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Autore: Arya Tata Montrose    17/08/2015    3 recensioni
One-shot nata grazie ad una mia amica, parla di un Gajeel incuriosito da una piccola Asuka Connell. I suoi dubbi verranno dissipati da un ben noto Gamberetto, esausto ed "in ritardo" dopo una missione.
Che cosa c'è di meglio di una serata in compagnia?
«Ohi, Gajeel-kun, guarda!» schiamazzò la piccola, tirandogli la lunga casacca nera per attirare la sua attenzione. «Guarda, il dente mi dondola!» disse di nuovo, dandone una dimostrazione pratica con l’ausilio del ditino, non appena il ragazzo l’ebbe posata sull’alto sgabello accanto al suo.
Gajeel alzò un sopracciglio, vagamente interessato all’argomento: a lui, i denti non erano mai caduti; aveva sempre supposto che fosse perché i suoi erano rinforzati dalla magia del Dragon Slayer.
Si limitò dunque a rispondere con un «Vedo.» non molto convinto, che però non smorzò l’entusiasmo della Connnell.


Hope you enjoy (ignorando l'introduzione pessima).
[Gajevy] [Accenni NaLu]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil, Redfox, Levy, McGarden
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Denti da Latte – '
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Denti da latte


 
Quella era la prima volta dopo molto tempo che il gamberetto se ne andava in missione e lo lasciava da solo in balia di quei due cretini di Jet e Droy perennemente gelosi di lui. A ragione, ma questo non gliel’avrebbe mai detto, era troppo divertente.
Come se questo non bastasse, come sorta punizione – per cosa, poi? Per aver definito il runico “roba incomprensibile”? – Levy aveva fatto in modo che Biska e Alzack gli affidassero la piccola Asuka per l’intera mattinata.
Sorseggiò anche i rimasugli della birra e posò il boccale sul bancone in un gesto molto rozzo e rumoroso; ci mancava solo che Kana gli facesse i complimenti per l’atteggiamento da bevitore incallito.

«Ohi, Gajeel-kun, guarda!» schiamazzò la piccola, tirandogli la lunga casacca nera per attirare la sua attenzione. «Guarda, il dente mi dondola!» disse di nuovo, dandone una dimostrazione pratica con l’ausilio del ditino, non appena il ragazzo l’ebbe posata sull’alto sgabello accanto al suo.
Gajeel alzò un sopracciglio, vagamente interessato all’argomento: a lui, i denti non erano mai caduti; aveva sempre supposto che fosse perché i suoi erano rinforzati dalla magia del Dragon Slayer.
Si limitò dunque a rispondere con un «Vedo.» non molto convinto, che però non smorzò l’entusiasmo della Connell.

«Papà mi ha raccontato che, quando mi cade, lo devo mettere sotto al cuscino, così che la fatina dei denti venga a prenderlo e mi lasci in cambio qualche Jewel! Anche Zia Evergreen e Zia Levy me l’hanno detto!» continuò lei, imperterrita, mentre lui sorseggiava calmo dal suo boccale appena riempito, volgendole quel tanto di attenzione che bastava a non farla annoiare. Quando ebbe terminato anche il nuovo boccale, per fortuna la cecchina migliore di tutto Fiore fece il suo ingresso dagli enormi portoni e la bimba saltò giù dallo sgabello per correre incontro alla madre. Il tutto con gli occhi rossi di Kurogane piantati addosso; le donne, a Fairy Tail, erano davvero terribili da arrabbiate, perfino le piccole McGarden e Marvell.
Biska gli rivolse un cenno a ringraziamento e lui ricambiò con uno di saluto, mentre Alzack comunicava a Mira il successo della missione e la famiglia tornava a casa felice.

Prima di alzarsi dallo sgabello, scandagliò attentamente la sala, notando che Salamander se ne stava abbattuto al suo tavolo a guardare Happy mangiare. Solo in quel momento parve rammentare che Levy non era partita da sola, per quella missione di livello S da intellettuali, ma si era portata anche la Bunny-girl per qualche motivo, rifiutando cortesemente il suo aiuto.
«Devo decrittare e tradurre un codice runico di un libro magico sulle arti mediche.» gli aveva detto. «Non ci saranno mostri o simili, e Lu-chan mi è molto più utile di quanto non possa essere tu.». Un discorso analogo era stato ripetuto a Natsu dalla bionda e così, il giorno dopo, armi, bagagli e gambe in spalla erano partite per Iperico.

Gajeel scrollò le spalle e represse una smorfia, che mischiava una briciola di compassione con delusione per lo stato di completa indifferenza in cui versava il rosato per l’assenza della sua Luigi, e superò le pesanti porte della Gilda, rimaste aperte per favorire la circolazione dell’aria e sconfiggere la calura che d’estate si abbatteva su Magnolia.
Si chiese se le maghe fossero giunte a destinazione, e calcolò che, essendo Iperico poco a est di Crocus, erano giunte a metà del tempo stimato per la missione, ossia una settimana e tre giorni. E si erano date quei tre giorni di margine massimo.

Tutto quel pensare alla piccoletta e alla sua missione dalla quale era stato categoricamente escluso, l’aveva portato quasi inconsciamente alla collina dove sorgeva Fairy Hills. Sapeva che gli era vietato accedervi ma oramai era lì e non intendeva considerare l’ipotesi di girare i tacchi e tornarsene a casa senza aver ficcanasato un po’ nella mini biblioteca che Levy si ostinava a chiamare “stanza”. La suddetta tana per topi di biblioteca era all’ultimo piano del palazzo e la finestra dava su un bell’albero distante abbastanza perché nessuna persona normale riuscisse a raggiungere il davanzale senza rompersi l’osso del collo, quindi lei la lasciava perennemente aperta.
Gajeel si espresse in uno dei suoi tipici ghigni soddisfatti. Prestando attenzione a che non fosse scoperto, s’avvicinò all’albero e in un attimo si ritrovò sul ramo che più s’avvicinava al piccolo davanzale della finestra. Con un ultimo sguardo all’interno della stanza, calcolò dove esattamente sarebbe dovuto atterrare per non intaccare le pile di libri che sorgevano dal pavimento, in eccesso rispetto alla capacità degli scaffali, e saltò. Atterrò esattamente nel punto prestabilito e per un momento si compiacque di sé stesso e della propria straordinaria precisione. Poi si guardò intorno e rimase lievemente basito: c’erano molti più libri stivati in angoli e accanto a poltrone, letto e cuscini vari sparsi a terra, di quanti ne ricordasse dalla sua precedente visita, avvenuta appena la settimana prima per riportare a casa lo scricciolo esausto. Perfino davanti alla finestra da cui era entrato stava una panca coperta di cuscini incassata nel muro; il posto perfetto per leggere. Era decisamente da lei, si disse Gajeel.

Si guardò intorno di nuovo, chiedendosi cosa realmente fosse entrato in quella stanza a fare. Insomma, l’intenzione era di curiosare, ma cosa? Con un sospiro, si stese malamente sul letto, provocando un tonfo e una reazione che fece sobbalzare il libro accanto alla sua testa direttamente sulla sua faccia. Per sua fortuna, non era uno dei soliti enormi tomi che la ragazza si portava in ogni dove, scritti in lingue morte o in rune che aveva decrittato lei stessa, che quasi erano l’equivalente di uno dei suoi manubri, bensì un libro poco spesso, dalla copertina in cartone colorato e dalle grandi e lucide pagine; lo riconobbe non appena lo sollevò quel tanto che bastava a far sì che la luce rendesse possibile la lettura del titolo e dei disegni: quello era il libro di favole che aveva comprato apposta per la piccola Asuka.

Rimase un po’ ad osservare i semplici e colorati disegni della copertina, che ritraevano draghi, fate, dentini, alberi sorridenti e bambini felici. La vicinanza tra la piccola fata, un dentino e un bimbo felice riportò la sua mente a qualche ora prima, con la figlia di Alzack che aveva parlato per quaranta minuti buoni di questo dente e della fantomatica fatina dei denti. Per non si sa quale impulso, decise che ne doveva sapere di più, quindi aprì il libro e fece scorrere una pagina dopo l’altra fino a che non trovò un racconto dedicato a quella creatura.
Era interessante, come storia, e Gajeel ci si immerse fino all’ultima parola. Quando poi vi giunse, notò degli strani numeri appuntati a matita. Ultimamente la ragazza pareva parlare solo di codici, rune e quant’altra roba incomprensibile, quindi decise che quello non rientrava nelle sue capacità e avrebbe chiesto spiegazioni a Levy al suo ritorno.


Puntuale come avrebbe potuto esserlo solo il Consiglio che inviava fatture dietro fatture alla Gilda in richiesta dei danni, tre giorni dopo Levy e Lucy fecero il loro ingresso nel grande edificio. Avevano l’aria molto stanca e la maga del Solid Script in particolare aveva delle occhiaie che concorrevano direttamente con quelle di Fester Addams.
Non appena Lucy mise piede in gilda, Natsu le fu addosso nel suo più potente abbraccio stritolante nel quale le esprimeva la profonda nostalgia nei suoi confronti – omettendo accuratamente la parte in cui prendeva in prestito ore di riposo nel suo comodo letto.

Levy invece fece in tempo a sedersi al bancone, ordinare una cola e poggiare la testa sul bancone con l’esile – ed alquanto irrealistica, visto il luogo in cui si trovava – speranza di schiacciare un pisolino prima di essere intercettata da Gajeel, a cui comparve quasi immediatamente una sete logorante. Fu per questo che, dato un ultimo pugno a Gray, con disinvoltura si sfregò le mani sulla casacca per liberarle dalla polvere e si piantò sullo sgabello accanto a quello dell’esausta ragazza.

«Ohi, Ebi.» esordì lui, facendo al contempo un cenno ad una ridacchiante Mirajane di servirgli una birra.
Levy comunque non sembrò nemmeno dare segno di averlo sentito, ignorandolo e mantenendo la sua a quanto pareva comodissima posizione. Infatti da quando si era sistemata, la cola si stava scaldando ed il ghiaccio cominciava ad annacquare la bevanda senza che Levy mostrasse qualsivoglia tipo d’interesse per il mondo esterno. Il ragazzo, insospettito anche dalla lieve risata della barista, volle tentare una mossa che mai avrebbe fallito: ghignante, le ficcò un dito nel fianco senza troppe cerimonie, ottenendo un mugugno svogliato, che identificò come un «Ho sonno.» solo grazie all’udito da drago, e un lieve sobbalzo, probabilmente involontario.
Gajeel sospirò e, pagato per entrambi, si caricò la maga in braccio, sotto gli attenti sguardi complici di Lily e Mirajane.

Per entrare in casa, questa volta, decise di utilizzare la porta principale, dato che aveva Levy in braccio e nell’ultima visita si era fregato la chiave di scorta della stanza – e no, nemmeno sotto tortura avrebbe ammesso che gli sarebbe piaciuto che a dargliela fosse stata lei, di sua spontanea volontà.
Per sua enorme fortuna, Erza era alla Gilda e la signora proprietaria era fuori, altrimenti si sarebbe preso un mucchio di mazzate solo per aver tentato di aiutare un’amica – certo, almeno era così che Jet e Droy continuavano a pensarla, poveri illusi. Entrò nella tana del topo da biblioteca e, tentando di fare meno danni possibili a tutta l’eccedenza di romanzi a terra, giunse fino al grande letto, dove la depositò delicatamente, poi ripeté la camminata nel labirinto per chiudere la porta e rimettere la chiave al suo posto.

Gajeel si sedette sul letto, accanto a lei, e la guardò dormire per un po’. Doveva essere davvero esausta se si era ridotta così. Oramai stavano insieme da qualche mese e pensava di conoscerla abbastanza bene. Era solo nelle ultime settimane che lei si era lasciata andare e passavano sempre più notti in una delle due case, con occupazione variabile. Per esperienza sapeva che la ragazza era in grado di lavorare per quattro giorni interi con due o tre ore di sonno per notte e dosi abbondanti di caffè, ma mai l’aveva vista in uno stato tale da addormentarsi sulla prima superficie utilizzabile per lo scopo.
Si alzò, pensando che avrebbe potuto impiegare quel tempo per perfezionare quel ciondolo che voleva appendere al regalo di compleanno che avrebbe fatto alla ragazza di lì a qualche mese. Ovviamente il tutto era segretissimo e si mise a manipolare il ferro e la piccola pietra che si era procurato in missione in estremo silenzio.


Quando udì i primi mugugni che antecedevano il risveglio della piccoletta, Gajeel diligentemente si alzò e nascose il frutto del suo laborioso operato – durato giusto il tempo intercorrente tra le imprecazioni che si era lasciato sfuggire – per andare a preparare una bella tazza di caffè ad entrambi. Oramai la conosceva e sapeva che al risveglio aveva bisogno di caffeina per avviare la sua innata intelligenza, specie se il “riposino” era pomeridiano e durava dalle due alle sette di sera.

«’ajeel.» la sentì borbottare appena sveglia, quando oramai stava mescolando lo zucchero nella tazza. Glielo portò, ghignando quando la vide tutta spettinata e arruffata, leggermente intontita dal sonnellino.

«Allora ti sei accorta che ero qui. Come hai fatto, Ebi?» le domandò, mentre lei sorseggiava tranquilla il caffè, riacquistando la capacità di formulare frasi di senso compiuto.

«Mi sono addormentata in Gilda, ed ora sono qui, sul mio letto.» spiegò semplicemente lei. Sbadigliò e si guardò un po’ intorno, notando che era tutto in ordine. Si astenne dal complimentarsi per la discrezione solo perché sapeva che lui l’avrebbe presa molto male, non come un semplice scherzo.
Il ragazzo, intanto, si era nuovamente accomodato sulla sedia del tavolo, usando lo schienale come appoggio per le muscolose braccia. Ghignò notando il lieve rossore di cui si erano dipinte le guance della maga. Poi pensò che il silenzio si stava facendo pesante e dunque si decise a domandarle cosa diavolo significassero i numeri che aveva trovato in fondo alla storia.

«Mh?» Levy prese in mano il libro e stette per qualche attimo ad osservare la sequenza di numeri che si vedeva appena sul foglio lucido. «Nulla di particolare, è solo un piccolo promemoria di dove posso trovare altri libri sull’argomento. È così che li classifico.» spiegò con un piccolo sorriso ad incresparle le labbra. «Come mai t’interessava?».

Kurogane si rattò la testa, distogliendo lo sguardo dalla piccola e curiosissima fidanzata, poi borbottò che Asuka, grazie ad un gamberetto di sua conoscenza, non la finiva più di parlare di denti, fate e monete, così si era incuriosito, ecco tutto.
Come risposta, ottenne una leggera risata di lei, che tentò di coprire con la mano.

«Beh? A me non sono mai caduti, i denti, quindi non lo sapevo!» si schermì il giovane, facendo solamente aumentare le risa di lei, che quando ebbe finito, si scusò con un filo di voce a causa della momentanea mancanza d’aria.

«Non importa, dai. Sai, mia madre quando ero piccola mi regalò un intero libro di favole, che all’epoca era lunghissimo per me. C’è una bella storia che racconta proprio di come è nata la fatina dei denti. Se vuoi la leggiamo insieme.» propose, aprendo il cassetto del comodino ed estraendone un quadernetto ed aprendolo alla ricerca di una pagina precisa. Sollevando lo sguardo notò che, oltre la carnagione leggermente olivastra del compagno, un lieve rossore si era impossessato delle sue guance, mentre fingeva di osservare un punto preciso dall’altra parte della stanza. «V-va bene.» mormorò, imbarazzato, e Levy sorrise: adorava quando faceva di tutto per mantenere la sua immagine di duro della situazione ma cercava anche di lasciarsi andare, almeno con lei.
Levy buttò un’ultima occhiata al quadernetto, pieno di numeri e lettere, poi lo ripose nel cassetto, dirigendosi sicura verso uno scaffale e tirandone fuori un libro di un centinaio di pagine. Poi tornò a sedersi sul letto ed invitò Gajeel a fare lo stesso.
Così, accoccolati, presero a leggere le pagine che narravano della fantomatica fatina che Gajeel si ritrovò a ringraziare per la meravigliosa serata che pregustava di passare.



Angolo autrice
Buonsalve a tutti voi!

Innanzitutto, grazie di essere giunti fino a qui e chi mi conosce lo sa perfettamente che io ringrazio sempre, tipo fino alla nausea.
La storia è nata per una specie di sfida(?) di cui, sinceramente, ho capitolo solo di dover scrivere qualcosa a piacere ed eccomi qui, grazie al prompt di Shona, appunto "denti da latte". E sì, c'è altra gente che va ringraziata: di nuovo Shona, LucySmile99 per il supporto, i controlli, l'aiuto e tutto il resto, la mia amica Nana per i controlli e l'aiuto a rimanere sana di mente come se io lo fossi davvero e la mia amica Giusy per aver dato il via al tutto.
Spero apprezziate i miei sforzi, o voi che siete qui, perchè ci ho messo tre giorni e 'sta roba è lunga tipo 4 pagine – tantissimo per i miei standard, eh.
Grazie ancora e spero vogliate farmi sapere che cosa ne pensate di questa shot, perchè ho una mezza idea per la controparte NaLu.

Tata.
   
 
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