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Autore: Iwuvyoubearymuch    19/08/2015    3 recensioni
Una serie di telefonate tra Stiles e Cora
[SPOILER 5 STAGIONE]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cora Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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~~ Per Legittima Difesa
S T I L E S / C O R A

Cora Hale poteva affermare con assoluta certezza che ormai niente più avrebbe potuto sconvolgerla. Per la sua età - da umana, si intende - aveva assistito e preso parte a parecchie cose che i suoi coetanei non osavano nemmeno immaginare nei loro sogni più nascosti; non se ne faceva un vanto, molte di quelle esperienze avrebbe preferito non viverle affatto perché non erano piacevoli, ma l'avevano forgiata, per modo di dire. Alcuni avrebbero potuto dire in peggio, a lei non interessava. Una volta andata via da Beacon Hills le cose si erano messe a posto da sole, lentamente. Forse, era quel luogo. Ogni brutto ricordo di Cora vi era legato direttamente o meno e non passava giorno in cui non pensava che aveva fatto bene ad andarsene, che altrimenti si sarebbe trovata immischiata in faccende che non la riguardavano. Sapeva di aver fatto bene e avrebbe rifatto quella stessa scelta mille altre volte senza pentirsene, sebbene fosse stato doloroso lasciare Derek ancora una volta dopo averlo ritrovato a distanza di parecchi anni.
E, ok, forse - ma non l'avrebbe ammesso con nessuno - anche Stiles un po' le mancava, perché dopotutto aveva imparato a tollerarlo.
Per questo motivo, mentre cercava in tutti i modi di non pensare a quello che si era lasciata alle spalle - zittendo anche quella vocina che molto più spesso di quanto avrebbe voluto le ripeteva che era scappata - rimase a fissare lo schermo del cellulare che indicava una chiamata in arrivo da parte di - sorpresa, sorpresa - Stiles.
Fece scorrere il dito per rispondere, portando il telefono all'orecchio a una lentezza assurda; proprio lei, un lupo. "Stiles" disse, e cercò di nascondere quella nota di sorpresa e attesa nella voce. Inutile dire che era preoccupata: aveva lasciato il suo numero a lui nel caso avessero avuto bisogno di lei, nel caso Derek avesse avuto bisogno del suo aiuto. "Va tutto bene?"
Dall'altro lato non sentiva null'altro che dei respiri pesanti, che non servivano di certo a farla calmare. Poi, di colpo non udì più nulla e dopo pochi secondi solo il tu-tu-tu della linea caduta. Richiamò. Odiava il modo in cui il cuore le batteva forte, perché in quel modo qualsiasi lupo - o essere di qualsiasi altra specie con un buon udito - avrebbe individuato la sua posizione e se c'era una cosa che proprio non voleva era essere trovata.
Dannazione, Stiles!
Non rispondeva e non si illuse nemmeno per un istante quando partì la voce metallica di lui per lasciare un messaggio in segreteria. Ma Cora non poteva accontentarsi di un messaggio che avrebbe l'altro sentito chissà-quando e risposto chissà-quanti giorni dopo; no, doveva rispondere a quel dannato telefono e dirle che suo fratello stava bene, per questo aveva fatto in modo che avesse il suo numero salvato in rubrica. I pensieri andarono a Derek, all'ultima volta che si erano visti e all'incendio e come pensava che fosse morto, di essere rimasta sola...
Stiles! Stava chiamando.
Questa volta i riflessi furono decisamente pronti. "Cos'è uno scherzo?" iniziò a urlare perché era più facile prendersela con lui che mettersi a pensare a Derek. "Che diavolo..."
"L'ho ucciso. I-io non vole-volevo. L'ho ucciso io, è colpa m-mia"
Stiles tremava. Poteva dirlo dal modo in cui non riusciva a mantenere la voce dritta, balbettava e ripeteva delle parole. Era fuori di se e improvvisamente tutta la rabbia svanì dal corpo di Cora, lasciando il posto alla vera e propria paura. Non la sua, quella di Stiles. Riusciva a percepirla anche a chilometri di distanza attraverso il telefono e la cosa la mise in agitazione. Non aveva mai sentito Stiles parlare - piangere - in quel modo, non l'aveva mai visto così terrorizzato anche se di occasioni ce n'erano state a bizzeffe. L'ho ucciso io continuava a ripetere, un certo Donovan di cui Cora non aveva mai sentito parlare, ma la cosa non la stupiva più di tanto visto che a Beacon Hills succedeva una catastrofe ogni settimana.
"Mi ha morso e mi ha co-colpito, così ho reagito... u-un wendigo. Diceva che mi avrebbe mangiato le gambe, come suo padre e...io non lo so, ci ho provato"
Cora udì il rumore di qualcosa che cadeva a terra. Qualcosa di pesante che era andato in pezzi. E se lo immaginava Stiles, in preda alla disperazione a fare avanti e indietro per la sua camera. Poteva sentirgli il cuore, che come il suo pochi secondi prima batteva veloce, troppo veloce per un essere umano. Le venne in mente che Stiles soffriva di attacchi di panico - gliel'aveva detto lui stesso un giorno parlando di qualcosa che non riusciva a ricordare. Sperava davvero che non avesse uno proprio in quel momento perché non avrebbe saputo come comportarsi ed era abbastanza sicura che fosse da solo.
"Ho tirato quel perno ed è caduto tutto. L-la trave gli è caduta addosso e io... poi non c'era più, e quell'agente..."
"Stiles, Stiles, stammi a sentire, calmati!" gli ordinò Cora, provando a suonare autoritaria e al tempo stesso non troppo dura. "Non è colpa tua" disse, rendendosi conto solo allora per la prima volta di cosa le aveva confessato. E non si chiese perché proprio lei, ci avrebbe pensato dopo. Quello che importava era che il fragile e strano e umano Stiles aveva ucciso una persona. No, non una persona, un wendigo. Ma non faceva molta differenza, né alle orecchie di Cora né a quelle di Stiles. Ma l'aveva fatto per difendersi, perché era stato aggredito. O almeno, era quello che le sembrava di aver capito tra tutti quei singhiozzi e gemiti e lamenti. "E' stata legittima difesa, mi hai capito. Tu hai solo..." la interruppe. 
"Come fai a dirlo, eh? Tu non eri lì!" urlò, cominciando a piangere meno sommessamente.
Cora ebbe l'impressione che il cuore le si facesse sempre più piccolo man mano che la conversazione andava avanti. Ripensò di nuovo al fatto che aveva fatto bene ad andarsene.
"Lo so perché ti conosco" tentò, non sapendo bene come avrebbe concluso. "Ti conosco e..."
"Tu non mi conosci per niente! Sei stata qui quanto?, tre mesi? Non sai cosa è successo dopo che te ne sei andata, le cose sono cambiate, i-io sono..."
La voce non tremava più così tanto, ma non era esattamente ferma come lo era quella dello Stiles che esponeva le sue teorie assurde, cercava di convincere gli altri dei suoi piani ancora più assurdi. Improvvisamente Cora si sentì di nuovo arrabbiata: dove diamine erano tutti gli altri? Perché non c'era nessuno lì con lui a dirgli quello che lei stava cercando di fargli capire? Scott? Isaac? Lydia? Loro erano i suoi amici, loro - perché dopotutto Stiles aveva ragione - lo conoscevano mille volte meglio di lei e avrebbero saputo cosa dirgli. Dove diavolo erano finiti tutti? Ma c'era una cosa che sapeva di Stiles e cioè che proprio lui, che era sempre presente per ognuno, non meritava di essere solo in quel momento.
Cora si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Va bene, non ti conosco così bene ma so come sei fatto e so che non faresti del male a nessuno. Questo lo so" aggiunse in fretta, perché aveva avvertito che Stiles stava per interromperla di nuovo.
"Non è vero" disse lui e quasi se lo immaginava a scuotere la testa. "Scott non avrebbe fatto così, lui avrebbe trovato una soluzione diversa, lo fa sempre." A parlare del suo migliore amico prese a piangere più furiosamente, tanto che le parole tornarono a essere di nuovo non proprio scorrevoli.
"Lascia perdere Scott" ribatté Cora, pronta. Già, ce l'aveva un tantino con Scott in quel momento, perché non riusciva a credere che aveva lasciato il suo migliore amico con un peso come quello da affrontare in solitudine. E, va bene, forse Scott non ne era nemmeno a conoscenza ma non le fregava niente e si sentiva un po' meglio a prendersela con lui. "Era una situazione da cui soltanto uno di voi ne sarebbe uscito vivo." Sperava davvero che fosse così, aveva bisogno di credere che era andata in quel modo perché se anche Stiles, la bussola morale del gruppo, iniziava a perdere colpi allora non c'era scampo per nessuno di loro. E, in generale, si rifiutava di credere a una possibilità diversa da quella che voleva lei. "Ti sei solo difeso, si chiama istinto di sopravvivenza"
"Non mi fa stare meglio" fu l'unica risposta di lui, l'unica a cui Cora non era pronta.
Optò per la verità, perché aveva solo quella da offrirgli come aiuto. "Non deve: hai ucciso una persona e dovrai farci i conti" sentenziò, sentendosi anche un po' stronza nel mettergli la verità nuda e cruda davanti agli occhi, come se lui stesso non lo sapesse già, come se non si sentisse abbastanza uno schifo senza di lei a rigirare il dito nella piaga. Come detto, aveva soltanto la verità da offrigli. "Ma sono contenta che quello vivo sia tu" ammise. Lo era davvero.
"Anche io" confessò lui dopo pochi istanti di silenzio assoluto.
Era come se Cora riuscisse a sentire pensieri nella testa di Stiles e non faceva fatica a immaginare come in quel momento, asciugandosi le lacrime con la manica della maglia, si sentisse ancora più in colpa perché era contento di essere vivo. Dopotutto, non erano così estranei come lui pensava.
La chiamata non si protrasse ancora a lungo da quel punto in poi; Cora si assicurò che stesse bene - per quanto bene avrebbe potuto sentirsi dopo quello che era successo - e promise di tornare a telefonarlo per controllare che fosse tutto okay. Avrebbe voluto chiedergli molte cose - le premeva sapere specialmente perché aveva chiamato proprio lei - ma non le sembrava il momento giusto, così lasciò perdere. Quella sera, quando Cora era già nel letto alla fine di una giornata straziante, vide di nuovo il nome di Stiles sullo schermo del cellulare.
Grazie, diceva l'SMS.

  
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