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Autore: Regina96    17/08/2015    0 recensioni
Corse a perdifiato lungo il pendio e inciampò in qualche roccia che la fecero arrivare a valle un pò rotolando e un pò zoppicando. Si diresse immediatamente verso il falò. Non era ancora l'ora di cena ma ormai era diventata una triste ricorrenza riunirsi tutti per commemorare due mezzosangue morti un decennio prima nella lotta contro Gea.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Rachel Elizabeth Dare
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti ! Questa é la mia prima fanfiction perciò mi scuso in anticipo per eventuali errori. Fatemi sapere che ne pensate lasciando una recensione, negativa o positiva, così che io possa correggermi e migliorarmi :) ora vi lascio alla storia. Buona lettura! 

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 Non ci poteva credere.  Finalmente!  Il giorno che aveva tanto aspettato con ansia era arrivato. Era il 6 giugno! Mise lo zaino in spalla e uscí di corsa da scuola scansando e spintonando i suoi compagni.  Oggi non aveva tempo per niente e per nessuno. Imboccó la strada principale ancora correndo ma presto dovette rallentare anche perché il suo cuore c'era mancato poco che uscisse fuori dal petto sventolando una bandiera bianca. Perciò si costrinse a camminare ispirando ed espirando regolarmente altrimenti non sarebbe arrivata viva a destinazione.  Ciò però non le impedì di sfoggiare per tutto il tragitto uno di quei sorrisi che avrebbero potuto illuminare a giorno l'intera città in piena notte.  Ormai era quasi arrivata.  I grattacieli stavano cominciando a lasciare il posto a colline, alberi e prati. Stava come al solito per svoltare nella strada a sinistra che si inoltrava tra gli alberi quando una voce le disse:
 " Perché sorridi a quel modo ragazzina? Ti è successo qualcosa di fantastico o hai una paralisi?".
Le ci volle qualche secondo per identificare da dove provenisse quella voce; apparteneva a un ragazzo con i capelli neri brizzolati e dagli spettacolari occhi verdi come le profondità del mare. Era appoggiato a un lampione con le mani in tasca e rideva tra sè e sè. Sophia perse il suo sorriso e si girò verso di lui squadrandolo.
"Come hai detto scusa?" rispose in maniera irritata.
"Stavo scherzando non ti scaldare" la rassicuró con un sorriso furbo.
 Poi però le rivolse uno sguardo pensieroso, quasi cercasse di recuperare un ricordo che gli stava sfuggendo. "Ehy, io ti conosco!".
"Ci vuoi provare vero? Ma con me non attacca. A quante lo dici al giorno eh?" gli rispose con aria di superiorità.
"Beccato!" ammise alzando le mani in segno di sconfitta ma sempre mantenendo il sorriso "Ma non lo dico a tutte, solo alle ragazze belle come te. E poi stavolta sono sicuro di averti già vista. Quei tuoi occhi grigi.....mi sembrano familiari " rispose con uno sguardo vacuo e pensieroso.
"E io ti dico che non ti ho mai visto. Perció se mi vuoi scusare ora devo andare" e senza aspettare risposta Sophia lo scansó e proseguí per la sua strada. 
Aveva percorso solo qualche metro quando risentí di nuovo quella voce. 
"Come siamo scontrose stamattina. Te ne vuoi già andare senza dirmi neanche il tuo nome? ".
"Non è possibile!" si disse Sophia. Quel ragazzo era letteralmente comparso appoggiato al lampione successivo accanto a lei, sempre con le mani in tasca e il sorrisetto irritante. Doveva aver visto male. La gente non appare e scompare all'improvviso dal nulla. Prese fiato per impedirsi di saltargli addosso.Continuò a camminare ignorandolo apertamente finché non ci andò a sbattere contro. A quel punto il panico prese il sopravvento sull'irritazione. Con la mano tremante in preda alle convulsioni indicó il lampione dove lui era appoggiato fino a un attimo fa e disse febbricitante: 
"Tu eri là..." e, più per convincere sè stessa che altro, si mise a gridare "Tu era là!  Ti ho visto! Non sono pazza anche se tu vuoi farmelo credere!".
 Sottolineó quel tu (forse per accertarsi che non fosse un'illusione, forse per verificare che non fosse un sogno) premendo il dito indice contro il ragazzo (che la guardava sempre divertito come se avesse assistito a centinaia di reazioni così). Poi fece quattro o cinque passi indietro. Per tutta risposta lui le scoppiò a ridere in faccia.
"Ahahahahahaha! Che buffa che sei!".
Poi, riprendendo il solito tono sarcastico aggiunse: 
"Comunque piacere, io sono Mirko" le disse offrendole la mano in segno di amicizia.
Rassegnata all'idea di essere impazzita, in modo arrendevole rispose:
"Se ti dico il mio nome tu mi lasci andare dove devo andare? Per favore! Per me è importante...".
"In che senso lasciarti andare? Io non ti sto mica trattenendo. Ti sembra che ti abbia legata o cose simili? " disse con sarcasmo.
"Dai non scherzare!  Sai benissimo cosa intendo!".
"Va bene, va bene, perdono!" si arrese con sguardo complice "Voglio sapere solo come ti chiami per non dimenticarmi di te".
"D'accordo. Io sono Sophia. Ora devo andare. Addio!". 
E così dicendo cominciò a correre verso il ragazzo certa che, per qualche assurda ragione, sarebbe scomparso. Infatti un momento prima di andarci a sbattere contro di nuovo, Mirko comparse appoggiato contro il muro sulla destra.
"Lieto di averti conosciuta Sophia ora devo andare. Ci vedremo presto, ne sono sicuro" e sempre sorridendo se ne andò passeggiando nella direzione opposta a quella di Sophia.
"Tutte a me devono capitare? Neanche nel mio mondo ho conosciuto gente più strana!". Mentre stava rimuginando ancora sul suo ultimo incontro arrivò in cima alla collina che stava scalando ed esclamò entusiasta:
"Finalmente! Il Campo Mezzosangue! Sono a casa! ".
Corse a perdifiato lungo il pendio e inciampò in qualche roccia che la fecero arrivare a valle un pò rotolando e un pò zoppicando. Si diresse immediatamente verso il falò.  Non era ancora l'ora di cena ma ormai era diventata una triste ricorrenza riunirsi tutti per commemorare due mezzosangue morti un decennio prima nella lotta contro Gea. Lei non li aveva mai conosciuti e nessuno le aveva mai parlato di loro. Però le espressioni sui loro volti o le lacrime che ogni tanto si lasciavano scappare valevano più di mille parole. Intorno al falò c'erano come sempre Leo, Jason, Frank, Nico, Hazel, Piper, Grover, Juniper, Thalia, Rachel e Chirone con gli stendardi di Poseidone e di Atena in braccio pronti a essere bruciati. Come ogni anno era arrivata in tempo per celebrarli. Mi avvicinai al fuoco. Come ogni prima settimana di giugno era l'unica mezzosangue a essere al Campo, gli altri sarebbero arrivati nelle settimane successive. Appena la vide, Chirone le dedicò un sorriso e la abbracció. 
"Bentornata Sophia, è bello averti qui ma per quest'anno qualcuno ti ha preceduto. Abbiamo un nuovo mezzosangue qui al campo. Sei arrivata in ritardo mi dispiace "  affermò ridendo con sarcasmo. Sophia si uní alla sua risata anche se in cuor suo non vedeva l'ora di strangolare quell'altro o quell'altra mezzosangue. Per lei era una sorta di tradizione. Ci teneva, punto. Non c'era un motivo particolare. A interrompere il flusso dei suoi pensieri ci pensò Chirone.
"Ora cara Sophia ti presento il nuovo mezzosangue. Vieni avanti, non fare il timido". 
Da dietro di lui sbucó un ragazzo alto con i capelli neri un pó brizzolati e dagli occhi verdi che aveva stampato in faccia un sorriso furbo. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, Chirone iniziò le presentazioni.
"Sophia ti presento Mirko, figlio di Ecate, Dea della magia. E, Mirko, questa è Sophia, figlia di Zeus, Signore del Cielo".
Sophia aveva lo sguardo di chi aveva appena ingoiato una ciabatta, con peluche e tutto il resto. 
"Te l'ho detto che ci saremo rivisti presto" le disse con un sorriso.
"Bene, a quanto pare vi conoscete già. Meglio così,  diventerete grandi amici. Ora torniamo alle cose serie" e un velo di tristezza gli passò sul volto. 
Dopo che Sophia ebbe completamente ingoiato la ciabatta, si riunirono tutti intorno al fuoco. Mentre in un silenzio innaturale si iniziavano a bruciare gli stendardi, qualcosa crepitó tra le fiamme e un messaggio Iride si materializzó. Nell'immagine apparve un uomo dai capelli neri dall'età non identificabile con una lunga veste che si muoveva anche se non c'era vento. La cosa più inquietante era che si riuscivano a distinguere dei volti di anime che tentavano di liberarsi.L'uomo parlò.
"Salve a tutti! Quanto tempo..lieto di rivedervi tutti riuniti. Cosa si festeggia? Ah già, dimenticavo...è la morte di quei due mezzosangue che ho ucciso un decennio fa ...come si chiamavano? Annabeth e Pe..".
Non riuscì a terminare la frase. Nico con un veloce colpo di spada gli trafisse la faccia, anche se questo non portò a niente perché era un messaggio Iride non la realtà. 
"Tu non sei degno neanche di pronunciare quei nomi. Cosa vuoi? Vattene!" urlò Nico con astio.
"Che caratterino! Non si tratta così un Dio e specie uno di quelli primordiali come me. E pensare che ero venuto per proporvi unoscambio e offrirvi qualcosa di prezioso. Pazienza, li porterò via con me visto che non siete interessati a riaverli" si giustificó con aria teatrale. 
"Di cosa stai parlando?!?!?" scoppiò Nico.
"Bene ora cominciamo a ragionare. Ho preso qui con me le anime di Percy e Annabeth.  Pensavo di riportarle in vita e offrirvele in cambio di qualcosa di ancora più prezioso.."."Vai avanti! Cosa vuoi in cambio? " chiese Nico ad un tratto speranzoso. 
"Cosa voglio in cambio? Una sciocchezza! Voglio solo quei due semidei" e indicó prima Sophia, che impallidí come se stesse per rimettere la ciabatta appena ingoiata, e poi Mirko, che per una volta avevo perso il suo sorriso sarcastico.
"Scordatelo! Lasciali in pace! Non so a che ti servono ma non li avrai! " gli urlò contro Chirone.
"Non accetteremo mai Tartaro. Non abbiamo prove che ciò che ci stai dicendo sia vero perciò vattene perché con noi perdi solo tempo!" gli diede manforte Jason.
"Come volete. La scelta è vostra. Se tenete più a due ragazzini che agli amici di una vita fate pure. Ma siccome sono un Dio magnanimo, vi offro la possibilità di cambiare la vostra scelta. Se entro tre giorni mi porterete i due semidei nel giardino di Persefone, allora riavrete i vostri amici.Ricordate! Tre giorni! ".
Il messaggio Iride scomparve lasciandosi dietro domande senza risposta
"Tranquilli non abbiamo nessuna intenzione di portarvi da lui. Sicuramente ci starà mentendo " chiarí Chirone rivolgendosi verso Sophia,
Lei non parlava. Non poteva crederci! Davvero loro volevano rinunciare all'unica possibilità di riavere i loro amici di sempre per poter salvare due semidei che conoscono da qualche anno? Dopo qualche minuto diede voce ai suoi pensieri. 
"Siete forse impazziti? Non è giusto!" protestó.
   
 
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