Serie TV > Orange Is the New Black
Segui la storia  |       
Autore: imtheblackyoubetheorange    08/08/2015    2 recensioni
La storia di Alex e Piper nella serie TV "Orange is the new black" mi lascia affamata. Mi fa andare a letto pensando a loro, mi fa camminare per strada con le cuffie nelle orecchie pensando a cosa sarebbe successo "se". Così, aspettando il lontano giugno 2016, mangio e respiro Vause e Chapman. Quello che scrivo non toglie nulla alla serie TV, forse cerca di rendere quella tonta di Piper un po' meno stronza e ama immaginare i Missing Moments.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Altri, Cal Chapman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi sono appena accorta che la scena di Norma che canta nell’ultimo episodio della prima stagione si svolge nella cappella ma io l’ho chiamato auditorium, quindi andrò a modificarlo nel capitolo precedente ma volevo dirvelo per evitare confusioni. Questo capitolo è un po’ scuro e triste e ci sono descrizioni di violenza che potreste trovare fastidiose quindi chiedo scusa in anticipo!
So che non ci sono paragoni tra il primo incontro di Alex e Piper nel bar e questa mia versione, il modo in cui Alex la prende in giro e come si guardano è prefetto e basta. Qui vi propongo una mia versione un po’ modificata che spero non vi deluda, ho scelto “Summertime Sadness” nella versione di Miley Cyrus perché questa è stata la canzone che mi ha accompagnato per molto tempo nel mio fantasticare su Vauseman (qui il link se volete sentirla!  https://www.youtube.com/watch?v=93CZ6oFR8Q0  )
Spero vi piaccia!
 
 
Alex si sentiva come se avesse appena finito di scavare in tutti i più remoti angoli di Litchfield, ma di Piper non c’era traccia. L’aveva cercata nel suo dormitorio, poi era corsa fino ai bagni, facendo sì che diverse guardie le gridassero dietro “Non si corre, Vause!”
Aveva guardato in cortile e controllato l’officina elettrica in cui lavorava, poi la dispensa in cui erano state quel giorno e la lavanderia. Ma non sembrava trattarsi solo di Piper. Era come se l’intera prigione fosse sparita e l’avessero lasciata sola a vagare per i corridoi vuoti.
Quando si rese conto che era la vigilia di Natale arrivò di fronte alle porte della cappella sudata e con il respiro affannato. Voci provenivano dall’interno, così spalancò le porte, giusto in tempo per sentire la sua voce familiare risuonare dal palco.
“Avevo un’amica” disse Piper, seduta su un alto sgabello in mezzo al palco, e abbassando il supporto del microfono alla sua bocca. L’altra mano teneva una chitarra in grembo e Piper era seduta sotto la luce abbagliante del riflettore. Le altre detenute, vestite in strani costumi dietro di lei, lasciarono il palcoscenico lanciandole sguardi infastiditi. Alex si accorse che tutto il pubblico stava bisbigliando e ridacchiando, che cosa aveva intenzione di fare quella Chapman?
Piper.
Alex si fermò in mezzo al corridoio che portava al palco, la bocca socchiusa mentre il cuore le batteva all’impazzata. Non ebbe il tempo di sospirare di sollievo per aver scoperto che Piper era sana e salva. Sentiva che tutto questo non sarebbe durato ancora per molto.
“Si chiamava Adele” continuò Piper e un improvviso silenzio avvolse la cappella. “Questa è una canzone che dedico a lei” lo sguardo di Piper cadde dritto dentro gli occhi di Alex, ma la luce gialla impedì ad Alex di essere sicura che era lei che Piper indirizzava il suo sguardo.
Cominciò a strimpellare la chitarra in quel silenzio insopportabile e la sua voce venne fuori potente e sicura. Alex si sentì scuotere dai brividi. Aveva dimenticato quanto fosse bella quando cantava.
“Kiss me hard before you go, summertime sadness.”
La voce di Piper guidò Alex dentro un ricordo che non avrebbe mai dimenticato.
 
“Hanno portato via la mia crema idratante, gente. Ho dovuto attraversare tutto l’aeroporto a piedi nudi” Alex si unì alla risata delle sue amiche e buttò giù un altro shot. Mentre lasciava che il bruciore le invadesse la gola, udì quella voce.
“Kiss me hard before you go, summertime sadness.”
Si girò e nel farlo quasi fece cadere i bicchieri dal tavolo. Forse era ubriaca o fatta o si sentiva sola ma quando udì quell’imponente voce profonda per la prima volta nella sua vita, pensò che quella era una voce di cui avrebbe potuto innamorarsi.
“I just wanted you to know that, baby, you’re the best”
Alex lasciò cadere il bicchiere vuoto sul tavolo, si alzò e camminò in mezzo alla folla come un fantasma ipnotizzato. Non notò il modo in cui le sue amiche, sedute al tavolo dietro di lei, la guardarono e aggrottarono le sopracciglia, pensando che fosse fuori di testa. Non si accorse neppure che tutti all’interno di quello squallido bar avevano smesso di parlare e bere e addirittura respirare, ma tutti gli occhi erano incollati alla ragazza sul palco.
“I got my red dress on tonight, dancing in the dark in the red moonlight.”
Il modo in cui le ciocche bionde le ricadevano come onde attorno al viso, mentre si chinava in avanti sulla chitarra e verso il microfono, il modo in cui chiudeva gli occhi e spingeva indietro la testa sotto il riflettore…Alex pensò che fosse splendida. Si sorprese di come una voce così potente potesse uscire da quella bellissima e fraglie ragazza bionda. Si fermò davanti a lei sotto il palco e quando la bionda aprì gli occhi e li passò sul pubblico assiepato sotto di lei, Alex sentì che i loro sguardi si erano incontrati per un breve istante.
“Oh, my God, I feel it in the air, Honey, I’m on fire, I feel it everywhere, nothing scares me anymore” continuò a cantare.
Chi era? Perché Alex non l’aveva mai incontrata prima, quella ragazza dalla voce stupenda? Inghiottì saliva a vuoto, catturata dentro lo sguardo della ragazza e dentro le sue labbra. All’improvviso sentiva di essersi persa così tanto per tutto quel tempo nella sua vita.
“I just wanted you to know that, baby, you’re the best.”
Alex ne era certa ora. Gli occhi della ragazza bionda non l’avevano solo intravista, ma la stavano fissando. Guardando il modo in cui si piegava in avanti sulla sua chitarra, Alex pensò che stesse cercando di raggiungerla. La bionda non la stava solo guardando, le stava parlando e cantando come se nessun altro fosse dentro quel bar, c’erano solo loro due. Alex si rese conto che chiunque quella ragazza fosse, non avrebbe mai più dimenticato quella canzone.
“Got that summertime, summertime sadness” quando buttò la testa all’indietro e gridò l’ultima parola la sua voce sembrò rompersi per l’emozione. La chitarra tacque e mentre gli applausi e le urla esplosero dal pubblico, Alex si accorse che la ragazza stava piangendo. Posò la chitarra nel supporto accanto al suo sgabello e quasi inciampò sui suoi stessi piedi mentre correva dietro il palco.
Alex aggrottò le sopracciglia, mentre gli applausi continuavano ad arrivare verso un palco ora vuoto. Il fatto che quella ragazza si fosse lasciata emozionare dalla sua stessa voce l’aveva lasciata senza parole. Voleva conoscere quella ragazza e sapere che cosa poteva essere andato storto mentre cantava. Si guardò attorno e si posizionò di fronte alla porta addetta allo staff, sperando che prima o poi sarebbe venuta fuori e Alex si sarebbe inventata qualcosa per conoscerla. Ma rimase lì per quelli che sembrarono secoli, e la ragazza dai capelli biondi non accennava a farsi vedere.
Attraverso la porta socchiusa Alex finalmente la riconobbe. La bionda stava quasi correndo verso la porta dove si trovava Alex, uno sguardo furioso stampato in faccia. Un giovane dai capelli neri la seguiva. Sembrava che stessero litigando. Alex arrossì dall’imbarazzo. E se fosse uscita proprio in quel momento e avesse trovato Alex a orecchiare?
Tornò indietro al tavolo delle sue amiche di corsa, sorpresa da quanto codarda quella ragazza la facesse sentire, senza neppure conoscerla. Mai in vita sua Alex Vause aveva desistito dal provarci con una ragazza, ma quella bionda?
“Dove sei stata?” chiese Sylvie, un’espressione preoccupata in viso.
Alex scosse le spalle e la respinse. Il conforto di un’amica era l’ultima cosa di cui avesse bisogno in quel momento, era solo arrabbiata per essersi lasciata sfuggita quella ragazza tra le mani. La sensazione fastidiosa che si stesse perdendo qualcosa di importante nella sua vita crebbe dentro di lei. Uno squallido pianoforte risuonava alle sue spalle, ma chi se ne importava di quella musica idiota, pensò, bruciando dal desiderio di vederla o sentire la sua voce ancora una volta.
Con la coda dell’occhio seguì segretamente i suoi movimenti attraverso il bar. Intuì che stava ancora litigando con quel ragazzo e si ritrovò a odiarlo solo perché la stava infastidendo. Si chiese perché stessero litigando, poi i suoi pensieri si bloccarono colpiti da un’improvvisa paura: era il suo fidanzato?
Rimase lì ad ascoltare le chiacchiere ora diventate insignificanti delle sue amiche, mentre si tormentava con il pensiero che la bionda avesse un fidanzato. Quando alzò gli occhi dal pezzo di carta che stava torturando tra le dita, vide una cascata di ciocche bionde penzolare sulla schiena di una maglietta familiare. La ragazza era seduta al bancone del bar ed era piegata in avanti su un bicchiere vuoto. Era sola, nessun ragazzo in vista, e aveva l’aria di qualcuno che cerca di affogare le sue pene nell’alcol. Alex si alzò e si precipitò verso di lei, prima che potesse perderla di nuovo. Pensò che valesse la pena provarci.
“Posso avere un Margarita?” la sentì chiedere. Si stupì di quanto la sua voce suonasse morbida e innocua ora che era lontana da una chitarra.
“Fa un po’ freddo fuori per un Margarita, non pensi?” la bionda girò la testa verso Alex e la guardò in confusione. Poi Alex sentì che la ragazza stava esaminando ogni singolo angolo della sua faccia e notò che aveva bellissimi occhi azzurri e che aveva pianto. Un sorriso splendido incurvò le labbra della ragazza bionda.
“Ho bisogno di raffreddarmi un po’, suppongo.”
“E’ tutto OK? Ti ho vista sul palco e…”
“Mi dispiace per quello” chiuse gli occhi e agirò la mano come se stesse cercando di scacciare un ricordo fastidioso. Alex era sul punto di dirle quanto era stata fantastica là sopra.
“E’ stato terribile, mi dispiace che tu abbia dovuto sentirlo.” Il barista posò un nuovo drink in mezzo alle sue mani sul bancone ma la ragazza non sembrò accorgersene. Non accennava a distogliere lo sguardo da quello di Alex, come se entrambe fossero ipnotizzate.
“Chi sei?”
“Mi chiamo Alex. Sono stufa di pensare a te come ‘la ragazza bionda’, quindi tu sei…?”
“Mi hai pensata?” la bionda inclinò la testa da un lato e lasciò che un sorriso le sfuggisse dalle labbra. Alex sorrise a sua volta, vedendo quanto era bella.
“Si, be” Alex arrossì. “Ho visto che tu e il tuo ragazzo avete avuto una brutta litigata…”
La ragazza si portò il bicchiere di Margarita alle labbra sorridenti con uno sguardo provocante negli occhi, poi si piegò in due sul bancone tenendosi la gola e fu sul punto di sputarlo.
“Il mio ragazzo?” gridò, quel grosso sorriso ancora sulle labbra. Guardò verso il palco e Alex seguì la direzione del suo sguardo per vedere che il ragazzo con cui aveva litigato poco prima stava ora raccogliendo strumenti e dando istruzioni in giro. “Cavoli, no. Non ho un ragazzo, e grazie a Dio non è lui. E’ il mio manager. Be, era. Vuole che smetta di cantare stupide canzoni copiate e cominci a portarli roba vera. Gli ho detto di andare a farsi fottere” prese un altro sorso dal suo bicchiere.
“Sono Piper, comunque. Piper Chapman.”
Porse la sua mano ad Alex e Alex la afferrò, sospirando di sollievo e sapendo che Piper non aveva un ragazzo. Si dimenticò di scuoterla, tuttavia, e le tenne semplicemente la mano in grembo, senza lasciarla andare.
“Qualcuno ti ha mai detto che canti da Dio?”
“Smettila, è stato terribile” ma il sorriso di Piper si allargò. “Mi dispiace, scusami davvero.”
“Non farlo. Non scusarti.”
Affondarono l’una negli occhi dell’altra e di nuovo Alex ebbe la sensazione che tutto il resto attorno a loro – la gente, il chiacchiericcio, il clangore dei bicchieri e la musica- sparisse. C’erano solo i suoi occhi blu e le sue dita fredde, strette dentro la mano di Alex. Tutto il resto era sottofondo.
“Ok” disse Piper, senza distogliere gli occhi da quelli di Alex. “Mi dispiace davvero per una cosa, però, non voglio metterti in imbarazzo ma…qualcuno ti ha mai detto quanto sei bella?”
Alex rise, si piegò in avanti e posò un bacio sulla guancia di Piper.
“Quindi. Perché la ‘summertime sadness’?”
 
Ricordando quella prima volta in cui aveva incontrato Piper, quanto erano giovani e quanto innocentemente si stavano innamorando, sentì che gli occhi le si riempivano di lacrime.
“Summertime sadness” cantò Piper, lasciando andare la testa all’indietro, sotto la luce gialla del riflettore sul palco di una cappella in prigione. La sua voce si spezzò nello stesso punto in cui lo aveva fatto quella prima volta che Alex l’aveva sentita cantare, e quando Piper aprì gli occhi guardò dritto dentro quelli di Alex. Lacrime le scivolarono sulle guance, proprio come quella prima volta.
Alex sorrise commossa. Piper rispose con un altro sorriso, mentre il silenzio privo di applausi riempiva la cappella. Le detenute erano troppo commosse o sorprese dalla voce di Piper. Taystee, in fondo alla stanza, la guardava a bocca aperta, mentre Poussey le saltellava attorno tirandole pugni sulle spalle e continuava a dire “Te l’avevo detto!”. L’avevano riconosciuta, e ciascuna di loro stava cominciando a capire che Piper era sul serio quella Adele.
Piper si coprì la faccia con le mani e corse via dal palco, attraverso la porta sul retro. Alex non aveva intenzione di lasciarla scappare questa volta, però.
 


Piper uscì e sbatté la porta dietro di sé. Sentì il rumore della neve crepitare sotto i suoi stivali mentre camminava verso la recinzione del cortile. Tutto era così scuro e silenzioso. Si nascose la faccia tra le mani, cercando di mandare giù quello che era appena successo.
Era corsa sul palco d’impulso, aveva preso il microfono dalle mani di Taystee e aveva cantato. A un certo punto si era accorta che Alex era lì a guardarla e che stava ascoltando la loro canzone e i ricordi non smettevano di tornarle in testa. Piper aveva visto lacrime scorrere sul viso di Alex. Questo significava che le cose tra di loro potevano essere riparate? Doveva tornare dentro e trovarla.
“Hey! Hey! Dove pensi di andare?”
Piper si girò, lasciando uscire il respiro in una nuvoletta d’aria fredda, e vide Pennsatucky venirle incontro in un bizzarro vestito bianco. Indossava persino le ali e aveva una coroncina attorno alla testa.
“Oh, no. Non vuoi lottare contro di me ora, pazza.”
“Oh, no?” si fece avanti, uno sguardo matto dentro gli occhi. “Forse hai ragione. Non voglio lottare. Voglio finirti adesso.”
Infilò una mano dentro il vestito e tirò fuori un cacciavite familiare. Era il cacciavite che Piper aveva perso secoli prima. Ma come era finito nelle mani di Pennsatucky? Piper non lo sapeva, e indietreggiò finché la sua schiena sbatté contro il metallo freddo della recinzione, i palmi delle mani rivolti verso Doggett per fermarla.
“Ti prego. Non vuoi farlo sul serio. Se lo fai, ti daranno tanti altri anni qui dentro.”
“Dio è dalla mia parte.” Inclinò la testa da un lato, sempre quello sguardo pazzo negli occhi, puntando il cacciavite verso il collo di Piper. “Perché so chi sei. Stupida che non sei altro, l’hai appena gridato davanti a tutti. Sei quella ragazza, Adele. Il mio signore mi ama e vuole che io ti distrugga.”
“Quindi ti ha mandata lui.”
“Dovevi tenere la bocca chiusa.”
“Quanto ti ha pagato, Tiffany? Cosa ti ha promesso Kubra?”
Mentre Doggett si avvicinava la sua faccia sembrò esplodere di rabbia, ormai a pochi centimetri dal viso di Piper. Piper sentì il cacciavite premerle contro la gola.
“Non impari mai, vero? Non terrai mai la tua boccaccia chiusa? Dio mi ama. Lui non ama te.”
“Ti ha pagato, Tiffany? O ti ha costretta?” Piper sapeva che provocarla non era la migliore strategia per guadagnare tempo, ma valeva la pena provarci, anche se la sua voce stava tremando. “Ti ha preso contro la tua volontà? Perché è così che vanno le cose nella tua vita, non è vero?”
Piper non fece in tempo a sentirsi in colpa per quello che aveva appena detto. Doggett le afferrò le spalle e la sbatté contro la recinzione.
“ZITTA!” urlò, la sua faccia era una maschera di pazzia, del tutto fuori controllo. Piper impiegò qualche secondo per rendersi conto che il dolore freddo che sentiva nello stomaco era il cacciavite di Pennsatucky infilato nella sua pancia. Provò ad afferrarlo e sentì un liquido caldo spargersi tra le dita. Doggett lo tirò fuori e Piper cadde in ginocchio per il dolore, poi venne spinta a terra e l’istante dopo Doggett era sopra di lei e le colpiva la faccia con la parte posteriore del cacciavite e poi le infilava la punta acuminata dentro lo stomaco e le braccia e il petto.
Piper rimase inerte, sdraiata sulla neve fredda, gli occhi vacui rivolti verso il cielo scuro sopra la sua testa, mentre la sua assalitrice continuava a infliggere dolore al suo corpo. Sentì un caldo sapore metallico in bocca e inclinò la testa da un lato e vide la porta attraverso cui era entrata in cortile aprirsi. Se solo non fosse scappata via per l’ennesima volta, se solo non fosse scappata via da Alex e dalle sue emozioni, niente di tutto questo sarebbe successo, erano i pensieri dolorosi che le rimbalzavano in testa.
Tutto sembrava succedere al rallentatore davanti ai suoi occhi. Il cacciavite di Pennsatucky che faceva avanti e indietro sul suo corpo, le gocce di sangue che cadevano sulla neve, tutto era così lento. Persino quegli eleganti capelli neri che svolazzavano attorno al viso più bello che avesse mai visto sembrarono impiegare secoli per coprire la distanza tra lei e la porta.
qualcuno ti ha mai detto quanto sei bella?
Il dolore si fermò quando si rese conto che stava guardando Alex. Sorrise, dentro la sua testa, poi chiuse gli occhi.
 


Non appena spalancò la porta verso il cortile Alex gridò, buttando fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni. Vide Piper sdraiata sotto Doggett, che la colpiva con un oggetto appuntito, le mani e il vestito inzuppate di sangue. Piper non si muoveva e guardava Alex con occhi vuoti, come se non la stesse neppure vedendo.
Alex le corse incontro e spinse via Doggett, che cadde a terra vicino a Piper e mollò quello che ad Alex sembrava un cacciavite. Gli occhi di Pennsatucky, pieni di rabbia e pazzia, dissero ad Alex che non capiva che cosa stesse succedendo e cosa aveva appena fatto.
Alex calciò via il cacciavite, lontano dalla presa di Doggett, si inginocchiò di fronte a lei e la colpì con il gomito in faccia. Doggett non fece in tempo a vederlo arrivare e cadde a terra priva di sensi. Alex si girò verso Piper e le posò una mano sulla fronte e l’altra sul petto pieno di sangue e si piegò verso il suo viso, cercando di capire se stava ancora respirando e se il suo cuore batteva ancora.
“PIPER!” gridò. “Piper! Svegliati!”
La sua voce si spezzò dalla disperazione, vedendo nessun segno di vita sul volto pallido e freddo della sua amata e le infinite pugnalate sul suo corpo.
“AIUTO, VI PREGO!” gridò mentre la porta si aprì e comparve una guardia. “Vi prego, ha bisogno di aiuto!” poi si girò verso Piper, lacrime cadevano dalla sua faccia su quella di Piper. Ben presto smise di sentire le voci che uscivano dalla radio della guardia e le voci delle altre detenute che erano comparse attorno a loro. C’erano solo Piper e lei, tutto il resto spariva, come sempre.
“Ti prego, piccola, torna! Svegliati!” accarezzò i capelli di Piper e posò un bacio sulle sue labbra fredde. Un rivolo di sangue scendeva giù da un angolo della sua bocca.
“Mi dispiace ma ti prego, non lasciarmi. Svegliati!” Alex si sentì avvolgere da un paio di braccia forti che la trascinarono via.
“Ti prego svegliati, tesoro!” gridò, mentre portavano via Piper.
 
Lasciatemi le vostre opinioni se vi è piaciuto, giuro che anche il mio cuore si è spezzato per piccola Piper ma le cose miglioreranno perché non sopporterei che qualcosa di brutto le succedesse! Grazie.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Orange Is the New Black / Vai alla pagina dell'autore: imtheblackyoubetheorange