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Autore: HolyBlackSpear    04/08/2015    4 recensioni
Resti immobile sulla soglia della sala d'onore, i tuoi occhi chiarissimi sono tutti per il cielo. Un tripudio di colori lo illumina, mentre scintille brillanti cadono da esso, splendo fulgide come stelle.
Il meteorite è stato neutralizzato con successo. Vera, la nostra salvatrice, ce l'ha fatta. Inutile dire che non ho mai dubitato di lei. Sconfiggermi alla Torre dei Cieli era stata una prova abbastanza schiacciante.
Mi avvicino e i tuoi occhi si abbassano, c'è una luce strana in essi. Sorridi, contento, eppure c'è quell'ombra che ti offusca il viso, ci sono parole non ancora dette che già pesano nell'aria. Ho paura di sentirle.
«Ti sono grato per l'aiuto alla Torre dei Cieli». Rido, ridiamo entrambi, è buffo sentirti ringraziare la persona che consideri ormai più scontata, è tragico e spaventoso.
Il tuo è un discorso lungo. Parla di insicurezze verso il futuro, di rivelazioni che finalmente ti son giunte. Parla del tuo non esserti sentito all'altezza, del dispiacere che ti ha colpito nel sentirti inutile.
Parla, soprattutto, di cose che devi vedere coi tuoi occhi.
No.
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Originshipping
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Adriano, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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let you goo

Note: originshipping {Adriano x Rocco Petri } | R-Verde
Parole: 616

Let you go.
{You won't disappear, will you?}

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Resti immobile sulla soglia della sala d'onore, i tuoi occhi chiarissimi sono tutti per il cielo. Un tripudio di colori lo illumina, mentre scintille brillanti cadono da esso, splendendo fulgide come stelle.
Il meteorite è stato neutralizzato con successo. Vera, la nostra salvatrice, ce l'ha fatta. Inutile dire che non ho mai dubitato di lei. Sconfiggermi alla Torre dei Cieli era stata una prova abbastanza schiacciante.
Mi avvicino e i tuoi occhi si abbassano, c'è una luce strana in essi, una luce sbagliata.Sorridi, sei contento, eppure c'è quell'ombra che ti offusca il viso, ci sono parole non ancora dette che già pesano nell'aria. Ho paura di sentirle.
«Ti sono grato per l'aiuto alla Torre dei Cieli». Rido, ridiamo entrambi, è buffo sentirti ringraziare la persona che consideri ormai più scontata, è tragico e spaventoso. O la riuscita della missione ti ha commoso al punto tale da farti cambiare idea, oppure c'è dell'altro, e ho bisogno di saperlo.
Il tuo è un discorso lungo. Parla di insicurezze verso il futuro, di rivelazioni che finalmente ti son giunte. Parla del tuo non esserti sentito all'altezza, del dispiacere che ti ha colpito nel sentirti inutile.
Parla, soprattutto, di cose che devi vedere coi tuoi occhi.
No.
«Questo mondo è davvero grande... Capisco che ho ancora molte cose da imparare sulla natura, sui Pokémon e, naturalmente, sugli essere umani...
Voglio girare il mondo, guardarlo con i miei occhi ... Sentirlo sulla mia pelle... Devo mettere in pratica io stesso ciò che ho detto a Vera.»
Il mio cuore si spezza. Perchè, in questo esatto momento, mentre ti giri e mi guardi, tu te ne sei già andato.
E io ti ho già perso.
«Rocco ... Non avrai mica intenzione di partire ...»
Stupido, ovvio che sì. La sua risata è un pugno nello stomaco, il suo negare fa male, è fuoco sulla pelle. Ho sempre detestato il fuoco.
Mi rassicuri, non sparirai da un momento all'altro, continuerai a curarti delle tue responsabilità qui alla Lega. Poi però c'è una pausa, un segno sullo spartito grosso e scuro prima che si cambi musica, e l'aria diventi triste e pesante.
«Però ... se un giorno potrò attuare il mio progetto...»
Altra paura, nella mia testa sento tutto il concerto. Il basso domina la scena, il suono è cupo e promette dolore. Il violino, invece, piange lento e su toni alti, è una cantilena d'amore mai incominciato, son lacrime che cadono da un salice.
«Spero che tu mi sosterrai, Adriano.»
La pugnalata arriva, è violenta, è bruciante, mi dilania proprio sullo sterno, in mezzo al petto, affonda e trafigge e si rigira, insoddisfatta.
È qui. Il tuo corpo è qui, i tuoi occhi nei miei son ancora qui, eppure tu sei già partito, la tua mente già trepida per l'avventura. E mi chiedi la cosa più difficile di tutte, mi chiedi di sostenerti, di esserti a fianco.
Di lasciarti andare.
Silenzio. Il concerto tace, per un momento, prima di tornare a suonare. Ora sono tanti, tutti gli strumenti, c'è un pianoforte, gli archi e gli ottoni. Sono una musica bassa, appena udibile, sono il rumore della mia voce che sussurra una battuta, mentre ingoio fiele e ricaccio indietro il groppo alla gola con prepotenza.
«Allora non mi resta altro che assecondare i desideri del signorino!»
Ridacchio, ridi. Prego che tu non veda gli occhi che si fan lucidi, le lacrime che premono sulle ciglia per rotolare lungo le guance. Non potrei sopportare di lasciare andare anche loro, oltre che te, sebbene anch'esse non vedano l'ora di scoprire com'è il mondo.
Mi vuoi guardar negli occhi ma i miei li scosto. Perchè alle tue ultime parole non posso resistere, perchè sono un pugno che si serra sul mio cuore.
Perchè sono la tua felicità in cambio della mia.

«Grazie, Adriano.»
__



{Post Scriptum:
Come penso sia ovvio, questa breve fanfiction è incentrata su uno dei momenti conclusivi dell'episodio Delta di ORAS. Essendo un'accanita Originshipper non ho potuto fare a meno di dare la mia personale interpretazione di ciò che ha provato Adriano a questa richiesta così difficile di Rocco, che lo obbliga non solo a lasciar andare un amico {un amore, nella mia visione - mh, mh}, ma anche a rinunciare alla sua città e alla sua palestra per addossarsi l'incarico di Campione, come poi farà in Smeraldo.


   
 
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