Artù sorrise dolcemente, sollevò la mano libera e lo accarezzò delicatamente sulla guancia con il dorso delle dita. Osservò quel corpo bianco e flessuoso fiduciosamente addormentato contro il suo fianco, segnato da numerose macchie rosse dove i suoi denti e le sue labbra avevano indugiato maggiormente, e dovette reprimere a fatica l’istinto di svegliarlo. Era come resistere al richiamo di una sirena. Il cuore gli batteva placidamente del petto, mentre il corpo sulla paglia era percorso da un dolce languore. I suoi sensi fremevano ancora leggermente. Non si era mai sentito più appagato e felice come in quel momento. Era una sensazione inebriante mai sperimentata prima, che lo faceva sentire libero, per la prima un uomo nel senso più vero e profondo del termine. Per la prima volta in tutta la sua vita si era sentito veramente amato, per se stesso e non per quello che rappresentava. Per la prima volta provava la sensazione di non sentirsi solo e tutto per merito di quella misteriosa creatura che stringeva tra le braccia, che lentamente ed inesorabilmente stava diventando il centro della sua esistenza.