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Autore: piccolo_uragano_    04/08/2015    1 recensioni
Alla fine, nessuno amerà mai qualcuno così come io amo te. Molti mi chiedono come faccio, ma il trucco non lo so nemmeno io. So che, se ti ho accanto, il mondo attorno a noi fa un po’ meno schifo.
Di nuovo, ti alzi sulle punte per baciarmi e io non mi stancherò mai di questi nostri piccoli attimi d’infinito.
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Alice e Davide, innamorati per caso, si ritrovano dopo tre anni faccia a faccia con Marco, l'ex di lei che portò Davide a prendersi cura di lei dopo la loro rottura, e ad innamorarsene.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi guardo e sorrido, stretto in questo abito elegante che non mi appartiene neanche un po’. Ti guardo camminare verso di me e mi innamoro nuovamente del tuo sorriso.
«Ma come hai fatto ad infilarmi dentro ad una camicia? Era dalla mia cresima che non ne portavo una.»
Tu sorridi e mi porgi un calice di vino rosso. «Non so, come ha fatto mia sorella a sposare il tuo migliore amico?»
Distolgo lo sguardo dal tuo sorriso – e dal tuo abito rosso fuoco – per guardare le persone attorno a noi. la tua famiglia, cioè tua sorella e tuo fratello, i nostri amici più cari tutti vestiti elegantemente per questo matrimonio che ci è stata annunciato solo un mese fa. Poi torno a guardare te, i tuoi riccioli castani legati dietro la testa da una molletta a forma di fiore, quel filo di trucco che ti sta di’incanto, il calice di vino e quel sorriso che illumina i miei giorni da quasi tre anni.
Sorrido anche io. «Al coraggio di Giacomo.» ti dico, alzando il calice.
«Alla pazienza di mia sorella Anna.» rispondi, brindando e sorseggiando il vino.
Il vino lo reggi poco, ma nessuno ha detto che dobbiamo tornare a casa sobri. Mi perdo nei ricordi delle varie serate, quando dietro di te vedo un’ombra che tu non devi assolutamente vedere.
È Marco, che è appena entrato sotto questo gazebo con quattro anni in più sul volto e una camicia identica alla mia, che a lui sta molto meglio.
Marco, Marco che ti teneva la mano la sera in cui ti ho conosciuta, Marco che non ti ha mai capita, Marco che ti trattava male, Marco e la sua band, la sua chitarra, le sue canzoni, Marco e le poche attenzioni per te, Marco e il tuo sorriso che si spegneva per colpa sua. Marco che lo hai lasciato tu, ma me lo dicesti con le lacrime agli occhi. Marco e la superficialità, Marco e quel pugno sul naso che mi diede quando ci vide insieme, Marco che non è mai stato in grado di amarti come meriti.
Non ho mai avuto la pretesa di essere ‘quello giusto’ per te, non l’avevo tre anni e mezzo fa e non ce l’ho nemmeno ora, piccola, ma guardando come Marco si atteggia pochi metri dietro di te ho la certezza che non era sicuramente lui, quello giusto per te. No.
«Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma, amore.»
Io scuoto la testa. «Peggio.» ti rispondo, mentre lui abbraccia tua sorella.
Quando ti ho conosciuta stavi con lui, è vero, ma non ho mai avuto la pretesa idiota di fartelo lasciare perché mi piacevi, perché avevamo subito trovato un’intesa meravigliosa o perché in qualche modo ero migliore di lui. Non lo avrei mai fatto. Tu e Anna entraste nella compagnia, appunto, perché lei e il mio migliore amico stavano insieme già da un anno e mezzo, e Anna si era messa in testa che tu dovessi conoscere ‘gente nuova’. Non avevi motivo per avvicinarti a me, tu così bella e io così cretino, ma mi guardasti e mi chiedessi se il posto accanto a me fosse libero, dopo che tu e Marco vi eravate urlati le cose peggiori e tu lo avevi cacciato.
«Che hai visto?» mi chiedi.
Quando, poche settimane dopo, ti presentasti alla festa di Giacomo con  gli occhi gonfi e arrossati, io corsi verso di te con sguardo preoccupato. «Io e Marco ci siamo lasciati.» mi dicesti. Avrei voluto dirti che sicuramente si sarebbe ricreduto presto e sarebbe tornato da te in ginocchio, ma Anna, dietro di te, mi fece l’inequivocabile segno delle corna. Allora ti presi e ti strinsi forte a me, e fu un quel momento, quando ti sentii fragile e indifesa tra le mie braccia, che decisi di prendermi cura di te.
«Nessuno.» ti rispondo.
Tentativo alquanto patetico: io non sono in grado di dire bugie e nessuno lo sa meglio di te.
Mi guardi e capisco che sai che sto mentendo. Ti giri, e prima che io possa impedirtelo, lo vedi anche tu.
Scoppi a ridere. «Dio, è ridotto male.» mi dici. Poi torni a guardarmi.
Non era assolutamente mia intenzione innamorarmi di te. Volevo solo prendermi cura di un angelo con le ali spezzate. Ma la prima volta che ti ho vista in pigiama, con i capelli raccolti e le occhiaie, quella mattina che ti portai i cornetti, quel giorni capii che quella ragazza che aveva davanti era la ragazza accanto alla quale mi sarei voluta svegliare ogni mattina.
«Ti amo.» mi sussurri.
Non smetterò mai di emozionarmi a sentirtelo dire. «Davvero?»
Ti alzi leggermente sulle punte per baciarmi le labbra. E io sfiderei chi sostiene che dopo tre anni di relazione un bacio a stampo non possa più emozionare a baciare te, amore.
Lui si avvicina a noi, guardandoti con nostalgia, e io mi rendo conto che anche tu, in qualche modo, sei innamorata di me. In qualche modo me ne rendo conto ogni giorno.
«Ciao, Alice.» dice lui. «Come stai?»
«Benissimo.» Rispondi sorridendo. «E tu?»
Lui alza le spalle. «Non c’è male.» poi mi guarda e io sento il naso ancora un po’ dolorante dopo quel sinistro che me lo ruppe. «Ciao, Davide.» mi porge la mano e io la stringo rivolgendogli un sorriso freddo.  «Tutto bene?»
«Una meraviglia.» rispondo.
«Avevo una serata poco lontano da qui e i tuoi fratelli hanno pensato di invitarmi, Ali, non ti dispiace, vero?»
Stringo i pugni. È passato il tempo in cui poteva permettersi di usare soprannomi per rivolgersi a te.
«Francamente non m’importa, Marco.» rispondi. «La tua serata è andata bene?»
So che lo chiedi per pura cortesia, ma ricordo come ti emozionavi a vederlo cantare.
«Si, stiamo andando bene.» risponde, sorridendo.
Tu sorridi e mi guardi. «Credo che Sara ci stia chiamando, amore.»
Alzo lo sguardo e vedo Sara, tua cugina, che ci guarda senza capire, e io capisco che in realtà stai cercando una scusa per andartene.
«Vai pure, tesoro, io ti raggiungo.»
Ti allontani scrutandomi, e, quando ti vedo affiancarti a Sara torno a guardare Marco.
«State insieme da allora?» mi chiede.
Io annuisco fieramente. «Pare di sì.»
«Sono contento che abbia una persona come te.»
Lo guardo negli occhi e mi rendo conto che forse, da qualche parte un cuore ce l’ha anche lui.
«Pensavo credessi che te l’avessi rubata.» rispondo.
Lui scuote la testa. «Non sono mai stato alla sua altezza, Davide. E non dirmi che non è vero, perché sappiamo entrambi che è così. Lei è fantastica, e io non valgo nemmeno la sua metà.»
«Tre anni fa non la pensavi così.»  mi tocco il naso per ricordargli del pugno.
«Mi rendo conto di essere stato pessimo, si. Ma io la amavo. Non ero in grado di dimostrarlo, ma la amavo davvero.»
Sento un mostro ballare nel mio stomaco. Dove vuole arrivare?
«Comunque sia, lei ora ha te. Tu la ami?»
Ma che razza di domanda è? «Moltissimo.» rispondo, in un sussurro. Come potrei non amarti?
«Allora va bene così.» Mi batte una mano sulla spalla e se ne va, dicendo una cosa come «Stammi bene.»
Prima che io possa dire qualcosa – o riuscire a pensare lucidamente a cosa Marco mi ha appena detto, tu torni da me con aria pensierosa.
«Che voleva da te?»
Sorrido. Sei sempre stata la mia migliore amica, non posso confidarmi che con te. «Sapere se ti amo.»
Sorridi, e tutto attorno a noi perde importanza. «E tu che gli hai detto?»
«Che ti amo moltissimo.» rispondo, abbassando gli occhi.
Alla fine, nessuno amerà mai qualcuno così come io amo te.  Molti mi chiedono come faccio, ma il trucco non lo so nemmeno io. So che, se ti ho accanto, il mondo attorno a noi fa un po’ meno schifo.
Di nuovo, ti alzi sulle punte per baciarmi (i tacchi non ti aiutano di molto)  e io non mi stancherò mai di questi nostri piccoli attimi d’infinito. 


Ero lì a fantasticare su come sarebbe potuto essere un incontro del genere, e ... si, non dormo da troppo tempo.
Perdonatemi, è pessima, ma avevo voglia di scriverla, e di pubblicarla, lol.
Fatto il misfatto,
C.

 
   
 
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