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Autore: fireslight    05/08/2015    1 recensioni
«Sei deciso, allora.»
«Sai che devo rimanere qui, ho dei doveri.»
«Certo, certo.» Cora fa un gesto di noncuranza con le dita, e Derek sorride, «Doveri di alpha e ragazzini vari, Scott ha bisogno di me, quell’altro non si sa controllare, devo fare il babysitter.. Divertiti, eh.»
[..]
«Cora?»
Lei si volta di scatto, e Derek pensa che sia diventata bellissima, che somigli alla loro madre più di quanto lei stessa non dia a vedere.
«Non dimenticare mai da dove vieni, né le tue origini. Non dimenticare chi sei.»

[Derek/Cora♥][3x04 • Missing Moments, Slice of Life, What If? • Angst, Introspective − 18.328 words]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cora Hale, Derek Hale
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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She is an apocalypse,wrapped in wolf fur
 
{and you are meant to love
a star bright, beautiful and far away}
 
 
Derek ricordava ancora di quando lui e le sue sorelle correvano per interi pomeriggi nei boschi, ridendo come bambini ignari e al sicuro dai pericoli del mondo, ricordava come ci si sentisse ad avere degli affetti, una madre che lo amava più della sua stessa vita.
In particolare, dopo tanti anni dall’incendio − ogni possibilità di ristabilire un contatto con la sua famiglia andato in fumo, − Derek ricorda con innaturale vivezza la sagoma minuta di Cora che aveva la pessima quanto giocosa abitudine di nascondersi nei tronchi cavi degli alberi, il suo sorriso, la sua risata infantile come le acque di un ruscello libere dal gelo della neve invernale.
Laura era sempre stata la più riflessiva, posata fra le due, mentre Cora mostrava l’irrequietezza tipica dei bambini, − dei cuccioli di lupo alla scoperta di un mondo nuovo, dalle mille sfumature di colori, luci e suoni.
Derek ricorda di averla amata più di qualsiasi altra cosa al mondo: tentava di proteggerla dalle insidie che non conosceva perché giovane, le insegnava a controllare i primi, isolati scatti di iperattività dovuti alla sua natura di lupo e, nonostante il suo carattere schivo e introverso, rivolgeva i suoi rari sorrisi a lei, e a lei soltanto.
 
 
A un paio di anni dal rogo della sua famiglia, Derek portava ancora sul suo corpo le cicatrici di quella notte buia, rischiarata unicamente dalle fiamme che avevano ridotto in cenere i legni della casa − sua madre, suo padre, ogni singolo membro della sua famiglia, e umani innocenti trovatisi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Non riusciva a non pensare al corpo di Cora ridotto in una manciata di polvere grigia, alle sue ossa bianche e sottili, corrose dai fumi del fuoco. Non riusciva a capacitarsi di averla persa per sempre e, a volte, quando lasciava che i suoi pensieri corressero a quella sera, sentiva le viscere attorcigliarsi in una morsa soffocante.
Quando si svegliava di notte, in preda agli incubi, con le urla che imploravano aiuto dalla casa nella sua testa, Derek era sicuro di vedere gli occhi scuri di sua madre brillare come stelle nell’oscurità: talvolta, era quasi certo di sentire la sua voce fra le ombre, una voce che sin da bambino lo aveva rassicurato e cullato nelle notti di tempesta.
Andrà tutto bene, sembrava dirgli, non sarai mai solo, ti proteggerò sino alla fine.
 
 
Sono stesi entrambi sul grande letto, e a Derek appare tutto così strano che quasi non sente le parole da lui stesso pronunciate, come se fosse rinchiuso in una bolla di inaspettata serenità.
    «Com’era in Brasile?»
Sua sorella smette di respirare per qualche secondo, come se non volesse davvero parlare di quel periodo e Derek quasi rinuncia ad avere una risposta, sedendosi con la schiena poggiata alla testiera del letto, voltandosi di lato ad osservarla. La vede fissare il tetto grigio e smorto del loft come se non avesse mai visto nulla di più interessante.
    «Lì mi sentivo a casa. Abitavamo in una grande tenuta ai margini di Brasilia, lontani dalla città vera e propria. Ci voleva poco per raggiungere la foresta, nelle notti di luna piena..»
Cora si alza a sua volta, mettendosi seduta accanto a lui, l’espressione lontana e vagamente nostalgica e Derek prova a immaginarsi il paesaggio, il clima torrido, la foresta Amazzonica, non riuscendoci del tutto.
    «Qualche volta» dice Cora, il viso illuminato dalla fioca luce notturna, «Potremo tornarci, sai? Insieme.»
Al di sotto delle lenzuola scure e sottili, la ragazza intreccia le loro dita, guardandolo in silenzio per alcuni istanti, consapevole di altre domande che arriveranno presto. Se c’era una cosa che ricordava con assoluta vivezza, era che Derek era sempre stato inguaribilmente curioso.
    «Avevi degli amici, lì?»
Lei sorride al ricordo, visualizzando nella mente i volti di quelle persone che l’avevano cresciuta come fosse carne della loro carne, non una trovatella qualunque, venuta dalla lontana America, scampata dal terrificante incendio della sua casa.
    «C’è Angelica, è stata lei a trovarmi, quando sono scappata. Era negli Stati Uniti per una qualche commissione, mi ha salvata da una morte certa. Poi, vediamo.. Isabelle, una piccola peste, non smetteva mai di correre per i campi, una volta si è addirittura persa e don Miguel in persona è dovuto andare a cercarla.»
    «Don Miguel è l’alpha?»
    «Oh, sì. All’inizio potrebbe sembrare un tipo burbero, ma ha un grande senso della giustizia e del dovere. In fondo, − molto in fondo − ama davvero il suo branco. Ha sempre fatto di tutto per proteggerli, per proteggere anche me
    «Quel posto ti manca, Cora. Dovresti tornare da loro. Non hai nulla che ti trattenga qui,» Nonostante le sue parole, la ragazza osserva il viso del fratello intristirsi come se non avesse voluto davvero pronunciarle. È come se si sentisse obbligato ad allontanarla di nuovo, anche se l’unica cosa Cora possa desiderare, in quel momento, è recuperare il tempo perduto con lui − «Nulla che io possa offrirti.»
Lo guarda dritto negli occhi, con quello stesso sguardo di rimprovero che da bambini era l’unica cosa che Derek temesse davvero di lei.         
    «Non esiste. C’è un motivo per cui sono tornata, e non ho intenzione di andarmene tanto presto come vorresti.»
    «Cora−»
    «No, fammi finire. Sono tornata perché volevo vederti, perché sei l’unica persona della famiglia che mi sia rimasta» Derek la osserva con attenzione, scorgendo adesso quel barlume negli occhi scuri trasformarsi in cieca determinazione: del resto, a Cora non era mai piaciuto essere contraddetta e lui non avrebbe commesso di nuovo un errore del genere, «Sono tornata per mio fratello. E vorrei restare, Derek, davvero, se tu volessi.»
    «Credi che ti manderei via?»
    «Ne saresti capace.»
    «Se fosse per proteggerti, sì, lo farei. Ma non potrei proteggerti se te ne andassi lontano, dove io non posso raggiungerti. Ragion per cui, sorellina, faresti meglio a non scappare come quella tua amica Isabelle.»
Finalmente, Derek la vede felice come un tempo. Cora ha quel genere di sorriso che ingannerebbe chiunque sulla sua natura, un sorriso che soltanto lui sa sviscerare nelle sue molteplici sfumature.
Prima che possa anche solo ricambiare, lei si accoccola sul suo petto, chiudendo appena gli occhi. Allora, con delicatezza, lui la abbraccia, − perché, voglia ammetterlo o meno, gli è mancata più di quanto voglia e possa ammettere − e, pochi minuti dopo, la sente scivolare nel sonno, immobile, silenziosa come la notte.
 
 
«Il volo JC-362 diretto a Rio de Janeiro è in partenza dal gate 2. Si pregano i passeggeri di procedere ai controlli di sicurezza
Derek osserva Cora con misurata attenzione mentre cammina impettita tra la folla dell’aeroporto, come fosse la cosa più naturale del mondo. Come fosse una viaggiatrice incallita e quella routine, una noiosa formalità.
    «Sei deciso, allora.»
    «Sai che devo rimanere qui, ho dei doveri.»
    «Certo, certo.» Cora fa un gesto di noncuranza con le dita, e Derek sorride, perché malgrado tutto è sua sorella, ha il suo stesso carattere, − è una Hale, orgogliosa e testarda sino all’inverosimile − «Doveri di alpha e ragazzini vari, Scott ha bisogno di me, quell’altro non si sa controllare, devo fare il babysitter.. Divertiti, eh.» gli dice, con aria fintamente annoiata, facendogli il verso, ricordando quella loro conversazione in macchina.
    «Mi divertirò, tu sta’ attenta.»
    «Certo che starò attenta.»
    «Viene a prenderti qualcuno a Rio, no?»
Cora gli rivolge un’occhiata scocciata, alzando gli occhi al cielo, sorridendogli con fare permissivo e accomodante. «Ricordami quanti anni ho, Derek. E comunque si, viene a prendermi don Miguel, l’ho sentito qualche minuto prima.»
    «D’accordo. Avvisami quando atterri.»
    «Ma certo, fratellone.»
Derek la guarda, e trova strano il fatto che sia così tranquilla, come se non si accorgesse della sua velata preoccupazione. Ad un tratto, Cora gli prende la mano, − come quella sera nel loft − intrecciando le loro dita e poggiando il capo sulla sua spalla.
    «Sarei voluta rimanere, davvero, ma don Miguel sembra preoccupato. Queste sparizioni improvvise, i disordini nella foresta tra gli indigeni, i cacciatori.. Non lo convincono. Vuole solo proteggere il suo branco e per farlo, ha bisogno che siamo tutti uniti, insieme, nello stesso luogo.»
Derek annuisce tra sé, poi le sorride appena: non vuole che si preoccupi più di tanto, né che stia in ansia durante il viaggio.
    «Lo capisco, davvero. Al suo posto, mi comporterei ugualmente.»
    «Bene, ne sono contenta. Sai, pensavo che−»
    «Ultima chiamata per i passeggeri del volo JC-362 diretto a Rio de Janeiro, in partenza dal gate 2.»
    «A quanto pare devi andare,» Derek le porge la sacca da viaggio, contenente alcuni pochi vestiti e i documenti, mentre Cora sbuffa infastidita, scoccando un’occhiataccia agli altoparlanti, «O perderai l’aereo.»
    «Sembra di si.»
Derek l’attira a sé prima che lei possa protestare, baciandola in fronte, scompigliandole giocosamente i capelli lisci.
    «Avvisami, quando arrivi.»
    «Ma certo, tranquillo. Ti farò sapere riguardo a−»
    «Sì, ma adesso va’, o perderai il volo.»
    «Ho capito, vado, vado. Non vuoi proprio avermi tra i piedi, eh.»
Derek prova l’irresistibile quanto infantile impulso di prenderla in giro, perché sua sorella non immagina davvero quanto per lui sia difficile, saperla viva, lontana chilometri da lui, dalla sua casa, ma viva.
E non vorrebbe lasciarla andare, non adesso, − perché è vero che ci si accorge dell’importanza delle persone solo quale le si perde, ma Derek aveva sempre avuto un occhio di riguardo in più per Cora, era sempre stata e lo era ancora, la sua preferita, la persona per cui avrebbe fatto di tutto e commesso pazzie.
    «Cora?»
Lei si volta di scatto, e Derek pensa che sia diventata bellissima, che somigli alla loro madre più di quanto lei stessa non dia a vedere.
    «Alfa, beta, omega.» le dice, fissandola negli occhi degli Hale, e Cora pare capire immediatamente, con quel guizzo di consapevolezza mischiata ad orgoglio che l’ha sempre distinta, «Non dimenticare da dove vieni, né le tue origini. Mai dimenticare chi sei, Cora.»
Lei lo fissa a lungo di rimando, seria e imperscrutabile − come Talia lo era stata al suo tempo. «E tu, fratello? Ti ricorderai di me?»
    «Sempre.»
Quando sua sorella si volta, scomparendo tra le decine di persone intente a correre da una parte all’altra dell’aeroporto, indaffarate in movimenti da lui ignorati, Derek avverte come un familiare peso serrargli le viscere, il principio di una preoccupazione che si ferma in gola, quasi impedendogli di respirare e una serie di immagini gli passano per la testa, come un flashback.
   
Sua madre, nell’atto di mettergli tra le braccia un fagottino minuscolo, tremante di freddo, gli occhi vispi e curiosi alla scoperta di ogni forma in movimento ed è da questi che Derek la riconosce: è sua sorella. È una Hale.
“È tua” gli dice sua madre, guardandolo negli occhi, “Amala, proteggila per sempre.”
 
E Derek lo aveva fatto, l’aveva amata e protetta come nessuno, lo avrebbe fatto ancora, dal momento in cui l’aveva chiamata Cora in quel freddo pomeriggio d’inverno, alla sua nascita e sino alla fine dei suoi giorni, finchè fosse stato in vita − e magari anche dopo.







 
Note dell'autrice.
Buon pomeriggio, ew. Diciamo pure che non posso stare a lungo senza scrivere del mio personaggio preferito, un tale Derek Hale a caso, per inciso e del suo splendido rapporto con sua sorella Cora, del quale sappiamo ben poco. Basti dire che amo il modo in cui fa di tutto per proteggerla, perchè è questo che si fa in una famiglia, specialmente dopo ciò che gli Hale hanno dovuto passare.
Qualche piccola precisazione:
(1) Per il titolo della storia mi sono ispirata a una bellissima poesia trovata su tumblr, della quale al momento non ricordo l'autore;
(2) Dato che nella serie non si precisa, ma si dice che Cora abbia trascorso degli anni in Sud America, mi piace pensare sia stata in Brasile, tra Rio de Janeiro e Brasilia;
(3) La frase 
«Non dimenticare da dove vieni, né le tue origini. Mai dimenticare chi sei, Cora.» è un libero adattamento ad una frase di Tyrion Lannister de Il Trono di Spade, altro fandom in cui sguazzo, ew.
Btw, credo di aver finito, sì. Mi auguro che sia piaciuta e sarei felice se mi lasciaste un commento, un pensiero, qualsiasi cosa. Le recensioni fanno felici milioni di scrittori, aw.
Alla prossima, 
fireslight.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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