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Autore: yachan    27/01/2009    2 recensioni
Universo alternativo. I personaggi dell'anime Pokèmon, in una nuova veste. Incontri, amicizie, nemici, amori, rancori e tanto altro, in questa nuova fan fiction.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ITSUMADEMO TOGHETER

ITSUMADEMO TOGHETER

Per sempre…insieme

Cap.34

3° parte

 

 

Hiroshi guardò la foto che aveva nella mano destra e la confrontò con l’altra foto dell’altra mano.

La prima foto era più recente e trattata meglio dell’altra, che pareva vecchia di molti anni, un po’ sbiadita e con gli angoli smussati.

 

Un ragazzino stava correndo con un Pikachu tra le sue braccia in un bosco, passando tra arbusti, alberi, cespugli e pozzanghere.

-         Manca poco…tieni duro Pikachu.

-         Pika…

All’improvviso sentì un rumore vicino a lui, da un sentiero sbucò una bici.

-         Attento!!- gridò la persona.

-         Ahh!- si coprì istintivamente. Un rumore di sterzata e poi silenzio. Aprì lentamente gli occhi e si vide a pochi centimetri la bici.

-         Per un pelo…- disse la persona sospirando.

Il ragazzino alzò lo sguardo verso il ciclista e vide che era una ragazzina più o meno della sua stessa età. Aveva i capelli di un color arancio che non si poteva di certo non notare e gli occhi color celeste. Lei lo guardò con una smorfia, mentre teneva ancora premuto il freno.

-         Insomma, ma guarda dove vai!- disse lei arrabbiata- Potevo investirti, sai?

-         Io…- disse confuso. Lei notò che il ragazzino portava in braccio un pokèmon.

-         Tutto bene?

-         Sì, sto bene.

-         Non dicevo a te, ma al tuo pokèmon- disse lei scendendo dalla bici.

-         Pikachu…- lo guardò- Già, lo stavo portando al Poké Center.

-         Come? Ma da qui al prossimo Centro Pokèmon, c’è né di strada.

-         Sì…lo so- disse lui chinando la testa- Però devo portare assolutamente il mio Pikachu a farsi medicare.

-         Pii…- disse il pokèmon debole.

-         Ora scusa, ma devo andare- disse voltandosi.

-         Mh…aspetta un attimo- salì sulla bici.

-         Cosa c’è? Ho fretta.

-         Sali, su- indicò il posto dietro il sellino- Anche correndo non c’è la faresti e in ogni caso arriveresti stremato.

-         Però…- disse lui incerto.

-         Muoviti- disse decisa.

-         O-okey…- eseguì e si sedette dietro di lei.

-         Tieniti stretto a me- disse lei- La strada è piena di buche e rocce, e io cercherò di andare veloce.

-         D’accordo- si strinse a lei, tenendo accanto il suo Pikachu.

-         Si parte!- ingranò la marcia e partì di colpo, spaventando un poco il ragazzino.

La ragazzina pedalò velocemente, tra i vari ostacoli del sentiero del bosco.

-         Dimmi…- disse lei mentre pedalava- Come mai è ridotto così il tuo Pikachu?

-         Io…- chinò la testa triste- Abbiamo avuto un incontro pokèmon con un ragazzo e Pikachu ha avuto la peggio.

-         Ah sì?- lei diede uno sguardo veloce verso il ragazzino- Tranquillo, l’infermiera Junsar del Poké Center è la migliore. Vedrai che il tuo Pikachu si riprenderà- gli sorrise.

-         Sì…- disse lui insicuro.

Il resto del tragitto proseguì in silenzio, finché la ragazzina notò qualcosa poco più avanti a loro.

-         Oh no…- disse lei preoccupata.

-         Cosa succede?- chiese lui.

-         Il ponte è ceduto.

-         Cosa?!

-         Evidentemente le scosse del terremoto di qualche giorno fa, hanno fatto crollare la costruzione.

-         E adesso che si fa? Non c’è un'altra strada?- disse il ragazzino agitato.

-         Purtroppo è l’unica che conduce dall’altra parte ed è a pochi passi dal centro Pokémon.

-         Oh no…- il ragazzino guardò preoccupato il suo pokémon- Cosa posso fare adesso?

La ragazzina lo osservò e poi guardò davanti a sé.

-         Va bene…tentiamo il tutto per tutto- afferrò bene il manubrio.

-         Eh?- non capì.

-         Stringiti forte a me e non muoverti.

-         Che hai intenzione di fare?- chiese lui allarmato.

-         Lo vedrai…- accelerò l’andamento della pedalata.

-         A…aspetta…non avrai mica intenzione di…

-         Esatto!- arrivò vicino alla fine della stradina e con un accelerazione, fece saltare la bici in avanti.

-         Ahh!!- gridarono i due ragazzini vedendosi in aria con la bici  e sotto il precipizio. La bici atterrò bruscamente dall’altra parte della strada e i due caddero per terra dovuto al colpo.

-         Ahi, ahi…- disse dolorante la ragazzina alzando la testa- Tutto a posto voi due?

-         S- sì…- disse lui con le mani intorno a Pikachu per attutire la caduta- Non credevo che l’avresti fatto davvero.

-         Era l’unica soluzione. E poi guarda, sei arrivato- indicò un edificio a pochi passi da loro- Muoviti, vai.

-         E tu?- chiese lui alzandosi in piedi.

-         Io prima devo raccattare quel che rimane della bici- disse indicando il rottame per terra.

-         Okey…grazie- si voltò e corse verso il Poké Center.

-         Grandioso…- disse lei alzandosi e avvicinandosi alla bici- In un solo giorno ho quasi investito un ragazzino, rischiato di cadere nel precipizio e distrutto la bici.

Nel frattempo il ragazzino aveva raggiunto il Centro Pokèmon e aveva affidato il suo pokèmon alle mani dell’infermiera. Poco dopo arrivò anche la ragazzina.

-         Allora?- chiese lei, vedendolo seduto in sala d’attesa.

-         E’ ancora dentro- disse lui triste mentre si alzava in piedi.

-         Oh…- lo guardò dispiaciuta.

-         Se gli dovesse capitare qualcosa…non me lo perdonerei- strinse forte i pugni.

-         Ehi, Pikachu è in mani sicure- disse lei cercando di consolarlo- Non devi preoccuparti. Può succedere di sbagliare in un incontro pokèmon.

-         Però…questo era il mio primo incontro serio…- chinò la testa- Non avrei dovuto insistere a combattere contro quel ragazzo…quel Giovanni.

-         Giovanni hai detto?- disse lei sorpresa- Ti sei battuto contro lui?

-         Sì, perché?

-         Per questo era conciato così il tuo Pikachu- disse lei incrociando le braccia- Ne ho sentito parlare da quelli che l’avevano sfidato. Dicono che sia molto crudele nelle sue battaglie e che finora non l’abbia sconfitto nessuno.

-         Evidentemente io mi ero illuso di riuscirci…questo doveva essere l’inizio del mio viaggio come allenatore…- si coprì con la visiera del suo cappellino- Forse è un segno del destino, non devo fare l’allenatore…

D’improvviso gli arrivò un ceffone alla sua guancia sinistra. Con la guancia arrossata dallo schiaffo, guardò la ragazzina davanti a sé con la mano ancora in aria.

-         E tu ti arrendi dopo solo una sconfitta? Sei solo all’inizio del tuo viaggio, non puoi arrenderti al tuo primo sbaglio! Il tuo Pikachu si riprenderà, ma non so se vorrà ancora come allenatore un codardo come te.

Il ragazzino abbassò lo sguardo. Lei cercò di moderare il tono di voce.

-         Ragiona, il tuo Pokèmon è un tuo compagno di viaggio e se tu ti arrendi adesso lo deluderai enormemente.

-         …sì, hai ragione…Non posso arrendermi proprio ora- alzò lo sguardo deciso- In fondo, il mio sogno è diventare un maestro Pokèmon.

-         Bene- gli sorrise.

-         Però…- si toccò la guancia- Era proprio il caso di darmi uno schiaffo? Mi hai fatto male.

-         E’ il minimo dopo quello che hai detto- si mise le mani ai fianchi- E dopo aver sacrificato la mia bici per portarti qui.

-         Eh?- la guardò stupito.

-         Ecco tutto quello che è rimasto di integro- gli mostrò il sellino.

-         Uh…ehm, mi dispiace…

-         Ti dispiace? Tutto qui?- lo guardò di traverso- Troppo facile. Mi aspetto che tu mi risarcisca la bici.

-         Eh?? Ma non ho tutti quei soldi…

-         Aspetterò. Del resto, non hai detto che vuoi diventare Maestro Pokèmon? Loro guadagnano tanto. Quindi aspetterò che tu realizzi il tuo sogno e così potrai ripagarmi la bici.

-         Hai intenzione di aspettare così tanto?- la guardò confuso.

-         Certo che no. Ti Seguirò per accertarmi che tu diventi al più presto un bravo allenatore.

-         Insomma, sarai la mia balia?

-         Adesso non esagerare.

-         Sei tu Hiroshi?- disse l’infermiera raggiungendoli e portando con sé un pokèmon giallo.

-         Sì…Pikachu!- disse il ragazzino felice, mentre il pokèmon gli saltava in braccio- Pikachu, meno male che stai bene!- lo abbracciò commosso.

-         Pika- anche il pokèmon lo abbracciò con le sue zampine.

-         Vedrai Pikachu, ti prometto che mi impegnerò al massimo per impedire che tu ti faccia male.

-         Pi- sorrise il pokèmon.

-         Che dolci- disse l’infermiera- Di queste scene se ne vedono poco di questi tempi.

-         Già…- ammise la ragazzina sorridendo. Doveva ammettere che quel ragazzino era speciale. Se lo sentiva.

-         La ringrazio infermiera… - disse Hiroshi.

-         Di niente- sorrise- Purtroppo oggi giorno i Centri d’assistenza pokèmon sono pochi…spero che più avanti le cose cambieranno. Ma da dove arrivate? Sembra che abbiate avuto un viaggio difficoltoso…

-         In effetti- i due si guardarono- Siamo arrivati dall’altra sponda.

-         Che?! Ma il ponte era crollato…come avete fatto?

-         Con un poco di fortuna e spericolatezza…- disse Hiroshi.

-         …e con non pochi danni- continuò la ragazzina ridacchiando.

-         Incredibile- disse sorpresa l’infermiera e poi sorrise- Sembrate proprio due amici ben affiatati.

I due si guardarono nuovamente sorpresi a loro volta e ridacchiarono pensando al loro incontro un po’ particolare.

L’infermiera li salutò e i due ragazzini si avviarono verso l’uscita.

-         Visto che la bici è inutilizzabile, sarò costretta a seguirti a piedi.

-         Quindi sei ancora decisa a seguirmi?

-         Pensi di sbarazzarti di me così facilmente?

-         Oh, be’…come vuoi- iniziò ad incamminarsi, poi si bloccò e si voltò verso di lei- A proposito, che sbadato, il mio nome è Hiroshi, Katsumoto Hiroshi. Visto che da adesso proseguiremo insieme il viaggio, è bene almeno conoscersi.

-         Hai ragione- sorrise- Il mio nome è Akane Waterflower e aspiro a diventare allenatrice di pokèmon d’acqua.

-         Uh? Perché proprio del tipo d’acqua?- chiese lui mentre i due si rimettevano in marcia.

-         Perché sono i migliori.

-         E chi lo dice?

-         Io. E non ammetto repliche.

-         Uh…- borbottò- Pikachu, prevedo tempi duri.

-         Pika?

 

******

 

Hiroshi scese le scale e in quel momento sentì la porta aprirsi. Entrarono i due ragazzi di ritorno da scuola. L’uomo gli andò incontro.

-         Ehilà, com’è andata a scuola? Oh, ma che volti scuri…vi hanno messi in punizione?- ma non fece in tempo a terminare, che i due lo sorpassarono, salirono in fretta le scale e si chiusero nelle loro stanze. Haneko arrivando dalla cucina, guardò la scena e poi il marito- Ma che ho detto?

-         Temo che abbiano qualche problema- disse lei, mentre si asciugava le mani.

-         Ah sì? Sono già nel periodo ribelle dell’adolescenza? Domani se ne usciranno con piercing e tatuaggi? E’ terribile!

-         Vedi di scherzare poco e fa qualcosa- disse la donna seria e iniziò a salire le scale.

-         Dove vai?

-         A parlare con Kasumi. Mi farò spiegare la situazione.

-         E io?- si indicò.

-         E tu, andrai a parlare con Satoshi.

-         Perché proprio io? Satoshi quando è di malo umore, è in grado di darmi fuoco. Almeno a te farà caso.

-         Ahh- sospirò lei- Vuoi capire che in questo momento lui ha bisogno di te? Sei stato via per tanto tempo e ora devi rimediare cercando di instaurare un buon rapporto con lui. E poi, per queste cose, ha bisogno di parlarne con il proprio padre, che con me.

-         Tu hai già capito cos’hanno?

-         Più o meno. E me ne accerterò solo parlando con Kasumi.

-         D’accordo…- la donna si diresse verso la stanza della ragazza e dopo aver bussato e detto il suo nome, entrò dentro chiudendosi la porta dietro di sé.

L’uomo salì le scale e si diresse verso la stanza del figlio. Sospirò. Fare questo, era uno dei compiti di un padre, no? Sperava solo di non rovinare tutto. Bussò alla porta. Nessuno rispose. Allora bussò un’altra volta, con più ritmo canticchiando qualcosa.

-         Che c’è?! Non voglio nessuno!- sentì dire dall’altra parte.

-         Sono il tuo paparino! Vengo in pace. Voglio solo parlarti. Come si usa fare tra padre e figlio.

-         Lasciami solo. Va a parlare con lo specchio.

-         Che? Un momento…solo perché mi hai visto parlare con lo specchio, non vuol dire che lo faccia tutte le volte…solo i sabati e le domeniche.

Il ragazzo non rispose, così optò per entrare nella stanza.

-         Satoshi?- guardò il figlio seduto sul letto, abbracciato alle sue ginocchia e con la testa china.

-         Che vuoi?- disse lui in tono sgarbato- Ho detto di voler rimanere solo.

-         Rannicchiato lì in un angolo, mi fai venire la pelle d’oca- disse l’uomo- Non ti sarai mica rivisto l’esorcista? Te l’avrò detto un sacco di volte, quella bambina non è la stessa che abita nella nostra zona- Satoshi non rispose e rimase di spalle al padre- Satoshi…

-         Lasciami in pace. Non sono in vena di battute.

-         Mh sì, direi proprio di no. Con te un clown si toglierebbe la vita in questo momento- poi chiuse la porta dietro di sè- Allora, racconta tutto al tuo paparino preferito.

-         …non c’è proprio niente da raccontare.

-         Ah no? Quel muso lungo non è in sintonia con le tue parole. Vediamo…- si toccò il mento con l’indice- Ho capito, hanno soppresso in tv la tua serie animata preferita!- non rispose- Ah, no, no. La mamma ha deciso di dimezzarti il cibo per qualche tua nota scolastica bassa, eh? Ci sono arrivato vicino?

-         La vuoi piantare? Non è mica un quiz.

-         Ah no? Non c’è niente da vincere?- alzò le spalle- Peccato, speravo che nel fare il papà, qualcosa ci si guadagnasse- poi si avvicinò al ragazzo- Pensi che struggerti dentro ti aiuti? Non faresti meglio a confidarti?

-         Con te? Meglio la morte.

-         …che figliolo tanto fiducioso- roteò gli occhi- E poi, se si tratta di litigi, io sono il numero uno in questi problemi. Be’, non a risolverli, certo. Da giovane, non che non lo sia ancora, ero solito litigare spesso con i miei compagni e con i miei avversari. Ehh, la rivalità era un mio gran difetto.

-         Non è questo.

-         Eh?

-         Non è per questo che ho litigato con lei- Hiroshi lo guardò.

-         Uhm…e questa lei, suppongo che sia Kasumi, no?

Satoshi fece un debole cenno di sì.

-         Oggi mi sono comportato molto male con lei. Le ho detto cose che non pensavo…o forse sì? Non ci capisco più niente. Perché è così complicato?- Hiroshi si sedette accanto a lui- Kasumi è tornata a casa, le cose si stanno finalmente mettendo a posto e l’ultima cosa che vorrei, è perderla di nuovo.

-         Avete litigato? Non mi pare una cosa nuova.

-         E’ diverso. Quando l’ho vista abbracciata a Shigeru, ho reagito molto male. E poi, mi sento soffocare e il cuore mi pare esplodere in mano. Non odio Shigeru, lui è il mio amico e anche rivale nei tornei Pokèmon.

-         Shigeru, eh?- alzò lo sguardo- Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto.

-         Eh?

-         Ascolta Sato, so bene cosa ti sta accadendo. Era solo questione di tempo, prima che i primi effetti si facessero sentire.

-         Che vuoi dire?- girò la testa per guardarlo.

-         Sarò più diretto, cosa provi per Kasumi?

-         Che?

-         Ti sarà ben chiaro che tu non la vedi più come una sorella. Cosa prova il Satoshi di adesso? Che emozioni hai provato a vederla insieme ad un'altra persona?

-         Io…credo rabbia…

-         E poi?

-         Non so, confusione, delusione…

-         Mh. Le persone reagiscono in maniera brusca, quando sentono che qualcuno gli sta portando via qualcosa di importante.

-         Sì, è esattamente questo. Però, che vuol dire?

-         Ma è gelosia, no?

-         Che?!

-         Non dirmi che non te ne sei accorto. Non sei più un bambino ormai. Non la vedi più come una volta, lei non è più come una volta…il tempo è passato anche per voi. Siete cresciuti, e inevitabilmente anche i vostri sentimenti sono cambiati. Forse il tuo atteggiamento è dovuto al fatto che vedi in Shigeru un rivale.

-         Be’ sì, ambiamo entrambi a vincere i tornei…

-         Intendevo rivale in amore.

-         …- lui rimase senza parole.

-         Se ci rifletti bene e pensi a quello che hai fatto finora, ti accorgerai tu stesso di quanto siano cambiati i tuoi sentimenti per lei.

Satoshi lo guardò con gli occhi spalancati, poi chinando la testa si voltò.

-         No, noi siamo troppi diversi. Non può essere vero, non deve succedere.

-         Io credo che sia già accaduto. Il tuo cuore lo sa già e sta cercando di fartelo capire con questi tuoi sbalzi d’umore.

-         No…io non posso essermi innamorato di lei- appoggiò la testa sulle ginocchia.

-         E perché no?

-         Non voglio che le cose cambino tra di noi. Questi stupidi sentimenti, finiranno per rovinare la nostra amicizia.

-         Sì, forse…o forse no. E’ certo che l’amore cambia il rapporto tra due persone, ma non sempre in negativo. Se le due persone provano lo stesso sentimento, non può che esserci che un miglioramento.

-         E…se la persona non ricambia?

-         Be’, è un po’ complicato…diciamo che se l’amicizia è forte, neanche una delusione può dividerli.

-         Tu…ti sei mai innamorato?

-         Certo, altrimenti non mi sarei sposato con tua madre, no?

-         Però, hai mai avuto una delusione?

-         …ecco, sì- annuì- In effetti la mia prima cotta infantile, ce l’avevo per la mia migliore amica, nonché compagna di viaggio- sorrise nostalgico- Ma è un sentimento che scoprì tardi, quando lei ormai era innamorata di un altro, dell’altro mio compagno di viaggi. Io come loro amico, non potevo che augurargli di essere felice.

-         Hai sofferto?

L’uomo lo guardò, poi fece un cenno di sì.

-         Diciamo che le prime cotte fanno un po’ soffrire- ridacchiò lui- Ma non per questo mi sono arreso. Certo, era difficile al momento, starle vicino e non poterle dire la verità…- sospirò- Ma il tempo guarisce le ferite e in seguito incontrai finalmente la donna che mi avrebbe reso felice.

-         Chi?- lo guardò.

-         Ma è chiaro, no? Tua madre…

 

-         Eccoci a casa!- disse Hiroshi guardando davanti a sé il paese di Masara- Ahh, che nostalgia.

-         Ma se non fai che lamentarti che qui ti annoi?- lo rimbeccò Akane.

-         Però niente è meglio della propria casa per rilassarsi da un lungo viaggio- sorrise- Ehi, perché non passiamo prima dal professore Ookido? Devo consegnarli la sfera Gs che mi ha affidato un suo collega.

-         Speriamo che il professore ne venga a capo del mistero su questa sfera- disse Mitsu.

-         Già, sono tanti che stanno investigando sulla sfera.

-         Bene, allora rotta verso il laboratorio! Andiamo Raichu!- Hiroshi si avviò di corsa verso la casa.

-         Raii!- lo inseguì il suo pokémon.

-         Sempre di corsa lui- sospirarono i due compagni mentre lo seguivano.

-         Professore! Professore!- entrò dentro il laboratorio- Sono venuto a…- si bloccò quando comparve davanti a lui una persona.

-         Ciao…- sorrise la ragazza chinandosi elegantemente- Piacere di conoscerti, mi chiamo Haneko. Il professore Ookido è nel suo studio. Adesso arriva.

-         Oh…sì…- disse lui sorpreso, fissando la ragazza dai capelli castani corti e un sorriso gentile.

-         Hiroshi, non sai che bisogna attendere, prima di precipitarsi dentro- lo raggiunsero Akane e Mitsu, poi notarono la ragazza- Chi è?

-         Hiroshi, ragazzi!- arrivò in quel momento un uomo dai capelli castano scuro e un grembiule bianco- Che piacere rivedervi! Siete tornati dal vostro viaggio?

-         Sì…- riuscì a dire Hiroshi.

-         Oh, ma che vedo, la sfera Gs- la prese dalle mani del ragazzo- Ottimo lavoro, mi metto subito a studiarla.

-         Ehm, professore…- Akane indicò l’altra ragazza.

-         Oh, scusatemi, che sbadato che sono…- ridacchiò- Lei è la mia nuova assistente. E’ stata mandata qui a Masara per aiutarmi nelle ricerche.

-         Ah sì?- Akane la guardò bene. Sembrava proprio una brava e tranquilla ragazza. Mitsu le fece cenno di guardare l’espressione imbambolata di Hiroshi.

-         E’ un onore conoscervi…il professore mi ha tanto parlato di voi- disse Haneko.

Hiroshi non parlò e i due amici sospirarono.

-         Ciao Haneko, io mi chiamo Akane- si presentò.

-         Io Mitsu.

-         E questo manichino è Hiroshi- Akane indicò il ragazzo dai capelli neri- Non farci caso se sembra strano, perché lo è.

-         Ehi!- si svegliò lui.

-         Che? Ho detto solo la verità- ridacchiò lei.

-         Non sono strano.

-         Detto da uno che ha cercato di catturare un Pidgey a mani nude- disse Mitsu con un sorriso divertito.

-         Ehi, ti ci metti anche tu?

-         Eh eh- ridacchiò Haneko- Che divertenti che siete.

Hiroshi guardò incantato il suo sorriso e quel suo modo di fare così delicato e garbato. Ai suoi occhi pareva quasi una vista incantevole.

Questo non sfuggì ai suoi amici, che non poterono che notare l’improvviso imbarazzo e nervosismo quando lui era vicino ad Haneko o quando se ne parlava.

-         Sei innamorato- disse infine Akane.

-         Che?!- lui cadde dalla sedia della cucina di casa sua.

-         Ma dai, quello sguardo languido e perso nei pensieri, quei sospiri nella notte, il tuo cambiamento quando c’è lei…è chiaro segno che sei innamorato- disse lei decisa.

-         Ma…

-         Be’, io non me ne intendo- disse Mitsu- Però sei davvero strano da quando siamo arrivati a Masara Town, non che tu non lo fossi già…

-         Mitsu, gentile come al solito, eh?- disse Hiroshi ironico, mentre si alzava da terra.

-         Faccio del mio meglio- sorrise lui divertito.

-         Perché non ti dichiari?- disse Akane con gli occhi che le luccicavano.

-         Sei pazza- disse lui arrossendo- La conosco da poco…che figura ci farei?

-         Quello di un tenero innamorato.

-         Non rincominciare- disse lui imbarazzato e sprofondando dalla vergogna. Parlare di quei argomenti gli metteva un gran disagio.

-         E dai Hiro, non sei più un ragazzino- disse Akane sorridendo e facendogli l’occhiolino- E poi, qualcosa mi dice che hai già fatto centro nel suo cuore.

Hiroshi la osservò per qualche secondo.

-         Akane…non dirmi che l’hai fatto- disse con aria minacciosa.

-         Cosa?- disse con finta ingenuità.

-         Lo sai bene! Sei andata a parlarle di me?!

-         Ehi, dovevo conoscere ad ogni costo la ragazza che piace al mio migliore amico.

Il ragazzo si bloccò e la guardò.

-         E credimi, non posso che essere felice per te. Haneko è proprio una brava ragazza.

-         …sì- chinò la testa, poi la rialzò con un sorriso- Hai ragione.

-         Come sempre- ridacchiò lei- E non preoccuparti, io e Mitsu ti aiuteremo.

-         Questo sì che mi preoccupa- disse lui fingendosi preoccupato.

-         Eh, che vorresti dire? Hai davanti a te la migliore in questioni di cuore e il suo assistente.

-         E da quando sarei diventato il tuo assistente?- disse Mitsu.

-         Da questo momento- disse lei decisa e si alzò in piedi- Vedrai Hiro, con noi al tuo fianco, farai breccia al suo cuore!

-         Non è che la stai prendendo un po’ seriamente?- chiese ora veramente preoccupato Hiroshi.

-         Per me si è montata la testa, da quando ha cercato di unire due pokémon- commentò Mitsu, il che ricevette un pugno dalla ragazza- Ahi, di sicuro invidio Hiro- si massaggiò la testa- Almeno la sua ragazza non è manesca come Akane.

-         Cosa?! Ritira subito quello che hai detto!

Hiroshi li guardò con un po’ malinconia discutere tra di loro. Ricordava il primo giorno in cui lui e Akane si erano incontrati e di come le loro avventure li avevano resi affiatati. Poi senza accorgersene il suo sentimento d’amicizia cambiò e apprese troppo tardi di essere innamorato di lei, perché Akane era già innamorato del loro compagno di viaggio. Per un po’ ne era rimasto turbato dalla notizia e si era sforzato di accettare la realtà. In fondo, si trattava dei loro due migliori amici e se loro erano felici, lo era anche lui. Credeva che non sarebbe più riuscito ad amare un’altra persona come lei, però il destino gli aveva serbato una sorpresa. Una ragazza che sembrava essere arrivata apposta per lui. E in breve…- si toccò il petto- il suo cuore aveva iniziato a battere per lei.

E ora guardando Akane, non poteva che essere nostalgico, ma sereno. Perché ora sentiva finalmente che tra di loro era rimasta una solida amicizia. Che il tempo non avrebbe potuto cancellare…

 

-         E poi?- chiese curioso Satoshi.

-         Ehh, i miei amici fecero in modo che io e Haneko rimanemmo soli e ci conoscessimo meglio. E per me, lei era un ottimo motivo per tornare a Masara Town da ogni mio viaggio. Così che in breve mi dichiarai, non con poche difficoltà- ridacchiò lui- Ma con l’appoggio dei miei amici ci riuscì e iniziammo ad uscire insieme.

 

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Prossimamente:

Il racconto di Hiroshi prosegue, facendosi strada tra lontani ricordi della sua giovinezza, alle prese con l’incontro con Haneko e la loro futura unione. Anche Haneko riporta alla sua mente quei ricordi con nostalgia. Il racconto condurrà Satoshi a prendere una decisione, e questo non sembrerà rallegrare Hiroshi che sarà costretto a prendere dei seri provvedimenti.

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Ebbene sì, un altro capitolo. Lo so, sono rimasta un bel po’ ferma con questa storia…ma alla fine ho ripreso, no? Mancano un bel po’ di capitoli, ma vi chiedo di resistere ç.ç

Per capire meglio la storia e come si svolgerà, continuate a leggere ^^ e seguite anche il mio blog www.mariposasky.blogspot.com, dove aggiornerò man mano le varie fiction.

By Ya-chan

   
 
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