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Autore: uomi_hime    01/08/2015    0 recensioni
[ storia ad OC ] [ Ho tutti gli OC necessari, grazie a chi ha partecipato :)] [Prossimo aggiornamento: 1 luglio]
 
La Namimori organizza uno scambio di studenti con una scuola di Tokyo, dando la possibilità a 7 studenti di passare 6 mesi nella capitale del Giappone. Dopo una lunga attesa, gli alunni scelti sono, a sorpresa di tutti, Dame-Tsuna e la sua stramba compagnia, con ovviamente lo zampino di un certo assassino professionista. Dopo aver convinto Hibari a lasciare il suo adorato comitato disciplinare nelle mani di Kusakabe e della sua banda, i ragazzi partono, inconsapevoli di ciò che li aspetta nella capitale.
 
Perché un antico nemico trama nell’ombra, ed è deciso a distruggere per sempre la famiglia Vongola. Con l’aiuto dei nuovi amici, riusciranno Tsuna e i suoi Guardiani a sconfiggere la nuova minaccia?
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~CAPITOLO 8~
 
Quando Dino ebbe finito con la sua concitata spiegazione – aveva dovuto ripetersi diverse volte per far comprendere agli altri ciò che stava tentando di dire - l’atmosfera nella stanza era tutt’altro che allegra: sui visi dei ragazzi su potevano leggere rabbia, sbigottimento e anche un pizzico di disperazione - soprattutto da parte di Tsuna, che si stava palesemente trattenendo dal prendere a testate il muro. Erano appena usciti da una battaglia, proprio adesso doveva presentarsi la possibilità di un incidente diplomatico tra famiglie?
-Bene. Adesso possiamo NON stare calmi- proclamò il Cavallone, visibilmente nel panico.
-Oh si certo, possiamo tranquillamente andare nel panico- commentò Sayaka, alzando gli occhi al cielo –Possiamo fare cose molto virili come strapparci i capelli urlando come checche isteriche-
-Kuronomori-san, non sei d’aiuto- sussurrò sconsolato il Decimo Vongola, mentre l’altro boss sembrava stesse seriamente prendendo in considerazione l’idea. Dal canto suo, Shoichi stava fumando di rabbia.
-Sho, no- tentò di placarlo Nikki, mettendogli una mano sulla spalla. Peccato che non servì a molto.
-…Vado a ucciderlo- disse il biondo, fermamente intenzionato a commettere un omicidio.
-NO SHO- lo placcò la sorella, mandandolo dritto e filato a terra con la faccia sul pavimento –Non ne vale la pena!- esclamò, stringendo la presa sulle gambe del fratello.
-Ma io lo ammazzo quello! Dopo tutto quello che è successo a causa sua, osa avanzare ancora delle richieste?- sbraitò il diciassettenne, scalciando nel tentativo di liberarsi. Peccato che la minore avesse una presa a dir poco ferrea.
-Tua sorella ha ragione, Inuzuki- si intromise Sayaka, alzandosi dalla sedia con un balzo –Reagire così non serve a niente. Affrontiamolo con calma e serietà, vediamo cosa vuole e poi agiamo di conseguenza- allungò la mano per aiutarlo ad alzarsi. Shoichi fece due respiri profondi, tentando di calmarsi.
-Ma se supera il limite gli tiro un pugno, chiaro?- e strinse l’arto della compagna, mentre Nikki mollava la presa sulle sue gambe.
 
Quando giunsero a destinazione, nella hall dell’ospedale, trovarono tutti i compagni raccolti a fronteggiare uno stuolo di mafiosi armati capeggiato da un uomo biondo con gli occhi di ghiaccio: Tsuki, affiancata da Ozora, stava discutendo proprio con lui, i toni di voce sempre più alti.
-Crede veramente che la lasceremo a lei? Dopo aver saputo tutto quello che le ha fatto?- Stava domandando la mora, le mani strette a pugno per non strangolare l’uomo che aveva davanti.
-Non mi interessa quello che pensate! È mia figlia, ho il diritto di riportarla a casa sua!- Sbraitò quest’ultimo, il viso rosso dalla rabbia e la voce imperiosa.
Fu la risata sarcastica di Shoichi ad attirare l’attenzione di tutti i presenti sui nuovi arrivati.
-Diritto?- sussurrò, gli occhi di ghiaccio nascosti dalla frangia bionda –Pensi davvero di aver ancora un qualche potere su di noi, dopo tutto quello che abbiamo passato a causa tua?- alzò lo sguardo, gli occhi in tempesta e la mascella contratta dalla rabbia -Rispondi!-
Gli occhi dell’uomo si ridussero a due fessure, scontrandosi minacciosi con le iridi del ragazzo.
-Shoichi… non sapevo che ci fossi anche tu- disse, il tono pacato e freddo –Poco male, vi riporto entrambi a casa. Forza, andiamo-
E si incamminò, convinto che i due ragazzi lo avrebbero seguito senza fiatare. Ma così non fu.
-No-
L’uomo si bloccò, girandosi ad osservare stupito chi aveva parlato.
-Cosa?- il suo sguardo incuteva timore, ma Nikki resse il contatto visivo con occhi determinati.
-Hai sentito bene. Sono passati i tempi in cui ti chiamavo ancora ‘padre’. Una volta ti ammiravo, ti rispettavo- nelle sue iridi azzurre si fecero largo la delusione e il disprezzo, al ricordo di quel fatidico compleanno –Ma poi mi hai venduto, per i soldi e il potere. E lì ho capito che tipo di persona veramente eri. Sono fuggita, e non mi pento di averlo fatto- lanciò un’occhiata di sbieco al fratello, che la osservava serio
-Il mio unico rimpianto è quello di non essermi portata dietro Sho- continuò stringendo i pugni, per poi tornare ad affrontare il padre –Ed ora, dopo tutto quello che è successo, credi veramente che ti seguiremo senza dire niente? Spiacente, papà- sputò quell’epiteto con un tono così pieno di disprezzo che persino Shoichi se ne stupì. Da quando sua sorella era diventata in grado di odiare qualcuno fino a quel punto? –Ma non accadrà. Né ora, né mai-
La faccia di Kato Inuzuki si fece livida di rabbia, ben consapevole che la figlia lo aveva appena umiliato davanti ad almeno 20 persone.
Percorse a grandi falcate la distanza che lo separava dai suoi due figli, fermandosi proprio davanti alla minore - lo sguardo di Nikki era sicuro e calmo, nonostante il cuore le battesse all’impazzata per l’agitazione.
Poi, senza alcun preavviso, l’uomo alzò la mano e colpì l guancia della ragazza ad una velocità tale che nessuno riuscì a reagire in tempo. La forza del colpo fece cadere la quindicenne a terra, la mano sinistra a sfiorarsi la guancia in fiamme.
Shoichi fece per reagire, caricando un pugno in direzione del padre, ma Sayaka fu più veloce: in meno di mezzo secondo, l’uomo si ritrovò un fucile puntato alla fronte, gli occhi verdi della ragazza puntati nei suoi.
-Sai che ti dico? Fanculo la diplomazia- il tono freddo e distaccato della rossa nascondeva una rabbia trattenuta a stento, che sarebbe potuta sfociare da un momento all’altro. I suoi compagni lo sapevano bene, per cui si tennero pronti ad intervenire in caso le cose fossero precipitate –Non mi interessa se sei il boss di chissà quale famiglia mafiosa, come non mi interessa quanto tu sia potente. Ma sfiora un’altra volta la mia amica, e ti ritrovi con un terzo occhio in mezzo alla fronte-
Nella stanza cadde un silenzio pieno di tensione, mentre Sayaka faticava a mantenere il controllo. Come osava quello stronzo avanzare ancora delle richieste su Shoichi e Nikki? Come osava pretendere che lo chiamassero ancora ‘padre’?
-Kuronomori, metti giù il fucile- la voce autoritaria di Tsuna la riportò alla realtà, le mani coperte dai guanti che si appoggiarono sulla canna dell'arma, abbassandola.
Si girò ad osservarlo, e la sua furia svanì di fronte a quelle iridi arancioni così autoritarie e quella calda fiamma che divampava sulla sua fronte.
-Spiacente Inuzuki-san, ma non le permetterò di portare via Nikki-
Kato lo fissò con occhi spalancati, mentre la bionda si ritrovò ad arrossire leggermente nel sentire il castano chiamarla per nome.
-Ah si? E chi ti credi di essere per potermelo impedire?- commentò il boss, un sorrisetto di scherno sul volto. Ma la determinazione di Tsuna non svanì, anzi si fece più forte.
-Tsunayoshi Sawada, decimo boss della famiglia Vongola- al sentire quel nome, la sicurezza dell’uomo svanì in una nuvola di fumo –E la informo che, da questo momento in poi, i suoi due figli sono sotto la protezione della mia famiglia. Non le permetteremo di torcergli più neanche un capello-
I due ragazzi spalancarono gli occhi, increduli: veramente Tsuna si stava esponendo così tanto solo per proteggere loro due?
-Cosa? Non hai il diritto di- provò a protestare Kato, ma si bloccò non appena tutti i presenti si disposero al fianco del giovane boss.
-Ha qualcosa da dire, Inuzuki-san?- lo provocò Tsuki, la sua fiamma del Cielo che già stava ricoprendo il suo amato nunchaku.
Il boss strinse i pugni, la mascella contratta in un’espressione di pura rabbia. Ma non disse niente, perché sapeva di aver perso.
-Non finisce qui- sussurrò solamente, per poi uscire dalla stanza seguito dalle sue guardie del corpo.
 
 Fu solo quando l’auto svoltò l’angolo, scomparendo alla loro vista, che Nikki si permise di scoppiare. Abbracciò di slancio Tsuna, singhiozzando e ringraziandolo a ripetizione, il sollievo e la felicità che prendevano il sopravvento: era finita. Finalmente, dopo quasi quattro anni, poteva considerarsi veramente libera.
Shoichi le mise un braccio attorno alle spalle, sorridendo impercettibilmente, per poi girarsi verso Sayaka: la ragazza fissava la scena con un sorriso commosso sulle labbra, felice per la sua migliore amica. E quando i suoi occhi verdi si posarono su di lui, il biondo mimò con le labbra un ‘grazie’ che la ragazza accolse con un occhiolino e un pollice alzato. Tutti gli altri osservavano la scena, chi commosso e chi completamente disinteressato.
Quando Nikki si fu calmata, Ozora riprese la parola.
-Ok, visto che ci siamo tutti più o meno ristabiliti- e lanciò un’occhiata a Gokudera e Rei, che per reggersi in piedi dovevano appoggiarsi a Rin e Suzume –Un aereo privato sta venendo a prenderci all’aeroporto qua vicino per tornare a casa. Partiremo tra un paio d’ore, quindi raccogliete le vostre cose e tra un’ora e mezza ci vediamo qui!-
 
Due ore dopo, i ragazzi si stavano dirigendo a passo spedito verso l’aereo che li avrebbe riportati a casa, tutti con almeno uno zaino in spalla. Ma qualcuno li stava aspettando sulla pista d’atterraggio.
-Nono!-
-Papà!-
Esclamarono in coro Tsuki e Tsuna, avvicinandosi ai due uomini.
Timoteo sorrise, prendendo da parte il suo successore, mentre Sarti V si limitò ad un cenno della mano.
-Ho saputo l’esito della missione- esordì Cole, osservando la figlia. Tsuki abbassò lo sguardo, un’improvvisa tristezza che le stringeva il cuore in una morsa: alla fine, non era stata capace di riportare indietro suo fratello.
-Hai fatto il possibile, Tsuki- la rassicurò il padre, sorridendole comprensivo e scompigliandole i capelli come quando era bambina –Giman ha fatto la sua scelta. Non potevi farci niente-
Ma lei si sentiva comunque colpevole. Se solo si fosse accorta prima del cambiamento di suo fratello, degli sguardi pieni d’invidia che rivolgeva sempre più spesso a Lilian… sarebbe forse riuscita a salvarlo prima che fosse troppo tardi?
-Farsi questo genere di domande non serve a niente, non a questo punto- disse d’improvviso Ozora, che aveva intuito i pensieri della compagna –Non possiamo cambiare il passato. Quello che conta adesso, è come costruiremo il nostro futuro-
E le si mise accanto, stringendo la sua mano con uno sguardo sicuro e determinato. Tsuki sorrise al ragazzo, rinchiudendo i propri dubbi in un angolo del suo cuore. Sapeva che non sarebbe mai riuscita a eliminare del tutto quelle sue insicurezze –erano ormai parte di lei- ma con Ozora accanto, sentiva di poterle combattere.
Cole sorrise nel notare le loro dita intrecciate.
-Vedo che ti lascio in buone mani- commentò, sorridendo serafico –Te la affido, Ozora. Trattala bene, mi raccomando-
Ozora sorrise impercettibilmente, trovando alquanto singolare il parallelismo con le parole di Lilian.
-Può starne certo- assicurò, mentre Tsuki diventava tutta rossa e inveiva contro il padre.
 
Poco lontano, Timoteo parlava tranquillamente con Tsuna e i suoi Guardiani.
-E così, alla fine tutto si è sistemato- commentò sorridendo, mentre Tsuna annuiva.
Tutti i ragazzi fissavano i due parlare, tra espressioni sorprese, intimorite o completamente disinteressate.
-E così è quello il nono boss?- stava sussurrando Ayane.
-Per essere il boss della più potente famiglia mafiosa al mondo, me lo aspettavo più…- si unì Sayaka, cercando di  trovare la parola giusta.
-Giovane? Avvenente? Figo?- suggerì Suzume, con un sopracciglio alzato.
-...spaventoso- concluse la rossa.
-E invece è solo un vecchio bacucco- constatò Rin, fissando scettica il boss.
-A guardarlo non sembrerebbe capace di far del male ad una mosca- rincarò la dose Shin.
-Il Nono è una brava persona- disse Haru, lo sguardo incollato sui due boss. Non notò lo sguardo geloso che il ragazzo le rivolse, ma di certo non passò inosservato a Sayaka e Rise, che si scambiarono uno sguardo complice. Quanto a Sora, si limitò ad una risata nervosa, visto che conosceva le reali potenzialità del sopraccitato boss.
Lara ignorò il discorso, continuando a limarsi le unghie, mentre Rei continuava a maneggiare il proprio cubo.
-Piuttosto, ho saputo che ci sono stati dei dissapori con il boss della famiglia Inuzuki-
Continuò Timoteo, alzando leggermente la voce per farsi sentire anche dal gruppetto di ragazzi poco distante.
Shoichi e Nikki sobbalzarono, sentendosi chiamati in causa. Si lanciarono un’occhiata, per poi prendere un respiro profondo e dirigersi verso i due. Il Nono sorrise all’evidente agitazione dei due.
-Su, non siate così tesi!- esclamò, senza smettere di sorridere –Sono stato informato di ogni cosa, e non posso che approvare la decisione di Tsuna. Non gli permetteremo di avvicinarsi ancora a voi-
I due ragazzi, dapprima sorpresi, tirarono un sospiro di sollievo: per un attimo avevano temuto il peggio.
-Forza, andiamo a casa!- esclamò Ozora, che si era riavvicinato al gruppo con Tsuki al suo fianco. E dopo aver salutato i due boss, cominciarono a imbarcarsi.
Tsuna, che era rimasto in fondo al gruppo, fece per salire anche lui la scaletta, ma si sentì tirare all’indietro per il colletto della t-shirt.
-Ma cosa...?- si girò, tentando di capire chi lo avesse bloccato, e rimase sorpreso di ritrovarsi davanti Nikki.
-Grazie, Sawada-kun- disse semplicemente la bionda, dandogli un bacio sulla guancia. Tsuna si bloccò sul posto, mentre la ragazza entrava fischiettando nell’aereo. Rimase qualche secondo a fissare il vuoto, per poi arrossire di botto e quasi collassare per terra.
 
***

Haru sospirò, accasciandosi accanto al lavello.
Aveva detto alle compagne che doveva andare un attimo al bagno - e doveva ammetterlo, le toilette di quell’aereo erano davvero enormi - ma la verità era che aveva urgente bisogno di stare un attimo da sola: non riusciva più a reggere gli sguardi di fuoco che Shin continuava a lanciarle.
-Cosa devo fare…- sussurrò, stringendosi le ginocchia al petto.
-Intanto, potresti spiegarci che cazzo succede tra te e Kaname!- la mora sobbalzò, alzando di scatto lo sguardo verso la porta: Sayaka la fissava truce con le braccia incrociate al petto, con accanto Rise e Ayane che si limitavano a sorridere.
-K-Kuronomori-san…!-
-Sappiamo che c’è qualcosa che non va- s’intromise Ayane.
-Ti va di parlarne?- concluse Rise, sorridendo dolcemente e sedendosi a terra, subito imitata dalle compagne.
-Ma n-non c’è niente che non vada!- provò la ragazza, senza però ottenere risultati.
-Non ci provare, ragazza! Ora sputi il rospo, così possiamo aiutarti- la bloccò infatti Sayaka, determinata a raggiungere il suo intento.
Haru sospirò, arrendendosi all’evidenza: non l’avrebbero lasciata in pace finché non avesse parlato.
Si mise comoda, sotto gli sguardi indagatori delle tre, e cominciò a raccontare.
 
***

Tsuna voleva prendere a testate qualcosa.
Peccato che, bloccato com’era sul sedile dell’aereo, non avesse pareti solide a portata di capocciata. Così optò per il soffocamento contro il cuscino del sedile davanti.
Tsuki e Ozora lo fissavano preoccupati, abbastanza sconvolti dall’improvviso attacco d’isteria del ragazzo: fino a prima della partenza era calmo e tranquillo, che diavolo era successo per farlo cadere in quello stato?
-Ehm… Sawada?- provò Ozora, tentando di attirare l’attenzione del castano.
Tsuna alzò leggermente lo sguardo, mugugnando qualcosa in risposta.
-Tutto a posto?- chiese Tsuki, il tono che esprimeva la sua preoccupazione.
-Mica tanto…- rispose sincero il Vongola, lanciando uno sguardo a Nikki, seduta poco lontano addormentata sulla spalla del fratello. I due ragazzi seguirono lo sguardo del castano, sempre più perplessi.
-È successo qualcosa con Nikki?- domandò la mora. Tsuna per tutta risposta arrossì al ricordo del bacio, per poi riprendere il suo tentato suicidio da dove lo aveva interrotto.
I due mafiosi, più confusi di prima, continuavano ad alternare il loro sguardo dal giovane boss alla bionda poco distante. Ma alla fine alzarono le spalle, rinunciando a capirci qualcosa e prendendo a ignorare lo strano comportamento del castano: non che fossero affari loro, dopotutto. Intrecciarono nuovamente le loro dita, per poi abbandonarsi ad un meritato sonno ristoratore.
 
***

Esattamente dodici ore dopo, l’aereo atterrò all’aeroporto di Tokyo, in una pista privata leggermente più lontana rispetto alle altre. E al gate, trovarono ad aspettarli una piccola folla: Dino sorrideva raggiante, muovendo freneticamente la mano per salutarli, con accanto una sorridente preside Mizu, uno scalmanato Lambo in braccio ad un esagitato Ryohei e un Reborn che sorrideva serafico osservandoli dalla spalla di Chrome. Vi furono abbracci, chiacchere e volò pure qualche pugno - colpa di Dino, che aveva osato mettere un braccio attorno alle spalle di Rin e Suzume. Il suo naso non la voleva smettere di sanguinare dopo il loro rovescio doppio - e all’uscita dalla struttura salirono su dei macchinoni neri che li riportarono davanti la scuola. Lì tutti si salutarono, dandosi appuntamento al giorno dopo, per poi separarsi e dirigersi verso le rispettive case.
 
Shin camminava a grandi falcate, tanto che Haru faceva fatica a stargli dietro.
L’aria attorno a loro era piena di tensione, persino un passante se ne sarebbe accorto, e lo sguardo irato del ragazzo non aiutava a migliorare la situazione. Haru continuava a fissare il terreno, torturandosi un lembo della gonna per l’ansia: sapeva di dover chiarire al più presto con il compagno, ne era ben consapevole, ma non sapeva come fare!
Non che poi l’altro le stesse venendo tanto incontro, eh.
Aveva intuito il motivo del comportamento del ragazzo - chiunque con un po' di spirito di osservazione se ne sarebbe accorto, era stato il commento leggermente acido di una certa nuotatrice - ma non aveva comunque la certezza matematica: e se poi si stava sbagliando? Se Shin non provava  suoi stessi sentimenti? Non avrebbe retto, lo sapeva bene.
 
-So che è difficile- aveva detto Rise, sorridendole comprensiva –Ma devi farlo. Altrimenti potresti pentirtene a vita-
 
Ma che diavolo stava facendo?
Rise aveva ragione, non poteva continuare così! Doveva fare chiarezza una volta per tutte, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.
Con una nuova determinazione negli occhi aumentò il passo, acchiappando il compagno per il polso e trascinandoselo dietro a forza. Il ragazzo, preso alla sprovvista, non riuscì a reagire, e lei ne approfittò: lo trascinò fino ad un parco là vicino, che a quell’ora era deserto, fermandosi solo quando fu certa che non ci fossero orecchie indiscrete pronte ad origliare la loro conversazione.
-Ehi, che ti prende?- sbottò Shin, visibilmente infastidito.
La ragazza, ancora girata di spalle, fece un respiro profondo, tentando di placare la propria agitazione.
-Io e te dobbiamo parlare- dichiarò, girandosi per fronteggiare il castano.
-Non abbiamo niente di cui parlare- rispose freddo il ragazzo, senza degnarla di uno sguardo.
-Si invece!- sbottò la ragazza, al limite della sopportazione.
 
-Con Kaname l’unica cosa da fare è parlare chiaramente!- esclamò Sayaka, balzando in piedi –La gelosia rende ciechi, per cui devi parlargli sinceramente senza lasciare niente di sottinteso! Metti a nudo i tuoi sentimenti, e vedrai che la sua rabbia si scioglierà come neve al sole! Anzi, meglio della neve al sole! ...Kat such a poeta, yeah-
 
Raccolse tuto il suo coraggio e cominciò a parlare.
-Non ce la faccio più!- ammise, sotto lo sguardo incredulo del compagno –Sono ore che mi eviti, e credo sia arrivato il momento di mettere in chiaro le cose! Capisco che le mie parole possano averti tratto in inganno, ma a me non piace Tsuna-san-
E lì, gli occhi del ragazzo si spalancarono completamente.
-Ma parli sempre di lui, come è possibile che... -
-Fammi finire- lo fermò la mora, bloccando le sue proteste sul nascere –La mia è semplice ammirazione. È vero, per un certo periodo ho avuto una cotta per lui, ma ormai mi è passata. Anzi, una persona me l’ha fatta passare- e la sua determinazione cominciò a venire meno.
-E chi sarebbe questa fantomatica persona?- chiese il castano, il tono nuovamente freddo e le mani chiuse a pugno.
Haru prese un bel respiro, per poi sputare tutto fuori.
-Tu, Kaname-san- dichiarò, lasciando di stucco il diretto interessato –All’inizio ti consideravo solo uno sbruffone antipatico e approfittatore, capace di pensare solamente a sé stesso. Ma più tempo passavamo insieme, più senza accorgermene desideravo avvicinarmi a te. Volevo capirti, per poter superare quel muro di strafottenza che sembravi esserti costruito intorno. E prima che me ne accorgessi, mi ero innamorata di te- concluse, lo sguardo basso e le guance rossissime.
Shin, dal canto suo, la fissava imbambolato: aveva sentito bene? Haru – quella Haru - aveva appena dichiarato di essere innamorata di lui?
La risata del ragazzo si propagò per tutto il parco, mentre la ragazza lo fissava sorpresa: tutto si aspettava, tranne che una reazione del genere.
-Kaname-san…? Cosa ci trovi di così divert... - provò a dire Haru, ma non finì mai quella frase: Shin la prese per il polso, tirandola verso di sé, e catturò le labbra della mora tra le sue. Il bacio che si scambiarono fu dolce, a dispetto del carattere spinoso e irruento del ragazzo.
Quando si staccarono, ormai senza fiato, il castano ghignò nell’osservare le guance porpora della compagna.
-Tu sei solo mia, sono stato chiaro?- sussurrò al suo orecchio, facendola diventare un pomodoro maturo. Ma la ragazza annuì comunque, il cuore che le batteva forte nel petto. Shin le mise un braccio attorno alle spalle, cingendola a sé, e si diressero entrambi verso casa, le guance leggermente rosse e un amore appena sbocciato nel petto di entrambi.
 
Fu solo quando i due ragazzi non furono più in vista che Sayaka e Ayane si permisero di uscire allo scoperto.
-Evvai!- esultò Sayaka, imitando una posa da supereroe –Lo sapevo che si sarebbero messi assieme!-
-Devo dire che non me lo aspettavo- commentò Ayane –Un donnaiolo come Shin, innamorato seriamente di qualcuno? Da non credere-
Le due ragazze si lanciarono un’occhiata, per poi scoppiare a ridere di gusto.
Chissà che faccia avrebbero fatto gli altri una volta saputa la novità!
-Meno male che Rise ha accettato di occuparsi del Kufucoso e di Chrome! Le devo un grosso favore- borbottò Sayaka. Doveva ringraziarla... Magari avrebbe potuto chiedere al compagno di sua madre di farle arrivare direttamente dalla Grande Mela qualche libro di un certo autore che la sua amica adorava... O una fornitura annuale di té al mirtillo...
Ayane sospirò all’affermazione della compagna, l’ansia che tornava a farsi sentire.
-Io spero solo che Sasagawa e Lambo non mi abbiano distrutto casa nel frattempo…-
Sayaka sorrise comprensiva, poggiando una mano sulla spalla della ragazza.
-Allora ci conviene muoverci! Forza, torniamo a casa!-
E si incamminarono, un sorriso vittorioso sulle labbra di entrambe.
 
***

-Sorellona, perché quel tipo ha la testa a forma di ananas?-
Le spalle di Mukuro si tesero, mentre una leggera aura omicida cominciava a circondarlo. D’accordo che a parlare era stata una bambina piccola, e si sa che i bambini sono esseri innocenti et ingenui et dolciosi, ma era più che certo che quella piccola peste lo stesse facendo apposta: insomma, lo aveva guardato male da quando era entrato in quella casa!
Rise, calma e posata come al suo solito, poggiò sul tavolo la sua tazza di tè al mirtillo, prendendo la sorella in braccio.
-Perché è un tipo strambo, Yumi-chan-
E lì, l’aura omicida dell’illusionista esplose. Chrome indietreggiò, e persino Fuyuka, la tata di Yumi, sembrò percepire l’atmosfera pericolosa che aleggiava nella stanza.
-Y-Yumi-chan, che ne dici di venire di là ad aiutarmi?- suggerì infatti la donna, preoccupata per la sorte della piccola –Se fai la brava ti dò una coppetta di gelato-
La bimba scattò, saltellando allegra.
-Yay, gelato!- e sparì in cucina con la tata.
Nella stanza cadde un silenzio che si protrasse per diversi minuti, con Rise che continuava a bere il suo tè e Mukuro che la fissava male. L’aria era così pesante che la suoneria del cellulare della castana fece sobbalzare la maggior parte dei presenti; e non appena la ragazza lesse il nome indicato sul display, si affrettò a rispondere con una strana espressione sul viso.
-Allora? Come è andata?- chiese Rise, ansiosa,
I due Guardiani della Nebbia, curiosi per l’improvvisa agitazione della ragazza, si avvicinarono nel tentativo di capirci qualcosa. La persona dall’altro capo del telefono parlava velocemente e in modo concitato, quasi euforico. E più il discorso andava avanti, più sulla faccia di Rise si stampava un sorriso allegro.
-Meno male!- sospirò d’improvviso la ragazza, portandosi una mano al petto –Sono veramente contenta che si siano chiariti-
I due illusionisti si scambiarono un’occhiata confusa.
-Ok ,ti aspetto!- salutò la quindicenne –A dopo!-
E riattaccò. Ma non fece in tempo a poggiare il cellulare che i suoi due ospiti le rivolsero un’occhiata indagatrice.
-Parla- disse semplicemente Mukuro, che già fiutava uno scoop coi fiocchi. Che ci poteva fare, era un pettegolo di natura!
-Perché dovrei?- indagò Rise, passandogli accanto senza degnarlo di uno sguardo e tornando al suo adorato tè.
-Perché se me lo dici io ti rivelo dove puoi trovare la prima edizione di ‘Game of Thrones’ in lingua originale con l’autografo dell’autore- esclamò in tono solenne.
La frase dell’illusionista le fece andare di traverso la bevanda, costringendola a tossire più e più volte per liberare le vie respiratorie. Aveva sentito bene?
-T-tu… sei un bastardo ricattatore- commentò, lanciandogli un’occhiataccia.
-Faccio del mio meglio- rispose lui, sorridendo serafico –Allora, siamo d’accordo?-
-Per George R. R. Martin questo ed altro- dichiarò la ragazza, per poi mettersi comoda e cominciare a spiegare. E mano a mano che andava avanti col racconto, un sorriso a dir poco diabolico si allargava sempre di più sul viso della Nebbia.
 
Quando Sayaka arrivò a recuperare i due illusionisti, percepì subito che c’era qualcosa che non andava. E lo sguardo a dir poco diabolico che scorse nelle iridi eterocrome di Mukuro non fece che rafforzare le sue convinzioni.
-Ehm… Rise?- chiamò, cercando la ragazza. Fu solo quando la vide sul suo letto con in mano un libro molto familiare e un’aura di pura felicità attorno che collegò tutti i punti.
-… ti prego, non dirmi che ti sei fatta corrompere- implorò, sperando in una risposta negativa.
No, please. Rise, I beg you... Oh shit.
-Per George R. R. Martin sarei disposta a barattare la mia anima al Diavolo in persona- dichiarò a mò di scusa la castana, senza però mollare il voluminoso tomo.
-Rise-
-Mh?-
-Quel volume è di mia sorella. È... di Minori. Probabilmente l’ananas l’ha preso dalla nostra biblioteca-
Rise rimase ferma per qualche secondo, l’aura tutta fiorellini sparita di botto. Anzi, venne quasi subito rimpiazzata da un’aura assassina di dimensioni colossali.
-MUKUROOOOOOO!-
Al piano di sotto, il ragazzo chiamato in causa prese a sudare freddo.
-Meglio sparire per un po’…- dichiarò, per poi darsi saggiamente alla fuga non appena un coltello della quindicenne gli sfiorò la faccia.
Sayaka e Chrome si guardarono, per poi decidere di dirigersi verso casa. Avrebbero pensato poi a raccogliere quel poco che sarebbe rimasto di Mukuro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
~little corner~
 
MUKURO È UNA VECCHIETTA PETTEGOLA! *appende manifesti*
Detto questo, ben trovati!
Lo so, ho un mese di ritardo. Ma ehi, a casa mia sta succedendo di tutto! E diciamo che non è stato un bellissimo periodo per la mia famiglia…
Ma evitiamo la malinconia, che la parte angst ce la siamo appena lasciata alle spalle! Esatto pipol, dopo l’apparizione del padre di Sho e Nikki per un po’ la manica di pazzi potrà stare tranquilla! (ma non per molto… muahahahahahahah *la sopprimono*)
Comunque.
IL FLUFF \(*^*)/
Mi sciolgo aiut- *la raccolgono con un cucchiaino*
Un’altra coppia si è consolidata! Che bello *asciuga lacrimuccia* e Tsuna comincia ad avere i suoi dubbi… ma occhio, presto le cose si complicheranno ulteriormente ;)
Poi ci sono PapàOzo e MammaTsuki, che spargono ammore ovunque vadano. I miei patati *li abbraccia*
Lascio ulteriori commenti alla beta, che attende questo capitolo da tipo ere (ora che sto scrivendo è il 29 a pomeriggio, vi lascio immaginare la sua ansia), e ci sentiamo il mese prossimo!
See yay~
 
uomi_hime
 
La beta prolissa-abbastanza-prolissa-non-prolississima(!?)
TANTO FLUFF. E MUKURO È UNA COMARE *attacca manifesti anche lei*
Che dire di questo capitolo? Scopriamo che il papino di Nikki e Sho non si arrenderà (Gelatina, devo temere per la salute di qualcuno? Che so: un certo personaggio secondario di mia conoscenza?) ma almeno l'hanno fermato dal portare via i due Inuzuki. E meno male, aggiungerei.
Shin e Haru sono l'aMMMore, poco da dire. Anche Tsu con i suoi problemi esistenziali, patato lui *hugga Tsu*
Su Ozo e Tsuki dico nulla perché ha già detto tutto la Gelatina.
Kat, Rise e Aya. Il nuovo Trio. Yay, le amo: sono troppo belle insieme. Rise con i suoi scleri su George R.R. Martin è qualcosa di stupendo - ah, Kat parlava proprio di lui quando pensava a un modo per ringraziare la ragazza - e Kat che pensa in inglese perché lei può(!?). In più, Aya che sclera male con Lambo e Ryohei.
Non potete non amarle.
...Mukuro meriterebbe un commento a parte. Si diverte a prendere per i "ciapet" (piemontesismo) Rise e Sayaka ed è peggio di una comare. Temo per cosa possa fare ora che sa tutto.
Argh.
 
Bene, siore&siori. That's all. Scusate il ritardo ma tra i problemi di Marta e altre questioni abbiamo avuto pochissimo tempo.
Ci si vede alla prossima.
See ya later~
Maki
   
 
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