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Autore: xingchan    19/08/2015    3 recensioni
““Kili, la devi smettere di interrompere le mie cure di bellezza!”
“Smettila tu e vieni a giocare, diamine!”
Non era giusto. Lui era lì a faticare sui libri da secoli e Legolas e suo fratello - che per mera pigrizia aveva deciso di non studiare più - erano in giro fra casa e giardino a combinare chissà cosa. Quando li aveva lasciati un’oretta prima, dopo la pausa caffè, stavano rincorrendosi per tutta la casa. Da quel che aveva capito, Kili aveva fatto uno scherzo al principe di Bosco Atro perché si decidesse a dargli retta e giocare con lui alla Playstation.
Le grida non erano scemate come aveva gentilmente chiesto e, come se non bastasse, il caldo non favoriva la concentrazione.”
Post BoFA/Semi AU
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fili, Gimli, Kili, Legolas
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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We have a problem

 

 

 

Fili emise il decimo sbuffo della serata.

Erano già cinque ore che studiava quel giorno, e avrebbe dovuto stare con il naso ficcato nel libro almeno per altre due per poter finire gli ultimi tre capitoli che aveva davanti.

Avvertì un formicolio alla gamba che tentò di scacciare muovendola energicamente. A furia di stare a casa i suoi muscoli si stavano pericolosamente atrofizzando. La cosa gli fece provare una punta di nostalgia del corso di ascia del liceo, ma si promise che un pomeriggio di quelli avrebbe costretto quel fannullone di Kili ad esercitarsi con lui nel combattimento.

“Kili, la devi smettere di interrompere le mie cure di bellezza!”

“Smettila tu e vieni a giocare, diamine!”

Non era giusto. Lui era lì a faticare sui libri da secoli e Legolas e suo fratello - che per mera pigrizia aveva deciso di non studiare più - erano in giro fra casa e giardino a combinare chissà cosa. Quando li aveva lasciati un’oretta prima, dopo la pausa caffè, stavano rincorrendosi per tutta la casa. Da quel che aveva capito, Kili aveva fatto uno scherzo al principe di Bosco Atro perché si decidesse a dargli retta e giocare con lui alla Playstation.

Le grida non erano scemate come aveva gentilmente chiesto e, come se non bastasse, il caldo non favoriva la concentrazione.

Guardò l’orologio. Le 10 e 30. Poteva concedersi un’altra pausa. Era sicuro che poi sarebbe riuscito a studiare per tutta la notte ed arrivare alla sede dell’università nel cuore delle Terre Selvagge in tempo. La specialistica in Architettura Ereboriana non era affatto uno scherzo come credeva. Forse avrebbe dovuto dar retta ai desideri di suo zio, ma la mineralogia non era affatto il suo campo.

Proprio mentre si concedeva una lunga e soddisfacente stiracchiata, Fili avvertì i passi pesanti del fratello passare davanti alla sua porta. Decise di dare  libero sfogo ad un sonoro sbadiglio.

Forse, se avesse fatto una dormitina si sarebbe sentito meglio e pronto per continuare.

Stava per appisolarsi sul libro aperto quando all’improvviso udì un rumore sordo nella stanza accanto. Quella di Gimli.

Era già entrato in dormiveglia quando quel rumore lo aveva svegliato, perciò non sapeva dire cosa l’avesse prodotto. Sì alzò per andare a vedere cosa fosse successo, ma un urlo lo precedette prima che potesse uscire dalla porta.

Legolas. Il giorno in cui non avrebbe più urlato non era molto vicino, purtroppo.

“Santa Varda, che hai combinato!!” sentì dall’altra parte del muro.

Fili era sicuro che suo fratello avrebbe risposto con qualche giustificazione del tipo “Non l’ho fatto apposta!” qualunque cosa avesse fatto - non era la prima volta, né sarebbe stata l’ultima - ma con suo grande stupore non disse niente.

“E adesso chi lo dice a Gimli?” disse Legolas.

“Tu!”

“Ah, no! Tu hai fatto il casino, adesso te lo sistemi da solo! Non litigo con Gimli, io!”

Per Mahal, che aveva combinato?

Sentì i passi del fratello dirigersi verso la sua camera. Lo vide entrare e sbattere la porta. E mettersi a frignare.

“Ma che è successo?” chiese Fili girandosi sulla sedia. “Cos’era quel rumore?”

“Mmm... niente” rispose Kili in modo evasivo.

Ecco. Era proprio quando diceva “niente” che aveva fatto qualcosa di grave. Ormai Fili lo aveva imparato.

“Kili! Che cosa hai fatto, stavolta?” esclamò il biondo alzandosi.

Silenzio. Kili mise su un’espressione imbronciata e si ficcò le mani in tasca, calciando un foglio di carta appallottolato. Sembrava non volesse affrontare l’argomento.

“Kili, guardami. Che. Cosa. Hai. Fatto!”

Kili sentiva un pesante senso di rimprovero nella voce di Fili, e una fin troppa marcata impronta inquisitoria nella sua espressione. Ebbe paura.

“Ho... ho...”

“Ho ho ho? Kili, Natale è fra quattro mesi!” disse Fili infervorandosi.

“HorottoilcornodiGimli!” confessò il fratello tutto d’un fiato.

Altro silenzio. Per un istante Fili si chiese come mai quando studiava non poteva starsene in una così santa pace. Ma l’incidente era troppo grave per ignorarlo.

“Cos’è che hai fatto?”

“Hai capito!”

Il maggiore dei fratelli corse a vedere il danno, come se una parte di sé non credesse alle parole dei fratello. Ma sinceramente avrebbe fatto meglio se fosse rimasto in camera sua. Il corno tanto caro a Gimli era a terra, orribilmente spaccato in due, e Legolas era lì a guardarlo con occhi sgranati ed il fiato corto. Le pupille di Fili si dilatarono smisuratamente.

Fra tutti i guai che aveva avuto in tutta la sua vita, quello era il peggiore.

 

“La prossima volta ti lego alla sedia” promise Fili al fratello.

“Per me va bene” annuì Legolas.

“Qualcuno ha la colla a presa rapida?” chiese Fili.

“Non servirà a niente. Se ne accorgerà, fidati” commentò l’elfo. “Lo lucida ogni sera, e lo farà anche ora quando ritornerà a casa.”

Kili guardò sconcertato Legolas, e un lampo di genio gli illuminò il volto. “Gli chiederemo scusa, no? Niente di più facile!”

Fili aveva già un nervo per capello, e sentir prendere una decisione così riduttiva gli fece salire ancor di più il sangue alla testa. Mai suo fratello fu così inopportuno.

“Gimli si arrabbierà di sicuro, altro che scuse! E se Gimli si arrabbia lo va a dire a zio Thorin, e se zio Thorin si incazza ti scuoierà vivo, e se sa che non ti ho impedito di fare lo scemo scuoierà vivo anche me!” Fili sembrava più inorridito dall’ultima possibilità. “E non mi darà più i soldi per studiare qui, e mi farà ritornare dritto dritto a Erebor, e comincerà con le sue paturnie sul mio dovere di governare e bla bla bla...!” Fili si nascose il volto fra le mani, blaterando disperatamente altre cose che Kili non riusciva a capire. Però, vederlo in quello stato abbattuto faceva davvero pena. Ma che poteva farci se aveva fatto un danno enorme quanto una casa? In fondo, non l’aveva fatto apposta!

“E domani ho l’esame! Ho l’esame, capisci? Ma che vuoi capire, tu! A stento ti sei preso la maturità!”

“E smettila!” risponde Kili indispettito. “Se non vogliamo cavarcela con delle scuse cerchiamo invece di risolvere il problema!”

“Perché questo plurale? E no, eh! Le grane te le risolvi da solo. Io devo studiare, non ho tempo per rimediare alle tue stronzate!”

“Allora ne compriamo uno nuovo identico e far finta di niente. Che ne dici?”

“Ottima idea!” disse Fili sarcastico. “E da dove li prendo i soldi, eh? Dal culo di Smaug?”

“Beh... sì... Zio potrebbe farci il favore...”

“Starai scherzando! Sai com’è Thorin. Non si ammorbidisce neanche se glielo chiede Bilbo. Lo getterebbe dal bastione, piuttosto!”

“Ma dai! Non lo farebbe mai!” rise Kili.

“Dici?”

Fili gli lanciò uno sguardo penetrante. Sapevano perfettamente che una volta ci aveva provato.

Kili ricordò l’episodio, e da una normale ridacchiata passò ad una nervosissima risata isterica.

 

 

“Dov’è l’orgoglio di papà?”

Una voce potente e cavernosa ma stranamente amorevole risuonò nella casa in modo così potente che i tre si raggelarono all’istante. Quando Gimli diceva “orgoglio di papà” si riferiva ad una sola cosa: il suo corno.

I tre si guardarono allarmati. Legolas e Fili raccolsero un pezzo del corno a testa.

“Dove lo mettiamo?”

“Nello sgabuzzino.”

“Ma lo sgabuzzino è vicino alla porta d’ingresso.”

Nessuno si accorse che Gimli era già lì davanti a loro, visibilmente inorridito da quel che aveva visto. Si avvicinò lentamente al suo “orgoglio”, la mano tesa come se, non credendo ai propri occhi, avesse intenzione di consolare il suo amato corno. Neanche degnò di uno sguardo gli amici contriti. Lo accarezzò così delicatamente come se non fosse fatto di osso che Fili per l’incredulità aggrottò le sopracciglia.

“Chi è stato?” tuonò il Nano.  Legolas e Fili indicarono il povero Kili nonostante fossero impediti dagli ingombranti pezzi dello strumento musicale.

“TU!” A quella sola sillaba accusatoria, Kili ebbe una paura ben più grande di quella provata affrontando il fratello. Se Fili era il tipo con cui si poteva trattare abbastanza pacificamente, lo stesso non si poteva dire del Nano rosso.

Lo sguardo minaccioso, Gimli avanzò verso Kili, il quale sentendosi in pericolo, indietreggiava sempre più velocemente, con le mani in alto.

“Gimli, mi dispiace! Davvero!”

Ma fu tutto vano. Gimli lo abbatté con un pugno e lo trascinò fuori dalla portata di Fili e Legolas, accanto all’armadio delle asce. “Se ti dispiace, una bella punizione non ti farà che piacere!”

E mentre Kili ripeteva “No! No!” disperatamente cercando aiuto dal fratello maggiore, Legolas cominciò a soffocare la sua ilarità.

“Non gli farà male, vero?” chiese Fili.

“No. Vuole dargli una lezione, non vuole mica ucciderlo.”

“Con l’ascia?!”

 

 

 

 

 

NDA

Sì, a volte devo scrivere cavolate. L’idea è venuta ieri e, sebbene non avessi la più pallida idea di come l’avrei resa su carta/Word... insomma scritta, l’ho stesa lo stesso. xD

Non mi soddisfa del tutto - men che meno il titolo, bleah!!, ma spero che a voi piaccia. :*

   
 
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