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Autore: allecrazy    31/07/2015    2 recensioni
Cosa potrebbe succedere se Francesca, alunna peggiore del Liceo Artistico Caravaggio di Milano, si innamorasse del suo professore di matematica, Ricardo Gagliardi, ma non lo volesse ammettere nemmeno a se stessa?
Se cercasse di mostrarsi indifferente quando vede, da un giorno all'altro, Ricardo venire divorato dai suoi demoni interiori?
E se lui la odiasse per questo?
E se Ricardo e Francesca non riuscissero, nonostante il loro ruolo scolastico, a evitare di essere attratti l'uno dall'altra?
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Primo giorno di scuola.
Chi non teme questo giorno? Chi non teme qualsiasi prima volta?
Il primo giorno di scuola, il primo giorno di lavoro, il primo giorno in una nuova città…
Ma anche il primo bacio, la prima passeggiata tenendosi per mano, il primo “ti amo”.
È una cosa matematica, elementare, umana. La paura del nuovo.
Eppure, pensava Francesca, sdraiata sul letto fissando il soffitto, aveva alle spalle ben dieci anni di scuola, tredici volendo prendere in considerazione anche l’asilo, perché aveva paura?
Era una bella ragazza, rispettata –temuta- da tutti.
Aveva i suoi amici, era la leader del gruppo, quindi  perché aveva paura?
Infondo però lo sapeva, non poteva essere se stessa. Da anni era nascosta dietro una maschera che lei stessa si era creata, ma infondo le andava bene così.
Non si accorse nemmeno di essersi addormentata, circondata com’era da quei pensieri.
Dopo quelli che le parvero appena un paio di minuti venne scossa dal sonno dalla sveglia del suo cellulare.
Aprì i grandi occhi castani e, molto lentamente, si alzò dal letto.
Evitando accuratamente lo specchio raggiunse la cucina, dove preparò due caffè, uno per se e uno per la madre, che qualche istante dopo la raggiunse e, posandole un bacio sui folti capelli rossi, le sussurrò
“Buongiorno tesoro, pronta per la scuola?”
Lei  mugugnò in risposta, nascondendo la faccia con la tazza del caffè.
“Ho capito, che ne dici se oggi ti porto io a scuola?”
Al pensiero  di un giro in moto le tornò il sorriso.
“Dico di si, ovviamente” e corse in bagno per farsi una breve doccia.
Appena dieci minuti dopo era nella sua camera, con addosso solo l’intimo e dei jeans neri, sapeva di non dover vestirsi in modo particolare per essere provocante, cosa che le piaceva essere, quindi indossò una camicia bianca, i suoi soliti anfibi, prese lo zaino e raggiunse la madre, già fuori casa.
In meno di cinque minuti era a scuola, davanti al cortile, si tolse il casco e lo porse all’autista improvvisata.
Era in ritardo, come al solito, quindi di corsa ritirò l’orario in segreteria e, sbuffando, osservò di avere matematica alla prima ora e raggiunse l’aula.
Entrò senza nemmeno bussare, dirigendosi infondo all’aula, al suo posto, ovviamente rimasto libero per lei.
“Signorina, arriva in ritardo e nemmeno si degna di scusarsi, o fornirmi una spiegazione?”
Non riconobbe la voce.
Dev’essere un nuovo professore. Ma già si crea antipatie il primo giorno?
Si girò, incuriosita, e vide che la scrutava con un enorme sorriso sul volto, quasi divertito.
“Dai, è il primo giorno, non fa niente. Anche io ho fatto fatica ad alzarmi questa mattina.”
“Senta, è il professore della materia più schifosa del mondo, la odio a priori, quindi eviti di cercare di fare il simpatico, d’accordo?” E si sedette.
“La matematica odiosa? Basta capire i concetti e poi diventa arte, magia, sai?”
“No, è qua che sbaglia. Disegnare qualcosa, e vedere la tela bianca trasformarsi, come vuoi tu. Suonare uno strumento e sentire la melodia che ne fuoriesce, dare vita ad un mondo utilizzando solamente una penna. Questa è magia, non un’equazione con un risultato già scritto.”
Lui si avvicinò al suo banco e disse
“Facciamo così, sei mesi. Ti chiedo sei mesi, sei mesi per farti cambiare opinione, se non ci riesco ti lascerò in pace, ci stai?”
Allungo una mano, che lei strinse subito
“Amo le sfide.”
E l’ora finì così.
Si pentì subito di essere arrivata con mezz’ora di ritardo, non conosceva nemmeno il suo nome, un punto in meno per lei. Ma infondo lui non conosceva il suo, erano pari.
La sua giornata passò così, stranamente, con la testa fra le nuvole, senza seguire una singola lezione.
Menomale era solo il primo giorno, primo giorno della terza liceo artistico.


***ANGOLO AUTRICE***
Ciao a tutti.
Questa è la mia seconda storia, ma la prima l'ho eliminata, dato che ho attraversato un brutto periodo, e dopo tanto tempo non sono riuscita a riprendere la vecchia storia, essendo anche il mio stile cambiato.
Ammetto che questo cvapitolo è piuttosto noiosa (mi sono annoiata persino io a scrivere) ma sarà un crescendo, capitolo dopo capitolo, non c'era altro modo per iniziare.
Spero la storia vi piaccia, perchè io ci tengo particolarmente.
qualsiasi critica è ben accetta, lasciate dei commenti.
Grazie mille a tutti,
Alessia.
  
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