Anime & Manga > Fairy Tail
Ricorda la storia  |      
Autore: The Red King    06/08/2015    1 recensioni
Non vi deve interessare il mio nome, il mio sesso o il mio aspetto, io sono semplicemente uno spettatore esterno.
Vi racconterò di Fairy Tail, delle avventure a cui non presi parte ma di cui mi ricorderò sempre.
Vi narrerò di quei giovani che rapirono il mio cuore e che lo distrussero con la loro scomparsa.
Questa non è la mia storia, ma la loro.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Memorie di un estraneo


 
 
Facevo parte di Fairy Tail da quando avevo tredici anni. Come tanti bambini ero stato attratto da quell’aria festosa e colorata che sembrava accompagnare i membri della Gilda in ogni dove. Sempre al centro dell’attenzione, sempre combina guai. Erano il mio sogno, i miei eroi. Avevo pregato e scongiurato mia madre di farmi entrare il quella grande famiglia, e più di una volta avevamo litigato per questo. Lei mi voleva al sicuro a casa, per continuare il lavoro di famiglia, e non in mezzo a “dei perdi-tempo come loro”. Così scappai da lei e da mio padre. Ma questo a voi non vi interessa, non è la mia storia. Non vi deve importare il mio nome, il mio sesso o il mio aspetto, io sono semplicemente uno spettatore esterno.
Come vi stavo dicendo, Fairy Tail era una famiglia; le porte di questa grande casa erano aperte a chiunque avesse bisogno, non vi erano pregiudizi o distinzioni, quello che realmente importava era il tuo cuore. Per tanti, questa non era altro che una Gilda come le altre, ma per noi era diverso. In un certo senso io non sono mai stato una parte integrale della Gilda, non ero forte come i maghi di classe S e di sicuro non ero indispensabile come gli altri ragazzi. Ero semplicemente un compagno che supportava e osservava, dando un aiuto quando serviva. Però, a un certo punto, ebbi il presentimento che Fairy Tail sarebbe diventata di più. Di più per me, se non troppo. Lo capii quando arrivò un bambino, un bambino fuori dal normale. Ebbi quel presentimento fin dalla prima occhiata. Vi erano altri bambini in Fairy Tail, tutti speciali, forse anche più forti e dotati di me, ma lui, lui, era diverso. Appena mise piede nella Gilda iniziarono i guai. Non che noi non fossimo confusionari, ma lui ci batteva e pure di tanto. Natsu Dragneel era una calamita vivente di guai. Gray Fullbuster e Elsa Scarlet – due ragazzini abbastanza vivaci ma dotati di un certo autocontrollo – sembrarono subito attratti da qual bimbo coi capelli rosa confetto. Per quanto fossero diversi, andavano d’accordo, come se fossero fratelli. Nulla sembrava dividere quello strambo gruppo. Alla Gilda giunsero presto dei nuovi bambini, forse attratti dai loro coetanei, oppure per un strano caso. Ognuno di loro portava un fardello pesante sulle spalle; storie difficili, storie di guerre e morti. Li vidi crescere e farsi un nome. Purtroppo quella felicità e spensieratezza che erano riusciti duramente crearsi, venne distrutta; la morte di Lisanna segnò ognuno di noi, ma loro in particolare. Li vidi piangere (piansi con loro) e farsi forza. In quel momento notai delle crepe dentro di loro. Spaccature profonde celate da sorrisi e battute, da combattimenti e risse giocose. Non erano dei bambini “normali”, nessuno di loro era più bambino da un pezzo, o forse non lo erano mai stati. Non capivo di cosa mi preoccupassi, al tempo.
 


Durante la mia lunga permanenza a Fairy Tail avevo avuto l’occasione di vedere molte cose, ma mai talenti sprecati. Eppure, un giorno, vidi anche questo. Laxus Dreyar era il più grande talento sprecato della storia. Troppa arroganza e alterigia in una sola persona. Ma la cosa che più mi infastidiva, era che io sapevo che lui non fosse realmente così. Lo avevo visto crescere e diventare uomo. Potevo giurare e spergiurare sul suo buon cuore. E allora perché? Perché buttare via tutto per dei semplici rancori? Non lo capivo e forse non l’ho ancora fatto. Lui era un orgoglio per la Gilda e allo stesso tempo un problema. Quella sua falsa immagine fu la sua rovina. Quando il Master lo cacciò da Fairy Tail sentii molti membri tirare un sospiro di sollievo, ma loro no: quei ragazzi che erano stati suoi compagni e fratelli non si sentirono sollevati da quell’ardua sentenza. Erano amareggiati e feriti. Quelle crepe, che anni orsono avevo intravisto, divennero evidenti. Persino quella novellina, Lucy, non sembrava soddisfatta. In fondo, nessuno di noi lo era. Perdere un compagno faceva sempre male. Devo ammettere, però, che anche io come Laxus contrastavo certe decisioni del Master; per esempio, non mi capacitavo di come avesse fatto ad accettare in Gilda i due membri di Phantom, specialmente quel Gajeel. Avevano distrutto la nostra casa, ferito il nostro orgoglio e fatto del male a tre nostri compagni. Forse è per questo che io non sono mai riuscito a entrare completamente in Fairy Tail. Fu in quel periodo che decisi di revisionare le mie decisioni e tornare indietro.
Quei ragazzi – le nostre nuove promesse – avevano lo spirito che a me mancava: erano sempre in prima linea, risolvevano i problemi. Io non avrei mai sfidato una Gilda oscura come Oraciòn Seis, non avrei mai saputo combatterli. Non mi sarei mai inimicato un regno come Edolas per salvarlo, non avrei mai potuto fare niente di tutto questo, ma loro sì. E perfino quei ragazzi che un tempo erano nostri rivale ce l’avevano fatta. Forse ero io sbagliato per quel posto o per questo lavoro.
Ma era così bello vederli che non me volli andare. Raccontare le loro avventure, parlare con loro, sentirmi parte di un orgoglio non mio. Li ho visti cadere sulle ginocchia e rialzarsi a testa alta; li ho visti piangere e ridere dei loro dolori. Loro erano una famiglia, io al massimo uno spettatore di quella storia infinita che era Fairy Tail. Nonostante avesse il marchio della Gilda sulla clavicola, nonostante il mio nome scritto sui registri, io ero rimasto quel bambino che continuava a supplicare la madre di farlo entrare. Continuavo ad ammirare da fuori, con gli occhi brillanti e il cuore pieno di promesse, quell’immenso spettacolo. Ma il sipario sarebbe calato presto su quel giocoso palcoscenico.
 

 
Quando arrivò quel periodo dell’anno, io mi feci poche paranoie. Continuai a fare le solite cose con il solito flemma. Tanto sapevo di non essere tagliato per i piani alti. Mi divertii a vedere quei ragazzini correre disperati dalla bacheca degli incarichi al bancone di Mirajane. Natsu e Gray mi sembravano talmente tanto su di giri da poter esplodere. Quando il Master richiamò l’attenzione, in un gelido pomeriggio di dicembre, mi sedetti su una panca gustandomi il momento. Mirajane, Elsa e Gildarts spiegarono le regole con calma e poi ecco il momento che tutti stavano attendendo: Makarov elencò i nomi uno a uno e l’eccitazione di quei giovani maghi fu palese. Quei bambini che avevo visto crescere erano diventati adulti. Il quel preciso istante capii di essere di troppo. Forse era il momento di andarmene, nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.
Poco dopo il gruppo d’esame partì e Fairy Tail divenne silenziosa. La loro assenza era palese, quasi fastidiosa. La confusione, le risse, tutto mi(ci) mancava. Ancora non potevamo immaginare che quei silenzi si sarebbero prolungati fino alla pazzia.
Quando il concilio ci venne a dare la notizia della scomparsa dell’isola di Tenroujima, sentii quelle crepe insinuarsi anche sotto la mia pelle, spaccandomi il cuore a metà. Erano spariti, persi. Sono certo che una parte di me, quel giorno, scomparve con loro. Con la forse dipartita del Master i debiti fecero presto ad arrivare. Ci volle un rimpiazzo, Macao sembrava l’unico. Le preoccupazioni aumentarono, le Gilde nemiche ci presero di mira e non fu altro che una discesa verso il baratro. Nessuno di noi era abbastanza forte da poter compiere missioni di classe S, quindi i soldi si dimezzarono, le uscite erano troppe e le entrate misere. Le missioni scomparvero come acqua nel deserto e la pura – l’ansia –  ci attanagliava la gola come un malefico boa. Così presi la mia decisione, quella che da tempo mi portavo cucita addosso: li abbandonai come il più vile dei codardi, non volevo morire, io. Tornai da mia madre, a casa, e mi sentii un verme. Non mi guardai mai indietro, ma gli incubi mi disturbavano il sonno, la preoccupazione mi levava la fame e la mia scapola, ora priva del marchio, era sempre gelida. Il mio cuore era arido.

Non ero mai stato parte integrante di Fairy Tail, non ero forte come i maghi di classe S e di sicuro non ero stato indispensabile come gli altri ragazzi. Ero semplicemente un compagno che supportava e osservava, dando un aiuto quando serviva. Peccato che poi io li abbia traditi.
 

 
 Quando sette anni dopo iniziò a circolare la notizia che il gruppo di Tenrou era tornato, sentii il mio cuore ricominciare a battere. Non mi illusi subito di quella speranza, non volli crederci per non soffrire e rammaricarmi ancora. Eppure mi presentai davvero ai  Dai Matō Enbu. Quando li vidi entrare fieri anche se all’ultimo posto, seppi che erano cambianti. Piansi come mai allora feci.
Avrebbero vinto.
Fairy Tail era di nuovo qui.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: The Red King