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Autore: Hollister    06/08/2015    1 recensioni
Sequel di “Sangue di Divergente”.
La lotta contro i Divergenti continua.
Lexis è rimasta da sola, ad affrontare tutte le sue paure e la guerra.
Le speranze di vincere sono pochissime, soprattutto dopo la scomparsa di Eric.
Ce la farà Lex a sopportare tutte le avversità, a ritrovare Eric e sconfiggere finalmente gli Eruditi, creando un mondo di pace e serenità?
-
I guess I never found the right time did I to
tell you I'm sorry I gave up
but until you're broken
you don't know what you're made of.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Max, Nuovo personaggio, Tori
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Arrendersi.
Capitolo undicesimo.







Aveva i capelli lunghissimi, bianchi come la neve, le arrivavano a fine schiena, legati in un’elegante treccia. La sua pelle era pallidissima, quasi ingrigita. Ma ciò che mi colpii di più furono i suoi occhi: vuoti e nerissimi, truccati pesantemente.
I suoi abiti erano diversi, non quelli di un’Intrepida. Era una tuta aderente, la giacca di pelle, leggins e stivali. Tutto blu.
Abiti da Erudita. Sopra alla giacca c’era ricamato un numero, 01.
Guardava la folla di Candidi, Intrepidi e di guardie combattersi a vicenda. Alcuni cadevano a terra, altri sparavano.
La fissavo intontito, come se lei non fosse reale. Lexis era viva. Era viva, ma stava dalla parte sbagliata. Dietro di lei, Jeanine faceva da spettatrice a quella folle battaglia.
 
“LEXIS! LEXIS!”, gridò Quentin, che con un balzo superò una guardia a terra. “Lexis, ti prego, fa finire questo scempio!”.
 
Ma lei non rispose, si limitava a fissarlo. Sfilò una pistola e la puntò contro di lui, mirando precisamente al cuore.
 
“Lexis non puoi farmi questo… Non puoi…!”.
“Il mio nome non è Lexis!”, urlò, chiudendo gli occhi.
 
Prima che potesse sparare, mi lanciai su Quentin, evitando che fosse colpito al petto. Non potevamo perdere altre persone.
 
“Sei per caso impazzito? Ti vuoi far ammazzare?!”, gli gridai in faccia.
Ma nemmeno mi ascoltò. Era sconvolto. Fissava il vuoto.
“Non è Lexis, Eric. Non è più lei!”.
“Questo l’avevo capito, razza di idiota! Cerca di non suicidarti la prossima volta. Lei ti ammazzerà se lo farai di nuovo e di certo non rischierò di morire per salvarti la pelle!”.
 
Mi alzai da terra, per poi sparare a più guardie possibili.
Quattro stordì le ultime guardie, per poi puntare la pistola contro Jeanine.
 
“O vi arrendete, oppure ti sparo un proiettile dritto nel cervello”, disse gelido.
Subito dopo, Lexis puntò l’arma contro di lui. “E se lo fai, io ammazzo te”.
“E prima che tu possa piantarmi una pallottola del cervello, i miei cecchini uccideranno te”, disse Jeanine, con una risata.
Quattro sorrise. “Si vede che non conosci i veri Intrepidi”.
 
Era una situazione di stallo. Se qualcuno si fosse mosso, sarebbe stato ucciso.
Jeanine continuò a sorridere. “01, abbassa l’arma”, sussurrò all’orecchio di Lexis.
 
01? Cosa stava succedendo? Lei non si chiamava in quel modo! Gli Eruditi le avevano fatto il lavaggio del cervello!
 
Con cautela, la ragazza abbassò la pistola, e si allontanò, sempre fissando Quattro con durezza e odio.
 
“Quattro, abbassa l’arma”, sibilò Jeanine.
“Non puoi darmi ordini”, rispose lui, gelido.
“Vuoi scatenare una guerra?”.
“L’hai scatenata tu la guerra, Jeanine”.
“Ti ricordo che potrei ucciderti in questo preciso istante”.
“Ti ricordo che potrei farlo pure io”.
 
Con uno scatto, Quentin prese per la vita Lexis, scatenando confusione. Jeanine si voltò a guardare la scena, e Quattro la colpì alla testa, senza troppi fronzoli. Il corpo dell’Erudita cadde a terra, e una pioggia di proiettili ci colpì uno ad uno.
 
 
-
 
 
La luce era sempre stata una cosa lontana per me.
Quasi una leggenda, un mito.
Mai l’avevo toccata, mai l’avevo vista o per lo meno percepita.
Il calore e la luce del sole erano altro. Io intendevo un’altra luce.
Quella di una persona, quella che emanava la persona che più ti era vicina. Quella che ti portava alla speranza, quella che ti prometteva felicità e amore.
Io l’avevo trovata grazie a Lex. Non si era mai spenta. Il suo sorriso era tutto per me. Sentirla accanto era la cosa migliore del mondo, lei mi regalava sensazioni nuove e mai conosciute.
Ora la vedevo, la luce.
Calda, luminosa, grande.
Grande quanto l’amore che provavo per lei.
Mi sentivo trasportato, come se fossi in un sogno. Mi mancavano le forze.
Ma il calore divenne presto freddo, facendomi rabbrividire. Vedevo solo buio, le mie labbra tremavano. Dove cavolo ero?
Aprii gli occhi di scatto, trovandomi nel bel mezzo di una Rivolta.
Mi misi a sedere, ancora frastornato, e una mano mi si poggiò sulla spalla.
Era Quattro.
 
“Eric, gli Eruditi si sono arresi”, disse trafelato, mentre portava in braccio una ragazza dai capelli corvini. Doveva essere Amelie.
“Dov’è lei? Dov’è Lexis?”, domandai, alzandomi da terra, sporco di polvere.
Avevo una ferita al braccio, ma era sopportabile.
“Non lo so… devo portare via Amelie. E’ stata colpita”.
“Io la vado a cercare. Ci vediamo dai Candidi”.
 
Attorno a me era pieno di corpi riversi a terra in posizioni scomposte. Il palazzo degli Eruditi stava lentamente crollando, i vetri delle finestre si frantumavano a terra. Il loro dominio era finito ancor prima di cominciare.
Gli Intrepidi feriti erano seduti a terra e si curavano come potevano, altri ne portavano alcuni sulle barelle, pronti per ritornare dai Candidi. Era tutto molto confuso e caotico.
Cominciai a camminare tra le macerie, cercando il corpo di Lexis. Ma niente. Lei non c’era nemmeno tra i feriti. Non era da nessuna parte.
Così, entrai nel palazzo di vetro. Le guardie erano state imprigionate dai Candidi e dai nostri Intrepidi, e private delle armi. Ne presi una, e continuai il mio “tour” in quell’edificio pieno di insidie.
Presi le scale, consapevole che da un momento all’altro sarebbe crollato tutto.
 
“LEXIS!”, urlai, correndo sempre più in su.
 
Arrivai in un corridoio illuminato da lampade che andavano a bizze. Era pieno di porte di metallo, probabilmente in quel luogo si mettevano in atto le Simulazioni.
Alla fine del corridoio, non c’era più la vetrata. Mi sporsi, per vedere quanto fosse alto.
Lo Strapiombo veniva battuto in partenza. Era altissimo, quasi inimmaginabile.
Poi, sentii un urlo soffocato.
 
“Aiuto!”.
 
È lei!
 
Corsi verso la sua voce, fino ad arrivare ad un altro corridoio. La scena che vidi mi fece accapponare la pelle. 
Jeanine teneva Lexis stretta per il collo, non facendola respirare. Era a cavalcioni su di lei, e le puntava contro anche una pistola.
 
“Voi Divergenti morirete tutti! E tu morirai con loro!”, urlò fuori di sé dalla follia, mentre un sorriso sinistro le dipingeva le labbra sporche di rossetto sbiadito.
La ragazza si dimenava sotto di lei, ormai allo stremo delle forze.
Puntai il fucile contro Jeanine.
 
“Lasciala!”, gridai.
L’Erudita alzò lo sguardo, e mi squadrò da capo a piedi. “Siete tutti morti”, disse.
 
Si puntò la pistola contro la tempia e sparò.
Guardai la scena senza emozioni, non mi colpii affatto del suo gesto stupido. Avevo solo risparmiato munizioni per colpirla in pieno petto.
Lexis si scostò di dosso il corpo di Jeanine, tossendo a più non posso.
Il suo viso era sporco di cenere e i capelli pieni di polvere, ma era sempre bellissima.
 
“Lex!”, gridai, correndole incontro per abbracciarla.
Mi fissò per un attimo e trattenne il respiro. Sentii le lacrime salirmi agli occhi.
 
Eric ma cosa stai facendo? Piangi?!
Sì coscienza, piango. Piango dopo tanto tempo. Piango perché lei è qua con me. Piango perché finalmente l’ho ritrovata.
 
Lexis singhiozzò qualche parola, si scostò dall’abbraccio e cercò di sorridere.
 
“Eric…”, mormorò. “Ti prego, salvalo…”.
Rimasi piuttosto confuso dalla sua affermazione, ma poi guardai il suo ventre. Un’enorme ferita le sporcava di sangue gli abiti. Si era formata una chiazza enorme.
“Salvare chi…? Lexis?! Salvare chi?”.
Mi cadde tra le braccia, cercai di scuoterla, ma niente, non si risvegliava. Era svenuta.
La caricai in spalla, mentre sentii la terra tremarmi sotto i piedi. Stava crollando tutto!
Mi affrettai a scendere, per poi attraversare il grande salone e uscire finalmente da quell’inferno.
Corsi con quanta ne avevo verso la Fazione dei Candidi, e appena la raggiunsi, Quattro mi aiutò a portare Lexis dentro al nostro piccolo Rifugio.
 
“Cos’ha? STA BENE?!”, urlò Quentin, preoccupatissimo.
“Spostati”, lo ammonii. “Dobbiamo curarle la ferita!”.
“Eric ti devo parlare, di una cosa molto seria”, disse Quattro.
Non lo guardai nemmeno. “Prima pensiamo a lei, poi mi parlerai”.
“Ma c’entra Lexis… e anche tu…”.
“Cosa c’e’ dannazione!”, domandai infuriato, mentre cercavo le garze. Appena le trovai, le misi sopra alla ferita e tamponai.
“Era incinta”, disse Quattro.
“Cosa?!”, mi fermai di botto, cercando di capire meglio ciò che mi aveva appena detto. “Stai scherzando, vero?”.
“Non penso che il bambino ce l’abbia fatta, vedendo la dimensione e la gravità della ferita…”, aggiunse il Rigido, cercando di disinfettare il buco del proiettile.
“Ma lei non me l’aveva mai detto…”, sussurrai più arrabbiato di prima, e soprattutto, deluso.
“Non le avresti permesso di partire. Te lo avrebbe detto dopo la rivolta”.
 
Guardai Lexis, ancora con le palpebre chiuse.
“Dobbiamo salvarlo”, dissi deciso, mentre Quattro tamponava ancora il fiotto di sangue che usciva.
“Ago e filo per favore!”, disse Quattro.
Quentin gli passò di ciò che aveva bisogno, e il Rigido cominciò a ricucire la ferita.
Dopo che ebbe finito, mi piegai sul viso di Lexis. “Se ti azzardi a lasciarmi così verrò nell’altro mondo e ti assesterò un calcio nel didietro, hai capito, eh?!”, le mormorai.
“Ce la farà, è una tipa tosta”, disse Quentin, cercando di trattenere le lacrime.
“Già… tosta”.



**


La storia sta volgendo al termine, e come avete potuto leggere, finalmente Lexis ed Eric si sono ritrovati. Ma Eric ha anche scoperto che la nostra cara Intrepida aspettava un bambino, ma la domanda è: sopravviverà? oppure se ne andrà?
Mah, lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo... forse HEHEHEHE
A presto! :)

 
   
 
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