(Rin)tocco
Il
fatto che guardasse in basso e avesse lo sguardo di un uomo
destinato a morire non c'entrava nulla.
Quello,
di certo, non lo impietosiva né lo toccava - sfiorava
-
di un solo millimetro. Se poi fosse qualcosa in grado di tirargli un
pugno non
gli avrebbe fatto male.
Un
Dio non prova dolore.
Nemmeno
il fatto che i capelli, capelli sporchi, i suoi, fossero una
massa insipida di pioggia e fili di un tessuto consunto lo toccava -
sfiorava.
Se però gliel'avesse chiesto, avrebbe immerso le dita in
quella chioma e
avrebbe trovato un tessuto ch'era seta e qualcosa che scivolava appena,
così,
un soffio. Infinite lacrime. In un gergo più usato, forse
era un pianto.
Sul
capo ciondolante di L c'era un pianto.
Non
immerse la mano, che rimase nascosta nella sua tasca fredda ad
inumidirsi contro una pioggia che non arrivava.
I
suoi occhi forse c'entravano qualcosa.
A
ben vedere, però, non erano diversi dai soliti. Decisamente,
non
erano gli occhi a toccarlo. E poi sfiorarlo. Poi, sparire.
Sarebbero
potuti essere loro, e Light non avrebbe sospettato. Light,
Light giocava a fare l'investigatore.
Quel
giorno, quel giorno poteva esserlo.
C'erano
le sue mani.
Erano
sporche di dolci, succhiate, i morsi che affondano e i denti che
riemergono. Una saliva che non conserva più il suo sapore.
Quelle
potevano essere. Light le fissò a lungo.
Ryuzaki
guardava in basso e sul suo capo c'era un pianto. I suoi occhi
erano banalmente i soliti, le sue mani erano lavate dalla pioggia.
Light
le fissò a lungo.
Decisamente,
non erano le mani a toccarlo. E poi sfiorarlo. Poi,
sparire.
Però,
potevano essere.
Aveva
la bocca schiusa e le labbra scostate, quello inferiore era
sporgente. La superficie era lucida. Non intravedeva la lingua.
Era
scalzo. Le piante aderivano perfettamente alle piastrelle del
pavimento. Un piede per una piastrella. Erano paralleli.
Light
lo studiò ancora, incerto, ma finse di essere bravo
perché bravo doveva essere, e quando
arrivò a quelle labbra pensò che,
dopotutto, se fossero loro a toccarlo, sfiorarlo e lasciarlo andare,
avrebbe
sentito il dolce.
Ci
volle molto tempo prima che riuscisse a staccare gli occhi dalla
sua bocca.
I
piedi non si erano ancora mossi, ma escluse a priori che fossero
loro - anche se i calci di Ryuzaki gli avevano fatto male, e l'avevano
toccato,
sfiorato e infine erano spariti. Il dolore, gentilmente, bruciava fibre
del suo
tessuto.
Quale
tessuto nel preciso non sapeva. Banalmente - quasi quanto gli
occhi di L - avrebbe potuto dire del suo cuore, ma
non aveva un cuore, e
quello che Ryuzaki toccava non era altro che una superficie scivolosa.
Difatti,
alla fine spariva.
E
ci riprovava testardamente, L, a toccarlo. Non sapeva con cosa, e
questo gli provocava immenso fastidio, come un segreto a due passi
dalla
verità. Proprio, proprio due passi.
E
L riprovava. Poi cadeva, poi ricominciava.
Light
Yagami si sentiva immensamente a disagio quando Ryuzaki lo
toccava, e lo sfiorava e poi spariva.
Sapeva
che quel tocco si sarebbe ripetuto.
«Cosa
ci fai quassù?»
Ryuzaki
non sente.
Light
ripete.
Ryuzaki
si volta.
Light
sente un brivido.
Un
tocco così, è troppo.
«Ascolto
le campane.»
Ryuzaki
non sente.
Light
ripete.
Ryuzaki
si volta.
Light
sente un brivido.
Due
passi verso di lui.
«Sei
sordo?»
Light
non sente.
Ryuzaki
si porta le mani alle orecchie.
Entrambi,
sono storditi.
Entrambi,
sono sordi.
Light
fa due passi indietro e cade nell'acqua;
il
pianto sul capo di L ricade distintamente a
rintocchi.
Sordi,
per sentirsi.
***
N/A
Non
ho
finito l'anime. Per la precisione, sono al venticinquesimo episodio.
Non ho
resistito dallo scrivere qualcosa su quei due, ecco. E non
resisterò nemmeno in
futuro, me lo sento. *alza bandiera Fangirl Mode ON*
Dunque,
ecco, non vorrei essere nei vostri panni. Sai quanto sudore di fronte
per
capire il senso di questa fanfic? Per me, le campane
di Ryuzaki sono
Light, e Light non è mai riuscito ad ascoltare
Ryuzaki. Voglio dire,
entrambi provano a capirsi, toccarsi, sentirsi, eppure falliscono.
Falliscono
miseramente. Falliscono perché sono sordi.
O
perché non vogliono sentire.
Però
ci
provano. Ryuzaki ci prova, a toccarlo, e Light prova a capire
cos'è quel tocco.
Infine, l'apice. Quel pianto che L ha sul capo, un ammasso di lacrime,
cade a
terra a rintocchi. Lo sentite, il suono? Loro, si toccano.
Lì, nella pioggia.
Campane contro campane.
Mi
chiedo se tutto questo abbia effettivamente senso. Solo, mi piaceva,
quindi
eccola qui.
Ja
ne,
Linnie.