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Autore: _Trixie_    13/08/2015    3 recensioni
[Post season 2]
Non era la speranza, che ci aveva sostenuti sull’Arca. Non era la speranza che ci aveva definiti come individui distinti.
Ritornare sulla Terra era l’obiettivo.
Ma il mezzo che ci aveva animati era stato l’amore.
È solo ora, mentre il Mondo sembra tremare sotto i miei piedi, che prendo il mio primo, profondo respiro. E respiro dalle labbra di Lexa.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A qualcuno che mi somiglia un po',
per le conversazioni esaustive in cui mi coinvolge
e perché, a quanto pare, conserva quello che rimane del mio pudore.
E credo che apprezzerà in modo particolare alcuni passaggi di questa storia.
 
 
Full breath
 

- Clarke -

 
Mi sono sempre chiesta come il genere umano sia potuto sopravvivere per tanti e tanti anni sull’Arca, quasi un secolo intero, rinchiuso in quelle mura di metallo fredde, sterili, asettiche.
Millenni consacrati all’Arte, impiegati nella costruzione di un magnifico universo di fuga, un rifugio in cui nascondersi per non assistere al degrado cui stavamo consacrando il nostro Mondo, tutto ridotto ad anonime pareti di metallo, a regole ferree, a un’esistenza che altro non era se non sopravvivenza.
Non c’era posto per l’Arte, sull’Arca.
Non c’era posto per vivere, perché non c’era posto in cui fuggire.
Non c’era modo per essere diversi l’uno dall’altra, per esprimere sé stessi, per prendere una profonda boccata d’ossigeno e dire: «Ecco, questa sono io».
Perché l’aria, sull’Arca, era razionata, come ogni altra cosa.  
Il cibo, i vestiti, qualsiasi genere di materiale.
Persino i nostri sogni, persino la nostra identità, tutto razionato.
Eppure, qualcosa dentro di noi ci animava e ci spronava a portare avanti la nostra esistenza nonostante tutto.
E quando toccai la Terra, quando mi immersi nella sua atmosfera e sentii l’aria - aria vera, l’aria per cui l’evoluzione ci aveva selezionati - farsi strada nei miei polmoni e viaggiare in tutto il mio corpo, mi sembrò di capire che cosa ci avesse spronati a vivere, infelici e miserabili, in un’enorme scatola di metallo, come rifiuti di cui il Mondo si era infine sbarazzato.
Pensai che la sola e semplice speranza di tornare, di essere di nuovo accolti, fosse ciò che ci aveva impedito di chiudere gli occhi per non riaprirli mai più. Sopravvivere, non vivere, rinunciare a tutto quanto non fosse essenziale non erano che sacrifici necessari, per un futuro migliore.
Ma mi sbagliavo.
Non era la speranza, che ci aveva sostenuti sull’Arca. Non era la speranza che ci aveva definiti come individui distinti.
Ritornare sulla Terra era l’obiettivo.
Ma il mezzo che ci aveva animati era stato l’amore.
È solo ora, mentre il Mondo sembra tremare sotto i miei piedi, che prendo il mio primo, profondo respiro. E respiro dalle labbra di Lexa.
È questo quello che ci ha sostenuti, è questo che ci ha tenuti ancorati alla Terra mentre fluttuavamo nello spazio: la capacità di amare.
La capacità di amare ci aveva definiti, ci aveva plasmati, ci aveva fatto condividere il respiro affinché potessimo sussurrare, almeno a noi stessi, chi eravamo.
Perché c’è una dimensione che va al di là dello spazio e del tempo e che esiste dentro di noi.
E non ha la minima importanza l’angolo di Universo che è diventata la tua casa, avrai sempre quella dimensione della tua anima, infinita ed eclettica, in cui rifugiarti.
Ora sono qui, sono sulla Terra, sono Clarke Griffin e lo dico con il respiro di Lexa nei polmoni.
Ed è un respiro che fa male, che si spande nel mio petto come a volermi squarciare dall’interno.
E fa male, tutto quanto fa male, il ricordo di Finn fa male, la consapevolezza di quelli di noi che sono morti fa male.
E tutti quegli anni trascorsi senza vivere, sull’Arca, sono valsi la pena di questo unico respiro.
Anche se non respirerò mai più.
Perché questo respiro è stato pagato con il sangue di tutti coloro che non ce l’hanno fatta.
E fa troppo male.
 

 
 
- Lexa -


È sempre stato come soffocare.
La responsabilità di quello che sono, il peso del mio destino, mi ha sempre soffocata.
Non ho ricordo di un solo secondo in cui tutti quanti intorno a me non sembrassero sapere molte più cose nei miei riguardi di quante fosse concesso a me stessa di saperne.
L’aspettativa nei loro occhi, la fiducia nelle mie decisioni, la durezza nel tono di voce quando mi dicevano che no, io non ero come tutti gli altri bambini… Io ricordo tutto quanto.
Ricordo che mi dicevano che ero diversa, che ero speciale, che ero nata per un compito ben preciso e che a quel compito avrei dovuto dedicare la mia intera esistenza senza ripensamenti, senza avere una vita mia perché non mi era stata concessa. 
E ricordo che lo dicevano come se mi fosse toccato un grande onore, quando in realtà avrei solo voluto respirare ed essere esattamente come tutti gli altri.
Avrei voluto cercarla da sola, la mia strada, senza essere costretta a percorrerne una che il destino aveva già deciso per me.
Mi concessi una sola volta di respirare, quando baciai Clarke. 
Ma capii, non appena lei lasciò la mia tenda, che non mi era permesso.
Respirare dal suo bacio, sentire le sue labbra, essere solo una ragazza innamorata, nulla di tutto questo mi era concesso.
E avrei dovuto imparare la lezione la prima volta.
Sei lettere, inizia con la C.
Costia.
Clarke.
Cadere.
Di nuovo? No, non potevo concedermelo.
Ero Lexa, ma non era questo il nome che il mio popolo invocava.
Heda, Comandante, ecco chi ero, nulla più.
Non potevo essere Lexa, la Lexa che baciava Clarke e sentiva la testa leggera per quell’improvviso afflusso di ossigeno al cervello.
Lexa non poteva esistere, così tornai a soffocarla, decisi di privarla di ossigeno, di privarla di Clarke.
Accettai il patto con gli Uomini della Montagna, perché è quello che un Comandante fa.
Non Lexa, perché Lexa non è che un mezzo perché il Comandante possa esistere, ma perché il Comandante esista Lexa non può prendere aria per sé e deve lasciar andare Clarke.
Lexa non può avere Clarke.
Lexa non può respirare.
Lexa non può essere Lexa.
Anche se il ricordo del bacio di Clarke sarà l’unico attimo di vita in un’esistenza che mi sta soffocando.


 

NdA
Quindi… l’ispirazione e giunta grazie a questo prompt: "It was only then, as the world tremble underfoot, that I took my first full breath". [http://writeworld.org/post/124240628106/it-was-only-then-as-the-world-trembled-underfoot].
E ringrazio Dops per il betaggio, come sempre <3
Spero che sia stata una lettura piacevole!
A presto,
Trixie. 


 
 
   
 
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