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Autore: Blackmore Di Blackmore    19/08/2015    2 recensioni
Arya ha sedici anni e vive nella tribù dell'acqua del nord con la madre, il fratello Hush e la migliore amica Tia. La madre importante consigliera passa poco tempo a casa con i figli e quindi la giovane Arya ha messo da parte la propria adolescenza per badare alle esigenze del fratello e dell' amica. Quando un giorno la Nazione del Fuoco attacca la tribù i tre giovani sono costretti a scappare, inizierà così il loro viaggio per scoprire se stessi, i nuovi amici incontrati lungo il cammino e salvare una persona a loro cara
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fuga

Era una mattina come tante altre nella tribù dell’acqua del nord. Io giravo per il mercato accompagnata dalla mia amica Tia, nella speranza di trovare qualcosa di speciale per la cena di quella sera. Mia madre doveva ospitare la cena mensile del consiglio. Tia m’indicò un paio di guanti molto carini.
-Dovremmo cercare la cena, non accessori.- borbottai posando gli occhi su un fermacapelli azzurro. Mi avvicinai alla bancarella mettendomi a curiosare.
-Tanto siete brutte lo stesso.-
-Taci Ede, non ci interessa il parere del peggior dominatore dell’acqua del mondo.- risposi velenosa.
-Tu nel frattempo non ti puoi neppure allenare noi ragazzi.-
Io lo guardai ferita, sentendo dentro di me l’impulso di sfidarlo a una gara di dominio e di tirargli un pugno in piena faccia non necessariamente in quest’ordine. Avevo già la mano alzata, ma in quel momento iniziò a scendere “neve nera”. Cenere. La campana iniziò a suonare
-Ci attaccano…- sussurrò Tia afferrandomi per il polso. -Dobbiamo andare a prendere Hosh.- risposi iniziando a correre verso casa trascinandomi dietro la mia bionda amica.
Correvamo all’impazzata per i vicoli stretti della tribù. Sentivo i dominatori organizzarsi per la difesa ma anche tante persone urlare disperate per il dolore. Cercavo di non badarci; il mio unico pensiero in quel momento era mio fratello. Speravo fosse ancora a casa nostra. Spalancai la porta di casa trafelata ed entrai con Tia al seguito.
-Hosh.- chiamai; ma non ricevetti alcuna risposta
–HOSH! Brutto idiota dove ti sei nascosto?- ed eccolo apparire in uniforme da guerra completa
-Sono qua, sorella.- Tia trattenne il fiato mentre io mi arrabbiavo sempre di più.
-Non fare l’eroe. Noi non andremo a batterci con la nazione del fuoco. Adesso cercheremo la mamma e poi scapperemo.-
Mio fratello la guardò come se fossi un eretica –Stai scherzando, spero.-
-No bambini. Voi ora ve ne andrete.- mia madre era appena entrata nella stanza e ci guardava con un cipiglio inconfondibile. Quel misto di paura e rabbia che la prendeva quando c’era qualcosa che lei non poteva controllare.
-Ascoltatemi attentamente.- disse seria –Ora voi prenderete soldi, cibo e vestiti e scapperete il più velocemente possibile.-
Io e il mio gemello aprimmo la bocca per protestate ma mia madre ci zittì immediatamente con un occhiataccia.
-Ci vedremo da vostra sorella nel regno della terra. Niente storie.- sbottò poi ci abbracciò tutti e tre. –Vi voglio bene, figli miei.-
Mia madre, vedova forte e indipendente. Non sarà stata il massimo dell’affetto materno in quei miei sedici anni di vita ma non volevo certo lasciarla andare così. Incontro a morte certa.
La porta si chiuse dietro di lei -Anche io mamma.- sussurrai così piano che forse mossi solo le labbra.
-Dobbiamo andarcene.- Disse Tia ficcandomi tra le braccia un sacco contenente un po’ dei miei vestiti, soldi e cibo.
-Non possiamo permetterci di sbagliare o tentennare.- dissi io tornando improvvisamente la fredda. Mi gettai il fagotto sulle spalle e feci per aprire la porta di casa. –Tia?-
-Si?-
Prova vilmente lei si aspettava che io dicessi “Ho paura” come nelle storie che raccontavano gli anziani. e io paura ce la avevo davvero ma questa non era una storia
-Hai preso i tuoi pugnali? E anche la spada corta?-
-Si Arya, li ho presi-
Annuii piano. –Se pregare ci fosse mai servito a qualcosa ora lo farei; ma…- sentii borbottare mio fratello
-…Ma gli spiriti non ci annoi mai aiutato.- dissi io finendo la sua frase -Dai gemello scemo, andiamo a salvarci la pelle.-
Uscire di casa fu peggio di quello che pensavo. C’erano persone che correvano ovunque, a terra cadaveri abbrustoliti e puzza, puzza di fumo e morte.
-Di qua.- dissi procedendo verso un vicolo. I due entrarono e io rimasi dietro per coprirgli le spalle. Procedemmo senza problemi inizialmente; ma all’improvviso ci passò davanti un dominatore del fuoco. Non avrà avuto più di diciotto anni ma io ne fui comunque terrorizzata. Era conciato piuttosto male, aveva un brutto taglio in testa. Non provò ad attaccarci ma anzi fissò i suoi occhi nei miei ma finse di non notarci. Cosi passammo oltre. D’un tratto ci trovammo in un vicolo con a terra un piccolo buco, passava solo una persona alla volta ma era quello che cercavo.
-Sei un genio sorella.- borbottò Hosh –Questo ci porterà direttamente al molo.- afferrò la grata con due mani e iniziò a tirare. Dopo due minuti era ancora li, ma con il fiatone
-Non vuole cedere.- sussurrò
-Tu continua a provare.- dissi indietreggiando
Non volevo dirlo a i due, per non allarmarli, ma avevo sentito delle persone venire in quella direzione.
-Dove stai andando Arya?- mi chiese Tia
-Ho dimenticato una cosa a casa. Voi continuate così, ci… ci vediamo al molo.- i due mi guardavano un po’ basiti ma il mio sorriso rassicurante li obbligò a ricambiare e tornare a concentrarsi sulla grata.
Appena svoltato l’angolo mi trovai davanti quattro dominatori del fuoco.
-Ah, che bella ragazzina abbiamo qua. Ma dove vai così di corsa?- disse quello più grosso e brutto afferrandomi per un braccio. In men che non si dica un getto d’acqua lo aveva mandato a sbattere contro un muro,mentre gli altri mi guardavano sbalorditi e arrabbiati.
-Maledetta stronza.- i tre mi furono addosso in un attimo e con un manrovescio mi mandarono a terra.
Non mi rimase altro da fare che guardarli dal basso decidere chi di loro avrebbe avuto l’onore di uccidermi. Che fortuna, eh?
Ad un tratto uno degli uomini gemette e cadde ne approfittati immediatamente per lanciarmi su un altro. Era dannate mante bravo ma non so bene come dopo poco era mezzo congelato.
Accanto a me l’ultimo uomo stava combattendo con qualcuno che non riuscivo a vedere ma c’era odore di bruciato. Creai un tentacolo d’acqua attorno al mio braccio e lo congelai. Mi avventai sul soldato e con un gesto fulmineo gli e lo ruppi in testa. L’uomo crollò senza un lamento e così vidi chi era il mio salvatore.
Il ragazzo che prima aveva fatto finta di non vedere me e il mio gruppo.
Lui sorrise e incredibilmente mi ritrovai a ricambiare; fino a che non sentimmo altre persone. Così lui mi afferrò per il polso e mi trascinò nel vicolo dal quale ero sbucata, che si era svuotato.
Il ragazzo mi guardò stupito trovandosi in un vicolo ceco.
-Da che parte?- mi chiese senza tanti giri di parole
Lo guardai silenziosa.
Chissà se potevo fidarmi.
-Veloce, non c’è più molto tempo. Gli altri dominatori arriveranno a breve.-
Gli indicai la grata alzata. –Di li. Perché mi stai aiutando?-
Lui mi guardò momentaneamente in silenzio mentre si accucciava a esaminare la grata.
-Non lo so neanche io a essere sincero- aprì con uno scatto il passaggio. -Va.-
-Ti hanno visto aiutarmi ti faranno fuori, vieni con me posso proteggerti.-
Lui rimase un attimo a guardarmi pensoso e quel’esitazione fu di troppo per lui. Lo spinsi nel buco e subito dopo mi ci lanciai anche io; attenta a sistemare la grata.
Scivolai per u paio di metri quasi in verticale e alla fine ruzzolai addosso al ragazzo della nazione del fuoco
Rimasi un attimo sopra di lui –Scusa… per tutto.- dissi rialzandomi. Lui annuì e mi imitò
Gli feci cenno di seguirmi e mi incamminai seguendo la direzione del tunnel.
-Non mi hai ancora detto il tuo nome.- disse ad un tratto per interrompere i silenzio
-Arya, mi chiamo Arya. Tu?-
-Kay-  
   
 
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