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Autore: _Nerdfighter_    16/08/2015    0 recensioni
Panem. Shinichi e Ran, due giovani innamorati, temono per la propria vita: si avvicinano gli Hunger Games, i sanguinari giochi da cui solo una persona esce viva. Quella sera, però, Shinichi riceve una visita inaspettata del presidente della nazione, Gin. Da quel momento, la vita del ragazzo non sarà più la stessa.
Questo è il primo crossover che scrivo, spero vi piaccia :)
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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"Shinichi... Ho paura per domani." Era notte. A Panem, in quel momento, migliaia di persone dormivano, dopo aver pregato di non essere estratti alla cerimonia della Mietitura. Solo nel Distretto 3, in una casa non molto grande, due ragazzi non dormivano. Non potevano. Sapevano bene che il giorno che sarebbe venuto avrebbe potuto sconvolgere le loro vite per sempre. "Anch'io ne ho, e tanta. Se tu venissi estratta, io non... Non saprei davvero come fare." "Ma sentilo, Shinichi Kudo che fa il romantico!" disse lei, abbozzando un sorriso e dando una leggera spallata al ragazzo. Lui arrossì, spostando il suo sguardo da un'altra parte. "Ah, quindi il romantico sarei io? E chi era la ragazza che qualche giorno fa mi ha dato un bacio sulla guancia e poi è subito scappata via? Sai, mi pare si chiamasse Ran Mori!" "Idiota, ti ho baciato solo perché mi hai portato quelle pesche dal Distretto 11!" Entrambi risero; in parte per il nervosismo, in parte perché sentivano di stare bene, quando l'uno era accanto all'altra. Quando però scese il silenzio, le loro menti tornarono alla triste e crudele realtà. Ad un certo punto, Ran cominciò a piangere, e a volte si interruppe con singhiozzi o frasi del tipo:"Se io venissi scelta, lui..." "Non voglio neanche immaginare come lui la prenderebbe" e così via. A Shinichi non servivano la sua spiccata intelligenza e il suo intuito per capire chi fosse quel "lui", perché lo sapeva già: si trattava del padre di Ran, Goro. Quell'uomo, da quando la moglie l'aveva lasciato ed era andata a vivere in un altro distretto, era distrutto. Nel suo tempo libero (e quindi quasi tutta la giornata) non faceva che bere, dormire, mangiare (grazie a Ran e al suo lavoro), sfuggire ai suoi creditori (anche questo grazie a Ran) e lamentarsi quanto poteva. Di certo, se non ci fosse stata Ran ad occuparsi di lui, l'uomo sarebbe andata incontro ad una brutta fine. "E se scappassimo?" disse lei,  prendendo tra le mani il viso del ragazzo in modo tale da poterlo guardare negli occhi, e fissare quei grandi occhi di un blu intenso che appartenevano a colui che lei tanto amava, quei meravigliosi occhi del ragazzo che sognava notte e giorno. "Ma come ti passa per la testa un'idea simile? È troppo rischioso!" "Non è una cattiva idea, pensaci: potremo scappare da tutto questo, da Panem, dagli Hunger Games e vivere felici e contenti in una cittadina tranquilla al di fuori di questa nazione!" La ragazza, per un attimo, credette che quel piano potesse effettivamente funzionare. Peró, poi, lui scosse la testa e guardò gli occhi della ragazza, dicendole:"È inutile. Come faremmo con tuo padre? E hai pensato alle conseguenze? No no, è assolutamente impossibile." "Sì. Sì, hai ragione, è che credo che ormai questi giochi mi faranno impazzire. Beh, credo anche che sia l'ora di andare a nanna. Se non ti spiace, torno a casa. Buonanotte, e buona fortuna per domani." Detto questo, lo abbracciò forte ed uscì da un passaggio segreto della casa, per poi tornare a casa inosservata. Shinichi sospirò. Fu lì lì per prepararsi ad andare a letto, quando bussarono alla porta. Pigramente, andò ad aprire. "Ran, non dirmi che hai dimenticato di nuovo la giac-" disse, aprendo la porta. Ma non era stata la ragazza, a bussare. Davanti a lui si ergeva la slanciata figura del presidente Gin, insieme ad alcuni pacificatori. Proprio quando stava per chiedere il motivo della sua visita, venne colpito in testa da un oggetto che lui riuscì a stento a vedere: il calcio di una pistola? O un manganello? Fece appena in tempo a vedere il presidente prendere qualcosa da una tasca e chinarsi su di lui, prima di cadere tra le braccia di Morfeo.
   
 
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