L'amore non si sceglie.
Ti sceglie lui, e quando lo fa, non c'è modo di opporsi: ti indica la strada, ti dice che ce la farai, e ti da la forza di andare avanti.
Ed è difficile pensare che anni e anni di duro lavoro siamo concentrati in pochi minuti sul palco.
Ed è difficile sapere che, per gli altri, indossare vestiti di scena pieni di tulle e danzare su un paio di scarpe in punta di piedi non è altro che un capriccio che ogni bambina si ostina a fare.
E lo sappiamo, che da fuori può sembrare solo un gioco.
Uno stupido, semplice gioco.
Ed è quello che vogliamo fare, giocare, partecipare, e vincere. Tutte vogliamo primeggiare, prendere gli applausi e l'amore del pubblico, tutte vogliamo la fama, vogliamo che il nostro nome sia sulla bocca delle persone, vogliamo il nostro viso sui cartelloni pubblicitari degli spettacoli, vogliamo che le nostre fatiche siano ripagate, e vogliamo che qualcuno si accorga non solo dei nostri sforzi, ma anche del talento che pensiamo di avere.
Perché sappiamo che ci sarà sempre qualcuna più brava di noi. Più aggraziata, più elastica, con più tecnica, con un fisico ancora più perfetto, con i piedi adatti, con più talento.
Ma nonostante tutto combattiamo.
Lottiamo contro gli altri, contro chi ci ripete che non abbiamo speranze, lottiamo contro le nostre debolezze, ma soprattutto lottiamo contro noi stesse, contro il nostro corpo, consapevoli che la più piccola esitazione potrebbe mettere fine a quella corsa sfrenata verso il successo.
E ogni volta che leghiamo i nastri di raso attorno alle caviglie, ogni volta che stringiamo i cinturini delle scarpe, speriamo che la fatica sarà ripagata, e cerchiamo un appiglio, una speranza, qualcosa che ci dia la forza di sopportare il dolore.
E quando le nostre mani si appoggiano sulle sbarre di legno e sappiamo che non possiamo contare solo su quelle per reggerci sulle punte, ci ricordiamo che nonostante tutto siamo da sole, siamo noi a rincorrere quel sogno tanto scintillante quanto lontano, e che solo noi possiamo realizzarlo, contando sulle nostre uniche forze.
E non contiamo le cadute, le ferite o le vesciche, non contiamo le ore passate in quella sala, non contiamo i giorni, i mesi o gli anni, contiamo solo quegli otto numeri e quella musica che accompagna le nostre giornate, in un ritornello senza fine.
Viviamo ogni giorno in attesa di ciò che verrà dopo, chiedendoci se ce la faremo, cercando di non mollare.
E speriamo sempre che alla fine, quell'inchino, lo faremo al centro del palco, con indosso un costume scintillante quanto il nostro sogno e le luci abbaglianti ad illuminarci un'ultima volta.