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Autore: Vanilla1003    14/08/2015    4 recensioni
Eravamo fondamentali l'uno per l'altro, eravamo le colonne portanti che non permettevano il nostro crollo; senza di lui probabilmente non avrei capito l'importanza di un'amicizia, potrei definirlo come il mio ossigeno, senza di lui non sarei riuscita a diventare la ragazza che sono oggi.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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BTS

Yoongi x Reader

ANGST, fluffy

attenzione: contine argomenti molto delicati che potrebbero disturbare il lettore.
seguitemi sul moo tumblr : jamlessvanny

 

 

Come potrei cominciare questa storia -se così la possiamo definire- ?
Potrei usare le solite frasi come: “tanto tempo fa” o potrei essere breve e concisa per arrivare dritta al cuore della situazione, ma credo che sia meglio cominciare dal principio.
Quando ancora si è troppo piccoli per capire bene cosa sia veramente la vita, piccoli abbastanza da credere che quel giocattolo su quello scaffale in quel determinato negozio sia veramente necessario nella nostra mera esistenza.
Sì, credo comincerò da lì, perchè se una cosa va raccontata, deve essere  raccontata per bene e si parte sempre dal principio, dall'inizio.

 

Avevo sei anni allora, ero una bambina nella norma, la mia famiglia era una normale famiglia che si permetteva un tozzo di pane a casa grazie a dei lavori modesti, le mie passioni erano le classiche passioni di una ragazzina di sei anni, amavo le bambole, amavo provare i trucchi di mia madre quando lei non era presente a casa per poi piangere a causa di quel dannato mascara che mi entrava negli occhi; a quell'età ero convinta fosse il dolore peggiore che potessi mai provare. Adoravo quando mi  permettevano di andare per prati a correre e rotolare senza curarmi di come i miei vestiti si sarebbero sporcati a causa dell'erba e della terra.
Poco dopo il compimento del mio sesto anno di vita ci trasferimmo in un'altra città, in un'altra regione e a dire il vero agli occhi di una ragazzina si può dire tranquillamente in un'altro mondo; se fino a poco tempo fa fui abituata a prati e ad un paese con poco più di 1000 anime, adesso i miei piedi toccavano il caldo asfalto di Seoul, la capitale.
Mia sorella - oh, che sbadata non vi ho parlato di mia sorella citandovi la mia modestissima famiglia nella media, lei si chiama Seohyun, ha sette anni più di me e ad oggi, una donna plurilaureata e spesso in giro per il mondo alla ricerca di nuove avventure “che possono elettrizzare la sua vita”, posso definirla un modello da seguire.
Seohyun amò subito l'aria cittadina e caotica della capitale, sin da ragazzina fu una bambina molto sveglia e vogliosa di apprendere sempre cose nuove, tutti eravamo a conoscenza di quanto quella vita da paese le fosse stretta.
Dal mio punto di vista, invece, non vi è molto da dire; essere socievole non fu mai una mia caratteristica, i pochi amici che mi riuscii a fare non furono tanto stretti da versarvici lacrime alla mia partenza; inoltre alla mia età un gioco o qualche altra distrazione erano abbastanza per farmi dimenticare qualcosa di triste. 

 

Ancora oggi invidio la spensieratezza degli infanti, un bambino è una creatura perfetta, incontaminato dalla brutalità e meschinità del mondo circostante, ignaro e non curante della malvagità celata nei più infimi e remoti angoli dell'uomo.

 

Iniziai la scuola elementare pochi giorni dopo il mio arrivo a Seoul e fu un esperienza traumatica sin dal primo giorno, quando capii che mi sarei dovuta staccare dalle braccia di mio padre e mi sarei dovuta sedere accanto a quella sconosciuta, la quale trasmetteva tutto meno che la voglia di fare amicizia con una ragazzina di campagna.
piansi molto i primi giorni, nonostante gli orari fossero sempre gli stessi, mi sentii sempre abbandonata una volta lasciata la mano del mio genitore.
In classe i miei compagni mi prendevano in giro spesso e dopo un mese ancora non ebbi modo di fare nuove amicizie, in realtà vi fu un episodio che io sbadatamente definii la nascita della mia prima amicizia a Seoul.
La mia compagna di banco fu definita la principessina della classe dopo solo pochi giorni, effettivamente sembrava la raffigurazione umana di una bambola di porcellana - sapete quelle che si trovano nei negozi di antiquariato, quelle belle bambole da mozzare il fiato - aveva lunghi capelli neri che scendevano morbidi sulla schiena, il suo viso aveva una forma delicata e leggermente ovale ed incorniciava perfettamente le sue labbra rosa e carnose ed i suoi grandi occhi da cerbiatta. Spesso giocava con un'altra compagna, anch'ella molto carina. La prima volta che mi chiesero di giocare ne rimasi scioccata, la principessa che chiedeva al brutto anatroccolo di unirsi al ballo.
Da bambina quale ero non pensai a nulla di malvagio, ero solo felice perchè per la prima volta dopo settimane qualcuno mi rivolse la parola e non lo fece per prendere in giro le mie abitudini o il mio aspetto.
La principessa, il cui nome era Kim Hye-Jin, mi diede una bambola dicendomi esattamente quali orribili fatti le erano successi durante la mia assenza e cosa era necessario fare per salvare quel piccolo pezzo di plastica; i giorni passarono ed io ormai non avevo dubbi sul fatto di essermi fatta una vera prima amica a Seoul; Hye Jin sembrava essere una bambina dolce, non le importava se era compagna di banco alla bambina anatroccolo o se qualche volta le rompevo qualche gioco a causa della mia poca delicatezza, lei mi accettava sempre e comunque, o così credevo. Più avanti scoprii la meschinità di una ricca bambinetta di sei anni, la quale si divertiva a deridermi alle spalle dicendo a tutti i miei piccoli segreti; ne rimasi distrutta nonostante la mia giovane età, io volevo solo un'amica, non chiedevo nient'altro.
Non parlai più con nessuno in classe e con tanto coraggio rimasi comunque seduta accanto alla mia non-più amica, questo fino a quando lei di sua spontanea volontà non decise di cambiare posto, lasciandomi ancor più sola di quanto già non lo fossi.

Ecco, proprio qui arrivò lui.

 

Ero seduta al mio posto e come mio solito ero da sola intenta a scegliere la migliore tonalità di giallo per colorare il sole del mio disegno, ero talmente presa da quel piccolo pezzo d'arte che non mi accorsi di essere osservata da qualcuno, ci feci caso quando mi cascò una matita colorata e voltando lo sguardo verso il basso notai due piedi avvolti da graziose scarpine da ginnastica nere. Alzai lo sguardo terrorizzata dall'idea di essere presa ingiro ancora, ma vidi un volto nuovo, o così credevo.
Il bambino di fronte ai miei occhi era concentrato nell'osservare il mio disegno, il suo viso era serio ed i suoi occhi erano ben aperti e vispi, arricciai il naso e decisi di ignorarlo per istinto di sopravvivenza, probabilmente di li a poco me lo avrebbe strappato di mano urlando alla classe quanto brutto fosse il mio disegno e chiedendomi se quella cosa fosse un cane o una persona; ma non lo fece, rimase li qualche minuto con le mani lungo i fianchi senza parlare o commentare cosa stessi facendo e, con mia grande sorpresa, se ne andò via poco dopo sedendosi all'ultimo banco.
Non lo avevo mai visto eppure era nella mia stessa classe, sembrava un bambino poco loquace e solo, come me. Passarono diversi giorni ed io notai come entrambi passavamo le nostre giornate seduti ai nostri posti, senza parlare o fare nuove amicizie, i miei insegnanti spesso chiamarono i miei genitori per chiedere loro la ragione della mia timidezza, dissero loro che non ero una bambina capace di integrarsi nella classe e che questo avrebbe tolto punti al mio voto complessivo, ma poco mi importava, stavo bene con me stessa, giocare da sola non mi annoiava e preferivo non integrarmi in una classe per essere solo derisa.
Quel bambino non tornò più vicino al mio banco, non incontrai più i suoi occhi e se non avessi preso coscenza della sua esistenza quel giorno probabilmente non avrei mai fatto caso alla sua presenza. Pensandoci, però, eravamo entrambi soli in quelle quattro mura ed eravamo piccoli e deboli confronto ai nostri compagni, eravamo come piccole formiche e si sa che questi animali devono stare in gruppo per sopravvivere.

Mi avvicinai al suo banco, avevo in mano un quaderno dove spesso mi mettevo a disegnare nelle ore vuote, avevo paura e non sapevo bene cosa mi sarebbe aspettato; era tempo che non parlavo ad un compagno di classe e non sapevo bene che cosa dovessi dire per iniziare un discorso. Come feci io la prima volta, anche lui non alzò lo sguardo quando io arrivai di fronte al suo posto, era intento a sfogliare un libro trovato nell'armadio della classe ed i suoi occhi non sembravano voler lasciare quelle pagine colorate.
Mi schiarii appena la voce per attirare la sua attenzione e quando il suo viso si girò per incontrare il mio mi venne naturale sorridere, aveva i capelli corti e mossi, erano arruffati e di un castano molto scuro; nonostante la sua corpuratura magra aveva delle graziose guanciotte piene - sapete di quelle che vi vien voglia di pizzicare. Non mi disse niente ma si spostò appena con la sedia per dare modo ad un'altra sedia di entrare accanto alla sua, così ne approfittai e mi misi seduta accanto a quel taciturno compagno cominciando a disegnare in silenzio.
Non parlammo molto, mi disse di chiamarsi Min Yoon Gi e che in realtà aveva un anno in più di me, ma a causa di problemi famigliari dovette ricominciare tutto da capo.
Il nostro usuale silenzio non mi fece mai sentire a disagio, era bello poter stare in compagnia di qualcuno che non ti riempiva la testa con mille domande, che accettava la tua ignoranza rispetto a cose che nel tuo vecchio paese non esistevano; qualcuno che ti accarezzava la testa facendoti sempre smettere di piangere quando i tuoi compagni ti strappavano il libro dalle mani deridendoti per aver sbagliato i compiti.
Non mi sentii più sola, questo perchè sapevo che accanto a me vi era qualcuno capace di comprendere i miei sentimenti, ero consapevole di poter contare su di lui, come lui sapeva di poter contare su di me, non eravamo più soli.

Gli anni passarono velocemente con Yoon Gi al mio fianco, la nostra amicizia si rinforzò sempre di più e con essa anche la nostra forza nel difenderci da coloro che ci consideravano diversi; passavamo gran parte delle nostre giornate insieme cercando di conoscerci meglio, alternamente ognuno provava quello che l'altro amava, le nostre famiglie si conobbero e spesso avevamo il permesso di restare svegli fino a tardi per giocare mentre i nostri genitori parlavano di “argomenti da grandi” che non eravamo tenuti a sapere. Quante volte mi prese per mano e mi portò nella sua camera da letto per farmi vedere i suoi libri preferiti o solo per stare sul letto e parlare fino a che uno dei due non si fosse lasciato andare tra le braccia di Morfeo.
Qualche volta partiva per settimane dicendomi di non piangere se i nostri compagni mi avessero presa in giro, mi minacciava di pizzicarmi i fianchi se alle sue orecchie sarebbe giunta voce che mi fossi messa a piangere; per questo attendevo sempre il suo ritorno senza versare una lacrima, ignorando le altre persone e, al suo ritorno, mi accoglieva sempre tra le sue braccia e, nonostante la stanchezza, mi lasciava sfogare e bagnare la sua maglia con le mie lacrime. Fondamentalmente non mi lasciò mai sola, mi rimase sempre accanto anche quando eravamo a chilometri di distanza chiamandomi al telefono o inviandomi cartoline, ricordo che la sua grafia era molto bella anche se molto disordinata data l'età ed ero sicura che crescendo sarebbe diventata la più bella grafia che i miei occhi avessero mai visto.
Eravamo fondamentali l'uno per l'altro, eravamo le colonne portanti che non permettevano il nostro crollo; senza di lui probabilmente non avrei capito l'importanza di un'amicizia, potrei definirlo come il mio ossigeno, senza di lui non sarei riuscita a diventare la donna che sono oggi.
Sfortunatamente le cose cambiano e l'ultimo giorno di elementari fu anche l'ultimo giorno in cui potei avere Yoon Gi seduto accanto a me, difatti i suoi genitori decisero per lui che la miglior cosa fosse dare un esame integrativo per recuperare l'anno perso e ritornare in classe con i bambini della sua età. Non volevamo separarci, non eravamo pronti ad affrontare qualcosa di nuovo da soli.
Credevo che nonostante questa divisione la nostra amicizia non potesse cambiare, ero convinta che non ci saremmo realmente separati; ma non sarebbe più stata la stessa cosa, avremmo incontrato nuove persone, non ci saremmo più dati una mano durante le ore di lezione e anche le nostre abitudini sarebbero dovute cambiare.

 

Come definireste le scuole medie? tre anni di transizione e cambiamento; tutto del nostro essere cambia, viene stravolto, distrutto e ricostruito. Tre anni in cui la mente di un bambino viene a contatto con la mente di un adulto, si cresce, si soffre e si ama. Mille sentimenti contrastanti ci riempono il cuore e la testa, spesso le lacrime scendono senza un vero motivo, senza che sia successo qualcosa di concreto, ma semplicemente scendono e ci fanno confondere ancora di più. Si viene emarginati, si creano nuove amicizie, ne finiscono altre, nascono i primi amori e si tasta per la prima volta il terreno di un mondo nuovo, quello degli adulti. Ci viene detto d essere più seri e di impegnarci su tutto ciò che facciamo. Impariamo che se non si segue la moda e le persone popolari si viene tagliati fuori dal mondo e si viene lasciati indietro.
Questo è come definirei io la scuola media, i peggiori tre anni dell'infanzia di un bambino, più specificatamente i peggior anni che abbia mai sperimentato.

 

La nuova classe, i nuovi volti con cui mi sarei dovuta scontrare, i nuovi insegnanti che ancora non conoscevano il mio carattere; sarebbe tutto ricominciato dall'inzio, sarei dovuta ripartire da zero e questa cosa mi terrorizzava da morire.
Nonostante cominciammo a frequentare anni differenti decidemmo comunque di continuare nello stesso istituto, questo perchè non volevamo veramente separarci l'uno dall'altro, se fossimo restati almeno nelle stesse mura saremmo riusciti a vederci tra una lezione ed un'altra. Fummo smistati molto velocemente, io rimasi tutto il tempo accanto a Yoon Gi sino a quando non chiamarono il mio nome ed io fui costretta a lasciare il suo fianco per dirigermi verso i miei nuovi compagni.
Entrare in quella classe e non vedere Yoon Gi all'ultimo banco era come ritornare al primo giorno di elementari quando per la prima volta capii quanto fossi fuori luogo, senza Yoon Gi al mio fianco mi sentivo sempre fuori luogo.
Non definitela ossessione o debolezza, potrei paragonare la sua importanza all'importanza di un faro per una nave; l'oceano è immenso e ancora praticamente inesplorato, così era la mia vita a quei tempi. Ancor più terrificante dell'oceano vi è la notte che rende ancora più tetro quell'immenso specchio d'acqua e quando dopo mesi di viaggio si scorge quel fascio di luce allora si comprende che finalmente si è salvi e si può gioire poichè grazie al faro è possibile nuovamente poggiare piede su un terreno più sicuro.

Prima di cominciare le scuole medie ci promettemmo a vicenda che ci saremmo sforzati per integrarci nella nostra nuova classe ed avremmo fatto di tutto per non perdere i contatti tra noi; questo perchè entrambi eravamo consapevoli di dover essere in grado di non temere le persone accanto a noi, ma dovevamo essere sempre più forti di loro.
Questa fu la promessa che mi permise di parlare alla mia compagna di banco, le chiesi se voleva essere mia amica e questa domanda ancora oggi mi fa ridere e pensare a quanto fossi sciocca. Alla mia domanda la mia coetanea apparve confusa e divertita nel medesimo tempo, mi sorrise appena allungando la mano e presentandosi, si chiamava Lee Hye Rin e mi disse che era felice fossi stata io ad aver fatto il primo passo.
Ella aveva corti capelli color corvino che le accarezzavano appena le spalle, spesso li legava con graziosi fiocchetti che la rendevano ancora più infantile di quanto già non fosse. Portava l'apparecchio e qualche volta era costretta ad indossare degli occhiali da vista per riuscire a prendere bene gli appunti alla lavagna.

A differenza mia Hye Rin era una ragazza solare ed amava conoscere nuove persone, aiutarle e scherzare con loro. Grazie al suo carattere riuscì a rendermi partecipe di qualche argomento della classe, nonostante non fossi propriamente integrata riuscivo a parlare con i miei compagni senza avere timore dei loro giudizi; qualche volta mi prendevano in giro a causa della mia ingenuità o del mio basso rendimento  scolastico, ma questo non mi impedì di continuare a mantenere la promessa fatta a Yoon Gi.
Quest'ultimo mi disse, durante una passeggiata al parco, che anche lui era riuscito a trovare qualcuno con cui parlare e che aveva fatto domanda per entrare nel club di basket della scuola. Sembrò così emozionato mentre mi parlava delle attività che avrebbe potuto fare nel club ed io mi feci trasportare arrivando quasi a sentirmi emozionata come se fossi io stessa a dover entrare nel club. Era così raro vederlo euforico per qualcosa, spesso preferiva stare in casa a leggere o a scrivere le cose che gli passavano per la testa e non si faceva trasportare troppo dalle emozioni, quindi appoggiai la sua decisione di entrare nel club promettendogli che sarei andata ad ogni partita anche a costo di saltare le mie stesse lezioni.
Senza alcun dubbio riuscì ad entrare nella squadra di pallacanestro e in poco tempo si fece riconoscere come uno dei migliori giocatori della squadra; a differenza del suo solito carattere, quando entrava in campo riusciva a tirare fuori tutto il suo carisma e la sua grinta. Ero estasiata dal suo cambiamento, sembrava un leone in quel campo: era agile, elegante, ma allo stesso tempo feroce e temibile; la squadra era perfettamente in sintonia e sembrava che quasi danzassero. Era emozionante vedere i loro occhi vispi, sentire il rumore delle scarpe che strusciavano sul legno e vedere il loro sudore a fine partita dimostrare il loro impegno nel campo.
Come promesso andai a guardare ogni sua partita supportandolo in ogni modo, qualche volta lo aspettavo vicino alle panchine con in mano un asciugamano e una bottiglia d'acqua.
I suoi occhi a fine partita mi cercavano sempre e quando incontravano i miei un sorriso gli si disegnava sul viso. Mi correva incontro e dopo essersi asciugato mi dava un bacio sulla fronte ringraziandomi di essere andata a supportarlo anche quella volta e che se non fosse per la mia presenza non sarebbe riuscito a fare alcun punto, sapevo che la sua bravura non era dovuta alla mia presenza, ma sapere di essere così importante ai suoi occhi mi rendeva la persona più felice sulla faccia della terra. Era diventata una sorta di abitudine la mia presenza in campo e stare accanto agli altri giocatori in panchina venne ben presto ritenuta una cosa normale, riuscii a fare amicizia anche con gli altri membri della squadra e qualche volta mi capitò di essere invitata alle loro cene nonostante non fossi un membro ufficiale.
Se Yoon Gi riuscì a trovare qualcosa che lo tenesse impegnato e sereno durante il giorno, anche io fui in grado di fare altrettanto. Hye Rin spesso mi invitò ad uscire con le sue amiche per fare shopping o andare in libreria; qualche volta ci fermavamo in un bar sulla via principale di Hongdae e passavamo il tempo chiaccherando e bevendo una bibita calda, ci sedevamo sempre sui tavoli che davano sulla strada e Hye Rin spesso osservava i  ragazzi più grandi passare dicendo cosa le piacesse di loro, cosa avrebbe voluto fare e se qualche volta chiedeva il mio parere, altre volte, invece, mi prendeva in giro dicendomi che a prescindere dalle mie parole sapeva benissimo che i miei occhi non vedevano altri se non Yoon Gi. Probabilmente era così, ma non sapevo bene cosa veramente intesse dire Hye Rin.
Yoon Gi ed io eravamo fondamentali l'uno per l'altra e questa era certo, ma nessuno dei due aveva mai veramente pensato che la nascita di questa convizione potesse essere il preludio di un sentimento più forte dell'amicizia.
Nulla cambiò nel nostro rapporto, io e Yoon Gi trovammo modi diversi per stare insieme e riuscivamo a raccontarci sempre tutto quanto; come quando eravamo bambini, spesso passavamo i pomeriggi nella sua camera, parlavamo di tutto ciò che ci girava per la testa ed io trovavo estremamente rilassante quando le mani di Yoon Gi accarezzavano i miei capelli. Quando ancora frequentavamo le elementari mi disse di voler vedere i miei capelli sempre lunghi, perchè amava poter passare il tempo ad accarezzarli; quindi sin da quel momento li lasciai crescere ed ogni volta che poggiavo la testa sulle sue gambe lui cominciava ad accarezzarmi ricordandomi quanto ci stessi bene e quanto fosse felice che avessi ascoltato il suo consiglio.

 

Si sa però che le cose belle non sono destinate a durare a lungo, niente può essere così meraviglioso se la sua durata fosse protratta troppo nel tempo. Noi esseri umani tendiamo a stancarci spesso di tutto ciò che ci soddisfa, richiedendo sempre di più.

 

A circa metà del mio secondo anno delle medie, Yoon Gi partì nuovamente per un'altro viaggio famigliare, ma questa volta sembrò durare più del solito. Capitò di rado che chiesi al mio amico per quale ragione dovesse partire e quale fosse la sua metà, le sue risposte erano semplici srollate di spalle e spesso tendeva a cambiare discorso lasciando che la mia domanda fosse messa nel dimentiatoio; ci stavo male sapendo di non poter sapere una parte - probabilmente fondamentale - della sua vita, ma allo stesso tempo accettai questa sua scelta e smisi di porre domande, aspettando sempre il suo ritorno.
Durante la sua assenza ci continuammo a sentire tramite chiamate o messaggi, come nostra solita abitudine; qualche volta ricevetti a casa lettere con allegate foto e cartoline, altre volte invece stavamo svegli fino ad ora tarda a parlare di cose sciocche o di nostre reciproche preoccupazioni. Yoon Gi mi chiedeva spesso se ci fosse qualcosa che mi preoccupasse e quando la mia voce cominciava a tremare o le mie frasi venivano continuamente interrotte dai miei singhiozzi, mi diceva di ascoltare la sua voce e smetterla di piangere, perchè lui era lì e ci sarebbe sempre stato. I primi tempi le nostre conversazioni erano giornaliere ed i nostri telefoni cellulari non smettevano di vibrare per l'arrivo dei nostri messaggi. Era tutto perfetto ed invariato, non potevo desiderare nient'altro, se non ovviamente Yoon Gi in carne ed ossa davanti ai miei occhi.
Il cambiamento tra noi fu graduale e straziante; inizialmente non ricevetti più chiamate giornaliere o spesso il suo numero era irrangiugibile, mi chiamava un paio di volte a settimana e si scusava di non poter stare molto al telefono. Le sue risposte ai nostri messaggi diventarono sempre più brevi e concise, senza sentimento, evitava di scrivermi che gli mancavo, semplicemente evitava di scrivere dolcezze di cui spesso avevo il disperato bisogno.
Arrivvammo al punto da sentirci raramente, la sua voce sembrava spesso scocciata nel dare risposte, qualche volta tagliava il discorso dicendo di non avere tempo di ascoltarmi per poi attaccare e altre volte ero io ad inventare scuse per poter terminare la chiamata e chiudermi in camera cercando di non piangere, decidendo se fosse il caso di picchiarlo o di chiedere motivazione a Yoon Gi per il suo cambiamento, non riuscivo a sopportare di stare al telefono con egli in quello stato, non era più lo stesso e doverlo ammettere faceva più male del previsto.
Non mi rispose ad un singolo messaggio in cui chiedevo quale fosse la data del suo ritorno e quando finalmente lo rividi davanti scuola il suo sguardo si posò su di me giusto il tempo di capire chi fossi per poi darmi le spalle ed ignorarmi. Era cambiato totalmente, i suoi capelli erano molto corti ed i suoi occhi erano vuoti e senza la luce che tanto amavo.
I primi giorni cercai di andargli incontro salutandolo e chiedendogli cosa avesse fatto ai capelli o cosa lo aveva reso tanto serio, scherzai sulle prime cose che mi vennero in mente, ma ero diventata come una mosca ai suoi occhi, non ero altro che un insetto fastidioso.
Hye Rin mi invitò a casa sua più volte e cercò di consolarmi e rassicurarmi com'era d'abitudine a Yoongi, ma questo non mi aiutò assolutamente, le ero grata e spesso finsi di stare bene d'innanzi ai suoi occhi solo per farla sorridere, ma dentro morivo lentamente. Tutte le mie convinzioni, i miei sentimenti, le mie fondamenta stavano crollando, non sapevo per quale motivo ancora riuscivo a stare in piedi nonostante stessi perdendo la mia colonna portante. Yoon Gi era cambiato e non fui l'unica ad accorgermene, ricevetti visite dai suoi compagni di pallacanestro, essi cercavano spiegazione e sapevano che io fossi la persona più vicina al loro amico, ma nonostante questo non ricevettero alcun chiarimento da parte mia; fu proprio grazie a loro che seppi che Yoon Gi aveva abbandonato di sua spontanea volontà il club di Basket ritendolo solo una perdita di tempo ed una distrazione. Quel ragazzo non poteva essere la stessa persona che un anno prima mi raccontava ogni singolo sentimento provato durante una partita, non era la stessa persona che mi baciava teneramente la fronte ringraziandomi anche solo di essere andata a guardare la sua partita. Più volte tentai di parlare con lui, organizzando incontri in cui eravamo soli grazie all'aiuto dei suoi compagni di squadra, ma il più delle volte faceva finta che io

non esistessi, altre volte mi diceva di essere impegnato per giocare con me. L'ultima volta invece decise di chiudere definitivamente i rapporti dicendomi che sarei dovuta crescere, che non potevamo continuare a tenerci la mano a vicenda sentendoci persi senza essere vicini l'uno all'altro. Mi disse di smetterla di cercarlo per chiarire perchè dal suo punto di vista non vi era nulla da chiarire, aveva capito che giocare a fare da badante ad una ragazzina lagnosa come me non lo avrebbe portato a nulla. Mi diede la colpa di non trovare alcuna ragazza con cui stare e mi chiese di far finta che non esistesse.

 

L'essere umano è un essere imperfetto alla continua ricerca della perfezione. Non si accontenterà mai di qualcosa, cercherà sempre di avere di più. L'essere umano è egoista e non si farebbe scrupoli pur di ottenere ciò che desidera.

 

Passai mesi orribili e nonostante mi fossi autoconvinta di aver superato la faccenda, ma sapevo che non era assolutamente così. Vedere Yoon Gi e non poterlo toccare o non potergli parlare. Non sarei più potuta andare a casa sua e lui non sarebbe più voluto venire nella mia. Non mi avrebbe più accarezzato i miei capelli lunghi dicendomi quanto ci stessi bene, non avrei più potuto parlare delle mie preoccupazione per poi essere consolata dalla sua calda voce.
Si dice che una ragazza cambi il taglio di capelli per ricominciare una nuova vita, forse per questo decisi di accorciarmi i capelli, li feci molto corti tanto per andare contro il desiderio di Yoon Gi, li tagliai sino alle orecchie e per convincermi ancor di più di aver dimenticato Yoon Gi decisi di portare in garage tutto ciò che me lo facesse tornare alla mente.
Probabilmente non sarebbe più tornato nulla come prima, avrei dovuto ascoltare Yoon Gi e sarei dovuta crescere, mi sarei dovuta dimenticare di tutto ciò che avevamo fatto insieme, avrei dovuto cancellare dalla mia testa l'unica persona capace di cambiare il mio umore anche solo una frase. In parole povere avrei dovuto cancellare gran parte della mia vita passata perchè la vita necessitava di andare avanti e nonostante si dica che non bisogna eliminare i bei ricordi, io non potevo neanche lontanamente immaginare una vita senza Yoon Gi, quindi preferivo eliminarlo dai miei ricordi e far finta di non averlo mai incontrato.
La mia vita cominciò a girare intorno a futili cose femminili come lo shopping, l'attenzione verso i ragazzi, decisi di lasciare che Hye Rin mi rendesse una graziosa ragazza alla moda, forse un giorno anche io avrei potuto dare la colpa a Yoon Gi per non aver mai trovato un ragazzo, anche se in realtà non lo cercai mai, a me bastava lui. L'ultimo anno di medie fu il primo anno in cui non avevo l'appoggio, la compagnia e l'amicizia di Yoon Gi. Spesso l'osservavo da lontano, usciva con qualche amico e dentro di me ero felice di non averlo ancora visto mano nella mano con qualche ragazza.
Sentii da altre persone che usciva raramente di casa e spesso si incontrava con altri ragazzi in locali underground o in posti poco affidabili. Era distaccato e tendenzialmente si staccava dalla sua classe di sua spontanea volontà; tutto ciò per cui aveva lavorato grazie alla nostra prima promessa venne sfaldato in poco tempo.
Il suo volto sembrava più stanco e spesso i suoi occhi erano circondati da pesanti occhiaie scure, dentro di me una voce continuava ad urlarmi di ignorare le sue richieste e corrergli incontro per sorreggerlo, ma sapevo bene quanto questo avrebbe solo complicato le cose. Mancava poco alla fine della scuola, dovevo solo resistere un poco senza abbandonarmi alle mie debolezze. Il vero problema è che appena sentii voce che Yoon Gi fosse svenuto durante le lezioni lasciai cadere tutti i miei muri e corsi in infermeria per vedere come stava, per capire la ragione del suo svenimento e, sì anche perchè avevo il tremendo bisogno di vederlo ancora.
L'infermeria era praticamente vuota, le finestre erano spalancate e muovevano appena le tende bianche, era tutto così bianco e pulito che quasi sembrava di entrare in un luogo diverso dalla nostra struttura scolastica. L'infermiera di turno non era presente e si sentiva solo il leggero respiro di un ragazzo, alla mia destra che giaceva inerme su un lettino.
Mi avvicinai a Yoon Gi tremando appena, avevo paura di poterlo svegliare e di essere cacciata, non volevo disturbarlo e volevo approfittare del suo sonno per poter passare del tempo con lui fingendo che andasse tutto bene, che non fosse mai successo nulla tra di noi. Vivere di illusioni è sbagliato, ma vederlo inerme in quel letto non poteva che farmi sentire il bisogno di proteggerlo.
Il suo volto era così magro che quasi mi spaventai, le sue guanciotte che mi fecero sorridere la prima volta erano sparite ed i suoi occhi erano circondati da pesanti occhiaie nere. La sua pelle era ancor più pallida del solito e sembrava così debole che quasi ebbi paura di accarezzargli il viso, paura di potergli fare male con una sola carezza.
La mia mano si posò sulla sua testa, accarezzando più volte la sua cute, i suoi corti capelli mi pungevano appena le mani, ma non ci badai perchè dopo mesi sentivo il disperato il bisogno di poter avere di nuovo un contatto fisco con Yoon Gi. Il suo respiro era regolare, sembrava stesse dormendo profondamente, era rilassante vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi e sentire il silenzio di quella stanza, finalmente dopo tempo eravamo da soli ed io lasciai andare tutte le mie preoccupazioni che mi occupavano la mente; poggiai il mio viso sul letto accanto al suo e strinsi appena la sua mano, chiusi gli occhi e mi concentrai sul suo respiro, dentro di me avevo paura che se mi fossi addormentata allora non lo avrei più trovato lì al mio risveglio, eppure lasciai che i miei ricordi circondassero la mia mente sino a quando anche il respiro di Yoon Gi non divenne che un fievole suono ed io mi abbandonai al mio sonno.

Mi svegliai a causa del movimento del materasso sotto al mio viso, seduto davanti a me vi era Yoon Gi intento ad allacciarsi le scarpe, mi strofinai gli occhi e senza fare rumore allungai il braccio per arrivare a toccare i lembi della sua maglia, lui si fermò da quel che stava facendo, sbuffò appena prima di tornare nuovamente a sistemarsi le sue scarpe da ginnastica.
Volevo chiedergli per quale ragione fosse così magro, cosa gli fosse successo e perchè improvvisamente decise di tagliare i rapporti con me, quest'ultima domanda era per avere una conferma alle sue parole, perchè dentro di me sapevo che non era possibile che lui pensasse ciò che aveva detto, lo speravo almeno. La speranza è l'ultima a morire e per questo dentro di me vi era quella mera possibilità di poter riavere il mio vecchio Yoon Gi accanto.
Nonostante avessi tante cose da dire dalle mie labbra non ne uscì che un sospiro, il suo corpo si mosse e in silenzio si diresse verso la porta dell'infermeria per uscirvi e ricominciare quel “gioco” agonizzante. Lo avrei dovuto fermare, ma la mia voce era bloccata in gola, feci un altro sospiro e prima che egli potesse abbassare la maniglia della porta  gli chiesi di ripetere che non mi spoortasse, di guardarmi negli occhi e dirmi in faccia che non avesse sofferto neanche un minimo durante questi mesi.
Scrollò le spalle, come era solito fare quando voleva lasciar perdere il discorso e abbassò la maniglia per uscire e lasciarmi da sola, di nuovo. Le mie braccia avvolserò i suoi fianchi ed appoggiai la testa sulla sua schiena, era così magro che la maglia gli stava estremamente larga. Continuai a ripetere la stessa frase lasciando che tutte le lacrime trattenute quei mesi bagnassero la sua maglia, come ai vecchi tempi. Sentii chiaramente il suo corpo irrigidirsi al mio tocco e il suo respiro bloccarsi per poi tornare solo dopo pochi secondi.
Mi disse di non rendere tutto ancor più difficile ed io non capii, perchè dovevamo anche solo renderle complicate quando potevamo semplicemente vivere la nostra vita come avevamo sempre fatto? cosa lo aveva spinto ad interrompere i nostri rapporti per poi dirmi quella frase?
Lasciai la presa ai suoi fianchi e camminai per arrivare davanti la porta, volevo capire e se avessi lasciato perdere in quel momento non avrei avuto nessun'altra opportunità.

Quelle parole ancora risuonano chiare nella mia testa ancora oggi e non credo riuscirò mai a liberarmene.
“____, sto morendo” ancora riesco a percepire il suono della voce di Yoongi, appena tremolante, si sforzò con tutto se stesso di non piangere, di farsi vedere forte.

Avete presente la sensazione che provate quando sentite delle notizie che non vi aspettate assolutamente, notizie che per voi sono inverosimili. Che so, per esempio credereste mai a qualcuno che vi dicesse che in realtà noi umani non deriviamo dai primati? ovviamente non ci credereste senza prove concrete o lì per lì pensereste ad un simpatico scherzo. Ecco, in quel momento quelle frasi entrarono nel mio cervello e continuavano a ripetersi ininterrottamente; avevo mille domande che non riuscivo a porre per paura di una conferma, per paura di sapere che veramente stesse per lasciarmi e questa volta senza più la possibilità di un chiarimento.
Il mio viso era inconfondibilmente scioccato e lui ripetè quella frase per farmi capire che non vi era nulla di falso, mi disse di avere un cancro. Egli era il primo ad aver bisogno di aiuto ed io per tutti quegli anni non feci che pensare solo ai miei problemi, mi chiesi perchè la parola “cancro” doveva uscire dalle labbra di un ragazzo tanto giovane e con nessuna colpa.
Quale orribile misfatto doveva aver fatto per meritare una morte così precoce, perchè lui?
Non mi importava di quel che avrebbe fatto se avessi stretto forte le mie braccia intorno al suo corpo, non mi importava se mi avesse spinto via, avrei lottato per rimanere vicina a lui. Per anni è stato lui la vera spada che mi aveva protetto da tutto e per una volta che sarei potuta essere io, invece, non avevo che ascoltato le sue parole ed avevo lasciato perdere la nostra amicizia, in quel momento capii che la sola ad avere tute le colpe per aver lasciato perdere era non altri che la sottoscrita, non avevo veramente lottato per tenerci uniti, avevo solo abbandonato tutto per paura di soffrire troppo. Dentro di me pensavo a quei mesi persi che mai avremmo recuperato, a quei sentimenti che probabilmente avremmo potuto capire e chiarire prima.
Lo spinsi verso il letto e lo feci sedere sul materasso dove fino a poco prima aveva dormito beatamente, non fu difficile poichè il suo peso era diminuito terribilmente ed anche la sua forza non era abbastanza da impedirmi di fare ciò che stavo facendo. Si mise seduto con le mani unite e lo sguardo basso, non aveva il coraggio di guardarmi ed io non avevo il coraggio di incontrare i suoi occhi poichè dentro di me ancora non avevo assimilato le sue parole e attendevo anche solo una parola per farmi capire che era tutto un orribile scherzo.
Mi misi seduta accanto a lui e cominciai a donodolare le gambe avanti indietro, chiesi di raccontarmi ogni cosa, domandai se i suoi viaggi erano per cercare una cura e perchè aveva deciso di tenermi lontana da questa cosa.
Mi disse che sin dall'inizio i suoi viaggi erano continui via vai da ospedali e cliniche private, ma seppe della sua malattia solo durante il secondo anno di scuole medie, prima pensava fossero soliti controlli dovuti alla sua salute cagionevole e quando chiedeva per quale ragione veniva operato non gli fu mai data alcuna risposta.
Mi spiegò di come le prime volte la chemio terapia sembrava bruciargli ogni parte del suo corpo, di come sentiva ogni goccia di quel liquido entrare nelle sue vene. Data la forza di quel trattamento spesso si addormentava a causa delle perdite di forze ed i suoi sogni avevano sempre la sottoscritta come protagonista.

Inizialmente non sopportava il fatto di dover dare di stomaco e di non avere la forza neanche di alzarsi per andare a bere. Era come essere diventato schiavo di quella malattia e di non essere in grado di poterla combattere neanche lottando con le proprie forze. Tempo dopo ci fece l'abitudine trovando la quotidianità nella sua nausea mattutina e ai suoi diversi orari per prendere pasticche che lo aiutassero ad affrontare la giornata quasi normalmente; quando era piccolo non capiva il perchè vi erano così tante pasticche nella sua camera e perchè i suoi genitori erano sempre così apprensivi nei suoi confronti e non allo stesso modo con suo fratello. Mi disse che quando iniziò le scuole elementari si sentì immediatamente fuori luogo di fronte a quei bambini che sembravano molto più energici di lui; avrebbe anche lui voluto giocare e saltare, ma i suoi genitori gli dissero mille volte che non sarebbe durata molto la sua energia se avesse giocato come gli altri, quindi trovò diversi hobby come per esempio guardare per ore libri con figure colorate.
Mi raccontò che quando mi vide per la prima volta ero insieme a kim Hye-Jin e non capì per quale ragione continuassi a stare con lei nonostante le cattive voci che giravano sul mio conto a causa sua, sorrisi al pensiero, lui mi aveva già vista ed io non sapevo neanche di averlo in classe.
Quel giorno in cui si avvicinò a me per parlarmi non riuscì ad aprire bocca, ma mi avrebbe voluto chiedere se avesse potuto sedersi accanto a me. Non voleva vedere un'altra bambina sola quanto lo fosse lui e sin dall'inizio ero entrata nella sua testa e non era stato in  grado di pensare ad altro. Quando dalle sue labbra non uscì alcun suono preferì andare al suo posto anzichè essere considerato strano dalla sottoscritta e allo stesso tempo ringraziò qualunque divinità esistente quando io decisi di avvicinarmi al suo banco per fare amicizia con lui.
Ogni attimo della nostra vita insieme era stato interpretato da entrambi in modo così diverso, ciò che provai io in quel determinato momento aveva tutt'altro tipo di approccio agli occhi di Yoon Gi. Mi maledissimi perchè mentre raccontava della sua storia capii di essere stata solo un egoista; tutti quegli anni mi convinsi che entrambi ci stavamo proteggendo a vicenda, ma fondamentalmente fu lui a proteggere me e a combattere da solo la sua stessa paura e malattia.
Quando ci separammo a causa dello smistamento delle classi avrebbe voluto afferrarmi per un braccio e pregarmi di restare accanto a se poichè non ce l'avrebbe fatta senza di me e così anche quando mise piede dentro la nuova classe il primo giorno, fu una grande lotta per lui riuscire a parlare con altri.
Mi toccò i capelli chiedendomi se li avessi tagliati a causa sua e quando io annuii lui sorrise debolmente scusandosi per il modo in cui avesse tentato di chiudere il nostro rapporto e per il dolore che mi aveva causato; non voleva lasciare che le sue emozioni ed i suoi problemi entrassero in contatto con la mia vita. Mi disse che ero troppo importante e pura per essere rovinata così da un ragazzo debole come lui. Avrei voluto sgridarlo e picchiarlo, ma lasciai che solo un sospiro uscì dalla mia bocca squotendo appena la testa, non era così, non sarebbe dovuto andare così, se solo mi avesse detto prima tutto questo allora sarebbe stato tutto differente.
Il cancro di Yoon Gi era recidivo, finì spesso sotto ai ferri a causa del suo ritorno, ogni volta le sue operazioni erano sempre più lunghe e complesse ed anche se a lui il tempo non toccava poichè era addormentato, era consapevole e dispiaciuto per la sua famiglia che doveva aspettare intere ore dietro quelle porte senza sapere nulla.
Il periodo in cui riuscì ad entrare nella squadra di pallacanestro fu uno dei periodi più belli della sua vita, in quegli stessi giorni i medici avevano confermato che il cancro non stava più ricrescendo e che anche i suoi valori erano quasi alla normalità. Per questo diede tutto se stesso sul campo, riuscì a tirare fuori il bambino che fino a quel momento rimase costretto dentro di se. Era felice e lo era ancora di più perchè la persona più importante della sua vita era ogni volta presente nei suoi giorni più importanti.
Ero la sua forza, la sua energia ed ero la sua metà capace di poter fare cose che lui non era mai stato in grado di fare, si sentiva più forte e sapere di aver battuto quel male lo aveva reso più sicuro di se stesso.

“Ma si sa che vi è calma prima di una tempesta” le sua voce era così bassa e debole e le sue mani erano strette sui suoi jeans, per la prima volta nella sua vita stava raccontando le sue emozione e lo stava facendo d'innanzi all'unica persona che voleva tenere fuori dai suoi problemi. Gli strinsi la mano tra le mie e rimasi in silenzio aspettando di sentire il continuo, avrei voluto piangere e urlare, ma non era quello il momento, questa volta sarei dovuta io ad essere capace di tenere per me le mie emozioni pronta a sorreggere Yoon Gi. La sua malattia tornò e questa volta sembrò colpire altri punti del suo corpo, rendendolo ancora più debole. Fu costretto a partire ancora una volta alla ricerca di una clinica capace di prendersi cura di tale problema. Sapeva bene a cosa stava andando incontro, al dolore che avrebbe provato e alla possibilità di andare nuovamente sotto i ferri. Mi raccontò che pianse la notte prima della sua partenza, si chiuse nella sua stanza dicendo di andare a dormire, ma in realtà rimase sveglio tutta la notte a piangere. Aveva paura, ma non sapeva con chi parlarne. Quella stessa notte avrebbe voluto fuggire e lasciare tutto quanto alle sue spalle, perchè dopo anni di sofferenza e dopo quel briciolo di speranza si sentiva nuovamente a terra, inerme e debole. Voleva arrendersi alla malattia, non ce la faceva più a prendere pasticche, non sopportava più l'odore di sterilizzante degli ospedali e voleva morire ogni volta che il suo corpo era trafitto da fitte o le centinaia di volte che si sentì tanto debole da essere costretto ad usare una sedia a rotelle; ma conclusi quei pensieri gli venne in mente il mio viso e questo gli fece capire che la sua strada non era quella, doveva continuare a combattere contro le sue debolezze per starmi accanto e proteggermi, come aveva sempre fatto.

Lottò da solo, nonostante la famiglia gli fosse sempre stata accanto, egli era consapevole che la lotta contro il cancro era qualcosa che non poteva essere capita da nessun'altro se non dal malato stesso.

Cercai di capire i suoi sentimenti, ma sapevo di essere lontana migliaia di chilometri dalla sua mente, non potevo capire la sofferenza a cui era andato incontro ogni giorno.
Pensai a come anche solo il nostro risveglio mattutino fosse differente, se io mi lamentavo a causa della sveglia e spesso mi ripetevo di voler morire pur di non alzarmi e fare ciò che dovevo fare, lui invece lottava veramente contro il suo dolore e contro il male che lo stava uccidendo, sperando anche quel giorno di avere la forza di alzarsi e fare il più possibile, per non lasciare nulla indietro. Mi disse che solo dopo avermi incontrato si convinse di volersi godere la vita ed ogni attimo in mia presenza e avrebbe fatto di tutto pur di imprimere nella sua testa ricordi felici.
Mi sentii una totale stupida, sin da piccola piansi e mi sentii sola a causa di altre persone, mi lasciai difendere da cose tanto stupide quanto bambini della mia età, mentre altre persone, come Yoon Gi, si sentivano sole per motivi ben più seri.
Le frasi che mi disse quei mesi erano tutte menzogne e che avrebbe voluto uccidersi vedendo come lui stesso stava facendo piangere la persona che lo aveva reso più forte ogni giorno. Non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi, di chiamarmi sapendo che non sarebbe potuto essere per sempre al mio fianco e non voleva farmi sapere queste cose per non vedermi soffrire o perchè da una parte temeva che lo lasciassi solo, quindi preferì fare lui quest'ulima cosa credendo fosse la cosa migliore per entrambi. Il giorno in cui mi rivide davanti la scuola dopo più di un mese mi ignorò perchè istintivamente avrebbe voluto corrermi incontro e stringermi ripetendo quanto gli fossi mancata per recuperare tutte quelle volte in cui non riuscì a dirmelo. Dovette lasciare anche il club di pallacanestro a causa della sua debolezza e più il tempo passava, più per lui era faticoso sorreggersi sulle proprie gambe.

Gli presi il viso tra le mani e per la prima volta dopo tanto riuscì a guardare di nuovo i suoi occhi. Dio, mi pianse il cuore vedendo le lacrime rigargli il viso, era la prima volta per me vedere Yoon Gi piangere ed era insopportabile. Accarezzai la sua pelle ed asciugai con il pollice le sue lacrime, sorrisi appena per poi posare le mie labbra sulle sue. Erano asciutte, ma morbide, le sue labbra tremarono appena al mio tocco, ma dopo attimi di esitazione afferrò il mio viso tra le sue grandi mani spingendo più forte le sue labbra sulle mie in un bacio disperato, atteso e bramato da fin troppo tempo da entrambi.

Non volevamo separarci ancora, non mi importava di sapere per quanto tempo ancora avrei potuto sentire il battito del cuore nelle mie orecchie quando ero poggiata sul suo petto o ascoltare il suo respiro sul mio collo durante i nostri lunghi abbracci.
Questa volta non ci saremmo lasciati sfuggire la realtà dei nostri sentimenti, eravamo fondamentali l'uno per l'altro ed eravamo di nuovo vicino, ma questa volta come amanti, lo saremmo stati sempre e per sempre.

Una notte mi arrivò una sua chiamata e mi fece sobbalzare da letto, ero terrorizzata, pensai gli fosse successo qualcosa quindi risposi con voce alta e preoccupata e differentemente dall'altra parte della cornetta la sua voce era morbida e bassa; mi chiese se era possibile sgattaiolare fuori casa e andare nella sua per stare insieme.
Sbuffai alla sua richiesta sgridandolo per avermi chiamato in piena notte, ma non riufiutai, non ero in grado di dire di no a Yoon Gi, specialmente quando era lui stesso a richiedere la mia presenza.
Quella notte facemmo l'amore. Mi disse di non voler più aspettare, voleva dimostrarmi anche in questo modo l’amore che provava per me.
Non provammo vergogna l'uno dell'altro quando ci spogliammo, i nostri corpi si scontrarono ed amarono per tutta la notte. Le sue mani mi toccarono ed accarezzarono ovunque; mi ringraziò più volte di essere entrato nella sua vita, di averlo salvato da se stesso e di averlo reso più forte ed io a mia volta ringraziai lui di avermi sempre protetto e consolato mettendo da parte la sua vita. Diventammo ancora una volta più adulti, insieme, provando per la prima volta l'esperienza del sesso. Qualcosa di così sporco, passionale e intimo.
Ci addormentammo l’uno nelle braccia dell’altro, nudi e stretti per paura che qualcosa ci separasse. Mi disse di amarmi e di volermi sposare il più presto possibile, così da potere essere sua anche quando la sua anima avrebbe lasciato il suo corpo, io sorrisi alle su parole rispondendo di amarlo con tutta me stessa, che già ero sua e lo sarei sempre stata.  Gli dissi che avrei indossato l’abito più bello che potessi trovare per poterlo rendere ancor più fiero di me, nonostante sapessi che l’aspetto non contasse nulla per lui.

 

Quella stessa notte Yoon Gi si lasciò andare, abbandonò il suo corpo mentre entrambi dormivamo abbracciati. Al mio risveglio la sua pelle era fredda, ma sul suo viso vi era un leggero sorriso. Piansi, chiamando aiuto e scuotendolo perchè sino a quel momento evitai di pensare che veramente mi avrebbe abbandonato.
Sapeva che quella stessa notte sarebbe andato via, avrebbe concluso la sua lotta contro il cancro e per questo mi chiamò e mi chiese di fare l’amore per la prima volta.
Voleva stare con me fino alla fine e non lasciare che neanche un secondo potesse separarci.


 

Sono seduta su una panca e lui è di fronte a me, il suo corpo è sdraiato su morbidi pettali di rose, ha un abito nero ed è circondato da spesse pareti in legno. Il suo viso, per la prima volta nella sua vita, è rilassato e senza alcun pensiero; le mie lacrime non voglio cessare di scendere il mio cuore fa tanto male da sembrare di voler smettere di battere da un momento all’altro, mi manca e mi mancherà per tutta la vita.
Ancora non sopporto l’idea di non poterlo più toccare, coccolare; non riesco a immaginare le mie giornate sena la sua presenza al mio fianco; ma per il nostro bene devo accettare la sua morte, devo essere felice perchè tutta la sofferenza che riesedeva in quel debole corpo non potrà più torturarlo in alcun modo.
Probabilmente in futuro riuscirò a farmi una nuova famiglia e ad amare un altro uomo, ma i sentimenti che ho provato, provo e proverò per Yoon Gi non potranno mai e poi mai essere cancellati dal mio cuore e dalla mia mente.
Io so che lui manterrà sempre la sua promessa e mi rimarrà accanto, proteggendomi e amandomi come sempre aveva fatto.
 

Grazie Yoon Gi per avermi insegnato qualcosa anche dopo essertene andato. Ti ringrazio per avermi fatto capire l’importanza della vita.
   
 
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