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Autore: Dido88    27/01/2009    7 recensioni
Quando Dylan Key scrisse il suo nome su Wikipedia, non avrebbe mai immaginato di trovarci un'intera pagina dedicata alla sua vita. Ma sopratutto non avrebbe mai immaginato che terminasse con la sua morte : data prevista... il mese prossimo...
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prima di iniziare a leggere…

Prima di iniziare a leggere

 

Un ringraziamento sincero a tutte le persone che hanno commentato (Mi avete lusingato. Sul serio!) e a chi ha inserito questa fiction trai i preferiti.

 

P.S. Questo secondo capitolo può sembrare più lento rispetto al precedente…

 

 

 

Spensi la sigaretta con la scarpa e mi scrutai con attenzione allo specchio. I miei occhi azzurri scintillavano come lame affilate, la mia cresta d’avena era dura quanto bastava, il mio lucchetto pendeva dal collo più fiero di un impiccato innocente e il mio stomaco era intorcinato come non mai. Oggi era il giorno della consegna caz… cavolo! Pensai ad alta voce. Dylan doveva portare gli argomenti della ricerca che ci eravamo divisi… Dove cavolo si è cacciato? E pensare che gli avevo anche suggerito di andare a cercare dati extra su wikipedia… cavolo!

Se ci becchiamo un’altra insufficienza i miei mi si bevono. Pensai tra me e me prima di guardare l’orologio : erano le 8 e mezza e già mi stavo accendendo l’undicesima sigaretta della giornata. Se continuo così rischio di non arrivarci proprio alla maturità. E non per colpa delle insufficienze.

Dopo poco lanciai la carcassa della sigaretta nel WC e scaricai. Ormai la prima ora era quasi finita, meglio rientrare in classe evitando un bel cazziaton… una ramanzina dalla prof.

 

Quando entrai dalla finestra, lui era lì, disteso sul letto, con la bava che colava dalla bocca fino alla spalla. «Dormiglione… SVEGLIA!» Gli gridai nell’orecchio.

Ruzzolò per terra.

 

La casa di Dylan mi è sempre piaciuta. Rispetto alla mia è completamente un’altra musica. Per iniziare, tutte le pareti sono integre e verniciate (di un giallo scuro, quasi arancione). Ci sono molto bei mobili in finto legno antico (secondo me potrebbe essere anche vero legno antico…) e tante stanze spaziose e ben areate; per non parlare della favolosa cucina da cinema! Due ripiani in marmo, uno per cucinare ed uno per mangiare, due forni, un frigo in acciaio e una batteria di utensili per cuochi provetti.

Lo confesso…  Se potessi gliela ruberei.

«Smettila di fantasticare e dimmi perché continui ad entrare dalla finestra» Mi ammonì il bello addormentato nel bosco.

«Solo se tu mi dici perché stai facendo colazione alle 4 del pomeriggio!»

Mi fissò stravolto. Sembrava che non avesse chiuso occhio per tutta la notte.

«Cazzo! Oggi ci hai fatto prendere un altro 2! Un altro 2!»

«Cavolo. Si dice cavolo, non cazzo.» Mi ammonì. Ancora.

«Se permetti, cazzo, ci stava tutto questa volta. Ora mi spieghi cosa… » presi un bel respiro «Cavolo è successo questa notte da tramortirti a questo punto.»

Dylan mi guardò completamente rintronato. Era sconvolto. Delle occhiaie avevano deciso di pestargli gli occhi, mentre la sua solita coda di cavallo aveva lasciato spazio ad una moltitudine di capelli sparati alla Bill Kavolitz o come diavolo si chiama.

«Lascia perdere.» Gli si sgranarono gli occhi. «Ho avuto un incubo terrificante!» Sillabò quell’ultima parola con una strana enfasi.

 

Dopo la colazione (pomeridiana) ci mettemmo davanti al PC (integro) della sua stanza. Mi aveva raccontato per filo e per segno quel sogno così terrificante, tanto che alla fine mi incuriosì.

Digitai i nostri nomi e cognomi su wikipedia. Ma non ottenemmo nessun risultato.

Le pagine non esistevano. Che peccato, mi sarei divertito se avessi trovato pagine del genere sulla mia vita.

 

 

Chiusi la porta in fretta e furia,  precipitandomi nel salone alla disperata ricerca di mio fratello (Ho un fratello!?). Niente. La casa era vuota; i miei genitori non erano ancora tornati dal lavoro, ma Josh, dove si era cacciato? Caro, lui è morto! Non fare finta di non saperlo. Scacciai in un attimo quell’irritante vocina echeggiante dalla mia mente e iniziai ad ispezionare la casa con scarsi risultati. In tutte le stanze non c’era la presenza di un’anima viva eccetto me.  DRIIIIN… DRIIIN… ero paralizzato.

Dopo l’ispezione mi accasciai sul divano, tentando di rimettere le idee a posto. Il telefono squillava ma io non gli davo retta. Dovevo riordinare la mia mente, tutto il resto veniva dopo. Sprofondai tra i morbidi cuscini in pelle analizzando la situazione. In fondo poteva essere tutto uno scherzo… DRIIIN… DRIIIN… Un qualsiasi hacker avrebbe potuto creare quegli affetti col computer, non ci voleva molto dopotutto. L’esplosione del monitor sarà stata solo una sfortunata coincidenza… DRIIIN… TLACK! Una vocina meccanica iniziò a cincischiare  – Questa è la segreteria telefonica della famiglia Key, lasciate un messaggio dopo il BIP – La voce che seguì dopo quel suono non era umana : lo sai benissimo che non è uno scherzo. Lui ti ucciderà, così come ha ucciso tuo fratello. Io controllerei meglio nella cesta dei giocattoli-

I quadri nel salotto iniziarono ad ondeggiare, come se il mare che vi era raffigurato ( mio padre amava questo genere di quadri… volevo dire ama) stesse iniziando a prendere vita, pronto ad inondare l’intera sala. Uno in particolare sconvolse la mia mente. Raffigurava una piccola goletta che affrontava un’improvvisa burrasca. Lo fissai attentamente e notai che sulla bagnarole, in mezzo ai marinai che chiedevano aiuto a Nettuno o chi sa quale divinità… c’era anche lui. Mio fratello era in mezzo a loro, con la sua solita cresta bionda ed il suo lucchetto appeso al collo… Chiedeva aiuto e per una frazione di secondo giurai di sentire la sua voce spaventata invocare il mio nome in segno di soccorso…

 

Arrancai fino alla porta della sua cameretta e mi fermai. Non avevo il coraggio di aprirla e controllare, ma dovevo farlo. Presi un respiro e feci qualche passo indietro. Volevo prepararmi a reagire contro qualsiasi cosa ci fosse lì dentro. Posai la mano destra sul pomello dorato della porta facendolo scivolare con lei verso l’interno. Alzai lo sguardo ma mi arrestai. La porta era sghemba e pendeva verso destra. Lasciai di scatto il pomello, facendolo tornare alla posizione originale. Istintivamente chiusi gli occhi. Non può essere Dylan (Ma io non mi chiamo Dylan!?) , fermati. Dissi tra me e me. Rilassati. Stai entrando in paranoia. Riuscii a calmarmi e a convincermi a riaprire gli occhi. La porta era dritta. Con la mano sinistra asciugai il sudore che invadeva la mia fronte, mentre con la destra girai il pomello per entrare nella stanza. Non ci riuscii.

La porta era di nuovo sghemba.

Questa volta pendeva leggermente sulla sinistra.

Sentii lo stomaco torcersi, stavo per avere un altro attacco violento di vomito. Quella porta sembrava oscillare come un dannato pendolo causandomi una sensazione simile al mal di mare.

Chiusi nuovamente gli occhi,  otturai la bocca con la mano sinistra e con la destra feci scattare con forza il pomello. Ruzzolai nella stanza sbattendo la testa, ma almeno evitai una seconda scarica di vomito…

 

 

Quando Josh mi chiamò, cambiando per sempre le nostre vite, era il giorno seguente la ricerca svolta su wikipedia. Stavo per entrare in classe quando squillò il cellulare:

«Dylan…» Sospirò. «Ho sognato quello che hai sognato tu…»

«…»

Lo sentii piangere.

«Tuo fratello… è morto»

 

 

Non fraintendete quello che avete letto. Se vi siete sentiti disorientati e nel bel mezzo del caos… beh…  tutto va come deve andare. Tranquilli; spero solo di avervi spaventato o almeno turbato un po’.

 

  
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