We have a
problem
Fili emise il
decimo sbuffo della serata.
Erano
già cinque ore che studiava quel giorno, e
avrebbe dovuto stare con il naso ficcato nel libro almeno per altre due
per
poter finire gli ultimi tre capitoli che aveva davanti.
Avvertì
un formicolio alla gamba che tentò di
scacciare muovendola energicamente. A furia di stare a casa i suoi
muscoli si
stavano pericolosamente atrofizzando. La cosa gli fece provare una
punta di
nostalgia del corso di ascia del liceo, ma si promise che un pomeriggio
di
quelli avrebbe costretto quel fannullone di Kili ad esercitarsi con lui
nel
combattimento.
“Kili,
la devi smettere di interrompere le mie cure
di bellezza!”
“Smettila
tu e vieni a giocare, diamine!”
Non era giusto.
Lui era lì a faticare sui libri da
secoli e Legolas e suo fratello - che per mera pigrizia aveva deciso di
non
studiare più - erano in giro fra casa e giardino a combinare
chissà cosa.
Quando li aveva lasciati un’oretta prima, dopo la pausa
caffè, stavano
rincorrendosi per tutta la casa. Da quel che aveva capito, Kili aveva
fatto uno
scherzo al principe di Bosco Atro perché si decidesse a
dargli retta e giocare
con lui alla Playstation.
Le grida non
erano scemate come aveva gentilmente
chiesto e, come se non bastasse, il caldo non favoriva la
concentrazione.
Guardò
l’orologio. Le 10 e 30. Poteva concedersi
un’altra pausa. Era sicuro che poi sarebbe riuscito a
studiare per tutta la
notte ed arrivare alla sede dell’università nel
cuore delle Terre Selvagge in
tempo. La specialistica in Architettura
Ereboriana non era affatto uno scherzo come credeva. Forse
avrebbe dovuto
dar retta ai desideri di suo zio, ma la mineralogia non era affatto il
suo
campo.
Proprio mentre
si concedeva una lunga e
soddisfacente stiracchiata, Fili avvertì i passi pesanti del
fratello passare
davanti alla sua porta. Decise di dare libero
sfogo ad un sonoro sbadiglio.
Forse, se avesse
fatto una dormitina si sarebbe
sentito meglio e pronto per continuare.
Stava per
appisolarsi sul libro aperto quando
all’improvviso udì un rumore sordo nella stanza
accanto. Quella di Gimli.
Era
già entrato in dormiveglia quando quel rumore lo
aveva svegliato, perciò non sapeva dire cosa
l’avesse prodotto. Sì alzò per
andare a vedere cosa fosse successo, ma un urlo lo precedette prima che
potesse
uscire dalla porta.
Legolas. Il
giorno in cui non avrebbe più urlato non
era molto vicino, purtroppo.
“Santa
Varda, che hai combinato!!” sentì
dall’altra
parte del muro.
Fili era sicuro
che suo fratello avrebbe risposto
con qualche giustificazione del tipo “Non l’ho
fatto apposta!” qualunque cosa
avesse fatto - non era la prima volta, né sarebbe stata
l’ultima - ma con suo
grande stupore non disse niente.
“E
adesso chi lo dice a Gimli?” disse Legolas.
“Tu!”
“Ah,
no! Tu hai fatto il casino, adesso te lo
sistemi da solo! Non litigo con Gimli, io!”
Per Mahal, che
aveva combinato?
Sentì
i passi del fratello dirigersi verso la sua
camera. Lo vide entrare e sbattere la porta. E mettersi a frignare.
“Ma
che è successo?” chiese Fili girandosi sulla
sedia.
“Cos’era quel rumore?”
“Mmm...
niente” rispose Kili in modo evasivo.
Ecco. Era
proprio quando diceva “niente” che aveva
fatto qualcosa di grave. Ormai Fili lo aveva imparato.
“Kili!
Che cosa hai fatto, stavolta?” esclamò il
biondo alzandosi.
Silenzio. Kili
mise su un’espressione imbronciata e
si ficcò le mani in tasca, calciando un foglio di carta
appallottolato.
Sembrava non volesse affrontare l’argomento.
“Kili,
guardami. Che. Cosa. Hai. Fatto!”
Kili sentiva un
pesante senso di rimprovero nella voce
di Fili, e una fin troppa marcata impronta inquisitoria nella sua
espressione.
Ebbe paura.
“Ho...
ho...”
“Ho ho
ho? Kili, Natale è fra quattro mesi!” disse
Fili infervorandosi.
“HorottoilcornodiGimli!”
confessò il fratello tutto
d’un fiato.
Altro silenzio.
Per un istante Fili si chiese come
mai quando studiava non poteva starsene in una così santa
pace. Ma l’incidente
era troppo grave per ignorarlo.
“Cos’è
che hai fatto?”
“Hai
capito!”
Il maggiore dei
fratelli corse a vedere il danno,
come se una parte di sé non credesse alle parole dei
fratello. Ma sinceramente avrebbe
fatto meglio se fosse rimasto in camera sua. Il corno tanto caro a
Gimli era a
terra, orribilmente spaccato in due, e Legolas era lì a
guardarlo con occhi
sgranati ed il fiato corto. Le pupille di Fili si dilatarono
smisuratamente.
Fra tutti i guai
che aveva avuto in tutta la sua
vita, quello era il peggiore.
“La
prossima volta ti lego alla sedia” promise Fili
al fratello.
“Per
me va bene” annuì Legolas.
“Qualcuno
ha la colla a presa rapida?” chiese Fili.
“Non
servirà a niente. Se ne accorgerà,
fidati”
commentò l’elfo. “Lo lucida ogni sera, e
lo farà anche ora quando ritornerà a
casa.”
Kili
guardò sconcertato Legolas, e un lampo di genio
gli illuminò il volto. “Gli chiederemo scusa, no?
Niente di più facile!”
Fili aveva
già un nervo per capello, e sentir
prendere una decisione così riduttiva gli fece salire ancor
di più il sangue
alla testa. Mai suo fratello fu così inopportuno.
“Gimli
si arrabbierà di sicuro, altro che scuse! E se
Gimli si arrabbia lo va a dire a zio Thorin, e se zio Thorin si incazza
ti
scuoierà vivo, e se sa che non ti ho impedito di fare lo
scemo scuoierà vivo
anche me!” Fili sembrava più inorridito
dall’ultima possibilità. “E non mi
darà
più i soldi per studiare qui, e mi farà ritornare
dritto dritto a Erebor, e
comincerà con le sue paturnie sul mio dovere di governare e
bla bla bla...!”
Fili si nascose il volto fra le mani, blaterando disperatamente altre
cose che
Kili non riusciva a capire. Però, vederlo in quello stato
abbattuto faceva
davvero pena. Ma che poteva farci se aveva fatto un danno enorme quanto
una
casa? In fondo, non l’aveva fatto apposta!
“E
domani ho l’esame! Ho l’esame, capisci? Ma che
vuoi capire, tu! A stento ti sei preso la
maturità!”
“E
smettila!” risponde Kili indispettito. “Se non
vogliamo cavarcela con delle scuse cerchiamo invece di risolvere il
problema!”
“Perché
questo plurale? E no, eh! Le grane te le
risolvi da solo. Io devo studiare, non ho tempo per rimediare alle tue
stronzate!”
“Allora
ne compriamo uno nuovo identico e far finta
di niente. Che ne dici?”
“Ottima
idea!” disse Fili sarcastico. “E da dove li
prendo i soldi, eh? Dal culo di Smaug?”
“Beh...
sì... Zio potrebbe farci il favore...”
“Starai
scherzando! Sai com’è Thorin. Non si
ammorbidisce neanche se glielo chiede Bilbo. Lo getterebbe dal
bastione,
piuttosto!”
“Ma
dai! Non lo farebbe mai!” rise Kili.
“Dici?”
Fili gli
lanciò uno sguardo penetrante. Sapevano
perfettamente che una volta ci aveva provato.
Kili
ricordò l’episodio, e da una normale
ridacchiata passò ad una nervosissima risata isterica.
“Dov’è
l’orgoglio
di papà?”
Una voce potente
e cavernosa ma stranamente
amorevole risuonò nella casa in modo così potente
che i tre si raggelarono
all’istante. Quando Gimli diceva “orgoglio di
papà” si riferiva ad una sola
cosa: il suo corno.
I tre si
guardarono allarmati. Legolas e Fili
raccolsero un pezzo del corno a testa.
“Dove
lo mettiamo?”
“Nello
sgabuzzino.”
“Ma lo
sgabuzzino è vicino alla porta
d’ingresso.”
Nessuno si
accorse che Gimli era già lì davanti a
loro, visibilmente inorridito da quel che aveva visto. Si
avvicinò lentamente
al suo “orgoglio”, la mano tesa come se, non
credendo ai propri occhi, avesse
intenzione di consolare il suo amato corno. Neanche degnò di
uno sguardo gli
amici contriti. Lo accarezzò così delicatamente
come se non fosse fatto di osso
che Fili per l’incredulità aggrottò le
sopracciglia.
“Chi
è stato?” tuonò il Nano. Legolas e Fili indicarono
il povero Kili
nonostante fossero impediti dagli ingombranti pezzi dello strumento
musicale.
“TU!”
A quella sola sillaba accusatoria, Kili ebbe
una paura ben più grande di quella provata affrontando il
fratello. Se Fili era
il tipo con cui si poteva trattare abbastanza pacificamente, lo stesso
non si
poteva dire del Nano rosso.
Lo sguardo
minaccioso, Gimli avanzò verso Kili, il
quale sentendosi in pericolo, indietreggiava sempre più
velocemente, con le
mani in alto.
“Gimli,
mi dispiace! Davvero!”
Ma fu tutto
vano. Gimli lo abbatté con un pugno e lo
trascinò fuori dalla portata di Fili e Legolas, accanto
all’armadio delle asce.
“Se ti dispiace, una bella punizione non ti farà
che piacere!”
E mentre Kili
ripeteva “No! No!” disperatamente
cercando aiuto dal fratello maggiore, Legolas cominciò a
soffocare la sua
ilarità.
“Non
gli farà male, vero?” chiese Fili.
“No.
Vuole dargli una lezione, non vuole mica
ucciderlo.”
“Con
l’ascia?!”
NDA
Sì, a
volte devo scrivere cavolate. L’idea è venuta
ieri e, sebbene non avessi la più pallida idea di come
l’avrei resa su
carta/Word... insomma scritta, l’ho stesa lo stesso. xD
Non mi soddisfa del
tutto - men che meno il titolo, bleah!!, ma spero che a voi
piaccia. :*