Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Elissa_    09/08/2015    3 recensioni
La 30 days OTP Challenge versione Johnlock. Aspettatevi tanto fluff e le occasionali AU.
Day 1 -Holding hands (high school AU, ovvero Quella Volta In Cui Sherlock E John Origliarono. Dentro Un Armadio.)
Day 2 -Cuddling somewhere (established relationship, o In Cui Sherlock Holmes E' Un Polipo (E A John Non Dispiace Per Nulla))
Day 3 -Watching a movie (parentlock, o Delle Epifanie Tardive Di Sherlock Holmes)
Day 4 -On a date (post-molto-post-s3, developing relationship, o Le Cose Che Non Cambiano)
Day 5 -Kissing (retirementlock o Di Quella Volta Che John Fece Gli Auguri A Sherlock A Mezzanotte)
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Possibili avvertimenti: nada. Zero di zero. Fluff come se piovesse. E... non ha una precisa collocazione temporale? Io la vedo post-ma-molto-molto-post-s3, ma la si può vedere come AU in cui smettono di essere patate prima del tempo. Fate voi, insomma :)
Tutto dei Mofftiss e di Arthur Conan Doyle. Io non ci guadagno nulla, al massimo ci perdo in sanità mentale.




Quella sera, quando Sherlock aveva annunciato “Prendi un paio di coperte, dobbiamo fare un appostamento”, appena tornato a casa, John sapeva già cosa sarebbe successo. La presenza di Greg con loro non avrebbe cambiato molto, perché, per quanto lui avrebbe preferito mantenere un minimo di professionalità mentre lavoravano, Sherlock considerava Lestrade una delle poche persone attorno alle quali lasciarsi andare non fosse un grave problema.
Quindi, John impacchettò tre plaid, compagni di viaggio resistenti a cui doveva più volte la vita, e si preparò mentalmente a trovare un modo di requisire il cellulare a Greg prima che entrassero nell’appartamento dove avrebbero passato la serata.

 
Come volevasi dimostrare, il bugigattolo da dove dovevano spiare il sospettato -un farmacista che vendeva sottobanco “cure miracolose” in realtà contenenti cianuro- era freddo e angusto, e nel giro di venti minuti dal loro arrivo, Sherlock era già inesorabilmente finito nel suo spazio personale. John avrebbe potuto sprecare tempo nel cercare di capire come fosse riuscito a spostarsi a un metro e mezzo dalla sua posizione originale senza alzarsi e senza dare nell’occhio, ma preferiva occuparsi di domande che avrebbero ricevuto una risposta, come il titolo che avrebbe dato al post sul blog.
Nel frattempo che dibatteva mentalmente su quali aggettivi descrivessero meglio l’appartamento in cui Sherlock era riuscito a farli entrare mentre Greg non guardava (stavano vincendo “freddo” e “invivibile”), notò con la coda dell’occhio che il consulente detective si era mosso ancora, nel buio, ed ora era a circa venti centimetri da lui; il suo sguardo era testardamente fisso sulla finestra, ma John non conviveva con quell’uomo ridicolo senza aver imparato qualcosa.
“Forza, vieni qui” disse, tirando fuori un braccio dal bozzolo in cui si era avvolto e sfiorandogli la nuca. Sherlock non se lo fece ripetere due volte, e si appiccicò al fianco di John più di quanto fosse umanamente possibile, la testa infilata nell’incavo del suo collo. Tremava, notò John, e non esitò nell’uscire dal bozzolo caldo per coprire entrambi anche col suo plaid. “Hai una pessima circolazione” gli mormorò tra i capelli, cercando di scaldargli le mani.
Greg, dall’altro lato della stanza, tossicchiò, imbarazzato e perplesso. John lo poteva capire. Se glielo avessero chiesto anche solo una decina di mesi prima, avrebbe giurato che Sherlock Holmes e le effusioni vivessero non solo su due pianeti differenti, ma proprio su due piani diversi del reale. Con dieci mesi in più alle spalle e molte, molte più endorfine in circolo, John avrebbe potuto assicurare a chiunque -e non lo faceva solo perché aveva ancora un certo rispetto della propria privacy, lui- che Sherlock Holmes, consulente detective, drama queen per eccellenza e fallimentare sociopatico, fosse l’anello mancante tra l’uomo e il polipo.
Una volta compreso che il contatto fisico era più che incoraggiato in qualunque contesto -ed era stata una rivelazione per entrambi, quella- Sherlock aveva cominciato ad utilizzarlo alla stregua di un antistress nei momenti più disparati: a casa, tracciava le vene del braccio di John mentre ripercorreva le mosse del sospettato del momento, e gli poggiava la testa in grembo quando l’esperimento arrivava ad un punto morto, in attesa che lui recepisse il messaggio e gli passasse le dita tra i capelli. Durante un caso, queste effusioni raramente sfociavano in qualcosa di più di un castissimo bacio sulle labbra, ma era molto più di quanto si sarebbe mai aspettato all’inizio della loro relazione. E soprattutto, molto più di quanto si sarebbe mai aspettato di mostrare ad un ispettore di polizia. Greg continuava a fissarli, stupito, e John tentò di veicolare un’alzata di spalle solo con gli occhi. Era un’impresa complessa, ma gli sembrava di star ottenendo buoni risultati.
“Nel frattempo che discutete mentalmente di quanto sia strana questa situazione” borbottò Sherlock, ancora con gli occhi chiusi e il naso schiacciato contro il suo collo “tenete d’occhio il portone d’ingresso. Se entra una donna sulla cinquantina con un cappotto in pelle, lui è il nostro uomo” disse, poi sospirò e John seppe immediatamente che si era appisolato, uno di quei brevi stacchi che gli permettevano di sopravvivere quando i casi si protraevano per più di qualche giorno. Nel sonno, un braccio andò a circondare possessivamente il busto di John, la mano che si incuneava tra il maglione e la camicia alla ricerca di calore. Gli prese l’altra tra le proprie, per tenerla calda: era un ghiacciolo.
“Si è… addormentato?” chiese Greg “Pensavo non lo facesse, durante i casi.”
“Non è un sonno profondo, è una specie di tecnica di meditazione. O almeno, lui la spaccia per tale; io sono piuttosto sicuro che sia il suo corpo che collassa e chiede pietà al cervello per almeno mezz’ora” spiegò, a bassa voce. Il respiro di Sherlock contro la sua pelle era rilassante come il rumore delle onde contro la battigia, ma si costrinse a rimanere vigile, lo sguardo fisso sul portone fortunatamente illuminato da un lampione.
“E’ strano vederlo così rilassato, quando sei abituato al genio che rincorre i criminali.”
“Anche a me faceva un effetto strano, i primi tempi. Ma dopo che ci fai l’abitudine, è una sorta di regalo. Sai quegli animali che rimangono sempre all’erta, e si addormentano solo quando sanno di essere al sicuro? Sherlock è così. E quando dorme vuol dire che sta ricaricando le batterie, il che è sempre un bene” terminò. Era la cosa più vicina ad una confessione che avesse mai fatto, e si stupì di quanto le parole fossero scivolate facilmente dalle sue labbra.
“Uhm. Okay.” Greg si schiarì la voce. “Dato che siamo in vena di confidenze, sono felice che alla fine vi siate trovati, comunque” disse, guardando ovunque tranne che nella loro direzione. C’erano anni di sottintesi in quella semplice frase: anni di incomprensioni e dolore e desiderio nascosto dietro pacche sulle spalle.
John inspirò tra i capelli di Sherlock, e “Anche io” disse. “Anche io.”


Note finali: As usual, ringraziamo la Frà per avermi sopportato mentre mi strappavo i capelli e per la botta di autostima barra betaggio.
Inoltre, nel caso siate interessati a trovare questa cosa in altri lidi, è pubblicata su Tumblr nel mio blog delle minchiate, qui. (Oggi, come potete notare, posso postare dal computer e ne approfitto il più possibile.)
Grazie mille a tutti per aver letto e un grazie ancora più grande a chi ha messo questa raccolta tra le seguite e le ricordate, mi scaldate il cuore!

 
  
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