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Autore: Tia Weasley    07/08/2015    0 recensioni
Victoria non è una semidea qualunque... Quante volte avete sentito questa frase? Troppe per potervelo ricordare ve lo dico io. Posso dirvi anche un'altra cosa, che la mia storia è simile a quella di moltissimi altri semidei con la sola differenza che io sarei dovuta morire molto prima della mia presunta nascita e che il mio genitore divino è il dio dei mari, ma non porta il nome di Poseidone. Il seguente racconto narra la lotta degli oceani contro se stessi, avvenuta prima che gli dei cominciassero a diventare bipolari, prima che Percy Jackson sparisse. Sono Victoria Clarck e questa è la mia storia.
Questa storia è ambientata dopo "gli dei dell'olimpo" e prima de "gli eroi dell'olimpo". E' la mia prima fan fiction su Percy Jackson e spero di non fare errori. Buona lettura ;)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Connor è costretto ad improvvisarsi poeta.


Stavo facendo sempre lo stesso sogno: un battaglia, un terribile scontro. La visione era molto confusa, ricordo solo che ritraeva delle persone nel tentativo di sconfiggere un immensa figura. Quest'ultima, solo per il gusto di complicare le cose, era nettamente superiore alle forze di tutti gli eroi. Non ne riuscivo a comprendere la forma a causa di una pesante cortina di nebbia che lo circondava. I guerrieri sembravano esausti, pareva uno sforzo disumano il semplice sollevare la propria spada, scagliare una freccia, lambire una giavellotto o alzare un pugnale, ma quell'enorme essere non sembrava volergli dare un secondo di riposo.

Nella confusione del momento notai qualcuno nel tentativo di avvicinarsi a quella che doveva essere la pancia dell'enorme figura che li sovrastava, prima di urlare qualcosa ad un compagno. Questo scosse la testa più volte prima che uno sguardo supplicante e determinato lo convincesse ad assecondare la richiesta. Ciò che accadde in seguito fu troppo veloce e sfocato per comprenderlo, ma riuscì a distinguere un corpo umano cadere dalla presa del mostro ormai dissolto poi, un risata mi svegliò.

Mugugnai qualcosa prima di stringermi al cuscino. Ero stanca, quanto costava lasciarmi dormire ancora un altro paio di minuti? Sentì un altro risolino e questa volta vi nascosi la faccia, nel cuscino. Certo però che non mi ricordavo fosse così duro e che ci fosse sempre stato quello strano movimento, come se qualcuno lo stesse gonfiando. Sentì un piccolo vociare che mi permise di riconoscere le voci di Daphne e Jo.

-Che cosa c'è di tanto divertente?- Chiesi ormai sveglia. Decisi di aprire gli occhi, ma nient'altro vidi che arancione. Sbattei le palpebre più volte, con il risultato di vedere meglio l'unico colore che mi circondava: arancione. Mi scostai un po' e... sorpresa delle sorprese! Mi ritrovai talmente vicina al volto di Connor da poter contare ogni singola efelide presente su di essa. Quest'ultimo mugugnò qualcosa nel sonno e sgranai gli occhi nel sentire un peso sul mio fianco muoversi.

Effettivamente il cuscino che stavo abbracciando era il torace di Connor, mentre il mondo arancione era dovuto al fatto che avevo la faccia nascosta nella sua maglietta del campo. Al contrario il ragazzo aveva un braccio sul mio fianco e l'altro attorno al mio collo. Mi allontanai di scatto, rossa in volto. Connor si svegliò a causa di questo movimento improvviso, sbattè qualche volta le palpebre prima di stiracchiarsi.

-Questa notte è accaduto qualcosa di cui dovremmo essere informate?- Chiese maliziosamente Jo.

-Cosa?!- Esclamai, che cosa le saltava in testa! Poi il ricordo dell'incidente della sera prima mi fece ammutolire. Connor si mise seduto.

-Niente che potrebbe interessarvi.- Sbadigliò il ragazzo, poi mi fece l'occhiolino. Il che mi fece alzare gli occhi al cielo, ma sorridevo in fin dei conti.

-Che ore sono?- Chiese indifferente Connor.

-Più o meno le nove.- Rispose Daphne con una strana smorfia in volto. Mi guardai intorno. Del falò della sera prima erano rimaste solo le ceneri, mentre tutt'attorno c'erano i vari letti improvvisati vuoti, tranne quello di Kate che ancora dormiva beatamente.

-Dove sono finiti Andrew e Travis?- Chiesi.

-Sono andati ad ispezionare in giro.- Fece Jo prima di mordere una mela.

-Quella dove l'hai presa?- Chiese Daphne.

-Qui intorno. Le ultime ore di guardia le abbiamo fatte io ed Andrew e, francamente, ho preferito farmi un giretto. Però ho raccolto qualche mela.- Disse mostrando un mucchietto di frutta verde posata su una maglietta. La osservai di sottecchi, non sarò una buona osservatrice ma sono sicura che qui intorno non ci siano alberi di mele.

-Va bene! Ho preso qualche mela in treno, c'era questo strano tipo che le vendeva accanto al vagone ristorante. Certo che sei impossibile!- Esclamò ridendo, le diedi un bacio sulla guancia.

-A me non lo dai?- Chiese Connor sporgendosi verso di me. Lo spintonai di lato ma, mentre mi avvicinavo a Daphne, mi alzai un poco per potergli sussurrare all'orecchio.

-Dopo ieri sera non ne puoi fare a meno eh?- Mi allontanai con un ghigno in volto, neanche il tempo di vedere una sua reazione. I minuti seguenti li passai parlando con Daphne sull'argomento "Elettra-e-come-potremmo-sconfiggerla-per-evitare-altri-incontri-con-una-tipa-così-mentalmente-disturbata", quando notai Connor avvicinarsi di soppiatto al giaciglio di Kate. Per quanto anche io avessi voglia di assistere, provai a fermarlo.

-Stoll non credo che...

-AAAAA!!- Urlò la ragazza.

-Niente, come non detto.- Affermai.

-CONNOR METTIMI GIU'!!- Urlò Kate. Il ragazzo l'aveva sollevata da terra e ora la teneva fra le braccia mentre la mia amica si dimenava.

-Smettila di muoverti! Così mi fai perdere la presa.- L'avverti tra una risata e l'altra Connor mentre cominciava a cullare la ragazza.

-Che cosa intendi fare?!- Esclamò quella, nel mentre cercava di aggrapparsi alle spalle di Connor meglio poteva.

-Questa notte sei stata l'unica a non stare di guardia, una giusta punizione.- Si giustificò Connor chinandosi per terra e mandando Kate con le gambe all'aria.

-Ehi! Potevate svegliarmi, non l'ho chiesto io!- Strillò Kate cercando di tenersi ben salda.

-Stoll, ha ragione. Siamo stati noi a non svegliarla, si meritava una dormita.- Disse Daphne.

-Bè, in tal caso, mi parevi semplicemente una facile preda. Non posso più farti innervosire?- Continuò con un ghigno provocatorio in volto. Proprio in quel momento Andrew e Travis arrivarono di corsa.

-Cosa è successo!?- Esclamarono preoccupati, rilassandosi solo dopo aver visto la scena. Il ragazzo fece scendere Kate, ancora frastornata per quell'improvviso risveglio. La figlia di Apollo, dopo aver ripreso l'equilibrio, tirò un cazotto sulla spalla di Connor che gemette di dolore.

-Capisco che siete molto intimi ma evitate di fare certe cose in pubblico.- Ridacchiò Andrew, al che vidi i diretti interessati far l'uno finta di vomitare e l'altra ridere sguaiatamente. Li notai smettere un paio di secondi per guardarsi negli occhi, probabilmente per valutare l'idea, per poi ricominciare ciò che avevano interrotto.

-Connor che stavi facendo?- Chiese in modo strano Travis, aveva uno sguardo astruso in volto. Al metà fra "Perchè non ci ho pensato io?"e "Come ti sei permesso?".

Kate osservò di sottecchi Connor con un sorriso che non lasciava intendere nulla di buono. -E' stato uno scherzo stupido ed avventato.- Iniziò a spiegare facendo strani movimenti di sincronia con le braccia, portandosi prima le mani al petto per poi spingerle verso il cielo in spirali. -A proposito, tu lo sai che non la passerai liscia vero?- Concluse, rivolgendo poi le mani in direzione del diretto interessato.

-Ne sono sicuro, ma ciò non mi fermerà in futuro.- Rispose il ragazzo al che Kate sorrise malignamente.

-Ci sono andata piano sta volta.- Continuò la figlia di Apollo.

Connor ci osservò confusi. -Perché? Non comprendo, d'altro canto neanche mi sorprendo.- Ci volle qualche secondo di silenzio prima che qualcuno comprendesse qualcosa.

Travis scoppiò a ridere. -Oh dei! Non ci credo!- Soffiò tra una risata e l'altra. -Sei un genio!- Si rivolse a Kate che sembrava dover ricorrere a tutta la sua volontà per non rispondere al figlio di Ermes. Il nervoso che mi faceva venire!

-Va bè, programmi per la giornata? E questa volta mi farebbe piacere una risposta accurata.- Tagliò corto Connor. Si fermò qualche secondo, pensieroso, mentre noi lo osservavamo sbigottiti prima di scoppiare a ridere.

-Bella pensata! Davvero bella pensata.- Disse Jo tra le risate.

-Lo puoi davvero fare?- Chiesi divertita.

-Certo... e l'ho fatto.- Mi rispose ovvia.

-Tutto questo è ridicolo! Non voglio parlare in rima per il prossimo secolo!- Esclamò Connor, ciò ci fece cadere letteralmente a terra dalle risate.

-Per quanto rimarrà così?- Riuscì a chiedere.

-Qualche giorno.- Mi rispose divertita Kate. -O fino a quando ne avrò voglia. Però si, qualche giorno.- Continuò.

-Smith è inutile che ridete, anche voi avete sperimentato questa sua dote.- Sbuffò Connor ma, i figli di Ares, si limitarono ad indicarlo rotolandosi dalle risate. Dopo alcuni minuti in cui la situazione pareva non voler cambiare Connor sbottò. -Va bene ho capito! Il momento è gioito. Ma mentre vi godete la situazione esilarante, io riparto per l'impresa attardante.- Detto questo sbuffò e cominciò a raccattare le sue cose.

Io ero ancora scossa dalle risate e, come d'altronde anche per gli altri, le sue ultime frasi non avevano migliorato la situazione. Ma, quando ci rendemmo conto che Connor se ne stava davvero per andare, Kate fu la prima a fermarlo.

-Dai! Non fare l'offeso e aspetta.- Lo richiamò. Connor si girò e la guardò male. -Non guardarmi così. Lo sai che se qualcuno mi fa uno scherzo ci sono delle conseguenze. Quando mai non ho risposto alle tue provocazioni e a quelle di Travis?- Domandò. Il ragazzo sbuffò. -Se vuoi ti ripeto una piccola poesia che ho scritto da poco... È in rima ti potrebbe far sentire meglio.- Fece un sorriso rigirando ancora di più il coltello nella manica.

-No! Non ne posso più dei tuoi haiku per l'Olimpo! Così perdiamo solo tempo.- Rispose seccato Connor.

-Ehi! Non ti azzardare a parlarmi in quel modo!- Si accigliò Kate mentre noi altri sghignazzavano all'ennesima frase in rima di Connor. -Ed ora dammi le tue cose. Anche voi, venite a mettere tutto nel mio zaino. Connor ha ragione, si riparte.- Detto questo si voltò di nuovo verso l'amico che le rivolse un sorriso dispiaciuto. -Tranquillo. È tutto a posto, lo so che le mie poesie sono stupende.- Si vantò. -Per il resto, mi rallegra la piccola maledizione che ti ho inflitto.- Gli fece l'occhiolino.

-Kate! A proposito, Connor deve aver inserito illegalmente una spada di bronzo celeste nel tuo zaino...- Cominciai. La mia amica guardò interrogativa il ragazzo per poi sbuffare.

-Tipico!- Chiuse il suo zaino per poi riaprirlo e tirarne fuori la mia spada. –Questa?- Chiese. Tra le mani aveva uno stocco di mezzo metro, l'elsa era in parte percorsa da un disegno a aspirale, che ricordava molto i rami di un'edera, e terminava nel pomolo. La coccia sembrava un'onda, la cui punta andava a prolungarsi formando la sottile scanalatura della lama azzurrina.*

-Si, esatto.- Me la porse.

-Oh guarda, me lo stavo appunto chiedendo. C'è anche il fodero.- Disse Kate tirandolo fuori. -Credo che tu sia l'unico figlio di Ermes così maldestro. Mettere un'arma separata dal fodero qui dentro come fosse niente, se non guardavo potevo tagliarmi...- Lo rimproverò.

-Parla l'unica figlia d'Apollo che non sa cantare. Con la tua bella voce non puoi fare altro che assordare.- Connor le rispose per le rime, letteralmente. Dovetti trattenermi per non ridere.

Kate osservò il ragazzo di traverso, probabilmente non andava fiera di questa sua mancanza e vi assicuro, per quanto potesse essere brava sua madre lei era altrettanto stonata. -Programmi per la giornata?- Chiese la ragazza.

-Si! Ho passato praticamente tutta la nottata a studiarmi i nostri spostamenti.- Affermai con un battito di mani.

Jo sghignazzò. -Si certo. Tutta la nottata a studiare...- Daphne alzò gli occhi al cielo disgustata, ignorai lo sguardo interrogativo di Kate per cominciare la spiegazione. Saremo dovuti andare abbastanza piano per le condizioni della figlia di Apollo ma, nonostante questo, saremmo potuti arrivare prima di sera ai margini di quella piccola foresta. Avremo preso o un treno o un pullman o un taxi fino a Washington, tanto mancavano si e no cento chilometri. Se non avessimo incontrato intoppi la mattina seguente saremmo stati su un aereo diretti ad Orlando. Purtoppo avevo poche speranze che questo accadesse.

Appena fummo pronti, con ognuno per i fatti suoi, Travis andò a sbattere contro Kate. Non chiedetemi come, non lo so. Sarebbe potuto inciampare, come avrebbe potuto farlo a posta, sinceramente non ho prestato abbastanza attenzione per potervelo spiegare. Fatto sta che con la mia, e sottolineo mia, solita fortuna il ragazzo strusciò con la scarpa... indovinate dove? Esatto, sul polpaccio sinistro della figlia di Apollo. In ogni caso, la ragazza si morse il labbro e fece una smorfia per non urlare di dolore.

-O Dei! Scusami Kate! Mi ero totalmente dimenticato dell'ustione.- Si scusò Travis sinceramente dispiaciuto mentre tentava di avvicinarsi alla ragazza che, al contrario, si scansò impettita issandosi lo zaino sulle spalle, pronta a partire. Il figlio di Ermes sospirò per poi fare una risata palesemente finta.

-Sapete? Comincio a non sopportarla più.- Affermò il ragazzo ad alta voce. Spostai la mia visuale su Kate che si irrigidì lanciando uno sguardo ferito e allo stesso tempo ricolmo di odio a Travis che ne ricambiò solo con quest'ultimo. Mi sembrava di partecipare ad una partita di ping-pong. Prima o poi noi due avremmo fatto una bella chiacchierata. Va bene che Kate è strana di suo ma, per qualsiasi cosa dovesse avergli fatto Travis, questo comportamento così duro verso quello che dovrebbe essere uno dei suoi migliori amici supera anche la sua portata di controsenso.

-Okey. Ora che siamo pronti... qual è la direzione?- Chiese Andrew. Kate osservò la mappa, che le avevo dato in precedenza, rigirandosela fra le mani, passando lo sguardo da essa al cielo e iniziando a borbottare tra se e sé.

-Da quella parte!- Esclamò dopo, indicando con la mano dietro di sé. -C'è un edificio a metà strada, potrebbe essere un rifugio per escursionisti, arriviamo lì per lo meno. Sarà più facile dividere il viaggio in due, ci si orienta meglio.- Affermò. La guardai interrogativa.

-Sei sicura?- Chiese Daphne. Travis, Connor e Jo fecero una risata mentre si stavano già incamminando nella direzione indicata.

-Kate è una bussola vivente.- Ci tranquillizzò la figlia di Ecate.

-Sono o no figlia del dio del sole?- Fece questa prima di avvicinarsi ai compagni. Scambiai uno sguardo ai fratelli Smith, ancora fermi come me, e dopo un'alzata di spalle decidemmo di seguirli. In fondo, chi siamo noi per contraddirla?

Camminavamo da circa un'ora e mezza. In questo tempo mi sorprese il fatto che il mio sguardo si rivolgesse ogni volta alla schiena di Connor. Insomma, la sera prima ci eravamo baciati e, anche se sfiorati sarebbe il termine più adatto, mi piacerebbe dire che fosse stato solo un imbarazzante incidente, ma purtroppo non è così. I miei occhi si rivolgevano sempre a lui, che parlava allegro con fratello e cugina. Catturavano sempre ogni suo singolo movimento: una spinta a Travis, un irrigidimento apparentemente invisibile.... Che cosa mi stava prendendo?!

Connor è un mio amico e, per di più, lo conosco a malapena da una settimana per non parlare che ero sicura di essere interessata a Percy. Non va bene. Non va per niente bene. Contando anche il fatto che mi ritrovai per sino ad arrossire ad un suo sorriso dopo avermi sgamata mentre lo osservavo: momento imbarazzante. Ripeto, che mi stava accadendo?

Mi distrassi dai miei pensieri per una gomitata di Kate. In quel momento si sentiva un bel cianciare, a differenza dei minuti seguiti alla partenza. Non so di che cosa stessero parlando Travis, Connor e Andrew ma doveva essere qualcosa di davvero molto interessante e divertente dal loro comportamento. Non facevano altro che ridere pronunciando un «Davvero?!» di tanto in tanto. Daphne e Jo, la coppia impossibile, stavano chiacchierando allegramente.

Per un momento mi dimenticai addirittura dell'impresa, sembrava che stessi facendo una semplice scampagnata con gli amici. Ma poi, mi saltarono all'occhio le armi dei miei compagni, facendomi ricordare alcuni versi della profezia: La battaglia vinta sarà se l'eroe per mano della morte l'ultimo fiato spirerà. Qualcuno sarebbe morto al termine dell'impresa. Qualcuno tra i miei amici che si godeva felicemente la situazione momentaneamente calma non ci sarebbe più stato. Sarebbe toccato alla mia pazza amica d'infanzia oppure ad uno dei fratelli burloni che avevo appena conosciuto? I Gemelli si sarebbero separati oppure avremmo dovuto fare i conti con la pesante mancanza della figlia di Ecate? Non lo sapevo, non sapevo neppure se sarebbe toccato a me, cosa di cui stranamente cominciavo a sperare accadesse.

-...preso la bandiera.- Stava dicendo Jo. Daphne rise.

-Accidenti, lo ricordo come se fosse ieri. Avevi...- Mi allontanai con Kate, avevo bisogno di parlarle.

-Ehi, non ti stavi divertendo?- Chiese con un sorriso. -Sono delle belle storielle, quando torneremo ti farò...

-Ti va di parlarne?- La interruppi una volta che fummo abbastanza lontane dal resto del gruppo.

-Di cosa?- Chiese ingenuamente lei. Le scoccai un'occhiata.

-Non so... Travis... il tuo strano comportamento... ma sono solo idee eh!- Proposi in generale con un'alzata di spalle, lei si irrigidì.

-Senti Viky, sono più che sicura che tu sia venuta qui con tutte le buone intenzioni come sempre ma, ti prego, almeno per questa volta, puoi evitare di impicciarti?!- Sbottò irritata. Scosse la testa chiudendo forte gli occhi. -Tu sta zitta!- Esclamò.

Mi guardai a torno. -Ma io...

-Non mi riferivo a te.- Replicò brusca per poi raggiungere gli altri. Io rimasi ferma lì come una scema prima che Jo, notandomi, fosse tornata indietro per schioccarmi le dita davanti la faccia.

-Ehi, che ti prende?- Aveva chiesto. Mi riscossi incominciando a camminare con lei accanto.

-Niente... solo, Kate si sta comportando in maniera strana, non da lei.

-Wow, e questo deve averti traumatizzata immagino.- Disse con ironia.

-Bè si! Ho notato che da quando siamo arrivate parla da sola, inoltre mi ha appena lasciato qui appesa. Anche tu la conosci, non risponderebbe mai male a qualcuno.- Mi difesi.

-Si, è vero, la conosco. Però sono più che certa che questo non sia vero. Quando vuole sa essere un bel macigno.- Disse come se stesse parlando del tempo. -Fa un caldo atroce non trovi?- Per l'appunto.

-Tu sai perché è così?- Chiesi.

-Ah, non lo chiedere a me. A quanto pare d'estate fa caldo e d'inverno fa freddo, è il circolo della natura. Anche se, molto probabilmente, qualche dio lassù si sta divertendo nel vederci squagliare vivi.- Mi ritrovai a pensare: Che?!

-Ma no!- Risi. -Mi riferivo a Kate, sai perché si comporta così?

-No!- Disse. -No, no, no, no, ti prego anche tu no! Travis mi sta già dando il tormento, non aggiungerti anche tu.- Mi supplicò.

-Bè, se te lo chiede Travis vuol dire che lo sai, giusto? A me puoi dirlo...- Feci una faccia da cucciolo.

-Non funziona.

-A si... e così. - La guardai negli occhi. –Sai cosa è successo a Katerina?- Mi concentrai il più possibile, volevo una risposta.

-Si.- Rispose. -La prossima volta farei domande più specifiche.

-Ma come...

-E ora,- Mi interruppe. –Togliamoci di mezzo quest'impiccio.- Detto questo sollevò una mano e non vidi più niente.

-Jo! Che cosa hai fatto?!- Urlai sconcertata, ero cieca. Portai subito le mani davanti, supposi che stessi camminando come uno zombie. Provai a stropicciarmi gli occhi ma, sorpresa delle sorprese, non c'erano più!

-Sai Viky...- Mi prese sottobraccio e riprendemmo a camminare. -Mia madre è la dea della magia, li percepisco certi trucchetti.

-Che cosa hai fatto ai miei occhi?- Chiesi terrorizzata.

-Tranquilla, li ho in tasca.- Rispose, come se avere un paio di occhi umani nelle tasche dei pantaloni fosse roba da tutti i giorni.

-Li puoi rimettere a posto vero?

-Certo che si! Per chi mi hai preso?

-Ah, non so. Passa qualcuno che ti toglie gli occhi dalla faccia... tu che faresti?

-La smetterei di giocare con la magia per avere quello che si desidera.- Aveva ragione, per l'Olimpo se aveva ragione.

-D'accordo, la smetterò di farlo, a meno che non sia necessario.- Cominciai. Jo parve felice della cosa, anche se non potevo vederla. –Se...

-Lo sapevo, mai fidarsi. Ci sono sempre condizioni.- Sbuffò quella.

-Ehi! Qui sei tu che hai la mia vista in tasca.- Mi lamentai.

-Quando hai ragione, hai ragione.- Disse. Sentì un fruscio e...TAA DAA! Potevo vedere.

-Con questo hai promesso di non giocare più con la magia.- Mi avvertì.

-Si, però mi devi anche dire che cosa è successo a Kate.- Continuai, osservando il bosco che mi circondava come fosse la prima volta.

-Non ho mai detto niente al riguardo.

-Però sai che cosa ha fatto Travis, giusto?- Lei sospirò per poi fermarsi. Rimanemmo qualche secondo a guardarci negli occhi.

-Proprio non demordi, eh?

-Voglio sapere che cosa è successo alla mia amica.- Risposi decisa. Non so per quale ragione, forse perché non l'avevo ingannata di nuovo con il giochetto degli occhi (Ovvio che non ci avevo riprovato! Jo per punirmi me li aveva tolti dalla faccia! Non volevo riprovare l'esperienza), perché l'avevo asfissiata a dovere oppure perché capì la mia preoccupazione. Fatto sta, che cominciò a parlare.

-Ascoltami, non sono di sicuro una figlia di Afrodite. Non ci capisco un'emerita empusa di cuori e cuoricini e cose annesse. Ma ho buona memoria.- Cominciò a spiegare. Guardò per un momento davanti a se, ci eravamo distanziate dal gruppo, così riprendemmo a muoverci. -Ieri mattina, dopo colazione, ero andata insieme a Kate a chiamare quei cialtroni dei miei cugini. Ogni volta la stessa storia, in ogni situazione sono sempre ed inequivocabilmente in ritardo, pima o poi dovranno imparare la lezione se...

-Jo, stai andando fuori tema.

-Si, giusto. Ehm ehm, allora... Abbiamo trovato subito Connor nella Casa Grande quanto a Travis, non si vedeva in giro. Sta di fatto che lo abbiamo scovato dietro la cabina di Ermes con quella Gardner in atteggiamenti... non molto casti. Katerina è rimasta impalata per qualche istante poi se ne è andata lasciando a me il lavoro sporco. Io quei due non li capirò mai.- Scosse la testa. -Sono arrivata l'anno scorso e per me loro hanno avuto sempre una relazione piuttosto traballante, ma Connor mi ha raccontato che quando erano più piccoli erano praticamente inseparabili. Poi è successo qualcosa che a quanto pare riguarda la morte di uno dei fratelli di Kate, due anni fa mi pare, non so altro. Sono più che convinta che la reazione di Kate sia esagerata però anche Travis non scherza. Per ogni cosa che riguarda quella ragazza pare avere gli occhi foderati di prosciutto.

Kate aveva perso un fratello? Questa fu la prima cosa che ebbe impatto nel mio cervello, in seguito venni a scoprire che i figli di Apollo ad essere morti durante quegli anni erano ben tre. Chi sa cosa si prova nel perdere un fratello, speravo tanto di non dover mai vivere un'esperienza del genere. Solo dopo tutti questi dilemmi mi accorsi che dietro il mutismo di c'era la cosa più banale in assoluto, problemi di cuore. Ed era anche l'argomento che più detestavo, non ero brava in quel campo. 

-Ehi! Che ci fate voi laggiù? Siamo quasi arrivati.- Urlò Andrew.

Jo ed io ci riunimmo al gruppo senza pronunciare una singola parola. Camminammo per un altro paio di minuti poi gli alberi si diradarono fino a scomparire. Ci ritrovammo in una piccola radura con al centro quello che pareva un emporio.

-Ma dico... scherziamo?- Daphne indicò il cartello dipinto a mano sopra la porta: ALI.STAR.AR ALIMENTI & STILI ARCOBALENO.

-Sarà meglio entrare. Qualcuno sta facendo intermittenza con la Foschia e non voglio brutti incontri.- Jo salì i gradini dell'emporio.

-E se è l'emporio a fare intermittenza?- Chiese Daphne.

-Ormai ci siamo.- Le rispose Kate salendo i gradini con passo strascicato.

-Per me va bene, ho i piedi in cancrena.- Seguì il gruppo dentro.

Non appena entrati, si accesero le luci. Partì una musica di flauti, come se fossimo appena saliti su un palcoscenico. Le ampie corsie erano tappezzate di scatole di noci e frutta secca, ceste di mele e scaffali pieni di magliette hippie e abitini leggeri da fatina. Il soffitto era pieno di scacciafantasmi. Lungo le pareti, scaffalature di vetro mostravano geodi, sfere di cristallo, acchiappasogni in macramè e tanta altra roba strana. Il familiare odore di incenso della nonna mi riempì le narici, da qualche parte era stato sicuramente acceso.

-Che razza di posto è?- Chiese Travis. Ci inoltrammo nel piccolo negozio, curiosando in giro.

-Posso aiutarvi?- Una ragazza era appena comparsa dietro una fontanella con la statua di Poseidone facendomi prendere un colpo. Alle miei spalle si sentì il tipico rumore del vetro che si rompeva.

-Scusate.- Jo fece un rapido movimento con le mani riportando una lampada allo stato originale.

-Non importa.- Disse la ragazza mentre la osservava ricostruire il mobilio. -Ad essere sincera avrei preferito che rimanesse rotta, incupiva la stanza con quella luce rossastra.- La osservai, mi ricordava le escursioniste che incontravo durante le vacanze estive con la famiglia, che ricordi.

Era bassa e muscolosa, con un paio di scarponcini, i pantaloni corti e una maglietta di un giallo brillante con su scritto: ALI.ST.AR. ALIMENTI & STILI ARCOBALENO. Sembrava giovane, ma aveva i capelli bianchi e crespi. Gli occhi erano una vera distrazione. Le iridi cambiavano di continuo, dal grigio, al nero fino al bianco.

-Volevamo dare solo un'occhiata.- Disse Travis.

-Oh, lo so bene. Non c'è problema. I semidei sono i benvenuti. Non siete come quegli orrendi mostri. Volevano prendere i nostri semi! Come se gli appartenessero, questo è un negozio.

-Ci sono dei mostri qui intorno?- Chiese Andrew.

-Direi di si. Siamo in un bosco, anzi, mi chiedo come voi non abbiate....

-Fiocco? Ne avevamo già parlato. Non spaventare i clienti, su. Portali qui, per favore.- Esclamò la voce di una donna in fondo al negozio.

-Quindi ti chiami Fiocco? Come fiocco di neve?- Chiese Daphne.

-Si, proprio come la neve, anche se in realtà è...- Produsse una serie di crepitii e scoppi che mi ricordarono una tempesta in allontanamento. -Ma potete chiamarmi Fiocco, sì.

-Sei una ninfa del cielo.- Disse la figlia di Apollo con voce stanca, sembrava messa molto peggio rispetto a qualche ora prima.

-Esattamente.- Fiocco sorrise. –Misericordia... tu non stai bene, e la ferita? Dai, venite, il capo vuole vedervi. Ci penseremo noi a guarirla.

Fiocco ci guidò lungo il reparto frutta. In fondo al negozio, dietro un bancone con un vecchio registratore di cassa, c'era una donna di mezza età con la pelle olivastra, i capelli lunghi e neri e un paio di occhiali senza montatura. Al collo aveva diverse collane d'ambra, e anelli turchesi le ornavano le dita. Profumava di petali di rosa. Aveva un'aria dolce e gentile.

-Salve e benvenuti. Io sono Iride.- Puntò i suoi occhi su di me, sorrise. –Sono molto felice che siate qui, ti stavo aspettando.

I miei compagni mi osservarono. -La conosci?- Chiese Andrew.

-Dovrebbe, è sua sorella.- Kate si reggeva al balcone per tenere l'equilibrio.

-Mia sorella?

-Proprio così, non ti vedevo da millenni Kyriake, sei cresciuta.- Ed ecco un'altra persona che mi chiamava in quel modo.

-Oh bè, grazie.- Dissi.

-Non ringraziarmi, non è una buona cosa. Con il tumulto che sta facendo nostro padre...- Scosse la testa.

-Quindi lei sa che cosa sta succedendo, oppure ci sta soltanto illudendo?- Connor si fece avanti.

Iride si fece pensierosa, poi spostò lo sguardo per la stanza soffermandosi infine su Kate. -Ah, ho capito. Comprendo bene cosa si prova alla presenza di Ermes o ad un suo discendente... ti fa saltare i gangheri facilmente.- Fece un piccolo sbuffo. -Ermes prende troppo sul serio il suo lavoro. Guardate me per esempio, sto bene qui, con il mio lavoretto part-time.- Fece un'alzata di spalle.

-Quindi, potresti darci delle risposte?- Tentò Andrew.

-Potrei. Conosco bene gli ultimi avvenimenti. Come messaggera degli dei... be', vengo a conoscenza di un sacco di cose, a furia di ascoltare tutte le comunicazioni degli dei e via dicendo.- Lanciò uno sguardo ad un cestino accanto a lei. -Volete un pasticcino?- Li assaggiammo, sapevano di cartone.

-Dovreste mangiare più sano, questi fanno al caso vostro. Sono senza glutine, senza zuccheri aggiunti, arricchiti di vitamine, senza soia, a base di alghe e latte di capra.- Non mi sentì affatto meglio nel scoprirlo.

-Iride, se lei sa che cosa sta accadendo, perché non lo è andata a dire agli Olimpi?- Chiesi.

-Sono una presenza neutrale, sostenitrice accanita della non-violenza, anche con il mio lavoro di messaggera qualcuno deve porgere domande.- Sorrise.

-Perché ci stava aspettando?- Chiese Travis.

-Io, in realtà, aspettavo solo Kyriake. Fiocco? Perché non porti gli altri di là, dagli qualcosa da mangiare e... per quanto riguarda quell'ustione.- Indicò Katerina. –Usa l'ungente naturale che ci è arrivato ieri e un po' della mia polvere ufficiale numero tre, un po' di tisana per ravvivare i nervi e dovrebbe essere a posto.- Lanciò un'occhiata a Connor. -Mi piacerebbe non immischiarmi, ma sono profondamente convinta che abbia capito la lezione. Fiocco potresti usare il talismano contro maledizioni brevettato.

-Certo, Capo!- I miei amici lasciarono la stanza. Iride mi venne vicino, non potei evitare di pensare a mia nonna materna guardandola.

-Si, le assomiglio.- Iride mi sorrise. -Almeno sotto questo aspetto, un tempo avevo delle splendide ali. Credo sia per questo che Morfeo si innamorò di lei. Sai, tempo fa abbiamo avuto una relazione... - Lasciò la frase in sospeso. -Ma non è di questo che dobbiamo parlare.

-Tua madre è Elettra, giusto?- Chiesi. Non avevo idea che Iride fosse figlia di Taumante, mia sorella, ma ora quel pensiero era come impresso a fuoco nella mia mente.

-Esattamente.

-L'abbiamo incontrata ieri e... non è stato molto piacevole.

Iride mantenne acceso il suo sorriso, molto diverso da quello di Elettra. -Mia madre è molto gentile, anche se non approvo molti dei suoi comportamenti non la considero una cattiva persona, l'avrete colta in una delle sue giornate "no".- Provò a giustificarla.

-Mi dispiace davvero tanto, ma ci ha dato l'impressione sbagliata allora.- Provai a spiegare. -Ha detto chiaramente di volerci uccidere.

-Ah, sì! Sicuramente voleva farlo allora. Avolte sa essere molto vendicativa. Da piccola le predissi il futuro e, bè, lei non accettò cosa dissi.- Quelle parole mi lasciarono senza fiato...

-Le ho... predetto il futuro? Come?

-Nostro padre aveva questo potere, come i suoi fratelli. Sono più che sicura che tu lo abbia ereditato.- Mi spiegò.

-Sai dove si trova?

-Purtroppo no. Il vostro viaggio è ancora molto lungo. Ma ho il presentimento che la strada che state percorrendo sia giusta. Pasticcino?- Me ne porse un altro.

-No, grazie.- Declinai l'offerta. Poi un pensiero mi illuminò la mente. –Tu mi conoscevi? Nel senso, mi hai chiamato con il mio nome o, per lo meno, quello che credo essere il mio vero nome... Kiroche.

-Kyriake.- Mi corresse. –Si che ti conoscevo. La semidea prediletta di nostro padre. Tua madre ne rimase uccisa quando ti portò via da lei.- Ebbi un tuffo al cuore.

-Conoscevi mia madre?

-Si, facevo da messaggera tra lei e nostro padre prima della rivolta di Zeus.- Non mi disse altro.

-Che cosa dovevi dirmi?

-Giusto. Mi è saltato alle orecchie la vostra profezia e una spiegazione posso dartela.- La mia curiosità era a mille. La profezia di Rachel era rimasta un mistero per la maggior parte. -Tra ricerche e viaggi, il diciassettesimo sarà fatale.- Recitò. -Si riferisce alla tua età, ne sono sicura. Nostro padre era ossessionato dal fatto che tu crescessi, ma aveva bisogno di più tempo.

I miei compagni tornarono. Notai subito la mancanza della fasciatura di Katerina che, in quel momento, pareva fosse pronta a scalare l'Everest. Al contrario Connor si precipitò da Iride per farle i suoi più sinceri ringraziamenti, mi mancò la presenza della rima nelle sue frasi.

-Il tuo compleanno.- Mi sussurrò Iride per poi rivolgersi cordialmente al gruppo.

Quando lasciammo l'emporio di Iride portai con me una borsa a tracolla di cuoio ottima per la scuola, se mai ci fossi tornata, e una data di scadenza. Quest'ultima sarebbe terminata dieci giorni dopo e, con il verso della profezia che recitava "due volte andata e ritorno" per la mente, mi inoltrai nella boscaglia insieme ad altri sei semidei.





*Ho preso ispirazione per la spada di Viky da Pungolo, la spada di Bilbo Baggins.

  
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