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Autore: dark tears    02/08/2015    6 recensioni
Gotham City, ore 5 della mattina. Sul tetto di un edificio abbandonato un giovane eroe ed un folle criminale si scontrano in nome della passione verso lo stesso uomo.
Terzo esperimento di fan fiction in stile role playing sulla fantastica OTP di Gotham City, scritto a due mani da dark tears e IvanaeSilvia. Enjoy!
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Batman, Dick Grayson, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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L’immagine di copertina è stata modificata da IvanaeSilvia dall’originale di MO_N_KO che potete trovare qui: https://twitter.com/mo_n_ko

 

Era una notte fosca e stranamente silenziosa. La luna sopra Gotham City, in fase calante, era nascosta dietro a corpose nuvole di pioggia dalle quali solo a stento riusciva a far capolino, rese ancor più cupe dai vapori di scarico che lenti salivano al cielo dalle ciminiere di fabbriche e stabilimenti industriali. Una notte perfetta per sferrare un attacco. Questo almeno era ciò che pensava in quel momento Joker, il pagliaccio principe del crimine fresco di evasione dal manicomio di massima sicurezza di Arkham. Era stata l’ennesima evasione da quel lurido castello pieno di pazzi assassini, rocambolesca e magnificamente astuta come le precedenti.
Fermo sul tetto di un edificio abbandonato, il clown dalla mente perversa ed assassina se ne stava accovacciato ad aspettare di veder comparire il suo più affezionato nemico. Erano giorni – o meglio notti – che lo seguiva; sapeva che sarebbe comparso a breve proprio sulla sommità di quello stesso palazzo, conosceva ormai a memoria ogni singola tappa della sua instancabile ronda notturna. Non bisognava fare altro che aspettare. Lo avrebbe sorpreso là dove non si sarebbe mai aspettato di ritrovarselo, comparendo dal fondo della notte e cogliendolo impreparato, come un uccello spazzato via dal nido da una palla da baseball.
< Hei Batsyyyy…! Su, quanto hai intenzione di metterci?! >
Mormorò piano passandosi la lingua sulle labbra coperte dal rossetto
< Ti piace farti desiderare, eh!? Sei proprio come una di quelle sciocche stelline dello spettacolo.. Uhuh! >
Ridacchiò divertito fra sé, accovacciandosi maggiormente sotto al cornicione che si era scelto come rifugio momentaneo, ma stando comunque ben attento a non sporcarsi il vestito appena ritirato dalla sartoria. Per l’occasione indossava infatti un eccentrico e al tempo stesso elegante completo in tinta viola, composto di pantalone, frac e panciotto, con sotto una camicia di seta verde acido in tinta con i capelli recentemente tagliati e pettinanti ordinatamente sulla testa.
Gli occhi da folle presero a scrutare febbrilmente le tenebre di quella sera statica e monotona, aspettando da un momento all’altro di veder comparire qualcosa di ancoro più scuro ed inquietante: il mantello nero del suo pipistrello.

 
Finalmente alle cinque del mattino, quando Gotham era ancora governata dal buio, giunse il momento del segretamente Batman, Bruce Wayne, terminare il suo servizio di veglia sulla città. Con il suo rampino costoso fatto su misura si lanciò da un tetto all'altro con la precisione di un cecchino, raggiungendo cautamente il luogo che riteneva come sua ultima tappa prima di tornare tra le comode e lussuose lenzuola del letto della sua sfarzosa villa. Con un salto felino, una volta che la sua arma da salto terminò il suo slancio, cadde elegantemente sul tetto dell'edificio abbandonato che dava sulle fabbriche di Gotham, accucciandosi minacciosamente sulla superficie rovinata per poi drizzarsi in piedi cautamente. La luce della luna percorse i lineamenti del valoroso giustiziere, seguendone i tratti del viso maturo e mascolino e del corpo muscoloso e imponente. Guardò intorno a sé pigramente con i suoi taglienti occhi blu e decise di essere abbastanza al sicuro per poter cliccare il suo congegno elettronico attaccato all'orecchio, contattando così il suo fedele maggiordomo.
< Alfred, il mio dovere è terminato. Prepara un bagno caldo per il mio ritorno... sì, grazie. >
Comunicò con il suo forte tono intimidatorio e vagamente sensuale, lasciandosi poi andare a un sospiro stanco e vulnerabile osservando la città che vegliava da anni come una creatura leggendaria.
< Ancora a saltare da un tetto all'altro vedo >
Una voce lo colse totalmente di sorpresa e il pipistrello si girò di scatto in allerta, cogliendo una figura maschile decisamente allenata raggiungere con un balzo agile il tetto, a un metro da lui. Quando alzò lo sguardo, alleggerì la propria figura tesa, riconoscendo gli occhi e la tuta del suo ospite misterioso.
< Nightwing... che ci fai qui? Pensavo vegliassi su Blüdhaven... >
Precisò il cavaliere oscuro guardandolo impassibile con le braccia incrociate al petto muscoloso coperto dalla tuta nera. Il giovane guerriero fece un sorriso mentre si rialzava, aprendo la braccia con fare espansivo, mentre la luna ne mise in risalto la decorazione blu a forma di uccello dalle ali spalancate sui pettorali
< Oh, rilassati, Bruce! Non posso passare a salutare un vecchio amico? >
Commentò con tono vivace, poggiando amichevolmente la forte mano sulla sua ampia spalla. Batman la rimosse rapidamente assottigliando lo sguardo con una smorfia infastidita sulle labbra carnose.
< Nightwing, ti ho già detto di non chiamarmi per nome quando sono in servizio! >
Ringhiò guardandosi rapidamente intorno con la strana sensazione di essere osservato mentre Dick sospirava in una risata leggera
< Oh, andiamo, siamo solo noi due... non c'è nessuno >
Sussurrò con uno strano tono intimo inclinando la testa di lato mentre lo fissava in viso, avvicinandosi a lui.
 
Le dita guantate di viola del pagliaccio criminale tamburellavano impazienti sul gelido pavimento del tetto terrazzato sul quale stava aspettando l’arrivo di Batman. Di tanto in tanto i denti leggermente rovinati ed ingialliti mordicchiavano nervosamente il labbro inferiore, macchiandosi di rossetto rosso. Joker staccò la mano sinistra da terra e la portò sulla manica destra della giacca, a tastare il pugnale che nascondeva al di sotto e con il quale avrebbe colpito il giustiziere mascherato quella notte stessa. Sì, lo avrebbe penetrato con la lama del suo pugnale preferito, perché il coltello è l’arma più indicata per ferire o uccidere qualcuno a cui tieni veramente. Ora che ci pensava.. lo avrebbe ucciso o solamente ferito gravemente? Scrollò le spalle con noncuranza, decidendo di rimandare all’ultimo quella scelta; avrebbe seguito l’estro del momento. Ma se lo uccidi poi con chi altro ti divertirai?.. Una vocina nella sua testa gli fece prendere in seria considerazione l’idea di lasciar vivere il pipistrello, di concedergli una possibilità di fuga anche questa volta.
Ad ogni modo i pensieri tumultuosi del pagliaccio furono presto spazzati via e messi da parte dall’arrivo improvviso di Batman, che tramite uno dei suoi costosi aggeggi era finalmente piombato sul tetto del palazzo come un’ombra scura e incombente. Gli occhi verdi del clown si illuminarono di gioia e le mani si sfregarono energicamente fra loro all’idea di ciò che sarebbe successo di lì a poco.
< Finalmente sei arrivato.. >
Mormorò piano il Joker passandosi la lingua sulle labbra incurvate in un sadico sorriso. Si prese un po’ di tempo per scrutare di nascosto il pipistrello, osservandolo in religioso silenzio dall’angolo scuro in cui si era rintanato, ammirando ogni dettaglio di quella corporatura muscolosa e di quel viso serio e intransigente. Lo vide parlare al suo auricolare, anche se non riuscì a sentire ciò che diceva a causa della distanza tra loro due. Era pronto all’azione, stava aspettando solamente che il pipistrello gli voltasse le spalle per poterlo attaccare saltandogli addosso da dietro.
All’improvviso però, qualcosa di totalmente inatteso piombò dal cielo ad incasinare fastidiosamente i piani del Joker. Sgranò gli occhi verdi e febbricitanti, il sorriso che pian piano scivolava via dal suo volto.
< Nightwing..!? >
Mormorò con astio ed incalcolabile disprezzo vedendo comparire la sagoma agile e atletica dell’altro eroe mascherato.
< Che diavolo ci fa quell’uccellaccio del malaugurio qui!?! >
Era furente, i denti digrignati dalla rabbia e le mani chiuse a pugno che premevano con forza contro il pavimento sporco. Puntò i suoi occhi ridotti a due fessure sul duo, spostando con avidità lo sguardo dall’uno all’altro, sforzandosi con tutto sé stesso di carpire i loro discorsi, non ottenendo tuttavia alcun risultato.
< Dannazione! >
Sibilò a denti stretti con un filo di voce, impossibile da poter essere udito. Decise che era giunto il momento di spostarsi da quell’angolo sicuro e di avvicinarsi maggiormente al suo obiettivo. Strisciò cautamente fuori dal cono di ombra, iniziando a gattonare cautamente lungo il cornicione, muovendosi il più silenziosamente e discretamente possibile in modo da non essere scoperto. Intercettò un grosso comignolo quadrangolare a pochi metri dal cornicione; tenendo d’occhio Nightwing e Batman, compì un unico, agile balzo laterale, riuscendo a raggiungere il comignolo dietro il quale si nascose continuando a spiare i due combattenti. Proprio in quel momento notò la loro strana vicinanza, la mano di Nightwing che veniva allontanata sgarbatamente dalla spalla del pipistrello, e poi un’ulteriore vicinanza. Quella scena gli diede inspiegabilmente fastidio, ma non distolse lo sguardo nemmeno un secondo, continuando a fissare i due con la costanza di un rapare, pronto a captare ogni loro movimento e, con un po’ di fortuna, brandelli della loro intensa conversazione.

 
Batman sospirò e socchiuse gli occhi, premendo le dita guantate contro la fronte mascherata con fare esasperato mentre Richard stiracchiava le braccia sopra la testa sbuffando con aria stanca
< Come te la cavi da solo, eh, Bruce? Non ti sei ancora stancato, dopo tutto questo tempo, di girare per Gotham? Con tutti i tuoi impegni poi... >
< Questi non sono affari tuoi! >
Sbottò nervosamente il pipistrello scoprendo i denti in un ringhio animalesco, stringendo i pugni. Nightwing fece una breve risata forzata e nervosa passandosi una mano tra i capelli senza smettere di guardare il suo viso.
< Andiamo... dopo tutti quegli anni passati insieme mi vieni a dire che non dovrei preoccuparmi per te? >
Sussurrò tranquillamente Dick allungando la mano per accarezzargli col dorso delle dita il lato del viso scoperto dal cappuccio, dove degli spunti di barba trascurati erano ben visibili.
< Non ne hai motivo. Sono un uomo. E poi, non sembrava ti importasse più di tanto, dato che te ne sei andato senza prima parlarne con me >
Rispose con tono gelido Batman, schiaffeggiando nuovamente via la sua mano, girandosi di scatto facendo volteggiare il lungo mantello proprio quando Nightwing aveva aperto testardamente la bocca per ribattere.
< Ti ho cresciuto come un figlio e come riconoscimento hai deciso di lasciarmi solo perché secondo te ero un capo tirannico... per me eravamo una squadra. Ma evidentemente mi sbagliavo >
< Bruce...! >
< Torna a casa. Non sono in vena di discutere con te >
Tagliò corto l'uomo vestito da pipistrello, camminando rapidamente verso il bordo del tetto per lanciarsi. Era da parecchie settimane che non vedeva Dick e ogni volta che i loro rari incontri si manifestavano, scoppiavano sempre in un litigio. Per lo stesso motivo. Improvvisamente e con sorpresa di Bruce, Nightwing gli afferrò il polso da dietro costringendolo a girarsi nuovamente verso di lui, con la gamba tra le sue cosce muscolose per evitargli di muoversi. Batman ringhiò di frustrazione e tentò di spingerlo via quando l'altra mano libera, quella che prima era una gracile manina da ragazzino ora divenuta una tenaglia solida e irremovibile, afferrò anche l'altro polso, tremando per lo sforzo di mantenerli ai lati della sua testa.
< L-lasciami, maledizion-! >
< Bruce, ti sbagli! Dannazione, pensavo che oramai avessi capito... >
< Che cosa c'è da capire? Mollami, ho detto! >
Si ribellò Bruce, lavato dalla testa ai piedi da uno strano disagio e presentimento dovuto alla esagerata vicinanza del ragazzo, il cui viso era ora a pochi centimetri dal suo. Tentò di liberarsi, ma la stanchezza lo indebolì, mentre Dick manteneva imperterrito la sua prigionia.
< Se me ne sono andato da te... è perché non sopportavo... non sopportavo che tu mi avessi sempre visto come un ragazzino! Perché... mentre per te io sono un ragazzino rimasto solo a causa del fato crudele, per me tu... tu sei... sei...sei >
Cominciò in un urlo nervoso il giovane, visibilmente impaziente per poi decidere di tagliare la sua frase per fare qualcosa che Batman non avrebbe mai immaginato avesse potuto fare. La presa sui suoi polsi aumentò e Nightwing si avvicinò di scatto strofinando i loro petti insieme e schiacciano le loro bocche insieme. Bruce spalancò gli occhi e la bocca in totale shock emettendo un ringhio e Dick ne approfittò per infilargli tra le labbra carnose la propria lingua palpitante, in un bacio disperato. Batman continuò ad agitarsi furiosamente e a gemere in maniera molto debole e umana dentro la sua bocca, ricevendo in cambio delle fusa deliziate da tanta sensibilità mentre i loro corpi si strofinavano violentemente nella lotta per la libertà del pipistrello.
 
Quei due erano troppo impegnati a battibeccare per accorgersi che qualcun altro, ad una manciata di metri da loro, li stava spiando ed osservando con estrema attenzione. In qualsiasi altra situazione Joker avrebbe gioito e ridacchiato di fronte alla propria abilità di sgattaiolare come un felino e di far fessi i suoi nemici, ma non quella sera. Oramai il suo buonumore era stato totalmente guastato dall’arrivo imprevisto di Nightwing, un piano perfetto rovinato da un’odiosa macchia d’inchiostro. E non si trattava di inchiostro simpatico. Il pagliaccio tentò di aguzzare anche l’udito oltre che la vista, ma la distanza era ancora troppa perché riuscisse a sentire cosa i due si stavano dicendo. Tuttavia, dalle loro espressioni facciali e dai loro movimenti riuscì a capire che stavano discutendo abbastanza animatamente, e che Batman sembrava seccato forse quanto lui dalla presenza di quell’intruso.
< Avanti Batsy, manda via quell’uccellaccio guastafeste.. >
Mormorò a labbra strette aggrappandosi con entrambe le mani al comignolo di cemento. Non lo preoccupava il fatto di dover affrontare da solo i due eroi mascherati, semplicemente voleva restare da solo col suo pipistrello, ad occuparsi di lui senza inutili interruzioni o seccanti contrattempi. Il cuore gli balzò in gola quando vide Nightwing afferrare Batman per i polsi, impedendogli di allontanarsi e costringendolo a voltarsi verso di lui.
< Ma.. che fa?! >
Borbottò fra sé il pagliaccio con voce gutturale, senza rendersi conto di stare graffiando il cemento del comignolo con le unghie di entrambe le mani. Li vide vicini –  sempre più vicini – osservò con stupore e rabbia crescenti il viso di Nightwing avvicinarsi pericolosamente a quello del suo Bats, finché i suoi occhi verdi furono accecati dalla vista rivoltante di quel bacio rubato.
Un grido silenzioso uscì dalle labbra schiuse del pagliaccio, mentre la mandibola cedeva sotto il peso dello sbalordimento e della gelosia più cupe, facendogli spalancare la bocca in una grande “o” di amarissima meraviglia.
< Tu.. No-non puoi farlo.. >
Mormorò indispettito a voce più alta di quanto avesse voluto, fregandosene altamente di essere sentito o scoperto. Sentì la faccia sbiadita andargli a fuoco dalla collera e dallo sgomento. Provò una sensazione così tremenda e fastidiosa da tremare dal disagio e – quasi – dalla paura. L’unica cosa che gli diede un minimo di conforto in tutto quel tumulto di sensazioni negative fu vedere Batman lottare e contorcersi davanti all’affronto di quel contatto indesiderato.
Senza quasi rendersene conto, il pagliaccio si ritrovò in piedi, fermo e dritto nel suo abito di buona fattura dietro al comignolo spento ormai da anni, a mandare lampi di puro odio dai suoi occhi allucinati e cupi. Fu un attimo. Non perse nemmeno tempo a ragionare.
Uscì allo scoperto con un balzo deciso e si precipitò verso i due eroi, correndo rapido con le scarpe ticchettanti sul freddo pavimento. Arrivato abbastanza vicino, allungò di scatto la mano sinistra ed afferrò i capelli di Nightwing, strattonandogli con violenza la testa all’indietro, staccandolo brutalmente dalle labbra di Batman.
< Come osi profanare ciò che è mio!? >
Ringhiò brutalmente avvicinandosi al volto del ragazzo. Si passò convulsamente la mano libera sulla testa, sistemando con un gesto febbrile i capelli che nel trambusto si erano leggermente spettinati
< Hai rovinato tutto, stupido moccioso >
Disse con tono leggermente più calmo, sorridendo nervosamente
< Doveva essere una serata perfetta e tu hai rovinato tutto! >
Scosse mestamente la testa, sospirando pesantemente
< Ora dovrò ucciderti >
Disse con semplicità disarmante facendo spallucce e apprestandosi a tirar fuori dalla manica destra il coltello.

 
Batman, ancora spiazzato dall'audacia imprevedibile di Nightwing, rimase completamente immobile per lo shock, cercando di capire che cosa fosse appena successo. Gli sembrava di ritrovarsi in uno di quei sogni imprevedibili e assurdi, dove un attimo primo stai mangiando con gli amici al ristorante più popolare della città e un attimo dopo sei al mare con i tuoi genitori oramai defunti, in un'isola lontana e tagliata fuori dal mondo. Nightwing, suo figlio adottivo Dick Grayson, stato al suo fianco per anni come suo assistente e compagno nella lotta contro il crimine col nome di "Robin, Il Ragazzo Meraviglia", lo aveva sorpreso sul tetto dove solitamente si fermava prima di rincasare e dopo una breve discussione lo aveva tirato a sé baciandolo sulla bocca, immobilizzandolo e costringendolo ad accettarlo, con una passione tale che sembrava la sua vita dipendesse da quello. E poi, di colpo, era piombata la sua eterna nemesi, conosciuta come "Joker, Il Principe del Crimine" sul luogo, con uno sguardo fiammante di odio, minacciando di morte il suo giovane assalitore. In tanti anni, non aveva mai visto il pagliaccio così fuori di sé, freddo e sicuro. Lo stomaco gli si contorse di terrore a quel suo modo così severo di parlare. Perché arrabbiarsi tanto? Gli stava tendendo un agguato, sì , ma la sua rabbia sembrava scaturita da qualcos'altro... dalla... gelosia? Come diavolo era possibile che tutto questo fosse successo realmente, in meno di cinque minuti? La vista del pagliaccio intento a estrarre un'arma dalla manica lo fece tornare in sé e Bruce riuscì a tenere lo shock nascosto in un angolo della propria mente per reagire fisicamente, spingendo rudemente Nightwing di lato facendolo cadere con un grugnito di sorpresa e dolore sul pavimento sporco del tetto, afferrando il polso sottile di Joker per bloccarglielo con un gesto rapido e sicuro dietro la schiena, in una presa d'acciaio, osservando un coltello serramanico scivolare dalla manica viola e incontrare il pavimento con un suono metallico
< Rich-Nightwing, vattene subito! >
Ringhiò con rabbia girando la testa di scatto per guardare il giovane mentre si rialzava in piedi, guardandolo in confusione e un briciolo di paura nello sguardo.
< No! Io non me ne vado! Non ti lascerò da solo a... >
< Va via, ho detto! >
Ruggì nuovamente il pipistrello tenendo fermo Joker, guardando poi quest'ultimo in viso. Sebbene la maschera ingombrante, si poteva ben vedere un intenso rossore percorrergli i lineamenti delle guance, le labbra carnose e umide dal bacio precedente era schiuse in un ringhio frustrato e i suoi disarmanti occhi blu brillavano di emozioni contrastanti tra furia e confusione. Era davvero una espressione praticamente impossibile da vedere dipinta sul viso dell'incorruttibile cavaliere oscuro, sempre così rigido e severo, quasi leggendario.
 
La spinta che Batman diede al suo ex assistente fu così brusca a decisa da riuscire a strapparlo immediatamente dalle grinfie del pagliaccio, scaraventandolo al sicuro sul logoro pavimento. Joker si ritrovò in mano un paio di ciocche di capelli scuri strappati al giovane guerriero, che gettò via con stizza, prima di essere immobilizzato dal bel pipistrello tenebroso.
< Ho interrotto qualcosa!? >
Esclamò ironico lanciando a Batman un’occhiata tagliente
< Beh, non mi dispiace neanche un po’! >
E così dicendo scoppiò in una risata violenta e forsennata, che pian piano diminuì d’intensità ed allegria, trasformandosi alla fine in un sommesso ringhio di disprezzo e frustrazione. Sentì il fedele coltello sfuggirgli dalla mano destra – allo stesso modo di come Nightwing gli era sfuggito dalla sinistra – e ascoltò impotente e quasi indifferente il suono metallico prodotto dall’arma nel suo impatto contro il pavimento. Mentre Batman continuava a tenerlo fermo con il braccio bloccato dietro la schiena, Joker si voltò ad osservare Nightwing, lanciandogli un’occhiata truce, livida
< Sì, va via maledetto moccioso! Lasciaci in pace! >
Ringhiò furente, mostrando al ragazzo i denti macchiati di rossetto
< Dopo tutto non dovrebbe risultarti difficile.. >
Aggiunse calmandosi improvvisamente e mutando completamente tono di voce
< Lo hai già fatto una volta, se non erro – andartene, intendo – dovresti essere abituato ad abbandonare Batman nel momento del bisogno, no? >
Intensificò lo sguardo sul viso del ragazzo, sollevando le sopracciglia in segno di trionfo, perché sapeva di aver toccato un tasto dolente.. Si gustò il momento di smarrimento e impaccio passato come un’ombra sul volto sicuro e virile del ragazzo, poi le sue labbra si piegarono in un orrendo sorriso, cinico e crudele, completamente privo di gioia. Si rese conto solo in quel momento – stranamente – che aveva ancora una mano libera e gli venne in mente un’idea simpatica per sbarazzarsi di quel fastidioso terzo incomodo.
< Non preoccuparti Batsy >
Prese a dire con dolcezza mentre con la mano libera afferrava rapidamente il fiore di stoffa appuntato sul petto della giacca e lo puntava contro Nightwing
< Adesso metto a dormire il bambino, così poi potremo continuare a goderci la serata senza inutili seccature! >
Il tono della sua voce si era fatto amorevole e carezzevole, proprio come quello di una moglie devota nei confronti del suo rude maritino. In quel momento un minuscolo dardo partì come una freccia dal fiore finto del pagliaccio, andandosi a conficcare nel collo di Dick con precisione chirurgica. Il sedativo di cui era imbevuta la punta del dardo entrò immediatamente in circolo, provocando al ragazzo un forte giramento di testa seguito da un’irrefrenabile senso di stanchezza e pesantezza, che culminò con la perdita dei sensi nel momento in cui il corpo del giovane crollò a terra con un tonfo sordo. Nightwing scivolò in un sonno profondo e artificiale, che lo avrebbe tenuto fuori gioco per diverse ore.

 
Batman vide il suo giovane ex-Robin cadere privo di sensi sul pavimento e boccheggiò ringhiando rabbiosamente mentre il cuore gli si fermava inevitabilmente dentro il petto
< No, Nightwing! >
Si lasciò sfuggire con tono profondamente preoccupato, spostando immediatamente lo sguardo fiammante su Joker, ora sorridente e sereno visibilmente in viso.
< Maledetto, perché lo hai fatto?! >
Ruggì con furia dandogli un pugno sulla mascella magra e pitturata di bianco, abbastanza forte da scaraventarlo a terra con un grugnito di dolore e sorpresa. Si lanciò dal giovane e si inginocchiò rapidamente, prendendo il suo corpo mascolino e muscoloso tra le braccia. L'ultima volta che lo aveva fatto, Dick aveva solo 15 anni, ed era un giovane ragazzino energico dal corpo snello e agile. Sentire la sua corporatura oramai adulta tra le braccia e il suo viso virile così impotente coperto solo dalla maschera, gli provocò una strana sensazione, tra il piacere dei ricordi e la triste consapevolezza del lungo tempo passato. Tenne il ragazzo con un braccio estraendo con la mano libera il piccolo dardo dal suo collo con estrema facilità, osservando il puntino arrossato che ora era presente sulla parte scoperta dalla tuta nera. Lanciò la piccola siringa di lato e controllò poi il suo polso e avvertì il lento e lieve respiro del giovane sul suo viso, facendogli sfuggire un profondo respiro di sollievo. Era già abbastanza sicuro che si trattasse di un sonnifero potente, ma con il Joker bisognava comunque stare sempre in allerta. A renderlo il peggior criminale del mondo non era solo la sua genialità e cattiveria, ma soprattutto la sua imprevedibilità. Sebbene fosse da lui organizzare minuziosamente un omicidio, non poteva essere certo che la rabbia del momento non avesse fatto scattare nel suo cervello un istinto irrefrenabile. Ancora non capiva l'esagerazione della sua reazione nel vederli insieme e... di averli visti baciarsi. Era stato tutto così improvviso e inaspettato, Bruce non sapeva davvero che cosa pensare e provare. Non si era mai accorto che Dick avesse un debole per lui dal punto di vista sentimentale, era convinto che lo vedesse come un padre e non come un... amante. Il rossore sul suo viso si intensificò irrimediabilmente e Batman strinse gli occhi al ricordo per la vergogna, girandosi poi di scatto a guardare il pagliaccio con ancora Richard tra le braccia e una luce furiosa negli occhi.
< Che cosa vuoi, Joker?! Quello che succede tra me e lui non sono affari tuoi! >
Ammise con odio guardandolo a occhi stretti così come i denti.
 
Sorrise deliziato al grido di preoccupazione del pipistrello, nel momento in cui Nightwing cadde a terra come un sacco di patate.
< Te l’ho detto: l’ho solo messo a dormire >
Replicò calmo e accomodante, prendendo a massaggiarsi il polso destro rimasto indolenzito per la stretta del giustiziere.
< Mi occuperò della sua morte lenta e dolorosa un’altra volta >
Aggiunse con indifferenza, scrollando le spalle e sistemandosi i polsini della camicia indossata sotto la giacca viola.
< Perché l’ho fatto!? >
Ripeté decisamente stupito, fissando Batman con sguardo attonito e quasi offeso
< ..Ma per avere un po’ di privacy, mi sembra ovvio! >
Esclamò leggermente esasperato dal fatto che il pipistrello non riuscisse a capire, spalancando le braccia in un gesto plateale.
< Non ti va di rimanere un po’ da solo con m-Ouch! >
Ma non ebbe modo di terminare la frase che il pugno duro e violento di Batman lo colpì in pieno viso, talmente forte e implacabile da riuscire a scaraventarlo a terra. Riverso sul freddo pavimento, Joker si portò una mano sulla bocca, tamponando con le dita tremanti la scia di sangue che stava sgorgando dalle sue labbra pitturate di rosso. Fece leva sull’avambraccio sinistro, mettendosi lentamente a sedere, poggiando la schiena contro l’alto cornicione dall’intonaco marcio e scrostato. Osservò con sgomento Batman tenere fra le braccia il suo giovane amico, preoccupandosi per la sua vita più di quanto si fosse mai preoccupato di sbattere la sua nemesi dietro le sbarre. Gli occhi verdi brillarono di folle gelosia, mentre la bocca imbrattata di sangue veniva sfigurata da una smorfia allibita e disgustata; il viso del clown ora sembrava una maschera di sentimenti rabbiosi e contrastanti, dove delusione ed amarezza si alternavano con l’odio ed il livore come enormi nuvoloni passeggeri in un macilento cielo estivo.
Sentì come in lontananza la voce di Batman che gli gridava qualche cosa, ma al suo orecchio arrivò come un brusio confuso e disturbato, in ogni caso privo di qualsiasi importanza. Non lo stava ascoltando e non aveva nessunissima intenzione di farlo. Proprio in quell’esatto momento – in quella tetra nottata che stava volgendo ormai al termine – Joker comprese appieno la natura dei suoi contrastanti e deliranti sentimenti per il suo eterno nemico. Sospiro pesantemente, soffiando aria dalle narici, quindi passò il dorso della mano destra sulla bocca, macchiando il guanto viola di una scura chiazza di sangue. Gettò indietro la testa e fissò le nubi rischiarate dall’alba imminente senza davvero vederle.
< Tu proprio non capisci.. >
Prese a dire con tono scoraggiato e voce cavernosa, così bassa da assomigliare ad un sommesso brusio
< Te ne stai lì, a cullare fra le braccia quel viziatello ingrato che non si è fatto problemi a voltarti  le spalle >
Continuò con tono aspro e amareggiato, senza avere la forza o la voglia di posare lo sguardo su quella scena, ma continuando a fissare macchinalmente il cielo sopra di sé
< Mentre io.. IO!! >
La voce mutò in un’inquietante grido di pura esaltazione
< Io solo sono stato sempre al tuo fianco, sopportando tutti i tuoi sbalzi d’umore e impegnandomi costantemente per farti tornare il sorriso.. >
Sollevò le braccia al cielo in un gesto di teatrale esasperazione, per poi prendere a spettinarsi furiosamente i capelli verdi che con tanta cura aveva sistemato prima di uscire
< Ho incassato le tue botte ed il tuo disperato bisogno di violenza notte dopo notte, sono stato perfino ad Arkham solo per farti contento!! E per cosa poi..? >
Lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, mollemente, e finalmente distolse lo sguardo dal cielo per tornarlo a puntare sul pipistrello, evitando in tutti i modi di guardare nella direzione di Nightwing.
< Per vederti amoreggiare con qualcuno che nemmeno sa chi sei.. Che non ti conoscerà mai bene quanto ti conosco io >.
Un sospiro sconfortato uscì dalle labbra del pagliaccio, ma lo sguardo si era improvvisamente fatto duro e tagliente.
< Lasciatelo dire Bats, sei veramente uno stronzo! >
Esclamò con un tono di voce stridulo e leggero, completamente in disaccordo con l’espressione cupa dei suoi occhi
< E pensare che ero venuto qui apposta per te! >
Disse con un sospiro e scuotente lentamente la testa, tornando solo in quel momento a sorridere, ma di un sorriso amaro e freddo
< A saperlo prima avrei evitato di affilare il coltello e di spendere tutti quei soldi per questo vestito che per colpa tua è già da buttare! >.
Sembrava aver recuperato tutta la sua folle e misurata calma, il pagliaccio, tanto che passò una mano sulla testa a sistemare alla bene e meglio i capelli spettinati, per poi andare a recuperare con tutta tranquillità il coltello a serramanico dal pavimento, rialzandosi in piedi e dandosi una blanda rassettata ai vestiti impolverati, senza più badare ai due eroi mascherati.

 
Bruce aggrottò la fronte sotto la maschera al suo discorso e lasciò scivolare lentamente il giovane via dalle sue braccia, alzandosi in piedi mentre ascoltava il pagliaccio psicopatico con attenzione. In realtà, quella che per Joker era una evidente spiegazione, per lui fu soltanto una maggiore incomprensione. Parlava di lui come se fosse un grande amico, quando non aveva fatto altro che tentare alla sua vita o a quella delle persone a lui care. Aveva ucciso il suo secondo Robin, Jason Todd e sua madre, il primo dopo averlo massacrato con un piede di porco e lasciato a dissanguare vicino al corpo di sua madre, chiusi in un edificio che sarebbe poi saltato in aria pochi secondi dopo. Aveva sparato a Barbara Gordon, segretamente Batgirl, costringendola su una sedia a rotelle dopo averla denudata e umiliata al fine di far impazzire il padre adottivo, suo fedele amico Jim Gordon e la sua innocente moglie, Sarah Essen Gordon, solo perché aveva tentato di difendere dei bambini. Uno dopo l'altro, tentando di distruggere la sua capacità di sopportazione, di portarlo al limite. Come poteva credere che con questi atti spietati avesse potuto portare un sorriso sulle sue labbra? Bruce era stato tante volte vicino al suo omicidio, ma era sempre riuscito a trattenersi, a pensare alla giustizia. Quando invece tutte quelle vittime parevano per Joker tante rose di un macabro mazzo d'affetto per lui. L'uomo raggiunse il pagliaccio e una volta davanti a lui strinse i pugni, avvicinando i loro visi.
< Beh, sappi che tutto quello che hai fatto ha solo aiutato a incrementare il mio odio per te... e ti sbagli. Nightwing è stato al mio fianco per anni interi e lui conosce anche la persona che nascondo sotto questa maschera. Quello che non mi conosce in realtà sei tu, che ci ritieni tanto uguali, quando invece siamo praticamente l'opposto >
Rispose con tono freddo e severo il pipistrello, in un ringhio basso come un sussurro cospiratorio, fissandolo negli occhi con i suoi di un blu disarmante.
< Hai ucciso uno dei miei Robin e combinato atrocità infinite sotto i miei occhi... e se ti azzarderai nuovamente a mettere un solo dito addosso a Nightwing, giuro sulla luna che ti lascerò a marcire in una cella isolata dal mondo per sempre >
Disse a denti stretti afferrando poi il colletto della sua camicia tra le forti mani guantate, avvicinandolo abbastanza da far sfiorare i loro nasi
< Sono stato chiaro?! >
Ruggì contro le sue labbra schiaffeggiandole con il suo respiro caldo di rabbia.
 
< Mai sentito quella storiella sugli opposti che si attraggono, Bats?! >
Replicò con tono brioso, scegliendo deliberatamente di ignorare tutta la prima parte del discorso del giustiziere.
< Ti conosco meglio delle tue tasche, vecchio mio >
Ribadì il pagliaccio
< Perfino meglio di te stesso, te lo posso assicurare! >.
Sembrava assolutamente convinto di ciò che stava dicendo, tanto da avere un sorriso smagliante e sicuro sulle labbra rosse di rossetto e di sangue. Guardò Batman avvicinarsi lentamente a lui, allora raddrizzò la schiena e si sistemò la giacca sopra al petto magro, sollevando appena il mento in un atteggiamento fiero e spavaldo. Gli occhi verdi, di nuovo calmi e impenetrabili, annegarono dell’azzurro asettico di quelli di Batman. Non aveva alcuna difficoltà o paura a sostenere il peso di quello sguardo carico di disprezzo, ci teneva a farglielo capire.
< Perché non mi uccidi e basta?! >
Lo incalzò prontamente il clown, sfidandolo con lo sguardo e col sorriso sardonico che aveva stampato in volto
< Rinchiudermi in una cella isolata dal mondo.. ma per favore!! Sai benissimo che riuscirei ad evadere anche da lì e che presto o tardi tornerei da te.. >.
Lasciò che il pipistrello lo afferrasse rudemente per il colletto della camicia di seta, strattonandolo in malo modo e avvicinandolo pericolosamente al suo volto. Joker ignorò la scossa di piacere che sentì attraversargli lo stomaco come una pugnalata per poi sciogliersi nel basso ventre.
< Te lo dico io perché.. >
Sussurrò sulle labbra del giustiziere mascherato, ignorando le sue minacce e tutta la sua collera
< Perché tu non puoi fare a meno di me >
Disse con estrema calma, picchiettando giocosamente l’indice della mano destra sul petto muscoloso di Batman
< Semplice, no!? >
Sorrise deliziato e sfrontato, assaporando la fragranza leggera del respiro dell’altro sul suo viso
< E tu lo sai perfettamente Batman, anche se ti ostini a far finta di non capire >
Sollevò le sopracciglia e allargò per un attimo le braccia, come a calcare l’ovvietà di quelle sue parole.
< Ti annoieresti terribilmente se non mi avessi più fra i piedi, ammettilo! >
Disse con una risatina
< Ma c’è dell’altro.. >
Aggiunse poi con tono più serio e profondo, combattendo contro la tentazione di posare un bacio di fuoco su quelle labbra carnose e umide
< Io e te oramai siamo legati.. Siiiii-hihi! Siamo tenuti insieme da un sottile filo di sangue che proprio non ne vuole sapere di essere reciso >
Trasse un leggero sospiro, sbuffando piano aria sulle bocca di Bruce. Il suo alito sapeva di menta e tabacco.
< E tu non vuoi spezzare quel legame, così come non lo voglio io >.
Sollevò cautamente le braccia e prese fra le mani il viso dell’uomo che lo stava strattonando per il colletto della camicia.
< Non è così, Batsy? >
Inclinò la testa da un lato, fissando gli occhi chiari del pipistrello con uno sguardo dolce e mansueto. Uno sguardo innamorato.

 
Quello che Batman vide negli occhi di Joker lo spaventò. Poche volte Bruce Wayne, dopo l'omicidio devastante dei suoi genitori e le uccisioni di cui era stato osservatore, provava paura. Soprattutto perché era proprio lui a provocarla, nel cuore dei criminali superstiziosi e delle persone fatte della stessa farina, inclini al credere nel paranormale. Vestito come un mietitore della notte, andava in giro a rubare la sicurezza nel male, infliggendo loro la giustizia in maniera a suo modo sporca e sleale, ma comunque sempre a nome del bene. Apparentemente, Joker invece pareva una persona squisita, pronta a regalare il sorriso. Quando in realtà commetteva atrocità al di là dell'umana comprensione, godendo del proprio e del dolore degli altri. Come si suol dire, l'abito non fa il monaco. E difatti il contrasto del loro aspetto con la loro anima era l'esempio perfetto per eccellenza. Ma anche l'aspetto fragile e simpatico di un clown può trasformarsi nella reincarnazione di un incubo, così come un enorme pipistrello umano può diventare un simbolo di salvezza. Tutto è possibile. Fu quello che Bruce si ripeté mentalmente con sgomento, mentre guardava nei folli occhi del pagliaccio. Era il più grande detective del mondo e dunque aveva ben studiato l'uomo e il linguaggio del corpo. Joker era ben lontano da sembrare umano ma da quella vicinanza poté vedere qualcosa che gli fece gelare le mani. Le pupille. Le strette pupille di Joker, fredde e impassibili... si erano allargate. Si erano lievemente estese quando gli prese il viso tra le mani, facendolo pietrificare al contatto delle sue dita affusolate. Era un dettaglio che può sembrare stupido, ma in realtà vale decisamente più di mille e mille parole e confessioni. Perché ad allargare le pupille non è l'odio. Non è la paura, non è il terrore... è l'amore. Sperava di aver compreso male tutti quei suoi monologhi ma oramai era palese. Quello che per ogni persona normale a questo mondo può sembrare odio, per lui invece era un profondo affetto. Non aveva mai avuto il viso del pagliaccio così vicino, il respiro contro la sua faccia mascherata abbastanza da poter leggere in quel dettaglio. Bruce schiuse le labbra umide ma tutto quello che gli uscì fu un ansimo spezzato dalla sorpresa. Lasciò la presa sulla sua camicia ma non distolse gli occhi dai suoi, ritornando freddo come prima. La questione era molto più seria di quanto immaginasse. Perché il movente di Joker non era la follia insensata ma la passione. E la passione può muovere anche le persone più sane a commettere i più atroci degli atti. E se si trattava del Joker, la cosa era più che pericolosa. Era terribile. Batman deglutì e si leccò nervosamente le già umide labbra senza smettere di guardare Joker, riuscendo a riacquistare la propria incorruttibile risolutezza.
< Se non sei ancora morto, è perché ho dei principi. Senza di essi, sarei come te... come loro >
Disse lentamente con il suo seducente tono profondo, indicando vagamente verso l'isola di Arkham.
< E voglio che ricordi una cosa. Che la ricordi sempre, nei tuoi momenti più intimi e in quelli più comuni >
Iniziò chinandosi a sussurrare sul suo volto bianco, con una voce gelida, che avrebbe terrorizzato i più coraggiosi killer di Gotham.
< Ero Batman prima di conoscerti e lo sarò sempre, anche senza di te >.
 
Quasi gli dispiacque quando Batman mollò la presa sulla sua camicia, allontanandolo dal suo viso. Per una frazione di secondo Joker era riuscito a vedere qualcosa di diverso infondo agli occhi azzurri e gelidi del pipistrello. Che fosse finalmente riuscito a capire? O forse quella strana traccia nel fondo tumultuoso di quello sguardo non era altro che odio ancor più bruciante e rinvigorito? Eppure conosceva così bene il disprezzo, il puro disgusto impresso negli occhi del pipistrello ogni volta che lo guardava.. Che fosse stata forse paura? O smarrimento? In ogni caso non si trattava sicuramente di amore.. Questi pensieri frullarono veloci e casuali nella mente contorta del pagliaccio, mentre le sue labbra smettevano finalmente di sanguinare e le sue orecchie tese ascoltavano il monito del giustiziere mascherato.
Nel sentire quella voce così imperiosa, gelida e piena di severa determinazione il corpo di Joker fu scosso da un brivido intenso. Ma non era un brivido di terrore, come avrebbe avuto modo di provare chiunque sulla faccia di quel bizzarro e folle mondo.
Piegò le labbra in un sorriso enigmatico, godendosi quel momento di insolita vicinanza al corpo del suo pipistrello, mentre il cielo intanto si tingeva gradualmente di rosa e oro.
< Io invece ero un individuo triste e patetico prima di conoscere te >
Iniziò a sussurrare come Batman aveva appena fatto con lui, ma con un tono completamente differente. Avvicinò maggiormente il suo viso a quello del giustiziere, arrivando a sfiorargli l’orecchio sinistro con le labbra.
< Tu mi hai preso, mi hai gettato in quell’orribile miscuglio chimico, e hai fatto di me un uomo nuovo >
Non c’era ironia o rimprovero nelle parole del pagliaccio, stava parlando con tutta la calma e la sincerità di cui era capace
< Mi hai dato un motivo per andare avanti, mi hai trascinato lontano dalla mediocrità a cui ero destinato >
la lingua spuntò ad umettare veloce le labbra del clown e, data la vicinanza, sfiorò immancabilmente anche l’orecchio di Batman protetto dalla maschera nera.
< Tu mi hai salvato Bats, sei il mio eroe! >
E detto ciò fece scivolare il viso leggermente più in basso sul viso di Bruce, stampando un tenero bacio sulla porzione di guancia lasciata scoperta dalla maschera da pipistrello. Sul viso di Batman rimase impresso quel marchio incandescente lasciato dal passaggio fulmineo ma intenso delle labbra di Joker, un simbolo scarlatto di appartenenza e possesso fatto di sangue e rossetto.
< Tu sei mio.. >
Fece in tempo a mormorare flebilmente il pagliaccio, prima di scontrarsi con l’immancabile dura reazione dell’altro uomo.

 
Batman non fu stupito dal fatto che Joker non rimase ferito o oltraggiato dalla sua confessione, né dalla sicurezza con cui esprimeva i suoi sentimenti contorti, quasi si trattassero di un qualcosa di comune e facilmente comprensibile. Dopotutto, si dice che un folle pensa di essere normale ed una persona normale pensa di essere folle... Bruce lo sapeva bene. A farlo rimanere totalmente spiazzato, fu il bacio che gli posò sulla parte scoperta del viso, sulla sua guancia coperta appena di spunti di barba ruvidi e mascolini. Non avrebbe mai pensato che Joker potesse essere capace di un'azione dolce e umana come quella. Era già capitata occasione dove il pagliaccio gli aveva confidato che si sentiva rinato e felice da quando "per colpa sua" era caduto in quel miscuglio chimico tossico. E immaginava anche la possessione e gelosia che provava nei suoi confronti, dato che lo aveva appunto ritenuto praticamente la sua "anima gemella". Dunque aveva facilmente collegato che la gelosia, una delle emozioni più negative e pericolose, potesse comunque appartenere a lui. Quella dichiarazione fisica di affetto lo fece sentire a disagio in maniera viscerale, ancor più del bacio fiammante ricevuto pochi minuti prima da Richard. Questo era inzuppato di follia, di desiderio, di dolcezza e di cattiveria. Come potevano emozioni come quelle ritrovarsi in un unico gesto, tanto diverse e tanto contrarie? Poté sentire il rossetto seccarsi sulla sua pelle rapidamente, grazie al vento notturno, e deglutì mentre spingeva a distanza il pagliaccio e portava una mano sulla carne fredda strofinando via il trucco indesiderato. Ma la sensazione delle sue labbra crespe e ricoperte di tintura rimase, non riuscì a scrollarsi di dosso quel tocco, come se fosse stato marchiato a fuoco. Sapeva bene, con orrore, che ora che entrambi si erano accorti che la natura dei sentimenti del clown erano dovuti dalla sua attrazione amorosa per il pipistrello, era inevitabile che le cose sarebbero cambiate. Ora non doveva combattere contro un folle psicopatico e imprevedibile. Ma con un folle psicopatico, imprevedibile e innamorato. E questo non avrebbe fatto altro che trascinare in un incubo la forte figura di Batman. Sapeva che il Joker sarebbe ritornato prima o poi, sempre. Ma ora... ora sentiva che avrebbero lottato tutta la vita. E liberarsene sarebbe stato impensabile. Lo avrebbe dovuto colpire con un pugno, ammanettare e portare ad Arkham... ma non riusciva a muoversi. Sembrava che i suoi stivali fossero stati incollati al tetto. Mentre guardava rigido il viso vicino del pagliaccio incapace di rispondere e di reagire, sullo sfondo l'alba illuminava la città nera e malfamata di Gotham, seguendo i muscolosi, attraenti lineamenti di Batman, che al buio invece parevano spaventosi e la forma magrissima del pagliaccio, rendendo ancora più evidenti e simpatici i colori vivaci dei suoi abiti costosi.
 
Si sarebbe aspettato di essere colpito da un poderoso cazzotto in pieno volto, dopo che aveva osato tanto, o di essere preso a parole e respinto violentemente dal pipistrello, come del resto accadeva ogni qual volta che aveva tentato di aprirgli il suo cuore. E invece nulla di tutto ciò avvenne; nessuna emozione sembrò trasparire dal volto severo e impassibile del pipistrello. Nulla, se non una forte esitazione. Joker fissò l’uomo che aveva davanti, sbattendo piano le ciglia e accettando di buon grado di essere semplicemente allontanato da sé, senza particolare impeto o foga. Si prese alcuni secondi per scrutare il viso attraente del suo eterno nemico, mentre veniva lentamente rischiarato dai colori infuocati di quell’aurora che si stava facendo strada fra i nuvoloni ancora minacciosi di pioggia.
< Non dici niente..? >
Domandò un po’ deluso, inclinando la testa da un lato e corrucciando lievemente lo sguardo. Restò in attesa di una risposta che non arrivò, perciò aggiunse con un sospiro:
< Bene! Sono riuscito a sconvolgerti ancora una volta..! >
Ridacchiò piano, sommessamente, con deliziato compiacimento. Distese poi le labbra rosse in un sorriso davvero arcano e indecifrabile, una smorfia a metà fra la fosca amarezza e la radiosa speranza.
< Oh, non fa niente Batsy.. >
Disse con un gesto indulgente della mano destra
< Col tempo capirai anche tu.. Così come è successo a me >.
Sembrava totalmente sicuro di quella cosa, tanto che il sorriso si allargò ulteriormente sulle sue labbra sgraziate e gli occhi verdi gli brillarono di folle convinzione. Senza dare tempo al pipistrello di dire o fare niente’altro – e soprattutto prima che potesse colpirlo, legarlo come un salame e rispedirlo ad Arkham – Joker afferrò con uno scatto fulmineo il fiore finto che aveva appuntato sulla giacca, puntandolo contro il viso di Batman e scagliando un secondo dardo avvelenato, identico a quello che aveva colpito Dick Grayson. La reazione del giustiziere fu troppo lenta e inadeguata, forse perché si era lasciato distrarre oltre il dovuto dalla confessione del pagliaccio. Il dardo si conficcò sotto al suo mento, là dove finiva il kevlar della maschera ed iniziava la superficie ruvida e vulnerabile di pelle; il sedativo entrò in circolo più lentamente rispetto a come aveva fatto con l’altro eroe, dando al Joker tutto il tempo di afferrare Batman fra le sue braccia e accompagnarlo nella sua inevitabile caduta verso il pavimento. Un gemito strozzato uscì dalle labbra rigide del pipistrello, mentre l’espressione di sgomento e paura impressa sul suo volto veniva addolcita dal languore artificiale che pian piano giunse ad avvolgere tutto il suo corpo e la sua mente, facendolo cadere in un sonno senza sogni.
Joker adagiò la testa del pipistrello sul freddo pavimento e rimase a fissarlo per lunghi momenti, ammirando ogni dettaglio del suo splendido e severo volto senza mai essere colto dalla tentazione di togliergli la maschera.
< Dormi bene pipistrello, ci penserà il sole del mattino a vegliare su di te.. >
Disse accarezzandogli una guancia e sogghignando fra sé all’idea di quanto il giorno fosse in verità nemico dei pipistrelli e dell’essenza oscura che albergava dentro al suo nemico. Strinse il manico del suo coltello, e per un lungo minuto restò a vagliare l’idea di sfregiare il suo nemico nel sonno, di lasciargli un ricordino di quella notte brava. Poi però declinò gentilmente quell’invito della sua mente alla violenza e al sangue, richiudendo la lama del coltello e rimettendolo a posto nella manica destra della sua giacca.
< Per oggi basta così, la nottata è stata già abbastanza intensa >
Sentenziò allegro
< Torneremo un’altra volta ad occuparci di te, io ed il mio coltello.. >.
Sorrise incantato dalla bellezza mascolina e terribilmente affascinante dell’uomo che aveva sotto di sé; poi si chinò sul suo viso addormentato, posandogli un bacio intenso e disperato sulle labbra schiuse. Non seppe mai cosa lo trattenne dall’abusare senza ritegno del giustiziere, prendendo il suo corpo addormentato più e più volte, fino al tramonto o – perché no?! – all’alba del giorno seguente. Probabilmente era troppo orgoglioso per lasciarsi andare ad un gesto così vile e privo di stile, e poi che gusto ci sarebbe stato senza la soddisfazione di guardare in quegli occhi arrossati dalla vergogna e dalla rabbia, senza poter ascoltare il dolce suono delle grida di disprezzo e di protesta?
Si alzò in piedi e si allontanò verso l’entrata della scala interna del palazzo, non prima di aver sferrato un calcio in pieno viso a Nightwing, che al risveglio avrebbe avuto la sgradevole sorpresa di ritrovarsi con il naso rotto e sanguinante. Anche Batman avrebbe trovato un chiaro ricordo del passaggio del Joker al suo risveglio: un molle bacio di sangue e rossetto impresso sulle labbra.

 
Il primo a riprendersi da quello stato di sonno improvviso fu Dick Grayson, un'ora dopo che il Joker scomparve dalla vista. Si svegliò con un forte dolore sul viso, caldo e pulsante, lasciandolo stordito e con la vista offuscata. La sua mano guantata andò istintivamente sul viso per tastare la pelle e capire che la sua maschera c'era ancora, quando riportandola davanti agli occhi notando il sangue scuro che la macchiava, abbondante e denso. Improvvisamente il dolore lo colpì come una pallonata improvvisa e il ragazzo vi rispose con un grugnito a denti stretti di rabbia e dolore, mentre cercava di rimettere in ordine nella mente gli eventi accaduti diverse ore prima. Ricordava di aver deciso di farsi coraggio e raggiungere Bruce a Gotham, nel punto dove era solito fermarsi prima di ritornare in villa Wayne. Voleva confessare i sentimenti contrastanti d'affetto che covava segretamente da anni per il suo padre adottivo. Poi... poi lo aveva baciato. Ricordò la sensazione delle sue labbra calde, soffici e gonfie, così invitanti che pareva attendessero solo di essere baciate, la sensazione deliziosa del suo corpo muscoloso e forte contro il suo che si agitava per la sorpresa, i suoi ringhi così umani e mascolini... il ricordo lo distrasse dal dolore scaricando fitte di piacere tra le sue gambe e un sorriso gli percorse le labbra insanguinate. Oh, che straordinaria unione... quanto avrebbe voluto di più, quanto avrebbe desiderato poter liberare entrambi dalle loro ingombranti tute da combattimento, fondere i loro corpi nella passione, avere quei taglienti occhi ipnotici su di se... Improvvisamente, un soffocato e frustrato colpo di tosse lo trascinò bruscamente via dai suoi pensieri, e Richard si girò di scatto notando che Batman giaceva svenuto a pochi passi da lui. La preoccupazione lo lavò come un secchio d'acqua gelida e il ragazzo si avvicinò traballando dal dolore, maledicendo in tutte le lingue da lui conosciute, il Clown che lo aveva colpito con tanta ferocia.
< Ngh, B-Bruce... v-va t-tutto be- ... ! >
Le parole si incastrano nella sua gola e i suoi occhi si spalancarono per il disgusto e l'incredulità allo spettacolo davanti a lui. Batman, il cavaliere oscuro di Gotham... giaceva con le palpebre svolazzanti in procinto di uscire come da un incubo, con un ringhio a scoprirgli i denti bianchi e... con del rossetto sbavato a macchiargli le tanto desiderate labbra del giustiziere in un intimidatorio e passionale marchio di possessione. Nightwing sbatté il pugno sul cemento tremando visibilmente di rabbia senza che il pipistrello intento a riprendere i sensi lo vedesse. Avrebbe ucciso quel clown con le sue stesse mani. Fosse stata l'ultima cosa che potesse fare.

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Finisce qui?!... Chissà!! :3
Speriamo che la storia vi sia piaciuta e che sia riuscita ad appassionarvi leggerla, come a noi ha appassionato scriverla! :) Insomma, una one-shot tutta all’insegna della passione, eheh! Come al solito, le parti in verde di Joker sono state scritte da dark tears, mentre quelle in nero di Batman (e anche di Nightwing in questo caso) da IvanaeSilvia // pagina dell'autrice: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=122831
Trovate i link ai nostri precedenti esperimenti:
1) Maladaptive Bat-dreaming -> http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3166325&i=1
2) I’ll be watching you -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3170132
Un abbraccio a chiunque abbia letto fin qui! <3
  
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