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Autore: Tully_    13/08/2015    2 recensioni
" Era ormai cominciata la caccia, rivaleggiando coi suoi simili per quella preda così succulenta: l'avrebbe acchiappata lui questa volta. Si pregustava quel senso di ibrida soddisfazione nel sentirsi il protagonista, nonostante la sua paradossale condizione di reietto: era terribilmente divertente. "
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bonnie, Jeremy, Fitzgerald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4 AM



 


In quel posto luridamente ricoperto di rottami viventi, Bonnie si mosse. Una penombra, spesso eliminata da quella luce insolente come se qualcuno si divertisse a osservare la loro agonia, lo circondava, rasserenandolo anche. La sensibilità alle luminosità troppo insistenti si faceva sentire, creandogli quasi un fastidioso handicap: spostò lo sguardo meccanicamente sulla spalla sinistra, che non lasciava spazio al braccio, il quale mancava, piuttosto a grovigli di fili elettrici che penzolavano liberi. Anche la vista non era delle migliori, non nitida come un tempo, e di certo l'assenza di un volto non aiutava. Circuiti e testa dell'endoscheletro venivano spogliati del loro rivestimento, cancellando quell'aspetto amichevole che possedeva prima, non facendolo più assomigliare a un coniglio parlante e socievole coi bambini. Niente di tutto questo, ormai erano stati tutti rimpiazzati, lui e i suoi compagni. Il nuovo Bonnie era lucido, di colori vivaci, e ispirava soltanto simpatia. Come poteva, il povero rovinato essere informe e viola, lontanamente raggiungere la sua perfezione?
Si alzò da quella posizione quasi fetale che aveva prima di attivarsi: Chica mancava, sicuramente si era addentrata già nei condotti d'aerazione di destra, come suo solito, Freddy non si muoveva ancora, mentre Foxy era assente. Stava sicuramente subendo gli attacchi di torcia che Jeremy gli infliggeva per allontanarlo dal corridoio centrale.
Si mosse con passo cadenzato come un angelo della morte, lentamente, fino a passare anche lui per i condotti, soltanto che approfittò di quello di sinistra. Era una notte movimentata, si potevano benissimo udire tanti rumori che creavano, con spontaneità inquietante, un'armonia spettrale degli orrori. Si attendeva soltanto l'odore metallico del sangue della vittima, di quell'ingenuo guardiano notturno che non eccelleva per prontezza di riflessi.

E la pazienza era decisamente limitata. Si doveva giungere alla fine, quella lenta agonia e speranza di salvezza doveva scomparire dagli occhi di quel ragazzetto.
Bonnie si sentiva nel pieno delle sue forze la notte, libero di girovagare in quel locale, senza più ricalcitrare. La mattina non ne era autorizzato, ma dopo che la mezzanotte era scoccata, le sue sei ore di libertà erano da sfruttare: come poteva sprecare quelle occasioni così invitanti, dove poter farsi dominare da un istinto primordiale di /uccidere/? Era ormai cominciata la caccia, rivaleggiando coi suoi simili per quella preda così succulenta: l'avrebbe acchiappata lui questa volta. Si pregustava quel senso di ibrida soddisfazione nel sentirsi il protagonista, nonostante la sua paradossale condizione di reietto: era terribilmente divertente. Sgusciò dal condotto, finendo nell'ufficio, e presentandosi, quasi con calma lapidaria, di fronte alla scrivania di quel futuro cadavere che ancora visionava il tablet per ricaricare il Music Box.
Che facesse tutto con comodo...
Finalmente Jeremy lo abbassò, scontrandosi con quelle luci rosse al posto di iridi e pupille vere e proprie, purtroppo mancanti, che fungevano da occhi per Bonnie. Fu un attimo di esitazione a proclamare il verdetto. La maschera messa troppo tardi, il sospiro di sollievo del giovane ignaro.

Il coniglio gli strappò la maschera dalla testa, ingenuo giochetto da quattro soldi.

Lo aggredì.


 

 


“Bonnie-bo, suoni qualche brano per me?”
Recependo il messaggio della bimba con le codette che batteva le mani entusiasta, cominciò a eseguire una breve melodia allegra e movimentata, eccitando maggiormente l'infante che allargò il sorriso assieme alla madre che la teneva in braccio.
“Bonnie-bo, sei tanto bravo! E il viola come colore è il mio preferito! Se ci fosse un altro coniglio uguale a te ma di diverso colore, non lo amerei!”
Il diretto interessato comprese che fosse un complimento, e abbassò la testa come cenno di ringraziamento goffo. Nessun rimpiazzo l'avrebbe eguagliato, se nel cuore dei bambini rimaneva la sua immagine.

 


Gli occhi sbalzavano fuori dalle orbite, i denti dalla bocca. Si sapeva che fine terribile faceva quel disgraziato, a partire dal viso, coperto quasi pietosamente dalla testa di Freddy. No, non più la maschera, ma quella prigione infernale che l'aveva ucciso in qualche minuto di agonia e di tortura.
Ti sei divertito, Jeremy, a fingerti Freddy?
Ora sei nel suo costume.
Il sangue gocciolava lentamente sul pavimento.

Plic, plic.


Plic, plic.
“Ma come, piove forte fuori! Mamma, che facciamo?”
Bonnie fissò silenziosamente, dal palco, la donna farsi un po' cupa, stringendo forte la figlia a sé.
“Rimaniamo qui un altro po', non sei contenta?”
“Sì, sì! Bonnie-bo mi terrà compagnia! Un ultimo spettacolo?”



La notte era terminata, e l'alba cominciava a rischiarare le finestre. Era finito quello spettacolo degli orrori, tenendo quieto l'intero locale.
Bonnie si allontanò dal luogo del delitto, recandosi, assieme ai compagni rottami, nella loro stanza, tornando rifiuti per un altro monotono giorno.

  
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