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Autore: Pikky    30/01/2009    10 recensioni
Non era la prima volta che la vita di Artù era in pericolo, ma in quella circostanza era stato lui stesso a cacciarsi nei guai, a sfidare il cavaliere nero. Se il giorno dopo avesse combattuto sarebbe morto, come i due cavalieri prima di lui. E Morgana non poteva permetterlo, doveva implorarlo di non battersi.
Non capiva perché si desse tanta pena per lui, o forse non voleva capirlo.
[Fan-fiction partecipante all'AOM Contest di Uchiha_girl, sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Morgana, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Autrice:  Pikky91
Titolo fict: Quando ti deciderai ad ammettere che io ti piaccio?

Personaggi:  Artù, Morgana
Couple: Artù/Morgana
Rating:  Giallo
Genere:  Introspettivo, Romantico
Avvertimenti:  One-Shot, What if?
NdA: Ambientata nella puntata “1x09 – Excalibur”, con riferimenti alla puntata “1x07 – Le porte di Avalon”. Le frasi dei dialoghi riportati tra Artù e Morgana sono presi da esse, tranne quelle di mia invenzione, ovviamente.

 

 

 

 

Quando ti deciderai ad ammettere che io ti piaccio?

 

Non era la prima volta che la vita di Artù era in pericolo, ma in quella circostanza era stato lui stesso a cacciarsi nei guai, a sfidare il cavaliere nero. Se il giorno dopo avesse combattuto sarebbe morto, come i due cavalieri prima di lui. E Morgana non poteva permetterlo, doveva implorarlo di non battersi.

Non capiva perché si desse tanta pena per lui, o forse non voleva capirlo. Restava però il fatto che doveva fare qualcosa. Ancora non sapeva come, ma avrebbe dovuto convincerlo a rinunciare al combattimento, o almeno avrebbe dovuto tentare. Già sapeva, infatti, che sarebbe andata a finire male, esattamente come quella volta in cui l’aveva avvertito riguardo alle intenzioni non del tutto nobili di Sofia. Artù aveva ricondotto tutto ad una semplice gelosia, prendendola addirittura in giro. E a quel punto Morgana non aveva potuto fare altro che andarsene, seccata, e in parte ferita.

Scosse lievemente la testa, ripensandoci, mentre si dirigeva nella stanza di Artù.

Quando giunse davanti alla porta, non si diede nemmeno la pena di bussare. La trovò socchiusa ed entrò, trovando il principe accovacciato alla finestra, il mento appoggiato ad una mano. Probabilmente era intento ad osservare il cavaliere oppure immerso in chissà quali pensieri. Si avvicinò silenziosamente, fino a trovarsi poco distante da lui, che non aveva staccato lo sguardo dalla finestra.

- Non voglio che tu combatta, domani. – esordì Morgana, semplicemente. Con gli anni aveva imparato che Artù non amava molto i giri di parole, tendeva a spazientirsi, quindi fu diretta, e sperò che quelle parole avrebbero sortito il loro effetto, anche se ne dubitava.

Il principe, infatti, fece una risatina beffarda, poi disse, in tono ovvio: - Sei preoccupata per me.

In circostanze normali, Morgana avrebbe sicuramente ribattuto che non era così, che lui aveva frainteso tutto. Gli avrebbe detto che, a differenza di lui, aveva pensato alle conseguenze del combattimento, le quali si sarebbero ripercosse su Camelot, ma soprattutto su Uther.

Quelle, tuttavia, non erano circostanze normali: Artù rischiava la vita, e, se lui il giorno successivo avesse perso il combattimento e quindi la vita, quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto, perciò non voleva che litigassero come al solito, non ne aveva la forza.

- Ne ignoro la ragione. – si limitò quindi ad ammettere, dopotutto era la verità. – Ma ti supplico…

- Io devo farlo. – la interruppe Artù, senza voltarsi. - È mio dovere.

Già, il dovere. L’onore. Le caratteristiche principali di un cavaliere, soprattutto se si trattava del principe ereditario di Camelot. Non poteva tirarsi indietro ed essere bollato come codardo, non sarebbe stato da lui. Era preferibile la morte, a quel punto, e lui vi andava incontro apparentemente senza timore, forse perché era davvero convinto di vincere, spavaldo e presuntuoso com’era.

- Ho capito. – commentò Morgana, prima di voltarsi per tornare da dove era venuta. Indugiò per un secondo, poi fece per uscire dalla stanza di Artù, quando si bloccò, colta nuovamente dal pensiero che quella fosse l’ultima volta che l’avrebbe visto, che gli avrebbe parlato.

Questa volta, però, il pensiero fu più doloroso, non solo a livello emozionale, ma anche a livello fisico, e fu subito seguito da un’improvvisa consapevolezza. Messo da parte l’orgoglio, per cause di forza maggiore, aveva finalmente capito il perché della sua preoccupazione per Artù. O meglio, l’aveva ammesso a se stessa. Eppure la soluzione era semplice, chiunque ci sarebbe arrivato, anche Artù stesso, che dopotutto non aveva avuto tutti i torti ad accusarla di gelosia, riguardo l’episodio di Sofia.

- Puoi dirmi la verità. È evidente che io ti piaccio. – aveva detto, con quel suo sorriso arrogante, che però sembrava più un ghigno compiaciuto. Evidentemente, quello doveva essere stato un divertimento, per lui. Lei, però, non si era divertita affatto, non dopo quella sua affermazione.

“Il solito arrogante e presuntuoso!” si era detta, cercando di non pensare alle parole che aveva udito poco prima. Se l’avesse fatto, avrebbe capito che Artù aveva ragione, alla fin fine, l’aveva sempre avuta. Non era ancora giunto il momento del confronto con se stessa, però, Morgana aveva preferito ignorare tutto, tacere quella verità che pian piano stava iniziando a prendere forma nella sua mente. Aveva voluto rimandare quel confronto, fino a che non aveva dovuto arrendersi all’evidenza. E lo aveva fatto all’ultimo momento, con il rischio che Artù il giorno dopo morisse.

Sospirò, voltandosi per potersi avvicinare di nuovo al principe, che sembrava non essersi accorto di lei, con ogni probabilità pensava che si fosse arresa dal convincerlo a desistere dalle proprie intenzioni e fosse tornata nelle sue stanze.

Morgana si sarebbe pentita di quello che stava per fare, ne era consapevole, ma quella era l’ultima occasione. Sospirò rumorosamente, e Artù si accorse della sua presenza.

- Che vuoi, ancora? – chiese quest’ultimo, spazientito, aggrottando un sopracciglio e volgendo lo sguardo in sua direzione.

Morgana non rispose, si fece più vicina e gli posò un leggero bacio sulle labbra, lasciandolo letteralmente spiazzato, dopodiché si voltò e tornò nelle proprie stanze, questa volta senza ripensamenti. Artù l’avrebbe di sicuro fermata, ma non era riuscito a muovere un muscolo, era ancora troppo sorpreso. La lasciò andare via, chiedendosi il perché di quel gesto completamente inaspettato.

Tornò a guardare fuori dalla finestra, scuotendo la testa: quella ragazza non smetteva mai di stupirlo.

 

 

 

Morgana chiuse la porta della sua stanza dietro di sé, quindi andò a sedersi sul letto. Voleva riservarsi del tempo per se stessa, per pensare e riflettere, tanto che aveva detto a Gwen di lasciarla sola, dopo il duello che aveva visto Uther come vincitore.

Già, Uther. Non Artù, del quale il re aveva preso il posto per salvargli la vita.

Da una parte Morgana si sentiva sollevata che il principe fosse salvo, e così anche Uther, ma dall’altra un senso di vergogna l’assaliva non appena ripensava al gesto, impulsivo, che aveva compiuto la sera prima. Sapeva che Artù glielo avrebbe rinfacciato a vita, e ciò la irritava e un po’ la feriva, ora che si era resa conto dei sentimenti che provava per lui.

Sospirò, sperando di vedere il principe il più tardi possibile. A quel proposito pensò di cenare nella sua stanza, quella sera, proprio per ridurre le possibilità di incrociare Artù nei corridoi del castello. Prima o poi avrebbe dovuto affrontare il ragazzo, ma per il momento non se la sentiva, perciò sarebbe rimasta nelle sue stanze, almeno per quel giorno.

Sorrise, soddisfatta della propria decisione, quando sentì bussare alla porta. Si alzò per andare ad aprire, supponendo che si trattasse di Gaius o di Merlino, venuti a portarle la pozione soporifera che aveva chiesto al medico.

Sgranò gli occhi per la sorpresa quando, non appena aprì la porta, si trovò davanti Artù. Si mise da parte per farlo entrare, ricomponendosi nel frattempo.

Il momento che temeva tanto era arrivato più in fretta del previsto, in maniera del tutto inaspettata.

- Sai perché sono qui. – sentenziò Artù, risoluto, voltandosi nella sua direzione per poterla guardare in faccia.

- No, perché dovrei? – rispose Morgana, restando impassibile. Se la sua intenzione era quella di metterla in imbarazzo, avrebbe cercato in tutti i modi di impedirglielo.

- Avanti, lo sai. – la incalzò il ragazzo, in tono canzonatorio. Vedendo che però la sorellastra restava in silenzio aggiunse, osservandola con aria maliziosa: - Sono qui per ieri sera.

Morgana non si scompose per niente, continuò a fissarlo, orgogliosa. E rimase in silenzio, senza proferire alcuna parola che in qualche modo avrebbe potuto tradirla.

Artù, a quella reazione, roteò gli occhi, spazientito, quindi disse, in tono abbastanza irritato: - Mi hai baciato, Morgana. E voglio delle spiegazioni.

La ragazza, colta da una fulminante idea che forse le avrebbe permesso di uscire vittoriosa da quella situazione, sospirò in modo teatrale, quindi si avvicinò al principe.

- Sì, ti ho baciato, non lo nego. – ammise. – Ma quel bacio era solo un portafortuna per il combattimento, come il nastro che ho dato a Sir Owen. Mi spiace che tu abbia frainteso. – proseguì quindi in tono compassionevole, accompagnando il tutto con una faccia amareggiata.

Artù restò a fissarla, inarcando un sopracciglio, quindi scosse la testa, borbottò qualche parola incomprensibile e si diresse alla porta.

- Quando ti deciderai ad ammettere che io ti piaccio? – chiese poi, voltandosi verso Morgana. Attese una sua risposta per qualche istante, dopodiché uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

“Quando anche tu ammetterai lo stesso.” pensò Morgana, sorridendo amaramente.

   
 
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