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Autore: lasognatricenerd    05/08/2015    3 recensioni
La prima trasformazione di Jordan Kyle.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jordan Kyle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ragazzi, credo che andrò a casa. Non mi sento molto bene.”

Jordan era leggermente scosso. Sentiva il corpo pesante, gli occhi chiudersi ogni due secondi e la testa girare. Non aveva nemmeno bevuto. Forse si stava ammalando? Forse era il poco dormire? Non riusciva a capire, ma stava davvero male ed aveva assolutamente bisogno di tornare a casa il prima possibile. Aveva paura, addirittura, di non riuscire a tornarci a casa. Gli veniva da vomitare. Vedeva la gente sfocata.

“Ce la fai?”

Come al solito disse di no, perché non era tipo che si faceva vedere troppo debole in certe situazioni. Salutò con un cenno della mano e poi uscì dal locale, leggermente traballante. Barcollava. Dovette appoggiarsi al muro davanti a sé e sperare di non vomitare per la strada. Avrebbero pensato che fosse un ubriaco, ma non aveva bevuto nemmeno un goccio di alcool! Non che gli importasse troppo di quello che diceva la gente, non adesso che si sentiva in quel modo…

Un dolore acuto lo prese alla tempia, facendogli uscire un mugolio dalle labbra. Si piegò in avanti, le labbra semichiuse ed uno sforzo di vomito pronto a farlo vomitare sul serio. – Devo tornare a casa, - pensò dentro di sé, mentre cominciava a correre per cercare di arrivarci il prima possibile. Non poteva rischiare di svenire per la strada, no, sarebbe successo un casino! – Casa, casa. – Si fermò ancora, ma questa volta non aveva niente a cui aggrapparsi. Un’altra fitta lo prese all’improvviso, questa volta, però, alla gamba. Cadde in avanti, contro il cemento del marciapiede, e questa volta il mugolio sembrò molto di più un urlo acuto e pieno di dolore. Ma che diamine gli stava prendendo? Da dove uscivano tutte quelle fitte?

Forse avrebbe dovuto chiamare l’ospedale. Cercò di alzarsi. No, doveva solo tornare a casa. Non era sicuramente niente. Era solo affaticamento. Doveva essere così. Lanciò uno sguardo ad una signora che lo guardava non troppo bene, ma passò avanti, correndo ancora e ancora. Il sudore gli colava lungo il collo, imbrattandogli completamente la maglia, ma il suo unico era obiettivo era quello di tornare a casa il prima possibile. Lo stomaco gli faceva male.

“Jordan, ci manca poco, puoi farcela.” Se lo disse da solo perché era l’unica consolazione che poteva avere in quel momento. Era stato un idiota a non chiedere un passaggio in auto, ma c’era quasi. C’era davvero. Sbattè contro la porta dell’appartamento, e per poco non si accasciò. Cacciò un gemito mentre cercava di infilare le chiavi nella serratura. Ci riuscì solo dopo il quarto tentativo. Gli facevano male anche le dita, quasi non riusciva a muoverle. Salire le scale fu più difficile del previsto. Ma riuscì ad oltrepassare anche questo. E poi la porta; secondo tentativo. Cadde sul pavimento un attimo dopo che la porta venne chiuse alle sue spalle. Non appena toccò il pavimento, si sentì meglio.

Era come se il dolore fosse passato improvvisamente. Tirò un sospiro di sollievo e cercò di alzarsi. Non aveva la minima idea di che cosa fosse stato, ma era stato terribile. Cantò vittoria troppo presto. Prima di riuscire a svoltare l’angolo, il corpo cadde di nuovo a terra. Aveva sentito un crack contro la coscia. Un dolore che lo fece urlare così tanto che per un attimo non riconobbe la propria voce. Piegò il corpo in avanti, inarcò la schiena. L’aveva sentito. Doveva essersi rotto un osso. Ne era più che sicuro. Avvicinò una mano tremante alla gamba e non appena si toccò la pelle, ebbe un brivido. Il dolore non era un’illusione. L’aveva provato davvero. Cercò di sistemarsi vicino al divano, ma la gamba, da rotta, non si muoveva.

“Porca puttana, ma com’è possibile…” Non lo era. Non poteva essersi rotto un osso dal nulla, così, senza fare niente. E poi, sì, successe tutto d’un tratto. La testa gli scoppiò e le ossa gli si ruppero una dietro l’altra a partire dalle gambe, poi le braccia, allungandosi a dismisura. Il pelo cominciò a crescere folto contro la sua pelle. Sta delirando. Il dolore lo stava facendo uscire fuori di testa. Urlava, gemeva. Cercava di strisciare in avanti, ma ben presto i suoi pensieri furono sostituiti ad altri. Non erano più i suoi, quelli.

Non era più Jordan Kyle, semplicemente. Era un lupo. Un nuovo lupo mannaro.

 
   
 
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