combattere una battaglia che in realtà teme di perdere. Visti i miei sentimenti per lui, mi piange il cuore a vederlo così triste e sconsolato, ma se la solitudine è davvero ciò che desidera, lo lascerò da solo, dandogli tempo di chiarirsi le idee e metabolizzare tale scoperta. Ad ogni modo, l’ho avvertito che avrei fatto visita a mia cugina Daisy, e lui non ha battuto ciglio. Uscendo da casa, ho iniziato a camminare verso la mia destinazione, raggiungendola in poco tempo. Una volta lì, bussai alla porta, che venne aperta da mia zia. “Daisy è di sopra.” Disse, indicandomi le scale solo dopo avermi salutato. Ringraziandola, iniziai a salire le scale che portavano alla stanza di mia cugina, bussando e attendendo che venisse aperta. “Perché sei venuta?” mi chiese, spinta dalla curiosità. “Volevo sapere se stavi bene.” Dissi, sorridendo debolmente. “Non proprio.” Rispose, sedendo sul suo letto, e limitandosi a guardarmi. “Pensi ancora a Daniel?” chiesi, sperando di non turbarla o intristirla. “Sì.” Mi disse, lasciandosi quindi andare ad un cupo sospiro. “Ci sono altri pesci nel mare.” Risposi, nel mero tentativo di confortarla. “Forse hai ragione.” Continuò, ora sdraiata sul letto e con il cellulare in mano. “Come va con Jayden?” chiese, lasciando che un’apprezzabile curiosità si impadronisse nuovamente di lei. “Tutto bene.” Dissi, lasciandomi sfuggire un sorriso. “Sicura?” proruppe, forse dubitando della mia risposta. “Perché dovrei mentire?” le chiesi, alterandomi di colpo. “È carino, e le ragazze cadono ai suoi piedi.” Disse, sorridendo maliziosamente. “Sai bene che ha scelto me.” Risposi, lasciando che la rabbia previamente provata corrompesse il mio tono di voce. “Lui non è come gli altri.” Aggiunsi, guardandola negli occhi. Ad ogni modo, la nostra conversazione ebbe fine in quell’istante, ed io seguii Daisy fino al salotto di casa. Aveva con sé la sua borsetta, e sembrava che si stesse preparando per uscire. “Dove vai?” le chiesi, curiosa. “Al bar qui vicino. Ti va di venire?” rispose, completando quella frase con un interrogativo. “Certamente!” dissi, mostrandole un sorriso e seguendola fino al giardino di casa. Subito dopo, entrai nella sua macchina, aspettando che il nostro viaggio avesse inizio. Daisy ed io ingannammo il tempo chiacchierando, e raggiungemmo quasi subito la nostra destinazione. Per nostra fortuna, il bar non era poi così affollato, e per tale ragione, mi sentii sollevata. Sedendomi ad un tavolo con Daisy, ordinai una semplice spremuta d’arancia, e lei decise di imitarmi dopo alcuni secondi. Quando le nostre bevande arrivarono, io iniziai a bere, guardandomi quindi intorno. Improvvisamente, qualcosa attirò la mia attenzione, entrando nel mio campo visivo. Una ragazza era seduta ad un tavolo poco lontano dal nostro, e mi guardava fissamente. Era come se mi stesse silenziosamente studiando. Poco tempo dopo, la vidi avvicinarsi, e presentarsi a me e Daisy con fare amichevole. “Sono Maria, piacere di conoscervi.” Disse, sorridendo e attirando la mia attenzione. Per qualche strana ragione, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Mentre la guardavo, un ricordo spaziò nella mia mente. D’improvviso, ricordai il suo nome. Maria. Non riuscivo a capire perché, ma lo stesso mi giungeva minaccioso. Volendo assolutamente evitare ulteriori problemi, afferrai il polso di Daisy e la invitai silenziosamente ad alzarsi. “Dobbiamo andare.” Dissi, mentendo e fingendo di essere di fretta. “Perché hai mentito?” chiese Daisy, non appena tornammo alla sua auto. “Quella era Maria Fierro.” Dissi, tacendo subito dopo e stringendo i pugni per la rabbia. “Sembrava simpatica.” Disse mia cugina, sorridendo leggermente. “Non voglio mai più rivederla. “Risposi, ignorando le sue parole. Istintivamente, le diedi le spalle. “Riportami a casa, le chiesi, attendendo che accendesse il motore dell’auto. Per mia fortuna, il viaggio verso la mia destinazione non si rivelò affatto lungo, ed io ebbi la possibilità di tornare subito a casa da Jayden. Lo trovai seduto sul divano del salotto, e mi sentii improvvisamente pervasa da una stranissima sensazione. In quel momento, avrei davvero voluto parlargli di Maria, ma per qualche strana ragione, appariva visibilmente distratto. Il suo sguardo era assente e perso nel vuoto, ma fidandomi ciecamente di lui, imputai la colpa di tutto alla stanchezza mista al suo stato di malessere. Ad ogni modo, compresi di non poter più riuscire a sopportare il silenzio che si era creato fra di noi. “Ho incontrato Maria.” Gli dissi, riferendomi ovviamente alla sorella maggiore di Valeria. “Che cosa ti ha detto?” chiese, dubbioso. “Si è solo presentata, ma non ho voluto parlarle.” Ammisi, guardandolo negli occhi. “Bene.” Disse, con espressione neutra e sguardo fermo e fisso su di me. Poco tempo dopo, mi avvicinai lentamente a lui, che decise di baciarmi dolcemente. Le sue labbra sfiorarono le mie, ed io non mi mossi, approfittando della perfezione che colmava quel momento. Un mero e semplice attimo svanì dalle nostre vite, ed io scelsi di alzarmi dal divano, raggiungendo il bagno di casa e lavandomi il viso. Dopo averlo fatto, uscii subito dal bagno, ma prima che riuscissi a muovere un passo, qualcosa attirò la mia attenzione. Proprio accanto al lavandino, giaceva un piccolo contenitore di plastica contenente delle strane pillole. Prendendolo in mano, lo esaminai, iniziando quindi a temere il peggio. Sapevo bene che l’intera famiglia di Valeria era coinvolta in affari alquanto loschi, e avevo ora una folle e assurda paura che Jayden fosse in qualche modo stato coinvolto. Scuotendo il capo, mi liberai in fretta da quel pensiero, decidendo di tornare a fare compagnia a Jayden. Rimasi al suo fianco fino al calar della sera, salvo poi addormentarmi placidamente sul divano. Accorgendosene, Jayden si alzò in piedi, e andando alla ricerca di una morbida coperta nella sua camera da letto, me la adagiò sul corpo, deponendo un bacio sulla mia fronte ed evitando di disturbare il mio sonno. Mi risvegliai solo alcune ore dopo, poiché colta da un’intensa sensazione di freddo. Alzandomi in piedi, vidi Jayden addormentato sulla poltrona del salotto, e l’intera scena mi strappò un sorriso. Quei piccoli gesti, agli occhi di alcuni insignificanti, mi facevano capire che mi amava davvero, e che avrebbe mantenuto la promessa fattami tempo prima, secondo la quale, non avrebbe mai osato abbandonarmi. Lasciandomi quindi allietare dalla sua presenza, scivolai nuovamente nel sonno, ignara di ciò che avrei scoperto al sorgere del sole. La mattina dopo, mi svegliai di buon’ora, notando che Jayden non era più in salotto. In quel preciso istante, mi ritrovai a camminare per l’intera casa alla sua ricerca, concludendo che era sicuramente e autonomamente uscito da casa. Passai quindi il resto della mattinata ad aspettarlo, vedendolo rientrare solo qualche ora dopo. Alla sua vista sbiancai. Aveva un occhio nero, e una ferita rovinava il suo volto. “Che ti è successo?” chiesi, correndogli incontro. “È stato uno di loro.” Disse, tacendo subito dopo. “Di chi parli?” osai chiedere, sperando segretamente di non innervosirlo. “Ho deciso di farmi giustizia da solo, e mi hanno ridotto così.” Continuò, mostrando anche una vistosa ferita al braccio. Da quel momento in poi, il silenzio cadde nella stanza, ed io ne approfittai per pensare. Improvvisamente, rimembrai qualcosa, riuscendo quindi a conoscere ogni parte della verità. La famiglia di Valeria era davvero pericolosa, e questo poteva avere un solo ed unico significato. Jayden non mi aveva mai mentito. Scoppiando in lacrime, lasciai che mi stringesse in un abbraccio, sperando che la sua vicinanza riuscisse a calmarmi. Trascorsi quindi il resto del pomeriggio con lui, e al calar della sera, pronunciò delle parole alle quali stentai a credere. “C’è qualcosa che devi sapere.” Disse, facendomi trasalire. Per qualche strana ragione, non volevo che continuasse a parlare. La nostra relazione era già stata traviata abbastanza, e non volevo che un ennesimo segreto rovinasse tutto. Ad ogni modo, decisi di fidarmi, e mi convinsi ad ascoltarlo, invitandolo a continuare con un gesto della mano. “Hanno preso di mira anche noi due.” Disse, facendomi gelare il sangue nelle vene. “Che vuoi dire?” chiesi, con voce rotta dall’emozione. “Dobbiamo andarcene.” Continuò, in tono serio. “Non possiamo.” Dissi, lasciando che il mio pensiero si concentrasse sulla mia famiglia. “Troveremo una via d’uscita.” Lo rassicurai, avvicinandomi lentamente a lui. “Spero solo che tu abbia ragione.” Disse, posando quindi le sue labbra sulle mie. Subito dopo, mi condusse nella sua stanza, invitandomi a dormire al suo fianco. Obbedendo a quella sorta di ordine, finii per addormentarmi accanto a lui, imparando quindi una preziosa lezione. Ogni persona al mondo sa essere infida, e per tale ragione si deve scegliere con cura la propria strada, evitando in ogni modo di essere irrimediabilmente ingannati. Concedendomi del tempo per pensare, capisco che Valeria non è la gentile ragazza che ho conosciuto, bensì l’esatto contrario. Un alone di perfidia e mistero aleggia sulla sua intera famiglia, il cui passato è costellato di oscure credenze e indicibili falsità.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XI


Scoperte del passato


Un freddo e pungente inverno ha appena avuto inizio, e in questo preciso istante il sole non splende, poiché celato alla mia vista da una spessa coltre di umida nebbia, che permeava irrimediabilmente l’aria. Guardo silenziosamente fuori dalla finestra, osservando delle piccole gocce di pioggia scivolare sul vetro della finestra, quasi come se facessero a gara fra di loro per raggiungerne il vertice. Chiudendo gli occhi per un mero e singolo attimo, mi lascio andare ad un cupo sospiro. Volendo quindi semplicemente ingannare il tempo, raggiungo la stanza che Jayden mi permette di occupare e accendo il mio computer. Subito dopo averlo fatto, inizio a navigare sui social network, avendo quindi la possibilità di parlare con le mie amiche. Il tempo scorre, e Jayden decide di raggiungermi. “Ho preso una decisione.” Mi dice, distraendomi dalla mia attività. “Quale?” chiedo, apparendo confusa e stranita dalle sue parole. “Vendicherò mio fratello.” Risponde, mostrando un sorriso alquanto malevolo. “Non farlo.” Lo pregai, tentando di dissuaderlo e fargli cambiare idea. Per tale ragione, decido di afferrargli saldamente un polso, così da evitare che si muova. “Dammi retta.” Gli dissi. Sperando segretamente che riuscisse a redimersi. “Credo che tuo fratello sia ancora vivo.” Continuai, tentando in ogni modo di rassicurarlo. Alle mie parole, Jayden non rispose, limitandosi ad avvicinarsi e baciarmi con passione. “Mi fido di te.” Disse, sorridendo debolmente. Ad ogni modo, il tempo continuava a scorrere ed io non riuscivo a smettere di guardarlo. Scuotendo energicamente il capo, ritornai ad essere me stessa, riuscendo a concentrarmi nuovamente sul mio computer, ora acceso ed appoggiato su una solida scrivania. Poco tempo dopo, decisi di spegnerlo, sentendo il mio cellulare vibrare. Istintivamente, lo presi in mano, scoprendo di aver appena ricevuto un messaggio da mia cugina Daisy. “Ho conosciuto una persona.” Diceva, lasciando inconsciamente che un dubbio si facesse lentamente spazio nella mia mente. “Come si chiama?” le scrissi, attendendo una sua risposta. Per mia fortuna, la stessa non si fece attendere, ma finii letteralmente per sbiancare non appena la lessi. Affermava che il ragazzo che aveva conosciuto si chiamava Maxwell, e aveva perfino deciso di mandarmi una sua foto. Esaminandola, mantenni il silenzio, mostrandola quindi anche a Jayden. “Guarda.” Gli dissi, lasciando che prendesse in mano il mio cellulare. Alla vista di quella fotografia, Jayden iniziò letteralmente a tremare, rischiando di far cadere in terra il mio telefonino, che finì sul tappeto della stanza. Raccogliendolo, posai nuovamente lo sguardo su quell’immagine, notando solo in quel momento l’incredibile somiglianza che quel ragazzo sembrava aver con Jayden. “Ti somiglia moltissimo.” Dissi, guardandolo negli occhi. “Credi che sia lui?” gli chiesi, tacendo subito dopo. “Sì.” Disse, decidendo che era per entrambi ormai arrivata l’ora di dormire. Sdraiandosi accanto a me, faticò ad addormentarsi, asserendo di non riuscire a smettere di pensare a suo fratello. Sosteneva inoltre che io avevo ragione, e che avevo acceso in lui una nuova speranza. Forse ci sbagliavamo entrambi, ma secondo il mio pensiero, Max era ancora vivo, e non pronto per lasciare questo mondo. Mi addormentai rimanendo al suo fianco, avendo prima di farlo, la sola forza di posare le mie labbra sulla sua guancia, carezzandola dolcemente. Alla mia reazione, Jayden sorrise, ricambiando quel bacio senza neanche pensarci. Cadde preda del sonno solo dopo quel gesto, ed entrambi ci svegliammo solo la mattina dopo. Volendo concentrarmi unicamente sull’aiutare Jayden nella risoluzione del mistero che aleggiava sulla sua famiglia, decisi di saltare la scuola. “Portami da Valeria.” Lo sentii dire, con l’arrivo del pomeriggio. “Che intenzioni hai?” chiesi, apparendo visibilmente preoccupata per la sua prossima reazione. “I Fierro devono pagare per questo.” Disse, con un tono che lasciava trasparire tutta la sua collera nei confronti della famiglia di quella famiglia. Qualche tempo prima di tale scoperta, io e Jayden avevamo avuto modo di far luce su Valeria e sul suo passato, scoprendo che mi aveva mentito sin dal primo giorno. Mi aveva infatti detto che il lavoro di suo padre era incentrato sugli affari, ma avevo appena scoperto che la sua famiglia aveva spesso a che fare con delle associazioni basate sulla delinquenza, sfocianti talvolta anche nella mafia. “No.” Dissi, stringendogli il polso con una forza che non credevo di possedere. “Stai troppo male.” Continuai, rammentandogli le sue ferite e il suo cagionevole stato di salute. “Ci andrò da solo. Replicò, uscendo di casa e salendo in auto. Pur rimanendo immobile, tentai di fermarlo, ma senza successo. Giocando d’astuzia, decisi di aspettare che si allontanasse, procedendo poi a seguirlo. Sapevo benissimo dove Valeria abitasse, e per tale ragione, raggiungere la sua casa non mi fu difficile. Quando vi arrivai, trovai la porta aperta, e sentii degli strani suoni provenire dal piano di sotto. Raccogliendo il mio coraggio, scesi le scale, rimanendo allibita di fronte alla scena alla quale ero ora costretta ad assistere. Un uomo, che riconobbi come il padre di Valeria, aveva immobilizzato Jayden, mentre le due sorelle minacciavano di fargli del male. “Scappa!” gridò, notandomi in piedi su uno degli scalini. Quasi ignorando quella sorta di preghiera, spostando il mio sguardo su Valeria, e con un singolo colpo riuscii a mandarla al tappeto. “Lasciatelo stare!” urlai, riferendomi ai suoi due aggressori. Subito dopo, lottai con tutte le mie forze per impedire che continuassero a fargli del male. Riuscii velocemente a liberarmi di Maria, e ora suo padre era rimasto da solo contro di me. Essendo finalmente riuscito a liberarsi, Jayden assisteva immobile alla scena, ma io finii per raggelare notando la reazione del padre di Valeria. Mi guardava fisso negli occhi mostrandomi tutto il suo odio. Mantenendo la mia immobilità, tentai di non mostrare la mia paura, ma il mio espediente fallì non appena lo vidi estrarre una pistola. Senza esitare, fece fuoco, ed io temetti per la mia vita. “Addio.” Dissi a me stessa, abbandonandomi al mio triste destino. Istintivamente, chiusi gli occhi, e non appena li riaprii, vidi Jayden sdraiato sul fianco. Sanguinava vistosamente, ed io non potevo fare nulla per aiutarlo. Ad ogni modo, grazie alla forza della disperazione, ripresi la pistola da terra, e con le lacrime agli occhi, sparai un colpo in direzione del padre di Valeria, che ora sorrideva soddisfatto del suo gesto. Per mia fortuna, riuscii a colpirlo, seppur non mortalmente, avendo quindi modo di vederlo accasciarsi al suolo e morire con estrema lentezza. Subito dopo, chiamai la polizia, vegliando su Jayden, che riusciva ancora miracolosamente a respirare. “Grazie.” Sussurrò, poco prima di perdere i sensi. Istintivamente, scoppiai a piangere, venendo sollevata solo dall’arrivo della polizia. Due ufficiali mi si avvicinarono, e mi chiesero di fornire i dettagli dell’accaduto. Io raccontai ogni cosa secondo il mio punto di vista, e pregai che Jayden riuscisse a salvarsi. La ferita che aveva al fianco appariva grave, e malgrado un’ambulanza fosse già arrivata e i paramedici avessero tentato di intervenire, mi dissero che pensavano che per lui non ci sarebbe stato nulla da fare. Con gli occhi ancora velati dalle lacrime, li pregai di fare un secondo tentativo, e loro realizzarono il mio desiderio. Jayden fu quindi trasportato in ospedale, mentre a me toccò un viaggio perfino peggiore, ovvero quello verso la stazione di polizia. Durante il tragitto in auto, non proferivo parola, assicurandomi comunque di tenere lo sguardo fisso in avanti. Abbassando il capo, mi abbandonai ai miei pensieri. In quel momento, migliaia di domande si rimescolavano nella mia testa. Continuavo a chiedermi se Jayden ce l’avrebbe fatta, e che cosa ne sarebbe stato di me. Seppur sopraffatta dal dolore, avevo un un’unica certezza. Ogni singolo evento componente quella giornata, era frutto di oscuri ricordi di un passato a lungo represso.  
 
 
 
 
 



Capitolo XII


Il dolore della realtà


Una nuova giornata piena di sole ha inizio, ed io sono pervasa da una più che motivata sensazione di tristezza. Tre mesi sono appena spariti dal calendario della mia vita, e in questo preciso istante, mi ritrovo chiusa in una prigione. Le sbarre di ferro limitano la mia visuale, ed io non ho assolutamente nessuna compagnia. Sono quindi completamente sola, e non mi rimane altro da fare che pensare. Facendolo, finisco per farmi del male, poiché il pensiero di Jayden, ora in fin di vita a causa mia, continua ad insinuarsi nella mia mente come vento fra le crepe di un muro. Seduta sulla misera branda che mi è concessa, piango. Le lacrime inzuppano il mio cuscino, e i miei lamenti non attirano l’attenzione di nessuno. Sono qui da giorni, e tento ogni volta di spiegare alle guardie di non avere alcuna colpa di quanto è accaduto. Giancarlo, il padre di Valeria, ha perso la vita, ma io so di aver agito per legittima difesa. Inoltre, Jayden ha avuto nei miei confronti una condotta a dir poco encomiabile, avendo sempre e comunque tentato di proteggermi dai suoi stessi demoni, contro i quali lotta sin dall’infanzia. Ad ogni modo, dopo giorni di buio, la mia buona stella ha scelto di ricominciare a brillare, donandomi un pizzico di fortuna. Difatti, uno dei poliziotti venuti in mio soccorso il giorno dell’incidente, ha deciso di offrirmi una seconda possibilità, sottoponendomi ad un secondo interrogatorio, durante il quale avrei avuto modo di provare la mia innocenza. La mia cella venne quindi aperta, ed io ne venni fuori seguendo i passi dell’ufficiale di polizia. “Che cos’è successo?” mi chiese, alludendo all’incidente avvenuto mesi prima. “Quell’uomo aveva tentato di spararmi.” Dissi, facendo suonare quella frase come una confessione. “Lo conoscevi?” continuò, attendendo una mia risposta. “Sì. Era il padre di una mia conoscente.” Confessai, abbassando il capo in preda ad una sorta di inspiegabile vergogna. Con mia grande sorpresa, notai che il poliziotto ascoltava le mie parole senza intervenire, salvo farlo dopo attimi di silenzio, facendomi sussultare. “Chi era il ragazzo accanto a te?” chiese, facendo inconsciamente in modo che un fiume di lacrime mi inondasse il viso. “Era il mio ragazzo.” Dissi, piangendo poiché colpita dal suo ricordo. “Mi dispiace.” Disse, tentando subito di scusarsi. Rinfrancata dalle sue parole, sorrisi debolmente, asciugando le mie lacrime con un gesto della mano. “Puoi andare.” Continuò, indicandomi la porta ora aperta del piccolo ufficio in cui ero rimasta per quel così lungo lasso di tempo. Ringraziando quel poliziotto, uscii da quella porta. Sorprendentemente, vidi mia madre, che per qualche strana ragione non sembrava essere affatto felice di vedermi. Difatti, si limitò a farmi salire in auto e riportarmi a casa, evitando di parlarmi per tutta la durata del viaggio. Il suo insolito mutismo si protrasse fino a sera, ed io non tentai minimamente di iniziare una conversazione con lei. Mi stava ignorando, ed ero troppo triste e arrabbiata per farlo. Nei miei momenti di calma, tentavo di spiegarle che ero completamente innocente, e che non c’erano prove della mia colpevolezza, ma lei si mostrava caparbia, rifiutando di credermi ogni volta. “Sei un’assassina.” Mi diceva, in evidente collera e con l’occhio invelenito. Mantenendo il silenzio, mi chiudevo spesso nella mia stanza, dove piangendo mi lasciavo cadere sul letto, sperando che ognuno di questi avvenimenti fosse solo un brutto sogno. Per mia sfortuna, non stavo dormendo, e ogni cosa si traduceva in realtà e nel dolore che ne derivava.
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Capitolo XIII


Speranze e misteri


Un lungo mese è letteralmente fuggito via dalla mia vita, ed oggi mi sento sola. Mia madre sembra odiarmi, e le mie migliori amiche non sono qui a confortarmi. Ad ogni modo, credo che sia la cosa migliore, Difatti sono fermamente convinta che se scoprissero ciò che mi è successo finirebbe per serbare rancore e odio nei miei confronti. Volendo quindi assolutamente evitare che questo accada, taccio. Sono ora seduta alla scrivania della mia stanza, e inganno il mio tempo navigando in rete. Malgrado la porta chiusa, riesco comunque a sentire il telefono squillare. Rimanendo immobile e concentrata sul mio portatile, lascio che mia madre risponda. Subito dopo averlo fatto, raggiunge la mia stanza, pronunciando una frase che mi distrae dalla moltitudine dei miei pensieri. “Chiamano dall’ospedale.” Dice, guardandomi negli occhi. Mantenendo il silenzio, stento a credere alle sue parole. Pensando, concludo che tutto questo può avere un solo ed inequivocabile significato. Difatti, Jayden potrebbe sentirsi meglio ed  essersi ripreso, ragion per cui, chiedo subito a mia madre di accompagnarmici. Conoscendomi perfino meglio del palmo della sua stessa mano, si rende perfettamente conto dei miei sentimenti per Jayden, e decide di realizzare il mio desiderio senza esitare. Il nostro viaggio verso l’ospedale ha quindi inizio, ed io sono costretta a rimanere ferma in sala d’attesa per oltre un’ora, ossia quando finalmente un’infermiera mi nota. “Siamo qui per Jayden Stone.” Dice mia madre, attendendo quindi una risposta dell’infermiera. La stessa, mantiene il silenzio, decidendo di accompagnarci direttamente nella sua stanza. “Seguitemi.” Dice, addentrandosi in un lungo corridoio. Mia madre ed io decidiamo di obbedire senza proferire parola, guardandola abbassare la maniglia di quella porta. Lasciandoci quindi da sole, ci permise di entrare, ed io mi avvicinai subito al letto di Jayden, che sembrava placidamente addormentato. Sentendo il rumore dei miei passi avvicinarsi, Jayden apre gli occhi, e biascica il mio nome. “Sienna?” mi chiama, con voce flebile.  “Sono qui.” Risposi, avvicinandomi ulteriormente. Subito dopo, lo vidi mettersi a sedere sul letto, e tentare quindi di alzarsi in piedi. Dopo averlo fatto, mi strinse nel più forte degli abbracci, ed io scelsi di baciarlo sotto gli occhi attenti di mia madre, che ora sorrideva senza accorgersi che una lacrima le stava rigando il volto. Quando finalmente sciogliemmo il nostro abbraccio, notai che la ferita che aveva sul fianco era ora scomparsa, e che una vistosa cicatrice occupava il suo posto. Per sua sfortuna, un dolore ancora presente lo limitava nei movimenti impedendogli quindi di fare sforzi, ma a me non importava. I medici credevano che per lui non ci fossero speranze, ma io avevo tenuto duro, continuando ad amarlo anche dopo quanto gli era accaduto. Ora come ora, Jayden ed io abbiamo una certezza comune. Ci amiamo, e sappiamo che il nostro amore riuscirà a resistere ad ogni sfida propostaci dal mondo, sapendo che il nostro passato è ormai alle nostre spalle. Ad ogni modo, siamo assolutamente certi che la nostra vita sarà comunque costellata di misteri che riusciremo a risolvere, e i sui quali riusciremo a far luce solo grazie alla nostra ferrea ed incrollabile determinazione, unita al nostro infinito e sconfinato amore.
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
Capitolo XIV


Oltre i limiti


Un assolato pomeriggio prende lentamente il posto dell’odierna mattinata, e tutto sembra essere tornato alla normalità. Io e Jayden ci amiamo più di prima, e le mie amiche sono davvero entusiaste all’idea di rivedermi e avere mie notizie dopo un così lungo lasso di tempo. A causa dell’intera vicenda riguardante la famiglia di Valeria, ho infatti perso un mese di scuola, e alla mia vista, ognuna di loro appariva alquanto preoccupata. “Cosa ti è successo?” chiese Amanda, mentre eravamo l’una al telefono con l’altra. “Problemi di famiglia.” Mi limitai a rispondere, evitando accuratamente di entrare nei dettagli. “Come stai ora?” continuò, con genuina curiosità. “Molto meglio.” Dissi, con un debole sorriso. Poco tempo dopo, Amanda decise di porre fine alla nostra telefonata, e dopo aver spento il cellulare, andai subito alla ricerca di Jayden. Lo trovai sdraiato sul letto nella sua stanza, e salutandolo, mi sedetti accanto a lui. Per qualche strana ragione, appariva decisamente troppo stanco, e parlava pronunciando frasi sconnesse e completamente prive di senso. Spostando il mio sguardo su di lui, notai i suoi occhi, ora spenti e vitrei. “Che cos’hai?” chiesi, con espressione preoccupata. “Niente.” Disse, con un tono di voce che non riuscii a definire. Non aveva alcuna voglia di parlarmi, e sembrava evitare qualunque discussione. Alzandomi in piedi e dandogli le spalle, stavo per uscire da quella stanza, quando all’improvviso notai qualcosa. Un rumore sordo e proveniente dal letto mi distrasse. Voltandomi verso la fonte di quel rumore, rividi quel contenitore di plastica trovato tempo prima nel bagno. Non riuscivo a crederci. Jayden sembrava essere una persona sensibile e seria, eppure aveva appena tradito la mia fiducia, arrivando a fare uso di droghe a mia completa insaputa. “Che cosa sono queste?” chiesi, prendendo in mano quel piccolo contenitore. Alle mie parole, Jayden si voltò verso di me sussultando. Si alzò quindi in piedi, e tentò invano di giustificarsi. “Non volevo che lo scoprissi così.” Disse, facendo inconsapevolmente crescere in me una più che motivata rabbia. Mi voltai nuovamente, dandogli le spalle per la seconda volta. Afferrandomi un polso, Jayden mi avvicinò a sé, costringendomi a voltarmi verso di lui. “Io ti amo davvero, e voglio superare questa prova con te.” Continuò, pur non riuscendo a cambiare il mio stato d’animo. Difatti, sentendomi oltraggiata e accecata dalla rabbia, iniziai a piangere senza un lamento, pronunciando una frase che non avrei mai voluto rivolgergli. “Non voglio più rivederti!” gridai, schiaffeggiandolo sonoramente subito dopo. Alla mia reazione, Jayden non si mosse, implorandomi di restare. Io lo ignorai, scegliendo di violare la porta della sua stanza e uscire da casa sua. La pioggia aveva appena iniziato a scrosciare, ma la cosa non mi toccava. In quel preciso istante, volevo semplicemente tornare a casa, per poi chiudermi nella mia stanza e sperare di dimenticare ogni cosa. Tale gesto, potrebbe sembrare meschino da parte mia, ma sapevo che non avrei assolutamente tollerato il parere di nessuno a riguardo. Amavo Jayden, ma ciò che mi aveva appena fatto era a mio dire letteralmente imperdonabile. Una volta arrivata a casa, mi chiusi nella mia stanza, ignorando qualunque distrazione. Dopo alcune ore dal nostro litigio, Jayden provò a chiamarmi, ma io decisi di non rispondere a nessuna delle sue chiamate, piantandomi gli auricolari nelle orecchie e sperando che la musica annullasse la negatività dei miei sentimenti. Lentamente, mi addormentai, e prima che riuscissi ad accorgermene, mi svegliai scoprendo che un mese era appena trascorso, sparendo dalla mia vita come nebbia. Ognuno di quei giorni sembrava essere infinito, e alla fine del mese capii di non poter più riuscire a sopportare l’assenza e la lontananza di Jayden. Ripercorrendo mentalmente ogni momento del nostro rapporto, presi un’importante decisione. Uscendo subito di casa, raggiunsi quella di Jayden, bussando quindi alla porta. Attesi silenziosamente che venisse aperta, ed entrai subito dopo. Mi avvicinai lentamente a Jayden, che ebbe una reazione del tutto inaspettata. Mi strinse in un fortissimo abbraccio, e per un singolo attimo sperai che non terminasse. “Ho commesso un terribile errore.” Ammisi, piangendo letteralmente fra le sue braccia. “Ti perdono.” Disse, dopo aver taciuto e tentato di rassicurarmi. Mi passava lentamente una mano sulla schiena, accarezzandola dolcemente. Fu quindi questione di un attimo, ed io mi ritrovai seduta sul divano assieme a lui. Poco tempo dopo, Jayden lasciò che mi sedessi sulle sue ginocchia, ed entrambi iniziammo a baciarci con impeto e passione. Per qualche strana ragione, nessuno di noi due riusciva a fermarsi. Conoscevamo bene i nostri sentimenti, e nonostante i nostri innumerevoli problemi, sapevamo di non poter più riuscire a reprimerli. Il tempo continuò a scorrere, e Jayden si fermò di scatto, lasciando che mi alzassi in piedi. Alcuni istanti dopo, Jayden scelse di imitarmi, prendendomi quindi per mano. “Vieni con me.” Disse, conducendomi quindi nella sua stanza. Non appena entrammo, Jayden si sdraiò sul letto, trascinandomi letteralmente con sé. “Ti amo.” Gli dissi, sorridendo e posando le mie labbra sulle sue. Subito dopo, Jayden mi strinse a sé, e avvicinandosi, mi sussurrò una frase alla quale non potei resistere. “Voglio che tu sia mia.” Disse, con voce dolce e calma. Un mero attimo scivolò via dalle nostre vite come la limpida acqua di un fiume, e noi due ci ritrovammo finalmente insieme. Guardandolo negli occhi, provai per la prima volta una sensazione a me completamente nuova. Sapevo di amare Jayden, ed ero sicura che lui ricambiasse i miei sentimenti. Non resistetti quindi alla tentazione di baciarlo, vedendolo ricambiare quella manifestazione d’affetto quasi istintivamente. Trascorrendo il nostro tempo l’uno accanto all’altra, finimmo per passare la nostra prima notte insieme. Incurante del lento susseguirsi dei minuti, continuai a baciarlo e stringerlo a me come avrei sempre voluto fare, ben sapendo che avrebbe accettato ogni mio gesto. Ad ogni modo, mi sentii improvvisamente stanca, provando anche una strana sensazione di dolore. Mi fermai quindi istintivamente. Ignorando quella sorta di dolore, spostai nuovamente il mio sguardo su Jayden, scoprendo che la sua presenza annullava ogni mia insicurezza. Un’intera ora volse al termine, ed io mi accasciai sul letto, sfinita. Il mio respiro era ora affannoso, e Jayden era madido di sudore. Mentre lo guardavo tentando di respirare normalmente, il mio cuore batteva come mai prima d’ora.” Sei la migliore.” Mi disse, accarezzando i miei capelli castani e a suo dire perfetti, decidendo quindi di deporre un bacio sulla mia fronte. Chiudendo gli occhi, lasciai che Jayden mi stringesse nuovamente a sé, addormentami pochi minuti dopo. Era stata la notte migliore della mia vita, ed ero felicissima di averla passata con Jayden, che avevo finalmente capito essere la persona che amavo perfino più di me stessa. Avevamo deciso di andare oltre i nostri stessi limiti, scegliendo di affrontare questa nuova sfida insieme, ovvero l’uno al fianco dell’altra.
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XV


Notizie e segreti


È mattina presto, ed io sto ancora dormendo. Il tempo scorre, e improvvisamente vengo distratta da un suono alquanto familiare. La sveglia sul comodino di Jayden mi riporta alla realtà, facendomi uscire dalla profonda dimensione onirica nella quale ho finito per cadere. Apro lentamente gli occhi, e lui sorride. “Come stai?” chiede, mostrando tutta la sua curiosità. “Bene, e tu?” rispondo, rigirandogli quindi la domanda. Alle mie parole, Jayden non risponde, limitandosi a regalarmi un secondo sorriso. Voltandosi verso di me, decide di abbracciarmi, ed io non oso sottrarmi alle sue premure. Poco tempo dopo, scelgo di sciogliere il nostro abbraccio e alzarmi dal letto, raggiungendo la cucina per la colazione. Credendo di doverla preparare autonomamente, noto con piacere che la madre di Jayden ha già preso quest’iniziativa. Conoscendo i miei gusti, mi ha appena preparato del caffè da accompagnare con delle fette biscottate, e guardandola la ringrazio. Un incredibile ma sopportabile dolore allo stomaco mi impedisce di mangiare, ma sforzandomi di farlo, mordo soltanto una fetta biscottata, bevendo quindi una singola tazza di caffè. Jayden mi raggiunge poco tempo dopo, sorridendo e avendo cura di finire quel che io ho lasciato. Mangiando quindi il resto della mia colazione al mio posto, continua a guardarmi. Evitando di incrociare il suo sguardo, raggiungo il bagno di casa, dove decido di fare una doccia. L’acqua calda mi scivola sulla pelle con estrema lentezza, ed io scelgo di non oppormi a tale sensazione. Non appena esco dalla doccia, vengo letteralmente travolta da un incredibile senso di nausea, che mi costringe a rimettere. Subito dopo, decido di lavarmi i denti, sperando che la freschezza del dentifricio mascheri la presenza di quell’odore così sgradevole. Mentre sono nell’atto di farlo, vedo la mia immagine riflessa nello specchio, notando che la porta è ora aperta. Jayden fa quindi il suo ingresso nel bagno. Alla mia vista appare confuso. “Qualcosa non va?” chiede, con un’evidente vena di preoccupazione nella voce. “Sto bene.” Risposi, tentando di rassicurarlo. Ascoltando la mia risposta, Jayden sorride, uscendo quindi dal bagno e occupandolo solo nel momento in cui ne esco. Raggiungendo quindi la stanza che Jayden mi ha letteralmente riservato, mi sdraio lentamente sul letto, sperando che il senso di nausea che mi attanaglia lo stomaco, e al quale si è aggiunto un orribile mal di testa, svanisca. Per mia fortuna, riesco ad addormentarmi, dimenticando quindi quel problema, salvo poi risvegliarmi solo poche ore dopo. Non appena aprii gli occhi, feci del mio meglio per liberarmi delle coperte, correndo trafelata in bagno, dove credetti di aver rimesso perfino l’anima. Cadendo preda di un’indescrivibile vergogna, ripetei le azioni compiute poche ore prima. Mi lavai nuovamente i denti, scegliendo di uscire di casa. Avvisai Jayden che sarei uscita per fare la spesa, mentendo sia a lui che a me stessa, e nascondendo una sorta di segreto che solo io sembravo conoscere. Raggiunsi quindi la farmacia locale, acquistai un kit per un test di gravidanza, tornando a casa in pochissimo tempo. Non appena raggiunsi la mia destinazione, ignorai completamente Jayden, che non aveva fatto altro che accogliermi in casa. Chiudendo quindi a chiave la porta del bagno, feci quel test, ma il risultato che lessi mi scioccò, impedendomi quindi di muovermi o parlare. Poco tempo dopo, sentii la porta del bagno aprirsi. Jayden fece qualche passo verso di me, e mi guardò con aria preoccupata. “Cos’hai?” mi chiese, tacendo subito dopo. “Non sono incinta.” Dissi, con la voce rotta dall’emozione e gli occhi ancora velati di lacrime. Alle mie parole, Jayden apparve confuso, e temendo di peggiorare il mio stato d’animo, mantenne il silenzio. “Qual è il problema?” sembrava chiedermi, tenendo il suo magnetico e perfetto sguardo fisso su di me. Ad ogni modo, pur non battendo ciglio  riguardo alla sua reazione, non potei fare a meno di provare una leggera sensazione di stizza, ragion per cui, lasciai il bagno senza curarmi di richiudere la porta. Stranito dai miei comportamenti, Jayden si limitava a guardarmi senza proferire parola, ma io continuavo ad evitare di incrociare il suo sguardo. Una giusta rabbia nei suoi confronti si stava lentamente espandendo nel mio animo, ed io non avevo alcuna voglia di parlargli. Andando alla mera e semplice ricerca di conforto, raggiunsi la mia stanza e telefonai a mia cugina Daisy. Sin da quando eravamo bambine, era sempre stata in grado di fornirmi preziosi consigli, e per tale ragione, mi ero nuovamente rivolta a lei. Avvicinando il telefono all’orecchio, aspettai che rispondesse alla chiamata. “Grandi notizie.” Disse, non appena ebbe modo di farlo. “Raccontami tutto.” Risposi, curiosa di scoprire ciò che aveva da dirmi. “Max ed io abbiamo scelto di convivere.” Continuò, con un tono che mostrava tutta la sua euforia. “Vivi con lui?” chiesi, sperando che perdonasse la mia ignoranza. “Sì, e la sua casa è fantastica.” Disse, soddisfacendo appieno la mia curiosità. A quella risposta, sorrisi, mostrandomi evidentemente felice per lei. Subito dopo, decisi di salutarla, ponendo quindi fine alla nostra telefonata. “Con chi parlavi?” chiese Jayden, entrando lentamente nella mia stanza. “Era Daisy.” Risposi, sorridendo debolmente. “Ci sono novità?” chiese, curioso. “Lei e Max vivono insieme.” Dissi, guardandolo negli occhi. “Ti ha detto dove?” continuò, ponendomi una seconda domanda. A quelle parole, scossi il capo, fornendo quindi una risposta negativa. Subito dopo, vidi Jayden sedersi alla mia scrivania e tentare di accendere il mio computer. “Che stai facendo?” gli chiesi, stranita. “Ci metterò un attimo.” Rispose, rimanendo completamente concentrato sulle sue ricerche. “L’ho trovato.” Disse, dopo alcuni minuti di silenzio. Spostando il mio attento sguardo su di lui, lo guardai con aria interrogativa. “Avevi ragione, Max è ancora vivo.” Disse, in tono alquanto serio. “Hai scoperto qualcosa?” chiese, venendo inspiegabilmente assalita da innumerevoli dubbi. “Ora so dove vive.” Rispose, decidendo quindi di regalarmi un secondo sorriso. A quelle parole, non potei fare a meno di sorridere a ma volta, avvicinandomi a lui per abbracciarla. In quel preciso istante, ero davvero felice per lui, tanto da essere già riuscita a dimenticare la mia precedente arrabbiatura. Sciogliendo il nostro abbraccio, gli proposi di andare a trovare Max, ma lui non sembrò poi così entusiasta a riguardo. “Vive in un’altra città.” Disse, in tono alquanto mesto. A quelle parole, mostrai la mia tristezza, e Jayden tacque inspiegabilmente. Il pomeriggio non si fece attendere, ed io decisi di passare il mio tempo con Jayden. Mi sedetti accanto a lui sul divano di casa, e trovammo interesse in un documentario sulla natura. Le ore passarono, e la sera calò inevitabilmente. Ad essere sincera, avrei davvero voluto baciarlo e passare la mia notte con lui, ma qualcosa mi impediva di farlo. Mettendo quindi a tacere quel mio così improvviso e inspiegabile desiderio, mi sdraiai sul letto, pur non riuscendo ad addormentarmi. Per mia fortuna, Jayden scelse di imitarmi pochi istanti dopo, ed io caddi nuovamente preda di un profondo sonno senza sogni. Riaprii gli occhi solo alle prime luci dell’alba, alzandomi dal letto e continuando ad insistere perché facessimo visita a mia cugina e al suo fidanzato. Ascoltando quella che appariva come una supplica, Jayden decise di realizzare il mio desiderio, permettendomi di salire in  auto e dando inizio al nostro viaggio. Lo stesso, risultava essere lungo circa quattromila chilometri, poiché Max e Daisy avevano deciso di vivere a Seattle, ovvero una città completamente differente dalla nostra. Incuranti di tutto ciò, lasciammo che il nostro il nostro viaggio iniziasse senza indugi, fermandoci in un albergo lungo la strada al calar della sera. La mattina dopo, riprendemmo il viaggio da dove lo avevamo interrotto, raggiungendo la nostra destinazione nel tardo pomeriggio. Non appena arrivammo, bussai alla porta di casa, che venne prontamente aperta da mia cugina Daisy. Subito dopo averlo fatto, mi accolse calorosamente, invitandomi ad entrare. Ad ogni modo, per una ragione a me completamente sconosciuta, mia cugina mi appariva inspiegabilmente diversa. Per mia sfortuna, quello non risultava essere l’unico dei miei problemi. Difatti, tutto cambiò non appena Max entrò nel campo visivo di Jayden. I due si salutarono amichevolmente, ma chiesero sia a me che a Daisy di lasciare il salotto di casa. Stringendoci nelle spalle, entrambe decidemmo di obbedire, ed io mi lasciai condurre da Daisy nella sua camera da letto. “Avrei una cosa da dirti.” Disse Daisy, spostando il suo alquanto preoccupato sguardo su di me. Mantenendo il silenzio, la invitai ad iniziare il suo discorso con un gesto della mano, sentendola quindi pronunciare una frase alla quale non riuscii a credere. “Max ed io saremo genitori.” Disse, avvicinandosi lentamente a me. Subito dopo, la strinsi in un abbraccio, augurandole quindi buona fortuna con il bambino in arrivo. Aprendo lentamente la porta della sua stanza, ne uscii, vedendola seguirmi fino al salotto di casa. Non appena lo raggiunsi, mi sedetti sul divano accanto a Jayden, notando che evitava gli sguardi del fratello, che appariva visibilmente iroso. Silenziosamente, mi chiedevo cosa fosse successo, ma improvvisamente il pensiero della notizia datami da mia cugina mi ritornò in mente. Mi voltai quindi verso di lei, regalandole un luminoso sorriso, per mezzo del quale speravo di infonderle sicurezza. Difatti, anche se erano ormai passati mesi dal giorno in cui aveva abortito il suo primo bambino, a cui era conseguito anche l’essere lasciata dal suo allora fidanzato, lei non era mai davvero riuscita a dimenticarne il dolore. Ad ogni modo, per nostra sfortuna la sera calò sulla città, e per noi arrivò l’ora di tornare a casa. Quasi a non volere che ce ne andassimo, Max e Daisy si offrirono di ospitarci per la notte, ed io accettai contro il volere di Jayden. La mattina arrivò in fretta, ed entrambi decidemmo di ritornare al nostro nido dopo aver salutato i nostri amici. Per qualche strana ragione, non avevo chiuso occhio per l’intera notte, ragion per cui, finii per addormentarmi durante il viaggio di ritorno, del quale non riuscii a stimare la durata. Non appena arrivai a casa, raggiunsi il salotto, sedendomi sul divano e tentando di rilassarmi. “Piaciuta la visita?” chiesi a Jayden, che mi aveva raggiunto e si era accomodato in poltrona. “Per niente.” Rispose, con una vena di rabbia nella voce. “Perché?” continuai, sperando di non innervosirlo ulteriormente. “Max ed io abbiamo litigato.” Aggiunse, pur non riuscendo a mutare il suo tono di voce. “Vuoi parlarne?” chiesi, con sguardo preoccupato. “Ha osato mentirmi per anni. Era ancora vivo, ma continuava a nascondersi.” Disse, non accorgendosi che la tristezza si era lentamente impadronita del suo animo. “Daisy mi ha detto di essere incinta.” Dissi, cambiando argomento di conversazione. Alle mie parole, Jayden non rispose, ed io venni colta da un’inspiegabile sensazione di malessere. Istintivamente, mi avvicinai a lui, ignorando delle fredde lacrime che mi stavano rigando il volto. Subito dopo, indietreggiai dandogli le spalle, e raggiunsi la nostra camera da letto, chiudendo a chiave la porta. Una volta lì, mi sdraiai sul letto, lasciandomi andare ad un pianto dirotto, che speravo riuscisse a farmi dimenticare ogni cosa. Non volevo ammetterlo, ma in cuor mio era gelosa di mia cugina Daisy. Eravamo entrambe fidanzate, ma al contrario di me lei stava per avere un bambino, realizzando il sogno che io conservavo da anni. Ero ormai una ventenne, e desideravo con tutto il mio cuore una famiglia. Ad ogni modo, continuavo a tacere questo mio desiderio, mentendo a Jayden senza neanche saperlo. Poco tempo dopo, asciugai ogni mia lacrima, sentendo Jayden bussare alla porta. Alzandomi dal letto, l’aprii subito, lasciando silenziosamente che entrasse. Fu quindi questione di un attimo, e Jayden mi strinse a sé, scegliendo di baciarmi come sapevo non aveva mai fatto prima. Subito dopo, Jayden si sedette sul letto, e mantenendo il silenzio, si limitava a guardarmi. Il suo sguardo così perfetto e magnetico mi rapiva, ma per qualche strana ragione non riuscivo a muovermi. Jayden mi fissava in silenzio, abbozzando dei luminosi sorrisi. Improvvisamente, le mie emozioni ebbero la meglio su di me, ed io decisi di avvicinarmi subito a lui, sdraiandomi sul letto e scegliendo di baciarlo e stringerlo a me con forza inaudita. “Ti amo.” Gli dissi, non avendo alcuna intenzione di fermarmi e facendolo solo per respirare. Ad ogni modo, il tempo scorreva, e per qualche strana e ignota ragione, i miei sentimenti per Jayden crescevano, fino a diventare letteralmente incontrollabili. Eravamo finalmente insieme, e sapevo di non desiderare compagnia dissimile dalla sua. Il buio della notte era nostro compagno, e noi due non sentivamo altro che il battito dei nostri cuori, misto al suono dei nostri respiri, ora affannosi e indistinguibili. Le ore passavano, e non avevamo alcuna voglia di fermarci. Una periodica sensazione di dolore, mi limitava nei movimenti, ma io la ignoravo, sapendo che la presenza di Jayden avrebbe agito da panacea contro lo stesso. Due intere ore giunsero al termine, ed entrambi ci accasciammo sul letto sfiniti. Incuranti della stanchezza che ci pervadeva, sorridevamo, perdendoci l’uno negli occhi dell’altra. Il sonno sopraggiunse poco tempo dopo, e prima di divenirne succube, pensai, concludendo che ora il nostro rapporto era letteralmente completo, e che avremmo finalmente potuto smettere di nasconderci da innumerevoli segreti e fantasmi del nostro passato.
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XVI


Desiderio di vita


Tre interi mesi della nostra giovane vita ci hanno appena abbandonato, e sia io che Jayden diamo oggi nuovamente inizio alla nostra routine quotidiana. Alzandomi dal letto, mi libero dalla morbida prigione costituita dalle coperte che mi avvolgono, riuscendo solo allora ad uscire dalla stanza. Raggiungo quindi il bagno, chiudendo la porta e decidendo di lavarmi. Ne esco solo pochi minuti dopo, incrociando lo sguardo di Jayden mentre scendo le scale. Il pomeriggio non si fa attendere, ed io inganno il tempo leggendo. Poco tempo dopo, quell’attività mi risulta noiosa, ed io mi ritrovo costretta a raggiungere la mia stanza e sdraiarmi sul letto, poiché un incredibile ma ormai conosciuto mal di testa fa ritorno. Scivolare nel sonno non mi è d’aiuto, e non appena mi sveglio, comprendo di dover correre in bagno. Non appena vi arrivo, rimetto, chiamando quindi il nome di Jayden. Lo stesso, mi raggiunse pochi istanti dopo, vedendomi curva sul lavandino. Avevo appena lavato i denti, e alla mia vista, appariva preoccupato. “Stai bene? Sembrava chiedermi, mentre teneva il suo sguardo fisso su di me. “Ce l’abbiamo fatta.” Dissi, sorridendo. Alle mie parole, Jayden non rispose, limitandosi a mostrarmi tutta la sua incredulità. A quel momento seguì un fortissimo abbraccio, al quale non tentai di sottrarmi per nessuna ragione. Subito dopo, Jayden mi condusse nella nostra stanza, dove decise di passare il suo tempo con me. Mantenendo il silenzio, mi sedetti sul letto, e imitandomi, Jayden si posò una mano sulle ginocchia, invitandomi a sedermi. Spinta dai miei forti ed inequivocabili sentimenti per lui, obbedii a quella sorta di ordine, finendo per iniziare a baciarlo come sapevo di non aver mai fatto prima. Non proferivo parola, ma sapevo di essere felice. Jayden ed io stavamo per avere un bambino, e sapevamo di essere pronti a diventare dei genitori amorevoli e responsabili. Intanto, Jayden continuava a baciarmi, sussurrandomi nell’orecchio frasi che aumentavano la mia attrazione per lui. “Sei mia.” Diceva, con voce calma ma al contempo suadente. A quelle parole, avevo sempre la stessa e medesima reazione, ovvero quella di stringerlo a me e posare le mie labbra sulle sue. “Non vedo l’ora.” Lo sentii dire, dopo alcuni istanti di silenzio. Sorridendo, abbassai lo sguardo, scoprendo che alludeva alla nascita della creatura che ora viveva dentro di me. Ad ogni modo, la notte non si fece attendere, ed io decisi di provare a dormire, poiché letteralmente stremata e sfinita dalla stanchezza. Jayden decise di imitarmi pochi minuti dopo, scegliendo di sdraiarsi accanto a me senza proferire parola. Poco prima di addormentarmi, lo sentii appoggiare con delicatezza le sue labbra sulla mia fronte. Abbozzando quindi un debole sorriso, non mi mossi, scivolando lentamente nel sonno più profondo in cui fossi mai caduta. Mi svegliai accorgendomi che era ormai mattino inoltrato, e decisi di alzarmi dal letto per spegnere la sveglia di Jayden, ora colpevole di aver interrotto il mio sonno. Al contrario di me, Jayden dormiva ancora. Spostando il mio attento sguardo su di lui, non tentai in alcun modo di svegliarlo, aspettando che lo facesse autonomamente. Il tempo continuò a scorrere, e verso l’ora di pranzo ricevetti una telefonata. Era Daisy, che desiderava semplicemente avere mie notizie. “Va tutto bene?” chiese, attendendo una mia risposta. “Ho una notizia per te.” Risposi, immaginando la sua espressione colma di sorpresa. “Parla.” Mi esorto, continuando ad attendere che riprendessi a parlare. “Io e Jayden avremo un bambino.” Dissi, avendo la gioia di sentirla congratularsi con me. “Sai già che cos’è?” chiese, visibilmente curiosa di conoscere il sesso del bambino che portavo in grembo. “L’ho appena scoperto.” Precisai, tacendo subito dopo. “Max ed io avremo una femmina.” Confessò, non riuscendo a nascondere la sua felicità a riguardo. Congratulandomi con lei, continuai a parlarle, decidendo di mettere fine a quella telefonata solo dieci minuti dopo. Non appena lo feci, spensi il cellulare, scegliendo di andare in cerca di Jayden, scoprendolo completamente concentrato su un film. “Daisy ha appena telefonato.” Dissi, sedendomi accanto a lui, e facendo in modo che rivolgesse la sua attenzione su di me. “Cos’ha detto?” chiese, dubbioso. “Lei e Max avranno una bambina.” Confessai, abbozzando un debole sorriso. Mantenendo il silenzio, Jayden sorrise a sua volta, spostando quindi il suo sguardo sul mio ventre, all’interno del quale, il seme di una nuova vita stava germogliando. Eravamo entrambi felici, poiché sapevamo di essere in procinto di realizzare uno dei nostri più grandi desideri, ovvero quello di veder sbocciare come un fiore, la vita di un nuovo individuo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
Capitolo XVII


Vita tranquilla


Il tempo ha continuato a scorrere come di consueto, e cinque lunghi mesi sono scomparsi dalle nostre vite. Ora come ora, la nostra è un’esistenza tranquilla. La mia gravidanza prosegue senza alcun problema, e ho recentemente scoperto di essere in attesa di due gemellini. La felicità mia e di Jayden all’idea di diventare genitori è letteralmente incontenibile, risultando essere tanta e tale da portarci a fantasticare sulla loro nascita. Ad ogni modo, non abbiamo ancora alcuna idea riguardo ai loro nomi, ma Jayden mi ha fatto una promessa, secondo la quale, si assumerà ogni singola responsabilità concernente l’essere padre. In questo preciso istante, il suo essere così premuroso e protettivo mi è di grande conforto. Ad essere sincera, è stato proprio questo lato del suo carattere forte e deciso a spingermi ad innamorarmi di lui. Stiamo insieme da circa quattro anni, e insieme abbiamo sempre sognato di avere una famiglia tutta nostra. Per mia fortuna, i miei genitori sono riusciti ad accettare la mia condizione, e mia madre ha scelto di provare a perdonarsi dopo aver dubitato di me reputandomi un’assassina. Difatti, sin dal giorno in cui Jayden è uscito dall’ospedale, ha tentato di spiegarle la natura dei miei gesti, portandola quindi a scegliere di ricredersi. Inoltre, proprio oggi io e Jayden abbiamo ricevuto la migliore delle notizie. Difatti, entrambi siamo appena diventati zii di una bellissima bambina, ovvero la piccola Jordan. Quest’adorabile bimba ancora in fasce, è figlia di mia cugina e del suo fidanzato Max, gemello di Jayden. Entrambi, sono felicissimi di averla appena messa al mondo, e anche se io non ho avuto la possibilità di essere con lei durante il parto, la cosa non mi tocca, poiché Daisy ha avuto la premura di mostrarmi una sua bellissima foto. Subito dopo averla vista, Jayden ed io abbiamo promesso che avremmo fatto loro visita non appena ci sarà possibile. Con l’arrivo della notte, abbiamo finito per addormentarci, partendo per Seattle la mattina dopo. Il viaggio ebbe la durata di un intero giorno, e non appena raggiungemmo la nostra destinazione, ne approfittammo per stringere fra le nostre braccia la piccola Jordan. A mia completa insaputa, la bimba non faceva altro che sorridere mentre la tenevo in braccio. “Sembra che tu le piaccia.” Disse Daisy, ridendo di gusto. “Proprio così.” Commentai, lasciando che fosse lei a prenderla. “Che mi dici di te?” chiese, sedendosi sul divano e tenendo in braccio la figlia. “Avremo dei gemelli.” Dissi, riuscendo quasi subito a capire quello a cui si riferiva. “È una fortuna.” Rispose Max, che fino a quel momento aveva mantenuto il silenzio. Ad ogni modo, Jayden ed io continuammo a discorrere con loro fino al calar della sera, quando finalmente entrambi si offrirono di ospitarci ripetendo le azioni compiute mesi prima. “Potete restare.” Disse Daisy, sorridendo debolmente. “Grazie.” Risposi, sorridendo a mia volta. Subito dopo, arrivò per noi l’ora di cena, che consumammo senza parlare. Il tempo scorreva senza sosta, e non appena andammo a dormire, fui colta da una miriade di muti pensieri. Per qualche strana ragione, non riuscivo a smettere di fantasticare sui bambini che portavo in grembo. Scivolando nel sonno, immaginai la loro nascita, e conseguentemente il loro futuro. Mi svegliai poco tempo dopo, scoprendo che un ampio e luminoso sorriso si era appena materializzato sul mio volto. La mattina arrivò senza farsi attendere, e sia io che Jayden tornammo a casa. Il nostro viaggio apparì fulmineo, e una volta raggiunta la nostra destinazione, io decisi di sdraiarmi. Difatti, nonostante la durata alquanto ridotta, l’intero viaggio fino a casa sembrava avermi sfiancato. Mantenendo il silenzio, mi ritirai nella mia stanza, volendo assolutamente evitare a Jayden inutili preoccupazioni. Lo stesso, mi raggiunse dopo circa mezz’ora, provando subito a confortarmi. Sapeva che stavo davvero male, ed era dell’idea che un bacio avrebbe sicuramente sistemato tutto. Pur sorridendo, decisi di evitarlo, suscitando in lui una somma sensazione di incredulità. “Non ora.” Dissi, voltandomi e finendo per dargli le spalle. Alcuni istanti dopo, Jayden mi sentì gridare, e si avvicinò con uno scatto quasi felino. “Che cos’hai?” sembrava chiedere, posando il suo attento e preoccupato sguardo su di me. “Credo siano i bambini.” Dissi, mentre mi lamentavo per il dolore provato e tenevo una mano sulla pancia nel tentativo di lenirlo. “Vieni con me.” Disse Jayden, prendendomi per mano e aiutandomi ad alzarmi. Nello spazio di un momento, raggiungemmo la sua auto, partendo quindi alla volta dell’ospedale più vicino. “Resisti.” Ripeteva, apparendo visibilmente preoccupato per me. Ad ogni modo, il dolore che provavo era lancinante, e soffocavo ogni volta l’impulso di urlare, volendo evitare che Jayden si preoccupasse ulteriormente. Per mia fortuna, arrivai in ospedale appena in tempo, venendo quindi visitata da un’intera equipe medica. Non appena mi vide, una delle infermiere mi accompagnò in sala parto, dove mi comunico che ero ormai in travaglio. Jayden mi aveva seguita, ed era accanto a me. Mi teneva la mano per infondermi sicurezza, ed io sorridevo a quel tocco. Ad ogni modo, dopo ben due ore, diedi alla luce i miei due amati figli, un maschietto e una femminuccia, entrambi risultanti essere il ritratto della salute. “Ottimo lavoro.” Mi sussurrò Jayden all’orecchio, notando la distrazione di uno dei medici. Sorridendo, lasciai che vedesse uno dei due gemelli. “Ti presento Jace.” Dissi, indicandogli il neonato che tenevo in braccio. Guardandolo, Jayden non potè fare a meno di sorridere, ed io ebbi la gioia di vederlo davvero felice per la prima volta nella sua vita. Pochi istanti dopo, fu la volta della piccola Julia, seconda dei due gemellini, somigliante al fratello sotto ogni aspetto, eccetto che per il colore degli occhi. Difatti, Jace aveva gli occhi verdi come quelli del padre, mentre Julia li presentava marroni, ovvero uguali ai miei. Sorridendo, tenni in braccio i bambini finchè non si addormentarono, vedendo quindi un’infermiera fare il suo ingresso nella mia stanza d’ospedale, e darmi la migliore delle notizie. Difatti, secondo il suo pensiero, nonostante lo stress al quale ero stata sottoposta, ero comunque in grado di poter essere dimessa. Alzandomi dal letto, seguii Jayden fino alla sala d’attesa, varcando poi l’uscita dell’ospedale in sua compagnia. Continuando a tenere in braccio i bambini, sedetti accanto a lui nella sua auto, attendendo che desse inizio al nostro viaggio di ritorno a casa. Per mia fortuna, il viaggio si rivelò più breve di quanto avessi previsto, e per qualche strana ragione, avevo l’inspiegabile sensazione che le sorprese per me non avevano ancora avuto fine. Scendendo quindi dall’auto, rientrai in casa, sentendo Jayden chiamarmi per nome. Ad ogni modo, risposi a quella sorta di richiamo solo dopo aver adagiato i bambini nelle loro culle, dirigendomi quindi verso il salotto, non appena vi arrivai, un particolare catturò la mia attenzione. Un mazzo di bianche rose giaceva sul tavolo, e spostando lo sguardo su Jayden, capii che era opera sua. Avvicinandomi, lo guardai negli occhi, scegliendo di baciarlo senza proferire parola. Spostando nuovamente il mio sguardo su quelle bianche e aulenti rose, notai la presenza di un biglietto, che procedetti a leggere in completo silenzio. “Mi hai reso un uomo felice, che ha il desiderio di passare i suoi giorni con la donna della sua vita. Vuoi diventare mia moglie?” questa la splendida frase scritta su quel biglietto, che mi rese così felice da piangere. Asciugando le mie lacrime con un fazzoletto, guardai Jayden, e mi limitai ad annuire. Il suo gesto mi aveva lasciato senza parole, ed io ero troppo stupita per cercare di calmarmi. A quel momento, seguì un bacio sincero e pieno di passione, che mi diede modo di capire una cosa. La mia vita era perfetta, e presto sarebbe perfino migliorata, poiché avrei potuto abbracciare e prendere per mano mio marito, ovvero l’uomo dei miei sogni. Sembrava incredibile, eppure l’idillio d’amore che Jayden ed io avevamo lentamente progettato e scelto di costruire, stava finalmente prendendo forma nonostante mille ostacoli.
 
 
 
 
 
 
 

Capitolo XVIII


Luci ed ombre


In una sorta di infinita maratona, quattro lunghi anni si sono rincorsi all’interno del calendario della nostra vita, lasciando spazio all’inizio di uno completamente nuovo. Ora come ora, tutto sembra filare liscio come l’olio. I nostri figli Jace e Julia hanno ormai compiuto quattro anni, e sono bambini davvero attivi e curiosi. Vederli correre per casa e giocare insieme, riporta sia me che Jayden alla nostra infanzia, durante la quale abbiamo avuto modo di esprimere noi stessi attraverso l’innocenza di quegli anni. Guardandoli, non possiamo fare a meno di sorridere, e pensare a quanto li amiamo, sapendo che un giorno diventeranno adulti, e saranno costretti a lasciare la loro casa, protettivo e accogliente nido. Quello odierno, è un giorno completamente ordinario, e un assolato pomeriggio ha appena preso il posto di una calda mattinata. Jayden mi ha avvertito di aver ricevuto una chiamata di lavoro alquanto urgente, ed è dovuto uscire subito di casa, lasciandomi completamente sola con i bambini. Ad essere sincera, Jace e Julia sono davvero calmi, ragion per cui, prendermi autonomamente cura di loro per qualche ora non sarà di certo un problema. Ad ogni modo, un’ora passa in fretta, ed io sento qualcuno bussare alla porta di casa. Incuriosita, vado subito ad aprirla, scoprendo che il mio vecchio amico Alexander ha deciso di farmi visita. Non appena lo vedo, lo accolgo in casa, invitandolo ad entrare. “Come sta Valeria?” gli chiedo, sedendomi sul divano accanto a lui. “L’ho lasciata.” Risponde, con un tono equamente diviso fra serietà e tristezza. “Cosa?” esclamo, incredula. “L’ho lasciata.” Ripete, apparendo stavolta leggermente frustrato. “Come mai?” oso chiedere, tacendo subito dopo e sperando di non aver peggiorato il suo stato d’animo. istintivamente, mi alzo dal divano, e lo vedo imitarmi. Il suo sguardo sembra seguirmi ovunque vada. “Ascoltami.” Mi prega, guardandomi negli occhi. Confusa e stranita dai suoi gesti e dalle parole che pronuncia, mi stringo nelle spalle, invitandolo a continuare il suo discorso. “So che forse è troppo tardi, ma io ti amo.” Disse, avvicinandosi a me e tentando di baciarmi. Innervosita dal suo gesto, indietreggiai, ma lui sembrava determinato, tanto da opporre resistenza e spingermi contro il muro, facendo quindi un secondo tentativo. “Smettila!” provai a gridare, nel mero e purtroppo vano tentativo di dissuaderlo. Riuscendo quindi a divincolarmi dalla sua ferrea presa, lo cacciai subito di casa, chiudendo la porta appena un istante dopo. Per mia sfortuna, ogni mio sforzo non portò a risultati concreti, e l’unico che ottenni fu uno contrario alle mie aspettative. Difatti, appena pochi minuti dopo, rividi la porta di casa aprirsi, e Jayden fare il suo ingresso. “Che ti succede?” chiese nel vedermi, notando che sembravo spaventata e tremavo come una foglia. “Niente.” Biascicai, sapendo di mentire perfino a me stessa. “Che ci faceva qui Alex?” chiese, quasi volendo rimproverarmi.” “Era qui per una visita.” Dissi, sperando che credesse alle mie parole. “È sempre stato troppo amichevole. Provavi qualcosa?” continuò, facendo suonare quelle frasi come parte di un interrogatorio. “No.” Mi limitai a rispondere, avvicinandomi e abbassando il capo per la vergogna. In quel preciso istante, Jayden sembrava essere appena diventato un’altra persona. Non l’avevo mai visto così adirato prima d’ora. “Ammettilo.” Mi disse, spaventandomi ulteriormente. “D’accordo!” mi ha baciata, ma non provavo nulla per lui! Sono perfino incinta!” urlai, finendo per alterarmi di colpo. Alle mie parole, Jayden sbiancò, dimenticando la rabbia provata e avvicinandosi a me. Un sorriso gli illuminò il volto, ed io lo vidi prendermi per mano. “Quando l’hai scoperto?” chiese, in tono ora calmo e pacato. “Circa tre settimane fa.” Confessai, guardandolo negli occhi. “Sei meravigliosa.” Disse, scusandosi per la precedente arrabbiatura. Istintivamente, sorrisi, lasciando che mi stringesse nel più forte degli abbracci. Poco dopo, ci accorgemmo dell’arrivo della notte, decidendo quindi di andare a letto. Prima di farlo, controllai la camera dei bambini, scoprendo che si erano già placidamente addormentati. Avvicinandomi, rimboccai loro le coperte, deponendo quindi un bacio sulle loro fronti. Raggiunsi la mia stanza in completo silenzio, sdraiandomi accanto a Jayden senza proferire parola. Fu questione di un attimo, ed io scivolai in un profondo sonno senza sogni. Tutto quello che era appena accaduto, mi aveva impedito di farlo, lasciandomi con un’unica certezza. Nonostante la felicità che provavo, ero inesorabilmente circondata da un mondo di luci e ombre.
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
Capitolo XIX


Infinito dolore


Una nuova alba spunta nella nostra amata città, e senza aver avuto il tempo necessario ad accorgercene, realizziamo che ben nove mesi sono appena scomparsi dalla nostra vita, e che il tempo e la natura hanno lentamente fatto il loro corso. Oggi come oggi, io e Jayden ci reputiamo felici della nascita della nostra nuova bambina, la deliziosa Mallory. È appena nata, e soltanto guardandola, mi accorgo che è perfettamente sana. Somiglia moltissimo a suo padre, e lo stesso non potrebbe esserne più orgoglioso. Sorridendomi, mi bacia, e decide di prenderla in braccio. Non proferendo parola, lo lascio fare, vedendo che la bimba non emette suoni, sentendosi ovviamente al sicuro fra le forti braccia del padre. Per mia fortuna, dopo solo alcune ora di degenza in ospedale, ottengo il tanto atteso permesso di tornare a casa, seppur ricevendo un importante consiglio da uno dei medici. “Eviti di stancarsi.” Mi avverte, in tono alquanto serio. Mostrando un debole sorriso, ringrazio il dottore stringendogli la mano, raggiungendo quindi l’uscita dell’ospedale. Il nostro viaggio di ritorno verso casa ha inizio pochi minuti dopo, e la piccola Mallory finisce per addormentarsi. Mantenendo il silenzio, non disturbo il suo sonno, attendendo solo di raggiungere la mia destinazione. Non appena rientrai in casa, vidi Jace e Julia corrermi incontro, mostrandosi curiosi di conoscere la loro nuova sorellina. Mallory dormiva nel suo passeggino, ma decisi comunque di lasciare che i fratellini la vedessero. Alla sua vista, Julia sorrise, ed io non potei fare a meno di ridere di fronte a quella scena. Jayden era in piedi accanto a me, e lasciando che mi prendesse per mano, mi scambiai con lui un occhiata d’intesa. Sapevamo di amarci, ed eravamo sicuri che l’arrivo di Mallory sarà capace di portare una ventata di felicità nella nostra vita. Ad essere sinceri, Jayden ed io non speravamo nel suo arrivo, ma nonostante questo non vogliamo assolutamente considerare la sua nascita un mero errore. Le vogliamo decisamente troppo bene per farlo, ma una sorta di strano ed inspiegabile presentimento mi porta a credere che qualcosa all’interno della mia vita cambierà sicuramente. Amo Jayden con tutta me stessa, eppure non riesco a smettere di pensare al bacio che Alex ha avuto modo di posare sulle mie labbra. Non volendo tradire Jayden, ho tentato di ritrarmi, pur vedendo i miei sforzi completamente vanificati. Non riuscivo a crederci. Io ed Alex ci conoscevamo sin dalla nostra infanzia, ed eravamo ottimi amici. Ricordo di essermi mostrata davvero felice nel giorno in cui mi aveva comunicato la notizia del suo fidanzamento con Valeria, seguito da un matrimonio durato per poco tempo, che li ha portati ad amarsi e divorziare a causa di inconciliabili differenze. Il ricordo delle parole che mi ha rivolto è ancora fisso nella mia memoria, e non credo che riuscirò mai a farlo scomparire. Ad essere sincera, mi sono sempre chiesta se per lui la nostra amicizia avesse un valore ben più grande, ed ora ne avevo la prova. Lui stesso, aveva creduto di trovare la felicità nel suo seppur breve rapporto con Valeria, consumatosi come gli alberi e la vegetazione bruciati da un rogo, che si riducono lentamente a ceneri trasportate dal vento. Ad ogni modo, aveva finalmente smesso di reprimere i suoi veri sentimenti, capendo di amarmi con ogni singolo battito del suo cuore. Per sua mera e semplice sfortuna, io ho scelto di legarmi a Jayden, finendo per considerarlo un amico. Ora come ora, vivo le mie giornate lasciando che la felicità e l’affetto della mia famiglia mi circondino, pur sapendo che un giorno le cose cambieranno drasticamente. Quello odierno, sembrava essere un pomeriggio come ogni altro, e un’ennesima chiamata di lavoro di Jayden lo aveva nuovamente allontanato da casa. Inizialmente, non avrebbe voluto andarsene, considerando la presenza in famiglia di una terza bambina, ma io ho proceduto a rassicurarlo, asserendo che gestire i gemelli e la neonata non sarebbe stato un problema. Subito dopo, ha deciso di violare la porta di casa, lasciandomi da sola con l’unica compagnia dei nostri amati bambini. Guardando fuori dalla finestra del salotto, ne approfitto per salutarlo prima che metta in moto l’auto, vedendo quindi che le gomme mordono il terreno dando inizio al suo viaggio. Due ore scorrono in fretta, ed io, completamente oberata di lavoro e assorbita dalle faccende domestiche, finisco per ignorare il seppur incessante ticchettio dell’orologio, le cui lancette si muovono senza apparente sosta sul quadrante. Improvvisamente, un rumore mi distrae, ed io mi fermo. Qualcuno bussa alla porta, e avvicinandomi, la apro. È di nuovo Alex, che asserisce di essere passato per una seconda visita. Sorridendo, lo invito a sedersi sul divano, accendendo la televisione così che abbia qualcosa con cui distrarsi. Discorriamo tranquillamente, e il pianto di mia figlia Mallory mi fa scattare in piedi come una molla. Scusandomi con Alex, la raggiungo in fretta, prendendola in braccio per calmarla e portandola con me in salotto. Lasciandola giocare sul tappeto, mi concentro nuovamente su Alex, notando che non riesce a staccare gli occhi da me. Limitandosi a guardarmi, non parla, ed io mi trovo a dover indietreggiare intuendo le sue intenzioni. “No.” Dico, sperando di dissuaderlo. La mia risposta, sembra innervosirlo, scatenando in lui una reazione completamente inaspettata. Afferrandomi il polso, mi impedì di muovere un passo, costringendomi a seguirlo fino in camera da letto. Senza proferire parola, mi limitai ad obbedirgli, temendo per la mia incolumità. Rimanendo immobile, evitavo di incrociare il suo sguardo, pur dovendo soccombere alla catena di eventi che mi aspettava. Nello spazio di un momento, mi ritrovai sdraiata sul letto, e prima che potessi reagire, vidi Alex proprio accanto a me. Improvvisamente, cominciò a stringermi e baciarmi. Sentendomi profondamente disgustata dai suoi gesti, mi ritraevo e lottavo perché si allontanasse, urlando a pieni polmoni. Dopo alcuni minuti passati a tentare di difendermi, compresi di non avere nessuna speranza, così lo lasciai fare, piangendo. Con gli occhi velati dalle lacrime, e il viso rigato dalle stesse, ripensavo a Jayden. Il nostro rapporto era sbocciato come un fiore, ed io lo stavo letteralmente distruggendo. I minuti passavano, e dopo un tempo che non riuscii a definire, mi accorsi che Alex si era fermato, ponendo fine al dolore che mi stava causando. Per qualche strana ragione, mi guardava, apparendo soddisfatto. In quel preciso momento, ero confusa e spaventata, e non riuscivo letteralmente a capire nulla. Alex diceva di amarmi, ma sapevo che non era vero. Aveva lasciato che l’alcol e la droga si impossessassero del suo corpo e della sua mente, portandolo a compiere quel così efferato gesto. “Non dirlo a nessuno.” Mi ammonì, mostrandomi tutta la sua rabbia. Mantenendo il silenzio, annuii. Subito dopo, lo vidi aprire la porta della mia stanza ed andarsene finalmente da casa mia. Quando fu lontano, provai una profonda sensazione di sollievo. Uscendo dalla mia stanza, raggiunsi il bagno, scegliendo di fare una doccia, sperando che la calda acqua scivolasse sul mio corpo, riuscendo quindi a mondarlo dal peccato che avevo appena commesso. Le mie amare lacrime si mescolavano all’acqua corrente, ed io non potevo fare a meno di piangere. La mia unica consolazione, era che i bambini non avessero visto né sentito nulla di quanto fosse appena accaduto. Subito dopo la doccia, tornai in salotto per prendere Mallory, adagiandola quindi nella sua culla. Quella dolce creatura dormiva beatamente, ignara di tutto. In cuor mio, credevo di essere una persona orribile. Ero appena stata violata, e non riuscivo ad immaginare il prosieguo della mia vita. Mi sentivo sporca, scossa e irrimediabilmente diversa. Quella sera andai a letto senza riuscire ad addormentarmi. Attendevo invano l’arrivo di Jayden, vedendolo rincasare solo a notte fonda. Non appena lo sentii entrare, mi svegliai, sentendolo sempre più vicino a me. “Stai bene?” sussurrò, con un filo di preoccupazione nella voce. “Sì.” Risposi, con voce tremante e corrotta dal dolore. “Ne sei sicura?” continuò, mostrando lo stesso stato d’animo. Mantenendo il silenzio, annuii, chiudendo gli occhi e sperando di riuscire a dormire. Per mia sfortuna, ogni mio tentativo si rivelò vano. Difatti, l’immagine del volto di Alex mi ritornava in mente, disturbando il mio sonno e provocandomi degli incubi. Ad ogni modo, la mattina arrivò senza farsi attendere, ed io fui costretta a riprendere in mano le redini della mia vita, e continuare a mentire fingendo che nulla fosse mai accaduto. Per mia sfortuna, compresi di non poter andare avanti, ben sapendo che quella farsa non avrebbe certamente retto. Una settimana passò lentamente, ed io decisi di parlare con Jayden. In quel preciso istante, sapevo che il peso che portavo sul cuore stava diventando troppo grande da sopportare, ed ero completamente certa che Jayden avrebbe potuto aiutarmi. “Devo parlarti.” Gli dissi, invitandolo a sedersi sul divano accanto a  me. Subito dopo averlo fatto, Jayden si strinse nelle spalle, quasi a volermi chiedere cosa c’era che non andava. “Si tratta di Alexander.” Dissi, tacendo a causa della paura provata. “Che è successo?” chiese, con un tono a metà fra preoccupazione e rabbia. “Mi ha fatto del male.” Confessai, abbassando lo sguardo e provando un profondo senso di vergogna. “Cos’ha fatto?” chiese, rendendo la sua rabbia ancora più visibile. “Mi ha violentata.” Continuai, iniziando a piangere fra le sue braccia. “Non ti toccherà mai più.” Disse, tentando di rassicurarmi. Rompendo il silenzio che ero riuscita a mantenere fino a quel momento, ricominciai a piangere, singhiozzando nel tentativo di respirare normalmente. Subito dopo, sentii Jayden stringermi in un abbraccio, all’interno del quale mi sentii protetta e finalmente al sicuro. In quel momento, ero felice. Sapevo che Jayden avrebbe preso le mie difese, e avrebbe scelto di proteggermi in qualunque circostanza. Avevo finalmente riacquistato la mia sicurezza, potendo finalmente uscire da questa sorta di spirale di infinito dolore.


Capitolo XX
Seme d’allegria


Il tempo, entità oltre il mio controllo e a me completamente invisibile, ha continuato a scorrere come è solito fare, senza alcuna pausa né confine. Sono ormai passati due mesi dal giorno in cui ebbi quella sorta di dolorosa disavventura con Alex. Sin da allora, Jayden ha deciso di prendere le mie difese, arrivando a mostrare un lato di sé nascosto e incredibilmente protettivo. Ad essere sincera, io lo amo con tutta me stessa, e so bene che si comporta in questo modo solo per il mio bene, ragion per cui, non ho osato battere ciglio né proferire parola quando mi ha parlato delle drastiche misure che ha intenzione di adottare al solo scopo di tenere Alex lontano da me. Da qualche giorno a questa parte, ha infatti deciso di ricorrere alle vie legali per riuscire nel suo intento. Difatti, secondo quanto scritto su un documento che ho scoperto essere un ordine di restrizione, Alex non potrà mai più tentare di avvicinarsi a me e alla mia famiglia, poiché in caso contrario, sarà condannato ad una vita da galeotto. Personalmente, credo che la prigione sia il posto migliore per una persona orribile come lui. Dopo quello che ha avuto il coraggio di farmi subire, le lunghe mani della legge sono riuscite a raggiungerlo, facendo in modo che ottenesse la punizione che merita. Ad ogni modo, ogni nostro sforzo è stato prontamente vanificato, poiché Alex ha nuovamente cercato di infastidirmi, raggiungendo la nostra casa e chiedendo di parlarmi, asserendo che non se ne sarebbe andato finchè non l’avesse fatto. Non fidandomi assolutamente di lui, ho usato l’astuzia, facendo quindi il suo gioco, ma chiedendo silenziosamente a Jayden di chiamare la polizia. Annuendo, Jayden ha lasciato il salotto, raggiungendo la cucina e afferrando il telefono, che ha quindi utilizzato per allertare le autorità. Una coppia di poliziotti ha quindi raggiunto la mia casa, e dopo aver ammanettato Alex, uno di loro lo ha costretto a seguire i suoi passi, procedendo quindi a condurlo alla vicina stazione di polizia per l’interrogatorio precedente l’incarcerazione. Subito dopo, tornai in casa assieme a Jayden, ma nulla potè prepararci alla scena alla quale fummo costrette ad assistere. I nostri figli maggiori, Jace e Julia, ci corsero incontro, apparendo visibilmente spaventati. In quel momento, sia io che Jayden cercammo di spiegar loro in termini semplici quanto fosse appena successo, pur facendo attenzione a non spaventarli ulteriormente. Poco tempo dopo, li stringemmo in un forte abbraccio, chiedendo loro di tornare nelle loro rispettive stanze, sperando che tale espediente li distraesse facendo in modo che dimenticassero la paura. Dopo aver guardato i nostri figli salire lentamente le scale, Jayden rimase al mio fianco, tentando di confortarmi. “Non ti accadrà mai più nulla.” Promise, stringendomi una mano. “Vorrei davvero crederti.” Risposi, abbassando il capo in preda alla tristezza. Di cos’hai paura?” chiese, con un tono dimostrante tutta la sua preoccupazione. “Del nostro futuro.” Confessai, rialzando lo sguardo unicamente per guardarlo negli occhi. “Siamo al sicuro.” Disse, regalandomi un debole ma convincente sorriso. Istintivamente, sorrisi a mia volta, lasciando che mi prendesse per mano. Subito dopo, mi lasciai pazientemente condurre nella nostra stanza. Sedetti sul letto senza parlare, e vidi Jayden imitarmi appena un istante dopo. Sedendosi al mio fianco, mi prese nuovamente per mano, ed io sorrisi a quel così leggero tocco. Ancora una volta, il suo sguardo colmo di perfezione finì per rapirmi, ed io sentii il mio amore per lui riaffiorare con un’intensità perfino maggiore del solito. Gli strinsi la mano, sperando che carpisse le mie intenzioni. Notando la sua seppur temporanea esitazione, mi scambiai con lui un’occhiata d’intesa. Quella così subdola mossa da parte mia bastò ad aprirgli la mente. Fu quindi questione di un attimo, e perdendo l’equilibrio, mi ritrovai sdraiata accanto a lui. Jayden mi guardava, ed io abbandonai le mie mani nelle sue. Un baciò coronò quel momento, ed io mi fermai quasi istintivamente. Esercitando una forza ancora maggiore sulle mie mani, Jayden le strinse, ed io decisi di lasciarmi nuovamente andare. Il pomeriggio si trasformò in notte, che passai con lui esprimendo un unico desiderio, ovvero quello di rimanere al suo fianco fino alla vera e ineluttabile fine dei miei giorni. Le ore passarono, ed io finii per addormentarmi, sentendo una speranza, sbocciare in me come un fiore, che mettendo radici dona la vita all’allegria che sono finalmente riuscita a ritrovare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
Capitolo XXI


Nuvole di pioggia


Sei lunghi anni sono appena passati, decretando il prosieguo della mia vita assieme a Jayden, letteralmente costellata di gioie, dolori e ardue sfide che siamo riusciti a superare solo grazie alla nostra ferrea volontà unita alla forza del nostro amore. Ora come ora, la tristezza e padrona del mio animo. Il dolore provato anni prima, si sta ora ripercuotendo sui miei due figli maggiori, ora decenni, che ammettono giornalmente di avere paura. Difatti, si limitano a giocare in casa, non azzardandosi a raggiungere il giardino per nessuna ragione al mondo. Preoccupandoci per loro, Jayden ed io abbiamo tentato di spiegare ad entrambi che è tutto finito, e che una persona come Alexander non avrà più modo di disturbarci. Ad ogni modo, ogni nostro sforzo risulta nuovamente vano, poiché la paura è padrona dei loro animi. La stessa, si manifesta in tutta una serie di modi, che ho avuto la sfortuna di vedere con i miei stessi occhi. Jace e Julia hanno infatti perso gran parte della loro loquacità, che li rendeva dei bambini solari e molto attivi. In questo preciso momento, sono entrambi seduti sul divano di casa, intenti a guardare la televisione. Per pura fortuna, sono riusciti a mantenere intatta la loro gioia, che io credo ancora viva nonostante sia ora nascosta dalla paura. Essendo dei bambini sensibili come me e Jayden, situazioni del genere finiscono sempre per turbarli, ed io soffro in silenzio per entrambi. In quei casi, Jayden mi si avvicina, stringendomi a se e tentando di rassicurarmi. Ad essere sincera, sono davvero grata di averlo conosciuto ed essermi legata a lui, permettendogli quindi di essere parte integrante della mia vita. Grazie al suo amore, mi ha reso madre di tre splendidi figli, ed io non posso che esserne felice. Con l’andar del tempo, mi accorgo di amarlo sempre più intensamente, e a volte, ammetto di provare delle stranissime sensazioni, che mi portano a sentirmi innamorata di lui come quando ero solo una semplice ed insicura ragazzina. Con il suo aiuto e il suo temperamento forte e protettivo, è riuscito a farmi davvero capire chi sono, dandomi modo di mostrare al mondo la vera me stessa, ovvero una ragazza completamente diversa da quella che sembro essere, ovvero fortemente timida e priva di coraggio. Ad ogni modo, so di voler continuare ad amare la mia famiglia ed essere me stessa, sperando nell’apparizione di un arcobaleno dopo queste grigie, malinconiche e minacciose nuvole di pioggia.
 
 
 


Capitolo XXII


Lo splendere del sole


Un intero anno colmo di novità è per me appena passato, ed io trascorro il mio tempo dedicandomi alle mie vecchie e ormai abbandonate abitudini. Sedendo tranquillamente sul divano di casa, leggo con lentezza e precisione le pagine di uno dei miei romanzi preferiti. Sorridendo, mi distraggo solo per un attimo, spostando quindi il mio sguardo su Jayden. Guardandomi negli occhi, sorride a sua volta, e tiene per mano nostra figlia Mallory. La stessa, lascia andare la mano del padre per raggiungere il divano e sedersi accanto a me. Mantenendo il silenzio, la lascio fare, notando che continua a guardare il libro che ero intenta a leggere. Quella scena mi strappa un genuino e inevitabile sorriso, che le rivolgo guardandola negli occhi. Subito dopo, mi alzo dal divano, facendo in modo che quel libro trovi un posto in una lignea libreria. Guardandomi intorno, scelgo di prendere in mano un libro di favole, molto più consono data la sua età, e non appena mi avvicino, la vedo subito interessata. “Leggiamo?” mi chiede, con voce dolce e a dir poco angelica. Annuendo, mi siedo nuovamente accanto a lei, e la vedo accoccolarmisi di fianco, pronta ad ascoltarmi mentre le leggo una favola. Lasciandomi sfuggire una seconda risata, mi scambio una veloce occhiata d’intesa con mio marito Jayden, ora tranquillamente seduto in poltrona, ma intento a leggere il giornale. Posando nuovamente lo sguardo sul libro che ho in mano, inizio a raccontare a Mallory una storia, notando con piacere che Mallory appare sempre più interessata. La favola che racconto a mia figlia prosegue con il girare di ogni pagina, e mentre sono impegnata a leggere tentando di mantenere viva la sua attenzione, la vedo portarsi una mano alla bocca e sbadigliare. Decidendo che è troppo stanca per continuare ad ascoltarmi, scelgo di chiudere quel libro, rimettendolo al suo posto nell’alta e lignea libreria del salotto. Subito dopo, mi volto nuovamente verso mia figlia, ora sdraiata sul divano di casa e persa nei suoi stessi sogni. Rimanendo immobile, assisto a quella tenera scena, sentendo che nel mio cuore sboccia una letizia mai provata prima. Posando il giornale sul tavolo del salotto, Jayden mi si avvicina, scegliendo di baciarmi e posando quindi il suo sguardo su una foto che ha trovato il suo posto in uno dei ripiani della libreria. Subito dopo, lascio che le nostre mani si uniscano, decidendo di lasciarmi trasportare dai ricordi. Nello spazio di un momento, uno di vitale importanza si fa spazio nella mia mente. Concedendomi del tempo per pensare, concludo di essere davvero fortunata. Ho alle spalle una vita completamente perfetta che ho lentamente costruito con le mie sole forze, rimembrando i primordi della stessa, dettati dallo splendere del sole.


Sono tornata solo per ringraziare caldamente ognuno di voi. Avete conosciuto la vita di Jayden e Sienna, romantica e dolce nonostante mille problemi. Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate


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