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Autore: armony_93    29/01/2009    4 recensioni
Cinque anni, un mese, quattordici giorni, ventuno ore, cinque minuti, trentuno …trentadue …trentatre …trentaquattro …trentacinque …trentasei …trentasette …trentotto …trentanove …quaranta …e ancora quarantuno …quarantadue…
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Cinque anni,

un mese,

quattordici giorni,

ventuno ore,

cinque minuti,

trentuno…

…trentadue…

…trentatre…

…trentaquattro…

…trentacinque…

…trentasei…

…trentasette…

…trentotto…

…trentanove…

…quaranta…

…e ancora quarantuno…

…quarantadue…

...secondi che ti guardo da quell’angolo della strada. Con la mia borsa sulle spalle che ti fisso allontanarti mano nella mano con lei che non ti ama da quanto ti amo io, che non ti aspetta da quanto ti aspetto io, che non ti sogna quanto ti sogno io.

Mano nella mano con lei che quando ti sorride ti riesce a illuminare ma quel sorriso vorrei che per una volta tu lo regalassi a me, quel sorriso che una volta potrebbe accendersi guardandomi ma che nemmeno quell’idea ti sfiora perché io sono qui, sola, e tu sei lì, con lei. Lei che in cinque anni ha cambiato sempre aspetto restando per me sempre e solo la “lei” che si frapponeva fra me e te. Lei che ha assunto mille forme in questi cinque anni, lei che è diventata molte persone, passando dalla mia peggior nemica alla mia miglior amica, alla mia più cara conoscente alla mia più odiata rivale.

Lei che i primi tre anni sapevo fosse un amore banale, eri troppo piccolo per poterla davvero amare, immaturo adolescente che si metteva con lei e poi la lasciava per lei. Ma adesso che da  centocinquantacinque giorni “lei” ha assunto le forme di una persona sola, lei che non cambia più, lei che rimane sempre uguale, lei che ha riempito quel vuoto che in due anni ti aveva conservato, lei che ora cammina parallela alla tua vita sempre mano nella mano con te ho paura di capire che non sei più sciocco e immaturo adolescente.

 

Tutti i giorni vado alla fermata del bus sentendo che tu ci sei, sapendo che tu ci sei, perché tu ci sei. Vedo quella scatola metallica piena di altri ragazzi fermarsi a pochi passi e tu sei lì al tuo solito posto, fermo immobile, con lo sguardo perso nella mia direzione ma non ti fissi su di me, io sono proprio come quel vetro che ti divide da me: trasparente. Il tuo sguardo si punta distratto e vuoto su di me provocandomi un brivido, un fremito sentendo che tu mi conosci, sapendo che tu mi conosci, perché tu mi conosci eppure non mi guardi con lo sguardo che vorrei mi rivolgessi. Il tuo sguardo è vuoto. Proprio come quello che ci divide, tra me e te un abisso, e io ogni giorno mi sporgo nel vuoto per poterti guardare da lontano con l’unico risultato di farmi male vedendo la nostra distanza, vedendo te che baci quelle labbra morbide che non sono le mie, vedendo te che ridi con lei, vedendo te che non sai nemmeno del mio sguardo che ogni giorno si posa su di te.

 

Tutti i giorni quando aspetto davanti all’entrata della mia scuola e chiacchiero con le mie amiche, chiacchiero con i miei amici, chiacchiero con coloro che sanno distrarmi da te per almeno quel quarto d’ora in cui ci sono sento che tu stai arrivando, so che tu stai arrivando, perché dopo poco tempo, prima che la campana suoni tu arrivi come tutte le mattine da circa due anni e percorri quella strada che ti divide dall’entrata della scuola e mentre lo fai mi trapassi con il tuo sguardo vuoto. Lo stesso che mi fa male e mi ferisce più di uno sguardo vivo e vero. Quello sguardo che mi brucia la carne dove la attraversa, quello sguardo che cattivo e violento mi toglie il fiato troncandomi le speranze ma al tempo stesso illudendomi che la mia attesa non è vana, che il mio aspettarti qui all’angolo della strada non è tempo perso mentre intanto i cinque anni sono trascorsi e ne trascorreranno altri nei quali io sarò qui a guardarti dall’angolo della strada illudendomi mentre lei cambierà ancora ma non potrò mai bearmi di sentirmi “lei” per una volta.

 

Tutti i giorni quando suona la campana del cambio dell’ora mi sporgo dalla porta e guardo tutti quei ragazzi passare con la speranza di poterti intravedere, tu che frequenti la mia scuola ma in una classe differente. Tutte le volte spero di poter scorgere la tua sagoma passare vicina alla mia classe per potermi beare ancora, di nuovo, dei tuoi lineamenti. La mia speranza si assopisce ma non si arrende e così spera che tu possa passare vicino alla finestra della mia classe per andare nella zona fumatori all’esterno notandomi, guardandomi. Perché sono masochista, preferisco essere attraversata dal tuo sguardo vuoto piuttosto che realizzare di non essere mai il punto sul quale i tuoi occhi si soffermano nemmeno quando si puntano distanti e distratti su di me.

 

Tutti i giorni quando ha scuola suona l’ultima campanella sento che il mio cuore esplode quando l’idea che tu sarai in stazione per prendere il mio stesso bus mi accarezza. Lunedì, Martedì e Giovedì sono i giorni nei quali il mio cuore non esplode, nei quali il mio cuore rallenta e si concede una pausa da tutte quelle esplosioni che come mine si innescano appena percepisco la tua presenza e senza preavviso, nemmeno il conto alla rovescia, esplodono mandandomi il cuore in frantumi e la mente in pezzi. Ma Mercoledì, Venerdì e Sabato il mio cuore regolarmente va a farsi fottere perché tu compari dall’angolo della strada da solo, non sei mano nella mano con lei perché lei non c’è, perché lei va in un’altra scuola, perché lei esce prima di te e tu non la puoi vedere perché relegato tra i banchi della lezioni ti accontenti di vederla il pomeriggio più tardi mentre non sai quanta gioia mi procura quel tuo essere solo quando ti vedo varcare l’entrata alla stazione. Tu che ti avvicini a me, mi saluti, mi abbracci e mi chiedi come va’. Tu che quelli sono gli unici momenti per i quali io ogni mattina mi sveglio, gli unici momenti per i quali ogni giorni mi impongo di non cadere a faccia avanti lasciandomi abbandonata al suolo.

Eppure mi regali delle soddisfazioni che timidamente mi investono e mi ripagano anche se insulsamente di quello che provo. Scendi con me alla fermata scegliendo di fare il percorso più lungo per arrivare a casa tua, scegli di non scendere con i tuoi amici alla fermata dopo senza un motivo che per me abbia un senso, scegli di parlarmi di te ma inevitabilmente anche di lei mentre non sai che ogni volta per me è come morire e quando svolto l’angolo e sono costretta a lasciarti andare per me è come un tornare a respirare ma sento subito la morsa della nostalgia invadermi quando ti vedo allontanarti di spalle e vorrei rincorrerti e gridarti quello che mi fai provare.  Ma muta mi chiudo in me stessa con la musica a volume troppo alto per non sentire la tua voce che di nuovo nella mia testa mi parla di lei.

 

Tutti i giorni quando esco per andare dalla mia migliore amica o più semplicemente in edicola o in videoteca o in un negozietto che amo molto sento il cuore scombussolarmi il cuore se penso, se solo immagino che tu possa essere lì fuori mentre ti dirigi a piedi all’allenamento di basket che ti piace tanto con i nostri compagni delle medie che tu tieni ancora a te ora che sei alle superiori. E quando cammino di ritorno dall’edicola e ti vedo poggiato contro lo scooter che fissi il vuoto davanti a te con la sacca azzurra sulle spalle e poi mi vedi. Sento il viso in fiamme e come se all’improvviso il mondo alzasse la temperatura mi ritrovo a bollire anche se intorno a me sono tre gradi sotto zero. E quando esco dalla videoteca e ti vedo tornare a piedi alla fine dell’allentamento che cammini con la tua camminata strana, marcata, virile, ma bella a pochi passi da e non trovo il coraggio per farmi notare eppure tu come se non potessi farne a meno ti volti verso di me e mi affianchi iniziando a parlarmi e io avvampo. Nei tuoi occhi leggo soddisfazione, compiacimento e sicurezza perché tu lo sai che ti muoio dietro, perché tu lo sai che sono cinque fottutissimi anni che non posso fare a meno di te, perché tu lo sai che se alcuni pomeriggi esco senza motivo in realtà è perché spero di incontrarti per le strade a piedi o in motorino.

 

Tutti i giorni che rari come oggi mi hanno sconvolta. Tutti i giorni che corro in palestra per segnarmi gli orari di aerobica e chi compare magicamente quando io esco. Tu con il quale non parlo da giorni, con il quale non mi scrivo da settimane perché all’improvviso ti sei stufato di giocare con me, il tuo giocattolino dalle medie.

Mi vedi e sgrani gli occhi sorpreso perché non ti aspettavi di trovarmi lì, sorpreso perché io non appena ti noto inizio a imprecare senza voce, muovendo malignamente le labbra e chinando il capo sul cellulare che stringo tremante tra le mani. Messaggio con la mia migliore amica o la prima persona a cui tengo scrivendole di tutto, inventandomi cose così da poter distrarre il mio pensiero da lui che ha pochi passi da me mi guarda per una delle poche volte con uno sguardo presente e intenso. Io che continuo a imprecare correndo via per un vicolo secondario che mi porti più lontano da te sperando di sentirti venirmi dietro ma quando mi volto dietro di me non c’è nulla. Fisso la strada di asfalto con le foglie gialle sparpagliate scompostamente e ricomincio a camminare senza più voltarmi indietro, senza più accertarmi di vederti alle mie spalle, senza più avere voglia di morire perché voltandomi troverei solo quel vuote che mi ucciderebbe.

 

Sono passati cinque anni,

un mese,

quattordici giorni,

ventuno ore,

cinque minuti,

trentuno…

…trentadue…

…trentatre…

…trentaquattro…

…trentacinque…

…trentasei…

…trentasette…

…trentotto…

…trentanove…

…quaranta…

…e ancora quarantuno…

…quarantadue…

...secondi da quando sei entrato nella mia vita

 

Dovranno passare ancora cinque anni,

un mese,

quattordici giorni,

ventuno ore,

cinque minuti,

trentuno…

…trentadue…

…trentatre…

…trentaquattro…

…trentacinque…

…trentasei…

…trentasette…

…trentotto…

…trentanove…

…quaranta…

…e ancora quarantuno…

…quarantadue…

...secondi prima che io riesca a lasciar sfumare il tuo ricordo sullo sfondo della mia vita.

 

Ti amo.

 

  
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