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Autore: Pendragon    05/08/2015    1 recensioni
[ Future!Fic | Storia interattiva | Iscrizioni chiuse ]
« Entrate nelle vostre cabine! » ordinò Chirone, brandendo due spade. Gli unici ad ascoltarlo furono i più piccoli che, spaventati, andarono a cercare riparo nei loro letti. I più grandi, invece, erano riluttanti ad andarsene e guardavano il cielo color pece.
« Ho detto- » iniziò il centauro, con tono serio e irremovibile, ma fu fermato dall’apparizione di un lampo di luce.
Si è risolto tutto!, pensò Celsi, tirando un sospiro di sollievo. Chiaramente si sbagliava.
La luce proveniva da una figura che si dirigeva verso il Campo con grazia. Atterrò delicatamente, con le ali dorate spiegate. Tutti si resero conto che quella figura era effettivamente vestita di luce. Il suo vestito cambiava colore, seguendo il motivo dell’arcobaleno.
« Divina Iride! » esclamò Chirone, flettendo le zampe equine per inchinarsi alla dea. I ragazzi presero esempio dal centauro, sconvolti da tutti gli eventi.
« Vi porto infauste notizie, » disse la dea. « il dio Apollo è scomparso e il carro del sole è stato rubato. »
« Com’è possibile? » chiese Chirone.
Iride si alzò di nuovo in volo. « È l’ascesa delle tenebre »
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Apollo, Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The rise of the darkness

{ Il trio }

Harry Blake


ormalmente Harry sarebbe stato felice di finire di cavalcare uno spirito del vento sagomato a forma di pegaso e tornare, letteralmente, con i piedi per terra; quella volta, tuttavia, avrebbe preferito attardarsi un po’ e svolazzare nel cielo con quella creatura mitologica.  Quelle tre furie, però, erano state chiare: il tizio sconosciuto che si erano perse per evitare di finire sul menu della cena. Un patto equo, dopotutto.
«Quante probabilità abbiamo di sopravvivere?» chiese a voce altra per farsi sentire oltre il rumore del vento che rimbombava nelle orecchie e faceva lacrimare gli occhi al figlio di Apollo mentre la discesa procedeva veloce. La rossa si voltò a guardarlo e, con voce altrettanto alta, rispose: «Vuoi una risposta ricca di ottimismo o di pessimismo?»
«Facciamo che lasciamo perdere!» dopo questa affermazione Celsi accennò una risata, ritornando a guardare di sotto, dove la terra si avvicinava sempre di più a loro. Harry strizzò gli occhi e si strinse allo spirito, contando il tempo che passava.
Dopo aver contato dieci secondi percepì il suo destriero rallentare e riaprì gli occhi, vedendo la terra vicinissima. Il figlio di Apollo si guardò intorno, notando poco lontano da loro un concentrato di nubi temporalesche che vorticavano in una specie di bolla di cui  solo la vista faceva attorcigliare lo stomaco al ragazzo. Si voltò verso la compagna d’avventure, indicandole il punto su cui aveva posato gli occhi azzurri. Celsi annuì, spronando il suo spirito a cavalcare verso quel punto, seguita a ruota dal figlio di Apollo.
Più si avvicinavano più Harry sentiva quella morsa allo stomaco che lo rendeva molto nervoso. Prese dei respiri profondi per rilassarsi e pensare lucidamente a come salvare suo padre, sconfiggere il Trio e riportare alle Erinni ciò che avevano perso.
Non fece in tempo a pensare ad una singola cosa che era già arrivato al luogo d’interesse. Scese dallo spirito, così come Celsi, e dopo che i loro tassisti mitologici furono liberi da tutto si dissolsero in un soffio di vento, infrangendosi contro i visi dei due ragazzi. «Che carini.» commentò Celsi legandosi i capelli rosso fuoco in una coda.
«Carinissimi.» replicò Harry, sbuffando leggermente siccome quei maledetti spiriti gli avevano rovinato il ciuffo.
«Andiamo?» fece Celsi, stringendo il suo boomerang. Harry annuì e i due mossero qualche passo. Erano vicinissimi alla coltre di nuvole e, non appena provarono ad attraversarla, sentirono una certa resistenza. Era come se qualcosa impedisse loro di entrare. Harry spinse una mano all’interno, facendo tanta fatica, e alla fine questa venne spinta via con forza.
«Ok,» disse Harry. «spiegazioni?»
Celsi si morse il labbro, studiando la situazione. «C’è un campo di forza che ci respinge, chiaramente.» dedusse la ragazza.
«Chi è che vuole tenere Harry Blake fuori dalla sua vita?» chiese indignato il figlio di Apollo.
«Be’…» iniziò Celsi, grattandosi il lato del naso.
Harry alzò un dito. «Zitta.» lei rise e poi ritorno a concentrarsi sul campo di forza, portando lo sguardo su vari punti.
«Se ci provassimo insieme?» disse poi il figlio di Apollo. «Tu ci metti la forza e io il fascino, che dici?»
La ragazza gli diede un pugno sul braccio, ridacchiando per poi mettersi in posizione, imitata da Harry. Le mani si fermavano sulle nuvole, lanciando qualche loro ciuffo scorrer loro fra le dita, mentre contavano fino a tre e iniziare a tentare di entrare con tutte le loro forze. La forza del campo cercava di respingere i ragazzi ma loro non si arresero, avevano una missione da compiere. Harry sentì una goccia di sudore scendergli dalla fronte mentre digrignava i denti e i muscoli gli andavano a fuoco per lo sforzo.
Dopo una serie di sforzi Harry e Celsi finirono dall’altra parte delle nubi, distesi per terra e sudati. Ci erano riusciti. Si sorrisero e il figlio di Apollo si alzò, offrendo poi una mano alla sua amica, che la afferrò e si tirò su, passandosi una mano sulla fronte. Quella bolla era illuminata, come se il giorno non se ne fosse mai andato. Forse era la presenza di suo padre…
Qualcuno dietro di loro batté placidamente le mani. «Davvero un’entrata in scena eroica.» schernì una donna. Loro si voltarono e videro colei che aveva parlato.
I suoi capelli castani erano portati sciolti e ricadevano fin sotto le spalle in morbide onde, incorniciando dolcemente un viso ovale e dalla carnagione olivastra, dove due occhi verdi brillavano di una luce millenaria. Il corpo alto e snello era avvolto in un vestito blu in stile greco e le arrivava fino alle caviglie, dove si scorgevano i lacci dei sandali che portava. Aveva un ghigno sul viso e Harry ci avrebbe messo la mano sul fuoco: era tanto bella quanto pericolosa.
«Maleducata, direi.» si aggiunse un uomo. Indossava il classico vestito maschile usato nell’antica Grecia, così come i sandali. I capelli neri erano riccioluti e folti, gli occhi azzurri e la carnagione abbronzata. Fra le mani si rigirava un pugnale su cui era presente del liquido dorato. Icore.
Harry strinse i pugni, sapendo che quel sangue apparteneva a suo padre. «Già ci dispiace di non aver suonato il campanello ma be’, sapete… non c’era.» disse Harry, tenendosi pronto al combattimento.
«Però abbiamo portato qualcosa per farci perdonare!» intervenne Celsi con un sorriso raggiante. Alzò il suo boomerang con orgoglio. «Una bella sconfitta
Esplose una risata fra i nemici. «Ma davvero?» ed ecco il terzo. Biondo, freddi occhi castani e abbronzato anche lui. Indossava una veste grigia e sulle spalle aveva un mantello, mentre stringeva fra le dita un bastone.
«Già, però vorremo prima sapere chi stiamo per sconfiggere. Sapete, roba da eroi…» disse Harry, impugnando Heather, il suo fidato arco.
«L’arroganza va sempre punita!» rimproverò l’ultimo arrivato, incrociando le braccia al petto.
«Suvvia, Tamiri, non essere maleducato!» lo riprese la donna con un sorriso.
Celsi inarcò un sopracciglio. «Tamiri? Quel Tamiri?» il biondo annuì. «E ci vieni a parlare tu di arroganza?»
Harry vide Tamiri stringere le dita sul suo bastone, stringendo finché le nocche non diventarono bianche. Se Harry non ricordava male, Tamiri era un poeta e musico greco che aveva avuto la brillante idea di ritenersi migliore delle muse. Suo padre era accorso dalle dee delle arti, riferendo tutto, e le donne si erano fatte valere, scagliandosi contro di lui e…
«Ma tu non dovresti essere cieco, muto e con un piccolissimo principio di Alzheimer?» chiese Harry. Tamiri strinse ancor più forte il bastone.
Che permaloso, pensò Harry.
«Mi hanno guarito, figlio di Apollo.» pronunciò “figlio di Apollo” con disprezzo. «Il mio signore è buono.»
«Intendi Erebo?» Tamiri fece cenno di sì. «Cioè, quell’Erebo? Stiamo parlando dello stesso dio o…?» fece Celsi.
«Silenzio, ragazza.» la zittì la donna.
«Oh, Cassandra! Io mi stavo divertendo!» si lamentò l’altro.
Ah fantastico, abbiamo anche la visionaria pessimista inascoltata, pensò Harry.
«Taci anche tu, Oreste.» sbuffò Cassandra.
Ed ecco spiegate le Erinni, Harry guardò Celsi: dovevano prendere Oreste vivo e indenne.
«Ok, belle presentazioni molto spontanee.» commentò sarcasticamente Celsi. «Ora… possiamo andare a prendere Apollo o dobbiamo ingaggiare un noioso combattimento contro di voi?»
Tamiri alzò gli occhi al cielo. «Perché volete salvare quel dio così disperatamente?»
«A mio nonno non piace che mio padre stia fuori così tanto con i suoi amici. Sai, il coprifuoco.» disse Harry.
«L’umorismo non ti salverà dalla morte, Harry Blake,» sibilò Cassandra. «non ti conviene scherzare con noi.»
«Volete salvare un uomo che ci ha condannati? Un uomo capace di infliggere punizioni tremende?» chiese irritato Tamiri.
«Il vostro cruccio è solo colpa vostra!» replicò Celsi. «Cassandra, tu hai infranto il voto che gli avevi fatto.»
«Tamiri, tu hai commesso un atto di arroganza e superbia.» intervenne Harry. «E Oreste, sei stato tu a chiedere consiglio all’oracolo. Potevi non seguirlo, ma hai ucciso tua madre in ogni caso. È stata una tua scelta.» a Harry veniva naturale difendere suo padre e quello che diceva era anche la verità! Purtroppo, però, quei tre non erano dello stesso avviso.
Cassandra serrò i pugni. «Avreste potuto salvarvi, sapete? Avreste potuto unirvi a noi! Perché combattete per gli dei?»
«Soprattutto tu, Celsi. Sempre che questo sia il tuo vero nome… non sei nemmeno stata riconosciuta! Come puoi combattere per qualcuno che non ti considera nemmeno?» provocò Oreste con rabbia. Harry si voltò a guardare allarmato Celsi, preoccupata che quelle parole potessero far cambiare schieramento alla rossa. Lei serrò la mascella e guardò i tre.
«Io— io persi la memoria.» disse. «potrebbe avermi riconosciuta tempo fa.» la voce era ferma. «E anche se fosse gli dèi ascoltano le nostre preghiere e ci proteggono. Ci hanno aiutato più di una volta in questa impresa, non ho motivo di tradirli.»
Harry si lasciò andare in un sospiro di sollievo. «Dunque… credo sia il caso di combattere.» decise Harry, incoccando una freccia e scoccandola verso Cassandra. Lei prese la freccia al volo, fermandola a qualche centimetro dal suo viso. «Come sei prevedibile, Harry Blake.» lo schernì spezzando la freccia e buttando le due estremità a terra.
«Sei una veggente, siamo tutti prevedibili con te!» ribatté Harry. Cassandra rise di gusto, seguita da un ghigno dei due uomini. «È per questo, miei cari, che so che perderete. Lo prevedo.» disse.
Il figlio di Apollo inarcò un sopracciglio. «Mia madre mi ha insegnato a non dare retta a profezia sbagliate, quindi…»
Lei divenne seria e unì le mani a coppa, chiudendo gli occhi e mormorando qualcosa. Un vento si alzò, scompigliando i capelli a tutti i presenti, e sembrava che stesse per arrivare un uragano. Fra le mani di Cassandra comparve una sfera nera come la notte che solo alla vista riusciva a provocare una terribile sensazione di gelo nelle ossa. «Ti dimostrerò di come le mie parole valgono la pena di essere ascoltate.» disse a denti stretti, alzando la sfera sopra la sua testa. La luce iniziò a dissolversi, cedendo il posto al buio che inghiottiva senza distinzioni tutto il mondo.
Quando fu abbastanza buio la profetessa lasciò cadere a terra la sfera, infrangendola in mille pezzi. Delle onde che sembravano fatte di fumo presero a strisciare fuori dall’oggetto ormai in pezzi.
«Ombre.» disse allarmata Celsi.
«I vostri preziosi dei queste cose non ve le insegneranno mai, non vi insegneranno nulla!» rise Oreste. Nonostante non ci fosse luce, Harry vide distintamente le ombre alzarsi e prendere sembianze pseudo umane e senza volto, con dita lunghe che terminavano in artigli. Rimasero ferme, non attaccarono.
«Solo perché siete ragazzi simpatici vi vogliamo dimostrare un po’ di misericordia» disse Tamiri. Harry incoccò una freccia e, seguendo il suono della voce, la puntò contro l’uomo. «ultima occasione per salvarvi: unitevi a noi. Saremmo grandiosi insieme! Potremmo fare tante cose!» disse con voce suadente.
«Offerta allettante,» concesse Celsi. «ma noi preferiamo rimanere dalla parte dei vincitori!»
«Come desiderate, eroi.» Cassandra mosse una mano e le ombre si mossero velocemente, così come Harry che scagliò la freccia contro il punto dove doveva trovarsi Tamiri. Si sentì un urlo di dolore, aveva centrato il bersaglio. Immediatamente dopo l’urlo ci fu una lucetta bianca che brillava a intermittenza.
«Celsi, occhi!» avvisò Harry coprendosi gli occhi, imitato da Celsi. Una frazione di secondo dopo un forte flash illuminò l’area, provocando sibili nelle Ombre e urli negli avversari.
Frecce abbaglianti, pensò soddisfatto, benedetti figli di Efesto!
Celsi approfittò per lanciare il suo boomerang contro Cassandra ed Harry sperò che avesse preso bene la mira.
«MALEDETTA!» ululò la donna.
Sì, aveva preso bene la mira.
«OMBRE!» urlò Oreste. Harry prese un’altra freccia ma non fece in tempo a metterla sull’arco che due mani gelide e con artigli scuri gli presero le braccia, facendo penetrare nella carne quelle estremità acuminate. Il figlio di Apollo venne sollevato da terra e lanciato di lato, verso la barriera di nubi. Urtò con forza la schiena contro quella coltre nera, non riuscendo a respirare per un attimo. Sentiva il sangue scorrergli sulle braccia ma non se ne curò. Si rialzò e fece qualcosa di stupido: corse verso i tre completamente disarmato, imitato poi da Celsi a sentire il suo urlo di battaglia.
Nemmeno la persona più onnisciente del mondo saprebbe dire se fossero stati più stupidi o coraggiosi.
Harry si gettò addosso a quello che, dalla voce, identificò come Tamiri. Il vecchio poeta lo colpì sul viso con il suo bastone ma il figlio di Apollo non si arrese di certo!
Quando Tamiri caricò il secondo colpo Harry afferrò il bastone, strappandolo dalle mani dell’uomo e mettendoglielo velocemente sulla gola, impedendogli la respirazione. Tamiri combatteva per liberarsi, riuscendo a tratti a liberarsi da quella stretta opprimente sulla gola e prendendo qualche respiro affannoso, ritrovandosi poi con l’oggetto premuto sulla trachea.
«Fossi in te mi fermerei, figlio di Apollo» disse Oreste. «O vuoi che la tua amichetta muoia?»
Harry si voltò e vide il luccichio del pugnale del matricida e la sagome di Celsi tenuta stretta dall’uomo, che le teneva il pugnale sulla gola.
«Preferisci uccidere Tamiri o salvare la tua amica?» chiese Cassandra.
Harry lasciò il bastone e si alzò, venendo poi bloccato da Tamiri che gli mise il bastone alla gola ma senza premere come stava facendo lui prima.
«Bene, vedo che hai un po’ di buon senso.» rise Tamiri.
«Vedi che la mia profezia non era sbagliata, Harry?» gongolò Cassandra. «Ora… che ne facciamo di voi?»
E fu in quel momento che successe.
Harry sentì una voce nell’aria, flebile ma dalle parole ben distinte. «Harry… Celsi… la luna.»
Gli sembrava la voce di Daniel, il figlio di Nettuno che avevano salutato insieme agli altri prima di partire da soli alla volta dell’Islanda.
«Che cos’è stato?» chiese Oreste.
Harry vide Celsi muovere lentamente un braccio ed infilarsi la mano in tasca, per poi estrarla stringendola a pugno.
«Cassandra che si sbaglia!» esclamò, gettando qualcosa a terra. Un fumo grigio uscì sibilando dall’oggetto e poi ci fu uno scoppio, come un fuoco d’artificio,  e una fiamma azzurra salì in alto fischiando sonoramente, colpendo la coltre di nubi e sfondandola per poi esplodere, distruggendo la parete. Per la sorpresa i tre erano indietreggiati di colpo e Tamiri lasciò cadere Harry a terra. Il figlio di Apollo, aiutato dalla luce della luna, vide la freccia rotta da Cassandra e si affrettò a prenderla, stringendola con forza fra le dita.
«NO!» urlò Cassandra. Harry alzò lo sguardo verso il cielo e vide tre carri d’argento splendenti avvicinarsi velocemente a loro.
«Come ha fatto a infrangere la barriera anti dei?» sbraitò Tamiri.
Barriera anti dei, pensò Harry, ecco perché opponeva una certa resistenza a noi, siamo mezzi dei.
I carri atterrarono e tre bellissime fanciulle scesero armate. Harry riconobbe sua zia Artemide, armata di arco e frecce d’argento e vestita come una delle sue cacciatrici. Le altre due, a rigor di logica, dovevano essere Selene, la dea della luna piena, e Ecate, che era anche la dea della luna calante.
«Non è possibile!» gridò Cassandra furiosa.
«Oh sì, invece.» replicò Harry. Cassandra si voltò ed Harry le colpì con la freccia al petto, dritta al cuore. Urlò di rabbia, richiamando le ombre prima di accasciarsi a terra in fin di vita e sporcare l’erba con un grumo di sangue che uscì dalla sua bocca. Fuori una.
Celsi recuperò il suo boomerang ed Harry il suo arco.
«Andate, giovani eroi! Salvate mio fratello!» disse Artemide distruggendo un’ombra. Harry afferrò con sicurezza Celsi e la trascinò lontana dalla battaglia, dove le ombre erano aumentate notevolmente.
«Dove si trova?» chiese Celsi.
«Sento che è qui vicino.» Harry mosse istantaneamente alcuni passi a destra per poi camminare in linea dritta finché non si scontro contro un masso. «Vieni a darmi una mano.» Celsi lo raggiunse e insieme presero a spingere la roccia, riuscendo a rivelare un’entrata circolare. La ragazza diede qualche pacca in testa ad Harry. «Bravo cagnolino, ti sei meritato un biscottino!» scherzò. Lui accennò un sorriso.
«Be’, prima le signore.» disse.
«Non ci provare nemmeno, Harry.» replicò lei. Lui alzò gli occhi al cielo e si sedette sul bordo della buca. Si spinse lentamente più avanti finché non cadde, battendo con il sedere per terra.
«Celsi, scendi.» la chiamò, alzandosi e rendendosi conto che toccava quasi il “soffitto” con la testa.
Il figlio di Apollo sentì un tonfo. Era arrivata Celsi. «Non è esattamente così che immaginavo il Paese delle Meraviglie.» disse alzandosi.
«Paese delle meraviglie?» domandò.
«Eddai, Harry. Il coniglio, la buca…» spiegò cominciando a camminare. Harry scosse il capo, studiando la strada illuminata da torce che stavano percorrendo. Il figlio di Apollo svoltava in cunicoli e prendeva strade ai bivi senza parlare, senza pensarci nemmeno un attimo. Era guidato dall’istinto. Celsi non chiedeva spiegazioni, semplicemente si fidava di lui.
Ad un tratto Harry si fermò, facendo sbattere Celsi, poco più indietro di lui che si guardava distrattamente intorno, contro la sua schiena.
«Harry ma che—» iniziò, ma poi si fermò e sgranò gli occhi. «Oh.»
Davanti a loro c’era Apollo, legato per i polsi a due pali con catene che a intermittenza brillavano d’oro. Sembrava che stessero prosciugando la forza vitale al dio che aveva il mento poggiato sul petto ed era in ginocchio. Harry corse da lui allarmato, prendendogli il viso fra le mani.
«Padre!» lo chiamava, ed Apollo rispondeva con versi che faceva anche fatica ad emettere.
«Ha— Harry… le catene… spezza le catene

 
 
 
Pendragon's Notes

Heey! What’s up you guys? Pendragon is here ♥
E rieccoci con Harry e Celsi e un minuscolo cliffhanger ma ok! Insieme al nostro belliffimo duo abbiamo anche il misterioso trio che tipo mentre scrivevo immaginavo quei tre farabutti che si prendevano per mano e facevano “il potere del trio coincide col mio” stile Streghe, composto da Oreste, Cassandra e Tamiri! Che bella squadra!
Allora, certe uscite stupide che avete letto non erano assolutamente contemplate all’inizio  ma sapete, ho una vena super idiota che fabbrica battutacce che istigano al suicidio comica e non riesco a controllarla, quindi lol :3
Ad ogni modo… a me per certi versi non ispira tanto il capitolo, soprattutto lo scontro, ma.. be’, spero che a voi sia piaciuto u.u io ho una bassa autostima e sono abbastanza insicura sulle robe che scrivo quindi capitemi
Eee… boh, che altro dire? Vi ringrazio di cuore per le meravigliose recensioni che mi lasciate. Siete l’amore! *^* adoro leggere cosa ne pensate dei capitoli, meritate tanti biscotti per tutto u.u
Ora scappo :3
Alla prossima, cupcakes ♥

 
Pendragon 
  
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