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Autore: Margo Malfoy    09/08/2015    1 recensioni
Cosa succederebbe se un’agente di polizia alle prime armi e con poca esperienza venisse sedotta dal sospettato principale di uno dei casi più importanti cui sta lavorando?
E se non dovesse essere solo lei a pagare caro questo errore fatale?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Felton, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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La luce della stanza, che rimaneva accesa ventiquattro ore su ventiquattro, iniziava ad infastidire Malia. La vecchia lampadina era proprio sopra la sua testa e, nonostante il freddo della cantina in cui si trovava, il calore della lampada le faceva sudare freddo e rabbrividire.
Il tempo preciso che aveva passato lì dentro non lo sapeva, ma secondo i brevi calcoli che aveva fatto basandosi sugli orari impressi sulla sinistra dei monitor doveva essere lì più o meno da ventisette ore.
Il silenzio era assordante e vedere i suoi compagni nella sua stessa situazione, disperatamente alla ricerca di un modo per fuggire, la faceva sentire malissimo: era stata lei a scagionare Tom, non loro. Sarebbe dovuta essere lei la prima e ultima vittima di quei rapimenti folli. Anzi, ripensandoci bene, forse non avrebbe proprio dovuto accettare il lavoro. In quel modo non avrebbe mai conosciuto Tom, non si sarebbe mai innamorata di lui e non avrebbe fatto niente di quello che aveva fatto per salvarlo. In effetti, in quel momento, rimpiangeva il suo lavoro allo squallido supermercato in fondo alla strada dove abitava.
La testa non aveva smesso di farle male, anzi, il dolore era aumentato da quando si era ferita. La prima volta a causa della pallottola che l’aveva colpita di striscio, la seconda a causa del sangue che aveva iniziato a zampillare dalla sua caviglia quando si era tolta il braccialetto elettronico; sperava che quel piano funzionasse, era l’unico che le era passato per la testa e l’unico che aveva a disposizione: se ci fossero stati altri modi per comunicare, di sicuro Matthew e gli altri suoi colleghi rapiti prima di lei sarebbero riusciti a trovarli. Quelle ferite le facevano male, la mancanza di sangue la faceva sentire stanca e debole e ogni volta che guardava le macchie scure sulla sua camicia o sul pavimento sotto di lei le saliva la nausea.
A volte aveva pensato di urlare e chiedere aiuto o muoversi così violentemente sulla seggiola fino ad arrivare a scorticarsi braccia e gambe, ma prima di fare danni aveva capito che non sarebbe servito a nulla. Nel primo caso le avrebbero sparato come era già successo, nel secondo si sarebbe liberata e poi? Non sapeva dove fossero i suoi amici, non sapeva nemmeno se fossero nel suo stesso edificio, e nel caso sarebbe corsa fino alla prima porta che si trovava di fronte, avrebbe trovato Sean, il ragazzo muscoloso che era sempre con lui o qualche altro ragazzo che lavorava per Lisa che anche in quell’occasione le avrebbe sparato.
Così si era ritrovata ad aspettare che il piano del braccialetto funzionasse e a spostare inevitabilmente lo sguardo sugli schermi di fronte a lei. Ogni volta che li guardava un’immagine in particolare la faceva sentire male: tutti cercavano di liberarsi, muovevano a scatti mani e piedi per allentare le corde che li tenevano fermi, mentre Matthew, il primo ad essere stato rapito, rimaneva fermo. Malia capì solo dopo che lo faceva perché sapeva che era inutile e che, se nessuno avesse fatto caso alla localizzazione del braccialetto, sarebbero rimasti lì proprio come Lisa aveva promesso a Malia.
 
***
 
In macchina la tensione si poteva quasi toccare. Oldman al volante sfrecciava tra le auto in coda, impaziente di salvare i suoi agenti e di rivederli tutti sani e salvi. Emma, seduta davanti al suo fianco, passava dal guardare il navigatore al guardare la strada, come se da un momento all’altro l’edificio che stavano cercando potesse materializzarsi di fronte a loro. Daniel fissava il paesaggio fuori dal finestrino nervoso, mangiandosi le unghie della mano destra e tamburellandosi con quella sinistra sul ginocchio. Infine Tom fissava semplicemente davanti a lui. La sua espressione era indecifrabile, come lo erano le emozioni che lottavano dentro di lui per avere la meglio sui suoi sentimenti. Era arrabbiato, deluso, preoccupato, triste, ansioso, tutte emozioni che mai prima d’allora aveva provato in una volta sola. Teneva a salvare Malia molto più di quanto non avesse tenuto a qualsiasi altra cosa nella sua vita. Era innamorato di lei? Se gli avessero chiesto se l’amava, lui cosa avrebbe risposto? , disse fermamente tra sé e sé, e si ripeté quella sillaba all’infinito per convincersi che tutto il trambusto che nella sua testa e nel suo petto stava prendendo il sopravvento era giustificato, che provava tutte quelle emozioni perché amava Malia e quando qualcuno è innamorato non capisce più niente.
In quel momento riusciva solo a percepire il suo cuore che batteva a ritmi spropositati, così velocemente che avrebbe giurato che sarebbe potuto uscirgli dal petto. In particolare, il ritmo accelerò ancora quando il navigatore annunciò che, dopo aver svoltato a sinistra, avrebbero raggiunto l’edificio dove Malia era stata portata.
 
***
 
Una serie di passi ruppero il silenzio che aleggiava nella stanza di Malia. Lei si girò in direzione della porta e cercò velocemente di nascondere il braccialetto rotto: ora che era più largo era più facile infilarlo e sfilarlo dalla caviglia. E la macchia di sangue? Malia cercò di saltellare fino a lì per coprirla con la sedia, in quel modo avrebbero pensato che era causa della ferita al bacino causata dal proiettile.
La porta si aprì e Lisa entrò con Sean e altri tre ragazzi. Lui, invece che sistemarsi di fianco a loro, si avvicinò a Malia e si mise in piedi di fronte alla sedia. Alla ragazza sarebbe piaciuto tanto sapere la ragione di quella mossa strana, ma non chiese nulla e si limitò a fissare Lisa negli occhi.
« Devi sapere che prima che tu arrivassi qui ho interrogato i tuoi amici » disse. « Ho chiesto loro se sapessero dove fosse Tom, ma nessuno di loro ha saputo rispondermi. Ho pensato che, visto che il mio piano è stato rovinato, rapire anche lui o addirittura ucciderlo avrebbe risolto i miei problemi, ma trovarlo è molto più difficile di quanto mi aspettassi »
La bionda cominciò a camminare avanti e indietro, i tacchi delle scarpe che scandivano un ritmo inquietante che rimbombava nella stanza.
« Ma ora che ho rapito la sua ragazza immagino che sarà tutto più facile. Ti farò poche domande e, nel caso tu dovessi darmi delle risposte insoddisfacenti, Sean sarà pronto a punirti. È chiaro? »
Malia non rispose, ma continuò a guardarla negli occhi. Allora Sean si mise di fronte a lei e le tirò uno schiaffo sulla guancia destra, così forte che Malia non riuscì a non piegare la testa di lato. Era convinta che fin da subito le cinque dita della mano del ragazzo si fossero stampate sulla sua guancia.
« È chiaro? » ripeté Lisa.
« Chiaro » disse Malia con la voce rotta. Sean si spostò di nuovo di fianco a lei e guardò Lisa aspettando che parlasse.
« Quando hai lasciato casa tua ti sei trasferita da Tom? » chiese la bionda.
« Sì »
« Ti ha mentito su di me e sulla nostra relazione? Ti ha detto che ci amavamo? »
Malia deglutì e, a fatica, rispose: « Sì »
« Siete andati a letto insieme? »
Malia deglutì ancora. « Sì »
« Ti ha costretta? »
« No »
« Ti ha maltrattata o picchiata? »
« No »
« Ti ha mai detto che ti ama? »
« No »
« Gli hai mai detto che lo ami? »
« No »
« D’accordo, ultima domanda » annunciò infine. « Dov’è Tom? »
Malia si guardò intorno e non rispose subito. Dov’era Tom? Era preoccupato per lei, la stava cercando, aveva chiamato la polizia, o in quel preciso momento era a letto con qualcun altro? Stava convincendo qualche altra ragazza di essere la più sexy che lui avesse mai visto? Lei non lo sapeva, ed era la risposta più sincera che potesse dare. Dio solo sapeva quanto avesse voluto dire che in quel momento la stava venendo a prendere, ma dirlo sarebbe sembrato stupido, una speranza infantile che l’avrebbe solamente fatta sentire peggio.
« Non lo so » rispose quindi, con la voce rotta.
Sean si posizionò ancora di fronte a Malia e questa volta la colpì con un pugno sulla guancia sinistra, facendola un’altra vola voltare dalla parte opposta. La ragazza ci mise un po’ a risistemare la testa e a sputare un grumo di sangue a causa del pugno.
« Te lo ripeto un’ultima volta » disse Lisa avvicinandosi a Malia. « Dov’è Tom? »
« Proprio dietro di te », prima che Malia potesse aprire bocca, la risposta arrivò dall’altra parte della stanza.
Lisa si voltò con gli occhi sgranati e Malia spostò con lei lo sguardo su Tom che puntava una pistola contro la bionda. Dietro di lui fecero il loro ingresso Oldman, Emma e Daniel, tutti con le pistole puntate contro i ragazzi di Lisa.
« Beh che state aspettando, idioti? » chiese la ragazza.
I tre presero le loro tre pistole ed iniziarono a combattere con Oldman, Emma e Daniel, Tom abbassò un po’ la pistola e sparò alla gamba destra di Sean, facendolo cadere rovinosamente a terra. Corse velocemente verso la sedia di Malia, slegò le corde delle mani e poi iniziò a slegare quelle delle gambe.
« Liberala e l’ammazzo » disse Lisa. Malia realizzò solo dopo cosa voleva dire, percependo il ferro freddo della pistola puntata contro la sua nuca.
Tom si allontanò con le mani in alto, facendo cadere la pistola che aveva in mano.
Per un attimo la stanza cadde nel silenzio: lo scontro tra Emma, Oldman e Daniel sembrava al rallentatore, la paura negli occhi di Tom sembrava ingrandita con il microscopio. Poi con un gesto veloce Malia afferrò la pistola che Tom aveva fatto cadere e sparò a Lisa, se in testa, nel petto, o alle gambe, non lo sapeva. Dietro di lei, però, il tonfo del suo corpo che cadeva a terra rimbombò nella stanza, come lo fece il colpo che partì dalla pistola di Lisa subito dopo che Malia le aveva sparato. Come un’enorme ago che le si infilava nella schiena, il proiettile la colpì e la fece accasciare sulla sedia, il sangue che ancora fuoriusciva dal suo corpo e la indeboliva ancora di più. Le si annebbiò la vista, la testa cominciò a girarle e poi nulla aveva più importanza. Non aveva importanza che i ragazzi di Lisa fossero stati catturati da una squadra di agenti arrivata sul posto, la stessa che aveva salvato i suoi amici che ora non erano più visibili attraverso gli schermi. Non aveva importanza che Emma, Daniel e Oldman stessero bene. Non aveva importanza che Lisa fosse morta. Non aveva importanza che Tom fosse lì, che l’avesse liberata del tutto e ora la stesse abbracciando, nella speranza che un banale abbraccio potesse guarire le numerose ferite di Malia. Tom piangeva, Malia riusciva a sentire le sue lacrime che le bagnavano il viso.
In lontananza vide una serie di paramedici con una barella, che correvano di fretta verso di lei. La caricarono sulla barella e la spinsero via, fuori dall’edificio, con l’aria che si abbandonò su di lei come se fossero secoli che non respirava davvero. I medici la caricarono sull’ambulanza e con lei fecero salire Tom. E ora sì che lui aveva importanza: era lì con lei, le teneva la mano con le sue tremanti.
I medici la intubarono e iniziarono a tamponare sulle ferite aperte, alcuni di loro la incoraggiavano e, anche se Malia poteva sentirli, non poteva rispondere a tutti i “Tieni duro”, “È finita”, “Sei in salvo”. Poteva solo pensare che i suoi amici stavano bene e che Tom era lì con lei, il resto non aveva importanza.
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Hey there!
Eccomi qui con il quindicesimo capitolo e, ve lo anticipo, il prossimo sarà l’ultimo. Ho pensato che il sedicesimo costituirà una specie di epilogo e sarà la conclusione di questa fic a cui, scrivendola, mi sono molto affezionata.
Spero vivamente che questo capitolo vi piaccia e che mi facciate sapere cosa ne pensate perché, come non mi stancherò mai di dire, i vostri commenti sono importantissimi!
Grazie infinite a tutti i lettori,
a presto!
   
 
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