Autrice: Pikky91
Titolo fict: Quando ti deciderai ad
ammettere che io ti piaccio?
Personaggi: Artù, Morgana
Couple: Artù/Morgana
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo, Romantico
Avvertimenti: One-Shot, What if?
NdA: Ambientata nella puntata “1x09
– Excalibur”, con riferimenti alla puntata “1x07 – Le porte di Avalon”. Le
frasi dei dialoghi riportati tra Artù e Morgana sono presi da esse, tranne
quelle di mia invenzione, ovviamente.
Quando ti deciderai ad ammettere che io ti piaccio?
Non
era la prima volta che la vita di Artù era in pericolo, ma in quella
circostanza era stato lui stesso a cacciarsi nei guai, a sfidare il cavaliere
nero. Se il giorno dopo avesse combattuto sarebbe morto, come i due cavalieri
prima di lui. E Morgana non poteva permetterlo, doveva implorarlo di non
battersi.
Non
capiva perché si desse tanta pena per lui, o forse non voleva capirlo. Restava
però il fatto che doveva fare qualcosa. Ancora non sapeva come, ma avrebbe
dovuto convincerlo a rinunciare al combattimento, o almeno avrebbe dovuto tentare.
Già sapeva, infatti, che sarebbe andata a finire male, esattamente come quella
volta in cui l’aveva avvertito riguardo alle intenzioni non del tutto nobili di
Sofia. Artù aveva ricondotto tutto ad una semplice gelosia, prendendola
addirittura in giro. E a quel punto Morgana non aveva potuto fare altro che
andarsene, seccata, e in parte ferita.
Scosse
lievemente la testa, ripensandoci, mentre si dirigeva nella stanza di Artù.
Quando
giunse davanti alla porta, non si diede nemmeno la pena di bussare. La trovò
socchiusa ed entrò, trovando il principe accovacciato alla finestra, il mento
appoggiato ad una mano. Probabilmente era intento ad osservare il cavaliere oppure
immerso in chissà quali pensieri. Si avvicinò silenziosamente, fino a trovarsi
poco distante da lui, che non aveva staccato lo sguardo dalla finestra.
-
Non voglio che tu combatta, domani. – esordì Morgana, semplicemente. Con gli
anni aveva imparato che Artù non amava molto i giri di parole, tendeva a
spazientirsi, quindi fu diretta, e sperò che quelle parole avrebbero sortito il
loro effetto, anche se ne dubitava.
Il
principe, infatti, fece una risatina beffarda, poi disse, in tono ovvio: - Sei
preoccupata per me.
In
circostanze normali, Morgana avrebbe sicuramente ribattuto che non era così,
che lui aveva frainteso tutto. Gli avrebbe detto che, a differenza di lui,
aveva pensato alle conseguenze del combattimento, le quali si sarebbero
ripercosse su Camelot, ma soprattutto su Uther.
Quelle,
tuttavia, non erano circostanze normali: Artù rischiava la vita, e, se lui il
giorno successivo avesse perso il combattimento e quindi la vita, quella
sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto, perciò non voleva che
litigassero come al solito, non ne aveva la forza.
-
Ne ignoro la ragione. – si limitò quindi ad ammettere, dopotutto era la verità.
– Ma ti supplico…
-
Io devo farlo. – la interruppe Artù, senza voltarsi. - È mio dovere.
Già,
il dovere. L’onore. Le caratteristiche principali di un cavaliere, soprattutto se
si trattava del principe ereditario di Camelot. Non poteva tirarsi indietro ed
essere bollato come codardo, non sarebbe stato da lui. Era preferibile la
morte, a quel punto, e lui vi andava incontro apparentemente senza timore,
forse perché era davvero convinto di vincere, spavaldo e presuntuoso com’era.
-
Ho capito. – commentò Morgana, prima di voltarsi per tornare da dove era
venuta. Indugiò per un secondo, poi fece per uscire dalla stanza di Artù,
quando si bloccò, colta nuovamente dal pensiero che quella fosse l’ultima volta
che l’avrebbe visto, che gli avrebbe parlato.
Questa
volta, però, il pensiero fu più doloroso, non solo a livello emozionale, ma
anche a livello fisico, e fu subito seguito da un’improvvisa consapevolezza.
Messo da parte l’orgoglio, per cause di forza maggiore, aveva finalmente capito
il perché della sua preoccupazione per Artù. O meglio, l’aveva ammesso a se
stessa. Eppure la soluzione era semplice, chiunque ci sarebbe arrivato, anche
Artù stesso, che dopotutto non aveva avuto tutti i torti ad accusarla di
gelosia, riguardo l’episodio di Sofia.
-
Puoi dirmi la verità. È evidente che io ti piaccio. – aveva detto, con quel suo
sorriso arrogante, che però sembrava più un ghigno compiaciuto. Evidentemente,
quello doveva essere stato un divertimento, per lui. Lei, però, non si era
divertita affatto, non dopo quella sua affermazione.
“Il
solito arrogante e presuntuoso!” si era detta, cercando di non pensare alle
parole che aveva udito poco prima. Se l’avesse fatto, avrebbe capito che Artù
aveva ragione, alla fin fine, l’aveva sempre avuta. Non era ancora giunto il
momento del confronto con se stessa, però, Morgana aveva preferito ignorare
tutto, tacere quella verità che pian piano stava iniziando a prendere forma
nella sua mente. Aveva voluto rimandare quel confronto, fino a che non aveva dovuto
arrendersi all’evidenza. E lo aveva fatto all’ultimo momento, con il rischio
che Artù il giorno dopo morisse.
Sospirò,
voltandosi per potersi avvicinare di nuovo al principe, che sembrava non
essersi accorto di lei, con ogni probabilità pensava che si fosse arresa dal
convincerlo a desistere dalle proprie intenzioni e fosse tornata nelle sue
stanze.
Morgana
si sarebbe pentita di quello che stava per fare, ne era consapevole, ma quella
era l’ultima occasione. Sospirò rumorosamente, e Artù si accorse della sua
presenza.
-
Che vuoi, ancora? – chiese quest’ultimo, spazientito, aggrottando un
sopracciglio e volgendo lo sguardo in sua direzione.
Morgana
non rispose, si fece più vicina e gli posò un leggero bacio sulle labbra,
lasciandolo letteralmente spiazzato, dopodiché si voltò e tornò nelle proprie
stanze, questa volta senza ripensamenti. Artù l’avrebbe di sicuro fermata, ma
non era riuscito a muovere un muscolo, era ancora troppo sorpreso. La lasciò
andare via, chiedendosi il perché di quel gesto completamente inaspettato.
Tornò
a guardare fuori dalla finestra, scuotendo la testa: quella ragazza non
smetteva mai di stupirlo.
Morgana
chiuse la porta della sua stanza dietro di sé, quindi andò a sedersi sul letto.
Voleva riservarsi del tempo per se stessa, per pensare e riflettere, tanto che
aveva detto a Gwen di lasciarla sola, dopo il duello che aveva visto Uther come
vincitore.
Già,
Uther. Non Artù, del quale il re aveva preso il posto per salvargli la vita.
Da
una parte Morgana si sentiva sollevata che il principe fosse salvo, e così
anche Uther, ma dall’altra un senso di vergogna l’assaliva non appena ripensava
al gesto, impulsivo, che aveva compiuto la sera prima. Sapeva che Artù glielo
avrebbe rinfacciato a vita, e ciò la irritava e un po’ la feriva, ora che si
era resa conto dei sentimenti che provava per lui.
Sospirò,
sperando di vedere il principe il più tardi possibile. A quel proposito pensò
di cenare nella sua stanza, quella sera, proprio per ridurre le possibilità di
incrociare Artù nei corridoi del castello. Prima o poi avrebbe dovuto
affrontare il ragazzo, ma per il momento non se la sentiva, perciò sarebbe
rimasta nelle sue stanze, almeno per quel giorno.
Sorrise,
soddisfatta della propria decisione, quando sentì bussare alla porta. Si alzò
per andare ad aprire, supponendo che si trattasse di Gaius o di Merlino, venuti
a portarle la pozione soporifera che aveva chiesto al medico.
Sgranò
gli occhi per la sorpresa quando, non appena aprì la porta, si trovò davanti
Artù. Si mise da parte per farlo entrare, ricomponendosi nel frattempo.
Il
momento che temeva tanto era arrivato più in fretta del previsto, in maniera
del tutto inaspettata.
-
Sai perché sono qui. – sentenziò Artù, risoluto, voltandosi nella sua direzione
per poterla guardare in faccia.
-
No, perché dovrei? – rispose Morgana, restando impassibile. Se la sua
intenzione era quella di metterla in imbarazzo, avrebbe cercato in tutti i modi
di impedirglielo.
-
Avanti, lo sai. – la incalzò il ragazzo, in tono canzonatorio. Vedendo che però
la sorellastra restava in silenzio aggiunse, osservandola con aria maliziosa: -
Sono qui per ieri sera.
Morgana
non si scompose per niente, continuò a fissarlo, orgogliosa. E rimase in
silenzio, senza proferire alcuna parola che in qualche modo avrebbe potuto
tradirla.
Artù,
a quella reazione, roteò gli occhi, spazientito, quindi disse, in tono
abbastanza irritato: - Mi hai baciato, Morgana. E voglio delle spiegazioni.
La
ragazza, colta da una fulminante idea che forse le avrebbe permesso di uscire vittoriosa
da quella situazione, sospirò in modo teatrale, quindi si avvicinò al principe.
-
Sì, ti ho baciato, non lo nego. – ammise. – Ma quel bacio era solo un
portafortuna per il combattimento, come il nastro che ho dato a Sir Owen. Mi
spiace che tu abbia frainteso. – proseguì quindi in tono compassionevole,
accompagnando il tutto con una faccia amareggiata.
Artù
restò a fissarla, inarcando un sopracciglio, quindi scosse la testa, borbottò
qualche parola incomprensibile e si diresse alla porta.
-
Quando ti deciderai ad ammettere che io ti piaccio? – chiese poi, voltandosi
verso Morgana. Attese una sua risposta per qualche istante, dopodiché uscì
dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
“Quando
anche tu ammetterai lo stesso.” pensò Morgana, sorridendo amaramente.