Tutto il mio mondo era candido e innevato. Amavo guardarlo dalla mia bolla sospesa nel nulla: con lo sguardo abbracciavo quello spazio infinito, immacolato e bianco. Non c'era nessuno in quel mio mondo: la neve non era mai stata calpestata.
Poi, un giorno, mentre mi risvegliavo da un sogno senza tempo, notai che qualcosa non quadrava.
Ma cos'era?
Poi, meravigliata e
spaventata, compresi: c'erano delle impronte che stonavano con la
purezza del mio regno privato. Chi ci era entrato? Come ci era
riuscito?
Mi affacciai più che potei, ma non riuscii a vedere nessuno.
Ad un tratto, mi accorsi che due occhi celesti erano puntati su di me. Mi osservavano con sincera curiosità. Erano collocati in un viso splendente, e i capelli erano rossi come il fuoco che scoppietta d'inverno nel camino del salotto.
Quell'essere
sconosciuto mi sorrise. Senza sapere né come né
perché, sorrisi
anch'io. Non me lo aveva mai insegnato nessuno. Lo sconosciuto
sfiorò
con delicatezza la bolla nella quale ero rinchiusa, che
immediatamente esplose ed io caddi fra le sue braccia.
Con cautela mi fece
scendere ed io, per la prima volta, immersi i piedi nella neve. Ora
c'erano anche le mie impronte. Lui mi prese per mano e mi
portò con
sé, ad esplorare quel mondo che non avevo mai visto da
quella
prospettiva.
Come hai fatto ad entrare?, gli domandai.
Sono sempre stato qui, ma non mi
vedevi.
Non
sapevo chi
fosse, né lui probabilmente sapeva chi fossi io, ma lui
conosceva il
mio regno.
Era certamente una
persona fuori dal comune.
Mi accarezzò una guancia e sciolse il gelo che mi pervadeva l'animo da chissà quanto tempo.
Con il suo calore fece sciogliere la neve. Ora era primavera. C'era un delizioso profumo di fiori di pesco, e sentivo lo scrosciare di un fiume. Era tutto così vivo, così colorato. Non avevo mai visto niente di così meraviglioso.
Ma, ad un tratto, un giorno lui non si fece vedere. Lo cercai dappertutto, ma non riuscii a trovarlo.
Ero sola. Un vento gelido mi percosse, e poi cominciò a nevicare. Sentivo di nuovo quel freddo all'altezza del petto, quella strana sensazione di gelido vuoto che provavo prima di incontrarlo.
Mi raggomitolai su
me stessa, mentre la neve seppelliva la mia prima ed ultima
primavera.