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Autore: Irina_89    29/01/2009    2 recensioni
Mi svegliai rilassata.
In quel periodo non mi era mai successo. Da giorni non riuscivo più ad avere un sonno tranquillo. Ogni notte mi muovevo tra le coperte. Sognavo e sudavo. Una corsa frenetica contro qualcosa impossibile da raggiungere. O forse… una corsa frenetica da qualcosa impossibile da evitare.
Non volevo aprire gli occhi. Se li avessi aperti, avrei perso quella tranquillità da tempo cercata e mai trovata. Perché, allora, rischiare di perderla nuovamente?
Rimasi ferma, riscaldata dalle soffici coperte che mi avvolgevano gentilmente. Sembravano volessero proteggermi dal freddo della stanza.
Perché, era freddo. Lo potevo sentire sul viso.
“Ehi,” sussurrò una voce alle mie spalle.
Subito ebbi un tuffo al cuore. Non ricordavo di essere stata con qualcuno quella sera. Ero troppo impegnata per essere andata con qualcuno.
Genere: Thriller, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Leather

Leather

 

Mi svegliai rilassata.

In quel periodo non mi era mai successo. Da giorni non riuscivo più ad avere un sonno tranquillo. Ogni notte mi muovevo tra le coperte. Sognavo e sudavo. Una corsa frenetica contro qualcosa impossibile da raggiungere. O forse… una corsa frenetica da qualcosa impossibile da evitare.

Non volevo aprire gli occhi. Se li avessi aperti, avrei perso quella tranquillità da tempo cercata e mai trovata. Perché, allora, rischiare di perderla nuovamente?

Rimasi ferma, riscaldata dalle soffici coperte che mi avvolgevano gentilmente. Sembravano volessero proteggermi dal freddo della stanza.

Perché, era freddo. Lo potevo sentire sul viso.

“Ehi,” sussurrò una voce alle mie spalle.

Subito ebbi un tuffo al cuore. Non ricordavo di essere stata con qualcuno quella sera. Ero troppo impegnata per essere andata con qualcuno.

“Dormito bene?” chiese quella voce. Non era familiare. Era roca. Cupa. Misteriosa. Quasi tetra.

Aprii gli occhi, permettendo a quel tanto agognato sonno di lasciarmi definitivamente. Mi sentivo le palpebre pesanti, come se, malgrado tutto, avessi ancora bisogno di dormire.

“Lo sentivo che eri sveglia.” Sembrava ridesse. Una risata che voleva essere gentile e rassicurante, ma che invece suonava minacciosa e sinistra.

Tolsi con fatica un braccio da sotto le coperte per potermi girare e guardare il volto dell’individuo steso sul letto accanto a me.

“No, ferma.” E posò allarmato una mano sul mio braccio. Quella mano era grande. E fredda. Fredda quanto l’aria della stanza.

“Non muoverti.” Si raccomandò, la voce sempre nel limbo tra conforto e intimidazione.

“Perché?” provai a parlare. Sentivo le mie labbra pesanti, come se i miei muscoli non riuscissero a rispondere alla mia volontà.

“Fai silenzio.” E iniziò a strusciare la sua grande mano sul mio braccio, procurandomi una serie di brividi, dapprima proprio sul braccio, poi su tutto il resto del mio pesante corpo. Era freddo. E io avevo paura.

“Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare?” chiese.

Negai con la testa, sentendola pulsare più del dovuto.

“Perché no?” si preoccupò. “Non hai mangiato niente da parecchio tempo.”

Da quanto ero lì, allora? Non era una singola notte, come avevo pensato…

“Sicura che non vuoi mangiare niente?” si assicurò.

Annuii, serrando gli occhi e contraendo i muscoli, nonostante fossero ancora come addormentati.

“Vuoi allora che ti prepari il bagno per fare la doccia?”

Negai ancora.

“Perché no?” chiese di nuovo lui.

“Perché, -” Balbettai, ma venni interrotta da un suo colpo sul braccio.

“Non parlare.” Il tono era più forte e deciso, ma anche leggermente agitato.

“Perché -” chiesi senza nemmeno volerlo, ma quell’uomo afferrò il mio braccio e lo strinse con forza, facendomi urlare per il dolore.

“Ti ho detto di non parlare!” ringhiò e di colpo lasciò la presa.

Rapidamente, riportai il braccio sotto le coperte, tenendo gli occhi ancora più serrati, se possibile. Temevo un’altra sua reazione per non aver rispettato l’ordine di non muovermi.

“Sai,” iniziò lui, allontanandosi da me. Potei sentire il cigolio della rete del materasso. “Non è bello rifiutare la gentilezza degli altri.” Si alzò dal letto e lo sentii aprire un cassetto di un mobile lì vicino. “Non rispetti nemmeno le mie regole.” Afferrò qualcosa di metallico e tornò sul letto. La rete cigolò ancora. “È maleducazione, la tua.”

L’uomo afferrò la coperta e la tirò via, lasciandomi priva di ogni protezione dal freddo. E da lui.

Iniziai a tremare, non seppi più se per la temperatura troppo bassa, o per la paura sempre maggiore.

Quell’oggetto metallico toccò il mio corpo, e solo in quel momento mi accorsi di essere nuda. Improvvisamente, sentii il freddo di quel metallo premere con più pressione sulla mia pelle. E subito, una sensazione di bruciore.

“Lo vedi cosa potrei farti?”

Negai, forse più per pregarlo di non ripetere quel gesto, che per dargli una risposta letterale alle sue parole.

“Ti ho detto di non muoverti!” urlò e con un forte colpo, mi fece girare in posizione prona, tenendomi una mano premuta sulla spalla sinistra per evitare una mia reazione.

Lentamente fece scivolare la sua grande e fredda mano sulla mia schiena, tracciandone il contorno delicatamente.

Il terrore mi immobilizzava. Non sarei riuscita a muovermi nemmeno se i miei muscoli non fossero stati così pesanti.

“Hai una bellissima pelle, sai?” mormorò rauco.

Dagli occhi iniziarono ad uscire delle calde lacrime, un contrasto che presto si annullò. Quelle gocce che scivolarono sul mio viso, prima di essere assorbite dal morbido cuscino, si ghiacciarono.

“La vorrei io, questa pelle.”

Non riuscii più a trattenere i singhiozzi e presto il mio corpo iniziò ad essere scosso dal pianto.

“Non mi ascolti!” ruggì l’uomo. “Perché non mi ascolti?” gridò furioso.

“No, non è vero! Io -” le parole uscirono dalle mie labbra troppo in fretta perché io potessi fermarle.

Subito la grande mano dell’individuo al mio fianco mi afferrò di nuovo per la spalla. Lo sentii chinarsi maggiormente sopra di me, premendo una sottile striscia di metallo sulla mia pelle.

Seguii il suo movimento dalla spalla per tutta la lunghezza della mia schiena.

Una linea ghiacciata che presto si trasformò in calore e poi in fuoco.

“Visto che non mi ascolti, ti devo punire.”

Quella strana sensazione si ripeté. E subito avvertii qualcosa di caldo scendere lungo quella linea infuocata.

Di colpo capii.

Sangue.

Era sangue, quello che sentivo scivolare lentamente su di me.

Era sangue, ciò che stavo versando da quella linea infuocata.

Mi stava tagliando.

I singhiozzi non si fermavano. Le lacrime rigavano il mio viso ostinate, lasciando dopo la loro caduta, una scia ghiacciata sulle mie guance.

L’uomo segnò tutta la mia schiena con la sua lama fredda. E sorrise. Un sorriso che si trasformò presto in risata.

Sentii il suono di quella risata soddisfatta. Una risata maligna e letale. Era un dolore atroce. Mi perforava le orecchie e la potevo sentire dentro il mio corpo.

Posò la lama metallica sul letto e portò entrambe le mani sulla mia schiena violata ed umiliata.

“Tante volte ti ho detto di stare zitta e ferma,” sussurrò quasi dispiaciuto. “Mi costringi a finire questa punizione.” Ed infilò le unghie nella mia pelle.

Urlai. Non mi importò più delle sue minacce. Il dolore era lancinante. Potevo sentire le sue dita dentro di me. Stavano toccando qualcosa che nessuno aveva mai toccato.

Il sangue era l’unica cosa che riscaldava il mio corpo. Continuava a colare dalle ferite, coprendo quello freddo con il suo nuovo calore.

Le sue mani afferrarono la mia pelle e la tirarono. Potevo sentirla staccarsi dalla mia schiena. Sentivo la resistenza del mio corpo a tale offesa, ma la sua misera forza diventava sempre meno potente rispetto a quella brutale del mostro, che sembrava acquistarne sempre di più ad ogni vittoria che aveva contro di me.

 

Fu questo il punto in cui tutto finì.

Non solo il corpo, ma anche la mente, riuscì a vedere una soluzione.

Morire.

La morte avrebbe alleviato il dolore.

La morte avrebbe ceduto totalmente il mio corpo alla pazzia del demone, rendendomi un oggetto senza più resistenza nelle sue mani.

La morte avrebbe reso lui vincitore. Ma mi avrebbe salvata.

Non seppi esattamente come avvenne. Le lacrime cessarono di scorrere sul mio viso. I miei muscoli si rilassarono.

 

Morii.

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E' la prima volta che mi cimento in questo genere.

Questa storia è nata dalla trascrizione su carta di un sogno (meglio incubo) fatto qualche notte fa. Il sogno, in realtà, prevedeva una sorta di 'caccia al serial killer', ed io ero a capo di una squadra di profiler; purtroppo, poi, venivo catturata e mi ritrovavo vittima di questo soggetto ignoto... tutto finisce come ho descritto nella storia (lo, so, non è molto positivo...^^").

Garantisco che è stato orribile sentire nel sonno la sensazione di farsi tagliare. ^^" Ho cercato di rendere al meglio il ricordo che avevo di quella sensazione, nonostante sappia che non sia proprio del tutto reale...

Ripensandoci, forse, sarebbe stata appropriata anche nella sezione "Thriller", ma visto che non cito nessuna sorta di indagine, ho preferito metterla qui...

Vabbè, forse gli amanti del genere avranno molto da ridire riguardo tutto questo, ma per me è stato un'avventura in un nuovo genere, e - sarò sincera - mi è piaciuto cimentarmi in questa sfida!

Ringrazio chiunque avesse avuto voglia di leggerla e anche coloro che magari lasceranno pure un piccolo commento. xD

Irina

  
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