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Autore: armony_93    31/01/2009    5 recensioni
Le parole sono tante e importanti. Le parole ci rappresentano e con dei discorsi riusciamo più o meno a esprimere noi stessi. Chi non ha parole come puoi farsi capire? In tanti modi, in tanti gesti, in tante espressioni. A volte ci sembra così ovvio saper parlare, ma è davvero così naturale? No, non per lei. Taylor Mckessie. Nuova long scritta ieri sera di getto. Non molti mi seguono, ma ho voluto provare a scrivere qualche cosa di diverso: diamo sempre per scontato che una persona parla, dialoga e si confronta con gli altri, ma è vero che a volte non c'è bisogno di molte parole e anche il silenzio può diventare qualcosa di bello e speciale. Taylor è una ragazza che ha perso le parole sin da quando era piccola. Frequenta la East High e nonostante conosca i suoi compagni da molto tempo si renderà conto solo in quel periodo del sentimento che la lega ad uno di loro. Il più ribelle. Chad Danforth. Tra dolcezza e violenza, anche una nuova storia d'amore nasce tra le righe di questa storia. Questa ficcy è anche Ryanella e Troypay. Un bacio a chi la legge. armony_93
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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21.21

-Cosa vieni che ti riporto a casa…-

Ruppe il silenzio Chad scendendo dal muretto basso di una casa e lanciando il suo bicchiere dentro il secchio li vicino. Gabriella lo fissò mentre succhiava dalla cannuccia tutta la coca cola contenuta nel bicchiere che teneva tra le mani. Inarcò un sopracciglio e lo fulminò con lo sguardo senza smettere di bere il liquido frizzantino. Chad la fissò e si mise le mani in tasca sbuffando infastidito.

-Certo che sei lenta!-

La ragazza finalmente separò le sue labbra fragola dalla cannuccia e arricciando il nasino lo fissò sempre con gli occhi ridotti a due fessure borbottando.

-Io non mi chiamo “Cosa”!-

Chad ruotò gli occhi al cielo e avvicinò i loro volti fissandola digrignando leggermente i denti.

-Gabriella. Andiamo?-

La mora gli fece la linguaccia e si voltò buttando nel secchio il suo bicchiere. Si infilò il casco e Chad le disse mentre sistemava la moto.

-Ti lascio e me ne vado. Preferisci dal tuo ragazzo o a…a casa tua?-

Chiese Chad chinando leggermente il capo in avanti mentre la sua espressione assumeva quel senso vuoto e vago quando si riferiva sempre anche solo accennando a Taylor. Infatti subito il pensiero del ragazzo riflettè quell’impressione visto che nella sua mente i sorrisi, le carezze, i baci, quando avevano fatto l’amore…

-A casa…-

Un attimo, si riprese e si ritrovò sulla moto mentre sfrecciava per la strada, sull’asfalto bagnato e umido dai precedenti giorni di pioggia. Gabriella lo strinse forte per la paura che aveva delle moto e quando non sentì più il vento schiaffarle i capelli all’aria comprese di essere arrivata.

-Puoi staccarti…siamo arrivati.-

Ridacchiò il moro mentre Gabriella arrossiva e scendeva lanciandogli un occhiataccia. Chad ridacchiò appena quando Gabriella lo fissò incerta e gli disse torturandosi le mani.

-Vieni dentro? Hai bisogno di qualche cosa?-

Chad lanciò uno sguardo titubante alla casa buia e spenta e scosse negativamente la testa ma Gabriella spazientita gli rubò le chiavi con uno strattone e la moto si spense in un attimo.

-Ridammi la chiave.-

Il riccio le lanciò uno sguardo imperioso e deciso ma Gabriella lo fulminò facendolo tacere e in un attimo gli diede le spalle dirigendosi verso casa. Chad la fissò e sbuffò sonoramente mentre dentro di se sentiva lo stomaco in subbuglio. Fissò la finestra buia e cupa della camera di Taylor e un debole pensiero si insinuò nella sua mente: magari non c’era.

Nonostante questa rassicurazione il suo cuore non gli dava tregua e la sua forza di volontà gli impediva di avvicinarsi alla casa. Gabriella tuttavia sorrise furbamente e quando si trovò davanti alla porta di casa sventolò le chiavi della moto davanti al riccio che con un ringhio scese dal veicolo avvicinandosi a passi marcati e strascinati.

-Montez, stai rischiando. Ridammi le chiavi.-

Gabriella gli accarezzò una guancia e aprì la porta scostandosi. Gli fece cenno con la testa di entrare precedendola e quando il moretto fu dentro la ragazza sorrise intenerita.

-Vuoi qualche cosa da bere?-

Chad rigido e immobile fissava il salotto davanti a se senza riuscire a proferire parola. Eppure aveva ancora quell’aria superficiale e sbruffona del solito. Gabriella non potè fare a meno di sorridere quando lo superò tenendo le chiavi della moto ben strette tra le mani. Il riccio sbuffò sonoramente lanciandole un’occhiataccia nella quale con tenerezza Gabriella vi scorse anche tensione.

-Una birra andrà bene grazie.-

Disse lui sorridendo con un sorriso così falso che fece scoppiare a ridere Gabriella. La moretta aveva le lacrime agli occhi e si avvicinò al frigo per poi dire facendogli una linguaccia.

-In questa casa signorino mio bello non si beve. Se vuoi ho del succo alla mela verde.-

Disse sorridendo la mora per poi aggiungere ad un cenno del capo di Chad.

-Pensa, è il preferito di Tay.-

Il moro la guardo leggermente sorpreso e poi il suo sguardo si rabbuiò ed iniziò a lanciare sguardi interessati e curiosi in giro per la cucina. Era tutta un’altra cosa dalla cucina caotica e disordinata di lui e Troy, era pulita di un ordine impeccabile e si sentiva un odore dolciastro per tutta la stanza.

-Lo so che l’ordine è una cosa nuova per te, ma non guardare così i miei poveri mobili o me li sciupi!-

Disse Gabriella sghignazzando. Chad le rivolse uno sguardo infastidito e gelido al quale Gabriella rispose con una nuova linguaccia. La mora versò il succo di un verde intenso dentro a due bicchieri e ne porse uno al moretto. Poi si voltò e bevve. Chad assaggiò il succo dolce e asprognolo al tempo stesso arrossendo lievemente. Gabriella prese le chiavi della moto poi le posò sul ripiano e sorridendo disse per poi posare il bicchiere sul ripiano.

-Chad, io adesso vado, Ryan mi sta venendo a prendere…ma tu…secondo me sai già cosa devi fare e poi…-

-Basta Montez. Vattene e lasciami andare.-

La mora lo fissò ritornando seria all’improvviso, lasciò e chiavi a portata di mano di Chad e uscì senza proferire parola. Chad sentì la porta chiudersi e rimase solo in casa, illuminato da quella flebile e calda luce del pianale. Sospirò, prese le chiavi e si diresse alla porta.

Stava per varcare la soglia quando all’improvviso sentì un tonfo al piano superiore. Trasalì e si impose di fare silenzio e di andarsene in fretta, eppure ripensò al buio della stanza, alla luce cupa e alla finestra aperta. Non poteva essere stata Taylor.

 Sgranò gli occhi e lanciate le chiavi sul divano individuò velocemente le scale. Senza pensarci due volte salì al piano superiore e percorse senza emettere un rumore il corridoio. Indeciso aprì la prima porta che gli si parò davanti e non appena vide foto sparse in tutta la stanza di viaggi, gite e cartoline con un odore di vaniglia invaderlo si richiuse la porta alle spalle. Quella non era la stanza di Taylor.

Lanciò lo sguardo verso un’altra porta e dalle mattonelle bianche del pavimento che appena si intravedevano con la porta socchiusa potè dedurre che quello fosse il bagno.

Rivolse la sua attenzione all’ultima porta chiusa. Sospirò mentre il cuore gli batteva nelle orecchie.

Posò la mano sulla maniglia e con lentezza la premette.

Sentì il calore invadergli il viso e il corpo tremare eppure la sua mano si mosse veloce, vogliosa, desiderosa di aprire la porta.

Non appena lo fece fu investito da un’aria più fresca che lo fece rabbrividire. Gli occhi si abituarono al buio e individuò la finestra aperta. Guardò circospetto e pronto a qualsiasi colpo quando si accorse di alcuni libri a terra vicini alla scrivania. Sorrise appena comprendendo che erano stati quei libri a provocare il tonfo che aveva udito.

Si rilassò e fece per chiudere la porta quando la sua attenzione fu catturata da una figura rannicchiata sulle coperte. Il suo cuore rallentò fino quasi a fermarsi e il suo respiro si fece lento e pesante.

Taylor era rannicchiata sdraiata sul letto e dormiva. Ogni tanto rabbrividiva e sospirava. Chad la guardò immobile, incapace di fare altri movimenti, incapace di fare altro che non fosse guardarla. La sua mente appannata, affannata da tutta la nostalgia e la sensazione di averle inferto dolore, comandò al corpo di muoversi e andarsene, ma quello rispose con un gesto diverso.

Con lentezza entrò nella stanza, cercando di fare meno rumore possibile, raccolse i libri da terra e li posò al centro della scrivania così che non potessero più cadere. Superati il letto e la scrivania si avvicinò alla finestra chiudendola. Nella stanza calò un silenzio ovattato e sereno, diverso dal rumore del vento, della pioggia che fino a pochi attimi prima gli aveva inibito le orecchie.

Il rumore picchiettante e cullante delle gocce d’acqua che battevano sul tetto erano così ovattate e continue da sembrare solo una ritmica ninna nanna per la moretta che era seta a letto.

Chad sorrise appena e con dolcezza si avvicinò. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo…lui non sarebbe mai riuscito a resisterle. Lui non poteva stare senza di lei, punto e basta.

Con lentezza e delicatezza si sfilò la giacca posandola sulla sedia della scrivania e si sedette sul bordo del letto vicino alla ragazza. Sorrise coprendola con una coperta di plaid che giaceva su una poltroncina li vicina. Senza disturbare il sonno della ragazza le si stese alle spalle, reggendosi il capo con una mano. Ridacchiò appena accogliendo la schiena della ragazza nel suo petto e sorrise rincuorato quando la sentì rilassarsi per il calore che le aveva donato la coperta e il corpo di lui.

Rimase immobile, incapace di ragionare per lunghi minuti, nei quali le accarezzava una guancia, le spostava delle ciocche di capelli e la osservava muoversi lenta e impacciata nel sonno.

La ragazza si voltò rannicchiandosi contro il petto di lui e strinse la maglia tra le sue mani mentre con il viso cercava una parte morbida di quel petto marmoreo, trovando la pace poi sul cuscino poggiando la fronte contro quel petto scolpito, ignara e ingenua come solo un’addormentata poteva essere.

Chad rimase immobile e la strinse a se mentre con dolcezza una parte stanca, stufa iniziava ad abbandonarsi a quel calore che la ragazza gli procurava al petto. Lentamente il sonno si riprese quelle notti insonni passate a maledirsi.

 

 

Taylor stretta tra le braccia del moro aprì un po’ gli occhi stropicciandoseli leggermente. Sentiva un calore avvolgerla e sorrise leggermente sospirando di piacere. Quando si accorse del peso che le giaceva sulla vita e del fisico scolpito che a pochi millimetri dal suo viso si stagliava sgranò gli occhi. Si separò di scatto puntando le mani contro il petto di quello sconosciuto e con uno scattò fu in piedi vicina al letto. Non appena vide il ragazzo che giaceva addormentato sul suo letto il suo cuore si bloccò definitivamente.

La brunetta lo fissò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e avrebbe voluto urlare eppure lo fissò semplicemente con lo sguardo sorpreso e le lacrime a rigargli subito il viso. Era addormentato, steso scompostamente su un fianco e con il viso poggiato sul cuscino, in quel silenzio ovattato Taylor riusciva a percepire il respiro pesante e addormentato del ricciolino. Lo fissò senza avere la forza o il coraggio per fare altro. Arretrò di qualche passo senza sapere cosa pensare, senza sapere il perché era lì, annegando nel dubbio di essersi persa una parte della sua vita quando spinse una sedia che fece un rumore forte.

La brunetta sentì un fruscio e senza avere il coraggio di voltarsi rimase di spalle al letto quando una voce impastata, ma sorpresa e agitata la raggiunse.

-Taylor…-

La brunetta si voltò e vide due occhi cioccolato perdersi nei suoi. Chad la fissava in piedi vicino al letto.

 

 

Sharpay aprì gli occhi caramellati sbattendo le lunge ciglia nere cercando di mettere a fuoco. Cercò di mettersi a sedere quando sentì che qualcosa di freddo e duro sotto di lei. Si guardò attorno con tutti i muscoli a farle male e con la testa a pulsarle dal dolore.

-Ma dove diavolo …?-

Si disse mentre scrutava poco distante a lei le gambe di un tavolo lavorato in legno, delle sedie, alcune poltrone in pelle nera sparse per quello che doveva essere un salotto. In un angolo un cammino acceso che diffondeva una luce arancionata per tutta la stanza mentre il fuoco zampillava scoppiettante bruciando la legna.

-Ciao Pay…come te la passi con il mio ragazza?-

La bionda trovò la forza di mettersi a sedere e si ritrovò stesa su un tappeto morbido e lavorato del salotto mentre Elisabeth, bella e sensuale come sempre giaceva seduta su una poltrona con un sorriso dolce ma dannatamente stronzo.

-Tu…tu sei Elisabeth?-

Chiese la bionda con la testa a pulsarle dal dolore. La ragazza ramata sorrise e le rivolse uno sguardo agghiacciante.

-Si Pay, sono Elisabeth.-

 

 

Continua….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

°&°&°&°&°&°&°

 

Angolino dei ringraziamenti:

Se le altre volte il ritardo era enorme ora non so davvero come giustificarmi. La ficcy credo sia calata di aspettative e scusate se il metodo di scrittura è così arcano e spoglio ma mi ero un po’ persa e nonostante so che le recensioni inevitabilmente saranno calate devo sperare in un vostro commento? Un bacione e a presto spero se la mia mente me lo permette.

 

 

 

 

*Armony93*

  
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