In questa calda estate, rientrata dalle vacanze, torno
a scrivere della strana famiglia di Baker Street.
Come ho già scritto, non sto seguendo un ordine
cronologico, ma la storia dipende da cosa mi venga in mente.
Rispetto agli altri due racconti, questo si trova
in mezzo!
Naturalmente i personaggi non mi appartengono, ma
sono di Sir Doyle e della BBC.
Questo racconto non ha scopo di lucro.
Se dovesse esserci qualcosa che ricordi altre fan
fiction, chiedo scusa, ma sarebbe involontario.
Approfitto per ringraziare tutti quelli che abbiano
lasciato un commento a “Cercasi tata” e “Compagni di scuola”, insieme a quelli
che le hanno segnate nelle preferite/ricordate/seguite.
Buona lettura. J
Il
matrimonio
Da quando John era tornato a vivere al 221B di
Baker Street con la figlia Jane, la vita nell’appartamento che il dottore
divideva con il consulente investigativo era stata abbastanza tranquilla.
Almeno per gli standard della coppia.
Da alcuni giorni, invece, la situazione di era
fatta frenetica e convulsa.
Il matrimonio di John e Sherlock si stava
avvicinando e fervevano gli ultimi preparativi.
I due uomini avevano optato per una cerimonia molto
intima.
Mycroft avrebbe officiato il rito.
In fin dei conti, lui era il governo inglese in
persona, quindi chi meglio del fratello di uno degli sposi poteva unirli per
sempre?
Mike Stamford era stato scelto da John come
testimone, mentre Sherlock lo aveva chiesto a Greg Lestrade.
Alla cerimonia avrebbero assistito i genitori di
Sherlock, la sorella di John, Molly Hooper, Alexandra Wilson e la signora
Hudson.
E, naturalmente, ci sarebbe stata Jane, la figlia
di quattro anni di John.
La piccola avrebbe svolto una parte importantissima
perché avrebbe consegnato le fedi agli sposi.
Di seguito alla cerimonia, era stata organizzata
una cena in uno dei ristoranti più esclusivi di Londra, regalo di nozze di
Mycroft per la coppia felice.
Malgrado tutto fosse stato pensato in piccolo, il
giorno prima delle nozze le attività fervevano frenetiche a Baker Street.
Harriet Watson sarebbe arrivata verso sera e la
signora Hudson era indaffaratissima a preparare una cena deliziosa per darle il
benvenuto.
Alex le aveva fatto il letto nella seconda stanza
dell’appartamento in cui viveva, al 221C di Baker Street.
I genitori di Sherlock, invece, avrebbero dormito
da Mycroft.
Tutto procedeva per il meglio.
La signora Hudson cucinava, aiutata da Alex, mentre
raccontava di tutti i matrimoni falliti delle sue più care amiche.
John, Sherlock, Mike, Greg e Mycroft stavano
ripassando le varie fasi della cerimonia.
Nessuno stava facendo caso a Jane che,
improvvisamente, scoppiò in un pianto disperato.
Preoccupato che si fosse fatta male, John si
precipitò da lei e cercò di capire cosa fosse accaduto.
Tra un singhiozzo e l’altro, la piccola gridò:
“No! Non lo voglio! Non voglio che ti sposi con lo
zio Sherlock!”
Con un’espressione allibita dipinta sulla faccia, i
presenti si scambiarono occhiate interrogative.
Jane voleva bene a Sherlock e sembrava entusiasta del
matrimonio, quindi, perché improvvisamente si opponeva all’unione dei due
uomini?
John la prese in braccio, lanciò a Sherlock un’occhiata
che voleva dire: “Le parlo io, stai qui.” E la portò nella sua vecchia stanza,
che ora era tutta di Jane.
La mise sul letto e le asciugò le lacrime:
“Tesoro, perché non vuoi che mi sposi con lo zio
Sherlock?”
Jane tirò su con il naso e guardò il padre con
occhi disperati:
“La signora Hudson dice che non rispettate le
tradizioni. La signora Hudson dice che tutte le sue amiche che non hanno
seguito le tradizioni sono infelici. Non voglio che tu piangi. Non voglio che
zio Sherlock va via. Se non vi sposate, siamo tutti felici, no?”
John sospirò.
Spiegare ad una bambina di quattro anni che le
tradizioni non erano delle maledizioni e che se non le si seguiva non succedeva
nulla, non era certo semplice.
Soprattutto dopo che la figlia aveva sentito la
signora Hudson raccontare con dovizia di particolari ogni matrimonio andato male
di cui fosse a conoscenza.
John sapeva che quello che stava per dire avrebbe
avuto conseguenze non indifferenti, ma doveva calmare e rassicurare la figlia.
Poi, avrebbe dovuto convincere Sherlock.
“Tesoro, se noi seguissimo tutte le tradizioni alla
lettera, tu saresti contenta se mi spossassi con lo zio Sherlock?”
Jane lo fissò con quello strano sguardo saggio e
profondo che possono avere solo i bambini di quattro anni:
“Tutte tutte?” chiese per sicurezza.
“Tutte tutte. – assicurò John – Mano sul cuore.”
Il volto di Jane si illuminò con un sorriso:
“Va bene!”
John ricambiò il sorriso:
“Dimmi, allora, quali sono queste tradizioni che
dobbiamo seguire?”
La piccola si concentrò:
“Dovete avere qualcosa di blu, qualcosa di vecchio
e qualcosa di prestato. – elencò con sicurezza – E non potete vedervi fino alla
cerimonia.”
John sospirò di nuovo.
Sperava che questa parte non fosse arrivata all’orecchio
di Jane.
Però, aveva promesso.
Ora doveva solo convincere Sherlock.
Quando scese nel salotto, tutti lo aspettavano con
il fiato sospeso:
“Allora? – chiese Sherlock con ansia – Cosa è
successo?”
“Jane ha sentito la signora Hudson parlare delle
tradizioni legate al matrimonio e pensa che se non le rispettiamo saremo
infelici.”
“Naturalmente tu le hai spiegato che sono tutte
sciocchezze, convenzioni tribali di un lontano passato oscuro ed irrazionale,
che non possono assolutamente influenzare la nostra vita futura.”
John scosse la testa:
“Ha quattro anni. Capisce solo che le amiche della
signora Hudson sono tutte infelici perché non le hanno seguite alla lettera.”
Sherlock fulminò la signora Hudson, che cercò di
dire qualcosa, ma John prevenne tutti, prima che iniziassero a discutere:
“Le ho promesso che le avremmo seguite. – disse in
tono deciso – In fin dei conti, anche se sono irrazionali, possiamo attenerci
alle regole, se fare questo renderà serena Jane, non credi?”
Sherlock lo fissò, per nulla convinto:
“Con Mary non le hai seguite.” Mugugnò.
“Infatti, Mary non c’è più.” Intervenne la signora
Hudson.
Venne subito tacitata da occhiatacce varie.
“Vado a vedere come sta venendo la torta.” Borbottò
andando nel proprio appartamento.
Sherlock e John si guardarono senza parlare.
“Cosa dovremmo fare?” chiese, infine, il
consulente.
“Dovremo avere qualcosa di blu, qualcosa di vecchio
e qualcosa di prestato. – rispose John – Inoltre, non potremo trascorrere la
serata e la notte insieme, ma ci potremo vedere solo al momento della
cerimonia.”
Un silenzio glaciale scese nella stanza.
Se il blu, il vecchio ed il prestato non erano un
problema, il fatto che uno dei due uomini dovesse passare la notte lontano da
Baker Street, lo era, eccome!
In teoria, Sherlock avrebbe dovuto lasciare la casa
per permettere a John di stare con la figlia.
Chi lo avrebbe ospitato, però?
Improvvisamente, tutti sembravano non sapere dove
guardare.
John stava per aprire bocca, quando Mycroft lo
prevenne:
“Naturalmente Sherlock verrà a casa mia, per
stanotte.”
Il tono del maggiore degli Holmes sembrava non
ammettere repliche, ma Sherlock non voleva darsi per vinto:
“Tu ospiti già mamma e papà.” Sottolineò con tono
seccato Sherlock.
“C’è una stanza anche per te. – ribatté Mycroft – È
tanto che non passiamo una vera serata in famiglia. Sarà divertente.”
“Come no! – sbottò Sherlock – Le serate della
famiglia Holmes sono sempre state divertentissime.”
Una vocina triste si intromise nella discussione:
“Sei arrabbiato con me, zio Sherlock? – domandò Jane
– Non mi vuoi più bene?”
Sherlock si voltò verso di lei.
Gli occhi tristi e rossi lo fissavano quasi
spaventati.
Sherlock si avvicinò a Jane, si inginocchiò davanti
a lei, cercando di mettere i propri occhi all’altezza di quelli di Jane.
Erano così simili a quelli di John, che, per un
attimo, si dimenticò di avere davanti una bambina di quattro anni.
“Non potrei mai essere arrabbiato con te. – le disse
dolcemente – E non potrei mai smettere di volerti bene, qualsiasi cosa tu mi
chiedessi di fare. Anzi, ho una missione per te. Dato che stasera io non
dormirò qui, dovrai dormire tu con il tuo papà. Sai che lui ha paura dei mostri
sotto il letto. Tu lo farai sentire al sicuro.”
Jane sorrise ed abbracciò Sherlock, che ricambiò l’abbraccio
con tenerezza.
“Non ti preoccupare, zio Sherlock. – trillò la
piccola – Penserò io a papà. Domani andrà tutto bene. Sarà bellissimo.”
John li osservava, guardandoli con dolcezza.
Sapeva che sarebbero stati una vera e bella
famiglia.
Sherlock era a casa di Mycroft.
Erano arrivati anche i genitori e stavano cenando
tutti insieme.
I genitori stavano rivangando vecchi ricordi di
Mycroft e Sherlock da bambini, mettendoli alternativamente in imbarazzo.
[20.50] Siamo a cena tutti insieme appassionatamente.
SH
[20.53] È una bella cosa. Vi vedete poco. Sarà
piacevole. JW
[20.55] Fai il bravo. JW
[20.56] Io faccio sempre il bravo. SH
[21.00] È noioso. SH
[21.01] Vieni qui? SH
[21.06] Non posso, lo sai. È la tradizione. JW
[21.07] È stupida. SH
[21.09] Lo so. È per Jane. JW
[21.24] È arrivata Harry. Anche qui ci sarà una
cena di famiglia. JW
[21.26] È diverso. Harry è tua sorella. Loro sono i
miei genitori. SH
[21.27] E c’è Mycroft. SH
[21.30] È la stessa cosa. È sempre una cena di famiglia.
JW
[21.32] Non potevamo sposarci senza di loro? SH
[21.40] Sono la nostra famiglia. Jane ha già perso
la madre. Voglio che sappia che può contare anche su altre persone, oltre che
su di me. JW
[22.10] Harry non è venuta al tuo matrimonio con
Mary. SH
[22.15] C’erano troppi alcolici. Noi abbiamo fatto
le cose più in piccolo. Andrà bene. JW
[22.20] Avresti voluto che avessimo fatto le cose
più in grande? SH
[22.30] No. Io sono felice così. Mi sareste bastati
anche solo tu e Jane. JW
[22.55] E tu? Avresti voluto un matrimonio più in
grande? In fondo è la prima volta che ti sposi. Sono stato egoista a volere
fare una festa così ristretta. JW
[22.56] Questo sarà il mio unico matrimonio. Vorrei
che fossimo solo tu, Jane ed io. Voi due siete tutto quello di cui ho bisogno e
che mi rende felice. SH
[23.00] Potremmo scappare e sposarci solo tu e io.
Che ne dici? SH
[23.02] Jane non ne sarebbe felice. JW
[23.03] Giusto. Per Jane. SH
[23.04] Per Jane. JW
[0.05] Saremo felici insieme, John. Te lo prometto.
SH
[0.10] Lo so, Sherlock. Io sono sempre stato felice
con te. JW
[0.12]
Buona notte, signor Holmes. SH
[0.13] Buona notte, signor Watson. JW
La mattina dopo, la casa di Baker Street e quella
di Mycroft sembravano essere state investite da un tornado.
Tutti si muovevano freneticamente, come se fossero
in ritardo, anche se non lo erano.
[11.43] Sono tutti impazziti. Mia madre mi ha
aggiustato il ciuffo già sette volte! SH
[12.06] Scusa, non riesco a stare solo. Sono tutte
qui. JW
[12.07] TUTTE? SH
[12.12] Jane, Molly, la signora Hudson, Alex e
Harry. JW
[12.14] Nessuna pericolosa. SH
[12.16] Questo lo dici tu. Stanno impazzendo per
trovare la cosa blu che vada bene. JW
[12.18] I tuoi occhi sono blu. SH
[12.20] Anche i tuoi. E sono bellissimi. JW
[12.30] Il mio blu sono i gemelli della camicia. SH
[12.31] Mycroft mi ha prestato una cravatta. SH
[12.33] È stato carino. JW
[12.34] Stringe. Sta cercando di strangolarmi. SH
[12.37] Fai a modo, Sherlock! Mycroft è stato
carino. E ci serve vivo. Ci sposa lui, te lo ricordi, vero? JW
[13.02] Il tuo prestato? SH
[13.15] John? Il tuo prestato? SH
[13.20] Bonnie. JW
[13.21]
Bonnie? SH
[13.22]
Sì, Bonnie. JW
[13.24] Il coniglietto di peluche di Jane? SH
[13.26] Jane ha detto che mi aiuterà a non aver
paura. JW
[13.27] Di cosa dovresti aver paura? SH
[13.35] Jane ha quattro anni, te lo ricordi, vero?
JW
[13.38] Sì, ma se pensa che tu abbia paura, ci deve
essere un motivo. SH
[13.39] Inoltre, ti ricordo che IO ho una memoria
eccezionale e non ha senso che continui a chiedermi se ricordo le cose. SH
[13.45] John? SH
[13.55] Mi dispiace, non volevo essere scortese. SH
[14.00] John? Devo mandare Gary con una pattuglia?
SH
[14.10] Sono così felice che ho paura che sia solo
un sogno. Ho paura di svegliarmi e di scoprire che la mia vita sia ancora
quella vuota e solitaria che vivevo prima di conoscere te. Ho paura che Mary
torni e ci porti via Jane. Ho paura di non meritarmi Jane e te. Ho paura di
essere troppo felice e che finirò per perdere tutto, perché, quando si è troppo
felici, si ha tutto da perdere ed il mondo sembra così invidioso da non
aspettare altro che rendere la tua esistenza un inferno. JW
[14.12] Lo so. Sono uno stupido. JW
[14.20] Sherlock? JW
[14.40] Sherlock, hai cambiato idea? Non vuoi più
sposarti con uno stupido come me? JW
[14.41] Sono qui. E ci sarò sempre. Non sei
stupido. Sono le mie stesse paure. Le affronteremo insieme. Saremo felici, a
dispetto di tutto e di tutti. SH
[14.45] Ti ho detto che ti amo? JW
[14.46] No. Lo hai scritto. SH
[14.47] Giusto. JW
[14.48] Io ti amo di più. SH
[15.00] John? SH
[15.08] Basta messaggi. Ho sequestrato il cellulare
di John. Fra qualche ora sarete sposati e potrete dirvi tutto di persona.
Harriet Watson.
[15.20] Una cosa sola. Noi non ci conosciamo. Non
ho conosciuto Mary. John è il mio fratellino. Malgrado tutto, lo amo profondamente.
Ora è felice. Ed è bello vederlo sorridere in questo modo. Ne ha passate tante.
Si merita questa spensieratezza e questa felicità. Fallo soffrire e io ti farò
a pezzi. HW
[15.25] Potrei dire la stessa cosa. Smettila di
fargli del male. John ci tiene molto a te. Non credo che tu ed io saremo mai
amici, ma fallo soffrire ancora e te la vedrai con me. SH
[15.30] D’accordo. HW
[15.31] D’accordo. SH
Finalmente arrivarono le diciannove.
Erano tutti riuniti nella sala comunale che Mycroft
aveva ottenuto solo per loro.
Sopra una pedana, Mycroft aspettava impettito e
sorridente che John facesse il suo ingresso.
Davanti a lui, al suo fianco sinistro, Sherlock era
in ansiosa attesa che l’uomo che stava per sposare entrasse.
Greg Lestrade osservava il volto teso di Sherlock,
sorridendo sornione, ricordando quanto fosse intollerante e scontroso il
giovane Holmes prima di conoscere quel piccolo biondo dottore.
Finalmente John entrò nella stanza.
A Sherlock sembrò che la luce fosse aumentata.
Sul viso di John c’era un sorriso timido ed
emozionato che doveva riflettere il suo.
Il cuore gli batteva così forte nel petto, che
temeva che Mycroft e Lestrade potessero sentirlo e prenderlo in giro.
Sherlock lanciò un’occhiata in tralice al fratello
maggiore.
Il sorriso sul volto di Mycroft si fece ancora più
grande.
Sherlock cercò di ricordare un’altra occasione in
cui avesse visto il fratello sorridere in quel modo.
Non ci riusciva.
Tornò a concentrarsi su John, che era arrivato al
suo fianco.
Dalla tasca sinistra della giacca, spuntava la
testa ciondolante di Bonnie.
Jane rimase in piedi in mezzo ai due uomini,
sorridendo entusiasta.
“Cari parenti e cari amici. – esordì Mycroft – Siamo
qui riuniti per unire in matrimonio questi due uomini, che si amano da tanto
tempo, ma che solo ora hanno avuto il coraggio di dichiarare i loro sentimenti
e ci hanno fatto l’onore di volere condividere con noi questa emozione. – si voltò
verso John – Vuoi tu, John Hamish Watson, prendere il qui presente William
Sherlock Scott Holmes come tuo legittimo consorte, nella buona e nella cattiva
sorte, prenderti cura di lui e condividere la tua vita con lui, fino a che
morte non vi separi?”
“Lo voglio.” Disse chiaro e forte John.
“Vuoi tu, William Sherlock Scott Holmes, prendere
il qui presente John Hamish Watson come tuo legittimo consorte, nella buona e
nella cattiva sorte, prenderti cura di lui e condividere la tua vita con lui,
fino a che morte non vi separi?”
“Lo voglio.” Disse chiaro e forte Sherlock.
Mycroft spostò lo sguardo verso Jane:
“Vuoi tu, Jane Mary Watson, che il qui presente
William Sherlock Scott Holmes diventi parte della tua famiglia, per sempre?”
Jane, con tutta la serietà e la compostezza di una
bambina di quattro anni, disse:
“Lo voglio.” Chiaro e forte.
Mycroft non la smetteva più di sorridere:
“Puoi portarmi gli anelli, tesoro.” Disse in tono
dolce a Jane.
La piccola portò il cuscinetto con le fedi allo
zio.
Mycroft ne passò una a John che disse:
“Con questo anello, Sherlock, io ti sposo. E
passerò il resto della mia vita a dimostrarti quanto tu sia importante ed
indispensabile alla mia felicità. Non ci sarà mai nessuno che mi potrà portare
via da te. Ti prometto di essere sempre presente e di non lasciarti mai, fino
alla fine dei miei giorni.”
Mycroft passò l’altro anello a Sherlock:
“Con questo anello, John, io ti sposo. E passerò il
resto della mia vita a dimostrarti quanto tu sia importante ed indispensabile
alla mia felicità. Non ci sarà mai nessuno che mi potrà portare via da te. Ti
prometto di essere sempre presente e di non lasciarti mai, fino alla fine dei
miei giorni.”
“Ora che questi uomini si sono scambiati gli anelli
e le promesse, chiedo ai presenti se ci sia qualcuno a conoscenza di un qualche
impedimento alla conclusione di questa cerimonia. Se qualcuno ha qualcosa da
dire, lo faccia ora o taccia per sempre.”
Malgrado nella sala fossero presenti solo parenti
ed amici, ci fu un attimo di tensione, come se tutti fossero in attesa di una
voce che dicesse:
“Io mi oppongo.”
Quella voce, però, non si fece sentire.
Con un leggero sospiro di sollievo, Mycroft
concluse:
“Dato che nessuno ha da obbiettare sul fatto che
questi due uomini si uniscano in matrimonio, io li dichiaro sposati. Potete
baciarvi.”
Tra applausi e grida, John e Sherlock si baciarono
appassionatamente.
Jane iniziò a tirare la giacca del padre, che la
sollevò.
La piccola si attaccò al collo del padre e di
Sherlock, li costrinse ad avvicinare i loro volti al suo e schioccò un sonoro
bacio prima sulla guancia del padre, poi su quella del nuovo membro della
famiglia.
Nascosta da una colonna, una donna bionda osservava
la scena.
Una solitaria lacrima le scivolò sulla guancia.
Avrebbe dovuto esserci lei al posto di Sherlock.
Avrebbe dovuto esserci ancora lei al fianco di
John, con Jane.
Però erano così felici, anche senza di lei, che non
poteva rovinare la loro vita con un gesto di egoismo.
Mary Morstan si dileguò nell’ombra, andandosene
così, come era arrivata.
Invisibile.
Intanto, John, Jane e Sherlock festeggiavano la
nascita della famiglia Holmes-Watson (in stretto ordine alfabetico).
Li aspettavano anni di gioia e felicità.
Angolo dell’autrice.
Grazie a tutti quelli che siano arrivati fino a
qui.
Ogni commento è sempre il benvenuto.
Alla prossima storia della famiglia Holmes-Watson!
Ciao! J