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Autore: Curse_My_Name    10/08/2015    7 recensioni
Bandito dal passato
e poi tornato
per essere sconfitto.
Meritava di più.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alduin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'eco del Thu-um gli risuonava ancora in testa. Parole dal suono familiare, ma che non riusciva a catturare, rimbombavano intorno a lui, imprigionandolo, costringendolo a scendere a terra. Venire obbligato da degli joor, dei mortali, ad abbassarsi alla loro altezza, a guardarli in faccia come fosse un loro pari, era una cosa che lo lasciava scosso.
Paura? Chi aveva mai parlato di paura? Quello che provava era irritazione, semplice e giustificata. Chi non si sarebbe sentito stizzito, se non addirittura offeso, se fosse stato tradito dal proprio ZeyMah, dal proprio fratello? Il gesto di Paarthurnax era una fastidiosa complicazione, certo, ma non c'era motivo di sentirsi minacciati. Dopotutto, lui era il primo figlio di Akatosh e il signore del mondo, perciò non si scoraggiò quando le Lingue lo attaccarono tutti insieme. Uno lo colpì alla coda, e fu scaraventato via. Un'altra cercò di infilare la spada nel suo occhio, e lui la divorò. Ruggì di gioia, il drago nero, esaltato dal massacro che stava compiendo, e stava già sentendo di poter ricominciare a volare quando percepì un potere nuovo ma conosciuto, luminoso e immenso, che lo stava stringendo in una morsa ferrea. Il potere di una Kel, un'Antica Pergamena. Come era possibile?
Prima che potesse anche solo pensare di fare qualcosa, Alduin sentì svanire il vento che fino a un attimo prima gli aveva sferzato il muso, mentre una forza a cui non poteva opporsi lo strappava dalla solida roccia del monte, trascinandolo in un vortice attraverso lo spazio e il tempo.
Non avrebbe saputo dire quanto fosse durato il suo viaggio, se alcuni mesi o una manciata di minuti, ma quando il cielo ricomparve sopra di lui scoprì che erano passati migliaia di anni.
E scatenò tutta la sua collera.

C'era voluto un po' per far tornare in vita tutti i suoi ZeyMah e per riacquistare le forze, ma ora finalmente il Divoratore era pronto a riprendersi ciò che gli spettava.
La Kel era stata usata di nuovo, l'aveva riconosciuta, e si era diretto senza esitare verso di lei. Sapeva che ad aspettarlo c'era un Dovahkiin, ma lo aveva già incontrato e aveva potuto constatare che la sua Voce era troppo debole e inesperta per rappresentare una pericolo.
Da lontano intravide la sagoma di Paarthurnax, al contrario di lui molto invecchiato, e ringhiò. Lo aveva definito arrogante e cieco, ma le parole di un codardo traditore non contavano più di quelle di un verme del sottosuolo, e glielo avrebbe dimostrato. Senza nemmeno prestare attenzione al Dovahkiin, Alduin si gettò sul fratello con furia, tenendolo stretto con gli artigli per colpirlo meglio. Gli riversò addosso rabbia e fiamme, guidato solo dal desiderio di ucciderlo, e lo avrebbe fatto, se lo joor sotto di loro non avesse pronunciato quelle parole. Il corpo del Divoratore si fece pesante, le braci nei suoi occhi vennero per un momento spente dalla frustazione. Ma cosa c'era di tanto letale in quell'Urlo forgiato dagli uomini? Perché il suo significato gli sfuggiva?
Ricadde a terra pesantemente, e lo scontro ebbe inizio. Fuoco e ghiaccio si mescolarono, quel giorno, il metallo cozzò con le ossa, sangue scuro macchiò la neve. I Thu'um fecero tremare la terra, e la loro eco raggiunse i quattro angoli di Keizaal.
Ma fu l'effetto sorpresa a sconfiggerlo, ovviamente, non le armi del nemico: lui non si aspettava che il Dovahkiin conoscesse il modo per renderlo vulnerabile e di conseguenza non era ben preparato, ecco perché aveva ripiegato.
Paura? Ah! Avrebbe insegnato a quell'insetto impudente cosa fosse. La perplessità con cui i dovah lo avevano guardato mentre si ritirava era inaccettabile. Lui era il primogenito, il prescelto. Non poteva fallire.

Odahviing avrebbe pagato caro il suo affronto. Sarebbe stato cancellato dal Mundus, ma non prima di aver sofferto pene indicibili. Non perché aveva condotto l'ultimo Dovahkiin da lui, no, quello non era certo un problema.. ma per aver violato la sacralità di Skuldafn portandovi un infedele, un atto che non poteva restare impunito.
Prima però Alduin doveva vendicarsi del guerriero che lo aveva sfidato: era stato protetto da una buona stella, certo, ma la sua fortuna finiva a Sovngarde; se pensava di potergli tenere testa si sbagliava di grosso. Quanto ai tre che lo accompagnavano, avrebbe divorato le loro sil, le loro anime, come ripagamento per gli anni persi.
Non si scompose quando lo costrinsero a terra, ormai conosceva la loro strategia. Ruggì, invece, e il cielo vomitò fuoco e distruzione, perché almeno quel mondo di morti rispondeva ai suoi ordini.
La leggenda diceva che i Dovahkiin avessero il sos e le sil dei dovah, eppure eccone lì uno, impotente e sofferente davanti a lui. Assaggiò i suoi artigli affilati come lame, si scontrò con le sue scaglie più dure del diamante e cadde sotto le sue zanne, porte pronte a schiudersi per scatenare l'orrore.
Perché lui era forte, maestoso e spaventoso. Era il Divoratore.
Ma l'insetto impudente che aveva sotto gli occhi sembrava non averlo capito. Doveva essere molto sciocco, o molto ambizioso, per non essere ancora morto. Secondo le sue previsioni, a quel punto avrebbe dovuto arrendersi e tentare di usare la Kel come i suoi predecessori, invece l'ultimo Dovahkiin raccolse semplicemente la propria arma e lo fissò.
Paura? Alduin non l'aveva mai provata.
Fino ad allora.

Il primogenito di Akatosh non era solo immortale: era eterno.
Quando sarebbe giunta la fine di ogni cosa, vampiri, dovah e tutti gli altri esseri "immortali" sarebbero scomparsi. Lui, invece, non solo sarebbe stato l'autore di tale fine, ma avrebbe continuato ad esistere dopo di essa, insieme con le Kel e i Creatori.
Ma nonostante questo glorioso futuro, nonostante tutto il suo potere, Alduin era stato sconfitto e umiliato, e non trovava pace. "L'Ombra Antica è stata domata" cantavano gli joor, mentre il suo avversario veniva acclamato e Paarthurnax si apprestava a sopprimere la natura dei dovah con la Via della Voce. Era insopportabile!
Il mondo avrebbe dimenticato il suo nome, e i tempi in cui lui governava cielo e terra sarebbero stati cancellati dalla storia fino a sparire anche dalle leggende. Se qualche studioso avesse ritrovato fonti del suo passaggio e delle sue vittorie non sarebbe stato capace di ricollegarle a nessuno dei miti che conosceva. Le madri avrebbero invocato un nuovo mostro per minacciare i bambini disubbidienti. I bardi avrebbero trovato nuove minacce per esaltare gli eroi.
Sarebbe sparito come un'impronta sulla neve dopo una bufera, ma meritava di più. Molto di più.
Urlò come mai aveva fatto prima, urlò per anni, decenni, ere intere, ma nessuno udì la sua disperazione e il suo odio che cresceva.
Lui, al contrario del mondo, non avrebbe dimenticato.
Perché era Al - Du - In, il Divoratore, il Signore della Distruzione. E anche se era stato maledetto da un fato avverso e costretto ad attendere per compiere il suo destino, un giorno avrebbe tenuto fede al suo nome.

Ho cercato di scrivere dal punto di vista del nostro Divoratore, che non ammette mai né la forza dei suoi avversari né tantomeno le proprie debolezze (il Dovahkiin infatti non è altro che un "insetto" che "ha avuto fortuna"), e ripete di continuo, come se dovesse convincersi da solo, che lui è forte, potente e invincibile. Tutti i draghi che parlano di lui nel gioco però lo descrivono come arrogante, geloso del suo potere e irascibile, e spero di aver reso bene queste caratterisiche.
Per quando riguarda la fine che Alduin fa una volta sconfitto, mi sono basata sulle parole del maestro Arngeir: continuerà ad esistere per "compiere il suo destino di Divoratore del Mondo", e allora ho plasmato la definizione di "Eterno", differenziandolo da "immortale" (dopotutto i vampiri sono "immortali", ma se vengono uccisi muoiono e stop.)
Spero che questa visione della storia vi piaccia.
Alla prossima

Curse_My_Name

  
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