Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: soldierofmymind    15/08/2015    0 recensioni
1826, Glasgow.
Un giovane figlio di duca si innamora di una serva, Diane.
《 One shot 》
Volete scoprire la storia della perla azzurra di una delle più grandi figlie di Chione?
prequel de: " Tre semidei. un viaggio. Un destino. "
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~Il figlio del duca dormiva profondamente, avvolto nelle coperte di puro broccato, gli occhi chiusi, la bocca leggermente aperta. Sembrava il figlio di un dio potentissimo e bellissimo. Forse lo era.
Le giovani e nobili fanciulle del 1826 erano visibilmente attratte dalla sua chioma biondo platino, con i ciuffi che si arricciavano appena sotto al collo; ma ciò che più colpiva tutte erano le sfumature argentee dei suoi occhi, occhi inimitabili. Eppure Samuel Vincent Johnatan Alxander Ice non era solo bellezza apparente: lui era bello dentro. In una parola? Perfetto.

Ma anche la stessa perfezione è, a sua volta, imperfetta. Il giovane duca Samuel aveva pochissimi amici umani. Sì, perchè il rampollo della famiglia Ice leggeva, leggeva moltitudini di libri, assaporandone le parole e le trame. Un libro che preferiva tra tutti era sicuramente "Il Cacciatore di Giganti": lo trovava magnifico per la fantasia senza la quale l'autore non avrebbe potuto scrivere nulla. Ah, dimenticavo di dire che Samuel era davvero preparato nello studio delle divinità greghe, dei suoi miti. In particolare era affascinato dalle divinità minori come Chione, Apate, Ker e altre come Giano e Pan. Queste sue passioni venivano sminuite dai compgani di avventure della sua età.

La luce filtrava timida dalla finistra, ma bastò a farlo svegliare definitivamente. Si mise a sedere e, con la lentezza assoluta di chi ha tutto il tempo del mondo, il ragazzo si stiracchiò. Forse, nel suo caso, avere diciotto anni è definito un peso. Il padre di Samuel, un austero duca inglese, dai capelli bianchi e le guance arrossate dall'alcool e dal grasso accumulato negli anni, era fermamente convinto che il suo e unico figlio maschio dovesse sposarsi con una famosa e poco bella figlia di un altro ricco e senza cuore duca.

Questo, a Samuel non piaceva per nulla. Ma, dato che al grande duca non si può disubbidire troppo a lungo, il ragazzo dovette accettare questo matrimonio, nonostante si fosse opposto fermamente negli ultimi due anni della sua vita. Sfortunatamente quello era il giorno in cui suo padre e l'altro duca avrebbero deciso tutti i particolari delle nozze, compresa l'eredità.

Bellissimo, vero? Un piano perfetto dopotutto, esaminato e costruito nei minimi dettagli. Ma, ovviamente, anche questo piano aveva una falla nel sistema. La falla si chiamava Diane.

- Signorino Ice, i-io... oh. -

Samuel alzò lo sguardo dal letto, accorgendosi di essere a torso nudo e la cameriera appena entrata non era altre che Diane. Samuel rimase a bocca aperta guardando i soffici capelli neri della ragazza che le ricadevano in ciocche scomposte dietro le nivee orecchie, la cuffietta era tutta pendente verso un lato, il vestito nero la faceva sembrare ancora più magra di quando non fosse e, in tutto quel nero, i suoi occhi acquamarina brillavano di luce propria. Samuel notò un particolare nuovo sulla divisa della sua amante: un pendente azzurro, quasi di forma sferica e, per contorno, una falce di luna in argento. Essa sembrava brillare di luce propria.

- Diane... - sussurrò lui, alzandosi in piedi e chiudendo la porta della sua camera. Il signorino, per suo fortuna, indossava un paio di pantoloni a tosa larga, in stile garzone, che erano piuttosto comodi per dormire. - Sei sembre bella come la luna, sai? - disse, accarezzandole le nivee guance, ora rosse per l'imbarazzo che, poco dopo, vinse, baciandolo. Il bacio dei due amanti durò forse per qualche minuto, l'una avvinghiata nelle braccia dell'altro. Ma, per il dolore che causava il nuovo impegno, Samuel si dovette staccare a malincuore. - Scusami Diane... - cominciò a riaccarezzarle il viso, soffermandsi con lo sguardo sulla pietra lucente che la giovane aveva al collo.

Il biondo storse le labbra, allontanandola da sè, dai suoi doveri doi nuovo duca di Glasgow. La ragazza incassò il colpo, poggiando con freddezza il vassoio d'argento sul comodino di legno di noce, importato dall'Italia, un piccolo splendore che qulli come lei non potevano permettersi. Con passo svelto, accentuato anche dai leggeri tacchetti della serva, Dian se ne andò.

Samuel scosse la testa: non poteva nè doveva innamorarsi di una serva... chissà cosa avrebbe detto la sua Infinta grassezza. Non che ci tenesse tanto a scoprirlo. Il ragazzo si vestì infretta, scegliendo un completo nero, dai bordi in oro finissimo. Si ravvivò i capelli biondissimi, cercandi di avere quell'aria leggermente trasandata che alle giovani faciulle piaceva sempre. Indossò anche un paio di guanti bianchi, sempre rifiniti in oro, solo per fare bella apparenza. Aprì la porta della sua stanza, soffermandosi sulla bellezza dei quadri e dei ritratti di scene di quotidiana ricchezza. Un quadro attirò l'attenzione del ragazzo: un piccolo, semplice, raffigurante un'esile figura di donna, dai lunghi capelli rossi e gli occhi di una particolare venatura rossastra; ai piedi, un corpo di lupo, molto probabilmente morto data la pozza di sangue riversa ai piedi della giovane; e poi la giovane teneva tra le mani una spada insanguinata; nell'inavo del collo portava uno strano ciondolo azzurro che era sicuro di aver già visto.

Il ragazzo scese le scale del palazzo nel quale abitava per andare nella sala degli accordi. Essa era una grande sala dalle pareti color pesca ed intarsi dorati in stile ellenico, che piacevano moltissimo a Samuel, un grande tavolo e svariate sedie in noce. tre di quelle sedie erano occupate: la prima dal padre, che ovviamente sedeva a capotavola, alla sua destra sedevano un uomo avanti nell'età e con un accenno di barba, con sua sorpresa era molto magro, la donna al suo fianco doveva essere la figlia. Era bionda, ma un biondo sporco, quasi cenere che si confonde col castano, aveva due piccoli occhi marroni. Non era tutta uella grande bellezza, nè poteva competere con Diane.

- Giorno padre, giorno signori Whiterose. - esordì il ragazzo, sedendosi alla snistra del padre.

- Ve l'avevo detto che il mio ragazzo era un vero gentiluomo! - il padre di Samuel cominciò a ridere in maniera frenetica, tanto che il ragazzo ne rimase schifato. Anche la ragazza rise e, per carità, la sua risata era pari a quella di una cavalla in calore.

Samuel cercò di non strozzarsi, per via della risata che stava per uscire dalle sue labbra.

- Quindi il matrimonio. - incominciò il signor Whiterose, aveva una smorfia strana sul volto, quasi simile all'odio.

- Ovviamente, verrà celebrato qui, nella nostra dimora, sempre che Voi siate d'accordo! -

Samuel scoccò un'occhiataccia al padre. Nel frattempo, la giovane Diane entrò nella stanza, servendo il celebre tè inglese.

- Miei lord. - profuse con la sua voce incantevole.

Diane lanciò un'occhiata al ragazzo, una trsiste occhiata. Samuel dovette lottare con tutto sè stesso per non correre da lei e baciarla, ma jon ce la fece. Si alzò in piedi, si avvcinò alla ragazza. Le cisne i fianchi con le braccia, avvicinndola a sè, per poi scoccarle un bacio poco casto, sulle labbra.

Subito si scatenò il putiferio. Diane, abbandonato il suo grembiule di pizzo bianco prese a correre fuori dal castello, seguita da Samuel. Corsero a per di fiato, fino a quando non arrivarono nei quartieri poveri. Erano felici ora: stavano insieme, potevano amarsi finalmente. A Samuel non importava minimimante se avrebbe fatto una vita da garzone, se fosse stato lui il povero. Non gli importava. Entrabi non sentirono lo sparo. Un proiettile velocissimo, forò il petto della ragazza che amava. Ella cadde a terra, trasciando con sè Samuel. Egli era spaventato e impaurito, dannazione! Non doeva andare così, non poteva essere vero... Diane non poteva essere morta, non lei... Egli si chinò sulla ragazza, ormai un cadavere e ne strappò il ciondolo azzurro. Esso brillò quando, dal corpo della ragazza scaturì una piccola luce azzurra che andò poi nel centro esatto della pietra azzurra.

Samuel non ebbe il tempo di domandarsi cosa fosse successo, così, ciondolo in mano, si mise a correre lontano e lontano, il più possibile lontano dalla corte.

Un anno dopo il ragazzo raggiunse il Canada.

Negli anni, la famiglia Ice, ora canadese, donava al o alla primogenita quella collana. Dopo 119 anni il ciondolo fu passato ad una bambina di cinque anni dai capelli biondi e gli occhi grigi. Dopo 119 anni quella pietra tornò a brillare, segno che Chione non si sarebbe fatta scappare quella ragazzina, non come successe con Diane.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: soldierofmymind