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Autore: pioggiacida    11/08/2015    11 recensioni
Jimin fissa attonito la scritta e inizialmente non capisce, ci mette un po’ a collegare. Il suo sguardo va dalla scritta sul suo bicchiere al barista impegnato a fare chissà cosa dietro al bancone. Scuote la testa, butta il bicchiere nella pattumiera e esce più confuso e stanco di come è entrato.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cheesy pick-up lines

 
La prima volta che succede, Jimin è stanco morto e solo un caffè può salvarlo. Spingere la porta della caffetteria è una fatica immensa, trascinare le sue membra stanche verso il bancone è anche peggio. Ordina un espresso e prega che il barista sia veloce, perché stare lì in piedi è una tortura e l’acido lattico lo sta divorando. Quando il suo caffè è pronto afferra il bicchiere e si abbandona sulla sedia più vicina. Posa il borsone ai suoi piedi e beve un sorso della bevanda amara che, appena entra a contatto con le sue papille gustative, lo rigenera. L’allenamento di quella sera è stato sfiancante e Jimin non crede di poter sopravvivere al suo sogno, ovvero ballare. Ma sono le undici di sera, lui sta bevendo un caffè e una canzone davvero bella esce dalle casse della caffetteria. Jimin nemmeno si rende conto che il barista che lo ha servito lo sbircia dal bancone. Guarda speranzoso il bicchiere di carta tra le mani del ragazzo dai capelli rosso fuoco e spera che se ne renda conto subito, perché lui è un tipo piuttosto impaziente. Ma Jimin è stanco e si alza prima che il suo caffè sia finito perché, nonostante la quantità di caffeina che ha ingerito, un’ondata di sonno lo investe. Raccoglie il borsone e si avvia verso l’uscita. Prende l’ultimo sorso di caffè e lo vede. C’è una scritta sul suo bicchiere e si chiede come ha fatto a non vederla fino ad adesso. Fermo di fianco al cestino vicino all’uscita, Jimin osserva quella calligrafia larga e precisa che recita: le tue gambe devono essere stanche perché hai attraversato la mia mente per tutta la giornata. Jimin fissa attonito la scritta e inizialmente non capisce, ci mette un po’ a collegare. Il suo sguardo va dalla scritta sul suo bicchiere al barista impegnato a fare chissà cosa dietro al bancone. Scuote la testa, butta il bicchiere nella pattumiera e esce più confuso e stanco di come è entrato. Il barista osserva le spalle del ragazzo che si allontanano e sogghigna soddisfatto.
Il detto barista si chiama Yoongi ed è molto bravo nel suo lavoro. Veloce, efficiente, disponibile a coprire i turni dei suoi colleghi. Quelli di Jin soprattutto, che vede il fidanzato solo una volta ogni due mesi e prende quattro giorni liberi per stare sempre con lui. Jin fa il turno di notte, così Yoongi deve rimanere sveglio fino alle due, ma la caffetteria è tranquilla di notte e Jin gli porta sempre gli avanzi delle cene che organizza (cibo che Yoongi si può solo sognare, perché non sa cuocere decentemente  nemmeno un uovo). La prima volta che Yoongi vede Jimin è proprio durante un turno di Jin e rimane subito incantato dal ragazzo che gli si para davanti e, sorridente, gli chiede un cappuccino. Mentre lo prepara, Yoongi si chiede chi diavolo ha delle abitudini alimentari così bizzarre da bere un cappuccino a mezzanotte, ma non fa domande al diretto interessato e lo serve con cortesia. Il ragazzo dai capelli rossi, comunque, è bello. Yoongi lo osserva, mentre beve il suo cappuccino seduto a un tavolino. Ha una faccia da bambino e le sue guance sembrano davvero morbidi al tatto, ma i suoi movimenti sono fluidi e sensuali. Si muove come se stesse costantemente seguendo il ritmo di una canzone. Balla mentre beve, mentre sospira, mentre si alza e va via. Yoongi è rapito da quello spettacolo.
Lo rivede altre due volte, durante il suo turno, ma lui non sembra far caso a chi lo sta servendo. Dice il suo ordine, aspetta al bancone, una volta si siede, un’altra va via. Quando Yoongi si decide a fare il primo passo, lo fa nel modo più idiota possibile, ma mentre scrive una pick-up line sul bicchiere del suo unico cliente gli sembra un’idea geniale. Lo serve e poi prende a osservarlo da lontano. Quando finalmente il rosso nota la scritta sul bicchiere, Yoongi fa finta di essere impegnato a pulire qualcosa e alza lo sguardo solo quando sente la porta chiudersi.


Per un paio di giorni, Jimin vede solo la scuola di danza e il suo letto. Non ha tempo di fare altro. Yoongi pensa di averlo spaventato a morte e il suo piano non gli sembra così geniale. Ma sette giorni dopo, quando Jimin legge la nuova frase sul suo macchiato, sorride.
Lanciamo una moneta: testa, sono tuo; croce, sei mio.
La realizzazione del fatto che non era stato tutto un sogno e che un barista della sua caffetteria preferita ci stava veramente provando con lui lo colpiscono improvvisamente. Tutto questo lo fa sentire bene. Desiderato. Una botta di autostima. Ma non arriva mai a rivolgere effettivamente la parola al suo spasimante: lo sbircia da lontano, gli sorride quando questi gli porge la sua ordinazione. Un espresso, un tè alla menta, un cappuccino. Una volta le loro mani si sfiorano. È un gioco – pensa Jimin – ed è divertente. Piacevole. Lo aiuta a svagarsi. Quando la pressione di tutti i suoi impegni arriva a pesare troppo sulle sue spalle, Jimin va alla caffetteria. A volte non ha nemmeno voglia di quello che ordina. Legge la sua frase, sorseggia la sua bevanda e va via.
Hai una mappa? Perché mi sto perdendo nei tuoi occhi.
Non sono un donatore di organi, ma sarei felice di darti il mio cuore.
Posso seguirti a casa? Perché i miei genitori mi hanno detto di seguire i miei sogni.

Le frasi sono terribili e Jimin ride ogni volta. Yoongi si bea di quella risata e pensa alla prossima frase da dedicargli.
Va tutto bene.
Finché un martedì mattina, Jimin non legge:
Ho perso il mio numero, posso avere il tuo?
Alza lo sguardo e vede il barista che gli rivolge un sorriso spavaldo. Ha recentemente colorato i capelli di rosa, ma si stanno già scolorendo. La frangia gli ricade sulla fronte e quasi copre i suoi piccoli occhi scuri. Jimin si rende conto che in tutto quel tempo non si è nemmeno preso la briga di scoprire il suo nome. Mai una volta gli ha rivolto la parola. Così finisce il suo caffè, pesca una penna dal suo zaino e scarabocchia qualcosa sul tovagliolo rimasto appositamente immacolato. Si alza e cerca con lo sguardo il suo barista. Yoongi appena lo vede avvicinarsi sente un groppo alla gola e riesce solo a pensare: “ohmiodio, ohmiodio, ohmiodio”.
Jimin si appoggia casualmente coi gomiti sul bancone e gli allunga il tovagliolo col suo numero sopra e una scritta.
Mi chiamano Jimin, ma tu puoi chiamarmi stasera.



Saluti, siori e siore.
Innanzi tutto grazie per aver letto la mia storia. Ho trovato questo prompt su tumblr e mi sono detta: "questa devo scriverla. lo devo alla yoonmin". è la prima fanfiction che pubblico ma non la prima che scrivo e spero non vi abbia fatto troppo schifo. fatemi sapere ciò che ne pensate con una recensione. grazie ancora e lunga vita alla yoonmin!
   
 
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