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Autore: bacinaru    25/01/2009    8 recensioni
Il sollievo mi travolse in un turbine magico di emozioni, ma quella tensione non mi aveva certo goduto. I sensi sballarono tutti in una volta, le gambe cedettero, gli occhi si appannarono e il respiro si fece corto e rauco, pesante. Quasi non sentii le possenti braccia del futuro Re di Camelot sorreggermi prima che mi schiantassi a terra e che mille pezzettini del mio corpo cominciassero ad invadere le candide pareti della stanza.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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First kiss


Con forza stridevo il panno umido sulla superficie ferrea dell'armatura, avevo le braccia e le gambe indolenzite, la testa mi doleva leggera e gli occhi, ridotti a due sottili fessure, erano fissi su una macchia prepotente, mentre le palpebre stanche pretendevano riposo. Il crepuscolo risplendeva audace fuori dalla finestra, nella stanza non c'era nessun altro, solo io e quell'armatura. Maledii mentalmente quello stupido asino reale e poi me stesso, per aver provato a farlo ragionare. Per punizione mi aveva dato da ripulire tutte le stanze del castello, mettere in ordine i trofei nell'apposita stanza, affilare la spada, lucidarla, e mettere a nuovo l'armatura.
Era dall'alba che lavoravo e le forze scemavano lentamente, mi dessi uno, due, tre pizzicotti per impedire ai miei occhi di cedere, ma inutilmente e alla fine mi addormentai, lì, per terra, con l'armatura tra le gambe e quella macchia prepotente appena sbiadita.


Quando mi svegliai, il mattino dopo, avevo la schiena a pezzi e terribili brividi mi scorrevano in ogni cellula del corpo. Sentivo freddo, ma stranamente avvertivo un certo calore sul viso. Era molto presto, il sole si apprestava a sorgere e i primi raggi filtrarono nella mia stanza, illuminandomi per intero. Mi alzai con qualche difficoltà, un immenso sbadigliò deformò le mie labbra, mentre io stiracchiavo i muscoli indolenziti. La testa girava un pò e quando mi sedetti per eliminare finalmente quella disgustosa macchia mi accorsi di non averne la forza, mi sentivo troppo debole. Con un occhiata critica la osservai, non sembrava tanto evidente, Arthur non se ne sarebbe sicuramente accorto. Convinto della mia affermazione presi l'armatura luccicante e mi avvia verso l'uscita. Nello studio Gaius dormiva ancora profondamente sul divano, una coperta tirata fino al mento e un vecchio libro rimasto aperto sul suo petto. Dei ronfi rumorosi provenivano dalle sue labbra e questo provocò un sorriso sghembo sul mio viso. Era davvero presto e non sapevo che fare. Optai per prepararmi la colazione: pane e una scodella di latte fresco.
Rischiai di rovesciare tutto, ma alla fine sia la scodella che il pane arrivarono sani e saldi sul tavolo. Mi sedetti su una delle due sedie attorno ad esso e alzai una mano
-Frabi oni coket
Aggrottai le sopracciglia, non aveva funzionato. Ero sicuro di aver pronunciato la formula esatta, ma il pane era rimasto immobile al suo posto, grezzo e genuino come al solito. Decisi di riprovare e più aumentavano i tentativi, più aumentava il mio mal di testa. Alla fine fui costretto a mangiare con le mani, cosa alquanto saggia dato che poco dopo un grugnito proveniente da dietro la spalliera del divano mi annunciò il risveglio del mio protettore.
Quando si voltò dalla mia parte vidi nei suoi occhi una certa sorpresa.
-Merlino, come mai così presto?
Si alzò con delicatezza, prese anche lui una scodella e mi si sedette di fronte.
-Non lo so, mi sono svegliato e basta
-Ah
Lo vidi scrutarmi attentamente, come alla ricerca di chissà quale disturbo
-Sei sicuro di stare bene?
-Certo, io sto sempre bene
Ops, piccola bugia, non stavo proprio bene, mi sentivo estremamente debole e il malore alla testa non voleva smettere di aumentare. Attribui tutto alla mattina presto e senza darci troppa importanza presi l'armatura, salutai Gaius ed uscii nei lunghi corridoi del castello, diretto ovviamente alle stanze del principe.
Bussai con calma alla porta, da dietro di essa udii un mugolio infastidito, poi il rumore di coperte buttate malevolmente a terra e dei passi veloci e pesanti. La porta si aprì...
-Merlino?!
-Buongiorno, sire
Sorrisi compiaciuto nel vedere la sua espressione sorpresa, poi il sorriso svanì immediatamente quando l'espressione sorpresa si trasforma in un'altra immensamente adirata
-Accipicchia Merlino, è prestissimo!
- E' l'alba, sire
Risposi con ovvietà, Arthur voltò la testa verso la finestra e suo malgrado dovette darmi ragione. Si allontanò con passo più leggero, lasciò la porta aperta e io intuì cosa dovessi fare. Entrai e mi chiusi la porta alle spalle.
Forse feci tutto troppo velocemente perchè la testa ricominciò a girare, costringendomi ad appoggiare le spalle al muro e a chiudere gli occhi, nel tentativo di riprendere il controllo.
-Ehi idiota?! Vuoi venirmi a dare una mano?!
Come facesse ad essere così arrogante anche all'alba rimase sempre un mistero per la mia giovane mente. Essendo ritornato in possesso del mio corpo seguii il principe dietro il ventaglio e lo aiutai a vestirsi. Al contatto delle mie mani sul suo petto nudo rabbrividii all'istante
-Siete molto freddo, sire
-No Merlino, sei tu che sei stranamente bollente
Feci spallucce e arrossii più di quanto già lo fossi quando sentii il suo sguardo indagatore sulla mia testa. Mi imbarazzava essere osservato.
-Hai ripulito la mia armatura?
A quella domanda rabbrividii e il mio cuore fece una mezza capriola, pregai solo che non si accorgesse del mio nervosismo
-C-certo, sire
-Davvero? Mi sembri strano
Maledizione! Abbassai lo sguardo sulla sua maglietta, cercando imperfezioni da sistemare, ma essa era perfetta e mio malgrado mi costrinsi a guardarlo dritto negli occhi
-Non sono strano
-Fammi vedere
Era la mia fine, si poteva vedere chiaramente il dubbio nei suoi occhi cerulei. Si avvicinò al letto dove avevo posato l'armatura, la prese e cominciò ad analizzarla in ogni suo particolare.
Cominciai a sudare freddo, le gambe mi reggevano a malapena e il mal di testa era tornato più forte che mai. Mi sentii avvampare in viso mentre il mio corpo si gelava, il cuore batteva così forte che temei che mi sbalzasse fuori da un momento all'altro, e i miei occhi schizzavano ovunque, come per cercare una possibile via d'uscita, ma non sarebbe servito a nulla, la punizione mi avrebbe raggiunto ovunque mi trovassi.
-Sembra in ottime condizioni
Cosa? Non se ne era accorto?
Il sollievo mi travolse in un turbine magico di emozioni, ma quella tensione non mi aveva certo goduto. I sensi sballarono tutti in una volta, le gambe cedettero, gli occhi si appannarono e il respiro si fece corto e rauco, pesante.
Quasi non sentii le possenti braccia del futuro Re di Camelot sorreggermi prima che mi schiantassi a terra e che mille pezzettini del mio corpo cominciassero ad invadere le candide pareti della stanza.
-Merlino! Che ti succede?!
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma le parole non mi sfiorarono le labbra e ne uscì solo un verso rauco. Arthur mi cinse con forza la vita e portò un mio braccio dietro al suo collo. Mi adagiò delicatamente sul suo letto.
-Possibile che non sappia proprio badare a te stesso
Nuovamente cercai di rispondere ma questa volta riuscì solo a boccheggiare. Avevo gli occhi serrati e faticavo a respirare. Potevo sentire le goccioline di sudore cadermi lungo le gote arrossate, i capelli spiaccicati sulla fronte, poi su di essa senti anche qualcos'altro di freddo
Arthur mi poggiò una mano sulla fronte e poi la ritrasse come se si fosse scottato
-Sei bollente, hai la febbre altissima! Ma che hai fatto ieri sera? Dormito fuori?
Avrei voluto rispondergli che era solo colpa sua se mi trovavo in quelle condizioni, ma per mia fortuna non ne avevo la forza, altrimenti avrei rischiato che mi lasciasse morire lì.
-Meglio che vada a chiamare Gaius
Non so perchè lo facessi, so solo che gli afferrai istintivamente un braccio e lo tenni inchiodato accanto al letto. Scossi debolmente la testa e finalmente riuscii a sussurrare due parole confuse
-Non andare
A malincuore riaprii con fatica gli occhi e gli lanciai uno sguardo implorante, non mi andava di ingurgitare le orribili pozioni di Gaius, e non volevo che lui mi lasciasse solo. Uno stupido capriccio dettatomi dal delirio? No, è solo che mi sentivo al sicuro con Arthur al mio fianco.
Lui mi guardò in certo se gridarmi contro e andare a cercare il medico o se accettare le mie richieste quale malato che ero.
Sembrò optare per la seconda dato che prese una sedia e si sedette al mio capezzale. Le spalle poggiate allo schienale, le braccia incrociate e un espressione corrucciata dipinta in volto
-Grazie
Un sussurro, non ero sicuro che l'avesse sentito.
Rimanemmo così per chissà quanto tempo, Arthur aveva posato un panno umido sulla mia fronte madida di sudore, l'espressione concentrata su ciò che stava e non aveva mai fatto. Si mordeva nervosamente il labbro inferiore, incapace ci capire perchè si stesse prendendo cura del suo valletto.
Io tenni gli occhi chiusi, la febbre sembrava stesse scendendo, respiravo ancora a fatica, ma sempre meno di prima. E piano piano mi calmai, cadendo in uno stato di sonno/veglia, più sonno che veglia, ma quel che mi bastava per assistere a ciò che accadde dopo.
Arthur rimase seduto sulla sedia, si tormentava nervoso le mani e con lo sguardo vagava per la stanza, senza poter evitare che alla fine cadesse su di me.
Intanto io avevo ripreso a respirare normalmente e questo sembrò tranquillizzarlo. Si alzò, piano, non voleva svegliarmi. Cominciò a camminare avanti e dietro di fronte al letto, indeciso su cosa fare. Sembrava immerso nei suoi pensieri, pensieri che se avessi saputo non sarei mai andato lì quel giorno, o forse no?
Molto piano si riavvicinò al mio fianco, poggiò un braccio sulle lenzuola e con la mano dell'altro mi accarezzo dolcemente la tempia, scendendo poi verso le guance e infine sotto il mento.
Mi risvegliai del tutto, ma non aprii gli occhi, come se una forza nascosta mi costringesse a starmene zitto e fermo. Sentii il suo respiro sul mio collo e un brivido mi attraversò la schiena, una brivido, una scossa elettrica che non aveva niente a che fare con la febbre. Poi il calore si riunì tutto sulle mie labbra, scatenato dalle sue poggiate sulle mie. Un attimo, un attimo durato un'eternità, un'infinita eternità che mi mandò il cuore a mille, il rossore si accentuò maggiormente sulle mie gote e dovetti ricorrere a tutte le energie che mi rimanevano per non rispondere, per non aprire gli occhi e confessargli tutto ciò che provavo.
Staccò le nostre labbra e quasi mi sentii soffocare da quell'improvvisa interruzione.
-Credo tu abbia ancora la febbre, sei tutto rosso
E sorrise, un sorriso dolce che non gli avevo mai visto, se solo avesse saputo che io ero in ascolto, che avevo sentito tutto, che tremavo ed ero rosso, ma non per la febbre, no, solo per il fatto che in quel preciso istante mi ero accorto di quanto lo amassi e di quanto lo avessi mai amato.   




Angolo autore

waaaa, cm vi sembra? mi è venuta in mente mentre pensavo a quanto fosse noioso studiare latino e infatti nn ho studiato, con dm che ciò il compito =_= Vabbè, ero proprio giù di molare e come tirarlo su se nn con una bella shot? XD vabbè, ringrazio tutti qll che commenteranno o leggeranno solo, ma se commentate sn più felice *_- XD alla prossima, bye bye

baci^^
  
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