Era lì, incatenato. Non avrebbe fatto male ad una mosca. Lo dicevano tutti, ma il suo spirito in battaglia cambiava. Cambiava il suo pensiero, l’aura attorno a lui.
Aveva combattuto tanto per l’indipendenza e, per questo, si ritrovava incatenato là.

La luce del sole gli illuminava il volto mentre scrutava il cielo cercando di fuggire dalla realtà.
Era sdraiato sul sentiero in cima alla collina, contornato dall’erba su cui si ergevano tante figure, ognuna per ogni anima perduta in guerra. Poggiava la schiena sul terreno, piena di cicatrici e ferite che davano vita ad un labirinto intricato di ricordi dolenti.
E rossa era la sua uniforme, un tempo pulita, ora impregnata di sangue. Il sangue versato per la patria durante ogni guerra.

Voleva solo andarsene. Soggiogato non da catene, ma dai rimorsi.
Strinse forte la piccola croce nel pugno. Perché anche le piccole cose possono avere un grande significato ed una grande importanza. Perché sono le piccole cose che fanno la differenza.
Ogni piccolo gesto può fare la differenza.
Croce dopo croce, quella collina si riempì. Non importa quante volte la Russia la provò a radere al suolo, quella collina tornava sempre. Tornava per ricordargli che non doveva esitare, che se compiva un’azione per il bene della sua gente non doveva avere rimorsi.

Eppure.