Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hirriel    04/08/2015    3 recensioni
They say hope begins in the dark, but most just flail around in the blackness, searching for their destiny.
The darkness, for me, is where I shine.
(Richard B. Riddick)

Judal non si aspettava niente da quel viaggio nel sud d’occidente; Kougyoku si doveva sposare e lui la doveva accompagnare, punto. Non sarebbe dovuto succedere proprio nulla di anormale a parte gli occasionali bisticci e il fastidio arrecato dall’insopportabile caldo del territorio. Senonché gli rotolò davanti una piccola ragazzina con le guance paffute e gli occhi torbidi.
Il suo nome? Lilith.
E la quantità di problemi che portò fu indirettamente proporzionale alla sua altezza.
INTERROTTA
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Piccola annotazione: ho cambiato le caratteristiche della fic inserendo "dark" al posto di "angst" e in più ricordo che il rating della storia è arancione; tutto ciò perché ci saranno vari momenti nel corso della trama con descrizioni di violenza fisica o psicologica, non credo sarà nulla di serio o troppo dettagliato ma ci tenevo a farlo notare. Buona lettura c:

 
Cancel your destiny

 
 
10. Quando tutto va bene qualcosa andrà male
 


Little girl, little girl
Why are you crying?
Inside your restless soul your heart is dying.


—Green Day, ¡Viva la Gloria! Little Girl


Un bagliore nacque all’orizzonte, tingendo di un arancio sbiadito il cielo intorno a sé e mischiandosi con l’oscurità della notte. Per un attimo luce e ombra sembrarono scontrarsi in una lotta silenziosa che però parve riecheggiare su ogni cosa, mentre la realtà prendeva una sfumatura sempre più chiara; gradualmente infatti la luce prevalse, diventando calda e luminosa, evidenziando tutte le increspature delle nuvole sulle quali si rifletteva e per poco tempo esse sembrarono oro puro sullo sfondo azzurro del cielo, più buio e minaccioso, l’ultimo posto in cui all’oscurità era stato concesso di rimanere. Poi anche quello scomparve, trasformandosi in un celeste chiaro e sereno, e a poco a poco il sole sorse dalle lontane dune di sabbia, nascondendo le ultime stelle, illuminando lo sconfinato e brullo paesaggio del deserto.
 
L’alba veniva sempre paragonata a una nascita, alla speranza, alla felicità che vinceva su una notte tormentosa.
 
Lilith si era spesso chiesta quando una vista del genere non le aveva più trasmesso simili emozioni.
 
Uno sbadiglio le nacque sul viso e lei non esitò a chiudere gli occhi, nascondendo allo sguardo quello spettacolo nel quale non trovava più significato. Una lieve brezza si alzò e la sabbia docilmente seguì il suo moto, mutando forma alle dune che per un attimo sembrarono muoversi e prendere vita. Il deserto parve tirare un lungo, sofferente, sospiro.
 
Lilith aveva le mani ghiacciate. Nonostante avesse provato più volte a riattivare la circolazione sulle dita, sfregandole e alitandoci sopra, non era servito a niente.
In un gesto distratto fece per mettersele intorno al collo, sulla pelle morbida e calda, sperando di renderle tiepide e di riacquistare un minimo di sensibilità; ma appena sentì il freddo attorcigliarsi attorno alla sua gola le ritrasse, d’un tratto rigida. Aggrottò le sopracciglia, torcendo i polsi in movimenti circolari osservò attentamente le nocche, le falangi, le unghie.
 
Un dejà vu. Un tremito. Una fitta dolorosa.
 
Lilith si era spesso sforzata di ricordare l’esatto momento in cui tutto era andato in pezzi.
 
Si era sempre chiesta cosa avesse mai potuto provocare un così repentino cambiamento, in che preciso istante quelle mani che si tendevano verso di lei in un gesto rassicurante, avessero iniziato a stringersi attorno alla sua gola nonostante lei le dicesse di smetterla –faceva male, male, male, male. Non riusciva neanche a ricordare il calore che era sicura doveva aver provato nel prima, perché il dopo era così pieno di paura e dolore e tristezza che non poteva, non riusciva, non voleva.
No no no no no no no no no no no no no.
 
Aveva dimenticato. Aveva dimenticato tutto.
 
Persino quella voce, che un tempo doveva essere stata calda e piena d’affetto. Tutto ciò che echeggiava nei ricordi di Lilith era un risata strozzata, simile a un pianto disperato.
 
La bruna avrebbe dato qualsiasi cosa per intravedere l’istante in cui tutto era totalmente e irrimediabilmente andato in pezzi.
 
Ma forse niente aveva avuto un inizio, forse era sempre stato lì nonostante lei non se ne fosse mai accorta. Non si dice forse che ognuno di noi ha un po’ di follia dentro di sé? Chi più, chi meno. C’è a chi basta una piccola spinta per cadere completamente in quel baratro oscuro e di sicuro sua madre era una di esse. E Lilith odiava quanto le loro mani si assomigliassero, era come una maledizione che l’avrebbe costretta a ricordare per sempre.
 
Inspirò profondamente.
 
Quella notte, mentre era distesa nel letto con Judal affianco che dormiva, le era capitato: nonostante sentisse un’enorme stanchezza pesarle sulle spalle i ricordi non avevano fatto altro che riaffiorare nella sua mente affaticata –implacabili, tormentosi- correndo liberi nella sua mente, facendola sentire ancora una volta intrappolata in quella stanza buia, circondata da fredde pareti fatte di pietre.
 
Affondò le mani nella sabbia, lanciando uno sguardo al cielo sopra di sé. Limpido e imperturbabile come sempre, pareva quasi felice. Sembrava prendersi gioco di lei.
 
Intravide una figura solitaria volare tra le nuvole, compiere svariati cerchi per poi scendere in picchiata. Il grande rapace sembrò afferrare qualcosa –una piccola biscia?- che strisciava nella sabbia. Lilith non fece in tempo a capirlo perché quello con un battito d’ali tornò alto nel cielo, volando sopra la sua testa e dirigendosi all’orizzonte, dove ormai il sole si era staccato dalle alte colline e saliva nel cielo.
 
La bruna alzò la mano destra, aprendo al massimo pollice e indice e posizionandoli in modo che la figura dell’animale, sempre più piccola, si trovasse esattamente nel mezzo. Sorrise.
Era così bello, sembrava possente,  implacabile, libero. Così giusto.
 
Con uno scatto unì con forza le due dita, schiacciando la sagoma e nascondendola alla propria vista.
 
«Bam!»
 


 L’accampamento aveva preso vita. Notò come svariati soldati si stessero già affaccendando a rimettere tutto in ordine, spegnendo i pochi fuochi che erano rimasti accesi e portando via la legna bruciata. Nessuno l’aveva vista allontanarsi durante la notte e in molti le lanciarono sguardi interrogativi. Fece il più possibile per ignorarli, sapeva che probabilmente c’erano state varie chiacchiere su di lei ma in quel momento aveva troppi pensieri per starsi a preoccupare anche di qui futili problemi.
 
Trottò verso il piccolo edificio che fungeva da stanza per lei e Judal e fece per entrare ma si bloccò. Era ancora molto presto e il Magi, a differenza sua, il giorno prima non aveva potuto dormire neanche un po’, senza aggiungere che erano rimasti svegli a parlare fino a notte fonda. Non era del tutto sicura di volerlo svegliare.
 
“Ma dove posso andare?” con uno sbuffo la ragazza diede le spalle alla porta che stava per varcare e camminò in modo flemmatico tra le tende, curiosando  in giro, osservando di sottecchi ogni cosa, diffidente e attenta. Con la coda dell’occhio intravide una scia di color giallo scomparire dietro un angolo e velocemente girò i tacchi, affrettandosi a seguire il servitore dell’ottava principessa di Kou, sembrava star dando direttive ai vari soldati.
 
«Ehi!» gli stretti occhi di Ka Koubun si rivolsero verso di lei e l’uomo la squadrò da capo a piedi; la ragazza si ritrovò a pensare che se non avesse indossato quel ridicolo cappellino giallo e verde sarebbe pure potuto sembrare minaccioso.
 
«Sì, ehm…?»
 
«Lilith.»
 
«Giusto. Di cosa ha bisogno, signorina Lilith?»
 
«Di qualcosa da fare.» osservò le biforcute sopracciglia dell’uomo aggrottarsi, rendendo ancora più palese quanto fosse infastidito.
 
«Temo di non capire, il Sacerdote sta ancora dormendo, perché non aspet-»
 
«Lo so che sta ancora dormendo, è proprio per questo che sono venuta qui.» lo interruppe lei, restituendogli lo sguardo seccato «Non mi va di stare con le mani in mano, quindi ho pensato che sarebbe stato meglio aiutare in qualcosa, se posso. Inoltre vorrei ripagare la vostra gentilezza di ospitarmi qui con voi.» il sarcasmo trasudava dalle sue parole, sperava di dar noia a quel tizio. La faceva innervosire come nessuno tentasse anche solo di nascondere quanto non fosse ben accetta lì, certo, fin quando c’era Judal poteva non preoccuparsene, ma onde evitare eventuali seccature avrebbe fatto meglio a rendersi utile.
 
Ka Koubun sospirò, volgendosi completamente verso di lei «Signorina, sa smontare o montare una tenda?»
 
Lilith aggrottò le sopracciglia «Beh, no, ma-»
 
«E sa,» la interruppe lui «Prendersi cura di un cavallo? Ad esempio sellarlo, o pulirgli gli zoccoli?»
 
«I cavalli non mi sono mai piaciuti, però so come trattare un cammell-»
 
«Cucinare?»
 
La bassa ragazzina deglutì e distolse lo sguardo «Non sono molto brava.» borbottò, sentendosi vagamente in imbarazzo.
 
L’uomo annuì, per nulla sorpreso «Come vede, non c’è bisogno che lei faccia niente.» il ché equivaleva a dire in modo più o meno gentile che la sua presenza era pressoché inutile.
«Non si disturbi a far qualcosa, prima o poi il Sacerdote si sveglierà. Può aspettarlo facendo colazione, se va verso quella tenda, poi gira a destra, può trovare-»
 
«Ci sarà qualcosa che posso fare!» sbottò lei
 
«Ad esempio?»
 
«Non lo so, è per questo che lo sto chiedendo a te… a lei. Cioè, a te. Ti posso dare del tu?»
 
L’uomo non si prese neanche la briga di nascondere uno sguardo irritato «Ho molte cose da fare, signorina Lilith, non posso preoccuparmi anche di alleviare la sua noia.» la bruna fece per ribattere ma alla fine ci ripensò.
Noia uh? Probabilmente era vero, stava solo cercando una distrazione. Con uno sguardo fra l’abbattuto e l’innervosito, volse le spalle a Ka Koubun e fece per andarsene.
 
Dietro di sé, sentì l’uomo sospirare nuovamente «…E va bene. Perché non porta la colazione e vestiti puliti alla principessa Kougyoku?» Lilith si volse velocemente verso di lui, pronta a sorridere e ringraziarlo per averle dato retta «Anzi, ancora meglio, perché oggi non si prende cura di lei? A causa dei briganti che hanno repentinamente invaso il vostro paesino ci siamo dovuti spostare in fretta e furia e dunque sono molto indaffarato, direi che non ho un momento libero!»
 
Gelò. Tutto il giorno? Proprio tutto il giorno?
 
«Ehm, non c’è qualcos’altro da fare?» lo sguardo dell’uomo la fulminò seduta stante «Cioè, non mi va di… insomma, non sono una schiavetta. Solo portarle la colazione va bene, ma tutto il giorno…» si arrese dopo la seconda occhiataccia che le fu rivolta «Okay okay, lo faccio!» Sapeva di non piacere all’ottava principessa e sinceramente neanche a lei andava a genio quella ragazza dai capelli rosa e il troppo trucco in faccia ma a quanto pareva non aveva altra scelta, d’altra parte l’aveva voluto lei.
 
Ka Koubun le concesse un mezzo sorriso che alla bruna non sembrò altro che un ghigno di scherno «Bene, aspetti che finisca di mangiare e poi riporti i piatti sporchi alla mensa e aiuti chi è di turno a lavarli, insieme alle altre posate consumate dai soldati ovviamente.» le spiegò velocemente dove doveva andare, indicandole frettolosamente i vari luoghi «Ah, pulisca anche i vestiti che la principessa le consegnerà, spero che almeno questo lo sappia fare.» la bruna si morse la lingua per non rispondergli a tono. Decise che quel tizio non le piaceva, lui e quegli stupidi segni che aveva intorno agli occhi. Sembravano degli occhiali «E infine torni dalla principessa e le chieda di cosa ha bisogno, se la vede annoiarsi può proporle di fare qualche gioco da tavolo o una passeggiata all’aperto. Insomma, si inventi qualcosa.»
 
Quando l’uomo ebbe finito Lilith si affrettò ad andarsene, pestando rumorosamente i piedi a terra e borbottando spergiuri tra sé e sé «Ah e dire che non c’era niente da fare. Ti farò vedere io, pulirò tutto in maniera così impeccabile che ti verrà da piangere. Stupido quattr’occhi.»
 
Anche Ka Koubun fece per voltarsi ma dopo due passi si bloccò, girandosi lentamente verso la bassa figura che trottava via “…Come mi ha chiamato?”
 
Ma neanche la piccoletta sembrava essersi accorta di come si era permessa di apostrofare l’uomo e prima che quest’ultimo potesse effettivamente dire qualcosa era già scomparsa. Fiondandosi prima di tutto alla ricerca dei vestiti di Kougyoku, suo malgrado Lilith dovette ammettere che non fu per niente semplice: i soldati li avevano portati da qualche parte ma nessuno si ricordava esattamente dove. La ragazza tentò di scacciare il fastidioso sospetto che si stessero prendendo gioco di lei dopo che il quarto uomo le aveva detto di andare a chiedere a un altro tizio, assicurandole che lui doveva per forza saperlo; peccato che Lilith avesse già parlato anche con quello.
 
Ci volle una mezz’oretta prima che riuscisse a trovare la sacca contenente i pregiati indumenti, e dato che durante quel tempo la colazione che aveva preso si era raffreddata, fu costretta a chiederne un’altra –guadagnandosi una brutta occhiata dal cuoco dell'esercito, che probabilmente aveva pensato che stesse prendendo altro cibo per se stessa.
 
Comunque, dopo aver preso tutto l’occorrente riuscì ad arrivare a destinazione «Principessa?» Lilith occhieggiò la grande tenda circolare che era diventata l’alloggio momentaneo di Kougyoku dopo che lei e Judal, il giorno prima, erano piombati nella sua stanza distruggendola completamente «Principessa, sta ancora dormendo?» la bruna ponderò sul lasciarle il cibo e i vestiti all’entrata e andarsene via, già cominciava a rimpiangere di aver chiesto a quel quattr’occhi se poteva collaborare. Lei non sapeva fare quel genere di cose, non aveva fatto altro che rubare per tutta la sua vita, aveva imparato a prendersi cura di se stessa ma di certo non ad aiutare gli altri. Figuriamoci se sapeva come potersi rendere utile in un accampamento di guerra! Soprattutto se il suo compito era quello di stare appresso alla-
 
«Principessa!» quasi urlò questa volta «Le giuro che se non mi risponde le lascio tutto qui.» Aspettò. Silenzio più totale.
 
Con un sospiro esasperato poggiò il vassoio per terra e fece per andarsene ma un improvviso rumore all’interno della tenda la fece fermare. Delle piccole e pallide mani sbucarono da dietro il panno che faceva da entrata e lo scostarono, rivelando il viso imbronciato dell’ottava principessa di Kou. Se non era stata la voce di Lilith a svegliarla era comunque probabile che si fosse alzata pochi minuti prima: gli occhi ancora sonnolenti, i capelli scarmigliati e l’inequivocabile cipiglio infastidito la dicevano lunga.
 
«Dov’è Ka Koubun?» chiese e Lilith per poco non alzò gli occhi al cielo.
 
«Aveva delle cose da fare, quindi ha chiesto a me di aiutare con… questo.» disse, prendendo sottobraccio la sacca con i vestiti e raccogliendo il vassoio da terra, mostrandole il cibo «A dire la verità, mi ha chiesto di farlo per tutto il giorno.»
 
Kougyoku aggrottò le sopracciglia «Ka Koubun mi ha sempre servito, non vedo perché la cosa debba cambiare.» borbottò «Aspetterò lui.»
 
Questa volta la bruna non poté trattenere uno sbuffo «Principessa,» scandì lentamente, tentando di mantenere la calma «non è che il suo servitore è morto, posso capire che certe abitudini sono difficili da abbandonare ma è solo per oggi. Ka Koubun sembrava molto stanco e stressato quindi perché non cerchiamo di aiutarlo e facciamo le persone collaborative, eh?»
 
La principessa la fulminò con lo sguardo  ma dopo un attimo di esitazione –e il silenzio imbarazzante che ne conseguì- si schiarì la gola e raddrizzò la schiena, aprendo di più l’entrata della stanza «Appoggiali sul tavolo.» ordinò, cercando di riacquistare quel portamento che sapeva di aver perso poco prima.
 
«Sia ringraziato il cielo.» sospirò Lilith, varcando la soglia e dirigendosi verso il tavolino al centro della stanza. Appoggiò il vassoio e lanciò in malo modo i vestiti sul letto, poi si rivolse di nuovo alla ragazza che era rimasta immobile a guardarla «Bene, aspetterò qui fuori, mi dica quando  ha terminato.» la oltrepassò e senza fare troppi complimenti fece per uscire.
 
«…Tu non mi piaci.»
 
“Ah.” la bruna si bloccò “Ma non mi dire.” si girò lentamente, tentando di stamparsi in faccia uno sguardo amichevole e simulare un tono dispiaciuto «Davvero? Come mai?» purtroppo, era sicura che il suo viso non esprimesse altro che ostilità.
 
Kougyoku contrasse  la mascella e si sedette sul letto, volgendo lo sguardo in un punto indefinito della stanza. Afferrò un piccolo pettine e in modo fintamente distratto cominciò a lisciarsi i capelli, il broncio ancora ben visibile sul volto.
 
Lilith poté sentire chiaramente il crack di qualcosa che si rompeva nella sua testa, probabilmente la pazienza.
 
“Okay, tutto sotto controllo, inspirare e espirare.” questa volta non si sforzò di sorridere «Aspetterò fuori, quando ha finito me lo dica.»
 
E per l’ennesima volta in quella mattinata, fu costretta a bloccarsi «Judal ti ha… trovata?»  per un attimo non credé di aver sentito bene ma quando incrociò quei grandi occhi schivi non ebbe dubbi su quanto fosse seria la domanda.
 
«…Non ricordo di essere diventata un qualche animale da compagnia che ha bisogno di essere trovato.» disse acidamente, troppo orgogliosa per chiedere cosa intendesse veramente con quelle parole «Io e quell’idiota ci siamo incontrati per caso, stava camminando per il mio paesino e gli sono inciampata davanti.» a pensarci ora, sembravano essere passati secoli.
 
Con sua grande soddisfazione la principessa sembrò molto infastidita da come si era permessa di apostrofare il Magi, si poteva intuire dal piccolo spasmo che aveva preso il suo sopracciglio destro «Perché ti ha portata qui?»
 
Questa volta, toccò a Lilith ammutolire.
 
Non era sicura neanche lei di saperlo esattamente eppure, nonostante fosse difficile formulare una risposta, ciò che era successo le sembrava naturale. Non si era veramente chiesta perché, il giorno prima, quando si erano ritrovati davanti quel gruppo di briganti, senza un attimo di esitazione Judal si fosse diretto verso di lei e l’avesse afferrata per la vita stringendola a sé. Non si era certo fatta domande quando erano schizzati in alto nel cielo, lontano dalle sciabole e dalle frecce che tentavano di ferirli, dirigendosi velocemente lontano dal paesino. Non si era veramente domandata come mai il Magi le avesse salvato la vita.
 
«Uhm, vede, eravamo circondati e se non ci fossimo allontanati probabilmente sarebbe finita veramente male-»
 
«Ma perché qui?» ripeté Kougyoku con più veemenza «Di che utilità gli sei? In fondo, pensavo fossi solo una delle tante cose a cui Judal si interessa ma dopo poco tempo lascia perdere. Lui si annoia in fretta. Ti avrebbe potuto portare lontano dal paesino, in un luogo sicuro, ma condurti qui implica che vuole tenerti più a lungo di-»
 
Un forte rumore di oggetti infranti fece rinvenire la principessa dal suo stesso monologo, con il quale si era quasi distratta, non prestando veramente attenzione alla sua interlocutrice. Alzando gli occhi verso di lei la vide tenere una postura rigida, il piede con cui aveva calciato il suo vassoio ancora sollevato a mezz’aria, la mascella contratta in un’espressione furiosa.
 
Lilith abbassò lentamente la gamba «Ops.» la voce suonò monocorde «È caduto.» e non disse nient’altro, tenendo lo sguardo fisso sui cocci sparsi per terra e la zuppa che ora imbrattava il tappeto.
 
Dopo una manciata di secondi Kougyoku sembrò rinvenire dal suo stato di shock «Lilith-»
 
«Ooh, ora ti ricordi il mio nome?» la interruppe la bassa ragazzina, volgendo gli occhi seminascosti dalla frangia verso di lei; alla principessa parve di intravedere un guizzo di colore grigiastro, ma prima che potesse effettivamente appurare ciò che le era sembrato essere stata la sua immaginazione, la piccoletta le aveva voltato le spalle ridacchiando «È strano, avrei potuto giurare che fino a poco fa ti stavi rivolgendo a me proprio come fossi un oggetto!» continuò a ridere senza allegria, scostando l’entrata della tenda «Vado a prendere un altro vassoio.» e uscì.
 


Dopo aver portato alla principessa un terzo pasto (probabilmente ormai il cuoco stava meditando di cucinare lei per pranzo) e aver notato con soddisfazione come lo sguardo di quella avesse volontariamente evitato il suo, Lilith marciò per l’accampamento gongolando. Chi avrebbe mai detto che per metterla in riga bastava mandare in frantumi qualche piatto!  L’unica cosa che le faceva rabbia era di aver sprecato quel modo il cibo, buttare per terra delle cose commestibili ma soprattutto buone  non era esattamente il suo passatempo preferito, senza contare che aveva dovuto pulire lei stessa lo sporco, ma dopo le parole di quella stupida viziata non ci aveva visto più.
 
Mise la bacinella sul fuoco e aspettò che l’acqua al suo interno si scaldasse. Lanciò uno sguardo di sfida al mucchio di piatti accanto a sé; e dire che sembrava un piccolo accampamento, chi avrebbe mai potuto immaginare che i soldati mangiassero così tanto! Il cuoco le aveva detto di cominciare a lavare quelli e di star tranquilla che ne sarebbero arrivati altri (era un sorriso sadico quello che aveva visto dipingersi sul volto dell’uomo?).
 
«Tranquillissima!» sbottò a denti stretti, riversando tutto il suo fastidio su un povero bicchiere «Tanto non è che abbia altro da fare oggi.»
 
Una risata sguaiata, che poteva appartenere solamente a un qualcuno che conosceva bene, le fece tornare alla mente quanto la sua vita non fosse affatto facile.
 
«Se continui a sfregarlo così forte quel bicchiere si romperà.» la faccia di Judal entrò nel suo campo visivo a testa in giù e Lilith dovette nascondere un piccolo sogghigno, notando come il ragazzo stesse fluttuando nell’aria all’incontrario e il sangue stesse inevitabilmente affluendo sul suo viso, rendendolo paonazzo «Che stai facendo?» chiese lui, ricambiando lo sguardo divertito.
 
«Prova ad indovinare.» rimbeccò sarcastica, mostrandogli le posate buttate nella bacinella e lo straccio insaponato che brandiva a mo’ d’arma «E buongiorno anche a te.»
 
Il moro tornò dritto e si stiracchiò «Sarebbe stato un buongiorno se ti avessi ritrovata accanto a me addormentata. Sai quanto mi sarei divertito a svegliarti di soprassalto? Magari buttandoti giù dal letto!» le fluttuò accanto, lasciando che la sua treccia ondeggiasse al ritmo delle brezza mattutina e le andasse in faccia.
 
Lilith la scostò infastidita «Non ho dormito bene, avevo i brividi… deve essere stata la tua presenza.»
 
«E quindi per passare il tempo ti sei messa a fare la sguattera?»
 
Non lo degnò di uno sguardo, prendendo i piatti e immergendoli nell’acqua calda «Volevo fare qualcosa, tra le occhiatacce che mi rivolgono i soldati, la principessa e quel Ka Koubun… non so quale siano le peggiori.»
 
Judal si abbassò alla sua altezza, piegando un po’ la testa per guardarla in viso. Sorrise, vedendo il solito cipiglio infastidito campeggiarle sul volto «Ti guardano male? Non me ne ero accorto. Però posso capirlo, sono gelosi di tutte le attenzioni che ti rivolgo!»
 
«Più che altro credo che trovino la mia presenza alquanto inutile, quindi ho pensato di farmi furba: ho chiesto a Ka Koubun se potevo aiutare in qualcosa. E indovina un po’? Per oggi faccio la servetta a Kougyoku Ren.» con la pezza ancora in mano indicò teatralmente l'hanfu femminile buttato in malo modo accanto a lei «Devo anche lavarle i vestiti.»
 
Il Magi alzò un sopracciglio, divertito «Ma non mi dire, ti sei fregata da sola.»
 
La bruna abbassò le spalle, abbattuta. Non poteva certo dargli torto «Temo di sì.»
 
«Bene, è divertente vederti così afflitta, continua pure a intrattenermi.»
 
Judal schivò facilmente lo schizzo d’acqua che la ragazzina gli aveva indirizzato accompagnato da un sonoro ‘Idiota!’ e esibì un grande sbadiglio «Sai, ieri hai detto che i miei insulti sono ripetitivi ma neanche i tuoi scherzano. Prova a inventarti qualcosa di nuovo, stai diventando noiosa.»
 
«‘Stai diventando noiosa’.» lo scimmiottò lei, imitando la sua voce rauca «Cos’è, fai come ha detto la principessa sta mattina? Mi ha riferito che credeva io per te fossi nient’altro che una cosa di cui poi ti annoierai e che butterai via facilmente. Un passatempo insomma.»
 
Il sorriso di scherno non fece altro che allargarsi sul volto del moro e Lilith si chiese se ormai i suoi muscoli facciali si fossero bloccati in quell’espressione «Ha detto così?»
 
«Più o meno.»
 
«E tu cosa hai fatto?»
 
«Ho distrutto la sua colazione.»
 
Un altro scroscio di risate proruppe dal ragazzo e anche lei si ritrovò a sorridere, l’ilarità di Judal era in qualche modo contagiosa, di sicuro la distraeva da tutti i brutti pensieri che l’avevano assalita all’alba. Era in momenti come quelli che gli era davvero grata.
 
«È per questo» sussurrò lui, una volta calmatosi «che non potrò mai stufarmi di te.» in modo quasi distratto le passò una mano dietro la nuca e avvicinò nuovamente i loro visi.
Tutta la leggerezza di un attimo prima scomparve; la bruna sgranò impercettibilmente gli occhi e subito si irrigidì, trattenendo il respiro. Come un fulmine il suo sguardo guizzò sulle labbra del Magi, poi sui suoi occhi e poi altrove, cercando di concentrarsi su qualsiasi altra cosa che non fosse lui o le sue dita che avevano preso a massaggiarle il collo e intrecciarsi nei suoi capelli, facendole accapponare la pelle in una maniera per niente spiacevole. Sapeva che il ragazzo aveva notato la sua agitazione ed era già pronta a qualche battutina sarcastica, ma non arrivò nulla del genere.
 
«Lilith.» la voce di Judal la costrinse a rivolgersi di nuovo verso di lui e si sorprese a vedere quanto lo sguardo divertito del ragazzo fosse ora incerto, vacillante. Lentamente, il moro appoggiò la fronte a quella di lei, lasciando che le ciocche delle lunghe frange di entrambi gli solleticassero gli occhi, e parlò con una voce che non gli apparteneva, sembrava più calda «Domani mattina non andartene, va bene?»
 
La bruna deglutì e dopo un attimo di esitazione annuì leggermente. Non provò a parlare, temeva che la sua voce non sarebbe venuta fuori.  
Judal si schiarì la gola e si allontanò un poco, probabilmente con l’intenzione di lasciarla andare, ma all’ultimo momento sembrò ripensarci. Esitante, con il pollice andò ad accarezzarle uno zigomo e si sorprese a sentire quanto l’osso fosse appuntito sotto la carne; nonostante le guance di Lilith fossero così paffute, la pelle sul suo viso era comunque tirata ed emaciata.
 
«Hai mangiato sta mattina?» le chiese ancora a bassa voce mentre la sua mano scendeva percorrendo il disegno morbido della mascella.  
La bruna sembrò rinvenire dallo stato di trance in cui era caduta e sobbalzò, rendendosi improvvisamente conto della posizione in cui stavano e di cosa Judal stesse facendo. Con un'espressione di estremo imbarazzo cercò di allontanarsi dal ragazzo e guardarsi intorno, preoccupata che ci fosse qualcuno nei paraggi che li avesse visti; ma il moro non la lasciò andare e non si curò di scrutare i dintorni, completamente concentrato su di lei. Si ritrovò a fissare attentamente la sottile ruga che si era formata di nuovo tra le sue piccole sopracciglia, era quasi onnipresente, un segno inequivocabile che la piccoletta si sentiva a disagio. Decise che gli piaceva.
 
Quando Lilith capì che Judal non aveva alcuna intenzione di ridarle anche solo un poco del suo spazio vitale che stava occupando, scosse la testa in segno di diniego alla domanda che le era stata posta, più per distrarre lui e se stessa che per altro «Non…» dovette deglutire di nuovo «Non ho avuto tempo, sono andata da Kougyoku e il cuoc-»
 
«Devi mangiare.» ordinò lui e gli venne da sorridere quando uno sguardo combattivo si accese negli occhi chiari della ragazzina.
 
«Lo so, l’avrei fatto, non c’è bisogno che me tu me lo dica.»
 
«Davvero?» ribatté, prendendo una ciocca di capelli castani e spostandogliela dietro l’orecchio. Fermò le dita lì e lentamente accarezzò la pelle dell’incavo dietro il lobo, stuzzicandola. Entrambi si sorpresero quando Lilith non riuscì più a trattenere un piccolo sospiro di piacere; Judal sentì un brivido percorrergli la spina dorsale e lo stomaco gli si chiuse in una gradevole stretta che non fece altro che intensificarsi quando le guance di Lilith si infiammarono ma la ragazzina non si spostò di un millimetro, anzi, gli parve quasi che inclinasse impercettibilmente il capo verso la sua mano. Ma probabilmente fu solo la sua immaginazione.
 
«Se ti dà fastidio me lo puoi dire~» la punzecchiò malevolo.
 
«La tua esistenza mi dà fastidio.»
 
Il Magi ridacchiò «Ah, sì? Invece a me piaci.» ammirò di nuovo quel viso paffuto lanciargli uno sguardo sconcertato e confuso «Temo proprio che potrei abituarmi alla tua presenza, piccola e debole ragazzina.»
 
«È una minaccia?»
 
Negli occhi di Judal ci fu un guizzo, riconoscendo le stesse parole che si erano detti il primo giorno che si erano conosciuti «Oh no, è una promess-»
 
«C-c-c-cosa state facendo!»
 
Di colpo entrambi i giovani sembrarono tornare coscienti del mondo intorno a loro; si voltarono contemporaneamente verso l’acuta voce che li aveva interrotti e si ritrovarono davanti la principessa Kougyoku, la faccia quasi completamente nascosta dalle grandi maniche dell'hanfu che indossava –ma, da quel poco che si poteva vedere, era completamente paonazza.
 
«S-siete troppo vicini! F-fare queste cose in pubblico…»
 
Lilith impallidì «EH?! Cosa?! QUALI cose? Non stavamo facendo nien-»
 
«Eeeeeh non saprei, sei sicura piccola? E dire che pensavo ti facesse piacere la nostra vicinanza… Ah no, ho capito: ti vergogni! Ecco perché non vuoi far sapere a nessuno quello che abbiamo fatto nella mia stanza la scorsa not-»
 
«C-c-che avete fa-atto??!»
 
«Niente! Judal, ti giuro che se non chiudi quella bocca… E levami le mani di dosso!»
 
«Mi rifiut-» purtroppo, il rifiuto del moro non ebbe molto valore, dato che si ritrovò uno straccio pieno d’acqua e sapone in faccia.
 
I soldati dell’accampamento si chiesero tristemente come mai, con il Magi, ogni volta che si cominciava una discussione del genere si andava a finire in quel modo. Oppure l’accampamento veniva casualmente colpito da un fulmine.

 

I thought I kept you safe and sound, I thought I made you strong
But so
mething made me realize that I was wrong
            ...            
'Cause you don't know what you've got, until it's gone

—Linkin Park, Until It’s Gone
 


«Ti trovo bene.» non era riuscita a risparmiarsela, la battutina sarcastica. Fissò di nuovo in silenzio il corpo di Halima, disteso nello stesso identico punto in cui l’aveva lasciata. La sua espressione era impassibile, non si poteva dire fosse contrita o che stesse soffrendo ma neanche che fosse totalmente serena. Sembrava semplicemente priva di qualsiasi emozione, il viso di un cadavere. Solo il petto che ancora si alzava e si abbassava provava il contrario.
«Io sto abbastanza bene, ieri Judal mi ha raccontato tantissime cose.» era quasi snervante parlare in quel modo, senza nessuno che le rispondeva e probabilmente Halima non poteva neanche sentirla. Si disse che era ancora in tempo ad andarsene e troncare subito quella che sapeva già sarebbe stata una conversazione a senso unico. Si alzò.
 
E si risedette «Sono sicura che non riusciresti a crede alla metà delle cose che mi ha rivelato, fanno accapponare la pelle, lo sai che a questo mondo esistono delle persone chiamate Candidati Re? Praticamente sono coloro i quali riescono a conquistare i dungeon evocati dai Magi che, compreso Judal, sono solo tre al mondo. Sì, dungeon, come quello che abbiamo visto a Qishan due anni fa! Le persone che riescono ad uscirne ottengono oro e ricchezze e un potere strabiliante, dato loro dal Djinn, il guardiano del dungeon…» si grattò la nuca, odiando se stessa «Un po’ confusionario, eh? Non riesco a spiegarlo bene, ci sono così tante cose che ho scoperto e che vorrei dirti… aah, se non fosse stato Judal a raccontarmele, probabilmente non ci avrei mai creduto. Ma dopo tutto quello che ho visto sono pronta a prestare ascolto a qualsiasi cosa, pure la storia più assurda!» ad accogliere la sua euforia non ci fu altro che silenzio. La bruna deglutì.
«Lo sai che ora quell’idiota sta cercando di guarirsi una ferita? Sì, quella che si è fatto portandoci all’accampamento. Prima è sembrato che riuscisse a capire il nome di un incantesimo così l’ha sussurrato e la pelle, anche se solo per pochi secondi, ha cominciato a rigenerarsi; la carne si è compattata e lentamente è come se si stesse intrecciando in se stessa, ricostruendosi perfettamente. È stato qualcosa di incredibile… in senso positivo ovviamente. Poi però  si è fermato, è come se Judal avesse perso l’occasione, ha detto che i rukh erano diventati confusi.» le venne da sorridere al ricordo dell’espressione imbronciata che aveva assunto il Magi «E mi ha letteralmente mandata via dicendo che lo distraevo, quindi eccomi qui.»
 
Silenzio.
 
Non le rispose altro che uno spietato silenzio.
 
«E… ah! Non ti ho spiegato cosa sono i rukh!» la risata che le uscì suonò forzata perfino alle sue orecchie «Che stupida, parlo di una cosa dando per scontato che tu la conosca…»
 
Silenzio.
 
Lilith desiderava così tanto vedere dipingersi sul viso di Halima almeno un’espressione –per capire cosa stesse provando, per capire se riusciva a sentirla- che sarebbe stata felice anche di vedere una smorfia di dolore.
 
(Egoista, così egoista.)
 
«…Sai, questo sarebbe il momento giusto per svegliarsi.»
 
Niente.
 
«Ora ho davvero bisogno di te, è così difficile provare ad essere forte? Svegliati.»
 
In realtà, aveva sempre avuto bisogno di lei. Ma si sa, non ci si rende mai conto di quanto una cosa, una persona, sia importante finché non la si perde.
 
«Halima, ti prego.»
 
Eppure l’unica cosa che si mosse fu il petto della vecchia che continuava quasi crudelmente a respirare.
 
«Mamma, ti preg-»
 
La bruna si alzò di scatto «Io…» strinse i pugni e assottigliò così tanto gli occhi da non riuscire quasi a vedere niente intorno a sé «Io ti odio.» sputò quelle parole con una rabbia che non le apparteneva, d’un tratto il cuore batteva forte –troppo forte «Ti odio così tanto… ti ho sempre odiata.» era colpa sua, tutta colpa sua «Se non fosse stato per te io ora sarei altrove, forse sarei più felice, forse no, ma sono sicura che non mi starei a preoccupare della vita di una stupida e debole vecchia. Non vedi quello che mi hai fatto?! È colpa tua. Se sapevi di essere così fragile perché mai hai permesso che mi affezionassi a te?!» senza trovare un altro modo per sfogarsi batté i piedi per terra, poi con un ringhio si voltò verso i cerchi magici scavati nel terreno –quelli che tenevano in vita l’anziana signora- ed ebbe l’invitante tentazione di spazzarli via, di cancellarli. Ma si fermò.
 
Lentamente si voltò di nuovo verso il corpo disteso per terra; nessuna reazione, nessun cambiamento, sembrava non curarsi della sua sofferenza.
 
Sospirò profondamente e trascinando i piedi le si riavvicinò, le spalle un po’ più basse, lo sguardo un po’ più vuoto «Credo di aver sognato mamma, la scorsa notte.» fissò un punto nella penombra, era più facile che guardare Halima «O comunque mi è tornata in mente, non lo so. So solo che ad un certo punto non riuscivo più a respirare. In momenti del genere ci sei sempre stata tu, è stato strano affrontare quelle cose da sola, mi ha ricordato di quando non ci eravamo ancora conosciute; solitamente in situazioni come quella mi alzavo e mi mettevo a correre così veloce che ad un certo punto stramazzavo a terra per la stanchezza, ma oggi ho preferito andare a vedere l’alba e sguazzare un po’ nei ricordi.» contrasse la mascella, cominciando a pizzicarsi la gamba per il nervoso. Per qualche minuto regnò il silenzio.
 
«Ho raccontato a Judal del bambino con la fetta di melone.» dichiarò ad un tratto «A dir la verità gliel’ho raccontato il primo giorno che ci siamo conosciuti. Sono un’idiota, eh? Non so perché l’ho fatto. O forse sì. Forse ho capito che lui non mi avrebbe mai giudicata per una cosa del genere, che in un certo senso mi avrebbe accettata nonostante quello –anzi, credo di aver destato il suo interesse soprattutto per quello: insomma, appena gli ho detto che avevo ammazzato una persona il suo sguardo si è acceso come quello di un infante a cui si regalano le caramelle.» si ricordava ancora i suoi occhi cremisi sgranarsi e trapassarla da parte a parte, era stato quello il momento in cui aveva cominciato a guardarla in modo totalmente diverso «Il punto è che non credo di essermi pentita di quello che ho fatto. Sono… felice che lui sappia. Però so anche che è la sua vicinanza a farmi ricordare tutte queste memorie spiacevoli e questo non voglio che accada.» era ancora troppo codarda per affrontare i suoi demoni «Ma ormai… che posso fare? Lui stesso mi ha detto che non mi lascerà andare; mi sento come se mi stesse conducendo da qualche parte ma io fossi bendata, non ho idea di cosa succederà d’ora in poi e tu.» le lanciò di nuovo uno sguardo accusatore «Tu te ne dovevi andare proprio adesso.»
 
Restò in silenzio per un tempo che non seppe quantificare. Si sedette di nuovo e chiuse gli occhi. Tentò di armonizzare il suo respiro con quello lento e tranquillo di Halima, cercò liberare la mente da qualsiasi pensiero e fondersi con quella della vecchia, di sfiorarla, di trasmettere tutto quello che non era riuscita a dire a parole. C’era troppo. Troppo da dire e da non dire, era un groviglio di pensieri che era sicura Halima sarebbe riuscita a sbrogliare facilmente se solo si fosse svegliata. Ma non importava quanto lo desiderasse ardentemente, quel giorno la voce della vecchia non sarebbe risuonata intorno a lei e i suoi occhi non l’avrebbero guardata con quel misto di affetto e pazienza che solo lei riusciva mostrare.
 
Si alzò sospirando pesantemente e le rivolse un ultimo sguardo «Non fare troppo sforzi e riposati, mi raccomando.» riuscì a cavarsela con un piccolo sorrisetto sardonico prima di uscire e venire accecata dalla luce di un sole maledettamente splendente.
 
«Fa caldo.»
 
Suo malgrado, era abbastanza sicura che quelle visite ad Halima sarebbero diventate routine; aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, aveva bisogno di esprimere ciò che provava anche se quel qualcuno non la riuscisse a sentire. Era un modo per espellere tutto il veleno che accumulava di giorno in giorno e forse anche per chiarirsi un po’ le idee.
 
«Troppo caldo.»
 
Si stiracchiò pigramente, schermandosi gli occhi dalla luce accecante.
 
Voleva vedere Judal.
 
«Li~li~» e sembrava proprio che i due giovani fossero telepatici «th~!» appena la bruna si voltò in direzione della voce del Magi le piombò addosso qualcosa di ruvido e pesante che le fece perdere l’equilibrio.
 
«Ma che-» Lilith fece giusto in tempo a sgusciare fuori dal pesante tappeto che Judal senza troppi complimenti le aveva lanciato che si ritrovò la faccia di quest’ultimo a un palmo dal naso.
 
«Andiamo!»
 
«Andiamo?»
 
«Sì!»
 
«E dove?»
 
Judal le prese la mano e la tirò su, afferrando poi il tappeto e lanciandolo in aria; quello si distese docilmente, cominciando a fluttuare come se fosse fatto del materiale più leggero del mondo «Al tuo paesino, ovviamente.»
 
La ragazzina dovette far passare un paio di secondi prima di comprendere appieno ciò che le era appena stato detto «Cosa?!»
 
«Sì, sono appena riuscito a far rimarginare la mia ferita- beh, più o meno. In realtà è rimasta ancora una profonda cicatrice ma di quello mi occuperò dopo. Sta di fatto che riesco a camminare e i vecchi mi hanno dato il permesso di portarti un po’ in giro!» il Magi balzò sul tappeto e lo fece abbassare ancora, per far sì che anche Lilith riuscisse a salire.
 
«Aspetta, perché dovremmo tornarci? Ci saranno ancora i briganti e inoltre oggi devo stare con la principessa-»
 
«Sono sicuro che Kougyoku riuscirà a cavarsela da sola per un po’. E poi dopo aver fatto quella scenata quando ci ha visti si è rinchiusa in camera dicendo che non mi vuole più vedere.» fece spallucce, sventolando la mano «Si è offesa. Le passerà quando vedrà in che modo impeccabile le hai lavato i vestiti.» le rivolse un sorriso angelico, piegandosi verso di lei «E poi ho lasciato al paesino il tuo puzzle.»
 
La bruna non recepì subito la notizia, troppo intenta a pensare all'hanfu della principessa e quanto fosse stato effettivamente difficile lavarlo. Quando finalmente comprese le ultime parole del moro sbatté gli occhi un paio di volte. Poi ancora. Poi spalancò la bocca «Che cosa?!»
 
«Ecco, lo sapevo che ti saresti arrabbiata. Non l’ho fatto apposta, probabilmente mi è caduto mentre stavamo cercando di salvare la tua vecchia e-»
 
«Non sono arrabbiata!» lo interruppe lei, arrampicandosi velocemente sul tappeto volante «Pensavo di averlo perso quella notte quando ci siamo ubriacati, non credevo che- perché non me l’hai detto prima? Ah che bello, allora dobbiamo andarci subito, vai vai!»
 
Judal le rivolse un mezzo sorriso «Cos’è tutta questa euforia? Non avrei mai pensato fossi capace di sprizzare così tanta positività.»
 
In risposta ricevette un’occhiataccia «Non è positività, è solo sollievo che una cosa a cui tengo non sia andata perduta. E quella era una battuta? Mi complimento sei così simpatico.»
 
«Ehi, modera i termini piccola che qui siamo sul mio tappeto e, come dire, potrei accidentalmente fare questo.» la bruna non ebbe neanche tempo di registrare il veloce movimento del polso del moro che un attimo dopo stavano salendo verso le nuvole a una velocità impressionante. Quasi non udì il suo stesso urlo mentre perdeva l’equilibrio e cadeva dal bordo del tappeto, per poi essere afferrata all’ultimo momento dal ragazzo, che la tirò a sé e la intrappolò in una morsa ferrea; sentì il freddo metallo dei bracciali del moro contro la pelle della sua schiena in parte scoperta, e involontariamente tentò di allontanarsene stringendosi di più a lui.
 
«Ooh, oltre che più felice sei diventata anche più intraprendete!»
 
«Z-z-zitto! Rallenta!! Non fare mai più una cosa del-»
 
«Fare cosa? Questo?» e il tappeto cominciò a precipitare verso le cime di alcuni alberi per poi sterzare all’ultimo momento e tornare in aria, dirigendosi velocemente lontano dall’accampamento.
 
«Judal!» Lilith era completamente terrorizzata e non le importava più quanto stesse stritolando il Magi «Appena scendiamo, ti giuro che-» un altro cambio di movimento del tappeto la interruppe.
 
Boccheggiando, affondò il viso nel petto del ragazzo e serrò forte gli occhi. Prese un gran respiro e l’odore di Judal la avvolse, riempiendole i sensi e lasciandola senza fiato «… ti ammazzo.» quelle ultime parole vennero portate via dal vento.
 

I can't exactly describe how I feel but it's not quite right. And it leaves me cold.
 
— F. Scott Fitzgerald, “The Love of the Last Tycoon”
 

«Sto per vomitare.»
 
«Se anche solo per sbaglio mi imbratti il tappeto questa volta ti faccio cadere sul serio.»
 
«Co- se tu fin dall’inizio non avessi fatto quelle stupide acrobazie di sicuro non starei così male ora!»
 
«Shh! Ci siamo!» c’era una strana eccitazione negli occhi di Judal ma Lilith non se ne curò più di tanto, era troppo presa a tenergli il broncio e a preoccuparsi del suo stomaco per far davvero caso al suo atteggiamento.
 
Una volta raggiunto il boschetto che delimitava i confini della città, entrambi i giovani avevano concordato che fosse meglio volare bassi e nascondersi alla vista, così da non destare troppo l’attenzione e creare inutili scompigli; dovevano solo entrare, trovare il puzzle e andarsene. Beh, questo l’aveva detto Lilith. Judal si era limitato a borbottare qualcosa di incomprensibile, ma a parte quello era stato sorprendentemente accomodante con l’idea della ragazzina di mantenere un basso profilo.
 
Superarono facilmente le mura della città e Lilith non se ne sorprese più di tanto; era solo la dimostrazione di quanto i briganti si sentissero tranquilli. Quello che avevano conquistato era un piccolo paesino dove i mercanti si incontravano per scambiare e vendere la merce, nonostante avesse una terra molto prolifica il livello di popolazione era molto basso dato che aveva una posizione svantaggiata per quanto riguardava il passaggio delle grandi carovane, in più era situato troppo a nord: con l’avvento dei grandi imperi nelle varie epoche quel territorio era sempre stato a rischio di invasioni dei popoli stranieri –difatti l’impero Kou non aveva esitato a prenderlo sotto il proprio comando. Di certo gli abitanti non erano stati capaci di opporre resistenza a una banda di predoni così agguerriti e quest’ultimi già sapevano che Kou non li avrebbe contrastati.
 
«Probabilmente,» osservò Judal con tono annoiato, distendendosi supino sul tappeto e intrecciando le mani dietro la testa «la maggior parte di loro ora è nello stradone principale a festeggiare, non ci saranno problemi a raggiungere la tua bottega.»
 
Lilith annuì distrattamente. Era seduta a gambe incrociate, così da poter permettere al suo sguardo di setacciare i dintorni e notò con uno strano peso sul petto che tutto era stato completamente raso al suolo. C’erano macerie annerite dal fuoco, ciarpame sparso lungo gli argini delle vie e rade e sottili volute di fumo –solo un ricordo dell’incendio che c’era stato- si innalzavano nel cielo per essere prontamente spazzate via dalla brezza leggera che soffiava in quel giorno soleggiato.
Non avevano visto molti morti, probabilmente perché, come le aveva spiegato Judal, la maggior parte delle persone era stata spinta nel centro e lì uccisa. Poco e niente era rimasto integro nel luogo che aveva chiamato casa per più un anno.
 
Lilith non sapeva esattamente cosa provare.
 
Il giorno prima, dopo essersi separata da Alibaba, vedendo il fuoco divampare tra le abitazioni era stata presa dal terrore che fosse successo qualcosa a Halima e non le era davvero importato degli abitanti o del paese in sé. Ma ora che poteva davvero vedere era diverso. Si accorse che la sua vita era stata distrutta proprio come quelle strade così familiari che di giorno in giorno aveva percorso; lo stato della città era un’ulteriore prova del fatto che nulla sarebbe tornato più come prima.
 
Lilith non aveva davvero idea di come si sarebbe dovuta sentire in quel momento.
 
Intravide un altro corpo disteso tra le macerie e riconobbe Abhay, l’ammaestratore di serpenti, e poco lontano c’erano altri quattro cadaveri e uno di essi stringeva ancora un pugnale, sporco del sangue del serpente a due teste che gli giaceva accanto. Quei quattro dovevano essere stati dei briganti, probabilmente Pamela dopo che il suo padrone era stato ucciso aveva combattuto con tutte le forze tentando di ammazzarne quanti più poteva, ma sembrava che alla fine gli uomini avessero avuto la meglio.
 
La bruna sospirò, scacciando dalla mente i ricordi che l’avevano assalita.
 
Judal seguì lo sguardo di Lilith fino a intravedere anche lui il serpente rosso, proprio mentre lo superavano con il tappeto. Non riuscì a trattenere un ghigno divertito «Diventiamo malinconici, eh?»
 
«No, mi è solo tornato in mente quando circa due settimane fa ho fatto scappare quei ladri che avevano aggredito me e Halima lanciandogli addosso i serpenti di Abhay, il giorno in cui ci siamo conosciuti.» rispose la ragazza, in tono piatto.
 
«Bugiarda.»
 
Pronta a ribattere con la rabbia che già le bolliva nello stomaco, si voltò verso di lui ma tacque quando vide il suo sguardo canzonatorio «…Cosa vuoi che ti dica? Che mi dispiace per uno stupido omino e il suo animaletto da compagnia?» disse a denti stretti, distogliendo lo sguardo. Era in momenti del genere, quando il ragazzo la guardava in quel modo –come se fosse sicuro di sapere cosa stesse pensando, come se la capisse più di quanto lei stessa non riuscisse a capirsi- era in quei momenti che Lilith provava una sorta di ripugnanza mista ad attrazione nei suoi confronti, lei stessa non riusciva a spiegarselo. Sapeva solo di non volere che quel ragazzo tanto potente le leggesse dentro ma al contempo ammirava quella sua capacità innata.
 
Cosa vedeva Judal in lei?
 
Forse era questo ciò che voleva sapere.
 
Dal canto suo, il Magi si limitò a ridacchiare e avvicinarsi «No…» quando Lilith si ritrasse, le mise due dita sotto il mento costringendola a guardarlo «Voglio che tu faccia uscir fuori la rabbia che tenti in continuazione di tenere a bada.»
 
«Che stai dicendo?»
 
«Perché?» chiese, ignorando la sua domanda «Perché continui a fuggire da te stessa? Tenti sempre di sopprimere quel qualcosa che c’è in te, soffocandolo, facendo finta che non esista e io muoio dalla voglia di sapere che cos’è.» nei suoi occhi ci fu un guizzo quando la bruna tentò di nuovo di allontanarsi.
 
«Non c’è niente dentro di me, smettila.»
 
«Allora dimostralo.» sbottò lui, di colpo infastidito «Dì che sei infuriata e che vuoi vendetta e che vuoi che quelli soffrano. Hanno distrutto il posto in cui vivevi, ucciso le persone che conoscevi, per poco anche la tua Halima. Dillo.»
 
«Ti ho detto di smetterla!» con tutta la forza che riuscì a raccogliere spinse via la sua mano e poi si alzò in piedi, fronteggiandolo «Anche se lo dicessi non cambierebbe niente. E io non sono te, io non… mi faccio consumare dalle emozioni che non riesco a controllare.» la sua voce divenne sempre più flebile ma Judal fu comunque capace di udirla.
 
Un silenzio carico di tensione aleggiò tra i due mentre si valutavano a vicenda, indecisi se cominciare ufficialmente la prima litigata della giornata o lasciar perdere. Poi, il Magi disse l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto dire «Lo farò io per te.»
 
«Co-»
 
«Dimmi che li vuoi morti e io li ammazzerò per te.»
 
La ragazza lo guardò con gli occhi sgranati, incapace di razionalizzare le sue parole «Judal che stai dicendo?» e poi, come dal nulla, venne travolta dalla verità «…Tu mi hai portato qui per questo. Fin dall’inizio, non volevi altro che succedesse questo
 
Il Magi sbuffò, alzandosi anche lui e guardandola dall’alto in basso «Ha davvero importanza?»
 
«Non lo stai negando. Cazzo, non posso crederci! Sei assurdo sei…» la ragazza si mise una mano sulla fronte e gli diede le spalle, non riuscendo a trovare le parole «Cosa vuoi eh? Che io ti dia la mia benedizione? Certo, vai a sterminare degli uomini, sono assolutamente d’accordo che tu ti sporchi le mani del loro sangue. Sai una cosa? Ne ho abbastanza, fammi scendere da qui. Non ho intenzione di far parte di quest’insensata-»
 
Non riuscì a finire la frase che le mani del moro la afferrarono, voltandola verso di sé, una nuova rabbia gli deformava i viso «Ti hanno quasi uccisa!» urlò a denti stretti «Ci hanno quasi uccisi. Hai mai pensato al fatto che quella freccia anziché trapassarmi la gamba avrebbe potuto colpire la tua vecchia? O te stessa? Hai pensato a quanti bambini sono morti ieri-»
 
«A te non te frega niente dei bambini o delle donne o di chiunque altro sia morto in questo posto!» urlò lei a sua volta, tentando di sovrastare la voce del moro «Non ti è mai importato niente quindi non fare l’ipocrita, non far finta di volerti vendicare su quelle persone per una giusta causa!!»
 
«Non lo sto dicendo per me!» sembrava quasi una gara a chi urlava più forte e nessuno dei due si curò di niente, neanche quando cominciarono ad essere udibili degli scalpiccii di zoccoli «Io lo sto dicendo per te, perché voglio che tu riconosca che se ci pensi anche tu vuoi che quella gente la paghi. Non ti sei vista ieri, non hai visto la tua espressione quando ci hanno circondati, ma io sì: quando hai capito che era tutta colpa loro, quando hai realizzato quanto la tua vita e la vita della tua vecchia fossero in pericolo eri pronta a combattere. Se non ti avessi afferrata e portata lontano, ti saresti scagliata contro di loro per ucciderli e forse te l’avrei dovuto lasciar fare, così ora non staremo a discutere di una cosa così stupida-»
 
«Stiamo discutendo della vita di esseri umani!»
 
«Deboli e insignificanti! Esseri umani che hanno derubato, ucciso e stuprato altre persone.»
 
«A te non frega un cazzo di quello che hanno fatto! Non farebbe differenza anche se fosse della brava gente. Sembra che tu voglia solo… solo uccidere per il semplice gusto di farlo e per favore dimmi che non è così!»
 
«È incredibile che proprio tu mi chieda una cosa del genere, pensavo che sapessi che è così che funziona il mondo, che la gente si uccide a vicenda-»
 
«Io ho visto persone uccidersi a vicenda, Judal! Io stessa quando avevo sette anni ho ammazzato un altro bambino ma era per sopravvivere! Non perché portavo rancore e sicuramente non per divertirmi!»
 
«Loro meritano di morire.»
 
«Perché? Perché ti hanno conficcato una freccia nella coscia?» la ragazza non riuscì a nascondere il tono derisorio, non poteva credere di star discutendo di quelle cose con lui. Quante persone aveva ucciso per arrivare a pensarla così? Chi gli aveva insegnato roba del genere? Dov’erano i suoi genitori? D’un tratto, si accorse di quanto poco sapesse del ragazzo che aveva di fronte; di quanto in realtà entrambi non fossero altro che degli estranei che si conoscevano da poco più di una decina di giorni e che avevano soltanto... condiviso del tempo assieme.
 
“Io non conosco questa persona.” e, nonostante tutto, nonostante quello che si stavano dicendo, venne travolta dal desiderio di conoscerlo. Non voleva che lui le raccontasse dei rukh o dei dungeon o della magia, no, voleva che le parlasse della sua infanzia, dei suoi amici, delle cose che gli piaceva fare e dei suoi piatti preferiti. Voleva sapere chi fosse davvero il Sacerdote dell’Impero Kou. Perché ormai non era più solo un qualcuno di importante venuto a creare un indesiderato caos nella sua vita, non era un'ombra verso la quale Lilith, in condizioni diverse, non si sarebbe mai neppure voltata; era Judal.
 
Notando che il ragazzo non sembrava intenzionato a risponderle prese un gran respiro, tentando di ricominciare a ragionare a mente lucida «Judal… torniamo indietro.» sussurrò, abbassando le spalle «Torniamo indietro e dimentichiamo tutto ques-»
 
«Tu non decidi proprio niente.» sibilò in risposta lui. Il suo tono somigliò così tanto a quello che aveva usato il giorno prima con i maghi di Al Sarmen che la bruna non poté non rabbrividire; d’un tratto lo sguardo che le rivolgeva era distante. «Mi sono stufato.» dichiarò quindi, facendo scendere il tappeto fino a farlo adagiare a terra, ignorando completamente lo sguardo sconcertato della ragazzina «Suppongo che fosse inevitabile. È un peccato, credevo che saresti durata un po’ di più ma a quanto pare mi sbagliavo. Scendi e vattene, non ti voglio più vedere, non ho alcun interesse a occuparmi di cose noiose, per quando mi riguarda puoi anche crepare.»
 
La spinse, costringendola ad indietreggiare e prima che uno dei due riuscisse a dire qualsiasi altra cosa un pugnale fischiò in mezzo a loro, nell’esatto punto dove un attimo prima di trovava la testa di Lilith. La ragazza fece appena in tempo a vedere l’espressione di Judal mutare da disinteressata a inorridita che una dozzina di frecce piombò su di loro.
 
D’istinto serrò gli occhi e quando li riaprì la prima cosa che notò fu il braccio del Magi attorno al suo viso, la mano che le stringeva i capelli e la teneva vicina a sé. Poi vide qualcosa che assomigliava a un velo dorato. Alzando lo sguardo, si accorse di come questo li circondasse completamente e come avesse bloccato le frecce che erano state scoccate nella loro direzione. La parola “borg” le affiorò sulle labbra ma non ebbe il tempo di dire nulla. Sentì il petto di Judal tremare sotto la forza di quello che avrebbe ben potuto essere un ringhio. Il giovane la spinse dietro di sé.
 
Grossi uomini tarchiati, chi a cavallo, chi con i pantaloni allacciati male, chi con il turbante storto, chi con una bottiglia di vino in mano, li fissavano minacciosi. Probabilmente erano così scombinati perché fino a un momento prima stavano festeggiando con viveri e vivande, d'altronde la città era stata conquistata, era anche comprensibile che si trovassero in una situazione del genere.
 
Lilith  però non abbassò la guardia, notando come la maggior parte di loro avesse ancora legati ai fianchi pugnali e scimitarre e che alcuni erano già intenti ad estrarli.
 
Judal invece esternava un senso di calma che cozzava molto con l’espressione che aveva indossato fino a un attimo prima «Sembra che alla fine mi potrò divertire un po’.» il tono di voce era leggero, ma i suoi occhi rimasero gelidi. Come aveva fatto a non accorgersi di loro? Era davvero così distratto che semplicemente non li aveva sentiti arrivare? Non poteva permettersi errori simili, non quando Lilith era con lui.
 
«Bene bene.» fra i briganti si fece spazio un omone a torso nudo con una grande sciabola in spalla e una cicatrice lungo la mandibola «Cosa abbiamo qui?» quando ghignò si riuscirono a scorgere un paio di denti fatti d’oro.
 
Judal lo squadrò da capo a piedi poi alzò gli occhi al cielo e si esibì in un lungo, teatrale, sospiro sconsolato «Eeeh, fammi indovinare, sei il capo di questi idioti.» scosse la testa «Ci mancava solo una benda sull’occhio o una luuunga barba ed eri la perfezione della banalità!»
 
L’uomo lo guardò con un’espressione ebete stampata in faccia. Se fossero stati in un’altra situazione probabilmente Lilith avrebbe sghignazzato ma in quel momento non era affatto divertita. «Judal.» chiamò il ragazzo, il suo tono sembrava un ammonimento ma neanche lei era sicura cosa volesse dire.
 
Lui non si girò neanche «Stai zitta, non rovinare l’atmosfera.» sibilò, estraendo la sua stecca di metallo «A questi qui ci penso io.»
 
«Questo vuole giocare con noi, capo!» sghignazzò uno degli uomini.
 
«Lo vedo.» disse il tizio con la cicatrice, un nuovo sorriso tronfio gli si dipinse sul viso «Come mai questi due sono ancora vivi? Credevo ci fossimo occupati di tutti gli abitanti.»
 
«Non lo sappiamo.» sputò in risposta il subordinato, giocherellando con alcuni pugnali «Li abbiamo visti a litigare, come se era la cosa più naturale da fare nel nostro villaggio! Quindi ho pensato di ficcare un coltello nella testa della ragazzina ma l’ha evitato.» sghignazzò, facendo roteare in aria le sue piccole armi e se Lilith non fosse stata intenta a guardarsi intorno per cercare una qualsiasi via di fuga probabilmente avrebbe storto il naso di fronte a così tanti errori lessicali.
 
«Il ragazzo sembra strano, capo.» continuò un altro avvicinandosi cautamente «Ha bloccato tutte le nostre frecce con un qualcosa che somigliava a una barriera.»
 
«Io me li ricordo!» urlò un quarto uomo, incoccando una freccia e puntandola verso di loro «Li abbiamo visti ieri pomeriggio, erano quelli che sono scappati via volando, saranno dei maghi da quattro soldi o roba simile... però strano, ero sicuro di essere riuscito a colpire il ragazzo in una gamba… perché siete tornati? Volete morire?!»
 
Dopo quelle ultime parole Lilith era completamente sbigottita. Nonostante non volesse volgersi verso Judal, temendo quello che avrebbe potuto vedere, non riuscì a impedire ai suoi occhi di guardare di nuovo il giovane. Trasalì. Un ghigno spietato stava deformando i bei tratti del suo volto; di fronte a quell’espressione tutti gli scontri che c’erano stati tra loro le sembrarono sciocchi e innocui bisticci. Perché in quel momento il Magi era veramente, irrimediabilmente, furioso.
 
«Judal, ti prego.» era la prima volta che si ritrovava a implorarlo, dopo sua madre aveva promesso che non l’avrebbe più fatto eppure le sembrò la cosa più naturale del mondo. Doveva fermarlo. Doveva fare qualcosa. «Non lo sto dicendo per loro ma per te, ti prego, non-»
 
«Sta’ zitta.»
 
«Tu-»
 
Vennero interrotti da una risata di scherno «Bisticci tra innamorati? Perfino in questa situazione? Avrei pensato a un bel bacio d’addio ma a quanto pare non avete ancora ben capito cosa vi succederà.» il capo dei briganti si avvicinò pericolosamente e puntò la sua sciabola contro il viso di Judal, a un soffio dai suoi occhi  «Accertatevi di non ucciderlo -comandò agli uomini- voglio che veda mentre ci prendiamo la sua ragazza e…» sorrise, lasciando in sospeso la frase, leccandosi le labbra «Spero non si rompa, piccola com’è.»
 
Un altro scroscio di risate proruppe tutt’intorno a loro, Lilith credette di vedere sempre più uomini spuntare da ogni dove e, per assurdo, solo in quel momento cominciò ad avere davvero paura. D’istinto afferrò la mano del Magi e la strinse come una muta ricerca di conforto, il cuore prese a battere così forte che quasi non le permise di sentire la voce di Judal. Straordinariamente, inevitabilmente e crudelmente calma.
 
«Alf ramz.*» anche lui le strinse la mano in risposta.
 
“No…”
 
Per un attimo l’aria divenne carica di elettricità, si poterono perfino sentire delle scintille crepitare intorno a loro. Poi piombò il silenzio. I banditi si guardarono l’un l’altro, allarmati, ma non successe più niente.
 
Il capo si rivolse verso Judal «E quello cos’era?» ridacchiò malevolo «Una magia venuta male? Abbiamo già ucciso altri maghi come te, non credere di poter-» non riuscì neanche a finire di parlare, Judal puntò il dito verso l’uomo che stava ancora lanciando in aria i suoi pugnali e da quello, come niente, si sprigionò un lampo di luce insieme a un’esplosione.
 
Il corpo carbonizzato stramazzò al suolo.
 
E il Magi decaduto cominciò a ridere come un bambino.



.
.
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*Alf Ramz è un incantesimo di mia invenzione, non si trova assolutamente nell'anime o nel manga di Magi, letteralmente dovrebbe significare "mille simboli".
Alf --> "mille", infatti 
Alf Laylah wa Laylah sono "Le mille e una notte".

Ramz --> è un incantesimo usato da Judal nel manga per evocare i fulmini. Facendo qualche ricerca ho trovato che probabilmente è una parola araba che porta il significato di "codice" o "simbolo" ma non conoscendo la lingua non sono sicura, se ho sbagliato sentitevi liberi di correggermi!


( ͡° ͜ʖ ͡°) Ehi ehi.
Che comparsa inaspettata, eh? Vi ho sorpresi? Credevate me ne fossi andata una volta per tutte? Spiacente sono ancora qui, attaccata con le unghie e con i denti a questa storia. 
È stato sta mattina il momento in cui mi sono decisa che dovevo assolutamente revisionare una volta per tutte il capitolo e postarlo; l'ispirazione è arrivata dalla grande notizia che i Breaking Benjamin (band immeritatamente poco conosciuta) giusto un mese fa hanno pubblicato un nuovo album. Dopo sei anni. E io me ne sono accorta solo questa mattina.  Per la cronaca, secondo me alcune delle loro canzoni  rispecchiano in maniera impressionante Judal e di conseguenza le ascolto spesso per ispirarmi 
— difatti l'unica cosa che mi ha impedito di mettere come introduzione alla fic un estratto di un loro testo è stato il fatto che ho trovato una citazione di Richard B. Riddick (sì, il personaggio di un videogioco di cui io non sapevo neanche l'esistenza) di cui mi sono assolutamente e irrimediabilmente innamorata. 


Ultima cosa: spesso e volentieri mi metto a rileggere i vecchi capitoli della fic e inorridisco per una cosa o per l'altra, quindi sto (di nuovo) revisionando un pochettino tutto quanto e ho già apportato qualche piccola modifica qua e là (non perché voi dobbiate andare a rileggere tutto, solo volevo farlo sapere se mai notaste qualcosa di diverso ^^")
Ultimissima cosa: a periodi, nella pagina del mio account di EFP posterò aggiornamenti nei quali dirò a che punto è il prossimo capitolo, se sono in pausa, o se sto revisionando ancora una volta i capitoli precenti, quindi se siete interessati potete darci un'occhiata c:

Spero vi piaccia questo capitolo, io mi sono divertita molto a scriverlo, soprattutto la parte finale.

Da brava sbadata quale sono, ho scordato di ringraziare in modo speciale Halloween_ per avermi prestato il suo prezioso aiuto con una parte di questo capitolo e, in generale, di essere sempre pronta a supportarmi \(^^)/ probabilmente non smetterò di romperti le scatole cara.
Anywho! Grazie a chi legge ma sopratutto a chi recensisce! Vi voglio bene.

 
  
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