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Autore: Meiko    01/03/2005    3 recensioni
"E ora di raccontare agl'uomini la verità...di come Lucifero sia veramente morto...e di come non esista l'inferno...e nemmeno il Paradiso...ora" il progetto Apocalisse è in atto...
Genere: Dark, Drammatico, Mistero, Romantico, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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*


Quando era tornato a casa, poco ci mancasse che i capelli di Yubaba diventassero più bianchi di quanto non lo erano, e che Joe ingoiasse quella sigaretta che si stava fumando, oppure che cadesse giù dalla larga finestra dove di solito si metteva appollaiato.
In effetti non aveva una bella cera Juses: si teneva saldamente la spalla con la mani, quasi stesse per cadere da un momento all’altro, e l’altra mano stava immobile come priva di vita. Sia la giacca sulla spalla che il fianco era imbrattati di sangue.
La maglietta formava una macchia rossa che si allargava in modo un po’ uniforme sulla stoffa bianca leggera, mentre la giacca aveva impregnato per bene il liquido, e ne stava uscendo qualcosa che sembrava violaceo.
Aveva il viso un po’ sporco, per sfuggire aveva sfruttato i vicoli per non essere notato da nessuno, e aveva strusciato con il viso su qualche parete.
Guardò tranquillo Yubaba come se fosse tutto normale, forse anche per questo la vecchia si stava arrabbiando, mentre lo afferrava per il braccio sano e lo portava in una stanza meno scoperta.
-Dannazione! Ma cosa diavolo è successo?-
-Mi hanno sparato…-
-QUESTO LO VEDO! MI DOMANDO PERCHE?!-
-Perché dice che mi vuole uccidere-
Yubaba si voltò verso la spaventosa tranquillità di Juses nel rispondere a questa domanda.
Era pazzesco quanto a volte quel ragazzo fosse…tranquillo.
Joe intanto stava tossendo come un forsennato per aver ingoiato del fumo, e Yubaba lo squadrò con un’occhiataccia che sapeva di vittorioso.
-Così impari una volta per tutte a smettere di fumare!!-
il ragazzo sembrò ignorare la vecchia, che sbuffando e scuotendo la testa portò nella camera Juses, accendendo la lampadina nuda di qualsiasi abbellimento e tirando le finestre, mentre il ragazzo si toglieva la giacca e la maglietta.
Yubaba era vecchia, e lo si vedeva da alcune rughe, soprattutto le zampe di gallina sugl’occhi e le linee ai lati della bocca e della fronte, che ora erano corrugate al massimo in un viso preoccupato, mentre il ragazzo si spogliava, rivelando anche la fascia bianca che portava, su un lato la macchia aveva raggiunto il limite della fascia, di sicuro la pelle sotto era tutta sporca, e la fascia era umida.
-Ma quanto sangue hai perso? E’ un miracolo che tu sia viva!-
-…miracolo?-
Juses si voltò verso la vecchia, i capelli bianchi erano lunghi, raggiungevano il fondoschiena, ed erano legati in una treccia scomposta, segno che era nervosa, di solito quando lo era giocava con i capelli sconvolgendoli.
Gli occhi rossi guardarono con aria stupita e forse infastidita la vecchia, che sbuffò, avvicinandosi al ragazzo con la fascia e accarezzandole la testa nera.
-Miracolo, in questo caso lo posso dire-
-I miracoli non esistono…-
Juses guardò per un lungo i stante gli occhi socchiusi di Yubaba, li aveva di un colore nocciola con pagliuzze dorate, per poi venir catturato dal movimento dell’orecchino a forma di acchiappa sogni che la vecchia indossava.
Questa sbuffò, mentre apriva un comodino li vicino, tirando fuori la cassetta del pronto soccorso pronta all’uso, mentre Juses si impicciava con i due ferretti che tenevano rigida la fascia, che arrivava e copriva il petto.
-Ferma tu! Che non ne sei capace da sola-
Juses annuì, fermandosi, mentre Yubaba con un semplice gesto le liberava tute e due, la fascia per un secondo schizzò via, per poi cadere in modo pesante sulle gambe della ragazza, che si toccò quasi con timidezza il seno, per poi massaggiarsi una tetta, le stava facendo prurito, mentre Yubaba prendeva la fascia, constatando il capolavoro di astrattismo della macchia rossa sulla garza bianca.
Era una macchia che assumeva una forma quasi rotonda, la circonferenza un po’ sformata, allargandosi sempre di più.
La vecchia fece una faccia schifata, sbattendo via la fascia, mentre prendeva anche acqua e spugna, constatando che la pelle pallida di Juses era ora tinta di rosso, la ferita alla spalla aveva da poco smesso di sanguinare, formando una rete rossa che aveva bagnato la maglietta e la fascia bianca.
Juses era incredibilmente tranquilla, anche se aveva gli occhi un po’ annebbiati, evidentemente la mancanza di sangue stava facendo effetto, mentre Yubaba prendeva una bacinella con l’acqua fredda e la spugna, iniziando a pulire le ferite e a pulire anche la pelle sporca di sangue, le tinte rosa pallido ora erano di un rosso un po’ sfumato, che toccava anche il ventre.
Juses socchiuse gli occhi, rabbrividendo al contatto dell’acqua fredda contro la sua pelle che in quel momento era bollente, il sangue l’aveva scaldata, ma anche la corsa, in fatti il viso e il corpo era sudato.
Era sudata per il dolore, la corsa, la sensazione di svuotamento.
Svuotamento.
Il sangue che usciva dalle ferite…usciva da lei quel sangue…però era incredibilmente tranquilla.
In fondo era normale che dal suo corpo uscisse sangue.
Altrimenti non sarebbe stata viva…
…però…anche da una macchina esce olio quando è rotta…eppure quello è un oggetto…non è vivo…
Ma lei si…qual’era la differenza? Perché lei era viva e la macchina no?
Nel frattempo Yubaba stava finendo di pulire le ferita e la pelle, constatando che la spalla era ridotta tutto sommato abbastanza bene…
…no…abbastanza era un termine che non l’era mai piaciuto…
Abbastanza non è ne tanto ne poco…sta in mezzo, così…
E le dava fastidio.
Comunque, la ferita al fianco non era grave, era un taglio che si poteva curare con un bendaggio.
Anche la spalla, un bendaggio e via, non c’era bisogno nemmeno di ricucire la ferita.
Però era proprio un bel buco, il proiettile andava in una traiettoria dritta.
…dritto…
-Yestind, ti sei fatta colpire apposta?-
la ragazza non rispose a quel nome, continuando a guardare un punto impreciso della stanza, la testa sommersa in chissà quali pensieri.
Yubaba sbuffò, agitandole una mano davanti gli occhi.
-Juses!-
la ragazza alzò lo sguardo tranquillo, mentre Yubaba le ripeteva la domanda.
-Ti sei fatta colpire apposta?-
-…non lo so…io stavo ferma, e lui mi ha sparato-
-E NON LO HAI EVITATO?? MA SEI IMPAZZITA??-
erano sedute su una panca nella stanza, e in quel momento Yubaba era schizzata in piedi, mentre Juses la guardava alzarsi e dimenarsi, il viso ora aveva molte più rughe di prima.
Juses era tranquilla, con le mani appoggiate alla panca di legno, in un’espressione che sembrava infantile, gli occhi erano un po’ affusolati,di quel rosso sangue che impressionava chiunque lo guardasse.
Quel sangue…lo stesso sangue che scorreva nel corpo di Yubaba, e che ora appariva nelle iridi di quella ragazza.
Sangue…fluido scuro…caldo che si raffredda…che diventa secco…che rimane sulla pelle…copre le ferite…eppure le mostra allo stesso tempo…
Sangue debole…sangue nobile…
Sangue…solo sangue…
Yubaba si morsicò il labbro inferiore, abbassando lo sguardo, rimettendosi seduta, per poi mostrare il suo viso contratto in una smorfia di preoccupazione, mentre curava le ferite della ragazza, che restò in silenzio, socchiudendo gli occhi e guardando oltre la spalla della vecchia…
Quell’uomo aveva desiderato ucciderla…
Eppure non lo conosceva…perché voleva ucciderla?

-…perché ti cercavo…perché ti devo uccidere-

Perché, perché…
Domande vuote…in quel momento avvertiva solo una profonda stanchezza e una sensazione triste…ancora una volta aveva fatto arrabbiare Yubaba…ancora una volta l’aveva fatta stare zitta.
-…scusa…-
Yubaba alzò lo sguardo, gli occhi nocciola incontrarono il viso di Juses, il suo sguardo era perso chissà dove.
-…non fa nulla Yestind-
Yubaba accarezzò con la mano la testa nera di Juses, che la guardò con quello sguardo vuoto che sembrava volerle leggere in testa.
La vecchia finì di curare la spalla, con il taglio bastava un cerotto grande, mentre la spalla aveva una fasciatura bianca che rendeva ancora più esile quel magro corpo.
-Forza, mettiti in piedi che ti rimetto la fascia-
Juses obbedì, alzando le braccia, mentre Yubaba prendeva un’altra fascia bianca da un cassettone vicino al comodino, mettendosi in bocca i gancetti.
Strinse con forza la fascia, in modo che il seno venisse nascosto dalla garza bianca, per poi con un’operazione velocissima mettere i gancetti, battendo poi sulla spalla sana di Juses.
-Fatto!-


Si risistemò meglio gli occhiali da sole, mentre si alzava da quell’angolo di strada, osservando dietro le lenti colorate la folla che pian piano andava a scorrere, una fiumana di gente che era sui marciapiedi del centro di Merjusalem.
Persone…uomini, donne…bambini…bambini…
Aggrottò le sopracciglia, per poi sorridere amaramente, immergendosi nel bagno di folla, seguendo la corrente di gente.
Non aveva un posto dove andare di preciso, semplicemente seguiva la corrente, tenendo le mani in tasca, la giacca ondeggiava al movimento del corpo.
Continuò a camminare, era uno dei pochi che si rivelava alla folla, era alto e la testa bionda capeggiava tra le altre brune, colorate e bionde come le sue.
Evitò elegantemente di scontrarsi con delle studenti che chiacchieravano divertite, una di queste si voltò a guardarlo, per poi commentare con le altre.
Sorrise divertito, continuando a camminare, mentre il suo sguardo era perso, nascosto abilmente dalle lenti degl’occhiali da sole.
Merjusalem appariva in quel momento una città caotica, anche troppo per i suoi gusti, mentre uomini e donne sconosciuti, volti sconosciuti e voci sconosciuti lo assillavano e riempivano la sua testa confondendo i suoi sensi.
Aveva l’aria molto rilassata e al tempo stesso astratta, passava inosservato tra la gente, poche persone si voltavano a guardare quell’uomo molto alto dai corti capelli biondi con le mani in tasca che si stava masticando qualcosa in bocca, di sicuro una gomma da masticare.
In un vicolo si sentì un po’ soffocato il rumore di un hip hop, che attirò qualche istante la sua attenzione, giusto in tempo per vedere un berretto giallo acceso danzare sulla testa di un’ombra estranea, per poi avere di nuovo in faccia la vista di un muro di un’edificio.
Si voltò di nuovo a guardare la folla, mentre quel ritmo gli tornava in mente, lo aveva gia sentito.
Il berretto giallo di quello sconosciuto lentamente gli stava mostrando una strana prospettiva.
In un secondo tutte le cose gialle che erano accanto a lui, nel fiume di gente balzarono agl’occhi, mentre quel ritmo picchiava incessante sulla sua testa.
Borsa gialla, calze gialle, maglione giallo, fiocchi gialli, fiori gialli, un pupazzo giallo.
…un orsacchiotto di un’assurdo color giallo limone, con un fiocco rosso attorno al collo, bottoni neri per occhi e naso, tenuto tra le mani di una bambina dai capelli scuri a caschetto, con un cerchietto blu decorato con una spilla bianca.
La bambina camminava da sola.
Non un’adulto a starle accanto, nemmeno un fratello o una sorella che la tenesse in braccio.
Ne una madre o un padre che le stringesse affettuosamente la mano accompagnandola in qualche negozio di giocattoli, magari per farle qualche regalo perché era solo una brava bambina.
Solo una brava bambina…
Si spostò, attraversando il fiume evitando di spingere o di venir spinto, era molto silenzioso ed elegante in quel momento, e la lunga giacca che portava non lo intralciava.
Il ritmo di quell’hip hop cominciò a picchiare con più violenza nella sua testa, come se si fosse alzato il volume ad una specie di stereo.
Il berretto giallo danzava ancora nella sua testa, ma i suoi occhi azzurri si erano assottigliati, però non era per la luce, che si faceva più chiara quando tra le nuvole c’era uno squarcio di cielo azzurro.
Per certi versi era anche fastidioso quel berretto giallo, sembrava adesso sulla testa di quella bimba i cui capelli apparivano più scuri mentre la testa dell’orsacchiotto era appoggiato all’esile spalla dell’infante, i bottoni neri sembravano guardare in modo distorto e curioso la figura dell’uomo, a poca distanza dalla piccola, che continuava a camminare imperterrita.

-Perché mi segui?-

Sorrise, in modo divertito.
In qualche modo quell’orsacchiotto gli aveva parlato, aveva assunto il timbro vocale di quel ragazzo.
Della sua preda.
Il ritmo si faceva fastidioso in quel momento, mentre la bimba sembrava ingigantirsi nella sua mente e prendere strane sembianze nere, che davano un senso di soffocamento.
Ombre scure, dagl’occhi sottili.
Presenze, senza consistenza, ma solo un’illusione.
Ecco…c’era una ruga accanto all’occhio…a guardarla meglio, è una piccolissima cicatrice.
Ogni volta che ha quello sguardo quella cicatrice forma un solco che ricorda una ruga.
E lo fa invecchiare.
In realtà è giovane, molto giovane, non sa cosa vuol dire avvertire la vita scivolare via dalle dita…
…no, non è esatto…
Lui lo sa, lo sa molto bene…
Strano, la bimba è scomparsa dietro un calvo signore, che si ferma un secondo.
Ecco, ora una giovane donna con un bimbo in braccio è andata contro quell’uomo, non è successo nulla, ma nel frattempo il fiume di gente ignora il loro scontro, mentre lui si scusa con lei, e il bimbo lo guarda stranito.
È veloce, solo il bimbo alza lo sguardo per notarlo.
Gli occhi azzurri vengono coperti dalla lente degl’occhiali da sole, mentre la figura scura scompare dalla fiumana.
Il bimbo aveva chiari occhi verdi.
E lo guardava in un’espressione stupita ed innocente.
…candido…
Velocemente l’uomo scomparì nel vicolo, una piccola presenza aveva iniziato a correre, la breve galleria sembrava proteggerla dallo sguardo dell’uomo, che si limitò a scoprire il petto dalla giacca, infilandosi silenzioso una mano nel punto nascosto dal tessuto, tirando fuori con calma la pistola che portava con se.
Videl
Che nome per una pistola…
Anagrammato è Devil
Fa quasi ridere chiamare segretamente una pistola come le vittime che questa distrugge.
La bimba intanto si è fermata dal suo correre, e metà del viso si rivolge verso l’uomo, che intanto sta caricando un colpo.
Il viso in parte è coperto dai capelli a baschetto.
Tra le mani ancora quell’orsacchiotto giallo accesso dal fiocco rosso.
Sa che il fiocco è rosso, perché ormai quel nero è occupato dal colore dei ricordi.
Compreso quel berretto giallo.
Fastidioso.
La bambina è ancora di profilo, il vestito ha una gonna corta, si vedono le gambe magre della piccola in controluce.
…caricò il colpo, aggrottando le sopracciglia.

“Stop!
Aspetta un secondo, che stai a fare?”
“Elimina un fastidio, una preda.
Sta facendo la cosa giusta, lascialo fare”
“Ma avrà solo 6 anni, che cosa può fare?”
“Testa di cazzo, se io dico che quella è una mocciosa pericolosa, deve sparare!!”
“Stammi a sentire, come può una bambina, da sola, con un peluche in mano, farti del male?
Al massimo ti dice una parolaccia e ti fa una linguaccia”
“Sei un cretino, se lo stai ad ascoltare.
Spara e fottittene di quella voce”
“Fermo, calmo, rilassati e dimmi se questo è sensato”
“Allora, ancora a rompere i coglioni? Ti ho detto che devi andartene a quel paese”
“Ricordati che poi verrai incolpato di un’omicidio solo perché hai seguito il tuo istinto”
“Ok, lasciamo stare, lascia vivere quell’essere e aspettiamo che faccia delle vittime perché ascolti questo idiota”
“Cosa?”
“STRONZO! Non ti accorgi che spari un sacco di cazzate?”
“Come ti permetti? Ti ammazzo figlio di puttana!”
“Aha! Mr. calma, Mr. Pacifista, Mr. Bontà d’animo, che vuoi fare? Picchiarmi?”
“Senti, sta a sentire a me e no questo pezzo d’idiota, lasciala stare!”

…sorrise, divertito, adesso aveva anche dei problemi con la sua coscienza.
Che cretino.
La bambina si voltò verso di lui, gli occhi totalmente privi di sclera.
Hm, bel trucco.

“Ok, coglione, spara!”




Osservò con aria annoiata quell’unica macchia nera, una specie di piccolo punto che si allontanava dal suo campo visivo.
Un’uccellino?...strano, era certa che a Merjusalem non ci fossero più creature del genere.
Si passò una mano tra i capelli lunghi, restando appoggiata alla rampa del ponte per pedoni, in attesa.
Era stufa di aspettare, era arrivata in anticipo, conoscendo Geremy che era un tipo puntuale.
Però…al solito quegl’altri due di sicuro lo hanno coinvolto in qualcosa di losco e adesso stavano scappando da qualche sbirro.
Sbuffò, ormai erano diventate previdenti quelle due teste calde, però sperava che Jacob avesse fatto qualcosa di utile.
Niente da fare.
Sbuffò, mentre voltava il suo sguardo verso le macchine sotto di lei, osservando con aria annoiata tutte quelle scatole metalliche sfrecciare in quella lingua di asfalto, i fari accesi.
Camion, macchine, furgoni, biciclette, motorini…
Si mise a contarli, lo faceva sempre quando si annoiava.
Stava arrivando a cento quando fu richiamata dalla presenza di tre figure, tre a lei conosciute.
-Ilda!-
-Finalmente!-
sbuffò, alzando lo sguardo verso l’alto in un gesto di sollievo, sbuffando, mentre un ragazzo moro con violenza piegava la testa di un grigio dai capelli a spazzola verso il basso.
-Avanti chiedi scusa!-
-Ma perché io?-
-Perché è colpa tua Giona-
una biondina si fece avanti, i capelli biondi corti erano decorati con fermagli rossi e blu, mentre formava una bolla con la gomma da masticare al sapore di ciliegia.
Il grigio alzò lo sguardo, lanciando un’occhiata di finta rabbia verso la biondina.
-Non cercare di nascondere l’evidenza Calibi! E’ anche colpa tua!!-
-E perché? Non eri tu ad aver lanciato la doppia sfida?-
Ilda Fec si passò angosciata una mano sulla faccia e poi tra i mossi capelli castano chiaro, lo sguardo nocciola dal cielo color rosa pastello viola si posò sulle calze gialle arancio e rosse di Calibi, che fece la linguaccia al fratello, mostrando il percing sulla lingua, per poi continuare a masticare e formare un’altra bolla rosa che aveva l’odore della ciliegia.
-Cos’avete combinato stavolta voi due?-
-Giona ha sfidato Geremy ad attraversare la strada della galleria nel punto senza luci-
-COSA?! MA SEI RINCOGLIONITO??-
Ilda lasciò che l’istinto muovesse il suo pugno, che picchiò violentemente verso la testa apparentemente vuota di Giona, che lanciò un urlo mentre si liberava dalla presa di Geremy, il ragazzo dai capelli sale e pepe si fece restituire gli occhiali dalla biondina, sussurrando acido un “Traditrice”
La ragazza più grande sbuffo, mentre Giona si sistemava i capelli pepe e sale, quell’idiota dell’amico glieli aveva rovinati.
Nel frattempo uno skater passò li accanto, attirando l’attenzione di Calibi, la cui bolla di gomma le scoppiò in faccia, colorandole le guancia e la bocca di rosa.
Ilde si guardò intorno, mentre Geremy prendeva l’iniziativa.
-Che si fa?-
-Seguiamo lo skater?-
Calibi si era rimessa a posto la gomma, anche se adesso aveva un forte odore di caramella, merito anche del profumo che indossava.
Ilde si limitò a fare spallucce, mentre Giona si avvicinava all’amica, passandosi la mano sulla spalla.
Aveva un forte bruciore in quel punto, ed alzò lo sguardo verso il cielo.
-…un spy-bird-
-E’ lassù da un po’, evidentemente mi ha seguito da casa-
Geremy sbuffò, mentre Giona si sistemava gli occhiali sul naso.
-Uffa, da un po’ di tempo ci seguono dovunque, comincio a sentirmi a disagio…-
-Sempre meglio di Zack o Eri Tare…-
-A proposito, qualcuno sa come stanno?-
-Se non mi sbaglio si occupa di loro la sorella di Eri, Carsipe-
-Poveraccia, gia ha i suoi problemi con quella storia della sifilide-
-Non gli resta tanto da vivere…-
-Nessuno di noi ha molte speranze di vivere a lungo-
Ilde aveva superato tutti, con le mani nella tasca dei jeans larghi e strappati sulle ginocchia, i lunghi capelli mossi ondeggiavano, mentre gli altri si ammutolivano, persino Calibi smise per un secondo di fare bolle con la gomma, per poi togliersela di bocca e schiacciarla contro il palo della luce che in quel momento si accendeva.
I quattro si rimisero in moto, in silenzio, Giona affettuosamente aveva messo il braccio attorno alle spalle nude di Calibi, mentre Geremy aveva affiancato Ilde, parlando come al solito con un tono di voce basso e gentile.
-Come stanno Daniel e Gioele?-
lei sorrise triste.
-Al solito, Daniel fa i capricci da bravo bambino mentre Gioele fa il grande, anche se di nascosto anche lui fa i capricci-
il ragazzo sorrise, avvicinandosi a Ilde, che si voltò a guardarlo.
I capelli semi lunghi castano scuro tenuti da una treccia e occhi verdi.
-Hai paura?-
-No francamente. Infondo tutti quanti sapevamo che cosa sarebbe accaduto…-
-E’ vero, noi siamo P&S-
Ilde annuì, sorridendo divertita a quella che sembrava l’insegna di un negozio più che un progetto segreto che faceva parte dell’ apokalipsis.
Davanti a loro si prospettava una serata calma, senza una nuvola in cielo, mentre lo spy-bird li avrebbe seguiti e tenuti sotto controllo con le telecamere negl’occhi di vetro.


Finito il terzo capitolo!
Ehe, sono rigogliosa del discorso mentale, ho preso spunto da Dr.Dre ed Eminem in “Guilty Coscience” un bel rap.
Invece l’ultimo pezzo mi è venuto di getto, però non mi dispiace aggiungere personaggi a quella che spero diventi la prima di una saga…ma non dico altro!^^
Comunque, RINGRAZIAMENTI

Melanto:grazie mille per i complimenti, sono imbarazzatissima!^=^ In effetti mi piace molto lo sfondo Dark.
Argh! Gli errori di battitura, sono il mio dilemma peggiore^^; Vabbeh.
Michael si, lo sto facendo un po’ tormentato, ma questo è segreto! Hihi!^^

Diandraflu: si, anch’io ho un sacco di casino in testa, perciò non farci caso^^;

Noesis: Juses mi è venuto anagrammando Jesus.
Come ha scritto L_Fy lo trovo decisamente adatto al ragazzo…beh, diciamo ormai ragazza!^^

L_Fy: allora, siamo in universo alternativo, però se leggi la Bibbia nella sezione Apocalisse capisci molte cose.
Si, mi piace molto anagrammare i nomi, lo trovo divertente, anche perché inventi un sacco di combinazioni diverse.
Anche i nomi dei quattro ragazzi all’ultimo paragrafo…eeeh, ma ti dico troppo!^^
Comunque grazie per il commento e per la fiducia.
Per Uriel mi dispiace, ma mi serviva da piccolo…

GRAZIE A TUTTI!! BACI!

Meiko

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