Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: velvetmouth    10/08/2015    1 recensioni
'' E se la Beatlemania non fosse scoppiata negli anni '60? Come sarebbe andata la storia se i 4 di Liverpool fossero dei giovani d'oggi? Un'altra epoca, un mondo diverso, le loro vite completamente differenti...Proverò a raccontarvi questa What if? con tutta la passione e l'amore possibili, sperando che possa piacere anche a voialtri! Peace & Love''
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Quasi tutti, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 5 - JOHN


Qualcuno bussò alla porta, ma nel dormiveglia gli sembrò solamente frutto della sua immaginazione, quindi si girò dall'altra parte, tutto intenzionato a dormire per il resto del pomeriggio.
Poi di nuovo bussare, al che sbuffando si alzò dal letto.
La testa gli pulsava dolorosamente, come trafitta da un migliaio di spilli appuntiti.
La sera prima era andato a bere con alcuni amici della scuola e la sbronza non gli era ancora passata.
Caracollò verso la porta abituando gli occhi alla penombra, poi la aprì.
- John, sono le 5 del pomeriggio!!!-
Il tono di Mimi gli faceva saltare i nervi ancor più di quanto non fossero già.
Sbuffò di nuovo, rimanendo appoggiato alla porta.
- Cosa c'è Mimi?-
I rapporti fra loro erano tesissimi, molto più di come non fossero mai stati.
Lo sguardo della zia era gelido, ma la conosceva troppo bene per non vederci una venatura di preoccupazione che le divorava il cuore.
- Ha telefonato tua madre...-
John tese bene le orecchie. Sapeva cosa poteva voler dire quella cosa, era quasi certo solo che... Non voleva farci troppo l'idea, per scaramanzia.
Mimi lo osservava di sottecchi, come per saggiare la sua imminente reazione. Le sembrava quasi di poter vedere i nervi tirati come corde di violino, sotto la pelle del giovane nipote.
Ed era furiosa. Sì, furiosa e amareggiata perchè fra lui e Julia sembrava esserci un patto segreto, fatto di promesse e volto solo e unicamente al danneggiare lei.
Sopportava malamente la complicità di quei due e sopportava ancora meno quell'aria incantata e volutamente stupida che si dava Julia in presenza di John, quasi fingesse per accattivarsi l'amore di un figlio che non aveva mai accudito, quasi fosse una sorta di modo per rimediare all'abbandono.
-...Ha detto che è arrivato un pacco per te...-
John non le fece nemmeno finire la frase, che già si stava buttando alla ricerca di una maglietta pulita e saltellava su un piede nel disperato tentativo di infilarsi le scarpe.
Mimi sollevò gli occhi al cielo.
Ci era riuscita. Dopo anni di totale disinteresse, quella stupida di Julia era riuscita a sottrarre John dalla sua tutela, dal suo affetto, rendendo vane tutte le fatiche che aveva compiuto per renderlo un ragazzo per bene.
Da quando lei era tornata, John non faceva altro che stare a casa sua, era diventato sempre più sfuggente, non rispondeva mai al cellulare e se per qualche motivo Mimi non avesse avuto idea di dove si trovasse il ragazzo, le bastava telefonare a Julia in modo da sapere tutti i suoi spostamenti.
Con la sorella si confidava, le diceva cose che a lei non aveva detto neppure in anni... Mimi si sentiva impotente e fragile.
Ci aveva messo fatica, sudore e sangue per instaurare un rapporto con quel ragazzino difficile, aveva fatto sacrifici per farlo  sentire amato e le sembrava che Julia fosse arrivata proprio nel momento in cui Mimi era ad un passo dal decifrare l'ingarbugliato mistero che si annidava nell'animo di John, a poche spanne dalla scoperta del segreto che l'avrebbe finalmente resa partecipe di ciò che lo tormentava, che li avrebbe uniti per sempre.
Una voce cattiva le si fece strada nella mente, mentre osservava il ragazzo pettinarsi con cura davanti allo specchio.
''Tu non sei sua madre, non ti amerà mai come potrà amare lei... Anche se lo abbandonerà mille altre volte, non la odierà come odia te... Che hai sempre e solo voluto prendere il suo posto''
Mimi Smith si morse quasi a sangue il labbro inferiore, per impedire alle lacrime di serpeggiarle giù per le guance.
- Allora io vado, Mimi... Tornerò per cena!-
La donna voltò il viso nell'esatto momento in cui John arraffava lo zaino e la sorpassava, schioccandole un bacio frettoloso su una guancia. Non voleva farsi vedere così da lui.
Lo salutò dalla cima delle scale, mentre inforcava la porta e scompariva di nuovo.

Era arrivata, era vero!!! Non poteva crederci, finchè non l'avesse impugnata e stretta fra le braccia.
Pedalava come un forsennato mentre immaginava il momento magico nel quale avrebbe finalmente imbracciato la sua prima e nuovissima chitarra acustica.
Mollò la bici sul vialetto, cadendo quasi mentre scivolava su per l'acciottolato.
Si attaccò al campanello, continuando a spingere il bottone finchè non vide la porta aprirsi.
Sua madre gli stava davanti, quel fantastico sorriso a 32 denti che le illuminava il viso.
- Johnny Boy! E' arrivata!-
Si misero a saltellare entrambi, tenendosi per mano come due bambini tantoché si unirono a loro anche Julia e Jackie, le sorellastre di John.
- Ciao Johnny!-
- Eccole! Le due bambine più carine dell'universo!!-
Le prese entrambe per la vita, tenendole sotto braccio come fossero state due bambole. Iniziarono a ridere come due ossesse, finchè non uscì di casa anche Bobby, che diede una pacca sulla spalla di John.
- Sospettavo che ci fossi di mezzo tu, pazzoide!-
Lo apostrofò, scombinandogli i capelli.
- Entrate dai... Scartiamo tutti insieme il regalo di vostro fratello!!-

La chitarra l'aveva ordinata una settimana prima, su internet.
Aveva tartassato così tanto la madre con quella storia che Julia, alla fine, aveva ceduto. Ad una sola condizione però, che il corriere recapitasse il pacco a casa sua, perchè immaginava già quale sarebbe stata la reazione della sorella.
John era raggiante, entusiasta e sembrava fuori di sé dall'eccitazione.
Julia lo attirò a sè, cingendolo con un braccio. Erano sul divano, entrambi con gli occhi fissi sulla sagoma sinuosa di quella bellissima chitarra nuova di zecca.
Julia stampò un bacio sonoro sulla fronte del figlio, che per tutta risposta la guardò dal basso.
Quella era sua mamma, per davvero.
Non era un fantasma, non era una visione, non era un sogno come ne aveva fatti per anni ed anni, macerandosi nel dolore e in quell'odio cieco che non l'aveva portato ad altro che a incattivirsi sempre più.
No, quel cuore che sentiva battere affianco al suo, quella mano delicata che gli carezzava i capelli e quel calore buono erano reali, carne contro carne.
E sentiva di amarla, di volerle bene in modo viscerale, inaspettato, automatico... Quasi come se non se ne fosse mai andata.
Nel periodo in cui si erano riavvicinati aveva passato alcuni dei momenti più belli della sua vita, fino a quel momento.
Julia era vitale, frizzante, a tratti spregiudicata e bellissima... Aveva un sorriso caldo e rassicurante, in grado di illuminare completamente una stanza.
Eppure, c'era una parte di lui, quella più profonda e molto probabilmente la più ferita, che ancora non riusciva a lasciarsi andare completamente, che ancora metteva in dubbio quello che Julia gli diceva, quello che gli dimostrava.
- Ora dovremmo dirlo a Mimi...-
John si discostò da lei, come se avesse appena pronunciato una bestemmia.
- Non puoi tenerle nascosta una chitarra, quando la suoni!-
Precisò lei, sorridendogli mentre gli dava un buffetto sul naso.
- Ma lei non capisce... Vuole solo che io mi rompa le palle su quei dannati libri... E per quella storia di mezza canna me la sta ancora facendo scontare!-
- Abbassa la voce, John... E torna a sedere... Ascoltami...-
John ubbidì, cercando di mantenere la calma.
- Ci parlerò io con Mimi, tu sta tranquillo.... Promettimi solo una cosa...-
Lo sguardo serio di Julia fece trasalire John. Non l'aveva mai vista così corrucciata.
-... Devi diventare il chitarrista più bravo e più figo di tutta Liverpool! Altrimenti... Non mettere più piede qui dentro!!!-
Scoppiarono a ridere entrambi, rimanendo abbracciati come fossero stati incollati.

Dire che Mimi avesse preso bene l'idea che John iniziasse a perder tempo anche dietro a quell'arnese sarebbe una bugia, ma dopotutto non ne sollevò neppure una tragedia. Si limitò a sospirare teatralmente all'entrata del nipote in salotto, con la chitarra legata dietro alla schiena da una fibbia di pelle.
C'era stata una discussione al telefono, poco prima, fra lei e Julia e John era rimasto sapientemente dietro la porta d'ingresso, aspettando che la rabbia imminente fosse quantomeno un po' evaporata.
Ma ben sapeva che la zia non ce l'aveva affatto con lui o almeno non del tutto. Comunque, a dispetto del suo caratterino, a John non sembrava opportuno testare la pazienza di Mimi, perciò iniziò ad essere più attento a non infastidirla troppo.
Percepiva che se ci fosse stato un punto di rottura, non ci sarebbe stato un dietrofront... Se avesse fatto il passo più lungo della gamba sapeva benissimo che Mimi non era una di quelle che tornano ad elemosinare affetto. Se le avesse voltato le spalle lei non lo avrebbe cercato più.
Per il primo periodo aveva anche cercato di rimettersi in pari con la scuola, di studiare ogni giorno, di cercare di dar retta per quanto poteva alle raccomandazioni e alle lamentele della zia... Ma era durato poco, veramente poco.
L'unica cosa che sembrava assorbire febbrilmente la sua attenzione era quella chitarra, che continuava a strimpellare senza sosta, notte e giorno, notte e giorno senza essere intenzionato a farla finita.
Di discussioni, sfociate anche in pesanti liti, ce ne furono parecchie, sopratutto perchè a dispetto degli iniziali buoni propositi John aveva ricominciato a comportarsi in modo totalmente irrispettoso.
Sarebbe passato sopra a tutto ed a tutti pur di continuare a suonare. Mimi non lo sopportava.
Aveva quasi smesso di andare a scuola, di studiare benchè meno... L'unica cosa che faceva continuamente era pizzicare quelle maledette corde.
- JOHN WINSTON LENNON!!! SMETTILA CON QUESTO FRACASSO INFERNALE!-
- MI HAI ROTTO, MIMI!!!-
Le urla si sentivano fino in strada e Mimi non sembrava esser stata mai fuori di sè come in quel momento.
John le stava davanti, il viso contratto in un'espressione odiosa e arrogante, la bocca distorta all'ingiù, impugnando per il manico quel dannato attrezzo.
- Cosa hai detto?!-
Lo sfidò lei, parandosi ancora più vicina al viso affilato del nipote.
- Mi hai sentito bene! Mi hai rotto! Non ti sopporto più! Questo è quello che voglio fare, cazzo! Nè tu, nè nessun'altro potrà impedirmelo! Me l'ha detto anche mamma!-
Il cuore di Mimi si fermò per quello che le sembrò essere un tempo interminabile. Non tanto per il tono cattivo e irrispettoso che aveva usato, quanto per quello che aveva detto: ''mamma''.
Fino ad allora John non l'aveva mai chiamata a quel modo, almeno non davanti a Mimi... Si limitava a chiamarla Julia.
Era fatta. Lo aveva perso, probabilmente per sempre.
Mimi sentiva di non aver neppure più la forza per ribattere o anche solo per alzare una mano e dargli uno schiaffo.
Lo fissò per qualche istante, poi si mise a sedere e indicò la porta.
- Va' da tua madre, allora...-
Non era un segno di sfida, ma semplicemente la presa di coscienza della sconfitta.
Dal canto suo John non parlò neppure, si limitò a mettersi la chitarra sulla spalla, prendere uno zaino e uscire di casa, sbattendo la porta.
 
Aveva vagato in strada per qualche tempo, ascoltando il rumore di ventosa che faceva la suola delle scarpe da ginnastica contro l'asfalto umido.
Poi, insofferente e ancora arrabbiato, si era incamminato verso casa della madre. Non aveva voglia di bighellonare in città alla ricerca di qualcuno e anche volendo non poteva contattare nessuno visto che il cellulare era scarico. Superò quindi il campo da football del quartiere e si diresse verso una delle villette a schiera.
Quasi come se avessero intuito del suo arrivo vide Julia e Jackie fargli le boccaccie dal vetro del salotto. Tirò fuori la lingua, facendole ridere a crepapelle.
Julia e John parlarono molto, seduti di fronte ad una tazza di té caldo.
A Julia piaceva osservare il profilo appuntito del figlio, la cascata di capelli folti e riccioli, tenuti più lunghi davanti e corti sui lati.
Non era un pensiero tipicamente materno... No, Julia sapeva che dentro quella testolina quel ragazzo nascondeva un potenziale infinito, un genio sopito e pronto ad esplodere, illuminando tutto ciò che gli si fosse trovato vicino.
Sapeva, ne era certa, che il suo John sarebbe diventato qualcuno.
Si ritrovò a sorridere, le labbra increspate leggermente in un sorriso mentre guardava il suo ragazzo parlare.
- Ma', mi stai ascoltando?-
Il brusio della tv sintonizzata sui cartoni animati la fece risvegliare dal torpore.
Aveva perso il filo del discorso, ma sapeva per certo che John stava inveendo contro Mimi.
- Non dovresti essere così duro con lei...-
A quelle parole, il ragazzo si spazientì, interrompendola con un gesto stizzito della mano.
- Cosa dovrei dire di tutte le volte in cui lei è stata dura con me?! Non mi capisce... Non lo ha mai fatto! Vorrebbe che io fossi il suo principino gentile, ma ancora non ha capito che quello che io voglio è altro! E non sono disposto a sacrificarlo per niente e nessuno al mondo... Non la sopporto...-
- John! Non dire così!-
Il rimprovero di Julia lo scosse dentro.
Non aveva mai visto il viso della mamma distorto a quel modo. Era sempre scherzosa e mai accigliata, sembrava un'amica più che un genitore, ma in quel momento gli sembrò profondamente offesa dalle sue parole.
- Se c'è qualcuno con cui dovresti avercela, quella sono io...-
Gli occhi verdi di Julia si abbassarono per un attimo sul pavimento, per poi tornare in quelli obliqui del figlio, che la guardava senza capire, o meglio senza volere che arrivasse a dire ciò che temeva.
Gli ci era voluto del tempo per abituarsi a quella nuova realtà, a quella ritrovata ''normalità'' che aveva sempre desiderato.
Aveva una madre adesso, anche se in realtà l'aveva sempre avuta... Ed era da poco che la sua mente aveva smesso di torturarsi con pensieri dolorosi di rifiuto e abbandono.
Ma adesso, adesso sapeva bene dove Julia stava andando a parare e non era certo di volerla stare a sentire.
Dopotutto, era facile ''odiare'' Mimi, riversare tutto il malcontento su di lei perché non gli permetteva fino in fondo di esprimere se stesso. Ma ad odiare sua madre aveva passato quasi metà della sua vita attuale e non intendeva andare oltre... Non voleva più soffrire a quel modo.
- No...NO, NO NO! STA ZITTA!-
Con uno scatto si sollevò dalla sedia, facendola traballare pericolosamente.
Julia lo guardava ad occhi sgranati, persino Jackie e Julia jr avevano spento la tv e avevano fatto capolino dalla porta scorrevole che dava nel salotto.
-Mammina?-
Aveva pigolato una delle due, impaurita dal tono brusco del fratellastro.
- Tornate a guardare i cartoni animati, pulcini... Mamma e John devono parlare!-
Julia aveva accompagnato il ritorno delle piccole esortandole con entrambe le mani poggiate sulle loro schiene, poi aveva debitamente accostato la porta.
John era ancora in piedi e respirava rumorosamente, lo sguardo basso e la fronte arricciata.
- So che non vuoi sentirlo dire, John... Ma Mimi ha fatto tanto per te... Più di quanto potessi fare io stessa!-
John continuava a scuotere la testa, guardava fuori, le parole della madre che lo trapassavano come spilli.
- Si è fatta in quattro per poterti dare tutto ciò che hai adesso e se solo ti sembra un po' dura, devi capire che è il suo modo di essere e di volerti bene... Io non le sarò mai abbastanza grata per quello che ha fatto...-
- DOVRESTI SMETTERLA! BASTA!-
Julia indietreggiò.
John era trasfigurato: il viso arrossato, il respiro affannoso e gli occhi come due pozzi.
- Non voglio sentire queste storie del cazzo! Non voglio sentire quanto tu sia fottutamente dispiaciuta per non aver cresciuto tuo figlio, di come tu lo abbia sbolognato a tua sorella, di come... Di come io non avessi mai saputo che vivessi a qualche cazzo di km da me! E IO ALLORA, UH?-
John battè energicamente un pugno contro il petto, alzando la voce e digrignando i denti. Julia lo lasciò fare, ghiacciata dal dolore.
- Cosa ne dici, Julia, se iniziassi a parlare di quello che IO ho dovuto passare?! Delle notti insonni, chiedendosi cosa mai avessi fatto per meritare di essere abbandonato come un sacco dell'immondizia dalla mia stessa madre!!!
Delle discussioni con Mimi, infinite discussioni su cosa fosse adatto a me, cosa non dovessi fare, cosa CAZZO FOSSE GIUSTO E COSA SBAGLIATO!
Ma sai una cosa? Hai ragione, perfettamente ragione... Non ce l'ho affatto con Mimi, anche se è più facile scaricare le tue colpe su di lei... Ma la realtà è che la vera madre che io abbia mai avuto è lei! NON TU! TU NON SEI ALTRO CHE UN'IPOCRITA!
E' facile fare la morale e i bei discorsi adesso, che il peggio è passato e sono cresciuto e tu puoi tornare come se nulla fosse stato! MA E' LEI QUELLA CHE HA AVUTO LE PALLE DI TIRAR SU UNO COME ME! TU SEI SCAPPATA!!! SEI SCAPPATA! DOVE ERI, EH MAMMA? DOVE CAZZO ERI????-
Le lacrime gli uscirono dagli occhi senza che se ne accorgesse, fin quando non sentì la vista appannarsi.
Ritornò a respirare, come se fosse un qualcosa a cui era disabituato e capì di aver urlato così tanto da svegliare Bobby, che era sceso dal piano di sopra talmente velocemente da avere il fiatone.
Lo vide sull'uscio col viso ancora assonnato e  spiazzato, ma un'espressione contrariata che non lasciava spazio a dubbi.
Quella era casa sua e lui era un estraneo e, ovviamente, non doveva permettersi di trattare così sua moglie di fronte alle bambine, nè di urlare come un indemoniato.
- Che sta succedendo?!-
Julia si affrettò ad appianare la situazione, ma John stava già raccogliendo le sue cose.
- John, ma dove stai andando?-
- Al diavolo, probabilmente!-

-Cosa stai facendo?-
Alzò gli occhi.
Il cielo era tristemente plumbeo, come al solito, probabilmente a momenti sarebbe scoppiato a piovere.
Di fronte a lui si stagliava una ragazza bionda. Era vestita con una tuta e portava i capelli legati.
- Hey, hey, guarda qui chi abbiamo! Miss Hoylake!-
La appellò, guardandola dal basso all' alto e facendole un sorrisetto. Lei rispose al sorriso e prese posto vicino a lui.
- Cosa ci fai qua su questo muretto, tutto da solo?-
Era una ragazza deliziosamente eccitante, ma John ancora non aveva capito a fondo se ne fosse consapevole o meno e quanto fingesse quell'arietta candida.
Erano in classe insieme e l'aveva conosciuta ad inizio anno scolastico, quando aveva cambiato dalla Quarrybank all'Istituto d'Arte.
- Stavo aspettando te...-
Le rispose, facendo volutamente il farfallone e increspando le labbra in un sorrisetto sardonico.
La biondina avvampò per un attimo, prima di cambiare discorso.
- E' un po' che non ti si vede a scuola, stai bene?-
''Ecco un'altra crocerossina del cazzo''
- Ti sembra forse il contrario? Mh?-
Quel tono aggressivo e sprezzante la fecero quasi sobbalzare, ma John non sembrò farci nemmeno caso.
John Lennon era così: un tipo strambo e scostante, uno di quei bulletti da cui stare a debita distanza. Ma Cynthia non era assolutamente intenzionata a lasciarsi scappare la possibilità di avere a che fare con lui.
Lo osservava di profilo, mentre con gli occhi piccoli e scuri osservava di fronte a sè, così sicuro e affascinante, totalmente indifferente nei suoi confronti. Questa era una cosa che la stuzzicava moltissimo.
Poi notò la sacca che John aveva abbandonato affianco a lui, sul muretto. Doveva essere una chitarra.
- Stai imparando a suonare?-
Gli chiese poi, continuando a cercare il suo sguardo, anche se John non aveva intenzione di darle soddisfazione.
- Così sembrerebbe-
- Ed è difficile?-
- Powell, cos'è questo un terzo grado, cazzo?-
Finalmente la guardò negli occhi e, a dispetto dell'atteggiamento da galletto e la sua scontrosità, decise di sorridergli e basta, ancorandolo con i suoi occhioni da cerbiatta.
John rimase per qualche istante perso in quella profondità rassicurante, ma discostò lo sguardo subito dopo affrettandosi a rispondere.
- Non più di tanto...-
Minimizzò, sistemandosi la giacca.
In realtà stava avendo non pochi problemi nell'imparare ed ora che aveva litigato a quel modo con sua madre, che si era impegnata ad insegnargli, non vedeva come avrebbe potuto continuare senza pagare delle lezioni.
Però gli piaceva non poco fare lo spaccone e sapeva benissimo le voci che circolavano sul suo conto: che fosse un tipo misterioso e problematico... E questo alle ragazze piaceva sempre.
Ci fu qualche attimo di silenzio, silenzio durante il quale John ripensò a quella giornata schifosa e a come avesse in poche ore buttato tutto all'aria con Mimi, con Julia... Tutto. Eppure non se la sentiva di fare il primo passo in nessuna delle due direzioni. In quel momento gli sembrò proprio che la sua vita facesse schifo, tremendamente schifo.
Un'ombra scura gli annebbiò il volto.
Cynthia se ne era rimasta lì per tutto il tempo, facendo dondolare le gambe dal muretto e lanciandogli ogni tanto un'occhiatina.
- Sei sicuro di star bene?-
Ripetè, mettendosi in piedi di fronte a lui.
John si limitò ad annuire, perso in pensieri e congetture più grandi di lui.
La biondina annuì a sua volta, poi lo salutò allontanandosi lungo la strada principale.
John le guardò il sedere stretto nei pantaloni da ginnastica muoversi ritmicamente, come a formare un ''8''.

Il pensiero di tornare a casa, da Mimi, neppure gli attraversò il cervello, d'altro canto pure tornare a casa da sua madre dopo la sfuriata del pomeriggio e quella faccia di cazzo di Bobby, che lo guardava manco fosse un criminale, non se ne parlava assolutamente.
Aveva voglia di stare solo, di riflettere su tante cose, di canalizzare la rabbia e il risentimento che provava in altro modo.
Fosse stato per lui sarebbe andato in Mathew Street, si sarebbe preso una sbronza e probabilmente si sarebbe trovato in mezzo a qualche rissa.

Per fortuna finì per passare la notte a casa di Peter Shotton, un suo vecchio compagno alla Quarrybank.
Non c'era stato bisogno di spiegazioni, John era riuscito a mandargli un messaggio con l'ultimo respiro di batteria del telefono, dove spiegava che aveva avuto i soliti casini a casa e Peter gli aveva proposto di rimanere a dormire da lui.
- Ehy Petie, grazie mille!-
- Ma che cazzo dici, Lennon!-
I due si erano scambiati una pacca sulla spalla e poi avevano passato quasi tutta la serata a parlare ed ascoltare musica.
Poi Peter aveva aperto una scatola di latta dove teneva un assortimento infinito di soldatini, che aveva iniziato a buttare sul letto, alla rinfusa.
- Non credi di essere leggermente cresciuto per 'ste cose?-
Gli chiese John iniziando a ridere.
Senza rispondere ne' fiatare, dopo aver un po' cercato, dal fondo della scatola Pete estrasse un involucro di stagnola.
John se ne stava a guardarlo, la testa poggiata sui palmi, mentre la musica al computer faceva di sottofondo alla scena.
- Et voilà, monsieur! La gradisce una cannetta?-
Pete si avvicinò col bottino: due quartini di canapa odorosissima.
John non se lo fece ripetere due volte e andò a frugare nello zaino alla ricerca di cartine e filtri, mentre Peter si assicurava di aprire la finestra e controllare che i suoi dormissero sonni tranquilli.
Si misero all'opera nella costruzione, continuando a parlare del più e del meno, di progetti futuri e sogni vari.
Venne fuori che anche Peter stava prendendo lezioni di chitarra e non se la cavava neppure male, mezzi fumati e eccitati improvvisarono un duo che, magari per gli effetti della canna, magari per reale capacità sembrò funzionare a entrambi.
- Pete... Ho un'ideona...-
Biascicò John osservando il soffitto, prima di scivolare in un sonno profondo.
- Mh?-
- Da oggi si aprono le iscrizioni al gruppo più fico e di successo di Liverpool...-
- Ovvero?-
- Ma il nostro, coglione! I Quarrymen!-
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: velvetmouth