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Autore: Nelke    11/08/2015    1 recensioni
"Basta, ho capito, mi dispiace: il miracolo della nascita è stato ingiusto nei tuoi confronti. Non possiedi il viso d'angelo dei custodi della prima e della sesta casa: l'innocenza dei loro volti riflette la spiritualità della loro anima. Non ti diverte giocare con l'ambiguo, come accade tra le mura dell'Acquario: alla sua costellazione è dedicato il mito del giovane che fece innamorare Zeus. La sua casa è aperta a donne e fanciulli e non ne fa mistero. Non sei così, la tua bellezza che non conosce schemi spaventa."
Songfic sulle note di Where the Wild Roses Grow di Nick Cave. Indaga il rapporto tra Death Mask e Aphrodite, mettendo alla luce la sessualità ambigua di quest'utimo.
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cancer DeathMask
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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They call me The Wild Rose
But my name was Elisa Day
Why they call me it I do not know
For my name was Elisa Day

Il rosso polveroso delle Red Naomi traccia un sentiero dai bagni fino alla camera da letto: nessuno può vedermi, mi basta quell'essenza nell'aria e quel red carpet floreale per sentirmi diva tra le colonne ioniche del palazzo: Prendo un petalo, ci gioco sfiorandolo timidamente tra le dita e in breve lascio che accarezzi le mie labbra, per poi adagiarlo sulla lingua e lentamente inghiottirlo.
Un gioco imbarazzante fatto in estrema solitudine: dei bellissimi fiori compagni della mia abluzione condivido solo la terra natìa, che gesto infantile farne oggetto materiale dei miei torbidi pensieri!
Ma non ho tempo né intenzione di dispiacermene sul serio. Distesa sul letto porto un gambo alla bocca e lo sfioro con la punta della lingua: mi pungo e posso sentire il sapore del ferro invadere il palato. Mi piace. Ancora lascio i delicati petali della stella danese mi danzino sulle labbra e ci gioco, come un'amante dispettosa: prima lo stelo, poi il fiore. Strappo i petali a morsi, annego nelle spine, lascio esse infilarsi tra i denti e lacerare le gengive.
Nelle mie fantasie quei petali si trasformano, gli appartengono, così come suo è quel profumo e quel sapore di ferro sul mio palato. Mi fa male e mi piace. Deglutisco, accolgo il suo seme, felice di averlo accolto in me.
Non faccio in tempo a godere di tutto il suo eros che un fluido caldo irrora la mia mano, riportando la realtà. Mi desto dal Sogno, scocciata per quanto poco sia durato. Come un tossico ne vorrei ancora, ma per stanotte può bastare. Guardo la Red Naomi mia compagna, deflorata dalle mie fantasie, sorrido imbarazzata. Chiudo gli occhi e lui si materializza accanto a me, prima di abbandonarmi nel sonno.




 

From the first day I saw her I knew she was the one
She stared in my eyes and smiled
For her lips were the colour of the roses
That grew down the river, all bloody and wild

Il senso di collettività non è mai stato proprio dei Gold Saint, me ne rendo conto. Anni che sono qui ed ancora non c'è stata occasione per conoscerci bene tutti. Alla prima casa so esserci una specie di santone, un tipo strano, ma strano forte: proviene dal Tibet, ma ha origini antiche di un continente ormai scomparso. Pratica la pranoterapia ed è esperto di telecinesi. Mi piacerebbe saperne di più sull'energia linfatica del corpo, io che di esso sono custode del suo viaggio ultimo. Non dista molto da me, ma è sempre via. Me lo fa puntualmente sapere il garzoncello suo allievo: con quella faccia da mascalzone e i capelli color ruggine non gli darei due lire. Bha forse mente, forse non vuole semplicemente avere ospiti. O non vuole avere ME come ospite. Poco male, alzo le spalle e torno sui miei passi.
Oggi mi dirigo alle stanze del Gran Sacerdote. Oggi è giorno di lutto ed ognuno preferisce manifestarlo come la sua tradizione gli ha raccontato si dovrebbe fare. Mi è stata commissionata una maschera mortuaria per l'occasione, con precise indicazioni da parte del nuovo in carica. Non mi è permesso sapere altro, la preparazione avverrà in gran segreto e nemmeno io conosco i dettagli.
Che sollievo, ci siamo quasi. Arrivo alla dodicesima casa, il caldo mi sta uccidendo e quassù il sole batte ancora più forte. Un'ombra mi fa scudo, mi giro, la vedo. Anzi, lo vedo, ma è difficile per me usare tale termine.
Quant'è bella e quant'è per me dispiacere sapere sbagliata per lui questa parola. Mi saluta con un malinconico sorriso. Amico mio, io che del corpo conosco il suo viaggio ultimo leggo la tua inadeguatezza mascherata in cordoglio, ma nella vita il primo premio va a chi finge e o soccomberai o diventerai campione.
Con sé reca una meravigliosa corona di rose. Le sue candide mani irte di graffi sono segno di una notte passata sulla sua creazione.




 

When he knocked on my door and entered the room
My trembling subsided in his sure embrace
He would be my first man, and with a careful hand
He wiped at the tears that ran down my face

Morire d'estate dovrebbe essere un peccato contro l'umanità. Non c'è stagione peggiore e più criminosa, più vicina alla morte insomma. Tutto si consuma, sforma e deteriora più in fretta. Sono nervosa, le mani mi fanno male. Sapere il mio lavoro rovinato, completamente rovinato, da pochi minuti a piedi sotto il sole mi irrita. Basta quel poco per bruciare le Reine Victoria, o le Queen of Denmark. Sono stizzita ma mi tocca: il peggio è che nessuno capirà. Queste creature in sacrificio per una seppur nobile cerimonia, non meritano rispetto? Si inchinano come noi alla caduta di un grande uomo, offrendo la loro bellezza come umile omaggio.
Le lacrime arrivano al momento giusto: Il custode dell'Ade sta giungendo con uno strano e lugubre cimelio. Gli sorrido contenuta e trasformo la mia frustrazione in decorosa tristezza.

Lo guardo.
Mi guarda.
Ride.
Una strana risata. Non è disprezzo quello che avverto. Certo è scherno, ma con una dolce nota di comprensione. Guarda la mia ghirlanda fiorita, che ai miei occhi non è che prossima alla decomposizione. Mi fa i complimenti e aggiunge con rammarico che se non si mette in una cella refrigeratrice non arriverà a domani.
Mi aiuta, la carica in spalla e si volta:
"E' buffo non è vero? Stiamo parlando di una cosa morta come se avesse ancora qualche speranza di vita."
Arrossisco. Quest'uomo è gretto quanto profondo e ha saputo leggermi dentro. Improvvisamente mi sento nuda dinanzi a lui. Lo seguo, a distanza di sicurezza: il sole crea delle ombre mobili lungo la scalinata e mi perdo a guardare la luce che colpisce la sua schiena.




 

On the second day I brought her a flower
She was more beautiful than any woman I'd seen
I said, "Do you know where the wild roses grow
So sweet and scarlet and free?"

Per tutta la cerimonia non ha fatto che cercarmi con lo sguardo. Basta, ho capito, mi dispiace: il miracolo della nascita è stato ingiusto nei tuoi confronti. Non possiedi il viso d'angelo dei custodi della prima e della sesta casa: l'innocenza dei loro volti riflette la spiritualità della loro anima. Non ti diverte giocare con l'ambiguo, come accade tra le mura dell'Acquario: alla sua costellazione è dedicato il mito del giovane che fece innamorare Zeus. La sua casa è aperta a donne e fanciulli e non ne fa mistero. Non sei così, la tua bellezza che non conosce schemi spaventa. Le tue attenzioni mi confondono. Piacevoli lusinghe di un frutto che non esiste.
Ti sei già punita abbastanza per questo. Non resisto, è sbagliato lo so.
Mi avvicino amichevolmente con una scusa e gli sfioro le labbra: non so in quali perversi giochi si sia intrattenuto la notte, ma quelle stupende carnose labbra sono adesso segnate da profonde cicatrici. Un'incidente? Che sia voluto? Non mi interessa, è affar suo questo. Nemmeno dovrei essere qui in questo momento a compatirti.



 

On the second day he came with a single red rose
Said: "Will you give me your loss and your sorrow"
I nodded my head, as I lay on the bed
He said, "If I show you the roses, will you follow?"

 

Stanno andando tutti via, la veglia funebre è finita e non è di buon auspicio rimanere. Mi incammino: 
"Sei caduto tra i rovi per caso?"
In un gesto più plateale di quanto avrei voluto porgo le mani davanti alla bocca. Le cicatrici sulle labbra tirano ad ogni mia smorfia e cambio d'umore. Anche parlare mi reca tremendo fastidio.
Lo guardo allarmata, faccio un passo indietro: in lui c'è una strana attrazione, la posso percepire. Mi sento colpevole, come se lui potesse essere al corrente che i segni lividi sulla mia pelle sono struggenti note di dolore a lui dedicate.
"Lo sai che le cicatrici sulle labbra non vanno più via?"
Nel dirmi questo le sfiora con le dita, le sue dita. Avvampo, sento bruciare. Lui mi sorride divertito. Oh, è così sadico avere il controllo della situazione a questa maniera!



 

On the third day he took me to the river
He showed me the roses and we kissed
And the last thing I heard was a muttered word
As he knelt (stood smiling) above me with a rock in his fist

Nel rituale delle condoglianze è spesso presente un particolare tipo di sguardo: è lo sguardo che gli altri cavalieri portano a Ioria e a Shura, quando si parla del defunto Aiolos. Lo stesso sguardo che adesso noi rechiamo ad Arles, per la perdita del fratello.
Tale sguardo ha una duplice colpevolezza, è lo sguardo di chi non capisce e che non vuole sapere: Il sottile strato di ovatta che ci protegge dalla sofferenza degli altri quando esse sono specchio delle nostre paure.
Questo era l'inequivocabile suo sguardo la sera che ci siamo trovati. Cordoglio di una pena della quale non vuole farsi carico. Si avvicina, il suo viso è a pochi centimetri dal mio. Il suo viso severo mi scruta, guarda con interesse quel poco che c'è in me di donna. Mi accarezza i capelli intimorito e curioso. Non resisto, chiudo gli occhi, adagio le mie labbra contro le sue. Mi aspetto si stacchi con riluttanza, ma ecco che una magia accade: scorrono in estasi le sue mani lungo i miei fianchi, mi accarezza. Si blocca. Irrigidisce.
Il mio corpo maschile ha spento l'incanto. Un campanello d'allarme mi porta alla realtà lo stesso istante in cui un sonoro schiaffo mi colpisce in viso.




 

On the last day I took her where the wild roses grow
And she lay on the bank, the wind light as a thief
And I kissed her goodbye, said, "All beauty must die"
And lent down and planted a rose between her teeth

Si avvicina a me, con movimenti timidi e sensuali. Non so cosa mi succede, lascivo permetto cada tra le mie braccia: in lui c'è sempre stato qualcosa di altamente femminile. Non mi riferisco alle sue preferenze sessuali, quelle sono affar suo e non mi interessano. Quegli occhi, i capelli, la sua eleganza.
Chiudo gli occhi, immagino sia quello che non è potuto essere, quando ecco che si rivela quello che è: una pulsazione, sulla mia gamba, che schifo.
Truffato e soggiogato lo allontano di scatto. Ora inerme mi guarda da terra sprezzante. Ho ancora la mano che trema e il suo odore addosso. Mi sento la nausea e mi sento un mostro.
Ed ecco a terra quell'essere imperfetto: così donna da essere quasi un peccato non poter giacere con lei per una notte, ma così uomo da spaventarmi l'idea che possa alzarsi e ricambiare l'offesa.

"Amico mio, mi dispiace. Per me rimarrai rosa di una specie incomprensibile e rara. La tua Bellezza che rimane nell'impossibilità del corpo."


 


 

Songfic, la mia prima in verità. Volevo indagare un possibile "primo incontro" tra Death Mask e Aphrodite, parlando in modo velato e soffuso della sessualità del cavaliere dei Pesci. Nelle mie supposizioni e divagazioni ho sempre pensato uscisse dal dualismo omosessuale-etero e che fosse in conflitto con la sessualità del suo corpo. Non ho scritto apertamente che sia o meno un travestito, anche perchè non mi piacciono ridicole catalogazioni per un sentimento che ognuno prova in diversa dose. Volevo lasciar supporre una maestria nella femminilità capace di soggiogare e ammaliare gli uomini, ma che allo stesso tempo loro spaventa, perché sanno non essere "naturale". Insomma la solita reaction da uomo che deve posare a virile, come in questo caso Death Mask.

Sono neofita nel campo fanfiction, per qualsiasi consiglio (anche sulla formattazione, non per forza solo sul contenuto o la grammatica) scrivetemi, sono felice di ricevere critiche costruttive.

 

 

 

   
 
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