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Autore: Skrill rider    04/08/2015    5 recensioni
Primo libro di una serie, in cui si vedrà Hiccup e i suoi amici in una delle più grandi avventure della storia dell'isola di Berk. In questo primo libro Hiccup e i suoi amici hanno ancora quindici anni, e la Morte rossa è stata sconfitta solo da qualche mese. Durante un normale addestramento, incontreranno una persona speciale, che rimarrà con loro e li aiuterà a sventare le trame malvage di un nuovo nemico, tanto astuto quanto crudele. Tra combattimenti, viaggi, intrighi e minacce i nostri eroi si ritroveranno a dover ostacolare la distruzione non solo di Berk, ma probabilmente di tutto il mondo, e durante la storia scopriranno verità nascoste, nuove isole, strane creature...
E come finirà? Ci sarà un lieto fine? E se sarà così, il finale sarà davvero felice, o ci saranno dei veli di tristezza?
Non vi resta che leggere e seguire i cavalieri di Berk nelle loro più grandi avventure, narrate in queste cronache.
Buona lettura e buona avventura!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Berk'
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~~Se state navigando tranquillamente nei freddi mari del nord e scorgete in lontananza una misera isoletta sperduta, non può che chiamarsi Berk.
É un luogo splendido, se adorate crescere con un’ascia al posto dell’orsetto di pezza e passare le giornate con persone inesorabili e pazze.
In questo meraviglioso, inospitale luogo inizia la nostra storia...come? No, no non stiamo parlando di Hiccup Horrendous Haddok III, che ha sconfitto Morte Rossa e addestrato i draghi, ma di Hiccup Horrendous Haddok III la “lisca di pesce parlante”, un piccolo vichingo di 10 anni.
Il bambino era rimasto chiuso in casa. All’esterno non c’era silenzio, ma l’aria era piena di urla di vichinghi infuriati, schiocchi di armi spezzate, tonfi e, naturalmente...ruggiti di draghi.
Il piccolo Hiccup non somigliava per niente a un vichingo. Infatti se a 10 anni un giovane vichingo sapeva maneggiare una spada alla perfezione, era già tanto che lui riuscisse a sollevare un bicchiere di legno pieno di latte.
Per questa sua caratteristica, veniva evitato da tutti, persino da suo padre, Stoik l’immenso, il capo di Berk. Ogni giorno Hiccup cercava un occasione per uccidere un drago, in modo da dimostrare a suo padre e a tutta la sua gente che anche lui era un buon vichingo. Purtroppo ogni suo tentativo si trasformava in un disastro.
E ogni volta suo padre gli chiedeva “Perchè non ascolti mai?”. Lui, credendo patetica la sua ambizione, inventava scuse come “Non riesco a trattenermi!” o “Non so, io vedo un drago e non posso fare a meno d’ucciderlo!” o ancora “Sono fatto così!”.
Insomma, il povero Hiccup era sempre più depresso e sempre più arrabbiato, e questo l’aveva abituato ad approcciarsi alla gente con sarcasmo.
Un giorno gli venne in mente che se non poteva usare la forza poteva sempre usare l’astuzia, quindi diventò apprendista di Skaracchio, il fabbro del villaggio, per imparare a disegnare, progettare e costruire. Quindi iniziò a inventare strambi marchingegni che gli avrebbero permesso di fare le cose che la sua debolezza fisica gli impediva. Ma torniamo a quella notte...
Hiccup non ne poteva più di rimanersene chiuso in casa senza sapere se i draghi avevano fatto razzie devastanti o se i vichinghi fossero riusciti a cacciarli. Allora respirò profondamente e uscì, tuffandosi proprio nel bel mezzo della battaglia, dirigendosi alla bottega del fabbro, l’unico posto in cui poteva stare al sicuro e osservare il combattimento contemporaneamente.
Una volta arrivato, il buon vichingo senza la mano sinistra e la gamba destra, Skaracchio, lo salutò con un sorriso da squalo e con una delle sue battute:- Oh guarda chi si vede! Il signor “Vorrei ma non posso” in persona!- e poi scoppiando in una gracchiante risata. Hiccup gli rispose a modo suo, prigioniero della sua vocina sottile da bambino:- Che vuoi farci, non si deve mollare, giusto?-
- Se vuoi un consiglio- fece il fabbro – goditi la vita finché hai dieci anni.-
Hiccup non replicò, sapeva che lo diceva solo per mandarlo via senza ferirlo. Si mise il grembiule di cuoio e iniziò ad affilare alcune spade.
Fu in quel momento che passarono davanti alla bottega i suoi coetanei, che facevano parte della squadra anti incendio, diretti ad una casa che era ormai inghiottita dalle fiamme.
I loro nomi erano Astrid Hofferson, la più bella e tosta vichinga che avesse mai visto, Gambedipesce Ingerman, un giovane vichingo grosso e un po’fifone con un’innata passione per lo studio dei draghi, Moccicoso Jorgenson, un vichingo forte e antipatico che adorava provarci con Astrid e tormentare Hiccup, Testaditufo e Testabruta Torsthon, due gemelli, maschio e femmina, completamente pazzi e con una particolare inclinazione a creare disastri e un immenso piacere nel distruggere le cose. C’era anche un’altro ragazzo loro coetaneo, a quei tempi, che era misterioso e schivo, più alto di tutti e scuro di pelle, come se fosse perennemente abbronzato, di un’abilità nel combattimento che neanche Astrid possedeva. Vestiva con una lunga maglia, simile a quella di Hiccup, solo di color verde bosco e senza maniche, legata in vita da una larga cintura di cuoio grezzo. I suoi pantaloni erano di tessuto nero e gli stivali marrone corteccia, con la pelliccia ne che contornava il polpaccio di color marrone chiaro. Come ornamento aveva uno strano mantello corto e di forma triangolare fatto da una folta pelliccia nera, che gli ricopriva anche le spalle, fermato da due fibbie rotonde di ferro cucite su queste. I suoi bracciali erano di color marrone scuro. La cosa più strana di lui erano gli occhi: castani. Nessun vichingo aveva mai avuto gli occhi di quel colore. Infatti quel ragazzo non era uno di loro. Gothi lo trovò in riva al mare dieci anni prima, quando i nostri protagonisti erano ancora neonati, e capì subito che si trattava di un bambino proveniente da una terra lontana, a sud. Lo prese con sé e lo crebbe tra loro, dandogli il nome di Arkius (che, a sentire Gothi, nell’antica lingua significa “senza nome”) Granit (perchè l’aveva trovato su degli scogli di granito).
Arkius Granit era sempre stato un ragazzo interessante, schivo con tutti, tranne che con i suoi amici. In quelle occasioni era spassosissimo. Fu in quella notte che conobbe Hiccup.
I vichinghi, all’alba erano finalmente riusciti a scacciare i draghi, e Hiccup stava finendo le ultime affilature, per poi dirigersi a casa. Però, mentre appendeva il grembiule nel suo stanzino personale, sentì il rumore metallico di armi gettate in pila su un banco. Andando a vedere si ritrovò di fronte Astrid, che aveva gli altri ragazzi al suo seguito.
Indicando le armi disse con tono diffidente e annoiato:-Cosa aspetti?-
Il bambino, con il suo solito fare sarcastico, esclamò:-Affilatura extra in arrivo!-
Trascinando i piedi tornò a mettersi il grembiule e si mise al lavoro.
Gli altri, nel frattempo, stavano parlando e fantasticando di quando avrebbero iniziato l’addestramento anti drago, quando avrebbero avuto 15 anni. Hiccup li ascoltava con invidia bruciante.
-Quando avrò imparato ad uccidere i draghi- diceva con tono arrogante Moccicoso –taglierò la testa di un incubo orrendo e te ne farò dono, Astrid del mio cuore.- ricevendo un devastante cartone in faccia dalla bambina. A Hiccup non potè non sfuggire un sorrisetto divertito.
Distraendosi, si scottò con una scintilla e gli cadde la spada che stava affilando. Si zittirono tutti e lo fissarono con sguardo accusatorio. Tutti tranne Arkius, che si era fatto tranquillamente avanti, aveva raccolto la spada e si era messo lui ad affilarla. Ora era lui a venire fissato con sguardi increduli, perfino da Hiccup.
Quando ebbe finito disse –Questa qua era l’ultima, grazie piccolo, andiamo ragazzi.-
Quando furono abbastanza lontani Astrid tentò di tirargli un pugno sul braccio, che però lui deviò con facilità, allora lei lo mise con le spalle al muro urlandogli.
-Ma sei diventato matto??-
Arkius non capiva :-Si può sapere che ti prende?-
-Quel ragazzino si chiama Hiccup Haddok, il figlio di Stoik l’immenso!-
-Quel pulcino bagnato? Ma mi prendi in giro?-
-No, è così. Quello se lo eviti è meglio. Non è un vichingo e non lo sarà mai!-
Dopo questa sfuriata Astrid si allontanò a grandi passi, seguita dagli altri.
Arkius rimase immobile, a riflettere. Aveva sempre amato Astrid, anche nei suoi sfoghi di rabbia. Adorava i suoi occhi azzurrissimi e il suo sorriso, ma anche il suo spirito da guerriera implacabile.
Questa volta, però, aveva letto qualcosa in lei, mentre fissavano lo sguardo dell’uno in quello dell’altra.
Tra le altre cose, Arkius era bravissimo nell’intuire cosa passava per la testa alle persone, solo guardandole negli occhi. E durante la sfuriata di Astrid aveva colto nitidamente il pensiero reale della bambina: “A lei piaceva Hiccup, ma non lo riusciva tollerare”. Hiccup era troppo poco “vichingo” per lei e quindi reprimeva il suo amore con la rabbia, la freddezza e l’allenamento.
Ad Arkius, inizialmente, cascarono le braccia per la delusione. Ma poi si disse che se era così che lei voleva, lui non ci poteva fare nulla. Non era certo il tipo da struggersi per queste cose, lui. Decise di conoscere meglio questo Hiccup, perchè non sopportava di vederlo lasciato in isolamento. Lui, in un certo senso, conosceva quella sensazione, in fondo anche lui era stato diviso dalla sua gente.
Una notte, mentre Hiccup tornava a casa, si presento davanti a lui, iniziando a chiacchierare. Il piccolo all’inizio era un po’diffidente, ma col tempo si abituò ad avere un amico.
I due iniziarono a passare insieme ogni giorno, disegnando allenandosi e insegnandosi a vicenda le cose che sapevano. Lui era felice, e anche Arkius. Aveva dato un amico a chi non ne aveva.
Un giorno Hiccup disse al suo nuovo amico che aveva pensato che se non riusciva a uccidere i draghi, magari poteva provare ad addestrarli, ma l’altro aveva ribattuto con uno sbuffo divertito.
Purtroppo, però la loro amicizia era destinata a una triste sorte. Durante un’incursione notturna dei draghi, Arkius fu inseguito fin fuori dal villaggio da un incubo orrendo che se l’era presa con lui. Stremato, dalla fuga, inciampò e il drago gli fu addosso. Per la disperazione tese la mano, come per fermare il drago. “Stupido!” pensò. Ma improvvisamente il drago aveva appoggiato il muso alla sua mano e aveva iniziato a fare dei versi simili a fusa. Il ragazzo non credeva ai suoi occhi. Doveva assolutamente mostrarlo a Hiccup, ma prima che avesse tempo di fare qualcosa, il drago si alzò in volo e lo prese tra gli artigli, portandolo via dall’isola.
Arkius chiamò aiuto fino a uccidersi la gola per lo sforzo di urlare, ma nessuno lo sentì. “Addio Hiccup. Addio amici” pensò sconsolato, mentre l’isola si rimpiccioliva sempre di più. Dove l’avrebbe portato il drago?
 
   
 
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