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Autore: waraki_    19/08/2015    0 recensioni
Dal primo capitolo: "Mi metto seduta, incrocio le gambe e afferro la tazza di caffè. Voglio godermi questo momento.
Molly, la balena travestita da cane che di solito si aggira per casa elemosinando biscotti, mi osserva dal tappeto accanto al letto.
-Non mi guardare così, mi devo concentrare.- Le dico, la voce più alta di un'ottava a causa della musica sparata nelle orecchie.
Molly sospira. Minchia oh, che vita faticosa che fai.
Sposto lo sguardo sul libro, il fiato sospeso e un'espressione solenne, quando... be', accade il disastro."
*E' la mia prima storia, spero vi piaccia*
Genere: Comico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. We'd like to see a doctor!

 

 

 

 

 

-Cos'era quel botto? Stai bene?-

La voce di Calum mi riscuote.

Sono inginocchiata per terra, i palmi delle mani scorticati e un gran dolore alla gamba destra.

-Emily?- Insiste lui.

Mi metto a gattoni, fletto la sinistra e mi tiro su.

-Benissimo!- Esclamo felice. Poi però, appoggiando l'altra, una fitta lancinante di dolore mi fa gemere, e non reggendo il peso, ricado a terra. -Porca putt...-

-Sei caduta di nuovo?- Domanda quel neozelandese da strapazzo.

Minchia oh, dovrebbero chiamarti Volpe di secondo nome.

-Mi vuoi rispondere, cazzo? Ti sei fatta male?-

Grugnisco un paio di insulti, per poi inginocchiarmi.

-No... cioè, sì, però no.-

Vedo un movimento e percepisco la sua presenza dietro la siepe. Scosta un po' di foglie e mi osserva dalla rete.

-Puoi tradurre? Non ho ancora comprato il dizionario Emily – Inglese.-

Fingo una risata. -Che simpaticone. Mi fa male la gamba destra, comunque. Ma non è niente.-

-Sicura? Prova a metterti in piedi.-

Nonostante mi irriti che mi dia ordini, ci provo. Faccio lo stesso movimento di prima, saltellando sulla sinistra e poi poggiando la destra. Ma appena il piede malandato sfiora il pavimento, un dolore fortissimo mi si irradia per tutto il corpo, facendomi accasciare a terra.

-Merda.- Mugugna il moro e lo sento muoversi dall'altra parte.

Mi asciugo una lacrima e tossisco per darmi un contegno. -Tranquillo, non è niente. Forse una contusione.-

Mi rimetto in piedi, questa volta tenendo la gamba destra sollevata, e saltello verso la finestra al piano terra. Provo ad aprire il vetro, ma è chiusa.

E seguendo la logica, l'unica aperta sicuramente è quella della mia camera, che è al secondo piano. Dovrò farmela andare bene.

Ignoro il dolore e gli strani rumori che vengono dal cancello: probabilmente Calum mi starà bestemmiando contro; e sempre saltellando mi accosto all'albero che dà direttamente alla mia stanza. Mi aggrappo a un ramo e mi tiro su.

Per favore, non ti spezzare. Ti prego, ti prego, ti prego.

Senza smettere il monologo interiore e le scommesse su quanti pezzi mi si potrebbe aprire la testa se cadessi da qui, mi isso sul ramo subito sopra. Ma ovviamente, seguendo il movimento che sono solita fare, appoggio la gamba destra per darmi la spinta.

Subito una scossa di dolore mi mozza il fiato, facendomi lasciare la presa e precipitare all'indietro.

Strizzo le palpebre, sentendo le foglie graffiarmi la pelle, e aspetto l'impatto con il terreno.

Ma non arriva.

Due braccia mi afferrano prontamente, stringendomi dietro le spalle e sotto le ginocchia. Come una principessa.

Apro gli occhi, sorpresa, trovandomi il viso di Calum a pochi centimetri di distanza.

Mi ha presa al volo.

-Hai scavalcato il cancello?- Domando, per poi mordermi il labbro inferiore.

Ovvio che lo ha scavalcato, idiota.

-No, ci sono passato attraverso.- Mi guarda torvo.

Sbuffo, trattenendo un sorrisetto. -Non c'era bisogno, me la so cavare.-

-Sì, in effetti sei molto brava a suicidarti.-

Sta volta non ci riesco e ridacchio.

È simpatico in fondo.

Molto, molto in fondo.

Sorride anche lui, stringendomi più forte e avvicinandosi al cancello. Solo ora che cammina, tenendomi in braccio, mi rendo conto di quanto siamo vicini. Sono completamente spiaccicata contro il suo petto, il viso decisamente troppo vicino al suo, le mani strette alle sue spalle. Le guance mi vanno a fuoco e spero che nel buio non se ne accorga.

-Sei carina quando arrossisci.- Mi sfotte, guardando avanti.

Ecco appunto.

-Vaffanculo. Sono spappolata addosso a un ragazzo che nemmeno conosco bene, ho tutto il diritto di arrossire.-

Ridacchia e si piega, facendomi sedere con la schiena appoggiata al cancello.

Si accovaccia di fronte a me. -Dove ti fa male?-

Muovo piano la gamba, sentendo il dolore concentrarsi intorno alla caviglia. Gliela indico con una mano e lui annuisce, pensieroso.

-E' meglio se ti porto in ospedale, potrebbe essere rotta o slogata.-

Impallidisco e scuoto la testa. -Assolutamente no. Chiamerebbero mio padre, o peggio, Liam, e mi ucciderebbero.-

-Non hai tanta scelta.-

Sbuffo, passandomi una mano tra i capelli. È una specie di tic, lo faccio sempre quando sono nervosa. -Ok, hai ragione, ma vado da sola. Non voglio disturbarti tutta la sera. Già non avresti dovuto accompagnarmi.-

Lui non ribatte, ma si alza in piedi e mi aiuta a fare lo stesso.

-Vado prima io e ti aspetto dall'altra parte. Ce la fai a tirarti su senza usare la gamba destra?-

Annuisco e lo osservo mentre scavalca. I muscoli delle braccia si tendono mentre passa dall'altra parte e salta.

Perché lui è stato così aggraziato? Non è giusto.

Mi arrampico, mi giro verso la strada e mi lascio scivolare giù.

Subito due braccia mi avvolgono i fianchi, addolcendo la caduta e permettendomi di rimanere in equilibrio sulla gamba sinistra.

-Grazie.- Sussurro, staccandomi da lui e afferrando il cellulare. -Chiamo un taxi e vado. Grazie ancora per avermi accompagnata e...-

-Aver impedito che ti uccidessi? Non c'è di che.- Ride.

-Sei simpatico quanto un “no” a una proposta di matrimonio.- Ironizzo, ma sorrido.

Faccio per salutarlo con un gesto, quando mi ruba il telefono di mano e chiama il taxi al posto mio.

-Che stai facendo?- Spalanco gli occhi e appena chiude la chiamata gli strappo il cellulare di mano.

-Pensi davvero che ti lascerò andare in ospedale da sola? Sono stronzo, ma non fino a questo punto.-

Una strana sensazione mi chiude lo stomaco, ma non ci faccio caso. -Sei sicuro? Potrà volerci un po'.-

-Fa niente. E poi se Liam scoprisse che ti sei fatta male e ti ho abbandonata, mi ucciderebbe.-

Annuisco. -Non hai tutti i torti.-

 

 

* * *

 

 

-Salve, vorremmo vedere un dottore. La mia... amica si è fatta male a una gamba.- Dichiara Calum, appoggiandosi al bancone.

La giovane infermiera arrossisce, sistemandosi gli occhiali sul naso. -Certo, ora vedo chi è in servizio.- Balbetta, guardando imbarazzata il neozelandese.

Alzo gli occhi al cielo mentre il moro le fa l'occhiolino, facendola agitare ancora di più.

Sbuffo. -Sei davvero terribile.-

Lui si volta a guardarmi. -Perché? Siete voi ragazze che non resistete al mio fascino.-

Scoppio a ridere, ricevendo un'occhiataccia dall'infermiera. -Ma ti prego. A me non fai nessun effetto.-

Fa per ribattere, quando un dottore fa la sua comparsa.

-Mi hai chiamato, Diana?-

-La ragazza si è fatta male a una gamba.-

Il medico viene verso di noi e ci stringe la mano.

-Sono il dottor Jason, ortopedico. Cos'è successo, ragazzi?-

-Ho scavalcato il cancello di casa e sono caduta male.- Spiego.

Lui annuisce, poi fa un gesto alla ragazza. Diana ci raggiunge con una sedia a rotelle e un foglio.

Inaspettatamente, Calum mi aiuta a sedermi, tenendomi per le braccia. Afferro il foglio e lo compilo, inserendo tutti i miei dati personali. Ma prima di arrivare alla fine, una domanda mi fa salire l'ansia.

Fa uso di medicine?

-E' necessario rispondere qui?- Chiedo al dottore, indicandogli la riga.

Lui la legge con un colpo d'occhio e annuisce, spingendo la sedia verso una stanza. -Certo. Se servirà darle antidolorifici, dobbiamo sapere se potrebbero fare reazione con altri medicinali.-

Stringo le labbra e scrivo velocemente il nome dei miei antidepressivi, stando ben attenta che Calum non se ne accorga.

Infine firmo e riconsegno il foglio al dottore. Lui passa in rassegna le risposte, bisbigliando piano.

-E' minorenne, perciò dovremmo chiamare i suoi familiari, a meno che questo ragazzo non sia imparentato con lei.-

-Oh, no, non lo sono.- Interviene il neozelandese.

Il dottore annuisce e continua a leggere. -Fa uso di anti...?- Fa per chiedere, ma fingo un fortissimo colpo di tosse, costringendolo a non finire la frase.

Calum mi guarda storto e aspetta che l'uomo finisca di parlare.

-Sì.-

Non so se Jason capisca o meno, ma mi fa un cenno con la testa e rimane in silenzio. Lascia il foglio a Diana, poi mi spinge in una stanza e chiude la porta alle spalle di Calum.

 

 

* * *

 

 

-E' slogata.- Dichiara l'ortopedico dopo un'ora di esami e controlli.

Salto a sedere, stralunata. -La caviglia?-

-La caviglia.-

Mi passo convulsamente le mani tra i capelli, sentendo la tensione stringermi lo stomaco.

Calum inspira, anche lui agitato, quando il mio cellulare squilla.

-Raggio di sole, sei arrivata a casa?-

Rimango in silenzio, mentre il moro mi sprona a parlare con un gesto davvero poco rassicurante.

-Sì, ma ora non sono lì.-

Liam esita. -Perché? Dove sei?-

-In ospedale.-

-CHE COSA?-





Ehilà!
Sono tornata, yeee. Dopo ben quindici giorni di isolamento in montagna, tante passeggiate, lettura di libri e pranzi assurdi, torno più forte di prima *musichetta di sottofondo*.
Mi dispiace avervi fatto aspettare, ma almeno è un capitolo lungo, no? E succedono tante cose carine, eheh. E finalmente Cal pal decide di mettere da parte il muso da cane cattivo e la prende al volo prima che si possa sfracellare definitivamente. Poi ovviamente continua a fare il piacione con Diana, ma almeno rimane gentile con Emily e la aiuta. :3
Il prossimo capitolo avrà una parte incentrata su Emily e Liam, che come avete potuto leggere, sta arrivando di corsa ahahah.
Spero che vi sia piaciuto, come al solito vi ringrazio di cuore di aver letto e mi farebbe piacere se lasciaste una piccola recensione c:
Scappo, un mega abbraccio spacca-costole e schiaccia-tette (lol), xx.
Twitter: @waraki_

   
 
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