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Autore: fireslight    10/08/2015    2 recensioni
«Una volta,» comincia a raccontargli, «una fata mi disse che avrei potuto avere il mio lieto fine, se solo mi fossi fidata di lei.»
«Davvero? Non sembrate il tipo da credere alle fate.»
[..]
Sono entrambi vicini, forse anche troppo, ma è quello che ha sempre voluto per se stessa.
Un’opportunità migliore.

[Robin/Regina♥ - OutlawQueen!centric][Season 4 • Missing Moments, Slice of Life • 2.138 words]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 ~ In un’altra vita
 avrebbero cavalcato insieme nelle foreste di Sherwood
 
 
In un’altra vita, sarebbe certamente stata un’altra persona.
Avrebbe ascoltato quella fatina verde, Trilli, tanto per cominciare e, forse, avrebbe avuto l’occasione di essere felice. Quel lieto fine di cui tanto aveva sentito parlare.
Ora, è una mistura confusa di caos e dolore e sofferenza male assortiti, una costante sensazione di vuoto e perdita nel petto.
Anche se, dopotutto, quelli erano stati giorni felici, se si escludeva il ritorno dalla tomba di lady Marian.
Oh, Emma, cosa hai fatto?
Quella fotografia, circondata da una cornice argentea, rievocava tutto ciò che aveva perso nel giro di così poco tempo da farle male, anche troppo. Troppo se si considerava che aveva un cuore nel petto, certo. Le ricordava quello che aveva di più caro oltre a Henry e che aveva perso − di nuovo, e non per opera di sua madre.
 
 
I rumori del bosco attutivano il battito forsennato del suo cuore.
    «Quel tratto sarebbe fatale per gli zoccoli del vostro cavallo, milady.»
Regina trattiene una smorfia, dirigendo verso sinistra il destriero con un movimento elegante dei polsi.
    «Me ne ero accorta, sapete?»
    «Non ne dubiterei, ma io conosco questi boschi come le mie tasche.»
    «Le tasche di un ladro, ma può darsi.» Alcuni metri più indietro, avverte la risata divertita del fuorilegge, e Regina non può fare a meno che sollevare un angolo della bocca all’insù, avendo cura di non farsi vedere.
C’è qualcosa di strano, in quello spirito libero che vaga nei boschi incurante dei pericoli, come fosse la sua casa − qualcosa di affine a lei, dopotutto.
    «Credete che riusciremo a entrare nel castello?»
    «Oh, non ne dubito. È stata la mia casa per diverso tempo.» dice, prima di vedersi tagliare la strada dal cavallo dell’uomo, gli occhi trafiggerla come le frecce del suo prezioso arco. Nessuno mai, da che ne avesse memoria, l’aveva mai guardata così − neppure Daniel.
Robin Hood la guardava non come qualcuno da temere, bensì da comprendere nel profondo, senza perdersi alcun dettaglio.
    «Sarà meglio accamparsi, milady. La foresta nasconde mille insidie di notte.»
    «E scommetto che voi fareste di tutto per proteggermi,» lo schernisce con un sorriso ironico, osservando quel volto − e quegli occhi, maledizione − così sicuro di sé, serio e imperscrutabile come gli alberi intorno a loro.
    «Darei la mia vita,» per un istante, Regina ha davanti a sé quella locanda − il leone tatuato sul braccio, la sagoma di un uomo sconosciuto circondato dal chiarore soffuso delle lampade − scorgendo il futuro che avrebbe potuto avere, «Pur di proteggervi.»
Lo osserva immobile, mentre lui le volta le spalle, dirigendosi verso una piccola radura circondata da alti tronchi. In quell’istante, aveva scorto il suo passato mischiato alla possibilità di una vita diversa, e migliore.
Perché per un attimo, tanti anni prima, − cieca di timore e paura, terrorizzata di allontanarsi da ciò che aveva sempre avuto, dalla sicurezza di una casa che fosse sua − aveva creduto di aver fatto la scelta giusta.
 
 
    «Chi vi ha insegnato ad andare a cavallo?»
Quella domanda la sorprende, soprattutto perché si trovano ancora nella Foresta Incantata, e non pensava che lui potesse chiederle una cosa simile. Certi ricordi, pensa, farebbero meglio a rimanere sepolti dove non possano fare male: nel passato. Regina sorride di un sorriso triste, al ricordo delle lunghe corse per le campagne intorno al castello, o nei boschi e in riva al mare, sulla costa ad Ovest della foresta.
    «Mio padre,» sussurra quasi a sé stessa. Quando volta lo sguardo, gli occhi del fuorilegge la osservano attenti, e Regina sa che quando ne aveva avuto la possibilità, avrebbe dovuto prendere la strada di un destino diverso, imprevedibile. Lui è ancora al suo fianco, e conduce il cavallo con la sua stessa grazia innata, come suo padre le aveva detto al tempo, un sorriso sempre in volto e la fierezza di averla messa al mondo, orgoglioso che fosse sua figlia − «È stato molto tempo fa’.»
    «Lui vi manca?»
Come non potrebbe, del resto? Per quanto la riguardava, la sua unica famiglia era sempre stato suo padre, anche prima che Cora rovinasse ogni cosa.
Come potrebbe spiegargli, senza apparire per il mostro che era, di averlo ucciso, strappandogli il cuore dal petto?
    «Mi manca molto, sì» lo guarda a sua volta, tentando di sorridere sotto il velo trasparente delle lacrime che le offuscano gli occhi scuri, «Ogni giorno di questa vita.»
Robin riporta lo sguardo su di lei, in un misto di sorpresa curiosità e ironico divertimento, «Allora non vi dispiacerà una corsa tra i boschi, come ai vecchi tempi, milady.»
    «Vi supererei,» ne è sicura, perché lo ha sempre fatto, si è sempre battuta per una vita migliore, per eliminare una stupida, quanto inesatta etichetta nel suo nome, «E abbastanza facilmente.»
Anche se, dopo aver perso ogni cosa, a volte un nome era l’unica cosa che rimaneva, per quanto potesse spaventare chi lo udisse o pronunciasse.
    «Siete disposta a rischiare?»
Regina sorride e questa volta non si nasconde − perché è tanto, tanto tempo che non corre per i boschi come quand’era una ragazza, − anche perché sconfiggere il famigerato Robin Hood sarebbe una vittoria quanto mai dolce e meritata.
    «E voi?» la sua voce riecheggia nei boschi, gli occhi scintillanti di vita, prima di lanciare il cavallo al galoppo tra gli alberi, la sensazione del vento fresco sul viso, il battito del suo cuore in sintonia con quello degli zoccoli del destriero sul terreno accidentato.
Ma il fuorilegge è già al suo fianco con un abile scarto, i movimenti del corpo che tornano naturali a entrambi, il sorriso concentrato e spudorato in volto nel momento in cui distoglie gli occhi dal percorso per guardarla.
Trascorrono minuti tra il fruscio delle foglie secche sul terreno e i respiri affannosi dei cavalli. Regina riprova la sensazione libertà e spensieratezza di quand’era ancora sé stessa, il cuore puro e immacolato dall’oscurità.
Quando si fermano entrambi nei pressi di un ruscello per rinfrescarsi, è per caso che scorge il leone tatuato sul braccio dell’uomo, reprimendo un brivido di amara sorpresa mista a turbamento. Lo stesso che aveva provato quella sera, quasi una vita fa’, quando aveva deciso di scappare da una vita differente.
    «Una volta,» comincia a raccontargli, sedendosi su un masso vicino alla riva, «una fata mi disse che avrei potuto avere il mio lieto fine, se solo mi fossi fidata di lei.»
    «Davvero? Non sembrate il tipo da credere alle fate.»
    «Non lo sono, in effetti. Ma ero giovane,» continua, «giovane e spaventata dalla prospettiva di abbandonare un futuro già stabilito per l’ignoto.»
Robin si siede a terra, sul terreno umido e l’erba chiara, quasi accanto a lei.
    «Cosa accadde?»
    «La fata mi condusse in un villaggio, e mi indicò una taverna. Lì dentro, mi disse, avrei trovato il mio vero amore,» osserva gli alberi in lontananza, dall’altra parte del ruscello, mentre i cavalli si riposano a breve distanza da loro, «Me lo indicò pure. Si da il caso che l’uomo in questione avesse qualcosa che lo distingueva dalla massa.»
    «E cosa?»
Se solo avesse raccolto il proprio coraggio e fosse entrata, abbandonando il proposito di sposare un re che non amava per diventarne la regina.. Forse sarebbe stata felice.
Sarebbe stata libera, e felice, con un uomo che amava. Con lui, in particolare.
Quel fuorilegge che non aveva paura di nulla, che l’avrebbe amata come lei avrebbe amato lui, totalmente e incondizionatamente.
Con espressione concreta, Regina indica il leone tatuato sul braccio scoperto e Robin segue a sua volta lo sguardo della donna, sgranando appena gli occhi.
    «Non è possibile.» mormora incredulo, come se tutti i pezzi di un intricato mosaico fossero andati al loro posto.
    «Lo credevo anch’io, sai?» a volte, però, evitare di affrontare la paura era il miglior modo per non rimanere delusi, «E mi sono chiesta, in tutti questi anni, cosa sarebbe cambiato, se fossi entrata davvero in quella taverna e ti avessi parlato. Mi chiedo se sarei stata felice, alla fine.»
Dopo qualche minuto di silenzio da parte di entrambi, Regina si alza, prendendo le redini del proprio cavallo, − perdendo del tempo ad aggiustare le fibbie della sella.
    «Regina?»
Si blocca, chiudendo gli occhi e respirando profondamente.
    «Cosa c’è?»
    «Non sei stata la sola, a chiederti cosa sarebbe cambiato.»
Regina si volta, confusa, chiedendosi quando lui si fosse avvicinato così tanto.
    «Che significa?»
    «Io non ero ancora sposato, al tempo. E i miei uomini dicevano che avrei dovuto guardarmi intorno, tanto per cominciare. Quella sera mi dissero letteralmente di uscire da quella taverna, fare quattro passi e schiarirmi le idee
Lei non riesce a non sorridere, questa volta. Magari avrebbero davvero potuto incontrarsi, quella sera di molti anni fa’. E avrebbe lasciato dietro di sé una scia di paura e sofferenza, sarebbe cambiata in meglio e probabilmente non si sarebbe guadagnata l’appellativo di cattiva. Sarebbe stato un nuovo inizio e non avrebbe compiuto scelte tragiche e insensate, che a distanza di anni l’avrebbero condotta a riempire il vuoto nel cuore di solitudine e amarezza.
    «Non sapremo mai come sarebbero andate le cose,» le dice, allungando una mano a sfiorarle il viso con le nocche rovinate dai combattimenti, − e lei non può, né vuole ritrarsi dal suo tocco, per quel giorno − «Se non proviamo a cambiarle.»
    «Non si può cambiare il passato, però.»
Robin sorride, roteando gli occhi al cielo. Regina pensa che abbia quella cieca determinazione che una volta aveva avuto anche lei, quand’era convinta che avrebbe sposato un uomo per amore, non a causa di un contratto.
    «No, temo di no. Ma possiamo cambiare il futuro.»
Prima che possa rispondergli che no, ha abbandonato ogni speranza diverso tempo fa’, Robin l’attira a sé, stringendola contro il suo corpo e baciandola con l’ardore tipico di chi nella vita ha conosciuto il dolore della perdita, − come lei al suo tempo, pensando che l’essere felici fosse soltanto una prerogativa dei buoni.
Quando si staccano, tremanti e sconvolti, lui intreccia le loro mani, fissandola in maniera diversa, più consapevole.
    «Noi.. Non dovremo−»
    «Cosa? Tentare di recuperare il tempo perduto?»
    «No, solo..» Regina sorride, poggiando la fronte contro quella di lui, «Dovremo tornare indietro. Si sarà fatto tardi, immagino.»
Lui alza gli occhi al cielo, osservando un paio di stelle vicino alla luce sfolgorante del sole, verso l’ovest.
    «Si,» annuisce, porgendo le redini del cavallo alla sua amazzone, «È decisamente tardi.»
Entrambi riportano i destrieri sul sentiero per il bosco, spingendo dopo qualche minuto gli animali al galoppo, una nuvola di polvere grigia alle spalle, ridendo come ragazzini al sorgere della vita.
 
 
 
Il fatto che avesse trovato quella pagina perduta del libro aveva risvegliato la sottile, flebile e pallida scintilla di speranza che aveva conservato sin dall’inizio, quando nella Foresta Incantata aveva scoperto della sua identità.
    «Potrebbe essere una possibilità.» ammette guardinga, perché ha imparato a tenersi alla larga dalle delusioni − e non vuole che niente offuschi la bolla di cauta aspettativa che si è creata con il passare delle settimane.
    «Credo sia più di una possibilità. Questa pagina è reale, ed è quello che sarebbe dovuto succedere se non avessimo compiuto scelte diverse, sbagliate» lui tenta di rassicurarla, e di questo gli è grata. Eppure, di ostacoli e impedimenti ve ne sono tanti e lei non è più quella di un tempo, «Troveremo l’autore, Regina.»
D’un tratto, Robin la sta baciando di nuovo − come quel pomeriggio nella foresta − e lei non può fare a meno di ricambiare, perché lo ama, dannazione, non permetterà a niente e nessuno di toglierle ciò per cui ha strenuamente lottato per anni.
Alcuni minuti dopo, Robin la prende in braccio e lei sorride, nascondendo il capo nell’incavo della sua spalla. Gli è mancato, in quei giorni, più di quanto voglia ammettere a sé stessa.
Si stendono sul letto, ignorando le proteste del mondo al di fuori, concedendosi quello a cui per molto tempo avevano rinunciato, − la possibilità di un nuovo inizio, di una rivincita sulle loro menti, testarde e ostili all’amore.
    «Potrebbero cercarci, sai?» lei tenta di districarsi dalla morsa delle sue braccia forti, senza volerlo davvero. Lo guarda ancora negli occhi, incapace di accettare ciò che le sta succedendo.
    «Aspetteranno, Regina.» replica lui, baciandola di nuovo. Poi, Robin poggia la fronte sulla sua, sorride − «Che aspettino almeno quanto abbiamo aspettato noi, in questi anni.»
    «Sei un egoista,» protesta debolmente, perché mai vorrebbe rinunciare a quel momento, a quelle labbra sul suo collo, il corpo del fuorilegge sul suo, un peso che sopporta volentieri, «Un testardo, ostinato, meraviglioso egoista.»
    «Mi ami per questo, no?»
Quando ride, il ghiaccio nel suo cuore si sgretola d’improvviso e il vuoto è adesso colmo di qualcosa che non credeva avrebbe mai provato, ma va bene così.
Sono entrambi vicini, forse anche troppo, ma è quello che ha sempre voluto per se stessa. Un’opportunità migliore.
    «Decisamente sì.»





 
Note dell'autrice.
Aww, ma quanto sono belli gli OutlawQueen?
Niente, avevo bisogno di condividere la mia disperazione-sbarra-felicità per il loro lieto fine, dopo tanti episodi di profonda agonia (?)
Ad ogni modo, non vedo l'ora inizi la quinta stagione, perchè.. Ohw, i miei CaptainSwan, aiutateli, i miei bambini, sigh.. Che poi, se non si fosse capito, adoro anche quei due animaletti che rispondono ai nomi di Emma e Hook, ma bando alle ciance. Ho amato il finale della quarta stagione per il semplice fatto che Regina ha finalmente ottenuto (si spera) il suo lieto fine; sono così contenta per lei, davvero, perchè dopo tutto ciò che ha passato merita di essere felice con l'uomo che ama - e non può lamentarsi con quel pezzo d'uomo che è Robin Hood, oltretutto.
Piccola nota, ew: so che Regina non ha riconosciuto Robin nel modo in cui ho scelto di scrivere io, ma chiamiamola pure licenza poetica. Inoltre, i periodi ambientati nella foresta incantata risalgono ad un What If? collocato dopo il secondo sortilegio, quando Robin e Regina devono introdursi nel castello di quest'ultima per dare la caccia a Zelena.
Btw, spero che la shot sia piaciuta e mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate.
Alla prossima,
fireslight.

 
  
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