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Autore: Hi Fis    13/08/2015    0 recensioni
Adattamento in raccolta del primo capitolo completo della saga di Mass Effect. Vuole essere il mio tributo alla saga fantascientifica della Bioware, il racconto del primo capitolo della saga di Mass Effect e la mia prima long-fic. Comandante Shepard di questa raccolta è un ricognitore, spaziale, eroina di Elysium.
Si basa decisamente sul lore e sulle avventure presenti nel videogioco, cercando di dare al tutto una forma il più coinvolgente possibile.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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E se non può esserci vittoria, allora io combatterò per sempre.
Koth of the Hammer
 
Ciascuno dei sei chiusi nell'ascensore, a pochi chilometri dalle camere del Consiglio, era in quel momento posseduto da un differente livello di incredulità.
Shepard, Williams, Vakarian, Urdnot, Zorah e T'Soni non riuscivano a crederci: avevano attraversato il portale per l'ammasso di Ninmah per varcare quello di Mu, perduto da millenni. Erano giunti su Ilos, l'ultima tomba dei Prothean, e parlato con Vigil: avevano attraversato mezza galassia viaggiando attraverso un portale Prothean nei Mako... ed era stato tutto inutile: non erano riusciti ad impedire alla Sovereign di raggiungere la Cittadella.
Una sola scelta restava ora alla Squadra: tutti loro, dovevano decidere se morire combattendo, o aspettare la fine in quella cabina d'ascensore. Ognuna di quelle due decisioni aveva i suoi meriti: in quel momento, arrendersi non sarebbe stato disonorevole, o insensato. Tutti loro avevano già dato, e rischiato, tutto... e a cosa era servito?
Non Shepard però: per lei la scelta era diversa. Per lei, era... più semplice: Meganeura doveva solo capire quanto, esattamente, volesse Saren morto. Quel Turian aveva ucciso il suo tenente, e ora stava per riuscire a riportare i Razziatori nella Via Lattea.
In quel momento ai suoi occhi quelle due colpe erano ugualmente gravi. Shepard scoprì di non volere altro in quel momento: uccidere Saren Arterius, non più semplicemente fermarlo, sarebbe stato l'unico esito accettabile, sia per la sua anima, che per i Prothean dentro di lei. Il fato di ogni specie senziente era irrilevante in quel momento: per lei, per il comandante Shepard, era personale.
Era follia che il destino dell'intera Galassia dipendesse da un impulso del genere? Forse... o forse invece era l'unica reazione ragionevole: quando si ricorda la propria estinzione, ha ancora importanza discutere del merito delle ragioni per cui si vuole impedire che accada ancora?
"Caschi su." ringhiò Shepard: non si voltò ad assicurarsi che le stessero obbedendo, né che fossero pronti a seguirla.
Non aspettò oltre: il comandante imbracciò il suo shotgun e fece fuoco sulla parete di vetro dell'ascensore e lo spazio risucchiò i frammenti, assieme all'aria nella cabina, lasciandoli nel vuoto.
La sua Squadra la osservò sconcertata quando, azionati i magneti degli stivali, il comandante trasformò l'avanti in sotto, e si attaccò in verticale alla Cittadella, sfidando la gravità e il senso comune: Shepard rimase lì, ad aspettarli, con lo sguardo fisso sulla cima della Torre del Consiglio.
Quando si unirono a lei, i membri della Squadra poterono a loro volta osservare la Sovereign, impossibilmente grande e vicina: erano quasi al cospetto del Razziatore e già sembrava troppo grande per essere vero. In realtà, dovevano essere ad almeno un paio di chilometri di distanza: come si poteva anche solo concepire di poter uccidere un simile titano? Ma nemmeno questo li fermò: si misero in marcia, senza cercare risposta a quella domanda, seguendo Shepard. Per il comandante, e la sua incrollabile determinazione, avanti era l'unica direzione accettabile: il tempo sembrò quasi rallentare attorno a loro, mentre si muovevano, correndo e scivolando, per quanto si potesse con dei magneti negli stivali, ma sempre in avanti, verso il pericolo. Nessuno aveva mai scalato la Torre del Presidium in quel modo: non era stata concepita per qualcosa di simile... ma trovarono comunque luoghi in cui poggiare i piedi e tanto bastò. In avanti, sempre in avanti, tra passaggi e condotte, tubature e paratie: inesorabilmente.
Il primo gruppo di ostili arrivò come loro: due ascensori li portarono poco davanti alla squadra e, come aveva fatto Shepard, fecero saltare la parete che li separava dallo spazio vuoto.
Una mezza dozzina di Geth in quelle condizioni non furono un problema: Shepard non rallentò nemmeno, ma li spazzò via con decisione, senza che il primo dei loro avversari riuscisse a sparare che un paio di colpi, che l'Umana ricevette sui suoi scudi. Schivare in quelle condizioni non era semplicemente possibile, poiché non potevano permettersi di perdere la presa con i magneti negli stivali, altrimenti sarebbero rimasti a galleggiare nello spazio, come stava facendo in quel momento l'ultimo dei Geth, un artigliere: con una spinta biotica, il robot fu scagliato via, alla deriva sempre più lontano dalla Torre, ormai inerme.
Per quanto riguardava il comandante, avrebbe potuto rimanere a galleggiare per l'eternità: un singolo Geth non era importante. Ciò che importava davvero, era che la Sovereign ora sapeva dove si trovassero e che stavano arrivando: altri si sarebbero parati sul loro cammino...
Shepard però, non avrebbe perso tempo a tentare di aggirarli: tenendo la tromba dell'ascensore sulla sua sinistra, il comandante avanzava, seguita dalla squadra, indifferente alle imboscate che li stavano di certo aspettando.
E così fu: in un punto in cui furono costretti ad imboccare un passaggio a zigzag tra i montanti della Torre, un Distruttore e un Krogan li attaccarono. Il comandante li scagliò in aria insieme, lontani dalla Torre, abbandonandoli poi al loro destino. Il vero problema fu subito dopo: furono costretti a piegare a destra, risalendo una corta rampa, dove diversi Geth avevano eretto le loro barricate di campi di forza esagonali.
Ormai, anche la squadra condivideva la sua determinazione: Liara aprì una singolarità e Wrex la fece esplodere in aria non appena tutti i Geth a sbarrare loro il passo ne furono risucchiati, spedendo anche quei fanti lontano.
Avanti, sempre avanti: l'unica strada che fosse loro concesso di percorrere. Arrivati in cima alla rampa, il loro orizzonte fu momentaneamente oscurato da una bulbosa sezione della Cittadella: solo le dita della Sovereign si vedevano ancora. Trovarono comunque uno stretto passaggio per avanzare a sinistra e poi di nuovo a destra, trovandosi di nuovo sopra il condotto dell'ascensore, che però non poterono seguire, perché diversi Geth li stavano già aspettando: furono costretti sopra quello che la loro mente interpretò come un ponte, che attraversava obliquo la Torre del Presidium.
Loro sei non pensarono nemmeno di cercare una copertura: attaccarono, sempre in avanti, preda di una ferocia che era quasi follia. Distruttori, Krogan e truppe d'assalto Geth furono sradicati dalla Torre e lanciati in aria, mentre Liara li difese dai razzi sparati contro di loro.
Avanti, sempre in avanti, mentre il tempo scorreva via veloce:
"Comandante: batterie GARDIAN della Cittadella davanti a noi!" indicò Garrus.
Spente ovviamente: la Sovereign aveva disattivato tutte le difese interne della stazione spaziale quando aveva assunto il controllo dei sistemi della Cittadella.
"Riattivatele." ordinò il comandante: qualche laser non avrebbe fatto differenza, ma almeno avrebbero dato qualcosa a cui pensare alla Sovereign.
Ma Garrus era appena riuscito a rimettere in funzione la prima batteria, che un trasporto Geth sbucò letteralmente dal nulla: come fossero riusciti a condurre una nave all'interno della Cittadella chiusa non aveva importanza in quel momento.
"Tali!" disse Garrus indicando la seconda delle tre batterie: la Quarian capì, cominciando a correre verso i comandi.
"Wrex, con Williams!" ordinò Shepard, preparandosi assieme a Liara a coprire Tali col suo stesso corpo se fosse stato necessario, mentre il Krogan e il capo artigliere fecero lo stesso con Garrus.
Era impossibile naturalmente che riuscissero ad attivare tutte le batterie antiaeree prima che la nave Geth fosse su di loro, ma ci provarono lo stesso: anche se divisi, erano obbligati a vincere.
Wrex, Williams, Liara e Shepard dovettero difendere Tali e Garrus mentre rimettevano in linea le altre due batterie antiaeree, assicurandosi che i Geth non guadagnassero terreno. La prima batteria si sarebbe difesa da sola, con i suoi laser che impedivano ai Geth di avvicinarsi: fu questione di pochi febbrili secondi, poi armamenti concepiti per difendere la Torre della Cittadella dai detriti presero vita, procedendo a decimare gli scudi della nave Geth, intaccandone poi lo scafo.
Il giorno in cui le navi trasporto Geth fossero state dotate anche di armi aria-terra, sarebbero state davvero pericolose: non essendo ancora così le cose però, le tre batterie GARDIAN la ridussero in una carcassa rapidamente. Tanto che alla Squadra non restò che osservare la nave alla deriva, mentre incendi ed esplosioni ne squarciavano lo scafo: mancava l'audio a quel suo deliberato galleggiare, ma la nave Geth si allontanò dalla Torre senza più controllo, mentre le batterie GARDIAN continuavano a percuoterla. Si rimisero in marcia non appena il trasporto truppe scomparve oltre l'orlo della Torre, ormai condannato.
 
Avanzando ancora, divenne evidente, che la Sovereign doveva aver trasportato delle truppe al suo interno, perché più procedevano, più la resistenza si fece serrata: altri Krogan e un Juggernaut volarono via dal loro cammino, mentre la Squadra insisteva nel suo marciare in avanti, sempre in avanti, senza esitare un momento, sempre più vicini al Razziatore.
La Squadra incrociò di nuovo il percorso dell'ascensore, passandoci sopra in senso opposto questa volta: nessuno di loro voleva provare nemmeno a immaginare se fossero ancora in tempo, o se, fuori dalla Cittadella, si stessero già materializzando più Razziatori di quanti fosse possibile contare...
La verità fu che a quel punto, non importava più: non faceva differenza per loro.
Poi si trovarono a muoversi sotto le dita della Sovereign, e tutti cercarono di non pensare, di non ricordare, ciò che avevano scoperto su Virmire: l'indottrinamento richiedeva giorni, così avevano appreso... difficile però non immaginare la propria mente scivolare via restando in quell'ombra, fino a diventare solo un prigioniero del proprio corpo. Per alcuni di loro, fu più difficile che per altri: Liara, in particolare, provava una soffocante angoscia in quel momento, e come darle torto? La Sovereign era l'ultima cosa che sua madre avesse visto, prima di diventare una schiava, una serva... perfino la dottoressa scoprì di volere Saren morto, più di quanto avesse mai voluto qualcosa in tutta la sua breve vita...
Ma non più di quanto avesse mai voluto qualcuno: davanti a lei, Shepard accelerò il passo e di questo Liara le fu grata poiché l'ombra della Sovereign era un luogo orribile nel quale restare. Vedere la nave stagliarsi contro le luci degli agglomerati della stazione, come un incubo nero... sì, i Razziatori sembravano fatti davvero per estinguere ogni cosa.
"Da questa parte!" disse Garrus, indicando uno stretto passaggio che scendeva nelle paratie della Torre.
Lo imboccarono, indifferenti ai Krogan che cercarono ancora una volta di fermarli. Con un soffitto sopra la testa però, non poterono più lanciarli nel vuoto: furono i fucili a dover sopperire alla mancanza, ma lo fecero egregiamente. Poi finalmente fu libero davanti a loro: Garrus staccò i magneti degli stivali, mettendosi parallelo al Torre e spingendosi in avanti, accelerando il più possibile. Gli altri lo seguirono come meglio poterono, Wrex in particolare muovendosi in goffi balzi tra il pavimento e il soffitto.
Trovarono quello che stavano cercando poco più avanti: un portello d'emergenza di cui Garrus, ex agente C-Sec, conosceva l'esistenza e che aveva fissato come loro meta finale. Faceva parte di quelle noiose procedure da imparare a memoria per ogni agente operativo del C-Sec: uno dei classici passaggi segreti da usare dai soccorritori nel malaugurato caso in cui le camere del Consiglio fossero state sotto attacco. Quando quelle procedure operative erano state messe a punto però, nessuno aveva mai pensato che una nave si sarebbe attaccata alla dannata Torre della Cittadella, così come nessuno aveva mai pensato ai Razziatori: l'Universo ha sempre un modo per far rimpiangere la carenza d'immaginazione. Attraverso lo stretto portello tuttavia, così stretto in effetti, che Wrex dovette passare le armi a Tali per muoversi, furono dentro, sbucando a fianco degli ascensori della Torre: erano finalmente arrivati nelle camere del Consiglio.
Così come il Presidium, i Geth avevano ridotto quelle stanze, un monumento alla pace e al raccoglimento, ad un luogo di guerra. Perfino gli alberi, quelle specie di ciliegi dalle foglie d'oro, stavano bruciando, mentre qua e là, si vedevano cadaveri riversi, soprattutto di Turian.
"Le guardie del Consiglio." spiegò Garrus: "...alcuni di loro, per lo meno."
I caschi della squadra si aprirono, per meglio osservare e partecipare alla realtà che era l'ambiente in quel momento: nemmeno nei suoi sogni più crudeli Wrex aveva mai immaginato che qualcuno avrebbe potuto portare una simile devastazione in quel luogo. Era... distruzione gratuita: non esisteva alcuna ragione pratica per dare fuoco a quel posto, se non il disprezzo verso i vinti: Saren era sicuramente passato di lì e con un cenno d'assenso, il mercenario si assicurò che anche Shepard lo avesse compreso.
I Geth cominciarono in quel momento a sparare su di loro dalla cima della prima rampa di scale.
Erano gli ultimi che Saren si fosse portato dietro da Ilos e la squadra piombò in mezzo a loro come una valanga, disperdendoli come pula al vento, aprendosi a ventaglio non appena conquistata la scalinata, e continuando a fare fuoco mentre avanzavano, crivellando i muri con bianco fluido refrigerante, spazzando via la pietosa resistenza che ancora restava. Erano stanchi ormai, senza alcun dubbio, ma la furia ancora li sosteneva:
"SAREN!" ruggì il comandante.
E lo Spettro rinnegato rispose: dalla cima delle scale davanti a loro, proprio dalla pedana del postulante, volò una granata, esplodendo in aria con fragore.
Le barriere biotiche di metà della squadra si assicurarono che l'altra metà non fosse uccisa: Williams comunque dovette appoggiarsi dietro ad un monumento di pietra a qualche personaggio del passato, forse i primi Consiglieri, per cercare di riprendersi. La marine si sentiva le orecchie fischiare, ma in compenso stava meglio del Krogan al suo fianco: Wrex aveva un taglio profondo sulla placca della fronte, un altro sfregio ad aggiungersi ai suoi già brutti lineamenti.
Dovevano agire in fretta: il fatto che Saren non si fosse mosso dalla sua posizione sopraelevata, attaccandoli ancora, poteva solo significare che non avesse ancora finito. Forse, potevano ancora fermarlo:
"Shepard... temevo che non avresti fatto in tempo." la voce ringhiante e rabbiosa di Saren arrivò fino a loro, ma questa volta spasmodica: decisamente non doveva stata una buona giornata per lui, non con Shepard alle calcagna che lo voleva morto.
Il comandante si sporse con metà testa dalla sua copertura, la pistola in mano: la prossima granata l'avrebbe fatta esplodere non appena avesse lasciato la mano di Saren.
"Far saltare in aria qualche centinaio di Geth è stato un lavoro più lungo del previsto..." ribatté, mentre con la mano libera ordinò a Williams e Garrus di prendere posizione coi loro fucili da cecchino, e al resto della squadra di scivolare in avanti, di copertura in copertura, con attenzione.
"...Hai perso e già lo sai, non è vero? In pochi minuti, la Sovereign avrà il pieno controllo di tutti i sistemi della Cittadella. Il portale si aprirà. I Razziatori ritorneranno."
"Ho ancora qualche asso nella manica."
"Vero... sei sopravvissuta al nostro scontro su Virmire. Ma sono cambiato da allora. Migliorato. La Sovereign mi ha... potenziato."
"Comandante, Saren nel mirino.... Spiriti... gli ha preso gli occhi."
E molto di più, ma Garrus non ebbe bisogno di dirlo: ormai, il volto di Saren era una maschera di carne, tesa sopra... qualcosa d'altro, che non era più un Turian.
"Hai lasciato che la Sovereign ti impiantasse? Sei pazzo?!"
"...Immagino di doverti ringraziare Shepard. Dopo Virmire, non riuscivo a smettere di pensare a ciò che mi avevi detto. Sulla Sovereign e sul fatto che mi stesse manipolando... sull'indottrinamento. I dubbi hanno iniziato a consumarmi. La Sovereign ha percepito la mia esitazione. Sono stato impiantato, per rafforzare... la mia convinzione."
"Qui Williams. Ho la fronte di quel bastardo nel mirino. Al suo comando ma'am."
"...Ora i miei dubbi sono scomparsi. Io credo completamente nella Sovereign. Capisco che i Razziatori hanno bisogno degli organici. Unisciti a noi! E la Sovereign troverà un posto anche per te."
"La Sovereign ti controlla attraverso i tuoi impianti! Non lo vedi?"
"La relazione è simbiotica: organici e macchine, interconnessi. Un'unione perfetta di carne e acciaio: la forza di entrambi, le debolezze di nessuno. Io sono una visione del futuro, Shepard: l'evoluzione di tutta la vita organica. Questo è il nostro..."
Davanti a lei, Tali era arrivata alla base delle scale: il suo omnitool si accese e la Quarian fece segno di essere pronta.
Saren aveva parlato abbastanza: se anche una parte di lui forse esisteva ancora, se anche un'eco di Saren Arterius forse sopravviveva dentro l'Avatar della Sovereign che era diventato, l'unica cosa che potevano dargli era la pietosa libertà di una rapida morte.
"ORA!" ordinò il comandante, cominciando a correre.
Tali lanciò una mina tecnologica, il cui scoppio decimò gli scudi di Saren, poi Williams e Garrus fecero cinguettare i loro fucili da cecchino: nonostante l'aiuto di Tali, e nonostante la loro mira perfetta, fu appena sufficiente a far cadere le barriere cinetiche di Saren. La tecnologia della Sovereign era anni luce avanti a tutto quello che conoscevano, e la realtà che qualcuno potesse resistere alla loro potenza di fuoco con essa era stupefacente, ma non impossibile.
Erano comunque preparati a questo: Wrex, Liara e Shepard salirono i gradini sull'ultima nota dei fucili da cecchino, brillando azzurri. Saren, colpito alla testa per ben due volte con proiettili supersonici, era ancora vivo, ma era stato costretto a fare un passo indietro: un mero istante, che la Squadra capitalizzò.
Wrex apriva la strada: il suo shotgun eruttò una fiammata rossa, prima che Saren lo mandasse a rotolare indietro sulle scale: lo Spettro rinnegato ebbe giusto il tempo di proiettare una barriera biotica prima di venire investito dal colpo sovraccaricato del Krogan. Nello stesso momento, Liara aveva lanciato un campo di distorsione su di lui, energia oscura che lo consumò come un fuoco, su cui Shepard versò benzina: la spinta biotica fece esplodere il campo dell'Asari, ma nemmeno in quel caso sembrò bastare. Qualunque cosa la Sovereign gli avesse fatto, Saren non era un semplice Husks, per quanto ci fossero luci bluastre sotto la sua pelle, attraverso la sua bocca e i suoi occhi: Liara provò per lui, per un solo istante, un senso di immensa pietà. E fu la sua espressione a far vacillare ancora lo Spettro rinnegato: qualcosa, del suo vero intelletto e personalità, spiò l'Asari dal fondo delle due protesi che la Sovereign gli aveva messo al posto dei suoi occhi originali.
Era così simile alla prima volta in cui aveva incontrato sua madre...
Poi Shepard gli appoggiò la pistola sullo zigomo. E fece fuoco.
Il proiettile gli attraversò il cranio in diagonale, dal basso verso l'alto e da destra verso sinistra.
Saren... non disse nulla. Ma sul suo volto si disegnarono due espressioni contrastanti: il suo sollievo, e qualcos'altro, sdegno forse, che non era suo.
Il Turian indietreggiò lentamente, mentre Shepard continuava a sparargli in pieno petto, mirando al cuore ora: una, due, tre volte... Saren arrivò sull'orlo della pedana del postulante, attraversando l'interfaccia olografica da cui li avrebbe condannati tutti...
Cadde all'indietro, sfondando la vetrata che proteggeva il giardino ipogeo sottostante e una scheggia lo inchiodò a terra: solo allora, Saren, o la Sovereign forse, ebbe la forza di gridare, di urlare di rabbia e di tagliarsi le carne della sua mano sulla scheggia di vetro che l'aveva trafitto. Sotto di lui, sangue e bianco fluido refrigerante fluiva dal suo corpo come un torrente. Se fosse stato ancora un Turian, forse Shepard avrebbe provato rispetto per lui, forse avrebbe persino provato pietà mentre lo osservava morire... ma se Saren fosse stato ancora un Turian, il colpo alla testa sarebbe bastato. Dalla pedana del postulante invece, il comandante lo guardò agonizzare per brevi istanti, mentre i suoi movimenti si facevano sempre più erratici... fino a quando, finalmente, anche Saren smise di muoversi.
"Questo è per Kaidan, figlio di puttana." ringhiò la marine al suo fianco, sputando sul cadavere.
 
Scoprirono di essere ancora in tempo: il comandante si mosse, accedendo al suo omnitool e passandolo sull'interfaccia olografica a cui Saren aveva lavorato fino a quel momento. Era così ovvio in fondo: il centro di controllo della Cittadella non poteva trovarsi che nel luogo più sicuro della stazione, rimanendo allo stesso tempo però, invisibile a tutti.
Il programma che Vigil aveva dato loro su Ilos si attivò in pochi secondi, e la sabbia negli ingranaggi che erano stati fino a quel momento per la Sovereign, si trasformò in una sbarra d'acciaio. Il Razziatore doveva certamente essersi reso conto di cosa fosse successo: a quanto pareva però, nemmeno la Sovereign sembrava voler rinunciare. Se il Razziatore avesse abbandonato la Cittadella in quel momento, forse non avrebbero potuto fermarlo, ma ormai, la sua esistenza sarebbe stata nota a tutti... non avrebbe avuto una seconda possibilità: non così...
Fu in questo modo che, 50 millenni dopo la loro scomparsa, la Sovereign scoprì che i Prothean resistevano ancora: alla loro invasione prima, con la manipolazione attraverso i Custodi poi... e ora attraverso Shepard. Potevano essere stati estinti, ma non erano scomparsi, non ancora, e forse mai più: non ora che il testimone era stato passato. La determinazione di Shepard nel fermarli era la loro; ma anche la Sovereign era pronta ad andare fino in fondo: Vigil aveva detto che il suo programma avrebbe dato a Shepard un controllo temporaneo della stazione... avrebbero dovuto farselo bastare: non era finita.
"Il file di dati ha funzionato!" esultò il comandante: "Ho il controllo di tutti i sistemi."
"Dobbiamo aprire le braccia della stazione: forse la flotta può abbattere la Sovereign!"
"Ci serve un canale di comunicazione, Shepard!" Liara non aveva finito di dirlo, che il comandante aveva già eseguito.
Nelle camere del Consiglio si riversò una voce, a sovrastare quella di tutte le altre fra coloro che ancora combattevano: la Sovereign poteva essere con loro all'interno della Cittadella, ma i suoi Geth stavano capitalizzando terribilmente bene il vantaggio che era stato dato loro: quante vite erano state già perdute là fuori?
"Qui è la Destiny Ascension... motori principali disattivati! Barriere cinetiche ridotte al 40%..."
Febbrilmente, le dita del comandante cercarono di raggiungere qualcuno di molto più lontano... in un luogo che tutti loro consideravano ormai come casa.
"Cittadella, qui Normandy. Cittadella, qui Normandy: per favore mi dica che è lei comandante!"
"Aspettavi qualcun'altro, Joker?"
"...Abbiamo ricevuto la richiesta d'aiuto, comandante. Sono qui con l'intera flotta di Arcturus nel settore Andura: possiamo salvare la Destiny Ascension. Deve solo sbloccare i portali attorno alla Cittadella e manderemo la cavalleria."
"È sicura ma'am? Se mandiamo la flotta ora, le nostre perdite..."
"Questo è più importante dell'Umanità, capo! La Sovereign è una minaccia per ogni specie organica nella Galassia!"
"Vero Turian. Ecco perché non possono rischiare navi per difendere l'Ascension."
"Dobbiamo invece Wrex..." ribatté il comandante: "...L'Ascension ha il più grosso acceleratore di massa mai montato su una nave. Ci serve, se vogliamo abbattere la Sovereign..."
"Mhh..."
"...Joker: sto aprendo i portali in questo momento. Dovete salvare l'Ascension, non importa in che modo."
"Spero che il Consiglio lo apprezzerà." mormorò Tali.
Shepard non disse niente: l'espressione sul suo viso diceva tutto quello che c'era da sapere. Si poteva solo sperare che quel sacrificio, a cui il comandante chiamava i soldati dell'Alleanza, non sarebbe stato inutile o ignorato: i Consiglieri, quei legulei, si erano nascosti dietro il più grosso acceleratore di massa mai costruito, ma con la sua decisione, quante altre vite Shepard stava per consegnare all'oblio, oltre a quelle che erano già state perse? Per fermare la Sovereign però, anche quel sacrificio diventava dolorosamente necessario: non c'era, semplicemente, altro modo... ma quella consapevolezza non sembrava bastare al primo Spettro Umano.
Attraverso la schermata olografica davanti a loro, la squadra poté osservare tutto ciò che stava succedendo: i modelli e la rappresentazione virtuale furono esatti fino all'ultimo detrito che era stato causato dalla battaglia. Fu terribile da osservare: la Flotta della Cittadella era stata battuta, ridotta a pochissimi vascelli in ritirata di fronte ai Geth, azzoppata, e senza più speranza. Anche i vascelli Turian avevano ormai rotto la formazione, cercando una via di scampo da quel massacro unilaterale.
Questo cambiò istantaneamente quando, dal portale della Cittadella, si materializzò la totalità della quarta flotta dell'Alleanza e i Geth si scoprirono circondati, mentre la voce di Hackett arrivò fino alle camere del Consiglio, piena di furore guerriero:
"A tutte le navi dell'Alleanza, avanzare: priorità al salvataggio della Destiny Ascension."
"Qui SSV Normandy: apriremo la strada. Tutti gli incrociatori in formazione serrata dietro di me."
"Ricevuto. Tutti gli incrociatori, da Cairo a Warsav, seguano la Normandy: formazione Alfa. A tutte le fregate, mute in caccia, gruppi da sei. Autorizzati a S&D su bersagli di opportunità. Lasciate a caccia e incrociatori il primo passaggio."
"Ricevuto controllo. Normandy, qui Hong Kong: possiamo farvi compagnia?"
"Con piacere Hong Kong..."
"Qui SSV Newton: tutti gli sciami in volo. Le zanzare vi precederanno: lasciate linee di tiro libere per noi."
"SSV Newton, mantenete la posizione. Siete una portaerei, non una corazzata."
"Non farà differenza per i Geth..."
"In accelerazione per la Cittadella: picchiata d'attacco al mio segnale."
"Matriarca Lidanya, stiamo rilevando vascelli amici!"
"...È l'Alleanza! Grazie alla Dea!"
Fu una danza tra troppi vascelli per poterli contare, o seguire tutti: mentre i Geth cercavano di riposizionare le loro navi, l'Alleanza irruppe nello schieramento avversario. Fu più simile allo scontro tra due gruppi di cavalleria nemica in piena carica, che al delicato gioco di posizioni e sotterfugi dei sottomarini: vita e morte si mischiarono troppo velocemente per poter tenere conto di ogni azione, mentre interi equipaggi andavano incontro alla morte ad occhi aperti.
"...Ingaggio in corso."
"Hong Kong abbattuta, ripeto, Hong Kong abbattuta..."
"4 incrociatori affondati: Cairo, Emden, Warsav... Jakarta alla deriva..."
E poi le navi dell'Alleanza furono attraverso gli schieramenti nemici e dall'altra parte. Fu Joker ad annunciare il via libera, mentre nelle stanze del Consiglio, Williams esultò:
"Destiny Ascension avete il via libera, ripeto, avete il via libera."
"Forze dell'Alleanza, vi siamo grate per l'assistenza. Non potremo mai ripagare..."
Finalmente, anche la Cittadella rispose ai comandi di Shepard, cominciando ad aprirsi.
"Abbattere la Sovereign sarà un ringraziamento sufficiente, Ascension: apriremo la strada e faremo del nostro meglio per decimare le sue barriere cinetiche, ma il vostro cannone ci farebbe comodo..."
"La Cittadella si sta aprendo: a tutte le navi, concentrarsi sul Razziatore." ordinò Hackett.
Il rimpianto del comandante in quel momento, fu di non essere là fuori, sulla Normandy, a partecipare a quel conflitto, e di potervi solamente assistere come spettatrice impotente: avrebbe dato molto per volare nella sua nave mentre il cockpit si riempiva del panorama della Sovereign... sembrava che davvero avessero fatto in tempo. Non si sarebbero estinti...
Eppure, Shepard non riuscì a togliersi di dosso l'idea che ancora una battaglia li stesse aspettando: difficile dire se fosse paranoia, premonizione o semplicemente adrenalina. Eppure... sotto di lei, il cadavere di Saren ancora scrutava il soffitto, attraverso protesi morte.
"...Assicurati che sia morto." ordinò a Wrex, che annuì, condividendo il suo stato d'animo.
Il Krogan non perse tempo: seguito da Garrus, che come Turian voleva essere presente al momento in cui Saren veniva davvero annoverato tra i morti, scesero una scaletta a pioli nel giardino sottostante.
Saren era ancora infilzato dalla scheggia di vetro: probabilmente solo la sua corazza aveva impedito che fosse tagliato in due.
In pochi passi decisi, Wrex gli fu sopra, sfoderando il suo shotgun con un unico movimento fluido: lo sparo echeggiò gravemente nelle sale del Consiglio, mentre il cadavere di Saren alzava la testa. Uno dei pallini gli aveva portato via l'altra mandibola, la sola che gli fosse rimasta dopo il suo scontro con Shepard su Virmire, mentre il resto gli entrò nel cranio: il corpo aveva anche smesso di sanguinare.
Garrus lo analizzò attraverso il suo visore tattico: niente battito cardiaco, nessun segno vitale...
"È morto." annunciò il Turian, con una gioia amara: più di così non avrebbero potuto fare, a meno di cominciare a smembrarlo.
Ora solo la Sovereign rimaneva, ma contro il Razziatore non potevano nulla in quel momento, a parte pregare: un fante non può abbattere una corazzata, se non dall'interno.
Il contrario, invece, non è affatto vero.
Se ne accorsero tutti nello stesso momento: lo percepirono, ma prima ancora di vederlo, lo sentirono attraverso il corpo, Liara, Wrex e Shepard in particolare, essendo biotici. Garrus e Tali invece, lo seppero attraverso i loro sensori: una crescita improvvisa dei gradienti elettrostatici dell'ambiente, senza alcuna ragione. Ci fu odore di ozono nell'aria e qualcos'altro, come di un terribile incendio elettrico: Williams invece, se ne rese conto perché ogni capello le si rizzò sulla nuca.
Poi avvenne in un modo che anche i loro sensi potessero comprendere: le paratie della Cittadella, le pareti stesse delle Camere del Consiglio, furono percorse da fulmini di un rabbioso rosso. I loro occhi lo videro accadere e non riuscirono a crederci: era così... impossibile. Fulmini rossi, che invece di disperdersi, percorsero le pareti con deliberata lentezza e intenzione: un flash di un secondo, che si spense subito, prima di ricominciare una seconda volta. E questa volta, la Torre della Cittadella cominciò a tremare, mentre quello strano e terribile prodigio continuava: quei filamenti di energia cominciarono a saltare nel cadavere del Turian.
E Saren cominciò ad urlare:
"ARGH! RAHR! RARGH!"
Il suo corpo... sembrò che l'energia che aveva pervaso le paratie della Cittadella zampillasse dal pavimento per entrare in quel corpo...
Fu solo per un attimo, perché poi Saren esplose: un violenta detonazione biotica, che spedì Garrus contro la parete più distante.
Wrex non andò così lontano, ma anche lui finì schiena a terra, come un'impacciata tartaruga. Riuscì a scansarsi prima che la pedana del postulante lo schiacciasse sotto il suo peso, cadendo per cinque metri e portandosi dietro il resto della Squadra, che si ritrovò a sua volta nel giardino ipogeo, tra bassi cespugli, erba e schegge di vetro. E mentre tutti loro cercavano di rialzarsi, il cadavere, quel cadavere che erano certi di aver reso tale, si era alzato in piedi: stava ancora urlando, mentre la pelle si spaccava e veniva via come fango secco, mentre quei fulmini rossi fuoriuscivano da ogni ferita.



 
Nel tempo in cui la squadra si rimise in piedi, era già troppo tardi: davanti a loro, non c'era più Saren. Non era più nemmeno un cadavere: che cosa fosse, era impossibile dirlo con certezza, ma ricordava a Shepard gli Husks, per quanto non fosse nemmeno somigliante a loro. Non del tutto. Era... lo scheletro di Saren, quello che ne restava per lo meno, ossa che però ora erano anche di nero metallo e plastica. Non c'era più carne: la... cosa che avevano di fronte, se ne era liberata completamente, come un insetto fa della sua crisalide. Ogni osso era in vista, tranne per quanto riguardo la sua protesi Geth, rimasta quasi inalterata.
Quando Saren aveva detto loro che la Sovereign lo aveva impiantato, nessuno di loro aveva immaginato che la trasformazione arrivasse così in profondità. Non c'erano più organi nella cassa toracica: solo una rabbiosa stella rossa, la singolarità costituita dalla somma di tutta l'energia che era stata assorbita dal corpo. Un globo quasi accecante da fissare, in verità il nucleo energetico stesso di quell'abominio.
Gli mancava anche la parte inferiore della testa, mentre la parte superiore, ridicolmente, era quella che più di tutto ricordava un Turian: occhi che non erano occhi, ma fori nella testa da cui filtrava la stessa accecante luce rossa, li fissarono, tutti loro, fermandosi solo su Shepard. E poi quella creatura parlò: come fosse possibile, non era rilevante in quel momento. Lo sfrigolio del suo nucleo energetico accompagnò parole pronunciate col tono di Saren: altisonanti, orgogliose. Ognuna di esse fu pronunciata come se avesse un punto dietro di sé:
"Io sono Sovereign. E questa stazione è MIA!"
Si mosse poi, quel cadavere di Saren riplasmato nell'Avatar del Razziatore, si mosse con liquida grazia, verso colui che fra loro era più vicino. Nemmeno Wrex, che come Krogan ne aveva viste davvero molte in combattimento, fu preparato a quello: esitò, per un istante di troppo, e l'Avatar lo sbudellò. Un semplice gesto della sua mano scheletrica, le tre dita originali di Saren, e Wrex fu in ginocchio, a comprimersi la corazza perché i suoi intestini non si spargessero sul pavimento. Il Krogan non urlò: la sorpresa fu tale, che non poté crederci.
La spinta biotica colpì l'Avatar della Sovereign con abbastanza forza da liquefare la carne, ma non fu nemmeno abbastanza per decapitarlo: la mostruosità volò all'indietro, attaccandosi con mani e piedi al muro, come un'orribile ragno gigante. Da quella posizione lievemente sopraelevata, si limitò a fissarli malevolo:
"Wrex." disse il comandante affiancandolo.
“She...Shepard." tossì il Krogan, sputando sangue arancione mentre si rialzava in piedi: gli bastava una mano per tenere le budella al loro posto. Urdnot Wrex poteva ancora combattere, al contrario di Garrus.
Il Turian era stato messo fuori combattimento dopo il suo schianto contro la parete, e Williams lo stava trascinando in quel momento al sicuro.
L'Avatar della Sovereign emise un rumore meccanico, un CLACK! simile a quello di un proiettile caricato in un'arma arcaica.
"Non mi piace." riuscì a dire Shepard, mentre un laser si puntava su di lei, originandosi dall'interno della bocca della creatura.
In rapida successione, l'Avatar della Sovereign sputò quattro palle di fuoco a raffica: con Wrex al suo fianco, e da quella distanza, il comandante non provò nemmeno a schivare. Le prime due impattarono sulla sua barriera biotica, la terza sui suoi scudi: la quarta la spazzò via.
Shepard rotolò sulla schiena, e piantò un ginocchio a terra, prendendo la mira col suo shotgun prima ancora di fermarsi: la creatura però si era già mossa.
Era saltata dalla parete al soffitto, e dal soffitto... dietro di lei.
I rinforzi arrivarono in quel momento: Liara strappò quell'abominio via dal comandante prima che potesse decapitarla, spingendolo bioticamente contro la parete laterale, mentre Shepard schivava toccando terra con la fronte. Si rialzò giusto in tempo per vedere l'Avatar della Sovereign cercare di districarsi dall'avvallamento nel muro che aveva causato. Liara non gli permise di farlo: brillò d'azzurro, e di nuovo la creatura morse il metallo.
Tali gli lanciò addosso la sua intera serie di mine tecnologiche e di attacchi informatici, sperando che qualcosa avesse effetto. I tentativi di hacking della giovane Quarian non ebbero conseguenze, nemmeno sul braccio Geth, ma le mine tecnologiche riuscirono a fare qualche danno, decimando in parte i suoi scudi e mandando a vuoto il tentativo di replicare la salva di palle di fuoco.
Fu chiaro a tutti però, che la creatura che avevano di fronte non si stava difendendo: in verità, non aveva bisogno di difendersi dai loro attacchi. Era troppo forte: al massimo, la stavano costringendo ad attaccare da una posizione svantaggiosa. Shepard lanciò un campo di distorsione, mettendoci ogni goccia del suo odio: quando Liara colpì di nuovo, l'esplosione biotica sembrò avere qualche effetto, così come i colpi sovraccaricati di Tali e Wrex, che lo centrarono in pieno petto.
Liara esitò, solo per un secondo, credendo la battaglia finita: niente poteva sopravvivere a qualcosa del genere. L'Avatar della Sovereign capitalizzò il suo indugiare, saltando dalla parete al soffitto e fermandosi a guardarli a testa in giù. La singolarità che Liara aveva lanciato in ritardo per cercare di catturarlo non aveva avuto il minimo effetto.
Wrex provò con un campo di stasi, lasciando cadere il suo fucile per avere la mano libera: per un istante, pensò di averlo in pugno, poi il mostro fu percorso dai fulmini emessi dalla piccola stella che aveva in mezzo al petto, e l'energia oscura del Krogan si disperse, lasciando quell'abominio di nuovo libero.
L'Avatar si lasciò cadere dalla sua posizione sul soffitto, atterrando a quattro zampe e muovendosi rapido, come un serpente, prima che potessero catturarlo ancora: fu la paura a far saltare indietro Tali, non necessariamente i suoi riflessi, evitando che l'Avatar della Sovereign la uccidesse con un solo gesto dei suoi artigli affilati. Ma nemmeno la paura era bastata, perché l'Avatar della Sovereign la afferrò per una caviglia con la sua mano Geth, facendola cadere all'indietro: l'orribile rumore della corazzatura del suo stivale che cedeva sotto la presa della creatura divenne irrilevante per Tali, quando il volto senza mandibole di Saren si rifletté sul suo casco...
La Quarian aveva continuato a sparare, inutilmente, senza riuscire a rallentarlo che di istanti... si credette perduta quando la creatura le strappò di mano il fucile, ma si salvò invece, solo perché piantò il suo coltello di traverso in quella mezza faccia: il manico le era scivolato in mano istintivamente quando era caduta, e la vibrolama attraversò la tempia di Saren, fino all'elsa. Nemmeno questo bastò a fermarlo, solo a darle un istante in più, che però andò sprecato, a causa della paura, mentre il mostro si liberava del suo coltello...
Un istante che Shepard invece non lasciò passare: l'Avatar fu lanciato via bioticamente da Tali e colpito dalle raffiche del fucile di Liara.
Come avrebbero potuto fare a fermarlo si chiese Tali, cercando di rialzarsi? Stavano solo prendendo tempo, cercando di impedirgli di ucciderli uno alla volta...
 
Mentre la squadra affrontava l'Avatar della Sovereign nelle Camere del Consiglio, l'Alleanza si trovava a partecipare ad uno scontro ancora più impari con l'originale nello spazio: la nave, il Razziatore, rimaneva attaccata alla Torre del Consiglio, ma era tutt'altro che inerme, per quanto fosse immobile. La navi dell'Alleanza erano schierate attorno alla Sovereign, circondandola senza offrirle vie di fuga: gli Umani non avevano ancora capito che il Razziatore non aveva alcuna intenzione di fuggire.
Gli incrociatori dell'Alleanza sono navi solide, dalle forme semplici: una base a punta di freccia a sostenere un parallelepipedo principale, che contiene il loro cannone primario, di quasi seicento metri nel caso della classe Shangai, quella a cui appartengono tutti gli incrociatori della quarta flotta. E tuttavia, il loro fuoco incrociato non solo non riuscì a spazzare via il Razziatore all'istante, ma fu completamente nullificato dalle barriere cinetiche della Sovereign, nonostante i siluri disgregatori che continuavano a piovere su di essa: solo allora, solo dopo aver dato loro un assaggio della disperazione e della sua invincibilità, il Razziatore reagì. Tenendosi alla Torre del Consiglio con due delle sue dita, la Sovereign puntò con le altre i vascelli dell'Alleanza più vicini. Le bastò un istante, un momento solamente, per spezzare quattro incrociatori dell'Alleanza: qualunque tecnologia alimentasse le sue armi, era troppo avanzata per la quarta flotta. I vascelli dell'Alleanza non affondarono semplicemente: furono come tagliati da una lama arroventata, da un calore immenso, prima di esplodere.
"La Sovereign è troppo forte! Dobbiamo ritirarci!" gridò qualcuno di fronte a quella disperazione.
E Hackett rispose:
"Negativo! Questa è l'unica possibilità che avremo. Abbattete quel mostro a qualunque costo!"
E finalmente, arrancando dietro l'Alleanza con solo i propulsori di manovra, anche la Destiny Ascension si unì allo scontro, affiancata dalla SSV Newton: anche nel morire della luce, quegli organici non se ne sarebbero andati docili, ma continuando a combattere.
Non avrebbero lasciato questo mondo nel silenzio: forse... sarebbe potuto bastare.
 
Gli istinti che erano stati inculcati in Meganeura da un crudele scorpione, non erano mai stati così vivi.
Shepard aveva trovato un modo, se non di danneggiare quel mostro, di smettere alla sua squadra di restare in difesa: i fucili, suoi, di Tali e Williams, ritornata dopo aver portato al sicuro Garrus, ruggirono, andando a vuoto. Era il momento che Shepard stava aspettando: brillò d'azzurro, e quando l'Avatar della Sovereign saltò una seconda volta, schivando i loro colpi, lo catturò al volo con un sollevamento biotico, che non lo schiantò sul soffitto, ma lo lasciò a galleggiare inerme, delicatamente. Quando si liberò, Shepard lo rialzò di nuovo, impedendogli di toccare terra: Liara e Wrex compresero, e si unirono a lei, facendo a turno nel tenere quel mostro immobile in aria.
La squadra non sprecò quell'occasione.
Tutto quello che avevano, fu usato in quel momento: mine e proiettili volarono verso l'Avatar del Razziatore. E l'abominio smise di cercare di liberarsi sotto quell'assalto, concentrandosi sulla difesa: per quanto fossero impressionanti le sue barriere cinetiche, per quanto incredibilmente resistente potesse essere il metallo che lo componeva, poté poco contro le granate che gli si appiccicarono addosso.
Con tutti gli esplosivi che avevano usato, avrebbero potuto quasi sradicare la Torre del Presidium dalla Cittadella, e ci andarono vicini: l'esplosione li assordò tutti, nessuno escluso, e ci mancò poco che ne fossero coinvolti.
Solo la singolarità biotica di Liara aveva rivolto la maggior parte dell'energia dell'esplosione all'interno, verso l'Avatar, piuttosto che contro di loro.
La creatura cadde a terra con uno schianto, e finalmente la squadra conobbe in parte il successo: il braccio Geth mancava, e la stella che brillava in mezzo alle costole, come un abominevole cuore meccanico, era meno luminosa, mentre la sua gabbia di contenimento in metallo stava cedendo. La squadra non esitò, questa volta: Liara lo sollevò di nuovo da terra e Shepard e Wrex lo colpirono con il più forte campo di distorsione che riuscirono ad emettere in quell'istante, concentrandoli nel petto della creatura.
L'esplosione biotica lo scaraventò dall'altra parte del giardino ipogeo, mentre un fuoco di scintille ed energia oscura cominciò a consumarlo dall'interno.
Rimase immobile questa volta, senza cercare di rialzarsi, consumandosi come un fuoco di paglia.
Liara abbassò la guardia, per un solo momento, e il volto di Saren si girò verso di lei, producendo di nuovo quel sonoro CLACK!
Shepard si lanciò verso di lei per farle da scudo...
E la nota acuta di un fucile da cecchino interruppe il silenzio, colpendo Saren proprio in mezzo alla fronte, portandogli via la parte superiore del cranio.
Dietro di loro, nonostante le creste della nuca fratturate malamente, e con un'espressione furiosa sul volto, avanzò Garrus, il suo fucile da cecchino stretto in mano e l'ottica ben puntata sull'Avatar della Sovereign.
Il silenzio, fu così improvviso e repentino da ferire loro le orecchie: solo il rumore del loro respiro, l'eco dei loro cuori e il rogo degli incendi facevano eco alla scena, mentre i loro sguardi non osavano staccarsi dall'abomino che la Sovereign aveva generato dal corpo del suo schiavo.
"...Chi controlla che sia morto, questa volta?" chiese Wrex, tossendo un altro sorso di sangue arancione, una mano sempre occupata a cercare di arginare il fiotto che gli usciva dal taglio sulla pancia.
Nessuno rispose, e nessuno fu sorpreso quando ciò che restava di Saren avvampò: non fu un rogo normale quello, ma un fuoco di termite, che consumò perfino le ossa di metallo e la plastica, oscurando perfino la stella che l'Avatar aveva portato nel petto.
Anche a diversi passi di distanza, Shepard sentì il calore di quel fuoco sulla pelle: in pochi istanti, dell'Avatar della Sovereign, e di ciò che restava di Saren, rimase solo nera cenere unta, a macchiare il giardino ipogeo, lasciando solo la sagoma, l'impronta, di quell'incubo.
Shepard alzò la testa, istintivamente, spiando attraverso al grande vetrata:
"Dobbiamo muoverci." disse solamente.
Perché la distruzione dell'Avatar aveva avuto effetto anche sul suo burattinaio: in che modo esattamente fossero stati legati, era incomprensibile, ma ciò che era importante fu che la distruzione di Saren aveva avuto effetto anche sulla Sovereign. La squadra si affrettò a risalire la pedana del postulante che era franata, arrampicandosi più in fretta che poterono.
 
Ignari dell'esistenza del suo Avatar, e della battaglia che si era consumata all'interno delle Camere del Consiglio fino a quel momento, la flotta assistette solamente alle sue conseguenze: per loro un prodigio.
La Sovereign, il suo intero scafo, venne percorso da una scarica di fulmini: i suoi movimenti si fecero lenti e insensati e i suoi cannoni tacquero improvvisamente. La gigantesca nave cominciò, più per l'inerzia dei colpi sparati contro di lei che per la gravità, a scivolare dalla Torre, verso l'anello del Presidium. I cavi di ancoraggio che aveva usato per collegarsi ai sistemi della Cittadella e cercare di richiamare la sua stirpe, si spezzarono come fruste e il gigantesco vascello andò alla deriva, inerme.
Impossibile dire se fosse qualcosa di temporaneo o se la Sovereign fosse stata... spenta, ma la quarta flotta non perse tempo a farsi domande:
"I suoi scudi sono abbassati! È la nostra occasione!" disse Joker su tutti i canali.
"Colpitelo con tutto quello che abbiamo." ordinò Hackett.
Vascelli Umani, Turian, la Destiny Ascension, ogni incrociatore e nave disponibile rispose a quell'appello, con rinnovato vigore, con la volontà di affermare la loro esistenza e di non voler morire, nemmeno di fronte ad un Razziatore. Fu un perfetto fuoco incrociato, con la Sovereign come centro.
"Tutti con me!" esclamò Joker, facendosi pastore dei vascelli più piccoli: caccia e fregate accorsero al suo richiamo.
La Normandy condusse lo sciame in una cabrata lungo le braccia della stazione, distanziandosi abbastanza da avere lo spazio d'attaccare. La manovra che il pilota franco-americano fece eseguire alla Normandy aveva tanti nomi quante specie la praticavano: per gli Umani era l'Immelman. Letteralmente, l'uomo del cielo.
La Normandy invertì la sua rotta, e il suo orizzonte, mentre il cannone spinale della fregata veniva liberato, e ogni membro dell'equipaggio della nave del comandante Shepard contribuiva ad un'unica azione: mettere la Normandy in posizione per fare fuoco contro la Sovreign. Al loro fianco, ogni altro caccia e fregata fece lo stesso, attaccando in accelerazione, come uno sciame di locuste all'unisono.
La Normandy fu la prima a passare oltre la Sovereign, precedendo di poco il resto dei colpi che si abbatterono sul suo scafo.
Poi la Destiny Ascension fece fuoco col suo cannone principale... e il proiettile trafisse la Sovereign, colpendola nel suo centro: tutti videro, e gioirono, quando il colpo attraversò lo scafo del nemico.
Poi finalmente, anche la Sovereign brillò dall'interno: l'Ascension doveva aver colpito qualcosa d'importante. Per un momento, sembrò quasi che nello scafo del Razziatore si fosse accesa una stella... e infine, anche la Sovereign esplose, sventrata dalla deflagrazione del suo stesso nucleo.
Tutte le navi cercarono di disimpegnarsi subito per evitare i rottami vaganti: inevitabilmente, qualcuno di essi galleggiò lentamente verso la Torre del Presidium...
 
Shepard non fece in tempo ad avvisarli: poté solo notare la grande ombra che oscurò le vetrate della Sala del Consiglio alle loro spalle. Erano appena riusciti ad uscire dal giardino ipogeo, aiutando come meglio potevano Wrex: non avrebbero fatto in tempo a scappare.
Il comandante non si voltò a guardare, ma fece l'unica cosa che poté, in verità l'unica cosa importante: salvare quante più vite possibile. Per l'ultima volta, Shepard brillò di azzurro... e la sua intera Squadra venne sollevata e lanciata il più possibile lontano, il più velocemente possibile. Mentre il suo casco le si chiuse addosso, Shepard poté solo ascoltare l'eco della vetrata che si infranse, e il violento risucchio della decompressione dietro di lei.
Non sentì niente altro, prima che i rottami della Sovereign la schiacciassero.
Fu il buio.
 
***
 
L'esaltazione fra gli equipaggi delle navi che assistettero all'esplosione della Sovereign fu immensa e spontanea, così grande da essere universale, ignorando le differenze fra le specie. Per quanto immensa però, fu anche di breve durata, soprattutto quando il frammento della Sovereign sfondò le camere del Consiglio: la gioia si tramutò in orrore, mentre gli equipaggi osservarono i pezzi del Razziatore precipitare sugli agglomerati della Cittadella, senza che nessuno potesse fare niente per impedirlo.
I sistemi di difesa automatizzata della stazione non erano stati costruiti per difendere la Cittadella da rottami di simili dimensioni: niente aveva preparato le civiltà della galassia ai Razziatori, e come scoprirono, anche morendo un Razziatore è un nemico terribile. Sulla Cittadella, un bombardamento avrebbe fatto meno danni: rottami di centinaia di metri caddero nelle zone civili, sia dove l'evacuazione non era stata nemmeno iniziata, sia dove si combatteva ancora contro i Geth.
Il braccio Tayseri fu il più gravemente colpito, dato che le dita della Sovereign si abbatterono su di esso: la velocità di impatto fu bassa, ma bastò comunque a livellare interi quartieri in un istante. Il Museo di Storia Galattica, la Scuola delle Arti di Auxua, il Giardino botanico di Gaeron... furono tutti spazzati via, assieme all'anfiteatro dedicato alla Matriarca Dilinaga.
L'Alleanza non rimase a guardare oltre: la SSV Newton riuscì a frapporsi tra i rottami della Sovereign e il braccio di Zakera, facendo fisicamente da scudo alla Cittadella con i suoi sistemi GARDIAN. Lo stesso, più lentamente, fece anche la Destiny Ascension, coprendo lentamente il Presidium, giungendo più vicina di quanto avesse mai fatto alla stazione che proteggeva da quasi un millennio.
Nel frattempo, anche gli incrociatori usarono i loro laser GARDIAN per intercettare ogni rottame che potessero colpire e distruggere in sicurezza.
Tutti fecero del loro meglio, ma non bastò, nemmeno quando fregate e caccia cercarono di spingere i rottami lontano con le loro armi o perfino fisicamente se era possibile: diversi frammenti precipitarono comunque sulla stazione.
Evitarono però il peggio: fu uno sforzo disordinato all'inizio, impacciato e goffo, ma presto le differenze tra equipaggi Turian, Umani e Asari vennero messe da parte, mentre tutti lavoravano all'unisono, cercando di salvare quante più persone possibili.
Con la Sovereign distrutta, la rete di comunicazione della Cittadella, e quella dei portali, fu ripristinata completamente, e l'Esecutore Pallin poté riprendere il controllo delle sue truppe C-Sec, coordinando al meglio gli sforzi contro le truppe Geth che ancora rimanevano sulla stazione. Fu dato ordine di non fare prigionieri, e marine dell'Alleanza furono dispiegati rapidamente dai vascelli della quarta flotta per dare una mano sulla stazione, espugnando o assicurandosi edifici chiave per il C-Sec, in operazioni chirurgiche di brutali assalti. Le 10'000 Asari che componevano l'equipaggio della Destiny Ascension, tutto il personale non essenziale al vascello almeno, fu schierato al completo per prestare soccorso ai civili, nelle zone in cui C-Sec e marine dell'Alleanza non potevano arrivare.
Fu un grande sforzo collettivo, in cui nessuno però pensò di controllare lo stato delle camere del Consiglio: tutti avevano visto il rottame entrare dalla vetrata, e la parziale decompressione arginata solamente dalle paratie che si erano chiuse subito dopo. Era tacito consenso che niente avesse potuto sopravvivere...
 
Williams infranse la superficie inspirando profondamente, attaccandosi al bordo dello specchio d'acqua, e trovandosi in faccia gli ascensori che già altre volte l'avevano portata nelle Camere del Consiglio: come diavolo era finita dentro la fontana?
Poi, un'istantanea alla volta, Ashley ricordò come era successo: la sensazione improvvisa ed elettrica di venire sollevata da terra, e il volo di meteora attraverso la stanza...
Al suo fianco, Liara fece lo stesso, sputando un lungo sorso d'acqua e incontrando il suo sguardo: la dottoressa nuotava decisamente molto meglio di lei, anche con la sua corazza addosso. Poi entrambe guardarono indietro, notando due macchie di colore sott'acqua: i loro caschi si chiusero immediatamente attorno alla testa, e si immersero una seconda volta di comune accordo, ognuna dirigendosi verso un obbiettivo.
Gli esoscheletri da combattimento non erano fatti per nuotarci dentro, ma nonostante questo, se la cavarono: quando riemersero, Williams aveva il braccio di Garrus attorno alla spalla, e Liara teneva Tali per la vita.
"I... Turian..." tossì Garrus, sputando un mare d'acqua: "I Turian non... nuotano."
Ed era vero: Garrus era affondato come una pietra, e quando Williams lo appoggiò al bordo della fontana, il Turian strisciò per istinto fuori dall'acqua, goffamente e lamentandosi. Quando fu finalmente al sicuro, Garrus si tolse il visore dell'occhio, arenandosi su un fianco e cominciando a sputare liquido, imprecando in Turian.
Tali invece era meno frastornata: la sua tuta ambientale si era sigillata automaticamente a contatto con l'acqua, ma nemmeno la sua corazza ambientale era fatta per nuotare. Inoltre, nessun Quarian aveva mai potuto imparare a nuotare, dato che nell'ambiente della Flottiglia l'acqua era una risorsa preziosa. Era qualcosa che Tali al massimo aveva visto fare una volta in un video...
"Keelah..." mormorò la giovane ingegnere mentre si issava a sua volta fuori dall'acqua: asciugare i sensori della sua corazza sarebbe stata una vera seccatura.
Tali però cadde carponi quando cercò di posare il piede: fu solo allora che la giovane Quarian ricordò l'Avatar della Sovereign, e ciò che le aveva fatto. Tali si mise subito a controllare se c'erano state delle fratture nella sua tuta ambientale: se fosse stato così, la sua vita era ancora in pericolo. Fu sollevata dallo scoprire che apparentemente era salva, mentre Williams e Liara uscivano a loro volta dalla fontana, grondando acqua dalle loro corazze.
"Dov'è Wrex?" chiese Williams, scoprendo che il Krogan non era lì con loro.
"E dov'è Hayat?" aggiunse Liara, aprendo di nuovo il suo casco.
La decompressione momentanea delle camere del Consiglio era stata sufficiente a spegnere gli incendi, ma ora il luogo era crepuscolare, con macchie di chiarore fornite dalle poche luci di emergenza sopravvissute alla Sovereign.
I loro omnitool cercarono di prendere vita per compensare, ma si spensero quasi immediatamente:
"Emettitori olografici andati." commentò asciutta la marine.
 Dovevano asciugarli, ma quello avrebbe richiesto tempo che in quel momento non avevano: lei e la dottoressa si alzarono, prendendo le misure della stanza a tentoni. Poi Liara estrasse da uno scomparto della sua corazza un paio di quelle sue miracolose luci chimiche, passandone una a Williams, che la imitò nello spaccarla e agitarla per raggiungere il massimo della luminosità.
La vista che si parò di fronte a loro non fu rincuorante: un pezzo della Sovereign aveva ostruito perfino la prima rampa di scale.
"Dannazione..." sibilò Williams: sembrava impossibile trovare un passaggio.
Il suo addestramento di marine prese il sopravvento però, quando vide Tali cercare di muoversi: fu su di lei in un attimo, poggiandole una mano sulla spalla.
"Meglio che tu stia con Garrus, Tali. Quella caviglia sembra slogata."
"Non fino a quando non sapremo dove si trovano Shepard e Wrex... Garrus può continuare a sputare acqua da solo." rispose Tali senza cattiveria, indicando il Turian su un fianco. La giovane Quarian tuttavia le obbedì, rimanendo seduta.
"Ma ci serve che qualcuno contatti... qualcuno, e faccia sapere che siamo ancora vivi. Il mio omnitool è morto... assieme alla radio." disse Williams provando: probabilmente un effetto dell'acqua, della decompressione e della carica statica che la Sovereign si era portata dietro schiantandosi. O al diavolo perché no, magari era colpa di Shepard che li aveva fisicamente lanciati attraverso tutte le camere del Consiglio...
"...Se c'è qualcuno che può rimettere in funzione rapidamente le nostre apparecchiature, siete tu e Garrus. E lui avrà bisogno di un medico. Non credo che quelle creste dovrebbero restare piegate a quell'angolo..."
Tali scosse lievemente la testa:
"Sono cartilaginee. Posso risistemarle da sola e bendarle..." rispose.
A quanto pareva, Liara non era l'unica della squadra ad aver studiato l'anatomia e le cure mediche necessarie sul campo ai suoi compagni di squadra:
"...ma non gli piacerà." finì Tali: " Non gli piace quando qualcuno si prende cura di lui."
Senza il suo visore addosso, il Turian non capiva nessuna lingua a parte la sua, e quindi, ignaro che stessero parlando alle sue spalle, Garrus continuò a tossire, anche se molto più piano ora: decisamente la sua specie non era fatta per nuotare.
"...Come il comandante." sussurrò Williams.
Nessuna delle due l'avrebbe mai ammesso per prima, ma...
"...Già." rispose semplicemente la Quarian fissandola dietro il vetro del suo casco: "Cercherò di contattare qualcuno e di rimettere in sesto Garrus. Voi..."
"Noi cercheremo gli altri." assentì Williams: "Ecco, vi lascio questa luce. Ce ne serve solo una."
Nel frattempo, l'archeologa aveva perso la pazienza: invece di continuare a cercare un passaggio, aveva deciso di crearne uno. Liara brillò d'azzurro, spostando bioticamente un pezzo della Sovereign.
"...O potremmo usare i suoi poteri biotici per farci luce." commentò Williams sottovoce seguendola, mentre Liara si faceva strada attraverso le due rampe di scale.
Le camere del Consiglio, con tutti i loro monumenti celebrativi, non erano sopravvissuti bene all'impatto della Sovereign: flash di scintille, soprattutto dai pezzi del Razziatore, gettavano qua e là qualche pozza di luce, ma per il resto, era buio pesto.
Eppure, l'archeologa si avventurò in quelle tenebre senza paura: quello non era il primo spazio cavernoso e buio che esplorava nei suoi 106 anni.
"WREX! COMANDANTE!" urlò, e la sua voce riecheggiò per lo spazio vuoto: "WREX! COMANDANTE!" chiamò ancora.
Liara non poteva convincersi che non ce l'avessero fatta: non poteva nemmeno iniziare ad immaginarlo.
"Qua sotto." chiamò la voce del Krogan: arrivò a loro fioca, anche se probabilmente aveva urlato.
"CONTINUA A PARLARE WREX!" rispose Williams: i detriti rendevano il loro avanzare difficile e con gli strani eco generati dalla stanza, era ancora più impossibile orientarsi. Ci misero preziosi istanti ad identificare il rottame da sotto il quale proveniva la voce del Krogan.
"Wrex." disse la marine poggiando la mano sul freddo metallo.
"...Williams. Dov'è Shepard?"
"La stiamo cercando..."
"E gli altri?"
"Stanno bene... ci siamo trovati nella fontana."
"Shepard."
"Sì... deve essere stata lei... ma tu, come mai non sei...?"
Passò qualche istante, prima che la voce di Wrex filtrasse da sotto il rottame.
"...Ai Krogan non piace essere spinti. Ho fatto resistenza. È stata una cattiva idea."
"Ah..."
"Non preoccuparti Wrex, adesso ti tiriamo fuori da qui."
"Meglio di no, dottoressa. Sto meglio qui."
"...Wrex?"
"Ho un pezzo...ahem... di metallo nella coscia. E le mie trippe vorrebbero andare a farsi un giro. Se muovete il rottame che ho sopra, credo... credo che morirò." ammise Wrex con un certo divertimento nella voce.
Doveva essere la prima volta da tempo che non provava una simile sensazione:
"Ashley... credo di poter sollevare il rottame abbastanza da farti scivolare sotto: puoi stabilizzarlo con del medigel?"
"Posso provare... se c'è spazio per muoversi."
Chiesero a Wrex se c'era spazio per dargli assistenza: la risposta fu che c'era metà Mako lì sotto. Il capo artigliere se lo sarebbe fatto bastare: Liara le passò la luce chimica, sarebbe servita più a lei che all'archeologa in quel momento, e poi alzò il rottame di quel poco che bastava a farla passare. Ashley scivolò prontamente sopra pavimento umido di sangue Krogan:
"Ehi..."
"Williams."
"Cristo... ok Liara resterò qui per un po'. Puoi lasciare andare." cosa che l'archeologa non si fece ripetere: Liara bruciava per cercare qualcun'altro.
La singolarità che si accese nelle sue mani fu un pallido sostituto ad una vera fonte di illuminazione, ma per la Dea, se lo sarebbe fatto bastare: le camere del Consiglio erano semplicemente troppo vaste per esplorarle al buio.
Lentamente, Liara raggiunse le scale, quelle che portavano alla pedana del postulante... ma le scoprì scomparse. Su di esse, si appoggiava infatti una delle punte delle dita della Sovereign: una trincea fatta con il metallo di una nave.
Liara non provò nemmeno a sollevarla: si rese subito conto che da sola, non ce l'avrebbe mai fatta.
Tuttavia, l'unica cosa a cui riusciva a pensare, l'unica cosa che riusciva a ricordare in quel momento... era Hayat, e il sapore delle sue labbra. Liara non era più sola: se la sua Hayat era là sotto, la dottoressa non avrebbe avuto pace fino a quando non l'avesse avuta tra le sue braccia: quello era l'unico esito accettabile. Shepard aveva bisogno di aiuto, e lo avrebbe avuto: quante vite aveva salvato con le sue azioni? Le dovevano tutto, e Liara si sarebbe assicurata che avrebbero ripagato il loro debito...
Finalmente, la luce tornò nelle Camere del Consiglio: qualcuno doveva aver attivato i sistemi di emergenza, o ridato energia alla Torre. Lo spettacolo che si parò sotto gli occhi di Liara fu perfino più sconfortante, ma nemmeno quello la fece desistere. Niente avrebbe potuto in verità: la giovane archeologa tornò da Tali e Garrus a passo di marcia, con una velocità che nemmeno lei sapeva di possedere:
"Abbiamo di nuovo le comunicazioni." disse la Quarian mostrandole il suo omnitool.
Anche Garrus sembrava in condizioni migliori: le sue creste erano di nuovo nel giusto orientamento, tanto per cominciare...
 "...Un attimo. Sì!"esultò Tali.
"Ci serve personale medico e di assistenza: Ashley sta medicando Wrex al momento, ma potrebbe non farcela."
"Keelah.... ok... ecco: qui è Tali'Zorah nar Rayya della nave SSV Normandy. Siamo nelle camere del Consiglio, ripeto, siamo nelle camere del Consiglio. Richiediamo personale medico e di assistenza immediata. Riuscite a sentirmi?"
Il canale restituì solo statica per qualche istante, mentre il loro messaggio scalava la lista di priorità grazie alle IV all'altro capo della linea: il nome Normandy diede loro quasi la priorità massima tra le migliaia di voci che sulla Cittadella ancora chiedevano aiuto.
"...Qui è il capitano Anderson. Vi sentiamo forte e chiaro. ETA sulla vostra posizione... 4 minuti. In che condizioni è Shepard?"
Liara non rispose allo sguardo di Tali:
"Non lo sappiamo." disse alla fine la Quarian.
"...Stiamo arrivando." fu la risposta di Anderson prima di tagliare il canale.
"Garrus, la tua radio funziona?"
"Non capisco? Un secondo..." rispose Garrus, dando gli ultimi ritocchi al suo visore e rimettendoselo in faccia: "Ora va meglio... cosa stavate dicendo? E dov'è Shepard?"
Liara glielo spiegò e Garrus sembrò impallidire sotto il suo carapace: si tirò in piedi rapidamente.
"Cosa posso fare?" chiese solamente.
La dottoressa non era abituata a dare ordini: era stata educata a chiedere sempre per favore e rispondere grazie anche alle accolite di sua madre. La giovane archeologa però stava cambiando:
"Coordinati con Anderson quando arriverà: non ho idea da dove entreranno. Serviranno medici e uomini robusti per tirare fuori Wrex da sotto le macerie: nel frattempo, io e Tali cercheremo Hayat."
"Conta su di me, doc."
 
Nonostante le sue buone intenzioni però, anche Tali dovette arrendersi di fronte alla semplice realtà che erano le macerie: sarebbero serviti macchinari pesanti per muoverli. Di scalarli poi, a meno di non avere una corda, non se ne parlava nemmeno: il liscio metallo della Sovereign non offriva alcun appiglio, ed era più scivoloso del vetro.
Tali dovette rassegnarsi ad aspettare l'arrivo dei soccorsi, tornando verso il rottame da sotto il quale fluiva sangue arancione: Wrex era ancora vivo, e possedeva abbastanza energia da scherzare, coniando luride battute sulla sua prima relazione interspecie, con grande dispiacere di Williams. La marine le sopportava perché sapeva che servivano a Wrex per distrarsi dal dolore: sui Krogan, gli anestetici non hanno effetto.
Liara invece rimase a fissare i rottami che le sbarravano la strada, senza distogliere lo sguardo: di fronte all'intensità di quell'occhiata, se avessero potuto, forse i resti della Sovereign avrebbero perfino ceduto il passo.
La dottoressa spese l'interezza di quei quattro minuti a fissare i rottami della Sovereign, indifferente al resto: Tali smise di provare a scostarla quasi subito. Era un peso quello, che la giovane Quarian non avrebbe potuto condividere con Liara...
Era strano in fondo, rifletté la Quarian: la Normandy non era stata certo una tipica esperienza di Pellegrinaggio per lei. Sarebbero dovuti essere mesi rapidi e conclusivi, a cui sarebbe seguito il suo ritorno alla Flottiglia, dove sarebbe rimasta per il resto della vita. E invece, restando assieme a persone che non appartenevano alla sua specie, ma che le erano diventate più care della sua stessa famiglia, si era accorta di quanto l'universo fosse... grande. Tali aveva scoperto che 17 milioni di nomadi su 50'000 navi spaziali non erano che una minuscola porzione dell'Universo. Quel suo Pellegrinaggio sulla Normandy, con il comandante, le aveva aperto gli occhi: si scoprì a chiedersi se avrebbe potuto prolungare ancora la sua permanenza a bordo della nave... e si scoprì a considerare già la Squadra i suoi più cari amici e compagni. Come dicevano gli Umani? Fratelli in guerra? Una ben strana fratellanza la loro: Liara, perfino più impacciata di lei all'inizio con gli Umani, Wrex, la cui presenza in quei mesi si era trasformata da terrorizzante a rassicurante, Williams, orgogliosa e testarda, ma sincera, Garrus, un vero bosh'tet Turian ma il loro bosh'tet Turian, Alenko... e Shepard. Ad ognuno di loro, lei doveva ogni cosa, e mentre Tali vegliava il rottame ascoltando lo stato di Wrex e Williams, si scoprì a congiungere le sue mani di tre dita ciascuna e pregare gli Antenati, per la prima volta da... anni.
"Non portatemi via il mio capitano." sussurrò.
La realtà di Garrus, e di ogni Turian in verità, è sempre stata una di dovere. Questo, anche Garrus doveva riconoscerlo: ma ciò in cui lui era diverso dagli altri Turian, l'anomalia che nemmeno suo padre era mai riuscito ad appianare, era che Garrus si faceva delle domande. Continuamente, senza sosta: non si chiedeva se una cosa era giusta, o sbagliata, no, niente del genere: il senso di giusto e sbagliato era stato inculcato in lui fin dal nido. Garrus si chiedeva se non fosse possibile, semplicemente, fare le cose in un modo... diverso. L'esperienza sulla Normandy, fra così tanti Umani, sotto il comando di un ufficiale Umano, gli aveva dato più risposte a proposito di quanto lui stesso credesse possibile. Ma la conclusione a cui era giunto... lo lasciava insoddisfatto, e ancora pieno di domande. C'era sempre stato del metodo nelle azioni di Shepard, ma ancora Garrus non sapeva quando esattamente, fosse accettabile fare qualcosa per le motivazioni sbagliate. Per il comandante, l'importante era fare, agire prontamente e occuparsi delle conseguenze delle proprie azioni a mano a mano che si presentavano. C'era maestria nel modo in cui Shepard produceva risultati senza coinvolgere innocenti: a parte questo però, tutto sembrava essere lecito. Era una dicotomia quella che il Turian non riusciva a risolvere: era tipica di Shepard, o era qualcosa comune agli Umani?
Scoprì di desiderare che il comandante fosse sopravvissuta anche solo perché potesse chiederglielo... Garrus controllò il suo omnitool: ormai non mancava molto all'arrivo di Anderson e dei suoi Uomini.
Williams era stanca invece: era una testa di latta, un fante, una marine. Salvare la Galassia da una razza di navi senzienti era così al di sopra del livello per cui era stata addestrata da essere uno scherzo di pessimo gusto. Ashley sapeva solo combattere e a malapena, se si usava come base quello che avevano affrontato in quei mesi: lei non era nemmeno un N. Avrebbe disprezzato come stupidità certe bravate che aveva visto fare al comandante in quei mesi... eppure, quanto tutto era follia, forse la stupidità era l'unica strada da percorrere. Infilarsi sotto un rottame per prestare aiuto ad un Krogan? Ashley Williams della 212 l'avrebbe chiamata stupidità. Ma il capo artigliere della Normandy? Quella Williams, considerava normale aiutare un Krogan. Era stato... doloroso perfino, dover accettare il poco che sapeva fare e il poco a cui aveva potuto contribuire: era solo una marine. Ma ora, finalmente, era pronta e sapeva che se solo lo avesse voluto, le cose sarebbero potute cambiare. Aveva sentito di tutto e ancora un po' sull'addestramento che veniva impartito alla "Vila Militar" a Rio de Janeiro, la catena di montaggio sulla Terra dove venivano prodotti i migliori membri dell'Alleanza. Williams dovette però chiedersi quanto l'addestramento dell'ICT potesse essere più difficile, rispetto a quello che avevano passato in quei mesi...
La verità, era che Ashley non voleva più essere il capo artigliere Williams: voleva cambiare. In quei mesi, aveva dato tutto alla Normandy e alla missione, e aveva ricevuto in cambio molto di più: era il momento di smettere di desiderare il cambiamento e di afferrarlo con le sue due mani. E questa rinnovata fiducia in sé stessa, Williams lo doveva a due persone solamente: una che era morta al posto suo, e una che l'aveva tenuta a bordo della sua nave.
Suturare un Krogan sembrava un buon punto di partenza per iniziare a onorare la loro memoria.
"Ho fatto Wrex." disse Ashely sedendosi: il Krogan non era ancora fuori pericolo, ma almeno aveva smesso di sanguinare. Del resto, avrebbero dovuto occuparsene i soccorsi.
"Mhh." brontolò il Krogan: "...Dov'è Shepard?" chiese ancora, mezzo stordito.
"La stanno cercando..." rispose Ashely.
"È morta?" disse Wrex: il mercenario non si sprecava in giri di parole.
"Non... non lo so."
"Mhh. Buffo..."
"Che cosa?"
"...Non riesco a smettere di pensare a Tuchanka." ammise Wrex con una voce... strana.
"...Non è per niente buffo Wrex. È naturale."
"Che intendi?"
"...Ci attacchiamo a quello che abbiamo di più caro perché non vogliamo altro che Shepard sia ancora viva. Credimi, lo so... Sono una credente dopotutto."
Williams avrebbe potuto spiegare a Wrex che non ci sono atei in una trincea: che tutti loro in quel momento, ognuno a suo modo, stavano pregando. Ma sarebbe stato inutile... o forse superfluo, perché Wrex annuì leggermente:
"Mhh." disse solo.
La loro mente era in disordine in quel momento, spaccata tra il desiderio di ammettere che era finita, e la paura che non lo fosse affatto. Il sollievo e l'orgoglio di aver portato a termine qualcosa di impossibile però non riuscivano a vincere l'angoscia... perché qualcuno mancava ancora all'appello.
 
Gli uomini al seguito di Anderson li trovarono così, e capirono il perché del loro stato quando Garrus li condusse nelle Camere del Consiglio.
Come erano sopravvissuti a qualcosa del genere? Le spiegazioni però, potevano attendere: era il momento di fare, non di parlare. Con l'equipaggiamento che avevano in dotazione, il rottame che schiacciava Wrex venne tagliato, e la luce di un omnitool si rifletté nei suoi occhi da rettile. Per un attimo, i soccorritori credettero che la sua bruttezza fosse il risultato dello scontro, ma capirono in fretta che non era così e anche che il Krogan sarebbe probabilmente sopravvissuto: dopotutto, i membri della sua specie sono molto difficili da uccidere.
"Con calma..." ordinò Anderson quando Wrex cercò di muoversi da solo: "È finita. Siete al sicuro..." insisté, aiutando Williams a uscire dalla cavità: "Dov'è il comandante? Dov'è Shepard?"
E il capo artigliere poté solo guardare la schiena di Liara, che non si era mossa di un millimetro dalla sua posizione, rimanendo a fissare i resti della Sovereign.
Anche Anderson osservò quei resti, e per un momento perfino l'eroe delle forze dell'Alleanza perse la speranza: c'era tutto un pezzo del Razziatore davanti a loro, una delle dita minori, con tanto di articolazioni. Doveva essere caduto di nocca dentro il giardino ipogeo sopra la pedana del postulante, e nonostante questo, le sue metà arrivavano fin quasi sul soffitto delle Camere del Consiglio.
Anderson vide e capì tutto. Shepard si era sacrificata per la sua squadra, per i suoi uomini e non importava che fossero alieni: al suo posto, il capitano avrebbe fatto lo stesso. Quei cinque, erano l'ultima eredità del Primo Spettro Umano... Anderson se ne sarebbe preso cura. Le dovevano almeno questo...
Poi... qualcosa si mosse.
Tra le macerie, qualcosa... si mosse. E prima che se ne rendessero conto, Shepard, il comandante Shepard, Eroina di Elysium Shepard e Primo Spettro Umano, stava scalando i rottami della Sovereign per venire loro incontro. Non era la sua solita camminata potente, piena di scopi e dal passo sicuro. Shepad zoppicava lievemente, e si teneva il braccio sinistro al petto.
Ma era ancora viva, e nella destra aveva il coltello di Tali.
Tutti, Anderson compreso, si fermarono a guardarla: se sulla schiena avesse esibito un paio di ali, non avrebbe potuto sorprenderli di più.
Ma la persona che avevano di fronte era ancora fatta di carne e sangue: scivolò, lentamente, sedendosi su un pezzo particolarmente grande della Sovereign per riprendere fiato, spostandosi i capelli in un gesto lievemente imbarazzato e umile, ma con un sorriso raggiante in faccia. Prese fiato, e nel silenzio attonito con cui tutti la stavano guardando, le sue parole risultarono chiare a tutti.
"...Sovereign, l'avanguardia della nostra distruzione, eh? Non so voi... ma non mi è sembrato niente di speciale."
Wrex rise come un folle.
 
***
 
Chakwas non era contenta, per niente.
Il fatto che Shepard fosse sopravvissuta ad un Razziatore che le era caduto addosso era già di per sé un miracolo, che ovviamente riempiva il CMO di meraviglia e di gioia... ma il suo era stato un sentimento di breve durata.
Shepard, a sentire Anderson almeno, non aveva smesso di dare ordini un momento, dirigendo le operazioni di trasporto di Wrex fino alla Normandy, ignorando completamente le sue condizioni, respingendo i soccorsi e i medici, fino a quando il Krogan non era stato posto sul lettino dell'infermeria della sua nave. Conoscendo il suo CO, prima di dedicare la sua completa attenzione a Wrex, Chakwas aveva trovato il tempo di farle fare una scansione medica completa, appurando l'impossibile.
A volte i miracoli accadono: dopo che un Razziatore era precipitato su di lei, Shepard se l'era cavata solo con una distorsione alla caviglia, e un abbinamento di frattura composta e lussazione al braccio sinistro: ignorando le sue proteste, Negulesco aveva ridotto la lussazione e aiutato Liara a steccare quel braccio. Ma per tutto il tempo, Shepard non aveva smesso un momento di dare ordini: Chakwas temeva che il comandante avesse solo fatto finta di inghiottire gli analgesici che le aveva messo in bocca. Ormai, anche Chakwas la riteneva una causa persa e il CMO non aveva la forza o il tempo di occuparsi di un CO testardo in quel momento: Ilos, la Sovereign, la Cittadella... era stato tutto troppo, per tutti. Anche il terribile CMO della SSV Normandy si sentiva spossata...
Ma questo non sembrava valere per il Primo Spettro Umano, che aveva continuato a dare ordini e ora aspettava nella camera di equilibrio della Normandy il permesso di salire a bordo della Destiny Ascension, con solo Anderson e Liara ad accompagnarla. Non era semplicemente la differenza di età a pesare: era proprio la differenza tra le loro nature.
E non era ancora finita, pensò Chakwas: Wrex era stato scaricato, con suo immenso imbarazzo a voler proprio essere sinceri, su uno dei letti dell'infermeria da marine dell'Alleanza che ormai dovevano avere un'ernia. Il Krogan aveva ancora nella coscia un pezzo di ferro, che era in verità l'unica cosa che gli impedisse di morire dissanguato: al momento, Wrex era in coma farmacologico, i normali metodi di sedazione non avevano effetto su di lui, mentre Chakwas e Negulesco lavoravano per rattopparlo, ma senza troppa ansia.
I Krogan erano davvero difficili da uccidere:
"Signora..." cominciò l'infermeria dall'altra parte del lettino.
"Negulesco..." la interruppe Chakwas aggiustando una clamp arteriosa: "...Se stai per fare un commento sul fatto che Wrex sia davvero il quad della s-quad-ra, ti avviso che ti risveglierai nel letto a fianco."
L'infermiera si cucì la bocca.
 
"Matriarca Lidanya è un onore incontrare il capitano della..."
"No comandante Shepard, l'onore è il mio." la interruppe l'Asari, afferrandole la destra, l'unica mano che il Primo Spettro Umano non portasse steccata e appesa al collo, e pronunciando con voce chiara la frase successiva: "Io, e tutto il mio equipaggio, le dobbiamo la vita. Mi permetta di accoglierla a bordo della Destiny Ascension, ammiraglia della flotta della Cittadella, con tutti gli onori..."
Lidanya era una Matriarca giovanile, che indossava ancora l'uniforme marrone da battaglia delle cacciatrici Asari: dalla carnagione tendente al violetto più che al blu, aveva occhi grandi, sottolineati da segni rosso chiaro attorno agli occhi e al centro della fronte. La Destiny Ascension, con i suoi 10'000 membri di equipaggio, era la sua casa, e il suo feudo, fin da quando la nave era stata costruita: una vera città per molti versi, di cui la Matriarca era stata la custode per lungo tempo. Nella pace che il Consiglio promuoveva da millenni però, la Destiny Ascension si era trasformata nel tempo in un'attrazione turistica, seconda forse solo alla Cittadella. Era, dopotutto, la più grande nave che fosse mai stata costruita... almeno fino all'arrivo della Sovereign.
Dietro la Matriarca, l'equipaggio della nave che l'Alleanza aveva salvato restava in posizione di parata, cercando allo stesso tempo di rubare occhiate curiose sull'affascinante Umana: mai un visitatore della Destiny Ascension era risultato così attraente ai suoi marinai, e perfino Anderson seguiva colei che stava diventando rapidamente nota a tutti come l'Eroina della Cittadella. Le occhiate di Liara invece, furono l'unica cosa ad impedire a qualcuno oltre la Matriarca di avvicinarsi di più: la dottoressa aveva scoperto che per quanto indegna di lei, la gelosia era un sentimento assai potente. A chi, fra gli altri Asari presenti, incrociava il suo sguardo, morivano le parole in gola:
"...I Consiglieri vi stanno già aspettando, assieme agli ambasciatori delle quattro razze, come aveva chiesto, comandante." finì Lidanya.
In quel momento, subito a valle dell'assalto della Sovereign, Shepard non aveva bisogno di dare ordini: le bastava chiedere, perché fosse esaudita, in qualunque suo desiderio.
"...La ringrazio molto, Matriarca. Mi sarebbe piaciuto che la nostra visita avvenisse in condizioni più... piacevoli, ma il dovere ci chiama."
"Mi permetta almeno di accompagnarvi personalmente a destinazione."
L'Ascension era una piccola città anche per estensione, e costruita come tale: il CIC della Normandy sarebbe potuto comodamente essere ospitato all'interno dei corridoi della corazzata Asari e Lidanya aveva fatto già preparare due vetture, una per loro e una per la scorta d'onore, in cui tutti presero rapidamente posto.
"...Qual è il conteggio delle vittime?" chiese senza preamboli il comandante ad Anderson, mentre Lydania la osservava dal posto del passeggero.
Per quello che Shepard sapeva, poteva avere in quel momento una Matriona Asari come autista... un'umiliazione che tutti si sarebbero potuti risparmiare: il Primo Spettro Umano aveva fatto solo il suo dovere, e non era stato abbastanza... soprattutto, non era ancora finita.
"...I Turian hanno perso 20 incrociatori. L'Alleanza 8." rispose asciutto Anderson al suo fianco: "Il conteggio delle vittime è ancora in corso e stanno cercando di recuperare i gusci di salvataggio... quando si è fatto tempo a lanciarli."
Con circa 300 membri di equipaggio per ogni nave Turian, voleva dire che l'assalto alla Cittadella aveva prodotto almeno 6000 vittime, più quelle dell'Alleanza: almeno 8000 soldati dovevano essere stati cancellati dalla Sovereign e dai suoi Geth. A cui avrebbero dovuto essere aggiunte altre vite, perdute in quello scontro: quei pochi minuti di combattimento erano risultati in una strage... una strage che avrebbe potuto finire molto peggio.
Anche così però... non sembrava una vittoria: per Shepard, non ne aveva nessun aspetto.
"E sulla Cittadella?" chiese ancora il comandante abbassando lo sguardo.
"... C-Sec non è ancora in grado di fornire una stima."
Come si sarebbe potuto riparare a così tante morti? Quelle cifre potevano sembrare banali di fronte a quello che avrebbe potuto essere... o ad Ilos stesso, ma non bastava ad Hayat. Non poteva e non doveva bastare: quelle vittime, tutte quelle vite, avrebbero potuto essere salvate. Shepard si chiuse in un cupo silenzio fino a quando non furono a destinazione: le bellezze dell'Ascension erano irrilevanti per lei in quel momento, mentre Anderson e Liara scoraggiarono altri Asari a fare domande al comandante. Fu poca cosa in verità, ma l'unica che potessero fare per lei: nessuno sapeva cosa avesse in mente la Leonessa di Elysium in quel momento, nessuno forse, a parte Liara. Ma anche l'archeologa taceva, osservando il suo comandante. Liara si limitava a quello, a fissare Shepard spudoratamente, in modo che quando Hayat avesse cercato il suo sguardo, l'avrebbe trovato subito.
Dove esattamente Lidanya li condusse sulla sua nave invece, a Shepard non importò: aveva perso il conto delle svolte che avevano imboccato già da tempo. Il comandante aveva chiesto un'incontro col Consiglio, ma a parte la privacy di quattro pareti, un pavimento ed un soffitto, non aveva altre esigenze. Di conseguenza quindi, e in modo abbastanza ovvio, i tre Consiglieri avevano organizzato la riunione nella sala conferenze più grande che ci fosse a bordo dell'Ascension.
Shepard si prese giusto un momento prima di seguire la Matriarca sulla soglia della sala, controllando che la sua uniforma blu dell'Alleanza le cadesse sulle spalle in modo regolamentare, coprendole a malapena la stecca: non le interessava cercare facili simpatie, non era per quello che aveva voluto l'incontro. Tuttavia, Shepard non risparmiò a Lidanya un cortese commiato: la Matriarca si era trovata coinvolta in una battaglia per cui non era preparata e avrebbe dovuto fare i conti a suo modo col fatto di essere sopravvissuta, assieme al suo equipaggio, al posto di altri.
 
Quando entrò nella sala, i Consiglieri la stavano ovviamente già aspettando, ma finalmente erano al suo stesso livello: un Razziatore aveva quasi dovuto espugnare la Cittadella per farli scendere dalle loro poltrone. Shepard trafisse silenziosamente ciascuno di loro con un lungo sguardo, che nessuno tra Valern, Sparatus o Tevos osò ricambiare. Tra loro, colmavano lo spazio cinque persone: da un lato del tavolo, i quattro ambasciatori e dall'altro, l'ologramma dell'ammiraglio Hackett: nessuno dei presenti era seduto.
Shepard considerò brevemente gli astanti: nessuno di quei cinque era necessariamente col Consiglio o contro di esso, ma di tutti loro, Shepard aveva la più completa attenzione. Non era poco: riuscire a riunirli tutti in una stanza, senza dover spiegare perché.
Udina fu il primo fra loro che provò a prendere parola: il livido gonfio che aveva in faccia gli donava, in un certo modo grottesco.
"Vedo comandante, che come il capitano Anderson non può fare a meno di privarsi del suo pittoresco..."
"Apra la bocca solo per rispondere Udina." sibilò Shepard.
Non ebbe bisogno di aggiungere altro: quando l'ambasciatore incontrò il suo sguardo, qualcosa suggerì al politicante che quella volta Shepard non si sarebbe limitata a cacciarlo dalla sala. Per il momento, il comandante non poteva essere contraddetta.
Shepard rivolse un leggero cenno d'intesa agli tre ambasciatori, assai meno ostile, e un lieve sorriso di gratitudine ad Hackett, che venne ricambiato, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione ai Consiglieri:
"Tutto questo..." sospirò il comandante a bassa voce, scostandosi i capelli dalla fronte in un gesto stanco e debole: "Tutto questo... tutte queste vittime, potevano essere evitate. Avreste solo dovuto lasciarmi andare. Avreste solo dovuto fidarvi."
Tevos aprì la bocca, ma non osò dire niente altro, perché con un solo gesto della mano, Shepard la fermò:
"Non sono qui per farvi rispondere di quella scelta Consiglieri: ci sono già decine di migliaia di vittime a cui dovrete una spiegazione di essa. Voglio solo che ne prendiate coscienza: che tutto questo, poteva. Essere. Evitato." sillabò Shepard, punteggiando le sue parole con l'indice sul tavolo.
Seguì qualche attimo di silenzio, che il comandante non si premurò di riempire: Shepard guardava il tavolo a testa bassa, apparentemente svuotata.
"...Che cosa vuole?" chiese alla fine Sparatus.
"Che cosa voglio? ...Niente, Consiglieri." rispose lo Spettro: quanto poco la comprendevano ancora.
"...Niente?"
"Niente." ripeté Shepard, tornando a guardarli: "Quello che importa è cosa vogliate voi: se lo desiderate, sono pronta a dare le mie dimissioni dal corpo degli Spettri. Ufficialmente, qui e subito."
"Comandante..."
"Con tutto il dovuto rispetto, ammiraglio Hackett signore, questa scelta non spetta a lei. Non posso essere il Primo Spettro Umano, se può essere permesso all'ambasciatore Udina, o a chiunque altro, di togliermi la mia nave da sotto il culo impunemente. Non posso essere nemmeno un comandante dell'Alleanza in verità, e non voglio esserlo, se il mio comando è moneta di scambio in contrattazioni politiche. Non è quello per cui mi sono arruolata, né è accettabile..." sospirò Shepard, prima di continuare:
"...Ho dovuto rubare la mia nave per fare il mio lavoro!" e finalmente anche Shepard gridò di rabbia, forzandosi per calmare la sua mente.
Sarebbe bastato così poco per ucciderli tutti... anche con un braccio al collo.
La donna espirò, chiudendo gli occhi per un istante: quando riprese, la sua voce era tornata quieta e controllata.
"Se volete le mie dimissioni, non dovete fare altro che chiederle. Ma non posso accettare che altre vite siano perse perché mi sono stati tolti i mezzi con cui difenderle. E tutto considerato... credo mi dobbiate almeno questo. Ammiraglio?"
Hackett non dovette pensarci molto: l'ammiraglio della quarta flotta si grattò la cicatrice che aveva in faccia, osservando il comandante. Quella donna aveva fatto l'impossibile per loro, di nuovo: se l'Alleanza era costretta a scegliere tra tenere la leonessa di Elysium ed un ambasciatore, la scelta era facile, al punto che anche Udina lo comprese.
"Questo è un oltraggio! L'Alleanza non è una dittatura militare, e dovrete passare sul mio corpo prima che qualcun'altro prenda il mio posto..."
L'ammiraglio lo interruppe prima che fosse Shepard a doverlo fare:
"Udina, l'Alleanza non è una dittatura militare, ma nemmeno una democrazia. Quello che ha fatto al comandante Shepard, l'ha fatto senza l'approvazione dell'ala militare: la mia. Questo è abuso di potere, come minimo. Con una mozione straordinaria di noi cinque ammiragli di flotta, posso farla dichiarare per questo persona non grata e interdirla da ogni carica pubblica prima delle 0900 di domattina. E sono pronto a farlo, se non si dimette di sua spontanea volontà prima di subito... Raccoglie ora ciò che ha seminato."
Udina divenne di un'interessante colore: quasi della stessa sfumatura del suo livido. L'ambasciatore però non era un principiante, e sapeva quando ritenere persa una battaglia: ce ne sarebbero state delle altre in cui vincere in futuro, perché la guerra di intrighi che era la politica, non aveva mai fine.
Per i Consiglieri tuttavia, Valern in particolare, l'effetto di quello scambio fu notevole: a quanto pareva, nessuno pugnalava impunemente l'Eroina della Cittadella alle spalle. Nemmeno un ambasciatore e forse, dopo la Sovereign, nemmeno un Consigliere avrebbe dovuto osare: avevano creduto di averla messa con le spalle al muro, pensando di poter imporre i loro ordini su un burattino ribelle creato per soddisfare un'esigenza politica. Valern si accorse invece che colei che avevano ora davanti agli occhi era uno Spettro a tutti gli effetti: il comandante aveva appena dimostrato di possedere le risorse per trasformare in realtà ognuna delle sue parole.
Shepard non faceva promesse: esponeva fatti.
"...E con questo, torniamo a noi Consiglieri." disse di nuovo il comandante con voce quieta: " ...Se volete le mie dimissioni, non avete che da chiederle. Se è davvero questo ciò che volete, ve le darò. Immediatamente. E tornerò all'Alleanza."
"Si comporta in modo irragionevole comandante..."
"Come osa, Sparatus? Nessuno Spettro accetterebbe quello che avete fatto. E lei lo sa perfettamente..." Orinia stillava ira da ogni scaglia: l'idiozia di Sparatus era costato alla Gerarchia 6000 ottimi soldati. Il solo fatto che non potesse strangolarlo sul posto a causa della sua carica era un'ulteriore fonte di frustrazione per l'ambasciatrice. A quanto pareva, nemmeno Sparatus voleva mettersi contro Orinia, o temeva a sufficienza le conseguenze, perché tacque a sua volta.
Fu Amentiu a prendere parola in quel momento, facendo morire sul nascere ogni altro confronto: la Matriarca era arrivata sulla Ascension direttamente da un conflitto armato contro i Geth, ed indossava ancora la sua corazza da combattimento. Quando le truppe di Saren avevano tentato di prendere possesso del Presidium uscendo dal monumento ai portali, le cacciatrici Asari di Amentiu, e l'ambasciatrice in persona, erano state le uniche in grado di impedire che le forze del C-Sec venissero travolte nell'assalto iniziale, guadagnando abbastanza tempo per organizzare una parziale evacuazione dell'anello centrale della stazione. E in quello stesso momento, la Matriarca Devinelu combatteva ancora...
"Prima che deliberiate a proposito, stimati Consiglieri, vorrei portare alla vostra attenzione qualcosa di fondamentale. Nessuno di noi umili ambasciatori può interferire con le attività del Consiglio o dei suoi membri... ma è nelle nostre prerogative reagire alle vostre decisioni. Per ciò che questa... eroina ha fatto nei mesi passati, per il Consiglio e per le Repubbliche, aveva la mia gratitudine e la mia amicizia. Per ciò che questo Spettro ha fatto sulla Cittadella, ha il mio appoggio. Se è vostra decisione richiedere le dimissioni di questa Amica dal suo incarico, allora sarà mia prerogativa consegnare le mie."
E quello, per la carriera politica di Tevos, sarebbe stato un suicidio: come specie, gli Asari non erano comprensivi verso qualcuno che rifiutasse la saggezza di una Matriarca al punto da renderne necessarie le dimissioni, specie di qualcuno come Amentiu T'Kenthi. Nelle Repubbliche Asari, la voce di una T'Kenthi aveva più peso di quella del Consiglio stesso...
Era... terrificante la fedeltà che l'Umana sapeva ispirare alla sua causa: ecco perché la reazione di Shepard stupì Tevos ancora di più. L'Umana parlò sempre con quella sua voce quieta e stanca, ma si fece capire perfettamente:
"Matriarca T'Kenthi... apprezzo immensamente il suo supporto, ma ciò che chiedo non può essere preteso. Desidero il riconoscimento che le mie azioni in questi mesi non sono state il frutto di arroganza, ma il risultato di sforzi tesi a tenere al sicuro lo Spazio della Cittadella, il suo Consiglio e i suoi cittadini... e la fiducia che questo comporta."
Fu il turno di T'Kenthi di chiudere gli occhi e inspirare:
"...Le mie scuse, Amica. Il cordoglio mi fa trasalire."
"Avete perduto qualcuno a voi caro, nobile Matriarca?" chiese Liara.
"Come molti altri oggi." rispose T'Kenthi, tornando a guardare i Consiglieri.
Di nuovo, la sottigliezza della richiesta di Shepard non andò sprecata su Valern: il comandante non chiedeva un'ammissione di colpa al Consiglio, qualcosa che politicamente non avrebbe potuto mai essere concessa; ma offriva loro di fare tabula rasa, e di ricominciare il loro rapporto da zero, dopo aver dimostrato più che ampiamente di essere davvero uno dei loro Spettri. Il Salarian di certo non aveva intenzione di vedere un simile talento sprecato... e sarebbe stato appagante vedere Sparatus costretto ad un più rispettoso contegno nei confronti dell'Umana.
"Molto di più comandante." iniziò spontaneo Valern: "...Avete fatto più di quanto potessimo aspettarci da uno Spettro appena nominato tra i ranghi, e in così difficili circostanze. Avete affrontato un incarico difficile e ne siete uscita a testa alta... è mio parere che non si possa fare a meno di lei nelle nostre fila..."
"Ed è anche la mia opinione." disse Tevos: in quella sala, Shepard aveva reso molto evidente per loro la differenza tra vinti e vincitori, e il lato dal quale schierarsi.
"...E vorremmo offrire qualcosa di più all'Umanità per il suo impegno insperato, e per questo tanto più nobile, nella difesa della Cittadella."
Manovra politica? Vera gratitudine? Pragmatismo? O semplicemente buon senso? In quel momento, il comandante fu troppo stanca perché le importasse davvero, ma non poté impedire che una parte di lei temesse le decisioni di Tevos.
I lineamenti del Consigliere Asari si fecero più rilassati e solenni, come già era accaduto una volta:
"L'enorme contributo dell'Umanità nella guerra contro la Sovereign e i Geth è innegabile. L'Umanità ha dato prova di essere pronta ad erigersi come difensore e protettore della Galassia. Il suo coraggio prova che siete pronti ad unirvi a noi, e servire assieme in questo Consiglio della Cittadella."
Shepard sapeva già quale sarebbe stata la reazione di molte delle altre specie: troppo e troppo in fretta agli ultimi arrivati, mentre l'Umanità avrebbe ironizzato sul fatto che era stato necessario sacrificare solo otto incrociatori per farsi finalmente riconoscere...
Sembrava che il retaggio dell'Umanità nella storia galattica sarebbe sempre stata uno legato al sangue e alle battaglie, e ai sacrifici: si diceva che fosse meglio essere temuti che rispettati, ma... era sbagliato cercare un'eredità diversa per la propria specie? Migliore?
La proposta di Tevos, fatta davanti ai quattro ambasciatori delle razze del Consiglio, e quindi praticamente un atto ufficiale già di per sé, era però un onore che era impossibile rifiutare: eppure, una parte del comandante, avrebbe tanto voluto che qualcuno, Hackett, o Anderson almeno, obbiettasse. Per almeno due ragioni importanti: era una soluzione a breve termine, volta a stornare l'attenzione delle masse dalle perdite subite dalla Flotta del Consiglio. Quella era una decisione in cui sarebbero affogati molti dei lutti causati dalla Battaglia della Cittadella... e sul lungo periodo inoltre, non avrebbe favorito affatto l'integrazione, ma la segregazione, l'invidia, verso una specie che aveva scalato i gradini della politica interstellare come una meteora. La seconda ragione di Shepard per non apprezzare quella decisione era per la compiacenza che questa avrebbe portato con sé: tutti sarebbero stati pronti a credere che con la distruzione della Sovereign, il conflitto contri i Razziatori fosse finito. Shepard non lo credeva affatto: dubitava che il resto della stirpe della Sovereign avrebbe accettato la distruzione della loro avanguardia senza reagire. L'estinzione, non la rassegnazione o la resa, è nella natura dei Razziatori:
"Consigliere, a nome dell'Umanità e dell'Alleanza, vi ringraziamo per questo prestigioso onore, che accettiamo umilmente." disse l'ologramma di Hackett, guadagnandosi quasi un'occhiata di rispetto da parte di Udina.
Dopo qualche ora di sonno, in un secondo momento, Shepard avrebbe compreso come il Consiglio dovesse percepire davvero quelle circostanze, con la Quarta Flotta dell'Alleanza alle porte della sua Cittadella... i Consiglieri temevano un colpo di stato.
A Shepard sarebbe venuto quasi da piangere: anche se l'Umanità sarebbe forse stata in grado di impossessarsi del Consiglio, il comandante doveva credere che la sua specie non l'avrebbe mai fatto: perché non c'era ragione di farlo. In verità, sarebbe stato perfino un errore: anche persone dello stampo di Udina dovevano rendersi conto che l'Umanità, da sola, non avrebbe potuto reggere le sorti della Galassia. La Via Lattea è semplicemente troppo vasta, per desiderare di possederla tutta: era follia credere altrimenti.
In quel momento, il comandante Shepard poté solo sperare che lavorando assieme, parte della terribile nomea che l'Umanità si era guadagnata dalla Guerra del Primo Contatto venisse rivalutata: sarebbe stato un processo lungo e difficile, che sarebbe dipeso enormemente da chi l'Alleanza avesse scelto come loro Consigliere.
Valern non aspettò un istante di più per appoggiare Tevos:
"...Molti Umani hanno perso la loro vita nella battaglia per salvare la Cittadella: valorosi soldati che hanno sacrificato la loro vita spontaneamente, così che noi, il Consiglio, potessimo sopravvivere."
Shepard non ebbe cuore di confessare loro perché avesse scelto di salvare la Destiny Ascension, e forse non ce n'era nemmeno bisogno: Valern non era uno sciocco in fondo.
"...Non c'è sacrificio più grande, e condividiamo il vostro lutto per la tragica perdita di così tanti nobili uomini e donne."
Solo di quelle parole di Sparatus, Shepard poté credere fossero state pronunciate con sincerità: ecco perché si sentì obbligata a rispondergli, nonostante le molte divergenze tra loro.
"Così come dovrebbe essere, Consigliere: la battaglia per la Cittadella ci ha strappato via molte persone a noi care. Io credo che si debba ai nostri caduti, tutti loro, senza distinzione di razza, almeno questo: che tutti assieme, uniti, si onori la loro memoria." dicendo questo, Shepard fissò l'ologramma di Hackett, accogliendo il suo tacito assenso: Alenko non sarebbe stato dimenticato.
Tutti avevano perso qualcuno quel giorno, così come la Normandy aveva perso un membro del suo equipaggio.
"Il Consiglio le deve anche un enorme debito personale comandante." disse Tevos: "...Qualcosa che non potremmo mai ripagare. Non solo ha salvato le nostre vite, ma quelle di miliardi, dalla Sovereign e dai Razziatori."
Shepard sperò vivamente, pregò quasi, che Tevos lo intendesse davvero: che la sua menzione dei Razziatori non fosse solo un osso gettato verso di lei, parole che si sarebbero rimangiati, prima o poi. Il comandante aveva bisogno che credessero alla loro esistenza. Per il momento però, se lo sarebbe fatto bastare:
"Prima di rendere pubblico tutto questo, avremo bisogno di una lista di potenziali candidati per il seggio Umano del Consiglio..." stava dicendo Valern, gesticolando.
"E considerando tutto quello che è successo..." lo interruppe Tevos: "Sono certa che il suo parere avrà un'enorme influenza, comandante. Ha qualche candidato in particolare che vorrebbe suggerire?"
Lo stupore fu evidente sul volto di Shepard, quando tutti gli occhi nella stanza furono su di lei:
"Consiglieri... Non è il mio posto decidere qualcosa del genere. Sono uno Spettro dopotutto..."
"Suvvia Comandante... dopo tutto quello che ha fatto, credo si sia meritata di dire la sua." disse Udina, rancoroso e sarcastico.
Il Comandante li guardò tutti, uno dopo l'altro... e capì che quell'occasione non si sarebbe ripresentata. L'Umanità aveva avuto bisogno di un eroe come primo Spettro Umano... ma ora non era più il momento degli eroi:
"L'Umanità ha bisogno di qualcuno con il coraggio di difendere le proprie convinzioni. Con tutto il dovuto rispetto, io propongo il capitano Anderson."
Il più stupito di tutti a quelle sue parole, fu proprio il vecchio veterano: ma chi meglio di lui in fondo, che non aveva mai fatto mancare il suo supporto, e che per la giusta causa, aveva sacrificato tutto, per lei, per la missione... per fermare Saren? Shepard gli doveva almeno questo.
"Lui? Deve stare sicuramente scherzando: Anderson preferisce i pugni alla diplomazia..." tentò di protestare subito Udina, ma lo sguardo degli altri occupanti della stanza lo fece tacere subito.
"...Solo con lei, Udina. Solo con lei." replicò Anderson.
"Credo sia una scelta ispirata." disse subito Tevos: se però il Consigliere Asari credeva che Anderson sarebbe stato facile da manovrare quanto Sparatus, si sbagliava di grosso.
"...Il Consiglio sarà pronto ad accettarlo a braccia aperte, se dovesse accettare."
Era incredibile a pensarci: i Consiglieri erano riusciti a ribaltare il pronostico con cui Shepard era entrata nella stanza. Ed eccoli lì, quattro ambasciatori, tre Consiglieri, più un possibile quarto a scambiarsi moine e cariche, apparentemente dimenticando le migliaia di vittime su cui quel momento era stato costruito.
"È sicuramente un grande onore, Consiglieri... e un'enorme responsabilità. Qualcosa che non può essere accettato alla leggera: credo sia opportuno discuterne con il resto dell'Alleanza prima."
"Ovviamente. Ma la sconfitta della Sovereign, e questa battaglia per la Cittadella, segna l'inizio di una nuova era, sia per il Consiglio, che per l'Umanità."
I pomposi discorsi continuarono ancora a lungo, prima che l'attenzione del Consiglio tornasse a fissarsi su Shepard: la donna fu costretta ad attirare la loro attenzione schiarendosi la gola però.
"...Tutto questo è sicuramente importante per l'Umanità e il Consiglio, ma c'è ancora qualcosa che richiede la nostra attenzione e potrebbe essere perfino più importante."
"Di cosa si tratta, comandante?" chiese Valern, decisamente interessato.
"Ilos, Consiglieri. Il pianeta è un forziere di tecnologia Prothean, e una fonte diretta di molte testimonianze sulla loro civiltà: ultima, ma non meno importante, una vera IV Prothean ancora funzionante."
Questo polarizzò l'intero interesse della stanza: nessuno aveva mai trovato una IV Prothean ancora attiva.
"...È stato grazie alle informazione che ha potuto fornirci che siamo riusciti a fermare Saren. Abbiamo dovuto abbandonare il pianeta in mano ai Geth, ma, per ovvi motivi strategici, questo non può essere permesso un minuto di più. Ilos deve essere tolto dalle loro mani il più presto possibile."
"Ovviamente! Ma al momento la Flotta della Cittadella non ha le risorse per..."
"Possiamo occuparcene noi, Consigliere Tevos." rispose subito Hackett: "Anche le nostre risorse disponibili sono piuttosto ridotte, ma col vostro permesso, possiamo mobilitare immediatamente qualche nave per presidiare il pianeta, in attesa che inviate una spedizione di studio a lungo raggio e milizie per la sua difesa."
"E la Normandy può compiere un'incursione per prima, esplorando la zona, non appena avremo riportato a bordo i nostri IFV e fatto rifornimento. Combattere i Geth è qualcosa con cui abbiamo molta esperienza, dopotutto."
Ilos avrebbe potuto essere la loro speranza per fermare definitivamente i Razziatori: Shepard non poteva permettere che i Geth cancellassero prove o informazioni.
"...Ci serviranno tutte le informazioni che avete su Ilos, comandante."
"Invierò un rapporto completo non appena sarò sulla Normandy, ma devo insistere perché mi sia permesso di mobilitare la mia nave ora."
"Lei ha il nostro permesso, comandante." rispose immediatamente Tevos, l'ombra della cupidigia negli occhi per la preziosa tecnologia Prothean.
Shepard prese commiato rapidamente e rispettosamente, sollevata dal lasciarsi alle spalle la politica: il trasporto dell'Ascension l'aspettava ancora, pronto a riportarla assieme a Liara di nuovo alla Normandy.
"Nessun riposo per i malvagi, Hayat?" le chiese la dottoressa mentre la corazzata Asari scorreva attorno a loro: nemmeno questa volta agli ospiti dell'Ascension era stato concesso di guidare.
"...Qualcosa del genere." commentò Shepard, intrecciando le dita di Liara con le sue.
"Sono pronta al secondo round, comandante."
Di fronte a quegli occhi blu, fu la volta di Hayat di arrossire.



E ben arrivati a tutti al penultimo capitolo di questa storia: il prossimo sarà un piccolo epigolo, che spero possa degnamente chiudere questa storia.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, per quanto forse abbia sacrificato un po' il dialogo con Saren nelle camere del consiglio. Perché non ho convinto Saren a spararsi, per esempio? Tempo e ruolo: di fronte ad un'estinzione galattica, chi perderebbe tempo a parlare più di quanto assolutamente necessario? Shepard ha fretta di salvare la Cittadella e Saren, oltre ad essere un ostacolo, è anche un nemico. E coi nemici, i dialoghi si fanno in punta di fucile.
In secondo luogo, il ruolo: per quanto sia possibile simpatizzare con Saren, per il suo destino, io non lo faccio. Il turian è sempre stato (anche prima della Sovereign), crudele, violento e malefico. Non capisco perchè dovrei onorare una persona simile, che riconosce i suoi errori, solo quando ormai, ha fatto già tutto quello che era in suo potere per aiutare i Razziatori: il suicidio è una fuga di comodo, a mio parere. Preferisco che il cattivo di ME1, rimanga tale dall'inizio alla fine.
E spiegato questo, vi lascio nella breve attesa dell'ultimo capitolo, sperando di essermi guadagnato una recensione.
A presto :)
  
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